Ad gentes IT
1 Inviata per mandato divino alle genti per essere « sacramento universale di salvezza » (1) la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all'ordine specifico del suo fondatore (2), si sforza di portare l'annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ed infatti gli stessi apostoli, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l'esempio del Cristo, « predicarono la parola della verità e generarono le Chiese» (3). È pertanto compito dei loro successori perpetuare quest'opera, perché « la parola di Dio corra e sia glorificata » (2Th 3,1) ed il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra.
D'altra parte, nella situazione attuale delle cose, in cui va profilandosi una nuova condizione per l'umanità, la Chiesa, sale della terra e luce del mondo (4), avverte in maniera più urgente la propria vocazione di salvare e di rinnovare ogni creatura, affinché tutto sia restaurato in Cristo e gli uomini costituiscano in lui una sola famiglia ed un solo popolo di Dio.
Pertanto questo santo Sinodo, nel rendere grazie a Dio per il lavoro meraviglioso svolto da tutta la Chiesa con zelo e generosità, desidera esporre i principi dell'attività missionaria e raccogliere le forze di tutti i fedeli, perché il popolo di Dio, attraverso la via stretta della croce possa dovunque diffondere il regno di Cristo Signore che abbraccia i secoli col suo sguardo (5), e preparare la strada alla sua venuta.
(1) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 48: AAS 57 (1965), p. 53 [pag. 233ss].
(2) Cf. Mc 16,15.
(3) S. AGOSTINO, Enarr.in Ps. 44, 23: PL 36, 508; CChr 38,150.
(4) Cf. Mt 5,13-14.
(5) Cf. Si 36,19 Vlg.
2 La Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine (6).
Questo piano scaturisce dall'amore nella sua fonte, cioè dalla carità di Dio Padre. Questi essendo il principio senza principio da cui il Figlio è generato e lo Spirito Santo attraverso il Figlio procede, per la sua immensa e misericordiosa benevolenza liberatrice ci crea ed inoltre per grazia ci chiama a partecipa re alla sua vita e alla sua gloria; egli per pura generosità ha effuso e continua ad effondere la sua divina bontà, in modo che, come di tutti è il creatore, così possa essere anche «tutto in tutti» (1Co 15,28), procurando insieme la sua gloria e la nostra felicità. Ma piacque a Dio chiamare gli uomini a questa partecipazione della sua stessa vita non tanto in modo individuale e quasi senza alcun legame gli uni con gli altri, ma di riunirli in un popolo, nel quale i suoi figli dispersi si raccogliessero nell'unità (7)
(6) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 2: AAS 57 (1965), pp. 5-6 [pag. 115ss].
(7) Cf. Jn 11,52.
3 Questo piano universale di Dio per la salvezza del genere umano non si attua soltanto in una maniera per così dire segreta nell'animo degli uomini, o mediante quelle iniziative anche religiose, con cui essi variamente cercano Dio, nello sforzo di raggiungerlo magari a tastoni e di trovarlo, quantunque egli non sia lontano da ciascuno di noi (cfr. Ac 17,27): tali iniziative infatti devono essere illuminate e raddrizzate, anche se per benigna disposizione della divina Provvidenza possono costituire in qualche caso un avviamento pedagogicamente valido verso il vero Dio o una preparazione al Vangelo (8). Ma Dio, al fine di stabilire la pace, cioè la comunione con sé, e di realizzare tra gli uomini stessi - che sono peccatori - una unione fraterna, decise di entrare in maniera nuova e definitiva nella storia umana, inviando il suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro, per sottrarre a suo mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e del demonio (9) ed in lui riconciliare a sé il mondo (10) . Colui dunque, per opera del quale aveva creato anche l'universo (11) Dio lo costituì erede di tutte quante le cose, per restaurare tutto in lui (12).
Ed in effetti Cristo Gesù fu inviato nel mondo quale autentico mediatore tra Dio e gli uomini. Poiché è Dio, in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9); nella natura umana, invece, egli è il nuovo Adamo, è riempito di grazia e di verità (cfr. Jn 1,14) ed è costituito capo dell'umanità nuova. Pertanto il Figlio di Dio ha percorso la via di una reale incarnazione per rendere gli uomini partecipi della natura divina; per noi egli si è fatto povero, pur essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà (13). Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita in riscatto dei molti, cioè di tutti (14). I santi Padri affermano costantemente che non fu redento quel che da Cristo non fu assunto (15). Ora egli assunse la natura umana completa, quale essa esiste in noi, infelici e poveri, ma una natura che in lui è senza peccato (16) . Di se stesso infatti il Cristo, dal Padre consacrato ed inviato nel mondo (cfr. Jn 10,36), affermò: « Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha consacrato con la sua unzione, mi ha inviato a portare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito, ad annunziare ai prigionieri la libertà ed a restituire ai ciechi la vista » (Lc 4,18); ed ancora: « Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare quello che era perduto» (Lc 19,10).
