GPII Discorsi 2000 442
Sabato, 16 Dicembre 2000
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Siete venuti anche oggi numerosi per quest'appuntamento giubilare. Grazie per questa gradita visita che si inserisce nel vostro pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli. Nell'Anno del Grande Giubileo voi intendete rinnovare la vostra professione di fede in Cristo, nostro Salvatore. Vi saluto con affetto e ben volentieri vi accolgo in questa grande piazza, meta quotidiana di tantissimi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
2. Con grande gioia vi do il benvenuto, pellegrini giubilari dell'Arcidiocesi di Toledo e di altre Diocesi spagnole, venuti a Roma per partecipare alla solenne celebrazione eucaristica in Rito Mozarabico nella Basilica di San Pietro. Saluto con affetto Monsignor Francisco Álvarez Martínez, Arcivescovo di Toledo e Superiore responsabile del Rito Mozarabico, e lo ringrazio per le cordiali parole con le quali si è fatto interprete dei vostri sentimenti.
La celebrazione che avete appena realizzato secondo il vostro antico e venerabile rito Mozarabico si unisce in questo Anno Santo alla serie di celebrazioni giubilari tenute a Roma nei diversi riti e tradizione liturgiche della Chiesa, sia d'Oriente sia d'Occidente. Con esse è stata messa chiaramente in evidenza l'unità della fede cattolica nella diversità legittima delle sue molteplici espressioni storiche e geografiche.
Cari fratelli, non è la prima volta che risuonano qui le belle melodie mozarabiche e i poetici testi liturgici dell'antico Rito Ispanico, conservato con fervore dalla comunità mozarabica di Toledo. Dopo una prima celebrazione durante le sessioni del Concilio Vaticano II, io stesso ho avuto l'immensa gioia di presiedere, nel giorno dell'Ascensione del Signore dell'anno 1992, la celebrazione dell'Eucaristia in Rito Mozarabico. In quella occasione ho affermato che la Liturgia Mozarabica rappresenta una realtà ecclesiale, e anche culturale, che non può essere destinata all'oblio se si vogliono comprendere profondamente le radici dello spirito cristiano del popolo spagnolo. Oggi desidero aggiungere che, di fronte alle grandi sfide del momento presente, è necessario trarre dai suoi abbondanti tesori spirituali e culturali un valido aiuto per rafforzare la fede cristiana delle vostre genti e, allo stesso tempo, una guida sicura per orientare il compito evangelizzatore del terzo millennio, in sintonia con la spiritualità dei vostri avi e l'idiosincrasia del popolo spagnolo.
Amati figli di Toledo e della Spagna, non abbiate paura dinanzi alle grandi sfide del presente! Avanzate fiduciosi lungo il cammino della nuova evangelizzazione, del servizio caritativo ai poveri e della testimonianza cristiana in ogni realtà sociale. Procedete con gioia, portate con voi una ricca e nobile tradizione cristiana. Molti santi e sante hanno fatto dei vostri paesi e delle vostre città una terra di santità. Seguite il loro esempio, percorrete il sentiero della santità. Siate apostoli del nostro tempo, confidando sempre nell'aiuto di Dio.
443 Vi accompagni e vi sostenga la Vergine Maria, stella dell'Avvento. Con quanto fervore la vostra Liturgia Mozarabica loda la sua perpetua verginità! "Dal suo pudico grembo virginale uscì Cristo come un raggio di luce purissima (...), O ineffabile azione di Dio! Il Figlio unigenito di Dio esce dalle viscere materne senza aprire la via naturale del parto. Nell'essere concepito e dato alla luce, suggella il grembo della Vergine e lo lascia intatto". A Lei affido le vostre famiglie, i vostri bambini e i vostri giovani, i vostri malati e i vostri anziani, e invocando la protezione del santo Arcivescovo Ildefonso di Toledo, vi benedico di cuore.
