Ecclesia in europa 22
22 Ritornando a Cristo, i popoli europei potranno ritrovare quella speranza che sola offre pienezza di senso alla vita. Anche oggi lo possono incontrare, perché Gesù è presente, vive e opera nella sua Chiesa: Egli è nella Chiesa e la Chiesa è in Lui (cfr GV 15, 1ss; Ga 3,28 Ef Ga 4,15-16 At Ga 9,5). In essa, in virtù del dono dello Spirito Santo, continua incessantemente la sua opera salvifica. 39
Con gli occhi della fede siamo abilitati a vedere la misteriosa presenza di Gesù nei diversi segni che ci ha lasciato. Egli è presente innanzitutto nella Sacra Scrittura, che in ogni sua parte parla di Lui (cfr Lc 24,27 Lc 24,44-47). Tuttavia in modo veramente unico Egli è presente sotto le specie eucaristiche. Questa « presenza si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano “reali”, ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente ». 40 Nell'Eucaristia, infatti, « è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero ». 41 « Davvero l'Eucaristia è mysterium fidei, mistero che sovrasta i nostri pensieri, e può essere accolto solo nella fede ». 42 Pure reale è la presenza di Gesù nelle altre azioni liturgiche della Chiesa che, in suo nome, essa celebra. Tra queste si annoverano i Sacramenti, azioni di Cristo, che Egli compie per mezzo degli uomini. 43
Gesù è presente nel mondo anche mediante altri verissimi modi, specialmente nei suoi discepoli che, fedeli al duplice mandato della carità, adorano Dio in spirito e verità (cfr GV 4,24) e testimoniano con la vita l'amore fraterno che li distingue come seguaci del Signore (cfr Mt 25,31-46 GV 13,35 15, GV 1-17). 44
« Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane
e sta per morire » (Ap 3,2)
I. Il Signore chiama alla conversione
23 « Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro [...], il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita [...], il Figlio di Dio » (Ap 2,1 Ap 2,8 Ap 2,18). È Gesù stesso che parla alla sua Chiesa. Il suo messaggio è rivolto a tutte le singole Chiese particolari e riguarda la loro vita interna, a volte contrassegnata dalla presenza di concezioni e mentalità incompatibili con la tradizione evangelica, spesso attraversata da diverse forme di persecuzione e, ancora più pericolosamente, insidiata da sintomi preoccupanti di mondanizzazione, di perdita della fede primitiva, di compromesso con la logica del mondo. Non di rado le comunità non hanno più l'amore di un tempo (cfr Ap 2,4).
Si osserva come le nostre comunità ecclesiali siano alle prese con debolezze, fatiche, contraddizioni. Anch'esse hanno bisogno di riascoltare la voce dello Sposo, che le invita alla conversione, le sprona all'ardimento di cose nuove e le chiama a impegnarsi nella grande opera della « nuova evangelizzazione ». La Chiesa deve costantemente sottomettersi al giudizio della parola di Cristo, e vivere la sua dimensione umana in uno stato di purificazione per essere sempre più e sempre meglio la Sposa senza macchia né ruga, adorna di una veste di lino puro splendente (cfr Ef 5, 27; Ap 19,7-8).
In tal modo Gesù Cristo chiama le nostre Chiese in Europa alla conversione ed esse, con il loro Signore e in forza della sua presenza, diventano apportatrici di speranza per l'umanità.
24 L'Europa è stata ampiamente e profondamente penetrata dal cristianesimo. « Non c'è dubbio che, nella complessa storia dell'Europa, il cristianesimo rappresenti un elemento centrale e qualificante, consolidato sul saldo fondamento dell'eredità classica e dei molteplici contributi arrecati dagli svariati flussi etnico-culturali che si sono succeduti nei secoli. La fede cristiana ha plasmato la cultura del Continente e si è intrecciata in modo inestricabile con la sua storia, al punto che questa non sarebbe comprensibile se non si facesse riferimento alle vicende che hanno caratterizzato prima il grande periodo dell'evangelizzazione, e poi i lunghi secoli in cui il cristianesimo, pur nella dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente, si è affermato come la religione degli Europei stessi. Anche nel periodo moderno e contemporaneo, quando l'unità religiosa è andata progressivamente frantumandosi sia per le ulteriori divisioni intercorse tra i cristiani sia per i processi di distacco della cultura dall'orizzonte della fede, il ruolo di quest'ultima ha continuato ad essere di non scarso rilievo ». 45
25 L'interesse che la Chiesa nutre per l'Europa nasce dalla sua stessa natura e missione. Lungo i secoli, infatti, la Chiesa ha avuto legami molto stretti con il nostro Continente, così che il volto spirituale dell'Europa si è andato formando grazie agli sforzi di grandi missionari, alla testimonianza di santi e di martiri, e all'opera assidua di monaci, religiosi e pastori. Dalla concezione biblica dell'uomo, l'Europa ha tratto il meglio della sua cultura umanistica, ha attinto ispirazione per le sue creazioni intellettuali ed artistiche, ha elaborato norme di diritto e, non per ultimo, ha promosso la dignità della persona, fonte di diritti inalienabili. 46 In questo modo la Chiesa, in quanto depositaria del Vangelo, ha concorso a diffondere e a consolidare quei valori che hanno reso universale la cultura europea.