Ora tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino all'estremità della terra (17), a cominciare da Gerusalemme (18). In tal modo quanto una volta è stato operato per la salvezza di tutti, si realizza compiutamente in tutti nel corso dei secoli.
(8) Cf. S. IRENEO, Adv. Haer. III, 18, 1: "Il Verbo, esistente presso Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, e che era sempre vicino al genere umano...": PG 7, 932; id. IV, 6, 7: "Infatti il Figlio, vicino fin dall’inizio alla sua creatura, rivela il Padre a tutti quelli che il Padre vuole, e quando vuole e come vuole": ib. 990; cf. IV, 20, 6 e 7: ib. 1037; Dimostrazione n. 34: Patr. Or. XII, 773; Sources Chrét. 62, Paris 1958, p. 87; CLEMENTE D’ALESS., Protrept., 112, 1: GCS Clemens I, 79; Strom. VI, 6, 44, 1: GCS Clemens II, 453; 13, 106, 3 e 4: ibid. 485. Per la stessa dottrina cf. PIO XII, Messaggio radiofon., 31 dic. 1952; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 16: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss].
(9) Cf. Col 1,13 Ac 10,38.
(10) Cf. 2Co 5,19.
(11) Cf. Col 1,13 Ac 10,38.
(12) Cf. He 1,2 Jn 1,3 Jn 1,10 1Co 8,6 Col 1,16.
(13) Cf. Ep 1,10.
(14) Cf. Mc 10,45.
(15) Cf. S. ATANASIO, Ep. ad Epictetum, 7: PG 26, 1060; S. CIRILLO DI GERUS., Catech. 4,9: PG 33, 465; MARIO VITTORINO, Adv. Arium, 3, 3,: PL 8, 1101; S. BASILIO, Epist. 261, 2: PG 32, 969; S. GREGORIO DI NAZ., Epist. 101: PG 37, 181; S. GREG. DI NISSA, Anthirreticus, Adv. Apollin., 17: PG 45, 1156; S. AMBROGIO, Epist. 48, 5: PL 16, 1153; S. AGOSTINO, In Ioan. Ev. tr. XXIII, 6: PL 35, 1585; C.Chr. 36, 236; inoltre in questo modo dimostra che lo Spirito Santo non ci ha redenti, perché non si incarnato: De Agone Christ. 22,24: PL 40, 302; S. CIRILLO DI ALESS., Adv. Nestor. I, 1: PG 76, 20; S. FULGENZIO, Epist. 17, 3, 5: PL 65, 454; Ad Trasimundum, III, 21: PL 65, 284: sulla tristezza e il timore.
(16) Cf. He 4,15 He 9,28.
(17) Cf. Ac 1,8.
(18) Cf. Lc 24,47.
4 Per il raggiungimento di questo scopo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato (19). Ma fu nel giorno della Pentecoste che esso si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno (20); la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine ed ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani; infine fu prefigurata l'unione dei popoli nell'universalità della fede attraverso la Chiesa della Nuova Alleanza, che in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell'amore intende e abbraccia, vincendo così la dispersione babelica (21). Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli « atti degli apostoli », allo stesso modo che per l'opera dello Spirito Santo nella vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava questi era stato spinto a cominciare il suo ministero (22). E lo stesso Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza (23). Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi « unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici» (24) vivificando - come loro anima - le istituzioni ecclesiastiche (25) ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato spinto Gesù stesso. Talvolta anzi previene visibilmente l'azione apostolica (26), come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige (27).
