GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi di Cuba in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)
Titolo: La Chiesa che celebra e proclama la sua fede segno di comunione incarnata nella realtà cubana.
Testo:
Cari fratelli nell'episcopato.
1. Al termine di questa visita "ad limina" desidero esprimervi la gioia di aver condiviso con voi, Vescovi della Chiesa di Cuba, questi momenti di particolare ed intensa comunione. In voi ho percepito la tempra che anima i cattolici cubani: perseveranza nella fede, speranza colma di iniziative evangelizzatrici, carità aperta a tutti.
Sono certamente complesse le circostanze in cui voi svolgete il ministero episcopale. Pero, è da lodare la vostra attitudine al lavoro con sereno ottimismo, adattandovi alla realtà che avete di fronte e sforzandovi di superare le difficoltà che si possono incontrare. In tutto è consigliabile, sempre che sia possibile, continuare il cammino del dialogo. E' questo un campo in cui la Chiesa di Cuba, fedele al suo ministero di riconciliazione, deve continuare ad essere presente, così come lo sono da molto tempo la sua preoccupazione e il costante impegno. Riguardo a ciò, è risaputo lo zelo, il valore e la unità di cui avete saputo dar prova per illuminare e guidare il vostro popolo quando le circostanze lo hanno richiesto.
Bisogna desiderare, inoltre, che i segni positivi sorti negli ultimi anni si sviluppino e consolidino ulteriormente, in modo che la Chiesa possa compiere liberamente e giustamente la sua missione evangelizzatrice e impiegare tutti i mezzi che per questo sono necessari. Inoltre bisogna riconoscere che quando la Chiesa ha goduto della libertà, la sua azione è stata benefica per i paesi in cui è stabilita.
2. Le riflessioni che espongo in questo incontro sono sorte dalla considerazione dei piani pastorali che voi realizzate. Prima di tutto, desidero riferirmi all'Incontro Nazionale Ecclesiale Cubano (ENEC), che ha avuto luogo nel febbraio del 1986, frutto maturo della Riflessione Ecclesiale Cubana, che duro cinque anni e alla quale partecipo tutta la Chiesa cattolica di Cuba. Questo avvenimento ecclesiale ha significato certamente un passo importante nella vita cristiana di questa nazione, contemporaneamente costituisce il sentiero che questa Chiesa locale si propone di percorrere verso l'anno 2000.
L'ENEC, mentre stabiliva un dialogo rispettoso con la cultura e le realtà sociali, lanciava un vigoroso appello alla evangelizzazione. E' stato un "porsi in cammino", guidati dalla forza dello Spirito. Questo è stato possibile a partire da una profonda presa di coscienza e dall'ineludibile impegno di seguire Cristo nella vita di tutti i giorni. Questo è l'appello che fa la Chiesa estesa in tutta l'America Latina, quando è ormai vicino il V centenario dell'evangelizzazione del continente.
Evangelizzare oggi nel vostro paese significa tornare ad annunciare e proclamare il messaggio di Gesù di Nazaret, incarnandolo nella realtà attuale. In proposito, è consolante sapere che "la croce dell'evangelizzazione", nel suo peregrinare missionario nelle terre cubane, ha già percorso quattro diocesi, con un grande potere di convocazione di tutte le comunità.
Tutto questo renderà possibile che si dia a Cuba "una Chiesa incarnata... che con la libertà dei figli di Dio, si impegni nella costruzione della civiltà dell'amore nel seno di una cultura meticcia... caratterizzata dal segno della fede. La Chiesa desidera essere attivamente presente nella realtà storica cubana e latinoamericana con una chiara e coerente vocazione di pace" ("Documento final del ENEC").
3. Questo incontro nazionale aveva due grandi punti di partenza. In primo luogo, voleva approfondire la natura stessa della Chiesa cubana nella sua relazione con Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza. In secondo luogo, voleva essere anche uno strumento efficace per servire meglio il popolo cubano. Tutto ciò nella cornice della Chiesa che, celebrando e proclamando la sua fede, si sente missionaria, segno di comunione e incarnata nella realtà cubana. Il punto di partenza era certamente la dottrina del Concilio Vaticano II che, nella sua costituzione dogmatica "Lumen Gentium", presenta la Chiesa come sacramento dell'intima unione con Dio e della unità di tutto il genere umano (cfr. LG 1).
L'ecclesiologia conciliare invita i pastori della Chiesa a orientare il loro ministero verso la creazione, a far maturare e consolidare, in ogni uomo e donna, questa comunione profonda e personale con Dio. Questo rende possibile l'unione, così come la riconciliazione degli uomini tra loro, in modo tale che la testimonianza cristiana giunga ad essere più viva con ripercussioni benefiche per la cultura, la società, le relazioni di lavoro, economiche e sociopolitiche.
Esortando alla sequela fedele di Gesù Cristo, bisogna fare in modo che la vita di tutti i cristiani di Cuba si radichi in una comunione più intima con Dio. In questo senso, è da lodare che dallo stesso ENEC si sia auspicato un maggiore spirito di preghiera nella Chiesa, così come una partecipazione maggiore alla liturgia, che ha come centro il sacramento dell'Eucaristia. In essa si realizza la massima unità del Popolo di Dio intorno ai suoi pastori, partecipando tutti di un unico pane e di uno stesso calice (cfr. 1Co 10,17;12,12).