3. Mi rivolgo ora a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, impegnati a vario titolo nel settore della Moda, qui convenuti per celebrare il vostro Giubileo. Nel vostro lavoro, che vi chiede fantasia e gusto, cercate di trasmettere agli altri l'amore per la bellezza. Perché questo avvenga pienamente, siate sempre animati da quei sani principi morali che formano il patrimonio di ogni cultura autenticamente umana. Possa la vostra opera, ispirata anche dalla bellezza e dalla novità del messaggio cristiano, elevare lo spirito verso Colui che trasforma in giubilo le fatiche della vita. Auspico che ciascuno di voi, pellegrino alla tomba dell'apostolo Pietro, possa fare sua questa esperienza di fede e di conversione, per celebrare nella gioia i duemila anni dalla nascita di Cristo.
4. Saluto, poi, quanti sono associati alla Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca e qui presenti insieme con il Direttore Generale. Gesù nelle sue parabole ha paragonato il Regno dei cieli ad "una rete gettata nel mare" (Mt 13,47) e gli Apostoli a "pescatori di uomini" (Mc 1,17). Il mare è una bella immagine di questo mondo nel quale si svolge la nostra esistenza. L'umanità solca i flutti del tempo avanzando verso le sponde dell'eternità. Essa attende di essere salvata da Cristo. Lungo la traversata ciascun essere umano cerca conforto e sicurezza in Cristo, al quale "anche il vento e il mare obbediscono" (Mc 4,41).
Auguro a tutti voi di poter vivere questo rapporto con le risorse naturali nel pieno rispetto dell'ambiente marino, così che siano salvaguardati lavoro e sostentamento anche per le generazioni future, in una pacifica convivenza, sul mare come sulla terra, tra la natura e gli uomini.
5. Uno speciale pensiero va a voi, cari promotori, organizzatori ed artisti che prendete parte al simpatico e caratteristico "Derby del Cuore" allo stadio Olimpico. Quest'anno, come sempre in collaborazione con la Caritas, esso si prefigge di andare incontro specialmente ai bambini in difficoltà, ai bambini che soffrono o si trovano in pericolo. Nell'imminenza ormai del Santo Natale, possa questa vostra lodevole iniziativa, tanto amata dal pubblico, recare serenità a quanti vi partecipano direttamente o attraverso la televisione. Sia un contributo semplice, ma efficace per abbattere ogni barriera di discriminazione sociale e per far crescere la cultura dell'accoglienza e della solidarietà.
6. Rivolgo adesso un caloroso saluto ai fedeli provenienti dalle Parrocchie Santa Maria delle Grazie, in Marcellina di Roma; San Rocco, in Montorio al Vomano; San Marcellino, in Caserta; San Gavino Martire, in Camposano; come pure ai fedeli giunti da Arce, Oppido Lucano,Balze di Verghereto, e agli esponenti dell'Arciconfraternita della Misericordia di Firenze.
Carissimi, l'odierna esperienza giubilare costituisca per voi un’occasione di rinnovata adesione alla persona di Cristo, e vi stimoli a vivere il Natale ormai vicino con più intensa preghiera e generosità.
Il mio benvenuto va inoltre ai Componenti della Pattuglia acrobatica delle "Frecce Tricolori", accompagnati da Mons. Angelo Comastri, Arcivescovo Prelato di Loreto, e dal Generale Andrea Fornasiero, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana. Nel rivolgere a loro ed ai familiari un cordiale pensiero, auspico che l'attività di volo e le loro ben note esibizioni aeree costituiscano per tutti un forte richiamo ad elevare lo sguardo dalle vicende terrene verso le luminose realtà celesti.
7. Cari giovani scout unitari di Francia, vi saluto cordialmente, e saluto anche tutti i francofoni. Che il vostro pellegrinaggio vi aiuti a volgervi verso Cristo, per ricevere la sua grazia e un nuovo slancio per la missione, in una comunione sempre più grande con tutta la Chiesa. Con la Benedizione Apostolica.
8. Il mio affettuoso saluto va infine agli altri gruppi di pellegrini ed ai fedeli che si sono uniti a questo nostro incontro, che si tiene proprio all'inizio della Novena di Natale.