(19) E lo Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti: Symb. Constantinopol.: DS 150 (86) [Collantes 0.509]; S. LEONE MAGNO, Sermo 76: PL 54, 405-406: “Quando il giorno di Pentecoste lo Spirito Santo riempì i discepoli del Signore, non fu l’inizio della missione, ma un aumento di liberalità: perché i patriarchi, i profeti, i sacerdoti e tutti i santi, che erano vissuti nei tempi precedenti, erano stati animati dalla santificazione dello stesso Spirito..., benché la misura dei doni non fosse la stessa”. Anche Sermo 77, 1: PL 54, 412; LEONE XIII, Encicl. Divinum illud, 9 maggio 1897: ASS 29 (1897), pp. 650-651 [DS 3329]. Anche S. GIOVANNI CRISOSTOMO, sebbene insista sull’originalità della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste: In Ef. c. 4, Om 10,1: PG 62, 75.
(20) Cf. Jn 14,16.
(21) I Ss. Padri parlano spesso della Babele e della Pentecoste: ORIGENE, In Genesim, c. 1: PG 12, 112; S. GREGORIO DI NAZ., Oratio 41, 16: PG 36, 449; S. GIOVANNI CRISOST., Hom. 2 in Pentec., 2: PG 50, 467; In Act. Apost.: PG 60,44; S. AGOSTINO, En. in Ps. 54, 11: PL 36, 636; CChr 39, 664s; Sermo 271: PL 38, 1245; S. CIRILLO DI ALESS., Glaphyra in Genesim II: PG 69, 79; S. GREGORIO MAGNO, Hom. in Evang., Lib. II, Om. 30, 4: PL 76, 1222; S. BEDA, In Hexaem., lib. III: PL 91, 125. Vedi anche il mosaico nell’atrio della Basilica di S. Marco a Venezia. La Chiesa parla tutte le lingue, e cos raccoglie tutti nella cattolicit della Fede: S. AGOSTINO, Sermones 266, 267, 268, 269: PL 38, 1225-1237; Sermo 175, 3: PL 38, 946; S. GIOVANNI CRISOST., In Ep. I ad Cor., Om. 35: PG 61, 296; S. CIRILLO DI ALESS. Fragm. in Act.: PG 74, 758; S. FULGENZIO, Sermo 8, 2-3: PL 65, 745-744. Sulla Pentecoste come consacrazione degli Apostoli alla missione cf. J.A. CRAMER, Catena in Acta SS. Apostolorum, Oxford 1838, p. 24s.
(22) Cf. Lc 3,22 Lc 4,1 Ac 10,38.
(23) Cf. Jn 14-17; PAOLO VI, Discorso tenuto in Concilio il 14 sett. 1964: AAS 56 (1964), p. 807 [pag. 1215ss].
(24) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 4: AAS 57 (1965), p. 7 [pag. 119ss].
(25) S. AGOSTINO, Sermo 267, 4: PL 38, 1231: “Lo Spirito Santo adempie in tutta la Chiesa quello che adempie l’anima in tutte le membra di un solo corpo”. Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, LG 7 (con la nota 8): AAS 57 (1965), p. 11 [pag. 125ss].
(26) Cf. Ac 10,44-47 Ac 11,15 Ac 15,8.
(27) Cf. Ac 4,8 Ac 5,32 Ac 8,26 Ac 8,29 Ac 8,39 Ac 9,31 Ac 10 Ac 11,24-28 Ac 13,2 Ac 13,4 Ac 13,9 Ac 16,6-7 Ac 20,22-23 Ac 21,11 ecc.
5 Il Signore Gesù, fin dall'inizio « chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13 cfr. Mt 10,1-42) (28). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell'universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra (29), prima di salire al cielo (30), fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre (31) e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20); «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato » (Mc 16,15). Da qui deriva alla Chiesa l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell'esplicito mandato che l'ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell'influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra: « Da lui infatti tutto quanto il corpo, connesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l'attività propria di ciascuno dei suoi organi cresce e si autocostruisce nella carità» (Ep 4,16).
Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.
Questa missione continua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi, risorgendo, egli uscì vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli apostoli, che con le loro molteplici tribolazioni e sofferenze completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa (32). E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo (33).
(28) Cf. anche Mt 10,1-42.
(29) Cf. Mt 28,18.
(30) Cf. Ac 1,4-8.
(31) Cf. Jn 20,21.
(32) Cf. Col 1,24.
(33) TERTULLIANO, Apologeticum, 50,13: PL 1, 534; CChr I, 171.