Memore di tutto ciò, la Chiesa di oggi avverte, con rinnovata responsabilità, l'urgenza di non disperdere questo prezioso patrimonio e di aiutare l'Europa a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l'hanno originata. 47
26 L'intera Chiesa in Europa senta rivolto a sé il comando e l'invito del Signore: ravvediti, convertiti, « svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire » (Ap 3,2). È un'esigenza che nasce anche dalla considerazione del tempo attuale: « La grave situazione di indifferenza religiosa di tanti europei, la presenza di molti che anche nel nostro Continente non conoscono ancora Gesù Cristo e la sua Chiesa e che ancora non sono battezzati, il secolarismo che contagia una larga fascia di cristiani che abitualmente pensano, decidono e vivono “come se Cristo non esistesse”, lungi dallo spegnere la nostra speranza, la rendono più umile e più capace di affidarsi solo a Dio. Dalla sua misericordia riceviamo la grazia e l'impegno della conversione ». 48
27 Nonostante a volte, come nell'episodio evangelico della tempesta sedata (cfr Mc 4,35-41 Lc 8,22-25), possa sembrare che Cristo dorma e lasci la sua barca in balia delle onde agitate, alla Chiesa in Europa è chiesto di coltivare la certezza che il Signore, attraverso il dono del suo Spirito, è sempre presente e operante in essa e nella storia dell'umanità. Egli prolunga nel tempo la sua missione, costituendo la Chiesa come flusso di vita nuova, che scorre entro la vita dell'umanità quale segno di speranza per tutti.
In un contesto nel quale è facile la tentazione dell'attivismo anche a livello pastorale, ai cristiani in Europa è chiesto di continuare ad essere reale trasparenza del Risorto, vivendo in intima comunione con lui. C'è bisogno di comunità che, contemplando e imitando la Vergine Maria, figura e modello della Chiesa nella fede e nella santità, 49 custodiscano il senso della vita liturgica e della vita interiore. Prima di tutto e sopra tutto, esse dovranno lodare il Signore, pregarlo, adorarlo e ascoltarne la Parola. Solo così potranno assimilarne il mistero, vivendo totalmente relative a lui, come membra della sua Sposa fedele.
28 Di fronte alle ricorrenti spinte alla divisione e alla contrapposizione, le diverse Chiese particolari in Europa, forti anche del legame con il Successore di Pietro, devono impegnarsi ad essere vero luogo e strumento di comunione dell'intero popolo di Dio nella fede e nell'amore. 50 Coltivino, perciò, un clima di carità fraterna, vissuta con radicalità evangelica nel nome di Gesù e nel suo amore; sviluppino un contesto di rapporti amichevoli, di comunicazione, di corresponsabilità, di partecipazione, di coscienza missionaria, di attenzione e di servizio; siano animate da atteggiamenti di stima, di accoglienza e di correzione vicendevoli (cfr Rm 12,10 Rm 15,7-14), oltre che di servizio e sostegno reciproci (cfr Ga 5,13 Ga 6,2), di perdono scambievole (cfr Col 3,13) e di edificazione gli uni degli altri (cfr 1 Ts 5, 11); si adoperino per realizzare una pastorale che, valorizzando tutte le legittime diversità, promuova anche una cordiale collaborazione tra tutti i fedeli e le loro aggregazioni; rilancino gli organismi di partecipazione quali preziosi strumenti di comunione per una concorde azione missionaria, suscitando la presenza di operatori pastorali adeguatamente preparati e qualificati. In tal modo, le stesse Chiese, animate dalla comunione che è manifestazione dell'amore di Dio, fondamento e ragione della speranza che non delude (cfr Rm 5,5), saranno riflesso più splendente della Trinità, nonché segno che interpella e invita a credere (cfr GV 17,21).
