GPII 1988 Insegnamenti - Per la celebrazione mariana - Wilten (Austria)
Titolo: Una nuova cultura della comunità per rendere il mondo più abitabile e degno dell'uomo
Testo:
Cari fratelli e sorelle.
La Chiesa termina ogni giorno la Preghiera delle Ore con un saluto alla Madre di Dio. Anche io vorrei concludere la mia visita pastorale in Austria, che ha luogo nell'anno mariano, con un saluto a Maria nella vostra comunità di preghiera. Per questo motivo ci siamo riuniti davanti alla pia immagine di "Maria sotto le quattro colonne" qui a Wilten. La devozione a Maria non è un aspetto marginale della nostra fede, appartiene piuttosto al cuore del messaggio di salvezza. In Maria risplende il sole della salvezza, che ci ha donato in Cristo.
Meditiamo insieme sulla grande ricchezza di questa salvezza!
1. In Maria è avvenuta la meraviglia delle meraviglie, l'incarnazione di Dio.
"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14).
Questo messaggio fondamentale della fede cristiana è inseparabile da Maria. In lei ha avuto inizio la salvezza su questa terra. E così Maria ci porta al Figlio di Dio, che è diventato suo figlio e nostro fratello, in cui soltanto dimorano la nostra speranza e la nostra consolazione.
Questo riferimento al centro della fede, che Maria continua a darci, è attuale. Sempre di più gli uomini cercano il centro del loro essere. Questa ricerca può condurre talvolta su strade sbagliate; ma vuole essere presa sul serio. Molti si chiedono ancora quali sono le verità della fede. Si, molti giovani non si accontentano di informazioni generiche. Sempre di più si interrogano ostinatamente su Dio, su Cristo e sul mistero della Chiesa. E così facendo si interrogano sulla verità della loro vita. Non è forse vero che i pellegrinaggi richiamano, un numero sempre maggiore di persone? I pellegrinaggi tuttavia sono solo una parte del pellegrinaggio del Popolo di Dio. Sono un percorso di preghiera verso il centro, verso l'essenziale della nostra vita.
Preghiamo la Madre di Dio, che il suo Figlio ci ha donato questa patria, questo centro, affinché tutti i membri della Chiesa vengano presi dalla nostalgia e affinché non ci perdiamo in cose secondarie. Tutte le nostre istituzioni, soprattutto quelle relative alla catechesi e alla formazione, dovrebbero prefiggersi questo obiettivo. Preghiamo inoltre la Madre di Dio, affinché la Chiesa del mondo, come quella dell'Austria e del Tirolo, trovi il corretto linguaggio nella fede autentica, affinché possa condurre più profondamente gli uomini alla pienezza del messaggio cristiano di verità, che rende liberi. L'ultima parola pronunciata da Maria nel Vangelo rappresenta per noi un testamento: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).
2. In Maria vediamo la potenza della grazia.
La Vergine e Madre di Nazaret è quella persona, in cui il cielo si abbassa fino alla terra. Come un vaso aperto Maria si è spalancata al dono d'amore dell'Onnipotente. Ma ciò che Maria fa, ella lo fa per mezzo della grazia. Anche a noi essa dona la certezza che Dio ci ama e ci colma di doni. Egli è il primo, e noi riceviamo. Egli parla per primo, e noi ascoltiamo. Egli è la Parola, e noi siamo la risposta. Per questo l'angelo le dice: "Piena di grazia". Questa meravigliosa invocazione, parte essenziale della nostra fede, è di grande importanza anche adesso.
Mai come oggi nella sua storia l'uomo ha potuto reggere i destini della terra. Mai la sua potenza è stata tanto grande ed efficace. Mai ha sentito tanto forte la tentazione di fare tutto ciò che può, senza chiedersi se ciò sia lecito.
L'antica voce del seduttore delle origini "diventare te come Dio" (Gn 3,4) non si è mai spenta.
Eppure, proprio alla fine di questo secolo la nostra aspirazione è quella che le nostre capacità ci conducano a grandi imprese scientifiche e tecniche, ma anche alla disponibilità a lasciarci colmare di doni da Dio.
Altrimenti il nostro potere ci allontanerà dall'uomo, lo distruggerà, mentre perdiamo la nostra misura, quella misura originaria che possiamo trovare soltanto in Dio, il Creatore.
Preghiamo quindi in quest'ora affinché possiamo accogliere con gratitudine i doni che Dio ci regala: la fiducia in lui, la paziente fedeltà nel matrimonio e nella famiglia, il coraggio di portare una croce, la prontezza a mettere il cuore a disposizione degli altri. Che luminoso esempio è a questo proposito la Vergine Maria! Ella ha accolto l'amore di Dio, e la sua vita è diventata feconda per la salvezza del mondo.
Chi ha compreso la potenza della grazia che ci riempie di doni, custodirà il senso della preghiera. Chi non vuole ricevere nulla, riterrà la preghiera sia inutile. Presso Maria che tace, prega e custodisce tutte le parole di Dio nel cuore, noi, uomini d'oggi, possiamo imparare la preghiera; e allora anche nella nostra vita si mostreranno la potenza, la grandezza e l'amore di Dio.
