Direttorio generale catechesi IT 99

Il cristocentrismo trinitario del messaggio evangelico


99 La parola di Dio, incarnata in Gesù di Nazaret, Figlio di Maria vergine, è la Parola del Padre, che parla al mondo per mezzo del suo Spirito. Gesù rimanda costantemente al Padre, di cui si sa Figlio Unico, e allo Spirito Santo, di cui si sa Unto. Egli è la « via » che introduce nel mistero intimo di Dio. (318)

Il cristocentrismo della catechesi, in virtù della sua dinamica interna, conduce alla confessione della fede in Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. È un cristocentrismo essenzialmente trinitario. I cristiani, nel Battesimo, vengono configurati a Cristo, « Uno della Trinità », (319) e questa configurazione pone i battezzati, « figli nel Figlio », in comunione con il Padre e con lo Spirito Santo. Perciò la loro fede è radicalmente trinitaria. « Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana ». (320)


100 Il cristocentrismo trinitario del messaggio evangelico induce la catechesi a curare, tra gli altri, i seguenti aspetti:

– La struttura interna della catechesi; ogni modalità di presentazione sarà sempre cristocentrico-trinitaria: « Per Cristo al Padre nello Spirito ». (321) Una catechesi che omettesse una di queste dimensioni o ne disconoscesse l'organico collegamento rischierebbe di tradire l'originalità del messaggio cristiano. (322)

– Seguendo la stessa pedagogia di Gesù, nella sua rivelazione del Padre, di se stesso come Figlio e dello Spirito Santo, la catechesi mostrerà la vita intima di Dio, a partire dalle opere salvifiche in favore dell'umanità. (323) Le opere di Dio rivelano chi egli è in se stesso, mentre il mistero del suo Essere intimo illumina l'intelligenza di tutte le sue opere. Analogicamente avviene così nelle relazioni umane: le persone si mostrano attraverso le loro azioni e, quanto più le conosciamo, tanto più comprendiamo le loro azioni. (324)

– La presentazione dell'essere intimo di Dio rivelato da Gesù, uno nell'essenza e trino nelle persone, mostrerà le implicazioni vitali per la vita degli esseri umani. Confessare un unico Dio significa che « l'uomo non deve sottomettere la propria libertà personale, in modo assoluto, ad alcun potere terreno ». (325) Significa, altresì, che l'umanità, creata a immagine di un Dio che è « comunione di persone », è chiamata a essere una società fraterna, composta di figli di uno stesso Padre, uguali in dignità personale. (326) Le implicazioni umane e sociali della concezione cristiana di Dio sono immense. La Chiesa, nel professare la fede nella Trinità e nell'annunciarla al mondo, si autocomprende come « un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ». (327)

Un messaggio che annuncia la salvezza


101 Il messaggio di Gesù su Dio è una buona notizia per l'umanità. Gesù, infatti, annunciò il Regno di Dio: (328) un nuovo e definitivo intervento di Dio, con un potere trasformatore altrettanto grande e perfino superiore a quello che impiegò nella creazione del mondo. (329) In questo senso, « come nucleo e centro della Buona Novella, Cristo annunzia la salvezza, dono grande di Dio, che non solo è liberazione da tutto ciò che opprime l'uomo, ma è soprattutto liberazione dal peccato e dal maligno, nella gioia di conoscere Dio e di essere conosciuti da lui, di vederlo, di abbandonarsi a Lui ». (330)

La catechesi trasmette questo messaggio del Regno, centrale nella predicazione di Gesù. E nel far ciò, il messaggio « viene a poco a poco approfondito e sviluppato nei suoi corollari impliciti », (331) mostrando le grandi ripercussioni che ha per le persone e per il mondo.


102 In questa esplicitazione del kerigma evangelico di Gesù, la catechesi sottolinea i seguenti aspetti fondamentali:

– Gesù, con l'avvento del Regno, annuncia e rivela che Dio non è un essere lontano e inaccessibile, « una potenza anonima e lontana », (332) ma il Padre, che è presente in mezzo alle sue creature, operando con il suo amore e il suo potere. Questa testimonianza su Dio come Padre, offerta in maniera semplice e diretta, è fondamentale nella catechesi.