Maria Santissima, che duemila anni fa accolse nel suo grembo verginale il Verbo di Dio fatto uomo, ci aiuti a preparare il nostro cuore per il Signore che viene a portare pace e salvezza anche nel nostro tempo. E' questo l'augurio che formulo per ciascuno dei presenti e che accompagno volentieri con una speciale Benedizione Apostolica.
444 Al Venerato Fratello nell'Episcopato
il Signor Cardinale Antonio María Javierre Ortas
Con piacere ho appreso che il 16 dicembre prossimo Ella presiederà una seduta accademica dedicata al 1200° anniversario dell'incoronazione imperiale di Carlo Magno, compiuta dal Papa Leone III nel Natale dell'800. Volendo partecipare almeno spiritualmente alla celebrazione della storica ricorrenza, Le invio questo mio Messaggio, con il quale intendo far pervenire a Lei ed alla distinta assemblea il mio beneaugurante saluto.
La commemorazione dello storico evento ci invita a volgere lo sguardo non soltanto al passato, ma anche all'avvenire. Essa, infatti, coincide con la fase decisiva della stesura della "Carta dei diritti fondamentali" dell'Unione Europea. Questa fausta coincidenza invita a riflettere sul valore che anche oggi conserva la riforma culturale e religiosa promossa da Carlo Magno: il suo rilievo, infatti, è ben maggiore dell'opera da lui svolta per la materiale unificazione delle varie realtà politiche europee dell'epoca.
E' la grandiosa sintesi tra la cultura dell'antichità classica, prevalentemente romana, e le culture dei popoli germanici e celtici, sintesi operata sulla base del Vangelo di Gesù Cristo, ciò che caratterizza il poderoso contributo offerto da Carlo Magno al formarsi del Continente. Infatti, l'Europa, che non costituiva una unità definita dal punto di vista geografico, soltanto attraverso l'accettazione della fede cristiana divenne un continente, che lungo i secoli riuscì a diffondere quei suoi valori in quasi tutte le altre parti della terra, per il bene dell'umanità. Al tempo stesso, non si può non rilevare come le ideologie, che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo, siano uscite da un'Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane.
L'impegno che l'Unione Europea si è assunto di formulare una "Carta dei diritti fondamentali" costituisce un tentativo di sintetizzare nuovamente, all'inizio del nuovo millennio, i valori fondamentali ai quali deve ispirarsi la convivenza dei popoli europei. La Chiesa ha seguito con viva attenzione la vicenda dell'elaborazione di tale documento. Al riguardo, non posso nascondere la mia delusione per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio, nel quale peraltro sta la fonte suprema della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Non si può dimenticare che fu la negazione di Dio e dei suoi comandamenti a creare, nel secolo passato, la tirannide degli idoli, espressa nella glorificazione di una razza, di una classe, dello stato, della nazione, del partito, in luogo del Dio vivo e vero. E' proprio alla luce delle sventure riversatesi sul ventesimo secolo che si comprende come i diritti di Dio e dell'uomo s'affermino o cadano insieme.
Nonostante molti nobili sforzi, il testo elaborato per la "Carta europea" non ha soddisfatto le giuste attese di molti. Poteva, in particolare, risultare più coraggiosa la difesa dei diritti della persona e della famiglia. E' infatti più che giustificata la preoccupazione per la tutela di tali diritti, non sempre adeguatamente compresi e rispettati. In molti Stati europei essi sono minacciati, ad esempio, dalla politica favorevole all'aborto, quasi dappertutto legalizzato, dall'atteggiamento sempre più possibilista nei confronti dell'eutanasia e, ultimamente, da certi progetti di legge in materia di tecnologia genetica non sufficientemente rispettosi della qualità umana dell'embrione. Non basta enfatizzare con grandi parole la dignità della persona, se essa viene poi gravemente violata nelle norme stesse dell'ordinamento giuridico.