6 Questo compito, che l'ordine episcopale, a capo del quale si trova il successore di Pietro, deve realizzare con la collaborazione e la preghiera di tutta la Chiesa, è uno ed immutabile in ogni luogo ed in ogni situazione, anche se in base al variare delle circostanze non si esplica allo stesso modo. Le differenze quindi, che pur vanno tenute presenti in questa attività della Chiesa, non nascono dalla natura intrinseca della sua missione, ma solo dalle circostanze in cui la missione stessa si esplica.
Tali condizioni dipendono sia dalla Chiesa, sia dai popoli, dai gruppi umani o dagli uomini, a cui la missione è indirizzata. Difatti la Chiesa, pur possedendo in forma piena e totale i mezzi atti alla salvezza, né sempre né subito agisce o può agire in maniera completa: nella sua azione, tendente alla realizzazione del piano divino, essa conosce inizi e gradi; anzi talvolta, dopo inizi felici, deve registrare dolorosamente un regresso, o almeno si viene a trovare in uno stadio di inadeguatezza e di insufficienza. Per quanto riguarda poi gli uomini, i gruppi e i popoli, solo gradatamente essa può raggiungerli e conquistarli, assumendoli così nella pienezza cattolica. A qualsiasi condizione o stato devono poi corrispondere atti appropriati e strumenti adeguati.
Le iniziative principali con cui i divulgatori del Vangelo, andando nel mondo intero, svolgono il compito di predicarlo e di fondare la Chiesa in mezzo ai popoli ed ai gruppi umani che ancora non credono in Cristo, sono chiamate comunemente « missioni »: esse si realizzano appunto con l'attività missionaria e si svolgono per lo più in determinati territori riconosciuti dalla santa Sede. Fine specifico di questa attività missionaria è la evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in seno a quei popoli e gruppi umani in cui ancora non è radicata (34). Così è necessario che dal seme della parola di Dio si sviluppino Chiese particolari autoctone, fondate dovunque nel mondo in numero sufficiente. Chiese che, ricche di forze proprie e di una propria maturità e fornite adeguatamente di una gerarchia propria, unita al popolo fedele, nonché di mezzi consoni al loro genio per viver bene la vita cristiana, portino il loro contributo a vantaggio di tutta quanta la Chiesa. Il mezzo principale per questa fondazione è la predicazione del Vangelo di Gesù Cristo, per il cui annunzio il Signore inviò nel mondo intero i suoi discepoli, affinché gli uomini, rinati mediante la parola di Dio (35), siano con il battesimo aggregati alla Chiesa, la quale, in quanto corpo del Verbo incarnato, riceve nutrimento e vita dalla parola di Dio e dal pane eucaristico (36).
In questa attività missionaria della Chiesa si verificano a volte condizioni diverse e mescolate le une alle altre: prima c'è l'inizio o la fondazione, poi il nuovo sviluppo o periodo giovanile. Ma, anche terminate queste fasi, non cessa l'azione missionaria della Chiesa: tocca anzi alle Chiese particolari già organizzate continuarla, predicando il Vangelo a tutti quelli che sono ancora al di fuori.
Inoltre i gruppi umani in mezzo ai quali si trova la Chiesa spesso per varie ragioni cambiano radicalmente, donde possono scaturire situazioni del tutto nuove. In questo caso la Chiesa deve valutare se esse sono tali da richiedere di nuovo la sua azione missionaria. Ed ancora, si danno a volte delle circostanze che, almeno temporaneamente, rendono impossibile l'annunzio diretto ed immediato del messaggio evangelico. In questo caso i missionari possono e debbono con pazienza e prudenza, e nello stesso tempo con grande fiducia, offrire almeno la testimonianza della carità e della bontà di Cristo, preparando così le vie del Signore e rendendolo in qualche modo presente.
È evidente quindi che l'attività missionaria scaturisce direttamente dalla natura stessa della Chiesa essa ne diffonde la fede salvatrice, ne realizza l'unità cattolica diffondendola, si regge sulla sua apostolicità, mette in opera il senso collegiale della sua gerarchia, testimonia infine, diffonde e promuove la sua santità. Così l'attività missionaria tra i pagani differisce sia dalla attività pastorale che viene svolta in mezzo ai fedeli, sia dalle iniziative da prendere per ristabilire l'unità dei cristiani. Tuttavia queste due forme di attività si ricongiungono saldamente con l'attività missionaria della Chiesa (37) la divisione dei cristiani è infatti di grave pregiudizio alla santa causa della predicazione del Vangelo a tutti gli uomini (38) ed impedisce a molti di abbracciare la fede. Così la necessità della missione chiama tutti i battezzati a radunarsi in un solo gregge ed a rendere testimonianza in modo unanime a Cristo, loro Signore, di fronte alle nazioni. Essi, se ancora non possono testimoniare pienamente l'unità di fede, debbono almeno essere animati da reciproca stima e amore.