3. Maria ci insegna la libertà e la dignità del servizio.
"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
In questa risposta di Maria è detta la cosa più bella che una creatura possa dire al suo Creatore. Ella trabocca di amore, che desidera solo ciò che vuole il Signore. Si trova all'estremo della stolta voce dell'angelo caduto, che ha urlato contro Dio la sua ribellione "Non serviro". Maria invece con la sua risposta ha aperto ai credenti di ogni tempo le porte dell'autentica libertà e dignità.
Molti beni della terra e della vita sono quindi a nostra disposizione.
Per noi tuttavia è veramente necessaria una civiltà dell'amore, una niova cultura della comunità umana. Altrimenti questo mondo non sarà più abitabile né degno dell'uomo.
Maria, con l'aiuto di Giuseppe, ha dato a suo figlio una casa e una protezione. Tutta la Chiesa deve quindi ispirarsi alla casa di Nazaret. In essa domina la disponibilità al servizio: Maria si era chiamata "serva" e il suo Figlio divino ha lavato i piedi ai suoi discepoli. "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore". E Giuseppe ha guadagnato con il suo lavoro il pane quotidiano per sé e per gli altri. Nello spirito di mutuo sostegno Gesù è cresciuto, e ha proseguito questa missione fino all'ultimo ed estremo sacrificio della sua morte in croce.
Tutto l'uomo si salverà, quando svilupperà il giusto spirito di servizio. Egli anela alla grande libertà interiore, che è un segno della sua inalienabile dignità.
Maria ha condotto un'esistenza nascosta, discreta. E in tal modo essa ha indicato proprio agli uomini che vivono nell'ombra, agli uomini che non hanno avuto successo, agli uomini modesti, la loro vera grandezza.
4. Guardiamo quindi con gratitudine all'amata immagine di nostra Madre, la Vergine Maria. Conosciamo la potenza della sua intercessione. Tutto ciò che ci addolora e che ci opprime, ella lo prende nelle sue buone mani e lo porta a suo Figlio, così come ha fatto nel suo primo miracolo, facendosi interprete delle piccole e grandi preoccupazioni umane: "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Anche oggi ella gli parla così, quando perdiamo il coraggio, la fiducia, la speranza.
Adesso debbo congedarmi da voi, e sono grato di poterlo fare in questo santo luogo. So che le vostre preoccupazioni ed aspirazioni, ed anche le mie preghiere, sono ben custodite nelle mani della Madre di Dio. Raccomandiamoci tutti alla sua intercessione e alla grazia di suo Figlio Gesù Cristo. Sia lodato il suo nome! Amen.
Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988
Titolo: La preziosa bellezza della vostra patria ha bisogno della vostra testimonianza di fede
Testo:
Illustre signor Presidente, cari fratelli e sorelle.
1. E' giunto il momento del commiato. Forte di una nuova, commovente esperienza, torno a Roma, lasciando questo bel Paese, ricco di montagne, valli e laghi, ricco allo stesso tempo di chiese e monasteri ricchi d'arte e di antiche consuetudini religiose. I molti incontri con persone singole, con gruppi e soprattutto con il Popolo di Dio nelle festose celebrazioni nelle diverse diocesi mi hanno commosso profondamente e resteranno un ricordo indelebile di questa mia seconda visita pastorale in Austria.
Innanzitutto ringrazio Dio, che elargisce tutti i doni, per questi giorni intensi di scambi spirituali, di preghiera comune e di riflessione sulla nostra missione cristiana come individui e come Chiesa nel mondo d'oggi. Signor Presidente, la ringrazio per le sue cortesi parole di saluto e per la cordiale accoglienza che anche questa volta in modo così generoso il suo Paese ed i suoi cittadini hanno voluto riservare a me e al mio seguito. Desidero rivolgere un ringraziamento particolare ai miei confratelli nell'episcopato per il loro zelante servizio al Popolo di Dio e per la fedele unione con il successore dell'apostolo Pietro, che mi hanno manifestato in modo commovente in questi giorni insieme ai loro fedeli e alle Chiese locali. Insieme a loro ringrazio anche i rappresentanti della vita pubblica ed ecclesiastica, le forze di sicurezza e quelle dell'ordine, e tutti coloro che hanno dato il loro contributo, con il massimo impegno, affinché questi giorni della mia visita pastorale potessero diventare una gioiosa festa della fede. Mi ha riempito particolarmente di gioia il fatto che anche un gran numero di cristiani che vivono oltre confine abbiano potuto partecipare ai nostri incontri.
