Ecclesia in europa 72
72 Se dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II diversa strada è stata fatta per vivere il senso autentico della liturgia, ancora molto rimane da fare. Sono necessari un continuo rinnovamento e una costante formazione di tutti: ordinati, consacrati e laici.
Il vero rinnovamento, lungi dal servirsi di atti arbitrari, consiste nello sviluppare sempre meglio la coscienza del senso del mistero, così da fare delle liturgie momenti di comunione con il mistero grande e santo della Trinità. Celebrando le sacre azioni come rapporto con Dio e accoglimento dei suoi doni, espressione di autentica vita spirituale, la Chiesa in Europa potrà davvero nutrire la sua speranza e offrirla a chi l'ha smarrita.
73 A tale scopo è necessario un grande sforzo di formazione. Finalizzata a favorire la comprensione del vero senso delle celebrazioni della Chiesa, oltre a un'adeguata istruzione sui riti, essa richiede un'autentica spiritualità e l'educazione a viverla in pienezza. 121 Va, quindi, promossa maggiormente una vera « mistagogia liturgica », con la partecipazione attiva di tutti i fedeli, ciascuno secondo le proprie attribuzioni, alle azioni sacre, in particolare all'Eucaristia.
II. Celebrare i Sacramenti
74 Un posto di grande rilievo va riservato alla celebrazione dei Sacramenti, quali atti di Cristo e della Chiesa, ordinati a rendere culto a Dio, alla santificazione degli uomini e all'edificazione della Comunità ecclesiale. Riconoscendo che in essi Cristo stesso agisce per mezzo dello Spirito Santo, i Sacramenti vanno celebrati con la massima cura e creando le condizioni adeguate. Le Chiese particolari del Continente avranno a cuore di rafforzare la loro pastorale dei Sacramenti per farne riconoscere la verità profonda. I Padri sinodali hanno messo in luce questa esigenza, per rispondere a due pericoli: da una parte, certi ambienti ecclesiali sembrano aver smarrito il genuino senso del sacramento e potrebbero banalizzare i misteri celebrati; dall'altra, molti battezzati, seguendo usanze e tradizioni, continuano a ricorrere ai Sacramenti in momenti significativi della loro esistenza, senza però vivere in modo conforme alle indicazioni della Chiesa. 122
75 L'Eucaristia, dono supremo di Cristo alla Chiesa, fa presente nel mistero il sacrificio di Cristo per la nostra salvezza: « Nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè Cristo stesso, nostra Pasqua ». 123 Ad essa, « fonte e apice di tutta la vita cristiana », 124 attinge la Chiesa nel suo pellegrinaggio, trovandovi la sorgente di ogni speranza. L'Eucaristia, infatti, « dà impulso al nostro cammino storico, ponendo un seme di vivace speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti ». 125
Tutti siamo invitati a confessare la fede nell'Eucaristia, « pegno della gloria futura », certi che la comunione con Cristo, ora vissuta da pellegrini nell'esistenza mortale, anticipa l'incontro supremo del giorno in cui « noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è » (1 Gv 3, 2). L'Eucaristia è un « assaggio di eternità nel tempo », è presenza divina e comunione con essa; memoriale della Pasqua di Cristo, è di sua natura apportatrice della grazia nella storia umana. Essa apre al futuro di Dio; essendo comunione con Cristo, con il suo corpo e il suo sangue, è partecipazione alla vita eterna di Dio. 126
76 Con l'Eucaristia, anche il sacramento della Riconciliazione deve svolgere un ruolo fondamentale nel recupero della speranza: « L'esperienza personale del perdono di Dio per ciascuno di noi è, infatti, fondamento essenziale di ogni speranza per il nostro futuro ». 127 Una delle radici della rassegnazione che assale molti oggi va ricercata nell'incapacità di riconoscersi peccatori e di lasciarsi perdonare, una incapacità spesso dovuta alla solitudine di chi, vivendo come se Dio non esistesse, non ha nessuno a cui chiedere perdono. Chi, invece, si riconosce peccatore e si affida alla misericordia del Padre celeste, sperimenta la gioia di una vera liberazione e può proseguire nell'esistenza senza rinchiudersi nella propria miseria. 128 Riceve così la grazia di un nuovo inizio, e ritrova motivazioni per sperare.