29 Perché la comunione nella Chiesa possa essere vissuta in modo più pieno, occorre valorizzare la varietà dei carismi e delle vocazioni, che convergono sempre più verso l'unità e la possono arricchire (cfr 1Co 12). In quest'ottica, è anche necessario, da una parte, che i nuovi movimenti e le nuove comunità ecclesiali, « abbandonando ogni tentazione di rivendicare diritti di primogenitura e ogni incomprensione vicendevole », progrediscano nel cammino di una più autentica comunione tra di loro e con tutte le altre realtà ecclesiali, e « vivano con amore in piena obbedienza ai Vescovi »; d'altra parte, è pure necessario che i Vescovi, « manifestando loro quella paternità e quell'amore che sono propri dei pastori », 51 sappiano riconoscere, valorizzare e coordinare i loro carismi e la loro presenza per l'edificazione dell'unica Chiesa.
Grazie, infatti, alla crescita della collaborazione tra le diverse realtà ecclesiali sotto la guida amorevole dei pastori, la Chiesa intera potrà presentare a tutti un volto più bello e credibile, trasparenza più limpida di quello del Signore, e così potrà contribuire a ridare speranza e consolazione sia a quanti la cercano, sia a quanti, pur non cercandola, ne hanno bisogno.
Per poter rispondere all'appello del Vangelo alla conversione, « è necessario fare tutti insieme un umile e coraggioso esame di coscienza per riconoscere le nostre paure e i nostri errori, per confessare con sincerità le nostre lentezze, omissioni, infedeltà, colpe ». 52 Lungi dall'assecondare atteggiamenti rinunciatari di scoraggiamento, l'evangelico riconoscimento delle proprie colpe non potrà che suscitare nella comunità l'esperienza che vive il singolo battezzato: la gioia di una profonda liberazione e la grazia di un nuovo inizio, che consente di proseguire con maggiore vigore nel cammino dell'evangelizzazione.
30 Il Vangelo della speranza, infine, è forza e appello alla conversione anche in campo ecumenico. Nella certezza che l'unità dei cristiani corrisponda al comando del Signore « perché tutti siano una cosa sola » (cfr GV 17,11), e che essa si presenti oggi come una necessità per una maggiore credibilità nell'evangelizzazione e come contributo all'unità dell'Europa, è necessario che tutte le Chiese e Comunità ecclesiali « siano aiutate e invitate a interpretare il cammino ecumenico come un “andare insieme” verso Cristo » 53 e verso l'unità visibile da lui voluta, così che l'unità nella diversità rifulga nella Chiesa come dono dello Spirito Santo, artefice di comunione.
Perché ciò si realizzi occorre da parte di tutti un paziente e costante impegno, animato da genuina speranza e, al tempo stesso, da sobrio realismo, orientato alla « valorizzazione di ciò che già ci unisce, alla sincera stima reciproca, all'eliminazione dei pregiudizi, alla conoscenza e all'amore vicendevoli ». 54 In questa linea, l'adoperarsi per l'unità, se vuole poggiarsi su solide fondamenta, non può non comprendere la ricerca appassionata della verità, attraverso un dialogo e un confronto che, mentre riconoscono i risultati finora raggiunti, li sappiano valorizzare come stimolo per un ulteriore cammino nel superamento delle divergenze che ancora dividono i cristiani.
31 Bisogna continuare con determinazione il dialogo, senza arrendersi di fronte a difficoltà e fatiche: esso sia condotto « sotto diversi aspetti (dottrinale, spirituale e pratico) seguendo la logica dello scambio dei doni, che lo Spirito suscita in ogni Chiesa ed educando le comunità e i fedeli, soprattutto i giovani, a vivere momenti di incontro e a fare dell'ecumenismo rettamente inteso una dimensione ordinaria della vita e dell'azione ecclesiale ». 55
Questo dialogo costituisce una delle preoccupazioni principali della Chiesa, soprattutto in questa Europa, che nello scorso millennio ha visto nascere troppe divisioni tra i cristiani, ed è oggi incamminata verso una sua maggiore unità. Non possiamo fermarci in questo cammino, né possiamo tornare indietro! Dobbiamo continuarlo e viverlo con fiducia, perché la stima reciproca, la ricerca della verità, la collaborazione nella carità e, soprattutto, l'ecumenismo della santità, con l'aiuto di Dio, non potranno non portare i loro frutti.