2. Quale vicario di Gesù Cristo, quale testimone della sua lieta novella, sono venuto in mezzo a voi, amati fratelli e sorelle, per confermarvi nella fede e per incoraggiarvi, quali discepoli di Cristo, nella vostra missione nella Chiesa e nella società. Siate sempre consapevoli di questo: la preziosa bellezza della vostra patria, che tanti uomini hanno cercato e che hanno accolto con gratitudine, ha bisogno in modo particolare della vostra viva testimonianza di fede. I numerosi segni e monumenti religiosi del vostro paesaggio, creati da uomini di fede, chiese, cappelle, vie crucis, sono un'eredità che impegna, e che vale la pena continuare a tenere in vita. La vera bellezza è donata all'uomo innanzitutto con la grazia della fede. Lo vediamo in una semplice donna del popolo, in Maria. E poiché, proprio nel vostro Paese, così tante "belle Madonne" sono uscite dalle mani degli artisti, sono custodite e venerate con gioia, dovete sempre ricordare questo: il vostro Paese, ricco di tante bellezze naturali, ha bisogno soprattutto della vostra fede vissuta e del vostro apostolato, per completare la grazia della creazione. Ha bisogno di un vostro convinto "Si alla fede" per diventare veramente ed efficacemente un vostro "Si alla vita".
La vostra testimonianza a Cristo diventi tanto convincente, quanto più vi unirete in unanime comunione con gli altri, in stretta relazione con le vostre comunità e con tutto il Popolo di Dio. Custodite e approfondite soprattutto il sommo bene dell'unità e del credo comune con rettitudine e con reciproco amore. Le prime comunità di cristiani sono sorte dalla concordia interiore e dal sincero affetto fraterno; esse sono ancora oggi le convincenti caratteristiche dei discepoli di Gesù Cristo, affinché il mondo creda. Con la stessa generosita e lo stesso amore, che vi mostrate reciprocamente, dividerete quindi le vostre ricchezze spirituali e materiali con tutti i fratelli e le sorelle che si trovano nel bisogno.
Vorrei quindi congedarmi da voi con le parole incoraggianti dell'apostolo Paolo ai Corinti, e con lui dirvi: "Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità" (1Co 15,13-14).
Dio vi benedica e protegga voi e il vostro Paese! Addio!
Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988
Testo:
Volentieri cogliamo l'occasione speciale e insigne che ci viene offerta di inviare a te che hai prestato un emerito servizio nella Chiesa, una nostra lettera da cui tu possa comprendere con quale affetto ti accompagnamo.
Avvicinandosi infatti l'8 luglio, giorno in cui compirai sessant'anni di sacerdozio, riteniamo di non poter passare questa data sotto silenzio ma di doverci congratulare con te del memorabile evento e di fare qualche considerazione che conforti il tuo cuore.
Inanzitutto ora è un momento particolarmente opportuno per fare un esame della tua vita, per rendere ogni onore e lode a Dio che, vedendo i momenti difficili e quelli prosperi, con il suo sapientissimo piano volge tutto al meglio, a seconda del momento e della situazione, per i suoi servi, come certamente tu hai potuto sperimentare in tutti questi anni.
Ricorda, venerabile nostro fratello, il tempo in cui tu scelto tra gli uomini e divenuto ministro di Cristo, hai consacrato tutte le tue forze a Dio, e poi hai lavorato per un lungo periodo nella Pontificia Università Lateranense soprattutto per la direzione spirituale di tanti giovani che erano la speranza della Chiesa. Con vivo interesse e particolare favore infatti abbiamo accompagnato da lungo tempo il tuo lodevole ministero; la tua quotidiana attenzione al sacro culto, le molte iniziative intraprese per i fedeli a te affidati.
Dedito in particolare alle scienze sociali e alla formazione dei sacerdoti, hai prestato una validissima collaborazione per mandare ad effetto i decreti del Concilio Vaticano II. Sempre anche hai mostrato apertamente il tuo attaccamento a questa Sede apostolica. Per questi motivi e per molti altri noi, tre anni fa, ti abbiamo insignito della dignità di padre Cardinale.
L'anniversario della tua ordinazione sacerdotale senza dubbio eleverai preghiere a Dio per i sacerdoti, che spesso svolgono il loro ministero tra non poche né lievi difficoltà, perché innanzitutto adempiono ai compiti cui li chiama il Concilio Vaticano II perché "usando i mezzi adatti raccomandati dalla Chiesa, tendano a una sempre maggiore santità, per la quale diventino di giorno in giorno strumenti a servizio di tutto il Popolo di Dio" (PO 12).
Questo volevano scriverti, nostro venerabile fratello, con il nostro affetto. Frattanto noi, in occasione del tuo giubileo, eleviamo fervide preghiere a Dio, perché ti conceda abbondanti grazie dal cielo, ti ricolmi della sua dolcissima consolazione e, con l'intercessione di san Pietro, saldissima colonna della Chiesa, in questa età tu possa essere sempre più forte nello spirito.
Con l'augurio che la meravigliosa benevolenza di Dio ti accompagni in ogni giorno della tua vita, e che si compia in te ogni voto, confermiamo i nostri auguri con la nostra apostolica benedizione che impartiamo volentieri anche a tutti coloro che parteciperanno alle celebrazioni del tuo sessantesimo di sacerdozio.
Data: 1988-06-27 Data estesa: Lunedi 27 Giugno 1988
Titolo: "Fedele interprete delle mie speciali sollecitudini per il bene della Chiesa di Roma cui tutto il mondo guarda"
Testo:
"Celebrate con me il Signore / esaltiamo insieme il suo nome" (Ps 34[34],4).