Perciò è necessario che nella Chiesa in Europa il sacramento della Riconciliazione venga rivitalizzato. Va ribadito, tuttavia, che la forma del Sacramento è la confessione personale dei peccati seguita dall'assoluzione individuale. Questo incontro tra il penitente e il sacerdote deve essere favorito, in qualsiasi forma prevista del rito del Sacramento. Di fronte alla diffusa perdita del senso del peccato e all'affermarsi di una mentalità segnata da relativismo e soggettivismo in campo morale, occorre che in ogni comunità ecclesiale si provveda a una seria formazione delle coscienze. 129 I Padri Sinodali hanno insistito perché si riconosca chiaramente la verità del peccato personale e la necessità del perdono personale di Dio tramite il ministero del sacerdote. Le assoluzioni collettive non sono un modo alternativo di amministrare il sacramento della Riconciliazione. 130
77 Mi rivolgo ai sacerdoti, esortandoli a dare generosamente la propria disponibilità nell'ascolto delle confessioni e a offrire essi stessi un esempio accostandosi con regolarità al sacramento della Penitenza. Raccomando loro di curare il proprio aggiornamento nel campo della teologia morale, così da saper affrontare con competenza le problematiche sorte in epoca recente nel campo della morale personale e sociale. Abbiano, inoltre, una particolare attenzione alle concrete condizioni di vita in cui si trovano i fedeli e sappiano condurli pazientemente a riconoscere le esigenze della legge morale cristiana, aiutandoli a vivere il Sacramento come un gioioso incontro con la misericordia del Padre celeste. 131
78 Accanto alla Celebrazione eucaristica, occorre promuovere anche le altre forme di preghiera comunitaria, 132 aiutando a riscoprire il legame che intercorre tra queste e l'orazione liturgica. In particolare, mantenendo viva la tradizione della Chiesa latina, vengano promosse le diverse manifestazioni del culto eucaristico fuori della Messa: adorazione personale, esposizione e processione, da intendere come espressione di fede nella permanenza della presenza reale del Signore nel Sacramento dell'altare. 133 Nella celebrazione, personale o comunitaria, della Liturgia delle Ore, di cui il Concilio Vaticano II ha richiamato il singolare valore anche per i fedeli laici, 134 si educhi a vedere tale connessione con il mistero eucaristico. Le famiglie siano sollecitate a dare spazio alla preghiera fatta in comune, così da interpretare alla luce del Vangelo tutta l'esistenza matrimoniale e familiare. In tal modo, a partire da qui e in ascolto della Parola di Dio, si formerà quella liturgia domestica che scandirà tutti i momenti della famiglia. 135
Ogni forma di preghiera comunitaria presuppone la preghiera individuale. Tra la persona e Dio nasce quel colloquio di verità che si esprime nella lode, nel ringraziamento, nella supplica rivolta al Padre per Gesù Cristo e nello Spirito Santo. La preghiera personale, che è come la respirazione del cristiano, non sia mai trascurata. Ci si educhi anche a riscoprire il legame tra quest'ultima e la preghiera liturgica.
79 Una speciale attenzione va riservata anche alla pietà popolare. 136 Ampiamente diffusa nelle diverse regioni d'Europa attraverso le confraternite, i pellegrinaggi e le processioni presso numerosi santuari, essa arricchisce il cammino dell'anno liturgico, ispirando usi e costumi familiari e sociali. Tutte queste forme devono essere attentamente considerate mediante una pastorale di promozione e di rinnovamento, che le aiuti a sviluppare quanto è espressione genuina della sapienza del Popolo di Dio. Tale è sicuramente il Santo Rosario. In questo Anno ad esso dedicato mi è caro raccomandarne ancora la recita, perché « il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, porta al cuore stesso della vita cristiana ed offre un'ordinaria quanto feconda opportunità spirituale e pedagogica per la contemplazione personale, la formazione del Popolo di Dio e la nuova evangelizzazione ». 137
In materia di pietà popolare occorre vegliare costantemente su aspetti di ambiguità di certe manifestazioni, preservandole da derive secolaristiche, da improvvidi consumismi o anche da rischi di superstizione, per mantenerle entro forme mature e autentiche. Si faccia opera pedagogica, spiegando come la pietà popolare vada sempre vissuta in armonia con la liturgia della Chiesa e in connessione con i Sacramenti.