– Gesù indica, nello stesso tempo, che Dio, con il suo regno, offre il dono della salvezza integrale, libera dal peccato, introduce nella comunione con il Padre, concede la filiazione divina e promette la vita eterna, vincendo la morte. (333) Questa salvezza integrale è, a un tempo, immanente ed escatologica, giacché « ha certamente il suo inizio in questa vita, ma si compie nell'eternità ». (334)

– Gesù, nell'annunciare il Regno, annuncia la giustizia di Dio: proclama il giudizio divino e la nostra responsabilità. L'annuncio del giudizio di Dio, con il suo potere di formazione delle coscienze, è un contenuto centrale del Vangelo e buona notizia per il mondo. Lo è per chi soffre la mancanza di giustizia e per quanti lottano per instaurarla; lo è, anche, per chi non ha saputo amare ed essere solidale, perché è possibile la penitenza e il perdono, giacché nella croce di Cristo otteniamo la redenzione dal peccato. La chiamata alla conversione e a credere al Vangelo del Regno — che è un regno di giustizia, amore e pace, e alla cui luce saremo giudicati — è fondamentale per la catechesi.

– Gesù dichiara che il Regno di Dio si inaugura con Lui, nella sua stessa persona. (335) Rivela, infatti, che Egli stesso, costituito Signore, assume la realizzazione di quel Regno finché lo consegni, pienamente compiuto, al Padre, quando verrà di nuovo nella gloria. (336) « Qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione ». (337)

– Gesù indica, parimenti, che la comunità dei suoi discepoli, la sua Chiesa, « costituisce in terra il germe e l'inizio di questo Regno » (338) e che, come fermento nella massa, ciò che essa desidera è che il regno di Dio cresca nel mondo come un albero immenso, incorporando tutti i popoli e tutte le culture. « La Chiesa è effettivamente e concretamente al servizio del Regno ». (339)

– Gesù manifesta, finalmente, che la storia dell'umanità non cammina verso il nulla, ma che, con i suoi aspetti di grazia e peccato, è — in Lui — assunta da Dio per essere trasformata. Essa, nel suo attuale pellegrinare verso la casa del Padre, offre già una pregustazione del mondo futuro, dove, assunta e purificata, raggiungerà la sua perfezione. « L'evangelizzazione non può non contenere l'annuncio profetico di un al di là, vocazione profonda e definitiva dell'uomo, in continuità e insieme discontinuità con la situazione presente ». (340)

Un messaggio di liberazione


103 La Buona Novella del Regno di Dio, che annuncia la salvezza, include un messaggio di liberazione. (341) Nell'annunciare questo Regno, Gesù si rivolgeva in maniera particolarissima ai poveri: « Beati voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete » (Lc 6,20-21). Queste beatitudini di Gesù, rivolte a coloro che soffrono, sono annuncio escatologico della salvezza che il Regno porta con sé. Esse registrano quell'esperienza tanto lacerante, alla quale il Vangelo è così sensibile: la povertà, la fame e la sofferenza dell'umanità.

La comunità dei discepoli di Gesù, la Chiesa, condivide oggi la medesima sensibilità che ebbe allora il suo Maestro. Con profondo dolore essa volge la sua attenzione a quei « popoli impegnati, con tutta la loro energia, nello sforzo e nella lotta per superare tutto ciò che li condanna a restare ai margini della vita: carestie, malattie croniche, analfabetismo, pauperismo, ingiustizia nei rapporti internazionali... situazioni di neo-colonialismo economico e culturale ». (342) Tutte le forme di povertà « non solo economica, ma anche culturale e religiosa », (343) preoccupano la Chiesa.