1. Sono spiritualmente unito a voi, venerati fratelli nell'episcopato, cari sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici della Chiesa di Dio che in Roma, convenuti questa sera nella Patriarcale Basilica del Laterano, per ringraziare il Signore in occasione del 50° di sacerdozio e 30° di episcopato del Cardinale Ugo Poletti, che da oltre 15 anni si spende generosamente a servizio di questa diocesi.
La collaborazione del Cardinale vicario riveste per me una importanza tutta particolare, a motivo dell'essenziale missione che, per arcano disegno di Dio, ho come Vescovo di Roma. E' noto infatti che il servizio alla Chiesa universale, affidato al Papa quale successore di Pietro, scaturisce proprio dal suo servizio alla Chiesa di Roma, di cui l'apostolo occupo per primo la Sede e la consolido versando generosamente il suo sangue.
Il Cardinale vicario collabora con me nell'assolvere a questo compito fondamentale, consentendomi, con la sua disponibilità, a far fronte alle molteplici incombenze connesse con la responsabilità pastorale verso questa porzione del gregge di Cristo. Mi è caro riconoscere, anche in questa circostanza, il grande aiuto che mi è venuto, nel corso di questi anni, dal Cardinale Poletti.
Mentre elevo un sentito ringraziamento a Dio che mi ha concesso di potermi valere di un così solerte collaboratore, desidero esprimere anche a lei, signor Cardinale, la mia viva riconoscenza per quanto ha fatto e continua a fare interpretando le mie speciali sollecitudini per il bene di questa diletta Chiesa, a cui si guarda da ogni parte del mondo.
2. Si, ogni Chiesa sorella guarda alla Chiesa di Roma, ben sapendo che essa è stata irrorata, agli inizi dell'era cristiana, dal sangue degli apostoli Pietro e Paolo, e da quello di tanti altri martiri, e che ha continuato nei secoli a dar frutti di virtù nei santi che l'hanno abitata, come nelle varie componenti del Popolo di Dio. Chi potrebbe ignorare la responsabilità che nasce da un simile passato? La Roma di oggi deve raccogliere questa eredità, questa sfida. Anche perché la missione universale del Papa è giudicata anche sulla base di ciò che vien fatto nella sua Sede romana.
E' precisamente in questa prospettiva che si manifesta in tutta la sua importanza e delicatezza l'ufficio del Cardinale vicario, a cui spetta il compito di promuovere l'azione pastorale nella diocesi, coordinando iniziative e sforzi in vista del maggior bene dei fedeli.
L'abituale contatto con la realtà umana della diocesi, il dialogo con sacerdoti, persone consacrate, laici impegnati, il confronto stimolante con i collaboratori, lo pongono in grado di offrire al Papa un quadro costantemente aggiornato della situazione ecclesiale e di operare poi in modo efficace per tradurre in atto le direttive che da lui sono date in vista dell'azione pastorale concreta. Ciò, ovviamente, suppone nel Cardinale vicario un atteggiamento di continua solidarietà verso colui che, in quanto Vescovo di questa Chiesa, ne ha la piena responsabilità davanti a Dio.
3. Sono lieto di darle atto, signor Cardinale, di aver sempre cercato, nell'adempimento del suo ufficio, di attenersi ai criteri appena enunciati. La piena sintonia con i miei predecessori e con me è stata per lei assillo costante e condizione previa all'assunzione di ogni iniziativa pastorale. Con questo spirito ella s'è instancabilmente adoperata per far maturare nei membri di questa Chiesa una più consapevole partecipazione alle responsabilità provenienti dal loro Battesimo e per promuovere tra loro l'impegno dell'evangelizzazione, della condivisione e del servizio fraterno, così da far fronte in modo adeguato alle odierne istanze e ai nuovi bisogni indotti dalle recenti trasformazioni sociali e culturali.
Col medesimo spirito ella ora attende a portare avanti il Sinodo diocesano, entrato ormai nella sua fase decisiva. E', questa, un'occasione singolare per ravvivare nei cristiani di Roma la fierezza di appartenere alla Chiesa fondata sul martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo, di cui ricorre l'annua festività liturgica. Occorre che ogni fedele riscopra e faccia propria la vocazione particolare di questa Chiesa, chiamata da Dio ad offrire al mondo una testimonianza di comunione costruttiva, di fedeltà al patrimonio di verità della Tradizione riproposto all'uomo contemporaneo dal Concilio Vaticano II, di slancio sempre rinascente nell'annuncio del Vangelo a quanti vivono in questa città o qui convengono per essere confermati nella fede da Pietro che vive nei suo successori.
4. Signor Cardinale, in un momento significativo come questo non posso non ricordare anche la pronta disponibilità con cui ella ha accettato, a suo tempo, l'invito ad assumere la presidenza della Conferenza episcopale italiana, che le ha recato, insieme con nuove incombenze, nuove, gravi responsabilità. Le sono sinceramente grato per il lavoro svolto in questo campo, nel quale ha avuto modo di confermare le doti di generosità e di zelo che la distinguono. Sono certo di interpretare il pensiero dei Vescovi d'Italia nell'esprimerle cordiale apprezzamento per la sensibilità dimostrata nell'adempimento di un compito tanto delicato ed impegnativo.