80 Non va dimenticato che il « culto spirituale gradito a Dio » (cfr Rm 12,1) si realizza innanzitutto nell'esistenza quotidiana, vissuta nella carità attraverso il dono di sé libero e generoso, anche in momenti di apparente impotenza. Così la vita è animata da speranza incrollabile, perché affidata solo alla certezza della potenza di Dio e della vittoria di Cristo: è una vita ricolma delle consolazioni di Dio, con le quali siamo chiamati a consolare, a nostra volta, quanti incontriamo sul nostro cammino (cfr 2Co 1,4).
81 Momento paradigmatico ed altamente evocativo in ordine alla celebrazione del Vangelo della speranza è il giorno del Signore.
Nel contesto attuale, le circostanze rendono precaria la possibilità per i cristiani di vivere pienamente la domenica come giorno dell'incontro con il Signore. Avviene non di rado che essa sia ridotta a « fine settimana », a semplice tempo di evasione. Occorre perciò un'azione pastorale articolata a livello educativo, spirituale e sociale, che aiuti a viverne il senso vero.
82 Rinnovo, pertanto, l'invito a ricuperare il significato più profondo del giorno del Signore: 138 venga santificato con la partecipazione all'Eucaristia e con un riposo ricco di letizia cristiana e di fraternità. Sia celebrato come centro di tutto il culto, preannuncio incessante della vita senza fine, che rianima la speranza e incoraggia nel cammino. Non si tema, perciò, di difenderlo contro ogni attacco e di adoperarsi perché, nell'organizzazione del lavoro, esso sia salvaguardato, così che possa essere giorno per l'uomo, a vantaggio dell'intera società. Se, infatti, la domenica fosse privata del suo significato originario e in essa non fosse possibile dare spazio adeguato alla preghiera, al riposo, alla comunione e alla gioia, potrebbe succedere che « l'uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il “cielo”. Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di “far festa” ». 139 E senza la dimensione della festa, la speranza non troverebbe una casa dove abitare.
« Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio
e la costanza » (Ap 2,19)
83 La parola che lo Spirito dice alle Chiese contiene un giudizio sulla loro vita. Esso riguarda fatti e comportamenti: « Conosco le tue opere » è l'introduzione che, quasi come un ritornello e con poche varianti, compare nelle lettere scritte alle sette Chiese. Quando le opere risultano positive, sono frutto della fatica, della costanza, della sopportazione delle prove, della tribolazione, della povertà, della fedeltà nelle persecuzioni, della carità, della fede, del servizio. In questo senso esse possono essere lette come la descrizione di una Chiesa che, oltre ad annunciare e a celebrare la salvezza che le viene dal Signore, la “vive” concretamente.
Per servire il Vangelo della speranza, anche alla Chiesa che vive in Europa è chiesto di seguire la strada dell'amore. È strada che passa attraverso la carità evangelizzante, l'impegno multiforme nel servizio, la decisione per una generosità senza soste né confini.
I. Il servizio della carità
84 La carità ricevuta e donata è per ogni persona l'esperienza originaria nella quale nasce la speranza. « L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente ». 140
La sfida per la Chiesa nell'Europa di oggi consiste, quindi, nell'aiutare l'uomo contemporaneo a sperimentare l'amore di Dio Padre e di Cristo, nello Spirito Santo, attraverso la testimonianza della carità, che possiede in se stessa una intrinseca forza evangelizzante.
In questo consiste in definitiva il « Vangelo », il lieto annuncio per ogni uomo: Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4, 10.19); Gesù ci ha amati fino alla fine (cfr GV 13,1). Grazie al dono dello Spirito, la carità di Dio viene offerta ai credenti, rendendoli partecipi della sua stessa capacità di amare: essa urge nel cuore di ogni discepolo e di tutta la Chiesa (cfr 2Co 5,14). Proprio perché donata da Dio, la carità diventa comandamento per l'uomo (cfr GV 13,34).
