Catechesi 79-2005 9703
(Lettura: Tb 13,10-15).
1. La Liturgia delle Lodi ha accolto tra i suoi Cantici un frammento di un inno, posto a suggello della storia narrata dal Libro biblico di Tobia: l’abbiamo ascoltato poc’anzi. L’inno, piuttosto ampio e solenne, è una tipica espressione della preghiera e della spiritualità giudaica che attinge ad altri testi già presenti nella Bibbia.
Il Cantico si sviluppa attraverso una duplice invocazione. Emerge innanzitutto un ripetuto invito a lodare Dio (cfr Tb 13,3 Tb 4 Tb 7) per la purificazione ch’egli sta operando per mezzo dell’esilio. I «figli d’Israele» vengono esortati ad accogliere questa purificazione con una sincera conversione (cfr Tb 13,6 Tb 8). Se fiorirà nei cuori la conversione, il Signore farà sorgere all’orizzonte l’alba della liberazione. È proprio in questo clima spirituale che si colloca l’avvio del Cantico che la Liturgia ha ritagliato all’interno dell’inno più ampio del capitolo 13 di Tobia.
2. La seconda parte del testo, intonata dal vecchio Tobi, protagonista col figlio Tobia dell’intero Libro, è una vera e propria celebrazione di Sion. Essa riflette l’appassionata nostalgia e l’ardente amore che l’ebreo della Diaspora prova nei confronti della città santa (cfr Tb 13,9-18). Anche questo aspetto brilla all’interno del brano che è stato scelto come preghiera mattutina della Liturgia delle Lodi. Fermiamoci su questi due temi, cioè la purificazione del peccato attraverso la prova e l’attesa dell’incontro col Signore nella luce di Sion e del suo tempio santo.
3. Tobi rivolge un appello caloroso ai peccatori perché si convertano e operino la giustizia: è questa la via da imboccare per ritrovare l’amore divino che dà serenità e speranza (cfr Tb 13,8).
La stessa storia di Gerusalemme è una parabola che insegna a tutti la scelta da compiere. Dio ha castigato la città perché non poteva rimanere indifferente di fronte al male perpetrato dai suoi figli. Ma ora, vedendo che molti si sono convertiti e trasformati in figli giusti e fedeli, egli manifesterà ancora il suo amore misericordioso (cfr Tb 13,10).
Lungo tutto il Cantico del capitolo 13 di Tobia si ripete spesso questa convinzione: il Signore «castiga e usa misericordia… castiga per le vostre ingiustizie ma usa misericordia a tutti… ti ha castigata per le opere dei tuoi figli, e avrà ancora pietà per i figli dei giusti» (Tb 13,2 Tb 5 Tb 10). Dio ricorre al castigo come mezzo per richiamare sulla retta via i peccatori sordi ad altri richiami. L’ultima parola del Dio giusto resta tuttavia quella dell’amore e del perdono; il suo desiderio profondo è quello di poter riabbracciare i figli ribelli che tornano a lui con cuore pentito.
4. Nei confronti del popolo eletto la misericordia divina si manifesterà con la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, operata da Dio stesso: «Egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia» (Tb 13,11). Appare, così, il secondo tema, quello di Sion, come luogo spirituale verso cui deve convergere non solo il ritorno degli ebrei ma anche il pellegrinaggio dei popoli che cercano Dio. Si schiude, così, un orizzonte universalistico: ricostruito, il tempio di Gerusalemme, segno della parola e della presenza divina, risplenderà di una luce planetaria che squarcerà le tenebre, così che possano mettersi in marcia «nazioni numerose, gli abitanti di tutti i confini della terra» (cfr Tb 13,13), recando i loro doni e cantando la loro gioia di partecipare alla salvezza che il Signore effonde in Israele.
Gli Israeliti, dunque, e tutti i popoli sono in cammino insieme verso un’unica meta di fede e di verità. Su di loro il cantore di questo inno fa scendere una beatitudine ripetuta dicendo a Gerusalemme: «Beati coloro che ti amano, beati coloro che gioiscono per la tua pace!» (Tb 13,15). La felicità è autentica quando si è ritrovata la luce che sfolgora nel cielo di tutti coloro che cercano il Signore con il cuore purificato e con l’ansia della verità.