Auspico che tanto fervore di attività possa essere coronato, con l'aiuto di Dio, da crescenti risultati positivi, apportatori di interiori consolazioni per lei e per tutto l'episcopato italiano, e di rinnovate opportunità di spirituale progresso per i fedeli; e assicuro a questo scopo uno speciale ricordo nella preghiera.
Affido questi voti all'intercessione di Maria santissima, madre di Cristo, sommo ed eterno sacerdote, e madre della Chiesa, e, nel ricordo del suo "Magnificat" per le grandi opere che Dio compie in coloro che - come lei, signor Cardinale - si riconoscono umili servitori del suo progetto di salvezza, imparto a lei ed a quanti sono convenuti in codesta Basilica la mia affettuosa benedizione apostolica.
Data: 1988-06-28 Data estesa: Martedi 28 Giugno 1988
Titolo: Giovanni Paolo II tiene Concistoro per la nomina di 24 Cardinali
Testo:
Venerabili ed amati fratelli Cardinali della santa romana Chiesa.
Tre anni sono rapidamente trascorsi da quando noi radunati in un simile Concistoro segreto trattammo la nomina e pubblica creazione di padri Cardinali della Chiesa. così anche oggi, sotto la protezione e l'auspicio della santissima Madre di Gesù, Maria, di cui la Chiesa felicemente e con evidenti benefici spirituali celebra in tutto il mondo l'anno mariano, conveniamo per trattare la stessa cosa, in questo tempo non facile né certamente tranquillo per la comunità ecclesiale.
Mentre pensiamo con gioia a quei confratelli nostri che fra poco entreranno nel collegio cardinalizio, non possiamo allo stesso tempo non metterci davanti agli occhi i sommi apostoli Pietro e Paolo, di cui tutti domani celebreremo in comune la solennità, e non chiedere loro con preghiere e non ricevere volentieri un forte stimolo per testimoniare e confermare la nostra fedeltà al Vangelo di Cristo, alla romana Cattedra di Pietro, al solido Magistero della Chiesa universale.
Quelli che saranno fra poco creati Cardinali si uniranno con nuovi e più stretti legami non solo al successore di Pietro, ma anche a tutta la comunità dei fedeli di tutto il mondo. Infatti insieme con il romano Pontefice sarà loro compito, con la propria autorità, ponderare ed investigare i problemi, gli affari e i metodi che toccano il governo di tutta la Chiesa. In questo compito gli apostoli Pietro e Paolo forniranno loro esempi efficacissimi; essi hanno seguito Cristo che li chiamava, non se stessi, e alla fine hanno accettato e celebrato non senza una certa difficoltà umana il primo Concilio della Chiesa, cioè quello di Gerusalemme; essi hanno impegnato tutta la loro vita fino allo spargimento di sangue nell'opera estremamente importante di insegnare, santificare e governare i credenti ed i seguaci di Cristo, fino alla piena consolazione della fede ed al porto della salute entro certi e chiari confini della Chiesa e della comunità cattolica.
Parimenti gli stessi Cardinali imiteranno gli apostoli Pietro e Paolo; alcuni di essi, restando a Roma, da qui serviranno tutti i fedeli cattolici sparsi tra le genti; altri, ognuno tra il proprio gregge, come ordinari avranno cura delle Chiese particolari secondo la volontà di Cristo ed in coscienzioso rispetto verso i principi degli apostoli. Certuni ritorneranno, ferventi di nuovo entusiasmo per la fede e con un nuovo proposito di fedeltà, in città e sedi già famose per nome ed antichità; altri porteranno con sé, ora per la prima volta, alle loro comunità la dignità del nome cardinalizio. Ma tutti, uniti al pastore romano e concordi tra loro e gli altri Vescovi, si sforzeranno e continueranno a predicare il Vangelo "opportune et importune" anche per la gloria e la prosperità della Chiesa stessa.
In questo evento solenne della Chiesa, lieti della vostra presenza, venerati fratelli radunati qui in Concistoro, ci piace apporre il nostro nome in modo solenne alla costituzione apostolica dal titolo "Pastor Bonus", con la quale abbiamo voluto che la Curia romana - cioè lo strumento indispensabile del nostro ministero apostolico - risponda sempre più, sia consona alla visione stessa ecclesiologica del Concilio Vaticano II e raggiunga allo stesso tempo più sicuramente i suoi fini pastorali. A questa riforma il senso collegiale ed il saggio consiglio dei padri Cardinali hanno dato un apporto notevole; essi non soltanto collegialmente in tre Concistori generali ma anche individualmente hanno dato il loro contributo importante a questo scopo; né è mancato l'aiuto dei Vescovi, i quali sono stati consultati attraverso i presidenti delle loro conferenze in questa materia, avvalendosi nel frattempo dell'aiuto di altri esperti. così infatti portiamo a compimento quella innovazione delle leggi della Chiesa, la quale è stata introdotta dalla pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico e che ha come scopo di essere anche realizzata nella riforma del Codice di Diritto Canonico Orientale. Insieme con voi pertanto ringraziamo Dio e la beatissima Vergine Maria, come anche i santi apostoli Pietro e Paolo, per questi eventi di oggi che arrecano tanta gioia nella vita di tutta la Chiesa.