Come dimensione importante della sua missione, « la Chiesa ha il dovere di annunciare la liberazione di milioni di esseri umani, essendo molti di essi figli suoi; il dovere di aiutare questa liberazione a nascere, di testimoniare per essa, di far sì che sia totale ». (344)


104 Per preparare i cristiani a questo compito la catechesi curerà, tra l'altro, i seguenti aspetti:

– Situerà il messaggio di liberazione nella prospettiva della « finalità specificamente religiosa dell'evangelizzazione », (345) giacché questa perderebbe la sua ragion d'essere « se si scostasse dall'asse religioso che la governa: il Regno di Dio, prima di ogni altra cosa, nel suo senso pienamente teologico ». (346) Perciò, il messaggio della liberazione « non può limitarsi alla semplice e ristretta dimensione economica, politica e sociale o culturale, ma deve mirare all'uomo intero, in ogni sua dimensione, compresa la sua apertura verso l'assoluto, anche l'Assoluto che è Dio ». (347)

– La catechesi, nel compito dell'educazione morale, presenterà la morale sociale cristiana come esigenza della giustizia di Dio e conseguenza della « liberazione radicale operata da Cristo ». (348) È questa in effetti la Buona Novella che i cristiani professano, con il cuore pieno di speranza: Cristo ha liberato il mondo e continua a liberarlo. Qui si genera la prassi cristiana, che è l'adempimento del grande comandamento dell'amore.

– Parimenti, nel compito dell'iniziazione alla missione, la catechesi susciterà nei catecumeni e nei catechizzandi « l'opzione preferenziale per i poveri » (349) che, « lungi dall'essere un segno di particolarismo o di settarismo, manifesta l'universalità della natura e della missione della Chiesa. Questa opzione non è esclusiva », (350) ma comporta « l'impegno per la giustizia secondo il ruolo, la vocazione e le condizioni di ciascuno ». (351)

L'ecclesialità del messaggio evangelico


105 La natura ecclesiale della catechesi conferisce al messaggio evangelico trasmesso un intrinseco carattere ecclesiale. La catechesi ha la sua origine nella confessione di fede della Chiesa e porta alla confessione di fede del catecumeno e del catechizzando. La prima parola ufficiale che la Chiesa rivolge al battezzando adulto, dopo aver appreso il suo nome, è: « Che cosa domandi alla Chiesa di Dio? ». « La fede », è la risposta del candidato. (352) Il catecumeno, infatti, sa che il Vangelo che ha scoperto e desidera conoscere è vivo nel cuore dei credenti. La catechesi non è altro che il processo di trasmissione del Vangelo, tale come la comunità cristiana lo ha ricevuto, lo comprende, lo celebra, lo vive e lo comunica in molteplici forme.

Perciò, quando la catechesi trasmette il mistero di Cristo, nel suo messaggio risuona la fede di tutto il popolo di Dio lungo il corso della storia: quella degli apostoli che l'hanno ricevuta da Cristo medesimo e dall'azione dello Spirito Santo; quella dei martiri, che la confessarono e la confessano con il loro sangue; quella dei santi che l'hanno vissuta e la vivono in profondità; quella dei padri e dei dottori della Chiesa che l'insegnarono luminosamente; quella dei missionari che l'annunciano senza mai fermarsi; quella dei teologi che aiutano a comprenderla meglio; quella dei pastori, infine, che la custodiscono con zelo e amore e l'interpretano con autenticità. In verità, nella catechesi è presente la fede di tutti coloro che credono e si lasciano condurre dallo Spirito Santo.


106 Questa fede, trasmessa dalla comunità ecclesiale, è una sola. Sebbene i discepoli di Gesù Cristo formino una comunità disseminata in tutto il mondo, e sebbene la catechesi trasmetta la fede in linguaggi culturali molto differenti, il Vangelo che si consegna è uno solo, la confessione di fede è unica e uno solo il Battesimo: « Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo. Un solo Dio Padre di tutti » (Ep 4,5).

La catechesi è quindi, nella Chiesa, il servizio che introduce i catecumeni e i catechizzandi nell'unità della confessione di fede. (353) Per la sua stessa natura alimenta il vincolo dell'unità, (354) creando la coscienza di appartenere a una grande comunità che né lo spazio né il tempo possono limitare: « Dal giusto Abele fino all'ultimo eletto, fino agli estremi confini della terra, fino alla fine del mondo ». (355)

Carattere storico del mistero della salvezza


107 La confessione di fede dei discepoli di Gesù Cristo sorge da una Chiesa pellegrina, inviata in missione. Non è ancora la proclamazione gloriosa della fine del cammino ma quella che corrisponde al « tempo della Chiesa ». (356) L'« economia della salvezza » ha, perciò, un carattere storico, poiché si realizza nel tempo: « Iniziò nel passato, si sviluppò e raggiunse il suo culmine in Cristo, estende il suo potere nel presente e aspetta la sua consumazione nel futuro ». (357)