32 Nonostante le inevitabili difficoltà, invito tutti a riconoscere e valorizzare, con amore e fraternità, il contributo che le Chiese Cattoliche Orientali, con la loro stessa presenza, la ricchezza della loro tradizione, la testimonianza della loro « unità nella diversità », l'inculturazione da esse realizzata nell'annuncio del Vangelo, la diversità dei loro riti, possono offrire per una più reale edificazione dell'unità. 56 Nello stesso tempo, voglio rassicurare ancora una volta i pastori, i fratelli e le sorelle delle Chiese ortodosse che la nuova evangelizzazione non va confusa in nessun modo con il proselitismo, fermo restando il dovere del rispetto della verità, della libertà e della dignità di ogni persona.
II. La Chiesa intera inviata in missione
33 Servire il Vangelo della speranza mediante una carità che evangelizza è impegno e responsabilità di tutti. Qualunque sia, infatti, il carisma e il ministero di ciascuno, la carità è la via maestra indicata a tutti e che tutti possono percorrere: è la via che l'intera comunità ecclesiale è chiamata a percorrere sulle orme del suo Maestro.
34 I sacerdoti sono chiamati in virtù del loro ministero, a celebrare, insegnare e servire in un modo speciale il Vangelo della speranza. In forza del sacramento dell'Ordine che li configura a Cristo Capo e Pastore, i Vescovi ed i sacerdoti devono conformare tutta la loro vita e la loro azione a Gesù; mediante la predicazione della Parola, la celebrazione dei sacramenti e la guida della comunità cristiana, essi rendono presente il mistero di Cristo e, attraverso lo stesso esercizio del loro ministero, « sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, unico e sommo Pastore, attualizzando il suo stile di vita e facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge loro affidato ». 57
Inseriti “nel” mondo ma non “del” mondo (cfr GV 17,15-16), nell'attuale situazione culturale e spirituale del Continente europeo, sono chiamati ad essere segno di contraddizione e di speranza per una società malata di orizzontalismo e bisognosa di aprirsi al Trascendente.
35 In questo quadro acquista rilievo anche il celibato sacerdotale, segno di una speranza riposta totalmente nel Signore. Esso non è mera disciplina ecclesiastica imposta dall'autorità; al contrario, esso è innanzitutto grazia, dono inestimabile di Dio per la Chiesa, valore profetico per il mondo attuale, fonte di intensa vita spirituale e di fecondità pastorale, testimonianza del Regno escatologico, segno dell'amore di Dio verso questo mondo, nonché dell'amore indiviso del sacerdote verso Dio e verso il suo popolo. 58 Vissuto in risposta al dono di Dio e come superamento delle tentazioni di una società edonista, esso non solo favorisce la realizzazione umana di chi vi è chiamato, ma si rivela fattore di crescita anche per gli altri.
Stimato in tutta la Chiesa come conveniente per il sacerdozio, 59 richiesto come obbligo dalla Chiesa latina, 60 altamente rispettato dalle Chiese Orientali, 61 il celibato, nel contesto della cultura attuale, appare come segno eloquente da dover essere custodito quale bene prezioso per la Chiesa. Una revisione della disciplina attuale, a questo riguardo, non permetterebbe di risolvere la crisi delle vocazioni al presbiterato cui si assiste in molte parti d'Europa. 62 Un impegno al servizio del Vangelo della speranza chiede anche che nella Chiesa si abbia a presentare il celibato nella sua piena ricchezza biblica, teologica e spirituale.