Ci affligge tuttavia moltissimo la notizia, già da voi tutti risaputa, che uno dei nostri fratelli nell'episcopato, dopo parecchi anni ormai, durante i quali aveva negato alla Santa Sede la dovuta obbedienza e, colpito dalla pena della sospensione, sembrava sul punto di chiedere un accordo, procederà presto ad ordinazioni di Vescovi senza il mandato apostolico, e romperà così l'unità della Chiesa inducendo non pochi suoi seguaci ad una pericolosa situazione di scisma.
Poiché ora sembra che né la volontà né il proposito di questo nostro fratello possano più essere revocati, altro non possiamo fare che invocare la bontà del nostro Salvatore, perché illumini coloro che, mentre affermano di dover difendere la vera dottrina della fede contro le sue deformazioni, abbandonano la comunione con il successore di Pietro e sono pronti a separarsi dall'unità del gregge di Cristo, affidato all'apostolo Pietro. Noi li preghiamo e li esortiamo con tutto il cuore a rimanere nella casa del Padre e a comprendere che ogni verità di fede e ogni retto modo di vivere trova il suo posto nella Chiesa, e che nulla si sostenga in essa, che sia contrario alla fede.
Ci sono molte dimore anche in questa terrena casa di Dio, che è la Chiesa di Cristo in questo mondo. Speriamo ardentemente che, nel corso di quest'anno mariano, per le preghiere della stessa beatissima Vergine, Dio onnipotente, la cui bontà non conosce limiti, ci mostri le vie con le quali si possano evitare mali maggiori e ritrovare una nuova unità.
Ma, premesso tutto questo per dovere, ci è ormai gradito, senza indugiare, fare i nomi di quei singoli ministri e fedeli pastori, che ci è parso giusto ascrivere nell'albo dei Cardinali, in segno di onore.
Purtroppo, come tutti voi già avete saputo con grande tristezza, il Signore Dio, per un misterioso disegno della sua Provvidenza, nel frattempo ha richiamato a sé Hans Urs von Balthasar, uomo insigne e stimatissimo teologo, che molto volentieri oggi avremmo veduto annoverato tra i Cardinali e colmato delle nostre congratulazioni e segni di stima. A noi strappato da una morte improvvisa, raccomandiamolo dunque alla bontà del misericordioso Redentore, perché in cambio dei suoi meriti terreni, del suo lungo curricolo di studi sacri e di insegnamento, in cambio di questa stessa dignità cardinalizia da lui perduta, gli conceda i premi del cielo, migliori, più ricchi e più certi.
Ora tuttavia ho il grandissimo piacere di pronunciare i nomi dei Cardinali: Eduardo Martinez Somalo, Arcivescovo titolare di Tagora, sostituto della Segreteria di Stato.
Achille Silvestrini, Arcivescovo titolare di Novaliciana, segretario del Consiglio per gli AA. PP. della Chiesa.
Angelo Felici, Arcivescovo titolare di Cesariana, nunzio apostolico in Francia.
Paul Gregoire, Arcivescovo di Montreal.
Anthony Padiyara, Arcivescovo di Ernakulam dei Siro Malabaresi.
José Freire Falcào, Arcivescovo di Brasilia.
Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli.
Alexandre José Maria dos Santos, Arcivescovo di Maputo.
Giovanni Canestri, Arcivescovo di Genova-Bobbio.
Antonio Maria Javierre Ortas, Arcivescovo titolare di Meta, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica.
Simon Ignatius Pimenta, Arcivescovo di Bombay.
Mario Revollo Bravo, Arcivescovo di Bogotà.
Edward Bede Clancy, Arcivescovo di Sydney.
Lucas Moreira Neves, Arcivescovo di Sào Salvador da Bahia.
James Aloysius Hickey, Arcivescovo di Washington.
Edmund Casimir Szoka, Arcivescovo di Detroit.
Laszlo Paskai, Arcivescovo di Esztergon.
Christian Wiyghan Tumi, Arcivescovo di Garoua.
Hans Hermann Groër, Arcivescovo di Wien.
Jacques Martin Arcivescovo titolare di Neapoli di Palestina, prefetto emerito della Casa Pontificia.
Franz Hengsbach, Vescovo di Essen.
Vincentas Sladkevicius, Vescovo titolare di Abora, amministratore apostolico "ad nutum Sanctae Sedis" di Kaisiadoys.
Jean Margeot, Vescovo di Port-Louis (Mauritius).
John Baptist Wu Cheng-Chung, Vescovo di Hong-Kong.
Inoltre con l'autorità di Dio onnipotente e dei santi apostoli Pietro e Paolo e nostra creiamo e dichiariamo solennemente Cardinali di santa romana Chiesa tutti quelli di cui abbiamo pronunciato i nomi. Di essi inoltre apparterranno all'Ordine dei Cardinali Diaconi: Eduardo Martinez Somalo; Achille Silvestrini; Angelo Felici; Antonio Maria Javierre Ortas; Giacomo Martin.