5. Verso questa Gerusalemme, libera e gloriosa, segno della Chiesa nella meta ultima della sua speranza, prefigurata dalla Pasqua di Cristo, sant’Agostino si rivolge con ardore nel libro delle Confessioni.
Riferendosi alla preghiera che egli intende compiere nella sua «stanza segreta», ci descrive quelle «canzoni d’amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto verso di lei, Gerusalemme, la mia patria, Gerusalemme la mia madre, e verso di Te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore e sposo, le sue caste e intense delizie, la sua solida gioia e tutti i suoi beni ineffabili». E conclude con una promessa: «Non me ne distoglierò, fino a che nella pace di quella madre carissima, dove stanno le primizie del mio spirito, donde traggo queste certezze, tu non abbia adunato tutto ciò che io sono da questa deforme dispersione, per uniformarlo definitivamente in eterno, o Dio mio, misericordia mia» (Le Confessioni, 12,16,23, Roma 1965, PP 424-425).
Saluti:
Traduzione italiana del saluto in lingua rumena:
Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli provenienti dalla Romania assicurando per ciascuno un ricordo nella preghiera. Di cuore benedico voi e i vostri cari.
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia.
Carissimi, vi ringrazio per questo incontro e, mentre invoco su di voi la continua assistenza divina, volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:
Saluto cordialmente i miei connazionali.
In modo particolare voglio salutare i pellegrini che in questi giorni da diverse parti della Polonia si recano a Jasna Gora (Czestochowa) e in altri santuari. Questi pellegrinaggi portino beati frutti nei cuori di tutti.
Nella catechesi odierna abbiamo riflettuto sulle parole del Cantico dal Libro di Tobia. In esso l’autore ispirato loda Dio che è giusto e nello stesso tempo misericordioso. Dio nella Sua giustizia non rimane indifferente di fronte al male perpetrato dall’uomo e in diversi modi lo chiama alla conversione e al cammino sulle vie della verità e del bene. Contemporaneamente manifesta la misericordia: si inchina sopra la debolezza umana, con la forza della Sua grazia libera dal male, rivela la bellezza del bene e aiuta a curarlo con speranza.
Fra poco si compirà un anno dal giorno in cui ho avuto possibilità di visitare il santuario della Divina Misericordia a Lagiewniki. Mi reco colà continuamente nel pensiero e affido a Gesù misericordioso le sorti della Chiesa e del mondo.
La Sua benedizione accompagni voi e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo!
*****
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambino Gesù e alle Figlie della Madonna del Divino Amore, che stanno celebrando in questi giorni i loro Capitoli generali, alle Suore della Riparazione e ai fedeli provenienti da Recanati.
A voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli auguro di imitare l’eroico esempio di S. Massimiliano Maria Kolbe, la cui memoria celebreremo domani: sforzatevi, come lui, di vivere in modo autentico e coerente la vocazione cristiana.
(Ps 147,12-15 Ps 147,19-20)
1. Il Salmo che ora è stato proposto alla nostra meditazione costituisce la seconda parte del precedente Salmo 146. Le antiche traduzioni greca e latina, seguite dalla Liturgia, lo hanno invece considerato come un canto a se stante, perché il suo inizio lo distingue nettamente dalla parte precedente. Questo inizio è divenuto celebre anche perché spesso messo in musica in latino: Lauda, Jerusalem, Dominum. Queste parole iniziali costituiscono il tipico invito degli inni salmici a celebrare e lodare il Signore: ora è Gerusalemme, personificazione del popolo, ad essere interpellata perché esalti e glorifichi il suo Dio (cfr Ps 147,12).
Subito si fa menzione del motivo per cui la comunità orante deve far salire al Signore la sua lode. Esso è di indole storica: è stato Lui, il Liberatore d’Israele dall’esilio babilonese, a dare sicurezza al suo popolo «rinforzando le sbarre delle porte» della città (cfr Ps 147,13).