36 Non possiamo ignorare che oggi l'esercizio del sacro ministero incontra non poche difficoltà dovute sia alla cultura diffusa, sia alla diminuzione numerica dei presbiteri stessi con la crescita del carico pastorale e la stanchezza che questa può comportare. Di conseguenza, sono ancora più degni di stima, di gratitudine e di vicinanza i sacerdoti che con ammirevole dedizione e fedeltà vivono il ministero loro affidato. 63
A loro, riprendendo le parole scritte dai Padri sinodali, intendo dire anch'io, con fiducia e gratitudine, il mio incoraggiamento: « Non perdetevi d'animo e non lasciatevi sopraffare dalla stanchezza; in piena comunione con noi Vescovi, in gioiosa fraternità con gli altri presbiteri, in cordiale corresponsabilità con i consacrati e tutti i fedeli laici, continuate la vostra opera preziosa e insostituibile ». 64
Con i presbiteri, desidero ricordare anche i diaconi, che partecipano, seppure in grado diverso, dello stesso sacramento dell'Ordine. Mandati al servizio della comunione ecclesiale, essi esercitano, sotto la guida del Vescovo e con il suo presbiterio, la “diaconia” della liturgia, della parola e della carità. 65 In questo modo loro proprio sono a servizio del Vangelo della speranza.
37 Particolarmente eloquente è la testimonianza delle persone consacrate. A tale proposito, va anzitutto riconosciuto il ruolo fondamentale avuto dal monachesimo e dalla vita consacrata nell'evangelizzazione dell'Europa e nella costruzione della sua identità cristiana. 66 Tale ruolo oggi non deve venir meno, in un momento nel quale è urgente una « nuova evangelizzazione » del Continente e nel quale l'edificazione di strutture e legami più complessi lo pongono di fronte a una svolta delicata. L'Europa ha sempre bisogno della santità, della profezia, dell'attività di evangelizzazione e di servizio delle persone consacrate. Va messo pure in risalto il contributo specifico che gli Istituti secolari e le Società di vita apostolica possono offrire mediante la loro aspirazione a trasformare il mondo dall'interno attraverso la potenza delle beatitudini.
38 L'apporto specifico che le persone consacrate possono offrire al Vangelo della speranza parte da alcuni aspetti che caratterizzano l'attuale volto culturale e sociale dell'Europa. 67 Così, la domanda di nuove forme di spiritualità, che oggi emerge dalla società, deve trovare una risposta nel riconoscimento del primato assoluto di Dio vissuto dai consacrati attraverso la totale donazione di sé, la conversione permanente di un'esistenza offerta come vero culto spirituale. In un contesto contaminato dal secolarismo e assoggettato al consumismo, la vita consacrata, dono dello Spirito alla Chiesa e per la Chiesa, diventa sempre più segno di speranza nella misura in cui testimonia la dimensione trascendente dell'esistenza. Nell'odierna situazione multiculturale e multireligiosa, d'altra parte, viene sollecitata la testimonianza della fraternità evangelica che caratterizza la vita consacrata, rendendola stimolo alla purificazione e all'integrazione di valori diversi, mediante il superamento delle contrapposizioni. La presenza di nuove forme di povertà e di emarginazione deve suscitare la creatività nel prendersi cura dei più bisognosi, che ha caratterizzato tanti fondatori di Istituti religiosi. La tendenza, infine, a un certo ripiegamento su di sé chiede di trovare un antidoto nella disponibilità delle persone consacrate a continuare l'opera di evangelizzazione in altri Continenti, nonostante la diminuzione numerica che si verifica in diversi Istituti.
39 Dato che l'impegno dei ministri ordinati e dei consacrati è determinante, non si può tacere la carenza inquietante di seminaristi e di aspiranti alla vita religiosa, soprattutto nell'Europa occidentale. Questa situazione richiede l'impegno di tutti per un'adeguata pastorale delle vocazioni. Solo « quando ai giovani viene presentata la persona di Gesù Cristo in tutta la sua pienezza, si accende in loro una speranza che li spinge a lasciare tutto per seguirlo, rispondendo alla sua chiamata, e per darne testimonianza ai loro coetanei ». 68 La cura delle vocazioni è, quindi, un problema vitale per il futuro della fede cristiana in Europa e, di riflesso, per il progresso spirituale degli stessi popoli che l'abitano; è passaggio obbligato per una Chiesa che voglia annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza. 69
40 Per sviluppare una necessaria pastorale vocazionale, è opportuno spiegare ai fedeli la fede della Chiesa circa la natura e la dignità del sacerdozio ministeriale; incoraggiare le famiglie a vivere come vere « chiese domestiche », perché in esse le varie vocazioni possano essere percepite, accolte e accompagnate; realizzare un'azione pastorale che aiuti, soprattutto i giovani, a fare scelte di una vita radicata in Cristo e totalmente dedicata alla Chiesa. 70
Nella certezza che lo Spirito Santo è all'opera anche oggi, e che i segnali di questa presenza non mancano, si tratta anzitutto di portare l'annuncio vocazionale nei solchi della pastorale ordinaria. Perciò è necessario « ravvivare, soprattutto nei giovani, una profonda nostalgia di Dio, creando così il contesto adatto allo scaturire di generose risposte vocazionali »; è urgente che un grande movimento di preghiera attraversi le Comunità ecclesiali del continente europeo, poiché « le mutate condizioni storiche e culturali esigono che la pastorale delle vocazioni sia percepita come uno degli obiettivi primari dell'intera Comunità cristiana ». 71 Ed è indispensabile che gli stessi sacerdoti vivano e operino coerentemente con la loro vera identità sacramentale. Se infatti l'immagine che loro danno di se stessi fosse opaca o languida, come potrebbero attirare i giovani ad imitarli?