La grande figura storica dell'imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell'Europa, riportando quanti la studiano ad un'epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un'imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell'esperienza. Alla ricerca della sua identità, l'Europa non può prescindere da un energico sforzo di recupero del patrimonio culturale lasciato da Carlo Magno e conservato lungo più di un millennio. L'educazione nello spirito dell'umanesimo cristiano garantisce quella formazione intellettuale e morale che forma ed aiuta la gioventù ad affrontare i seri problemi sollevati dallo sviluppo scientifico-tecnico. In questo senso, anche lo studio delle lingue classiche nelle scuole può essere un valido aiuto per introdurre le nuove generazioni alla conoscenza di un patrimonio culturale di inestimabile ricchezza.
Esprimo, pertanto, il mio apprezzamento a quanti hanno preparato questa sessione accademica, con un particolare pensiero per il Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Monsignor Walter Brandmüller. L'iniziativa scientifica costituisce un prezioso contributo per la riscoperta di quei valori nei quali è riconoscibile l'«anima» più vera dell'Europa. In questa occasione vorrei salutare anche il coro degli Augsburger Domsingknaben, che per mezzo del loro canto arricchiscono degnamente il convegno.
Con questi sentimenti, invio volentieri a Lei, Signor Cardinale, ai relatori, ai partecipanti ed ai pueri cantores una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 14 dicembre 2000
445 Lunedì, 18 Dicembre 2000
Illustri Signori, Gentili Signore!
Poc'anzi è avvenuto lo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo-Base tra la Santa Sede e la Repubblica Slovacca. Do il mio cordiale benvenuto a Lei, Signor Presidente, agli illustri Membri della Delegazione ufficiale e all'Ambasciatore della Repubblica Slovacca presso la Santa Sede. Saluto anche Lei, Signor Cardinale Ján Chryzostom Korec, il Nunzio Apostolico, il Presidente e i Membri della Conferenza Episcopale intervenuti alla solenne cerimonia.
Con lo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo-Base, firmato il 24 novembre di quest’anno, inizia una nuova tappa nelle reciproche relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica Slovacca. La Chiesa e lo Stato hanno ora il compito di applicare quanto hanno concordato. È da augurare che un profondo spirito di cooperazione costruttiva continui ad ispirare tutti coloro ai quali sarà affidata la realizzazione di tale importante compito.
La ragione fondamentale della collaborazione tra la Chiesa e lo Stato è il bene della persona umana. Questa cooperazione deve tutelare e garantire i diritti dell'uomo. Una Chiesa che gode di tutta la libertà che le spetta viene posta nelle condizioni ottimali per cooperare insieme con tutte le altre forze vive della società “al bene spirituale e materiale della persona umana ed al bene comune”, come dice il Preambolo dell’Accordo.
Auspico che quanto oggi è stato compiuto contribuisca al consolidamento del legame sociale e allo sviluppo spirituale e materiale della società slovacca. Accompagno questi miei voti con l'invocazione della benedizione di Dio sui partecipanti a questo incontro e sull'intera Slovacchia, che ha sempre uno speciale posto nel mio cuore.
A tutti auguro di cuore Buone Feste Natalizie!
Giovedì, 21 dicembre 2000
1. Vi ringrazio, carissimi ragazzi e ragazze dell'Azione Cattolica, per questa tradizionale visita natalizia. Quando arriva l'A.C.R., vuol dire che il Natale è vicino!
Siete venuti a due a due, come i discepoli di Gesù, da diverse regioni d'Italia, accompagnati da un educatore per ogni Diocesi. Vi saluto con grande affetto, e saluto in modo speciale i maggiori responsabili che vi accompagnano.
Forse qualcuno di voi era presente al Giubileo dei bambini e dei ragazzi il 2 gennaio scorso. Il primo grande incontro del Giubileo è stato quello, e ricordo che l'Azione Cattolica ha lavorato tanto per quella manifestazione. Ora, cari ragazzi, siamo quasi alla fine dell'Anno Santo. Allora vi domando: come avete vissuto questi mesi? Certo, rispetto ad un anno fa, voi siete sensibilmente cresciuti. Alla vostra età, un anno in più è tanto, e i cambiamenti si notano di più. Ma potete dire di essere cresciuti anche come cristiani? La vostra amicizia con Gesù è diventata più forte, più profonda?