Per questo la Chiesa, nel trasmettere oggi il messaggio cristiano a partire dalla viva coscienza che ha di esso, fa costante « memoria » degli avvenimenti salvifici del passato, narrandoli. Interpreta alla loro luce gli avvenimenti attuali della storia umana, dove lo Spirito di Dio rinnova la faccia della terra, e permane in una credente attesa della venuta del Signore. Nella catechesi patristica, la narrazione (narratio)delle meraviglie operate da Dio e l'attesa (expectatio) del ritorno di Cristo accompagnavano sempre l'esposizione dei misteri della fede. (358)


108 Il carattere storico del messaggio cristiano obbliga la catechesi a curare questi aspetti:

– Presentare la storia della salvezza per mezzo di una catechesi biblica che faccia conoscere le «opere e le parole » con le quali Dio si è rivelato all'umanità: le grandi tappe dell'Antico Testamento, con le quali preparò il cammino del Vangelo; (359) la vita di Gesù, Figlio di Dio, incarnato nel grembo di Maria che con le sue azioni e il suo insegnamento portò a compimento la Rivelazione; (360) e la storia della Chiesa, la quale trasmette la Rivelazione. Pure questa storia, letta a partire dalla fede, è parte fondamentale del contenuto della catechesi.

– Nello spiegare il Simbolo della fede e il contenuto della morale cristiana attraverso una catechesi dottrinale, il messaggio evangelico deve illuminare l'« oggi » della storia della salvezza. Infatti, « ... il ministero della parola, non solo ricorda la rivelazione delle opere mirabili compiute da Dio nel passato..., ma interpreta anche, alla luce di questa rivelazione, la vita umana del nostro tempo, i segni dei tempi e le realtà di questo mondo, in quanto in essi si attua il progetto di Dio per la salvezza dell'uomo ». (361)

– Situare i sacramenti dentro la storia della salvezza per mezzo di una catechesi mistagogica, la quale « ... rilegge e rivive tutti questi grandi eventi della storia della salvezza nell'"oggi" della... liturgia ». (362) Il riferimento all'« oggi » storico-salvifico è essenziale in questa catechesi. Si aiutano, così, i catecumeni e i catechizzandi « ... ad aprirsi alla intelligenza "spirituale" dell'Economia della salvezza ... ». (363)

– Le « opere e parole » della Rivelazione rimandano al « mistero contenuto in esse ». (364) La catechesi aiuterà a fare il passaggio dal segno al mistero. Condurrà a scoprire, dietro l'umanità di Gesù, la sua condizione di Figlio di Dio; dietro la storia della Chiesa, il suo mistero come « sacramento di salvezza »; dietro « i segni dei tempi », le orme della presenza e del piano di Dio. La catechesi mostrerà, così, la conoscenza tipica della fede, « che è conoscenza attraverso i segni ». (365)

L'inculturazione del messaggio evangelico\b (366)


109 La Parola di Dio si è fatta uomo, uomo concreto, situato nel tempo e nello spazio, radicato in una cultura determinata: « Cristo..., attraverso la sua incarnazione, si legò a determinate condizioni sociali e culturali degli uomini con cui visse ». (367) Questa è l'originaria « inculturazione » della parola di Dio e il modello di riferimento per tutta l'evangelizzazione della Chiesa, « chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture ». (368)

L'« inculturazione » (369) della fede, per la quale si assumono in un ammirevole interscambio « tutte le ricchezze delle nazioni che a Cristo sono state assegnate in eredità », (370) è un processo profondo e globale e un cammino lento. (371) Non è un semplice adattamento esterno che, per rendere più attraente il messaggio cristiano, si limita a coprirlo in modo decorativo con una vernice superficiale.

Si tratta, al contrario, della penetrazione del Vangelo negli strati più reconditi delle persone e dei popoli, raggiungendoli « ... in modo vitale, in profondità e fino alle radici » (372) delle loro culture.