41 Irrinunciabile è l'apporto dei fedeli laici alla vita ecclesiale: è infatti insostituibile il posto che essi hanno nell'annunciare e servire il Vangelo della speranza, poiché « per mezzo loro la Chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore ». 72 Pienamente partecipi della missione della Chiesa nel mondo, essi sono chiamati ad attestare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta completa agli interrogativi che la vita pone a ogni uomo e a ogni società, e possono innestare nel mondo i valori del Regno di Dio, promessa e garanzia di una speranza che non delude.
Di simili figure laicali l'Europa di ieri e di oggi conosce presenze significative ed esempi luminosi. Come hanno sottolineato i Padri sinodali, vanno ricordati con gratitudine, tra gli altri, uomini e donne che hanno testimoniato e testimoniano Cristo e il suo Vangelo con il servizio alla vita pubblica e alle responsabilità che questa comporta. È di capitale importanza « suscitare e sostenere specifiche vocazioni a servizio del bene comune: persone che, sull'esempio e con lo stile di quanti sono stati chiamati “padri dell'Europa”, sappiano essere artefici della società europea del domani, fondandola sulle basi solide dello spirito ». 73
Uguale apprezzamento va all'opera resa da laiche e laici cristiani, spesso nel nascondimento della vita ordinaria, attraverso umili servizi capaci di annunciare la misericordia di Dio a quanti versano nella povertà; dobbiamo essere loro grati per l'audace testimonianza di carità e di perdono, valori che evangelizzano i vasti orizzonti della politica, della realtà sociale, dell'economia, della cultura, dell'ecologia, della vita internazionale, della famiglia, dell'educazione, delle professioni, del lavoro e della sofferenza. 74 Per questo servono itinerari pedagogici che rendano idonei i fedeli laici ad impegnare la fede nelle realtà temporali. Tali percorsi, basati su seri tirocini di vita ecclesiale, in particolare sullo studio della dottrina sociale, devono essere in grado di fornire loro non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità che animino l'impegno vissuto come autentica via di santità.
42 La Chiesa è consapevole dell'apporto specifico della donna nel servire il Vangelo della speranza. Le vicende della comunità cristiana attestano come le donne abbiano sempre avuto un posto di rilievo nella testimonianza del Vangelo. Va ricordato quanto esse hanno fatto, spesso nel silenzio e nel nascondimento, nell'accogliere e nel trasmettere il dono di Dio, sia attraverso la maternità fisica e spirituale, l'opera educativa, la catechesi, la realizzazione di grandi opere di carità, sia attraverso la vita di preghiera e di contemplazione, le esperienze mistiche e la redazione di scritti ricchi di sapienza evangelica. 75
Alla luce delle ricchissime testimonianze del passato, la Chiesa esprime la propria fiducia in ciò che le donne possono fare oggi per la crescita della speranza a tutti i livelli. Vi sono aspetti della società europea contemporanea che costituiscono una sfida per la capacità che le donne hanno di accogliere, condividere e generare nell'amore, con tenacia e gratuità. Si pensi, ad esempio, alla diffusa mentalità scientifico-tecnica che pone in ombra la dimensione affettiva e la funzione dei sentimenti, alla carenza di gratuità, al timore diffuso di dare la vita a nuove creature, alla difficoltà a porsi in reciprocità con l'altro e ad accogliere chi è diverso da sé. È in questo contesto che la Chiesa s'attende dalle donne l'apporto vivificante di una nuova ondata di speranza.