Vivere nella carità diventa, quindi, lieto annuncio ad ogni persona, rendendo visibile l'amore di Dio, che non abbandona nessuno. In definitiva, significa dare all'uomo smarrito ragioni vere per continuare a sperare.
85 È vocazione della Chiesa, come « segno credibile, anche se sempre inadeguato, dell'amore vissuto, di far incontrare gli uomini e le donne con l'amore di Dio e di Cristo, che viene a cercarli ». 141 « Segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano », 142 la Chiesa lo attesta quando le persone, le famiglie e le comunità vivono intensamente il Vangelo della carità. In altri termini, le nostre comunità ecclesiali sono chiamate ad essere delle vere palestre di comunione.
Per sua stessa natura, la testimonianza della carità deve estendersi oltre i confini della comunità ecclesiale, per raggiungere ogni persona, così che l'amore per tutti gli uomini diventi fomento di autentica solidarietà per l'intero vivere sociale. Quando la Chiesa serve la carità, essa fa crescere allo stesso tempo la « cultura della solidarietà », concorrendo così a ridare vita ai valori universali della convivenza umana.
In questa prospettiva occorre riscoprire il senso autentico del volontariato cristiano. Nascendo dalla fede e venendo continuamente da essa alimentato, esso deve sapere coniugare capacità professionale e amore genuino, spingendo quanti lo praticano ad « elevare i sentimenti di semplice filantropia all'altezza della carità di Cristo; a riconquistare ogni giorno, tra fatiche e stanchezze, la coscienza della dignità di ogni uomo; ad andare alla scoperta dei bisogni delle persone iniziando - se necessario - nuovi cammini là dove più urgente è il bisogno e più deboli sono l'attenzione e il sostegno ». 143
II. Servire l'uomo nella società
86 All'intera Chiesa è chiesto di ridare speranza ai poveri. Accoglierli e servirli significa per essa accogliere e servire Cristo (cfr Mt 25,40). L'amore preferenziale per i poveri è una dimensione necessaria dell'essere cristiano e del servizio al Vangelo. Amarli e testimoniare loro che sono particolarmente amati da Dio significa riconoscere che le persone valgono per se stesse, quali che siano le loro condizioni economiche, culturali, sociali in cui si trovano, aiutandole a valorizzare le loro potenzialità.
87 Occorre poi lasciarsi interpellare dal fenomeno della disoccupazione, che in molte nazioni d'Europa costituisce un grave flagello sociale. A questo si aggiungono anche i problemi connessi con i crescenti flussi migratori. Alla Chiesa è chiesto di ricordare che il lavoro costituisce un bene di cui tutta la società deve farsi carico.
Riproponendo i criteri etici che devono guidare mercato ed economia in uno scrupoloso rispetto della centralità dell'uomo, la Chiesa non tralascerà di ricercare il dialogo con le persone impegnate a livello politico, sindacale e imprenditoriale. 144 Esso deve mirare all'edificazione di un'Europa intesa come comunità di popoli e di persone, comunità solidale nella speranza, non soggetta esclusivamente alle leggi del mercato, ma decisamente preoccupata di salvaguardare la dignità dell'uomo anche nei rapporti economici e sociali.
88 Si dia adeguato rilievo anche alla pastorale dei malati. Considerando che la malattia è una situazione che pone interrogativi essenziali sul senso della vita, « in una società della prosperità e dell'efficienza, in una cultura caratterizzata dall'idolatria del corpo, dalla rimozione della sofferenza e del dolore e dal mito della perenne giovinezza », 145 la cura per i malati deve essere considerata come una delle priorità. A tale scopo, vanno promossi, da una parte, una adeguata presenza pastorale nei diversi luoghi della sofferenza, ad esempio attraverso l'impegno di cappellani ospedalieri, di membri di associazioni di volontariato, di istituzioni sanitarie ecclesiastiche, e, dall'altra, un sostegno alle famiglie dei malati. Occorrerà inoltre essere accanto al personale medico e paramedico con mezzi pastorali adeguati, per sostenerlo nell'impegnativa vocazione a servizio dei malati. Nella loro attività, infatti, gli operatori sanitari rendono ogni giorno un nobile servizio alla vita. A loro è richiesto di offrire ai pazienti anche quello speciale sostegno spirituale che suppone il calore di un autentico contatto umano.