In questo lavoro di inculturazione, tuttavia, le comunità cristiane dovranno fare un discernimento: si tratta di « assumere », (373) da un lato, quelle ricchezze culturali che siano compatibili con la fede; ma si tratta anche, dall'altro lato, di aiutare a « sanare » (374) e « trasformare » (375) quei criteri, modi di pensare o stili di vita che sono in contrasto con il regno di Dio. Questo discernimento è retto da due principi di base: « la compatibilità col Vangelo e la comunione con la Chiesa universale ». (376) Tutto il popolo di Dio deve coinvolgersi in questo processo, che « ... ha bisogno di gradualità, in modo che sia veramente espressione dell'esperienza cristiana della comunità... ». (377)


110 In questa inculturazione della fede, per la catechesi si presentano in concreto diversi compiti. Fra questi occorre segnalare:

– Considerare la comunità ecclesiale come principale fattore di inculturazione. Una espressione, e parimenti uno strumento efficace di questo compito, è rappresentato dal catechista che, assieme ad un profondo senso religioso, deve possedere una viva sensibilità sociale ed essere ben radicato nel suo ambiente culturale. (378)

– Elaborare dei Catechismi locali che rispondano alle esigenze che provengono dalle differenti culture, (379) presentando il Vangelo in relazione alle ispirazioni, interrogativi e problemi che compaiono nelle medesime.

– Attuare una opportuna inculturazione nel Catecumenato e nelle istituzioni catechistiche, incorporando con discernimento il linguaggio, i simboli e i valori della cultura nella quale vivono i catecumeni e i catechizzandi.

– Presentare il messaggio cristiano in modo che renda atti a dare « ragione della speranza » (
1P 3,15) coloro che devono annunciare il Vangelo in mezzo a culture spesso pagane e a volte post-cristiane. Una apologetica ben riuscita, che aiuti il dialogo fede-cultura, si rende oggi imprescindibile.

L'integrità del messaggio evangelico


111 Nel compito dell'inculturazione della fede, la catechesi deve trasmettere il messaggio evangelico nella sua integrità e purezza. Gesù annuncia il Vangelo integralmente: « Tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi » (Jn 15,15). Questa medesima integrità Cristo la esige dai suoi discepoli nell'inviarli in missione: « ... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,19). Perciò un criterio fondamentale della catechesi è quello di salvaguardare l'integrità del messaggio, evitandone presentazioni parziali o deformate: « Affinché l'offerta della propria fede sia perfetta, colui che diventa discepolo di Cristo ha il diritto di ricevere la "parola della fede" non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale, in tutto il suo rigore ed in tutto il suo vigore ». (380)


112 Due dimensioni, intimamente unite, soggiacciono a questo criterio. Si tratta, infatti, di:

– Presentare il messaggio evangelico integro, senza passare sotto silenzio alcun aspetto fondamentale, o realizzare una selezione nel deposito della fede. (381) La catechesi, al contrario, « deve preoccuparsi che il tesoro del messaggio cristiano venga fedelmente annunciato nella sua integrità ». (382) Ciò deve compiersi, tuttavia, gradualmente, seguendo l'esempio della pedagogia divina con la quale Dio è andato rivelandosi in modo progressivo e graduale. L'integrità deve accompagnarsi con l'adattamento.

La catechesi, di conseguenza, parte da una semplice proposizione della struttura integra del messaggio cristiano, e la espone in modo adatto alla capacità dei destinatari. Senza limitarsi a questa esposizione iniziale, la catechesi, gradualmente, proporrà il messaggio in maniera ogni volta più ampia ed esplicita, secondo le capacità del catechizzando e il carattere proprio della catechesi. (383) Questi due livelli di esposizione integra del messaggio sono denominati « integrità intensiva » e « integrità estensiva ».