Quando Gerusalemme era crollata sotto l’assalto dell’esercito del re Nabucodonosor nel 586 a.C., il libro delle Lamentazioni aveva messo in scena il Signore stesso come giudice del peccato di Israele, mentre «demoliva le mura della figlia di Sion affondando nella terra le sue porte e rovinandone e spezzandone le sbarre» (Lm 2,8 Lm 2,9). Ora, invece, il Signore ritorna ad essere il costruttore della città santa; nel tempio risorto Egli benedice di nuovo i suoi figli. Si fa, così, menzione dell’opera eseguita da Neemia (cfr Ne 3,1-38), che aveva ripristinato le mura di Gerusalemme, perché tornasse ad essere un’oasi di serenità e di pace.
2. La pace, šalôm, è infatti subito evocata, anche perché contenuta simbolicamente nel nome stesso di Gerusalemme. Il profeta Isaia già prometteva alla città: «Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia» (Is 60,17).
Ma, oltre a far risorgere le mura della città, a benedirla e a pacificarla nella sicurezza, Dio offre ad Israele altri doni fondamentali: è ciò che si descrive nella finale del Salmo. Là, infatti si ricordano i doni della Rivelazione, della Legge e delle prescrizioni divine: «Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele» (Ps 147,19).
Si celebra, così, l’elezione di Israele e la sua missione unica tra le genti: proclamare al mondo la Parola di Dio. È una missione profetica e sacerdotale, perché «qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?» (Dt 4,8). Attraverso Israele e, quindi, attraverso anche la comunità cristiana, cioè la Chiesa, la Parola di Dio può risuonare nel mondo e diventare norma e luce di vita per tutti i popoli (cfr Ps 147,20).
3. Fino a questo momento abbiamo descritto la prima ragione della lode da elevare al Signore: è una motivazione storica, legata cioè all’azione liberatrice e rivelatrice di Dio nei confronti del suo popolo.
C’è, però, un’altra sorgente di esultanza e di lode: essa è di indole cosmica, connessa cioè all’azione creatrice divina. La Parola divina irrompe per dar vita all’essere. Simile a un messaggero, essa corre per gli spazi immensi della terra (cfr Ps 147,15). Ed è subito un fiorire di meraviglie.
Ecco giungere l’inverno che è dipinto nei suoi fenomeni atmosferici con un tocco di poesia: la neve è simile a lana per il suo candore, la brina coi suoi grani sottili è come polvere del deserto (cfr Ps 147,16), la grandine è simile a briciole di pane gettate per terra, il gelo rapprende la terra e blocca la vegetazione (cfr Ps 147,17). È un quadro invernale che invita a scoprire le meraviglie del creato e che sarà ripreso in una pagina molto pittoresca anche da un altro libro biblico, quello del Siracide (Si 43,18-20).
4. Ecco, però, sempre per azione della Parola divina, riapparire la primavera: il ghiaccio si scioglie, il vento caldo soffia e fa scorrere le acque (cfr Ps 147,18), ripetendo così il perenne ciclo delle stagioni e quindi la stessa possibilità di vita per uomini e donne.
Naturalmente non sono mancate letture metaforiche di questi doni divini. Il «fior di frumento» ha fatto pensare al grande dono del pane eucaristico. Anzi, il grande scrittore cristiano del terzo secolo, Origene, ha identificato quel frumento come segno di Cristo stesso e, in particolare, della Sacra Scrittura.
Questo è il suo commento: «Nostro Signore è il grano di frumento che cadde a terra, e si moltiplicò per noi. Ma questo grano di frumento è superlativamente copioso. La Parola di Dio è superlativamente copiosa, racchiude in se stessa tutte le delizie. Tutto ciò che tu vuoi, proviene dalla Parola di Dio, allo stesso modo che raccontano i Giudei: quando mangiavano la manna, essa, nella loro bocca, prendeva il gusto di quanto ciascuno desiderava. Così anche nella carne di Cristo, che è la parola dell’insegnamento, cioè la comprensione delle sante Scritture, quanto grande è il desiderio che ne abbiamo, altrettanto grande è il nutrimento che ne riceviamo. Se sei santo, trovi refrigerio; se sei peccatore, trovi tormento» (Origene - Gerolamo, 74 omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, PP 543-544).