89 Infine, non si potrà dimenticare che talora viene fatto un uso indebito dei beni della terra. L'uomo infatti, venendo meno alla missione di coltivare e custodire la terra con sapienza e amore (cfr Gn 2,15), ha in molte regioni devastato boschi e pianure, inquinato le acque, reso irrespirabile l'aria, sconvolto i sistemi idrogeologici e atmosferici e desertificato ampi spazi.
Anche in questo caso, servire il Vangelo della speranza vuol dire impegnarsi in modo nuovo per un corretto uso dei beni della terra, 146 stimolando quell'attenzione che, oltre a tutelare gli habitat naturali, difende la qualità della vita delle persone, preparando alle generazioni future un ambiente più consono al progetto del Creatore.
90 La Chiesa in Europa, in ogni sua articolazione, deve riproporre con fedeltà la verità del matrimonio e della famiglia. 147 È una necessità che essa sente ardere dentro di sé perché sa che tale compito la qualifica in forza della missione evangelizzatrice affidatale dal suo Sposo e Signore, e si ripropone oggi con inusitata impellenza. Non pochi fattori culturali, sociali e politici concorrono, infatti, a provocare una crisi sempre più evidente della famiglia. Essi compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana e mettono in discussione, svisandola, l'idea stessa di famiglia. Il valore dell'indissolubilità matrimoniale viene sempre più misconosciuto; si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, equiparandole ai matrimoni legittimi; non mancano tentativi di accettare modelli di coppia dove la differenza sessuale non risulta essenziale.
In questo contesto, alla Chiesa è chiesto di annunciare con rinnovato vigore ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per coglierne il significato e il valore nel disegno salvifico di Dio. In particolare, è necessario riaffermare tali istituzioni come realtà che derivano dalla volontà di Dio. Occorre riscoprire la verità della famiglia, quale intima comunione di vita e di amore, 148 aperta alla generazione di nuove persone; come anche la sua dignità di “chiesa domestica” e la sua partecipazione alla missione della Chiesa e alla vita della società.
91 Secondo i Padri sinodali, bisogna riconoscere che tante famiglie, nella quotidianità dell'esistenza vissuta nell'amore, sono testimoni visibili della presenza di Gesù che le accompagna e sostiene con il dono del suo Spirito. Per sostenerne il cammino, si dovrà approfondire la teologia e la spiritualità del matrimonio e della famiglia; proclamare con fermezza e integrità e mostrare mediante esempi efficaci la verità e la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio inteso come unione stabile e aperta alla vita di un uomo e di una donna; promuovere in ogni comunità ecclesiale un'adeguata e organica pastorale familiare. Al tempo stesso sarà necessario offrire con materna sollecitudine da parte della Chiesa un aiuto a coloro che si trovano in situazioni difficili, come ad esempio ragazze madri, persone separate, divorziate, figli abbandonati. In ogni caso occorrerà sollecitare, accompagnare e sostenere il giusto protagonismo delle famiglie, singole o associate, nella Chiesa e nella società e adoperarsi perché da parte dei singoli Stati e della stessa Unione Europea siano promosse autentiche e adeguate politiche familiari. 149
92 Un'attenzione particolare deve essere riservata all'educazione all'amore nei confronti dei giovani e dei fidanzati, mediante appositi itinerari di preparazione alla celebrazione del sacramento del Matrimonio, che li aiutino ad arrivare a questo momento vivendo nella castità. Nella sua opera educativa, la Chiesa si mostrerà premurosa, accompagnando i novelli sposi anche dopo la celebrazione delle nozze.