– Presentare il messaggio evangelico autentico, in tutta la sua purezza, senza ridurre le sue esigenze per timore di rifiuto e senza imporre pesanti oneri che esso non include, poiché il giogo di Gesù è soave. (384)

Il criterio dell'autenticità è intimamente congiunto con quello dell'inculturazione, poiché questa ha la funzione di « tradurre » (385) l'essenziale del messaggio in un determinato linguaggio culturale. In questo necessario compito, si dà sempre una tensione: « L'evangelizzazione perde molto della sua forza e della sua efficacia se non tiene in considerazione il popolo concreto al quale si rivolge... », tuttavia però « rischia di perdere la propria anima e di svanire, se il suo contenuto resta svuotato o snaturato col pretesto di tradurlo ». (386)


113 In questa complessa relazione tra l'inculturazione e l'integrità del messaggio cristiano, il criterio che si deve seguire è quello di un atteggiamento evangelico di « apertura missionaria per la salvezza integrale del mondo ». (387) Essa deve saper coniugare l'accettazione dei valori veramente umani e religiosi, oltre ogni chiusura immobilista, con l'impegno missionario di annunciare tutta la verità del Vangelo, senza cadere in facili accomodamenti, che porterebbero a svigorire il Vangelo e a secolarizzare la Chiesa. L'autenticità evangelica esclude entrambi gli atteggiamenti, che sono contrari al vero significato della missione.

Un messaggio organico e gerarchizzato


114 Il messaggio che la catechesi trasmette possiede un « carattere organico e gerarchizzato », (388) costituendo una sintesi coerente e vitale della fede. Esso si organizza intorno al mistero della Santissima Trinità, in una prospettiva cristocentrica, poiché è « la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina... ». (389) A partire da esso, l'armonia dell'insieme del messaggio richiede una « gerarchia delle verità », (390) in quanto è diversa la connessione di ciascuna di esse con il fondamento della fede. Tuttavia, questa gerarchia « non significa che alcune verità appartengano alla fede meno di altre, ma che alcune verità si fondano su altre che sono più importanti e da esse sono illuminate ». (391)


115 Tutti gli aspetti e le dimensioni del messaggio cristiano partecipano di questa organicità gerarchizzata:

– La storia della salvezza, narrando le « meraviglie di Dio » (mirabilia Dei), quello che ha fatto, fa e farà per noi, si organizza intorno a Gesù Cristo, « centro della storia della salvezza ». (392) La preparazione al Vangelo, nell'Antico Testamento, la pienezza della Rivelazione in Gesù Cristo, e il tempo della Chiesa, strutturano tutta la storia salvifica, della quale la creazione e la escatologia sono il suo principio e il suo fine.

– Il Simbolo apostolico mostra come la Chiesa abbia sempre voluto presentare il mistero cristiano in una sintesi vitale. Questo Simbolo è la sintesi e la chiave di lettura di tutta la Scrittura e di tutta la dottrina della Chiesa, che si ordina gerarchicamente intorno ad esso. (393)

– I sacramenti sono, anch'essi, un tutto organico che come forze rigeneratrici scaturiscono dal mistero pasquale di Gesù Cristo, formando « un organismo nel quale ciascuno di essi ha il suo ruolo vitale ». (394) L'Eucaristia occupa in questo organismo un posto unico, verso il quale gli altri sacramenti sono ordinati: essa si presenta come « il sacramento dei sacramenti ». (395)

– Il duplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo è — nel messaggio morale — la gerarchia dei valori che Gesù medesimo stabilì: « Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti » (
Mt 22,40). L'amore a Dio e l'amore al prossimo, che riassumono il decalogo, se sono vissuti con lo spirito delle beatitudini evangeliche costituiscono la magna charta della vita cristiana che Gesù proclamò nel Discorso della Montagna. (396)

– Il Padre Nostro, riassumendo l'essenza del Vangelo, sintetizza e gerarchizza le immense ricchezze di preghiera contenute nella Sacra Scrittura e in tutta la vita della Chiesa. Questa preghiera, proposta ai discepoli da Gesù medesimo, fa trasparire la fiducia filiale e i desideri più profondi con i quali una persona può rivolgersi a Dio. (397)

Un messaggio significativo per la persona umana


116 La Parola di Dio, nel farsi uomo, assume la natura umana in tutto fuorché il peccato. In questo modo, Gesù Cristo, che è l'« immagine del Dio invisibile » (Col 1,15), è anche l'uomo perfetto. Di qui si comprende che « in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo ». (398)