Vogliamo invece che i restanti appartengano all'Ordine dei Presbiteri, con le dispense, deroghe e clausole necessarie ed opportune. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Data: 1988-06-28 Data estesa: Martedi 28 Giugno 1988
Titolo: Il cardinalato è segno di particolare partecipazione al servizio reso dalla Sede romana e dal suo Vescovo
Testo:
Venerati e cari fratelli!
1. Parla a noi Pietro, il primo fra i presbiteri, e testimone delle sofferenze di Cristo.
Parla a noi qui riuniti nell'odierno Concistoro.
Le sue parole sono piene della sollecitudine pastorale per l'ovile, che lo Spirito Santo gli ha affidato - a Gerusalemme, ad Antiochia, e qui a Roma, nella capitale del mondo di allora.
Parla ai co-anziani, dividendo con loro la stessa sollecitudine pastorale, che anche a loro è stata partecipata.
Le parole di Pietro non cessano di essere un programma per le generazioni sempre nuove dei pastori della Chiesa.
L'apostolo dice: compite il vostro ministero pastorale "volentieri", diventando "modelli" vivi per coloro che Cristo vi ha affidato. "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio,... gettando in lui ogni vostra preoccupazione...
Siate temperanti, vigilate" (1P 5,6-7).
Ecco le parole-chiave nella lettera dell'apostolo Pietro.
2. Compiere il ministero pastorale qui a Roma, in questa Sede dove fu Pietro, primo testimone della croce e della risurrezione di Cristo, e, con Pietro, anche Paolo. Insieme essi costituiscono il duplice fondamento di tutta la Chiesa.
Compiere il ministero pastorale sul luogo di una tale eredità, è la grande sollecitudine ed al tempo stesso la responsabilità, che l'uomo può sostenere solamente "mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui" (Ac 12,5).
La solennità di oggi porta in sé un ardente invito a tale preghiera, a tale "sentire cum Ecclesia" - perché il successore indegno dei Vescovi di Roma sulla Sede di Pietro, ed insieme con lui tutta la Chiesa, "canti senza fine le grazie del Signore" - come ci esorta a fare l'odierno salmo responsoriale (Ps 89[88],1).
3. Oggi il collegio dei Cardinali, legati a questa Sede romana, si è ingrandito con l'aggregazione di nuovi membri.
Avrebbe dovuto essere associato in questo giorno al collegio cardinalizio anche Hans Urs von Balthasar. Nel momento in cui egli avrebbe potuto raccogliere con l'elevazione alla porpora un meritato premio terreno per il ministero ecclesiale svolto nelle scienze sacre, il Signore lo ha chiamato ad una diversa esaltazione, quella della vita eterna. Questa speranza della sua gloria nel cielo conforta la tristezza di non averlo oggi qui, associato al collegio degli altri nuovi Cardinali.
Vi sono, tra essi, Vescovi che hanno speso le loro energie a diretto servizio della Sede apostolica; pastori di Chiese antiche e recenti nelle varie parti del mondo; persone impegnate da lunghi anni nello studio e nella difesa della dottrina della Chiesa; padri di comunità cristiane in difficoltà o perseguitate.
Nel collegio dei Cardinali si riflette ora in modo più ricco il mistero del Popolo di Dio peregrinante nel mondo. E' un popolo raccolto da tutto il mondo, comprendente uomini di ogni razza e di ogni cultura, aperto ad ogni apporto che sia autenticamente umano.
4. In pari tempo è necessario riferire questa varietà e molteplicità del collegio cardinalizio alla radice comune, costituita dall'unità della sede episcopale romana.
I Cardinali appartengono per uno speciale titolo al clero di Roma. Tale vincolo con la città e la diocesi del Papa si rende ancor oggi manifesto mediante l'assegnazione a ciascun Cardinale del titolo di una chiesa in questa città o di una diocesi suburbicaria. Secondo l'antichissima tradizione, come è noto, gli elettori del Vescovo di Roma erano i membri del presbiterio della città.
L'assegnazione ad ogni Cardinale di una chiesa dell'Urbe ricorda e mantiene ancor oggi il significato della consuetudine antica: i Cardinali diventano così elettori del Vescovo di Roma, del successore di Pietro, e suoi consiglieri e cooperatori nel governo della Chiesa universale.
La Chiesa manifesta così anche nel collegio cardinalizio la sua natura.
Come famiglia di Dio, la Chiesa è protesa verso tutti gli uomini, raccoglie di mezzo a tutte le stirpi cittadini per il Regno e li unisce nel vincolo dell'unica fede e carità, per la comunione con il fondamento e principio visibile dell'unità, il ministero di Pietro.
5. La Tradizione dei primi secoli in diverso modo ha messo in evidenza il significato della Sede romana, legata all'eredità apostolica di Pietro e Paolo: essa presiede nella carità alla Chiesa universale e, al tempo stesso, è ad essa unita nel vincolo della stessa missione (cfr. LG 13).