93 La Chiesa, infine, è chiamata a venire incontro, con bontà materna, anche a quelle situazioni matrimoniali nelle quali è facile venga meno la speranza. In particolare, « di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. È questo lo spirito con cui la pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati civilmente. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche. La Chiesa, senza tacere loro la verità del disordine morale oggettivo in cui si trovano e delle conseguenze che ne derivano per la pratica sacramentale, intende mostrare loro tutta la sua materna vicinanza ». 150
94 Se per servire il Vangelo della speranza è necessario riservare una adeguata e prioritaria attenzione alla famiglia, è altrettanto indubitabile che le famiglie stesse hanno un compito insostituibile da svolgere in ordine al medesimo Vangelo della speranza. Perciò, con fiducia e con affetto, a tutte le famiglie cristiane che vivono in questa Europa rinnovo l'invito: « Famiglie, diventate ciò che siete! ». Voi siete ripresentazione vivente della carità di Dio: avete infatti la « missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa ». 151
Voi siete il « santuario della vita [...]: il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana ». 152
Voi siete il fondamento della società, in quanto luogo primario dell'« umanizzazione » della persona e del vivere civile, 153 modello per l'instaurazione di rapporti sociali vissuti nell'amore e nella solidarietà.
Siate voi stesse testimoni credibili del Vangelo della speranza! Perché voi siete « gaudium et spes ». 154
95 L'invecchiamento e la diminuzione della popolazione a cui si assiste in diversi Paesi d'Europa non può non essere motivo di preoccupazione; il calo delle nascite, infatti, è sintomo di un rapporto non sereno con il proprio futuro; è chiara manifestazione di una mancanza di speranza, è segno di quella « cultura della morte » che attraversa l'odierna società. 155
Con il calo della natalità vanno ricordati altri segni che concorrono a configurare l'eclissi del valore della vita e a scatenare una specie di congiura contro di essa. Tra questi va tristemente annoverata, anzitutto, la diffusione dell'aborto, anche utilizzando preparati chimico-farmacologici che lo rendono possibile senza dover ricorrere al medico e sottraendolo a ogni forma di responsabilità sociale; ciò è favorito dalla presenza nell'ordinamento di molti Stati del Continente di legislazioni permissive di un gesto che rimane un « abominevole delitto » 156 e costituisce sempre un disordine morale grave. Né si possono dimenticare gli attentati perpetrati attraverso « interventi sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l'uccisione » o mediante un utilizzo scorretto delle tecniche diagnostiche pre-natali, messe al servizio non di terapie precoci a volte possibili, ma « di una mentalità eugenetica, che accetta l'aborto selettivo ». 157
Va pure menzionata la tendenza, che si registra in alcune parti dell'Europa, a ritenere che possa essere permesso porre fine consapevolmente alla propria vita o a quella di un altro essere umano: di qui la diffusione dell'eutanasia mascherata, o attuata apertamente, per la quale non mancano richieste e tristi esempi di legalizzazione.
96 Di fronte a questo stato di cose, è necessario « servire il Vangelo della vita » anche attraverso « una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita ». 158 È questa una grande sfida che occorre affrontare con responsabilità, certi che « il futuro della civiltà europea dipende in gran parte della decisa difesa e promozione dei valori della vita, nucleo del suo patrimonio culturale »; 159 si tratta, infatti, di restituire all'Europa la sua vera dignità, quella di essere luogo dove ogni persona è affermata nella sua incomparabile dignità.
Volentieri faccio mie queste parole dei Padri sinodali: « Il Sinodo dei Vescovi europei stimola le comunità cristiane a farsi evangelizzatrici della vita. Incoraggia le coppie e le famiglie cristiane a sostenersi a vicenda nella fedeltà alla loro missione di collaboratrici di Dio nella generazione ed educazione di nuove creature; apprezza ogni generoso tentativo di reagire all'egoismo nell'ambito della trasmissione della vita, alimentato da falsi modelli di sicurezza e di felicità; chiede agli Stati e all'Unione Europea di porre in atto politiche lungimiranti, che promuovano le condizioni concrete di abitazione, di lavoro e di servizi sociali, atte a favorire la costituzione della famiglia e la risposta alla vocazione alla maternità e paternità, ed inoltre assicurino all'Europa di oggi la risorsa più preziosa: gli europei di domani ». 160
97 La carità operosa ci impegna ad affrettare il Regno venturo. Per ciò stesso collabora alla promozione degli autentici valori che sono alla base di una civiltà degna dell'uomo. Come ricorda, infatti, il Concilio Vaticano II, « i cristiani, in cammino verso la città celeste, devono ricercare e pensare alle cose di lassù; questo tuttavia non diminuisce, ma anzi aumenta il peso del loro dovere di collaborare con tutti gli uomini per la costruzione di un mondo più umano ». 161 L'attesa dei cieli nuovi e della terra nuova, lungi dall'estraniare dalla storia, intensifica la sollecitudine per la realtà presente dove fin d'ora cresce la novità che è germe e figura del mondo che verrà.