La catechesi, nel presentare il messaggio cristiano, non solo mostra chi è Dio e qual è il suo disegno salvifico, ma, come Gesù medesimo ha fatto, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. (399) La rivelazione, infatti, « ... non è isolata dalla vita, né a questa è giustapposta artificialmente. Essa riguarda il senso ultimo dell'esistenza che essa stessa illumina completamente, per ispirarla o per esaminarla alla luce del Vangelo ». (400)

La relazione del messaggio cristiano con l'esperienza umana non è una semplice questione metodologica, ma essa germina dalla finalità medesima della catechesi, la quale cerca di mettere in comunione la persona umana con Gesù Cristo. Egli nella sua vita terrena visse pienamente la sua umanità: « Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo ». (401) Pertanto, « tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che egli lo viva in noi ». (402) La catechesi opera per questa identità di esperienza umana tra Gesù maestro e discepolo e insegna a pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui. (403) Vivere la comunione con Cristo è fare l'esperienza della vita nuova della grazia. (404)


117 Per questo motivo, eminentemente cristologico, la catechesi, presentando il messaggio cristiano, « deve dunque adoperarsi per rendere gli uomini attenti alle loro più importanti esperienze, sia personali che sociali, e deve pure sforzarsi di sottoporre alla luce del Vangelo gli interrogativi che nascono da tali situazioni, in modo da stimolare negli uomini stessi un giusto desiderio di trasformare l'impostazione della loro esistenza ». (405) In questo senso:

– Nella prima evangelizzazione propria del pre-catecumenato o della pre-catechesi, l'annuncio del Vangelo si farà sempre in connessione intima con la natura umana e le sue aspirazioni, mostrando come esso soddisfa pienamente il cuore umano. (406)

– Nella catechesi biblica, si aiuterà ad interpretare la vita umana attuale alla luce delle esperienze vissute dal Popolo di Israele, da Gesù Cristo e dalla comunità ecclesiale, nella quale lo Spirito di Cristo risorto vive e opera continuamente.

– Nella esplicitazione del Simbolo, la catechesi mostrerà come i grandi temi della fede (creazione, peccato originale, Incarnazione, Pasqua, Pentecoste, escatologia...) sono sempre fonte di vita e di luce per l'essere umano.

– La catechesi morale, nel presentare in che cosa consiste la vita degna del Vangelo(407) e nel promuovere le beatitudini evangeliche come spirito che permea il decalogo, le radicherà nelle virtù umane, presenti nel cuore dell'uomo. (408)

– Nella catechesi liturgica, dovrà essere costante il riferimento alle grandi esperienze umane, rappresentate dai segni e dai simboli dell'azione liturgica, a partire dalla cultura ebraica e cristiana. (409)

Principio metodologico per la presentazione del messaggio\b (410)


118 Le norme e i criteri segnalati in questo capitolo e « che riguardano la presentazione del contenuto della catechesi, devono essere presenti ed operanti nei diversi tipi di catechesi: catechesi biblica e liturgica, sintesi dottrinale, interpretazione delle situazioni concrete dell'esistenza umana, ecc. ». (411)

Da questi criteri e norme, tuttavia, non si può dedurre l'ordine che si deve osservare nell'esposizione del contenuto. Infatti, « può darsi che, nella presente situazione della catechesi, ragioni di metodo o di pedagogia suggeriscano di organizzare in un modo piuttosto che in un altro la trasmissione delle ricchezze del contenuto della catechesi ». (412) Si può partire da Dio per giungere a Cristo, e viceversa; ugualmente si può partire dalla persona umana per giungere a Dio, e inversamente. L'adozione di un ordine determinato nella presentazione del messaggio è condizionata dalle circostanze e dalla situazione di fede di chi riceve la catechesi.

Occorre escogitare il metodo pedagogico più appropriato alle circostanze che attraversa la comunità ecclesiale o i destinatari concreti a cui si rivolge la catechesi. Di qui, la necessità di investigare accuratamente e di trovare le vie e i modi che meglio rispondono alle diverse situazioni.

Spetta ai Vescovi dare norme più precise in questo campo e applicarle mediante Direttori catechistici, Catechismi per le diverse età e condizioni culturali e con altri mezzi ritenuti più opportuni. (413)


CAPITOLO II

« Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa »


« Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona » (2Tm 3,16).
« State saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera » (2Th 2,15).