5. Il Signore, quindi, agisce con la sua Parola non solo nella creazione ma anche nella storia. Egli si rivela col linguaggio muto della natura (cfr Ps 18,2-7), ma si esprime in modo esplicito attraverso la Bibbia e la sua comunicazione personale nei profeti e in pienezza nel Figlio (cfr He 1,1-2). Sono due doni diversi, ma convergenti, del suo amore.
Per questo deve ogni giorno salire al cielo la nostra lode. È il nostro grazie, che fiorisce all’alba nella preghiera delle Lodi per benedire il Signore della vita e della libertà, dell’esistenza e della fede, della creazione e della redenzione.
Saluti:
Traduzione italiana del saluto in lingua croata:
Saluto cordialmente i pellegrini croati qui presenti.
Carissimi, nell’affidare ciascuno di voi e le vostre famiglie all’intercessione della Beata Vergine Maria, invoco su tutti la benedizione di Dio.
Siano lodati Gesù e Maria!
Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:
Un cordiale saluto ai pellegrini di Kromí!
Volentieri vi benedico tutti!
Sia lodato Gesù Cristo.
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:
Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi da Mútne, come pure il coro MELÓDIA.
Cari pellegrini, venerdì prossimo ricorderemo Santa Maria Regina. Come ci raccomanda San Bernardo, con fiducia rivolgiamoci a Lei in tutte le nostre necessità.
Con affetto vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:
Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Polonia. In modo particolare saluto la delegazione del Club "Intellettuali Cattolici" di Lubaczow e delle autorità locali delle città e dei comuni della regione di Lubaczow. Tante grazie per il dono dell’unione spirituale e per la benevolenza.
Nella catechesi odierna abbiamo riflettuto sul Salmo 147. Il salmista, attraverso la bellezza delle creature, arriva alla contemplazione della saggezza, della bontà e dell’onnipotenza di Dio.
In seguito ci indica Dio che agisce nella storia come Signore dei tempi e Donatore della pace.
L’ammirazione del creato e la percezione della presenza di Dio negli avvenimenti conducono all’incontro con l’eterno Verbo, che in Cristo è diventato l’ultima e piena rivelazione del disegno salvifico del Creatore. Sia lodato Gesù Cristo!
*****
Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le Sorelle Francescane della Carità, che hanno celebrato nei giorni scorsi il loro Capitolo Generale. Carissime Sorelle, di cuore benedico voi e il vostro Istituto, affinché, fedeli al carisma del Fondatore, possiate corrispondere con rinnovato fervore alla divina chiamata.
Con affetto saluto, inoltre, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Ricordando la mirabile figura di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, di cui oggi facciamo memoria, auguro a ciascuno di progredire sempre più nell’amore di Dio, che dona pienezza di significato alla giovinezza, alla sofferenza e alla vita familiare.
APPELLO DEL SANTO PADRE
Le tragiche notizie che giungono in queste ore da Bagdad e da Gerusalemme non possono che generare nel nostro cuore profonda tristezza ed unanime riprovazione.
Mentre affidiamo alla misericordia divina le persone che hanno perso la vita ed imploriamo conforto per chi piange, preghiamo il Dio della pace perché prevalga nei cuori la saggezza ed i responsabili della cosa pubblica sappiano rompere questa funesta spirale di odio e di violenza.
1. Nella tarda serata di sabato, 26 agosto 1978, fu eletto Pontefice il mio venerato predecessore Giovanni Paolo I. Si sono compiuti ieri venticinque anni da quell’evento.
Ritorno quest’oggi a quei momenti, che ho avuto la gioia di vivere con intima commozione. Ricordo come le sue parole toccarono profondamente il cuore della gente che gremiva Piazza San Pietro. Fin dalla sua prima apparizione alla Loggia centrale della Basilica Vaticana, si stabilì con i presenti una corrente di spontanea simpatia. Il suo volto sorridente, il suo sguardo fiducioso ed aperto conquistarono il cuore dei romani e dei fedeli del mondo intero.