Animati da queste certezze di fede, adoperiamoci per la costruzione di una città degna dell'uomo. Anche se non è possibile costruire nella storia un ordine sociale perfetto, sappiamo però che ogni sforzo sincero per costruire un mondo migliore è accompagnato dalla benedizione di Dio, e che ogni seme di giustizia e di amore piantato nel tempo presente fiorisce per l'eternità.
98 Nel costruire la città degna dell'uomo, un ruolo ispiratore va riconosciuto alla Dottrina Sociale della Chiesa. Attraverso di essa, infatti, la Chiesa pone al Continente europeo la questione della qualità morale della sua civiltà. Essa trae origine dall'incontro tra il messaggio biblico con la ragione da una parte, e i problemi e le situazioni riguardanti la vita dell'uomo e della società dall'altra. Con l'insieme dei principi da essa offerti, tale dottrina contribuisce a porre solide basi per una convivenza a misura d'uomo, nella giustizia, nella verità, nella libertà e nella solidarietà. Protesa a difendere e a promuovere la dignità della persona, fondamento non solo della vita economica e politica, ma anche della giustizia sociale e della pace, essa si presenta capace di sostenere i pilastri portanti del futuro del Continente. 162 In questa stessa dottrina si trovano i riferimenti per poter difendere la struttura morale della libertà, così da salvaguardare la cultura e la società europea sia dall'utopia totalitaria della « giustizia senza libertà » sia da quella della « libertà senza verità », cui si accompagna un falso concetto di « tolleranza », entrambe foriere di errori ed orrori per l'umanità, come testimonia tristemente la storia recente dell'Europa stessa. 163
99 La Dottrina Sociale della Chiesa, per il suo intrinseco legame con la dignità della persona, è fatta per essere compresa anche da coloro che non appartengono alla comunità dei credenti. È urgente, quindi, diffonderne la conoscenza e lo studio, superando l'ignoranza che di essa si ha anche tra i cristiani. Lo esige l'Europa nuova in via di costruzione, bisognosa di persone educate secondo questi valori, disposte ad adoperarsi per la realizzazione del bene comune. È necessaria a tal fine la presenza di laici cristiani che nelle diverse responsabilità della vita civile, dell'economia, della cultura, della sanità, dell'educazione e della politica, agiscano in modo da potervi infondere i valori del Regno. 164
100 Tra le sfide che si pongono oggi al servizio al Vangelo della speranza va annoverato il crescente fenomeno delle immigrazioni, che interpella la capacità della Chiesa di accogliere ogni persona, a qualunque popolo o nazione essa appartenga. Esso stimola anche l'intera società europea e le sue istituzioni alla ricerca di un giusto ordine e di modi di convivenza rispettosi di tutti, come pure della legalità, in un processo d'una integrazione possibile.
Considerando lo stato di miseria, di sottosviluppo o anche di insufficiente libertà, che purtroppo caratterizza ancora diversi Paesi, tra le cause che spingono molti a lasciare la propria terra, c'è bisogno di un impegno coraggioso da parte di tutti per la realizzazione di un ordine economico internazionale più giusto, in grado di promuovere l'autentico sviluppo di tutti i popoli e di tutti i Paesi.
101 Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l'Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione « universalistica » del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell'intera famiglia umana. Lo stesso fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni.
Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell'accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali. È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L'accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi.