"Servo dei servi di Dio", amava qualificarsi Gregorio Magno, e questa espressione della consapevolezza della missione del Vescovo di Roma sembra adeguatamente riflettere il principio evangelico: "Chi vorrà diventare primo tra voi, si farà vostro servo" (cfr. Mt 20,26).
Il cardinalato è anch'esso segno di una particolare partecipazione a questo servizio della Sede romana e del suo Vescovo. Ciò trova espressione dappertutto, in tutte le sedi episcopali del mondo, dove i pastori sono Cardinali, e nella stessa Roma per i Cardinali impegnati nelle molteplici attività che la Sede apostolica svolge per il bene di tutta la Chiesa.
6. Oggi viene promulgato il documento "Pastor Bonus", che descrive in modo nuovo i compiti della Curia romana già definiti antecedentemente, in accordo con le decisioni del Concilio, nella costituzione "Regimini", promulgata da Paolo VI nell'anno 1967.
La nuova normativa, già prevista dal mio predecessore, corrisponde alla promulgazione del Codice di Diritto Canonico. Essa è pure conseguenza di una lunga consultazione, alla quale hanno partecipato il collegio dei Cardinali, le conferenze dei Vescovi, per il tramite dei loro presidenti, e, ovviamente, i dicasteri interessati della Curia romana.
Nel redigere il documento ho voluto anzitutto che l'immagine della Curia corrispondesse alle esigenze del nostro tempo, ben considerando i cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni.
In secondo luogo, occorreva adeguare l'ordinamento della Curia ai nuovi Codici di Diritto Canonico Occidentale ed Orientale.
E' stato delineato con maggiore logicità l'ambito delle competenze dei singoli dicasteri, per renderli più idonei al conseguimento delle loro finalità, tenendo soprattutto conto dell'attività e della figura giuridica degli organismi "post-conciliari" della Curia, nella luce del loro scopo precipuo, che è quello di promuovere nella Chiesa particolari attività pastorali e lo studio dei relativi problemi.
In tutto ciò mi è parso necessario proporre nuove e permanenti strutture per l'affiatamento e la collaborazione tra tutti i dicasteri.
"In una parola, la mia preoccupazione è stata quella di andare risolutamente avanti affinché la conformazione e l'attività della Curia corrispondano sempre più alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, siano sempre più chiaramente idonee al conseguimento dei fini pastorali della conformazione della Curia, e vengano incontro in forma sempre più concreta alle necessità della società ecclesiale e civile" ("Pastor Bonus", 13).
7. La creazione di nuovi Cardinali ci riporta con la memoria alla singolare tradizione del martirio nella Chiesa: "usque ad effusionem sanguinis".
Occorre dunque che risuonino con un'eco adeguata nella nostra assemblea quelle parole che abbiamo sentito nel Vangelo di oggi: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi... E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna...
Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscero davanti al Padre mio che è nei cieli" (Mt 10,16ss).
In queste parole di Cristo viene racchiuso l'invito al timore di Dio, e, in pari tempo, alla fortezza che soltanto il timore di Dio può infondere nell'uomo.
8. Cari e venerati fratelli! Siamo chiamati ad una particolare testimonianza, a confessare Cristo in modo singolare dinanzi agli uomini: "Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio, predicatelo sui tetti" (Mt 10,27).
Siamo chiamati ad attuare questa "potenza nella fede", grazie alla quale sappiamo opporci alle varie forze e potenze di questa terra e soprattutto a colui, che è il "principe di questo mondo", il "padre della menzogna", che "va in giro come un leone cercando chi divorare", secondo le parole dell'apostolo (1P 5,8).
9. Occorre che noi siamo forti con la fede di Maria, umile serva del Signore.
In questo anno mariano la Chiesa pellegrina nel mondo per testimoniare la fede, sente vicina a sé, in modo particolare, la Madre di Dio nella quale vede il proprio modello nell'ordine della fede, della carità, della perfetta unione con Cristo (cfr. LG 63). In questo anno mariano la Chiesa apprende da Maria con maggiore chiarezza ed affetto la dimensione materna della propria vocazione, "perché, come Maria è al servizio del mistero dell'incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero dell'adozione a figli mediante la grazia" (RMA 43). In questo anno mariano la Chiesa si sente particolarmente impegnata sotto la pressione di tanti problemi sociali e culturali della nostra epoca, a custodire la fede ricevuta da Cristo, sull'esempio di Maria, che serbava e meditava nel suo cuore tutto ciò che riguardava il suo Figlio divino (RMA 43).
Proprio lei - insieme con tutta la Chiesa - magnifica Dio e proclama la sua misericordia, di generazione in generazione.
Lei prima "testimone delle sofferenze di Cristo" - ed anche prima partecipe di quella gloria che per opera di Cristo "si manifesterà in noi".
Perseveriamo nella filiale unione con lei perché Dio che ci ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo sia in tutto ciò magnificato.
A lui lode e gloria nei secoli.
Data: 1988-06-28 Data estesa: Martedi 28 Giugno 1988
GPII 1988 Insegnamenti - Per la celebrazione mariana - Wilten (Austria)