Veniva dalla illustre comunità ecclesiale di Venezia, che aveva già dato alla Chiesa, nel secolo XX, due grandi Pontefici: San Pio X, del quale proprio quest’anno commemoriamo il centenario dell’elezione a Papa, e il Beato Giovanni XXIII, di cui abbiamo ricordato in giugno i quarant’anni dalla morte.
2. "Ci abbandoniamo fiduciosi all’aiuto del Signore", disse il nuovo Papa nel suo primo radiomessaggio. Egli fu innanzitutto un maestro di fede limpida, senza cedimenti a mode passeggere e mondane. Cercava di adattare i suoi insegnamenti alla sensibilità della gente, ma conservando sempre, la chiarezza della dottrina e la coerenza della sua applicazione alla vita.
Ma qual era il segreto di quel suo fascino, se non un contatto ininterrotto con il Signore? "Tu lo sai. Con Te mi sforzo di tenere un colloquio continuo", aveva notato in uno dei suoi scritti in forma di lettera a Gesù. "L’importante è che Cristo si imiti e si ami": ecco la verità che, tradotta in vita vissuta, fa sì che "cristianesimo e gioia vadano bene insieme".
3. All’indomani della sua elezione, nell’Angelus della domenica 27 agosto, dopo aver ricordato i suoi predecessori, il nuovo Papa disse: "Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto. Devo cercare di servire la Chiesa".
Era molto legato ai due Papi che lo avevano preceduto. Dinanzi a loro si faceva piccolo, manifestando quell’umiltà che per lui costituì sempre la prima regola di vita. Umiltà e ottimismo furono la caratteristica della sua esistenza. Proprio grazie a queste doti Egli lasciò, nel corso del suo fugace passaggio tra noi, un messaggio di speranza che trovò accoglienza in tanti cuori. "Essere ottimisti nonostante tutto, - amava ripetere - La fiducia in Dio deve essere il perno dei nostri pensieri e delle nostre azioni". Ed osservava con realismo animato dalla fede: "I personaggi principali della nostra vita sono due: Dio e ciascuno di noi".
4. La sua parola e la sua persona erano entrati nell’animo di tutti, e per questo fu sconvolgente la notizia della sua morte improvvisa, sopravvenuta nella notte del 28 settembre 1978. Si spegneva il sorriso d’un Pastore vicino alla gente, che con serenità ed equilibrio sapeva mettersi in dialogo con la cultura e con il mondo.
I pochi discorsi e scritti che ci ha lasciato come Papa, vanno ad arricchire la non piccola raccolta di suoi testi, che a venticinque anni dalla sua morte conservano una attualità sorprendente. Aveva detto una volta: "Il progresso con uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell’unico Padre Dio, può essere una cosa meravigliosa. Il progresso con uomini che non riconoscono in Dio un unico Padre, diventa un pericolo continuo". Quanta verità in queste sue parole, utili anche per gli uomini del nostro tempo!
5. Sappia l’umanità accogliere un così saggio ammonimento e spegnere i numerosi focolai di odio e di violenza presenti in tante parti della Terra, per costruire nella concordia un mondo più giusto e solidale!
Per intercessione di Maria, della quale Giovanni Paolo I si professò sempre tenero e devoto figlio, preghiamo il Signore perché accolga nel suo regno di pace e di gioia questo suo fedele Servitore. Preghiamo anche perché il suo insegnamento, che tocca la concretezza delle situazioni quotidiane, sia luce per i credenti e per ogni persona di buona volontà.
Saluti:
Traduzione italiana del saluto in lingua croata:
Saluto cordialmente i gruppi di pellegrini provenienti da Zagabria, Velika e le altre località.
Carissimi, mentre formulo voti che questo pellegrinaggio diventi per voi un nuovo impulso per un’ulteriore crescita nella fede e nella speranza, imparto a tutti la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:
Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi.
In questi giorni si avvia il nuovo anno scolastico, che sia per la gioventù tempo di familiarizzare con i tesori sia intellettuali che spirituali.
Augurando questo imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua slovacca:
Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, membri del coro giovanile MAGNOLIA. Cari ragazzi, siate fedeli a Cristo, affinché tutta la vostra vita diventi un canto davanti al Signore.
Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua lituana:
Saluto i pellegrini della Lituania!
Questo momento di preghiera ispiri in voi nuove energie di comunione e di profondo amore a Dio. Il Signore vi accompagni e vi benedica tutti!
Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:
Do un cordiale benvenuto ai pellegrini dalla Polonia e dal mondo. In modo particolare voglio salutare le famiglie polacche emigrate all’estero qui convenute con il Vescovo Mons. Ryszard Karpinski. Dio benedica voi e tutte le famiglie polacche nel mondo.
Saluto inoltre i rappresentanti della Milizia dell’Immacolata. Sono lieto che dopo ottantacinque anni dalla fondazione la vostra Società continui a svilupparsi, e che la cura per la salvezza delle anime, così ardente nel cuore di S. Massimiliano, continui ad animare le vostre opere.
La catechesi di oggi è stata dedicata alla figura del papa Giovanni Paolo I. Ieri infatti si sono compiuti 25 anni dalla sua elezione alla Cattedra di Pietro. Ho partecipato anche io a quel conclave. Ricordo l’eletto allora papa come maestro della fede semplice e piena di dedizione, vissuta secondo la regola: "L’importante è che Cristo si imiti e si ami". Sia questa la regola di vita di noi tutti.
Sia lodato Gesù Cristo!
***
Mi rivolgo ora ai pellegrini di lingua italiana; specialmente a voi, care Delegate ai Capitoli Generali delle Congregazioni delle Suore Orsoline di Maria Immacolata di Piacenza, e delle Suore Oblate del Bambino Gesù. Auspico che i lavori capitolari siano per i vostri Istituti un’occasione di rinnovamento spirituale e di rilancio missionario.
Saluto voi, cari seminaristi del Seminario Arcivescovile di Milano con i sacerdoti che vi accompagnano; e voi, cari fedeli della parrocchia Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista di Clusone, Bergamo, che celebrate quest’anno il centenario dell’Oratorio parrocchiale dedicato a San Giovanni Bosco; saluto pure voi, cari parrocchiani di San Martino in Biassono, Arcidiocesi di Milano, che, accompagnati dal vostro conterraneo Mons. Andrea Erba, Vescovo di Velletri–Segni, siete venuti per commemorare il cinquantesimo di fondazione dei vostri oratori maschile e femminile.
Con affetto mi dirigo a voi, cari pellegrini della comunità di Sant’Arcangelo, che, guidati dal vostro Pastore diocesano, Mons. Francesco Nolé, dal Sindaco e da altre autorità civili, avete portato, perché io le benedica, le rinnovate corone del Bambino Gesù e della Madonna, venerata nella vostra Diocesi di Tursi–Lagonegro con il titolo di Santa Maria di Orsoleo.
Accolgo poi con gioia voi, cari partecipanti al convegno nazionale di studio e di aggiornamento sulla disabilità uditiva, organizzato dall’Associazione Italiana degli Educatori dei Sordi, in occasione dell’Anno Europeo dei Disabili.
Ed infine, come di consueto, è a voi, cari giovani, malati e sposi novelli, che indirizzo il mio pensiero. L’esempio di Santa Monica, che ricordiamo oggi, e di suo figlio Sant’Agostino, che celebreremo domani, vi aiutino a guardare con fiducia indomita a Cristo, luce nelle difficoltà, sostegno nelle prove e guida in ogni momento della vita. A tutti la mia Benedizione.