102 Occorre pure impegnarsi per individuare forme possibili di genuina integrazione degli immigrati legittimamente accolti nel tessuto sociale e culturale delle diverse nazioni europee. Essa esige che non si abbia a cedere all'indifferentismo circa i valori umani universali e che si abbia a salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione. Una convivenza pacifica e uno scambio delle reciproche ricchezze interiori renderà possibile l'edificazione di un'Europa che sappia essere casa comune, nella quale ciascuno possa essere accolto, nessuno venga discriminato, tutti siano trattati e vivano responsabilmente come membri di una sola grande famiglia.
103 Per parte sua, la Chiesa è chiamata a « continuare la sua azione nel creare e rendere sempre migliori i suoi servizi di accoglienza e le sue attenzioni pastorali per gli immigrati e i rifugiati », 165 per far sì che siano rispettate la loro dignità e libertà e sia favorita la loro integrazione.
In particolare, si ricordi di dare una specifica cura pastorale all'integrazione degli immigrati cattolici, rispettando la loro cultura e l'originalità della loro tradizione religiosa. A tale scopo, sono da favorire contatti tra le Chiese di origine degli immigrati e quelle di accoglienza, così da studiare forme di aiuto, che possano prevedere anche la presenza, tra gli immigrati, di presbiteri, consacrati e operatori pastorali adeguatamente formati provenienti dai loro Paesi.
Il servizio del Vangelo esige, inoltre, che la Chiesa, difendendo la causa degli oppressi e degli esclusi, chieda alle autorità politiche dei diversi Stati e ai responsabili delle Istituzioni europee di riconoscere la condizione di rifugiati per quanti fuggono dal proprio Paese di origine a motivo di pericoli per la propria esistenza, come pure di favorirne il ritorno nei propri Paesi; e di creare altresì le condizioni perché sia rispettata la dignità di tutti gli immigrati e siano difesi i loro diritti fondamentali. 166
III. Decidiamoci alla carità!
104 L'appello a vivere la carità operosa, rivolto dai Padri sinodali a tutti i cristiani del Continente europeo, 167 rappresenta la sintesi felice di un autentico servizio al Vangelo della speranza. Ora lo ripropongo a te, Chiesa di Cristo che vivi in Europa. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli europei di oggi, soprattutto dei poveri e dei sofferenti, siano pure le tue gioie e le tue speranze, le tue tristezze e le tue angosce e nulla di ciò che è genuinamente umano non trovi eco nel tuo cuore. All'Europa e al suo cammino guarda con la simpatia di chi apprezza ogni elemento positivo, ma insieme non chiude gli occhi su quanto v'è di incoerente con il Vangelo e lo denuncia con forza.
105 Chiesa in Europa, accogli ogni giorno con rinnovata freschezza il dono della carità che il tuo Signore ti offre e di cui ti rende capace. Impara da lui i contenuti e la misura dell'amore. E sii Chiesa delle beatitudini, continuamente conformata a Cristo (cfr Mt 5,1-12).
Libera da intralci e da dipendenze, sii povera e amica dei più poveri, accogliente verso ogni persona e attenta verso ogni forma, antica o nuova, di povertà.
Continuamente purificata dalla bontà del Padre, riconosci nell'atteggiamento di Gesù, che ha sempre difeso la verità mostrandosi nello stesso tempo misericordioso verso i peccatori, la norma suprema della tua azione. In Gesù, alla cui nascita fu annunciata la pace (cfr Lc 2,14), in lui che con la sua morte ha abbattuto ogni inimicizia (cfr Ef 2, 14) e ha donato la pace vera (cfr GV 14,27), sii artefice di pace, invitando i tuoi figli a lasciarsi purificare il cuore da ogni ostilità, egoismo e partigianeria, favorendo in ogni circostanza il dialogo e il rispetto reciproci.
In Gesù, giustizia di Dio, non stancarti mai di denunciare ogni forma di ingiustizia. Vivendo nel mondo con i valori del Regno che viene, sarai Chiesa della carità, darai il tuo contributo indispensabile per edificare in Europa una civiltà sempre più degna dell'uomo.
Ecclesia in europa 72