446 2. L'A.C.R. vi ha sicuramente aiutato nella vostra crescita come discepoli di Cristo. Con i vostri gruppi avete fatto in questo Anno del Grande Giubileo un cammino ancora più bello, più ricco, più gioioso, ed i frutti non mancheranno. Insieme con i vostri educatori e assistenti, vi proponete di diventare ancora più missionari, più capaci di portare agli altri la gioia di aver incontrato Gesù. Sono contento di questo sforzo missionario, e vi ripeto che conto molto sulla vostra collaborazione per la diffusione del Vangelo in famiglia, nella scuola, nello sport, dappertutto.
Da parte mia vi accompagno con la preghiera, perché, come Gesù, possiate crescere in sapienza e grazia, davanti a Dio e agli uomini. Questo si realizzerà, se amerete sempre la Madonna e vi lascerete da Lei guidare. L'esempio dei pastorelli di Fatima, Francesco e Giacinta, che proprio quest'anno ho avuto la gioia di proclamare Beati, dimostra ancora una volta che i bambini hanno un legame speciale con la Vergine Maria. Con il suo aiuto possono raggiungere la vetta della santità.
Grazie ancora, carissimi, per la vostra visita e per i vostri doni. Con grande affetto vi benedico, insieme con tutti i vostri amici dell'Azione Cattolica, i vostri familiari ed i vostri educatori.
Buon Natale!
Giovedì, 21 dicembre 2000
1. Pater misit Filium suum Salvatorem mundi: gaudeamus!
Particolarmente viva è la gioia che sperimentiamo in questo Natale del Grande Giubileo, nel quale con maggior emozione contempliamo il volto di Cristo, a duemila anni dalla sua nascita. Gaudeamus! E' sull'onda di questo gaudio profondo dell'animo che vi porgo il mio cordiale saluto, carissimi Signori Cardinali e collaboratori della Curia Romana, convenuti per questo tradizionale appuntamento di famiglia.
Sono grato a Lei, Signor Cardinale Decano, per aver voluto esprimere, con gli auguri che di cuore ricambio, i sentimenti di affetto e devozione della Curia Romana. Essi scaturiscono non soltanto da umana finezza d'animo, ma dalla fede che insieme condividiamo, e che ci assicura la speciale presenza di Cristo, dove "due o tre sono riuniti nel suo nome" (cfr Mt 18,20).
Pater misit Filium suum Salvatorem mundi! Questa verità centrale della fede cristiana ci offre anche il criterio di un bilancio, per così dire, "spirituale", di questo anno laborioso, e soprattutto addita la strada che si apre davanti a noi. La Porta Santa sta per essere chiusa, ma il Cristo che essa rappresenta è "lo stesso ieri, oggi e sempre"(He 13,8). E' Lui la "porta"! (cfr Jn 10,9). E' Lui la "via"! (cfr Jn 14,6). Se voi siete qui, come speciale comunità radunata intorno al Successore di Pietro, lo siete perché chiamati da Cristo a servizio della Chiesa, che Egli si è acquistato col suo Sangue (cfr Ac 20,28).
2. E' nel suo nome che abbiamo vissuto quest'anno di grazia, durante il quale sono state mobilitate tante energie all'interno del popolo cristiano, sia a livello universale che nelle Chiese particolari. Abbiamo visto affluire qui, al centro della cristianità, alle varie basiliche e in particolare presso la tomba del Principe degli Apostoli, un grandissimo numero di pellegrini. Essi hanno offerto, giorno dopo giorno, nello stupendo scenario di Piazza San Pietro, testimonianze sempre nuove di fede e di devozione o partecipando a solenni celebrazioni pubbliche o avanzando in ordinato raccoglimento verso la Porta Santa. Piazza San Pietro è stata quest'anno più che mai un "micro-cosmo" in cui le più varie situazioni dell'umanità si sono avvicendate.