30903
(Lettura: Ps 91,2-3 Ps 91,6-7 Ps 91,13-14)
1. Quello che ora è stato proposto è il cantico di un uomo fedele al Dio santo. Si tratta del Salmo 91 che, come suggerisce l’antico titolo della composizione, era usato dalla tradizione giudaica «per il giorno del sabato» (Ps 91,1). L’inno si apre con un ampio appello a celebrare e a lodare il Signore nel canto e nella musica (cfr Ps 91,2-4). È un filone di preghiera che sembra non interrompersi mai, perché l’amore divino dev’essere esaltato al mattino, quando inizia la giornata, ma dev’essere ancora proclamato durante il giorno e lungo lo scorrere delle ore notturne (cfr Ps 91,3). Proprio il riferimento agli strumenti musicali, che il Salmista fa nell’invito introduttivo, ha spinto sant’Agostino a questa meditazione all’interno della sua Esposizione sul Salmo 91: «Che significa, fratelli, inneggiare col salterio? Il salterio è uno strumento musicale munito di corde. Il nostro salterio è il nostro operare. Chiunque con le mani compie opere buone inneggia a Dio col salterio. Chiunque confessa con la bocca, canta a Dio. Canta con la bocca! Salmeggia con le opere!… Ma allora chi sono coloro che cantano? Coloro che compiono il bene in letizia. Il canto infatti è segno d’allegrezza. Che cosa dice l’apostolo? "Dio ama chi dona con letizia" (2Co 9,7). Qualunque cosa tu faccia, fallo con letizia. Allora fai il bene e lo fai bene. Se invece operi con tristezza, sia pure che per tuo mezzo si faccia del bene, non sei tu a farlo: reggi il salterio, non canti» (Esposizioni sui Salmi, III, Roma 1976, PP 192-195).
2. Attraverso le parole di sant’Agostino possiamo entrare nel cuore della nostra riflessione, e affrontare il tema fondamentale del Salmo: quello del bene e del male. L’uno e l’altro sono vagliati dal Dio giusto e santo, «l’eccelso per sempre» (Ps 91,9), Colui che è eterno e infinito, a cui nulla sfugge dell’agire dell’uomo.
Si confrontano, così, in modo reiterato, due comportamenti antitetici. La condotta del fedele è dedita a celebrare le opere divine, a penetrare nella profondità dei pensieri del Signore e per questa via la sua vita si irradia di luce e di gioia (cfr Ps 91,5-6). Al contrario, l’uomo perverso è tratteggiato nella sua ottusità, incapace com’è di comprendere il senso nascosto delle vicende umane. La momentanea fortuna lo rende spavaldo, ma in realtà egli è intimamente fragile e votato, dopo l’effimero successo, al tracollo ed alla rovina (cfr Ps 91,7-8). Il Salmista, seguendo un modello interpretativo caro all’Antico Testamento, quello della retribuzione, è convinto che Dio ricompenserà i giusti già in questa vita, dando loro una vecchiaia felice (cfr Ps 91,15) e castigherà presto i malvagi.
In realtà, come affermerà Giobbe e insegnerà Gesù, la storia non è così linearmente interpretabile. La visione del Salmista diventa perciò una supplica al Dio giusto ed «eccelso» (cfr Ps 91,9), perché entri nella serie degli eventi umani per giudicarli, facendo risplendere il bene.
3. Il contrasto tra il giusto e il malvagio è ulteriormente ripreso dall’orante. Da un lato, ecco i «nemici» del Signore, i «malfattori», ancora una volta votati alla dispersione e alla disfatta (cfr Ps 91,10). D’altro lato, appaiono in tutto il loro splendore i fedeli, incarnati dal Salmista che descrive se stesso con immagini pittoresche, desunte dalla simbologia orientale. Il giusto ha la forza irresistibile di un bufalo ed è pronto a sfidare ogni avversità; la sua fronte gloriosa è consacrata con l’olio della protezione divina, che diventa quasi come uno scudo, che tutela l’eletto rendendolo sicuro (cfr Ps 91,11). Dall’alto della sua potenza e sicurezza, l’orante vede gli iniqui precipitare nel baratro della loro rovina (cfr Ps 91,12).
Il Salmo 91 sprizza, quindi felicità, fiducia, ottimismo: doni che dobbiamo chiedere a Dio proprio in questo nostro tempo, nel quale s’insinua facilmente la tentazione della sfiducia e persino della disperazione.
4. Il nostro inno, sulla scia della profonda serenità che lo pervade, getta in finale uno sguardo ai giorni della vecchiaia dei giusti e li prevede ugualmente sereni. Anche quando incomberanno questi giorni, lo spirito dell’orante sarà ancora vivace, lieto e operoso (cfr Ps 91,15). Egli si sente simile alle palme e ai cedri, che sono piantati nei cortili del tempio di Sion (cfr Ps 91,13-14).