(34) Già S. TOMMASO D’AQ. parla della missione apostolica di impiantare la Chiesa: cf. Sent. Lib. I, dist. 16, q. 1, a. 2 ad 2 e ad 4; a. 3 sol.; Summa Theol., I 43,7 ad 6; I-II 106,4 ad 4. Cf. BENEDETTO XV, Maximum illud, 30 nov. 1919: AAS 11 (1919), pp. 445 e 453; PIO XI, Rerum Ecclesiae, 28 feb. 1926: AAS 18 (1926), p. 74; PIO XII, 30 apr. 1939, ai Direttori delle PP. OO. MM.; ID., 24 giug. 1944, ai Direttori delle PP. OO. MM: AAS 36 (1944), p. 210; di nuovo in AAS 42 (1950), p. 727, e 43 (1951), p. 508; ID., 29 giu. 1948 al clero indigeno: AAS 40 (1948), p. 374; ID., Evangelii Praecones, 2 giu. 1951: AAS 43 (1951), p. 507; ID., Fidei Donum, 15 genn. 1957: AAS 49 (1957), p. 236; GIOVANNI XXIII, Princeps Pastorum, 28 nov. 1959: AAS 51 (1959), p. 835; PAOLO VI, Om., 18 ott. 1964: AAS 55 (1964), p. 911. Sia i Sommi Pontefici che i Padri e gli Scolastici parlano della dilatazione della Chiesa: S. TOMMASO D’AQ., Comm. in Matt., 16, 28; LEONE XIII, Enc. Sancta Dei Civitas, 3 dic. 1880: ASS 13 (1880), p. 241; BENEDETTO XV, Enc. Maximum illud, 30 nov. 1919: AAS 11 (1919), p. 442; PIO XI, Enc. Rerum Ecclesiae, 28 feb. 1926: AAS 18 (1926), p. 65.
(35) Cf. 1P 1,23.
(36) Cf. Ac 2,42.
(37) Com’è evidente, in questa nozione di attività missionaria sono ovviamente incluse anche quelle parti dell’America Latina nelle quali non ci sono né una propria Gerarchia, né una maturità di vita cristiana, né una sufficiente predicazione del Vangelo. Che poi tali terre siano di fatto riconosciute come di missione dalla Santa Sede non dipende dal Concilio. Per questo, quanto alla connessione tra la nozione di attività missionaria e determinati territori è detto di proposito che questa attività viene svolta “per lo più” in certi territori riconosciuti dalla Santa Sede.
(38) Cf. CONC. VAT. II, Decr. sull’Ecumenismo Unitatis redintegratio, UR 1: AAS 57 (1965), p. 90 [pag. 305ss].
7 La ragione dell'attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale « vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,4-6), «e non esiste in nessun altro salvezza» (Ac 4,12). È dunque necessario che tutti si convertano al Cristo conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, ed a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo (39). Cristo stesso infatti, « ribadendo espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Mc 16,16 Jn 3,5), ha confermato simultaneamente la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano, per così dire, attraverso la porta del battesimo. Per questo non possono salvarsi quegli uomini i quali, pur sapendo che la Chiesa cattolica è stata stabilita da Dio per mezzo di Gesù Cristo come istituzione necessaria, tuttavia rifiutano o di entrare o di rimanere in essa » (40). Benché quindi Dio, attraverso vie che lui solo conosce, possa portare gli uomini che senza loro colpa ignorano il Vangelo a quella fede « senza la quale è impossibile piacergli» (41), è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa (42), ed insieme suo sacrosanto diritto, diffondere il Vangelo; di conseguenza l'attività missionaria conserva in pieno - oggi come sempre - la sua validità e necessità.
Grazie ad essa il corpo mistico di Cristo raccoglie e dirige ininterrottamente le sue forze per promuovere il proprio sviluppo (43). A svolgere questa attività le membra della Chiesa sono sollecitate da quella carità con cui amano Dio e con cui desiderano condividere con tutti gli uomini i beni spirituali della vita presente e della vita futura.