Attraverso i pellegrini dei diversi continenti, il mondo in qualche modo è venuto a Roma. Dai bambini agli anziani, dagli artisti agli sportivi, dai disabili alle famiglie, dai politici ai giornalisti, dai Vescovi ai presbiteri e consacrati, tante persone si sono qui ritrovate col desiderio di portare a Cristo non soltanto se stesse, ma anche il loro lavoro, i loro ambienti professionali e culturali, la loro storia quotidiana.
447 A ciascuno di questi gruppi, generalmente molto numerosi, ho potuto annunciare ancora una volta Cristo, il Salvatore del mondo, il Redentore dell'uomo. Nel comune ricordo è rimasto particolarmente vivo il Giubileo dei giovani, e non solo per le dimensioni che lo hanno contraddistinto, ma soprattutto per l'impegno che i "ragazzi del Papa" - come sono stati chiamati - hanno saputo dimostrare. A loro chiesi: "che cosa, anzi chi siete venuti a cercare?". E con l'avallo del loro applauso ho interpretato i loro sentimenti dicendo: "Siete venuti a cercare Gesù Cristo! (Discorso in Piazza San Pietro, 15 agosto 2000).
3. Al buon esito di tutto questo movimento - vero pellegrinaggio del Popolo di Dio - anche voi, carissimi collaboratori della Curia Romana, avete contribuito, adoperandovi, in collaborazione col Comitato del Grande Giubileo e con gli enti di volta in volta implicati, per assicurare la riuscita delle celebrazioni di vostra competenza. Approfitto di questa circostanza per esprimere il mio grato apprezzamento ai Dicasteri ed alle Amministrazioni della Santa Sede, come pure agli Uffici del Governatorato. Essi si sono generosamente impegnati, negli ambiti delle rispettive competenze, per la conveniente attuazione delle diverse Giornate Giubilari.
E come dimenticare il diuturno lavoro del Cardinale Arciprete della Basilica Vaticana, nonché la dedizione della Segreteria di Stato, della Prefettura della Casa Pontificia e dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie? Né posso tralasciare una speciale menzione per la costante disponibilità mostrata dagli Organismi preposti alla comunicazione sociale, da L'Osservatore Romano alla Sala Stampa, alla Radio Vaticana, al Centro Televisivo Vaticano. E potrei non ricordare il ministero nascosto, ma così importante, dei Penitenzieri e dei Confessori delle varie Basiliche? Un grato riconoscimento va poi al Vicariato di Roma per il grande contributo offerto in varie manifestazioni dell'Anno giubilare, specialmente per il Congresso Eucaristico e la Giornata Mondiale della Gioventù. Penso, inoltre, ai tanti volontari, giovani ed adulti provenienti da varie nazioni. Troppo lungo sarebbe l'elenco di quanti hanno speso le loro energie per la buona riuscita del Giubileo. Tutto è sotto lo sguardo di Dio e, secondo la parola di Gesù, sarà lo stesso Padre "che vede nel segreto" (Mt 6,6) a ricompensare quanti hanno lavorato nel suo nome e per l'avvento del suo Regno.
4. Mi pare significativo, tuttavia, in questa circostanza, che ci vede riuniti per esprimere la nostra comunione, fare specifica memoria del Giubileo che la Curia romana ha vissuto in prima persona lo scorso 22 febbraio, quasi per gustarne ancora una volta i frutti spirituali. Il Giubileo della Curia è stato un momento di intensa esperienza di fede, modulata sulle parole di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Su queste parole si misura la fede di tutta la Chiesa. In modo speciale poggia su questa confessione del Principe degli Apostoli il "ministerium petrinum" e, con esso, il compito riservato alla speciale comunità che noi formiamo. Ciò che noi siamo, infatti, lo siamo in funzione del ministero che Cristo ha affidato a Pietro: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle" (cfr Jn 21,15-17).