Le radici del giusto affondano in Dio stesso da cui riceve la linfa della grazia divina. La vita del Signore lo alimenta e lo trasforma rendendolo florido e rigoglioso, cioè in grado di donare agli altri e di testimoniare la propria fede. Le ultime parole del Salmista, in questa descrizione di un’esistenza giusta e operosa e di una vecchiaia intensa e attiva, sono infatti legate all’annunzio della perenne fedeltà del Signore (cfr Ps 91,16). Potremmo, perciò, a questo punto concludere con la proclamazione del canto che sale al Dio glorioso nell’ultimo Libro della Bibbia, l’Apocalisse: un libro di terribile lotta tra il bene e il male ma anche di speranza nella vittoria finale di Cristo: «Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!… Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati. Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!» (Ap 15,3-4 Ap 16,5 Ap 7).
Saluti:
Traduzione italiana del saluto in lingua croata:
Saluto cordialmente i pellegrini provenienti dalla Croazia e dalla Bosnia ed Erzegovina.
Carissimi, le vostre comunità siano sempre un luogo d’incontro e di crescita nella fede, nella speranza e nella carità. Imparto la Benedizione Apostolica a voi ed ai vostri cari.
Siano lodati Gesù e Maria!
Traduzione italiana del saluto in lingua ceca:
Un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti da Praga e dintorni.
Possa questo pellegrinaggio a Roma rinvigorire la vostra fede e accrescere in voi il desiderio di perfezione spirituale. Con questi voti, volentieri vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua slovena:
Rivolgo un cordiale benvenuto al gruppo dei pellegrini sloveni, provenienti dalle Parrocchie Dob e Gornji Logatec.
Il vostro incontro con il successore di Pietro vi confermi nella fede e nella fedeltà alla Chiesa.
Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Traduzione italiana del saluto in lingua ungherese:
Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente il gruppo del Liceo Cistercense da Pécs.
In questi giorni si inaugura l’anno scolastico. Vi raccomando le lezioni della religione.
Con la Benedizione Apostolica! Sia lodato Gesù Cristo!
Traduzione italiana del saluto in lingua polacca:
Saluto cordialmente i miei connazionali.
"E’ bello dar lode al Signore e cantare il tuo nome, o Altissimo" (Ps 91,2) - con queste parole inizia il Salmo 91, sul quale abbiamo riflettuto nella catechesi odierna. Questo Salmo costituisce un invito alla preghiera di lode. E’ questo genere di preghiera, in cui uomo che ha sperimentato l’amore di Dio desidera rispondere con tutto il cuore. E’ come un rapimento spirituale che nasce dallo stupore davanti all’amore infinito del Creatore verso la creatura.
Impariamo di continuo tale preghiera, affinché abbiamo la gioia, di cui scrive il Salmista: "Poiché mi rallegri, o Signore, con le tue azioni, esulto per le opere delle tue mani" (Ps 91,5).
Sia lodato Gesù Cristo!
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Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Figlie di Maria Ausiliatrice, le Suore di Sant’Anna, i numerosi partecipanti al convegno promosso dalle Associazioni Cristiane Lavoratori e il folto gruppo Scout di Battipaglia.
Infine, saluto i giovani, i malati e gli sposi novelli.
Cari giovani, riprendendo le consuete attività quotidiane dopo il periodo delle vacanze, siate in ogni circostanza testimoni di speranza e di pace.
Voi, cari ammalati, trovate conforto nel Signore sofferente, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo.
E voi, cari sposi novelli, rendete il vostro amore sempre più vero e solidale verso gli altri.
Parole del Santo Padre in ricordo del Sig. Costantino Marchionni:
Vorrei ora ricordare, insieme con voi, il nostro caro fratello Costantino Marchionni, deceduto lunedì scorso durante il lavoro, in piazza S. Pietro. Eleviamo al Signore la nostra preghiera per lui e per quanti lo piangono, come pure per tutte le vittime di incidenti sul lavoro. Requiem aeternam dona eis, Domine!
Catechesi 79-2005 9703