Grazie a questa attività missionaria, infine, Dio è pienamente glorificato, nel senso che gli uomini accolgono in forma consapevole e completa la sua opera salvatrice, che egli ha compiuto nel Cristo. Sempre grazie ad essa si realizza il piano di Dio, a cui Cristo in spirito di obbedienza e di amore si consacrò per la gloria del Padre che l'aveva mandato (44) che tutto il genere umano costituisca un solo popolo di Dio, si riunisca nell'unico corpo di Cristo, sia edificato in un solo tempio dello Spirito Santo; tutto ciò, mentre favorisce la concordia fraterna, risponde all'intimo desiderio di tutti gli uomini. Così finalmente si compie davvero il disegno del Creatore, che creò l'uomo a sua immagine e somiglianza, quando tutti quelli che sono partecipi della natura umana, rigenerati in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, riflettendo insieme la gloria di Dio, potranno dire: « Padre nostro » (45).
(39) Cf. Mc 16,16 Jn 3,5.
(40) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 14: AAS 57 (1965), p. 18 [pag. 147ss].
(41) Cf. He 11,6.
(42) Cf. 1Co 9,16.
(43) Cf. Ep 4,11-16.
(44) Cf. Jn 7,18 Jn 8,30 Jn 8,44 Jn 8,50 Jn 17,1.
(45) Su questa idea sintetica vedi la dottrina di sant’IRENEO sulla Ricapitolazione. Cf. anche IPPOLITO, De Antichristo, 3: “Volendo tutti e desiderando salvare tutti, volendo essere a capo di tutti i figli di Dio e chiamando tutti i santi in un solo uomo perfetto...”: PG 10, 732; GCS Ippolito I, 2, p. 6; Benedictiones Iacob, 7: T.U., 38-1, p. 18, lin. 4ss; ORIGENE, In Ioann., Tom. I, n. 16: “Unico sarà allora l’atto di conoscere Dio di coloro che sono giunti a Dio, guidati da quel Verbo che è presso Dio, perché così tutti i figli siano pienamente formati nella conoscenza del Padre, come ora il solo Figlio conosce il Padre”: PG 14, 49; GCS Orig. IV, 20; S. AGOSTINO, De sermone Domini in monte, I, 41: “Amiamo quello che con noi può condurre a quei regni, dove nessuno dice: Padre mio, ma tutti all’unico Dio: Padre nostro”: PL 34, 1250; S. CIRILLO D’ALESS., In Ioann. I: “Siamo tutti in Cristo e il carattere comune dell’umanità rivive in lui. Perciò viene detto anche nuovo Adamo... Abitò infatti in noi colui che per natura è Figlio e Dio, per questo gridiamo nel suo Spirito: Abbà, Padre! Il Verbo abita in tutti come in un solo tempio, cioè quello che ha assunto per noi e da noi, perché, avendo tutti in se stesso, ci riconciliasse tutti in un solo corpo, come dice Paolo”: PG 73, 161-164.
8 L'attività missionaria è anche intimamente congiunta con la natura umana e con le sue aspirazioni. Difatti la Chiesa, per il fatto stesso che annuncia loro il Cristo, rivela agli uomini in maniera genuina la verità intorno alla loro condizione e alla loro vocazione integrale, poiché è Cristo il principio e il modello dell'umanità nuova, cioè di quell'umanità permeata di amore fraterno, di sincerità, di spirito di pace, che tutti vivamente desiderano. Cristo e la Chiesa, che a lui con la sua predicazione evangelica rende testimonianza, superano i particolarismi di razza e di nazionalità, sicché a nessuno e in nessun luogo possono apparire estranei (46). Il Cristo è la verità e la via, che la predicazione evangelica a tutti svela, facendo loro intendere le parole da lui stesso pronunciate: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). E poiché chi non crede è già condannato (47), è evidente che le parole di Cristo sono insieme parole di condanna e di grazia, di morte e di vita. Soltanto facendo morire ciò che è vecchio possiamo pervenire al rinnovamento della vita: e questo vale anzitutto per le persone, ma vale anche per i vari beni di questo mondo, contrassegnati insieme dal peccato dell'uomo e dalla benedizione di Dio: «tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rm 3,23). Ora nessuno di per se stesso e con le sue forze riesce a liberarsi dal peccato e ad elevarsi in alto, nessuno è in grado di affrancarsi dalla sua debolezza, dalla sua solitudine o dalla sua schiavitù (48) tutti han bisogno del Cristo come di un esempio, di un maestro, di un liberatore, di un salvatore, come di colui che dona la vita. Ed effettivamente nella storia umana, anche dal punto di vista temporale, il Vangelo ha sempre rappresentato un fermento di libertà e di progresso, e si presenta sempre come fermento di fraternità, di umiltà e di pace. Ben a ragione, dunque, Cristo viene esaltato dai fedeli come «l'atteso delle genti ed il loro salvatore » (49).