Mistero di grazia e di condiscendenza, questo, che si può comprendere solo nell'ottica della fede. Proprio in occasione del vostro Giubileo, vi dicevo che "il ministero petrino non si fonda sulle capacità e sulle forze umane, ma sulla preghiera di Cristo, che implora il Padre perché la fede di Simone «non venga meno» (Lc 22,32)". E' un'esperienza che faccio ogni giorno. L'Anno giubilare è stato anche per me un momento in cui ho avvertito più forte la presenza di Cristo. Il lavoro è stato - com'era prevedibile - più gravoso del solito, ma con l'aiuto di Dio tutto è andato per il meglio. Alla fine ormai di quest'anno singolare desidero dare lode al Signore che mi ha concesso di annunciare così largamente il suo nome, facendo pienamente mio il programma dell'apostolo Paolo: "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5).
5. Questa prospettiva di fede, carissimi, segni costantemente anche il vostro speciale servizio. Se Cristo sostiene colui che Egli ha scelto come Successore di Pietro, non mancherà certamente di concedere la sua grazia anche a voi, che avete l'impegnativo compito di coadiuvarlo. Ma se grande è il dono, elevata è anche la responsabilità di corrispondervi in modo adeguato. La Curia Romana dev'essere, pertanto, un luogo in cui si respira santità. Un luogo a cui devono essere profondamente estranei la competizione e il carrierismo, in cui deve vigere solo l'amore per Cristo, manifestato nella gioia della comunione e del servizio, ad imitazione di Colui che è "venuto non per essere servito, ma per servire" (Mc 10,45).
6. Ho voluto sottolineare questo essenziale riferimento a Cristo con il pellegrinaggio in Terra Santa, preceduto dalla commemorazione di Abramo "nostro padre nella fede" nell'Aula Paolo VI e dalla visita ad alcuni luoghi veterotestamentari della storia della salvezza. Come dimenticare l'emozione di quei giorni di marzo in cui mi è stato dato di rivivere la vicenda storica di Gesù nei suoi momenti fondamentali, dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgotha? In modo speciale nel Cenacolo ho pensato a voi, miei carissimi collaboratori della Curia Romana. Vi ho portati tutti con me nel ricordo e nella preghiera. E' stata una vera «immersione» nel mistero di Cristo. Al tempo stesso, è stata un'occasione d'incontro non soltanto con la comunità cristiana, ma anche con quella ebraica e con quella islamica. Nella stima che ho manifestato a quelle comunità, e che mi è stata da loro pienamente ricambiata, ho potuto pregustare la gioia che tutti sperimenteranno, quale riflesso della gioia di Dio stesso, quando quella terra così santa e purtroppo così straziata troverà finalmente la pace. Noi vogliamo oggi dire la nostra vicinanza a quanti stanno soffrendo in quell'estenuante conflitto, ed invochiamo Dio perché plachi la violenza dei sentimenti e delle armi, e orienti gli animi a soluzioni adeguate per una pace giusta e duratura.
7. Una stupenda icona dell'Anno giubilare rimane sicuramente il momento di preghiera ecumenica che lo ha caratterizzato fin dalle prime battute. Ricordo con commozione l'apertura della Porta Santa a San Paolo fuori le mura, il 18 gennaio. A spingere quella porta c'erano non solo le mie mani, ma anche quelle del Metropolita Athanasios in rappresentanza del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e quelle del Primate Anglicano George Carey. Nelle nostre persone era rappresentata l'intera cristianità, addolorata per le divisioni storiche che la feriscono, ma in ascolto al tempo stesso dello Spirito di Dio che la spinge verso la piena comunione.