119 Questo capitolo riflette sul contenuto della catechesi com'è esposto dalla Chiesa nelle sintesi di fede che, ufficialmente, elabora e propone nei suoi Catechismi.

La Chiesa si è sempre avvalsa di formulazioni della fede che, in forma breve, contengono l'essenziale di ciò che crede e vive: testi neotestamentari, simboli o professioni, formule liturgiche, preghiere eucaristiche. Più tardi si è considerato anche conveniente offrire una esplicitazione più ampia della fede, a modo di sintesi organica, mediante i Catechismi che in numerose Chiese locali sono stati elaborati in questi ultimi secoli. In due momenti storici, in occasione del Concilio di Trento e ai nostri giorni, si è ritenuto opportuno offrire un'esposizione organica della fede mediante un Catechismo di carattere universale, come punto di riferimento per la catechesi di tutta la Chiesa. Così, infatti, ha inteso procedere Giovanni Paolo II, con la promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolical'11 ottobre 1992.

Il presente capitolo intende situare questi strumenti ufficiali della Chiesa, quali sono i Catechismi, in rapporto all'attività o pratica catechistica.

In primo luogo rifletterà sul Catechismo della Chiesa Cattolica, cercando di chiarire il ruolo che gli corrisponde nell'insieme della catechesi ecclesiale. Si analizzerà, poi, la necessità dei Catechismi locali, che hanno lo scopo di adattare il contenuto della fede alle differenti situazioni e culture e si proporranno alcuni orientamenti per facilitare le loro elaborazioni. La Chiesa — nel contemplare la ricchezza del contenuto della fede esposta negli strumenti che gli stessi Vescovi propongono al Popolo di Dio e che, a modo di « sinfonia », (414) esprimono ciò che essa crede, celebra, vive — proclama: « Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa ».

Il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Direttorio Generale per la Catechesi


120 Il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Direttorio Generale per la Catechesi sono due strumenti distinti e complementari, al servizio dell'azione catechizzatrice della Chiesa.

– Il Catechismo della Chiesa Cattolica è « un'esposizione della fede della Chiesa e della dottrina cattolica, attestate e illuminate dalle Sacre Scritture, dalla Tradizione apostolica e dal Magistero della Chiesa ». (415)

– Il Direttorio Generale per la Catechesi è la proposizione di « fondamentali principi teologico-pastorali, desunti dal Magistero della Chiesa e in modo particolare dal Concilio Ecumenico Vaticano II, con i quali si possa più idoneamente orientare e coordinare », (416) l'attività catechistica nella Chiesa.

Entrambi gli strumenti, presi ognuno nel proprio genere e nella sua specifica autorità, si completano mutuamente.

– Il Catechismo della Chiesa Cattolica è un atto del Magistero del Papa, con cui, nel nostro tempo, egli sintetizza normativamente, in virtù dell'Autorità apostolica, la globalità della fede cattolica e la offre, innanzitutto alle Chiese, come punto di riferimento per l'esposizione autentica del contenuto della fede.

– Il Direttorio Generale per la Catechesi, da parte sua, ha il valore che la Santa Sede normalmente concede a questi strumenti di orientamento, approvandoli e confermandoli. È un sussidio ufficiale per la trasmissione del messaggio evangelico e per l'insieme dell'atto catechistico.

Il carattere di complementarità di entrambi gli strumenti giustifica il fatto, come è detto nellaPrefazione, che il presente Direttorio Generale per la Catechesi non dedichi un capitolo all'esposizione dei contenuti della fede, come è stato fatto nel Direttorio del 1971 sotto il titolo: « Gli elementi essenziali del messaggio cristiano ». (417) A motivo di ciò, per quanto riguarda il contenuto del messaggio, il Direttorio Generale per la Catechesi rinvia al Catechismo della Chiesa Cattolica, del quale intende essere strumento metodologico per la sua concreta applicazione.

La presentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che si espone di seguito non è elaborata né per riassumere, né per giustificare tale strumento del Magistero, bensì per agevolare una migliore comprensione e ricezione del medesimo nella pratica catechistica.


Direttorio generale catechesi IT 99