43 Perché ciò possa verificarsi, tuttavia, è necessario che, anzitutto nella Chiesa, venga promossa la dignità della donna, poiché identica è la dignità della donna e dell'uomo, ambedue creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27) e ricolmati ciascuno di doni propri e particolari.
È auspicabile, come è stato sottolineato nel Sinodo, che, per favorire la piena partecipazione della donna alla vita e alla missione della Chiesa, le sue doti vengano maggiormente valorizzate, anche mediante l'assunzione delle funzioni ecclesiali riservate dal diritto ai laici. Va pure adeguatamente valorizzata la missione della donna come sposa e madre e la sua dedizione alla vita familiare. 76
La Chiesa non manca di alzare la sua voce per denunciare le ingiustizie e le violenze perpetrate contro le donne, in qualsiasi luogo e circostanza avvengano. Essa chiede che siano realmente applicate le leggi che proteggono la donna e siano messe in atto misure efficaci contro l'uso umiliante di immagini femminili nella propaganda commerciale e contro il flagello della prostituzione; auspica che il servizio reso dalla madre, allo stesso modo di quello reso dal padre, nella vita domestica sia considerato come contributo al bene comune, anche mediante forme di riconoscimento economico.
« Prendi il libro aperto [...] e divoralo »
(Ap 10,8 Ap 10,9)
I. Proclamare il mistero di Cristo
44 La visione dell'Apocalisse ci parla di « un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli », tenuto « nella mano destra di Colui che era assiso sul trono » (Ap 5,1). Questo testo contiene il piano creatore e salvifico di Dio, il suo progetto dettagliato su tutta la realtà, sulle persone, sulle cose, sugli avvenimenti. Nessun essere creato, terrestre o celeste, è in grado di « aprire il libro e di leggerlo » (Ap 5,3), ossia di comprenderne il contenuto. Nella confusione delle vicende umane, nessuno sa dire la direzione e il senso ultimo delle cose.
Solo Gesù Cristo entra in possesso del volume sigillato (cfr Ap 5,6-7); solo Lui è « degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli » (Ap 5,9). Solo Gesù, infatti, è in grado di rivelare e attuare il progetto di Dio racchiuso in esso. Lasciato a se stesso, lo sforzo dell'uomo non è in grado di dare un senso alla storia e alle sue vicende: la vita rimane senza speranza. Solo il Figlio di Dio è in grado di dissipare le tenebre e di indicare la strada.
Il volume aperto viene consegnato a Giovanni e, tramite lui, alla Chiesa intera. Giovanni è invitato a prendere il libro e a divorarlo: « Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo, che sta ritto sul mare e sulla terra [...] Prendilo e divoralo » (Ap 10,8-9). Solo dopo averlo assimilato in profondità, potrà comunicarlo adeguatamente agli altri, ai quali è mandato con l'ordine di « profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re » (Ap 10,11).
45 Il Vangelo della speranza, consegnato alla Chiesa e da lei assimilato, chiede di essere ogni giorno annunciato e testimoniato. È questa la vocazione propria della Chiesa in tutti i tempi e in tutti i luoghi. È questa anche la missione della Chiesa oggi in Europa. « Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione ». 77
Chiesa in Europa, la « nuova evangelizzazione » è il compito che ti attende! Sappi ritrovare l'entusiasmo dell'annuncio. Senti rivolta a te, oggi, in questo inizio del terzo millennio, l'implorazione già risuonata agli albori del primo millennio, allorché apparve in visione a Paolo un macedone che lo supplicava: « Passa in Macedonia e aiutaci! » (At 16, 9). Anche se inespressa o addirittura repressa, è questa l'invocazione più profonda e più vera che sgorga dal cuore degli europei di oggi, assetati di una speranza che non delude. A te questa speranza è stata data in dono perché tu la ridonassi con gioia in ogni tempo e ad ogni latitudine. L'annuncio di Gesù, che è il Vangelo della speranza, sia quindi il tuo vanto e la tua ragion d'essere. Continua con rinnovato ardore nello stesso spirito missionario che, lungo questi venti secoli e incominciando dalla predicazione degli apostoli Pietro e Paolo, ha animato tanti Santi e Sante, autentici evangelizzatori del continente europeo.
Ecclesia in europa 22