Di fronte alle persistenti fatiche del cammino ecumenico occorre non perdersi d'animo. Dobbiamo credere che il traguardo della piena unità di tutti i cristiani è realmente possibile, con la forza di Cristo che ci sostiene. Da parte nostra, accanto alla preghiera e al dialogo teologico, dobbiamo coltivare quell'atteggiamento spirituale che, proprio in quella suggestiva circostanza, ho indicato come il "sacrificio dell'unità". Con quelle parole volevo evocare la capacità di "mutare il nostro sguardo, dilatare il nostro orizzonte, saper riconoscere l'azione dello Spirito Santo che opera nei nostri fratelli, scoprire volti nuovi di santità, aprirci ad aspetti inediti dell'impegno cristiano" (Omelia durante la solenne celebrazione ecumenica, 18 gennaio 2000).
8. Con analoga apertura d'animo il Giubileo si è posto nel solco del dialogo inter-religioso che, inaugurato dal Concilio Vaticano II con la Dichiarazione Nostra aetate, ha registrato in questi decenni significativi passi avanti. Ricordo, in particolare, la preghiera di Assisi del 1986 e quella in Piazza San Pietro dello scorso anno. Si tratta ovviamente di un dialogo che non intende in alcun modo sminuire il doveroso annuncio di Cristo quale unico Salvatore del mondo, come ha recentemente ribadito la Dichiarazione Dominus Iesus. Il dialogo non pone in discussione questa verità essenziale per la fede cristiana, ma poggia sul presupposto che, proprio alla luce del mistero di Dio rivelato in Cristo, possiamo cogliere tanti semi di luce sparsi dallo Spirito nelle varie culture e religioni. Pertanto, nella coltivazione dialogica di tali semi, è possibile crescere insieme, anche con i credenti di altre religioni, nell'amore di Dio, nel servizio all'umanità, nel cammino verso la pienezza di verità, a cui misteriosamente ci conduce lo Spirito di Dio (cfr Jn 16,13).
9. Il Grande Giubileo, ispirandosi alle sue lontane ma sempre vive origini bibliche, è stato anche un anno di più intensa presa di coscienza dell'urgenza della carità, specie nella dimensione dell'aiuto che va prestato ai Paesi più poveri. Solo nel contesto di un impegno ispirato ad una solidarietà "globale" può trovarsi il rimedio ai rischi insiti in un'economia mondiale tendenzialmente priva di regole a tutela dei soggetti più deboli. Grande significato ha avuto, in questo senso, l'impegno della Chiesa per la riduzione del debito internazionale dei Paesi poveri. Ciò che non pochi Parlamenti hanno deliberato è senza dubbio incoraggiante, ma molto resta da fare. Ugualmente vorrei qui ringraziare i responsabili delle Nazioni che hanno accolto il mio ripetuto appello a compiere un "segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti". Auspico che il cammino iniziato sia portato a compimento. Al di là di questi problemi specifici, poi, è l'intero spazio della carità che la riflessione giubilare ha posto davanti ai nostri occhi, sollecitando tutti i cristiani ad un atteggiamento di generosa condivisione. La carità rimane la grande consegna per il cammino che ci attende. E' attraverso di essa che risplende pienamente la verità di Dio-Amore, di quel Dio che "ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16).
448 10. Pater misit Filium suum Salvatorem mundi: gaudeamus! Questa certezza ha guidato i duemila anni della storia cristiana. Ancora da essa dobbiamo ricominciare in questo inizio di millennio. Ripartire da Cristo! E' questa la parola d'ordine che deve accompagnare la Chiesa nel suo introdursi entro il terzo millennio. Tra qualche giorno la Porta Santa si chiude, ma più che mai resta spalancata la Porta viva che è Cristo stesso. Sono sicuro che in questa ripresa del cammino, ancora una volta voi, carissimi collaboratori della Curia Romana, sarete disponibili e pronti. Nel mondo dello spirito non si danno pause! Il segreto di questo slancio inesausto è Cristo stesso, che tra qualche giorno la liturgia ci farà contemplare Bambino nel Presepe. A Lui, per intercessione di Maria, Madre della Speranza, chiederemo di avvolgerci con la sua luce e di sostenerci nel nuovo cammino.
Nel suo nome vi abbraccio tutti con affetto e, nel porgervi i più cordiali auguri, vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica. Buon Natale!
GPII Discorsi 2000 442