(46) BENEDETTO XV, Maximum illud, 30 nov. 1919: AAS 11 (1919), p. 445: “Come la Chiesa di Dio è cattolica e non è estranea a nessun popolo o nazione...”. Cf. GIOVANNI XXIII, Mater et Magistra: “La Chiesa è universale per diritto divino... Inserendosi nella vita dei popoli, non è né si sente mai una istituzione che venga imposta dal di fuori... E quanto in lui rappresenta un valore, qualunque ne sia la natura, viene riaffermato e nobilitato” (cioè, coloro che sono rinati in Cristo): 25 maggio 1961: AAS 53 (1961), p. 444.
(47) Cf. Jn 3,18.
(48) Cf. IRENEO, Adv. Haer., III, 15 n. 3: PG 7, 919: “Furono predicatori della verità e apostoli della libertà”.
(49) Breviario romano, Ant. O [al Magnificat] ai vespri del 23 dicembre.
9 Pertanto, il periodo dell'attività missionaria si colloca tra la prima e la seconda venuta di Cristo, in cui la Chiesa, qual messe, sarà raccolta dai quattro venti nel regno di Dio (50). Prima appunto della venuta del Signore, il Vangelo deve essere annunziato a tutte le nazioni (51).
L'attività missionaria non è altro che la manifestazione, cioè l'epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia: con essa Dio conduce chiaramente a termine la storia della salvezza. Con la parola della predicazione e con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice la santa eucaristia, essa rende presente il Cristo, autore della salvezza. Purifica dalle scorie del male ogni elemento di verità e di grazia presente e riscontrabile in mezzo ai pagani per una segreta presenza di Dio e lo restituisce al suo autore, cioè a Cristo, che distrugge il regno del demonio e arresta la multiforme malizia del peccato. Perciò ogni elemento di bene presente e riscontrabile nel cuore e nell'anima umana o negli usi e civiltà particolari dei popoli, non solo non va perduto, ma viene sanato, elevato e perfezionato per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell'uomo (52). Così l'attività missionaria tende alla sua pienezza escatologica (53) grazie ad essa, infatti, secondo il modo e il tempo che il Padre ha riservato al suo potere (54), si estende il popolo di Dio, in vista del quale è stato detto in maniera profetica: «Allarga lo spazio della tua tenda, distendi i teli dei tuoi padiglioni! Non accorciare! » (Is 54,2) (55), grazie ad essa cresce il corpo mistico fino alla misura dell'età della pienezza di Cristo (56); grazie ad essa il tempio spirituale, in cui si adora Dio in spirito e verità (57), si amplia e si edifica sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, mentre ne è pietra angolare lo stesso Cristo Gesù (cfr. Ef Ep 2,20).
(50) Cf. Mt 24,31; Didachè, 10,5: FUNK I, p. 32.
(51) Cf. Mc 13,10.
(52) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, LG 17: AAS 57 (1965), pp. 20-21 [pag. 153ss]; S. AGOSTINO, De Civitate Dei, 19, 17: PL 41, 646; Istr. della S. C. di P. F.: Collectanea I, n. 135, p. 42.
(53) Secondo Origene, il Vangelo dev’essere predicato prima della consumazione di questo mondo: Hom. in Luc. XXI: GCS Orig. IX, 136, 21s; In Matth. comm. ser., 39: XI, 75, 25s; Hom. in Ierem., III, 2: VIII, 308, 29s; S. TOMMASO, Summ. Theol., I-II 106,4, ad 4.
(54) Cf. Ac 1,7.
(55) ILARIO DI POIT., In Ps. 14: PL 9, 301; EUSEBIO DI CESAREA, In Isaiam 54, 2-3: PG 24, 462-463; CIRILLO D’ALESS., In Isaiam V, cap. 54, 1-3: PG 70, 1193.
(56) Cf. Ep 4,13.
(57) Cf. Jn 4,23.
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