Inoltre "tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da lui veniamo, per lui viviamo e a lui siamo diretti" (LG 3).
4. D'altra parte, il magistero conciliare ha insegnato che la missione evangelizzatrice non è solo competenza dei pastori, ma è allo stesso modo responsabilità comune di tutti i cristiani (cfr. LG 17). Ciò significa che il discepolo di Cristo non solo crede, spera e ama; ma anche che come membro della Chiesa deve condurre gli altri alla fede, alla speranza e alla carità. In questo modo potrà ottenere che la comunione ecclesiale germogli da ogni parte: nella vita familiare, nella amicizia umana, a partire da qualunque circostanza normale della vita degli uomini. E' importante che i fedeli non solo conoscano la dottrina evangelica, ma inoltre sappiano trasmetterla, attraverso la parola e la propria testimonianza di vita.
Seguire fedelmente Gesù Cristo implica anche la necessaria applicazione del Vangelo in tutti gli ambiti della vita umana: nella società e nella cultura, nell'economia e nell'educazione. Nessuna realtà è estranea al piano redentore di Cristo. Per questo bisogna desiderare che i fedeli cubani abbiano l'opportunità e sappiano testimoniare la loro fede in tutti questi ambiti; che conoscano bene la dottrina sociale della Chiesa, che comincia dagli insegnamenti basilari di Gesù di Nazaret, e che si impegnino ad applicarla con generosità nella loro vita personale e comunitaria. Nella sua azione evangelizzatrice, "sempre e dovunque, e con vera libertà, è diritto della Chiesa predicare la fede... esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona" (GS 76). D'altra parte, tutta l'azione dei fedeli cristiani in favore dei loro fratelli deve essere orientata dalla fiducia nella gerarchia. Pero, questo non deve far dimenticare che le energie che la Chiesa può comunicare alla attuale società umana non si radicano nel dominio esteriore esercitato con mezzi umani, ma nella fede e nella carità applicate alla vita pratica. In modo che, "dove fosse necessario, a seconda delle circostanze di tempo e di luogo, la missione della Chiesa può, anzi deve, suscitare opere destinate in servizio di tutti, ma specialmente dei bisognosi" (GS 42).
5. Nella relazione quinquennale che avete presentato, mi ha particolarmente colpito l'attenzione al tema dei giovani. Conosco il vostro dolore e la vostra preoccupazione al vedere che una parte della gioventù è influenzata da modi di pensare che conducono al piacere istintivo e disimpegnato, con perdita della dignità e libertà della persona. Le conseguenze di ciò sono abbondantemente conosciute: una condotta apatica, l'assenza di ideali e valori trascendenti, la negligenza e un grande vuoto interiore. Bisogna incoraggiare i giovani perché prendano coscienza di queste forme di schiavitù e mostrar così loro il cammino di ritorno al Padre (cfr. Lc 15,11-32), al fine di raggiungere la libertà dei figli di Dio, perché possano assumere la loro vita intera, impegnandola liberamente in un amore pieno e che arricchisce. Questo sarebbe il modo di mettere a profitto tutte le attività personali, orientandole verso la costruzione di una vita nobile e feconda in Gesù Cristo.
Come Vescovi della Chiesa, condividete l'inquietudine generalizzata al vedere la degradazione delle famiglie. Ogni giorno va diminuendo il dovuto rispetto alla fedeltà coniugale propria del matrimonio indissolubile e si sta facendo spazio la pseudocultura che favorisce il divorzio, la libera unione, la mentalità abortista e contraccettiva. così come è triste vedere molti genitori che non si preoccupano di educare rettamente i loro figli.
Di fronte a ciò si impone un'azione pastorale unita in cui la Chiesa proponga chiaramente la validità dei valori etici illuminati dal Vangelo e ricordi ai fedeli cristiani quale deve essere il loro comportamento davanti alla legge di Dio, così come il dovere ineludibile dei genitori di educare i loro figli sulla base degli unici solidi principi cristiani (cfr. FC 40).
6. Nei vostri piani di evangelizzazione vedo che avete dedicato una particolare attenzione alla pastorale della religiosità popolare, promuovendola nei suoi valori più genuini. Infatti, si manifesta un senso religioso vivo e sveglio in ampi settori del popolo cubano. La religiosità popolare, purificata dalle sue ragioni estranee al messaggio cristiano e fondata sulla persona di Cristo, sul culto alla Vergine Maria e ai santi, è un terreno molto propizio alla evangelizzazione.
7. Un altro aspetto importante della vitalità ecclesiale di Cuba sono le vocazioni. In questo senso, è un segno di speranza che, unito all'arrivo di alcuni sacerdoti, religiosi e religiose, stiano affiorando nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. La promozione delle vocazioni sacerdotali autoctone deve costituire la preoccupazione permanente dei pastori dell'America Latina; perché le vocazioni sono un indicatore della vitalità cristiana di queste comunità.
Dite ai vostri seminaristi che il Papa li ama in modo particolare. A loro chiedo di essere fedeli, perseveranti, santi! Che non lesinino gli sforzi nel consegnarsi interamente al Signore. La Chiesa si aspetta molto da loro: dal loro vigore nella fede, dalla loro testimonianza di speranza, dalla loro carità pastorale, dalla loro disponibilità e generosità.
In questa occasione non posso fare a meno di ricordare la grande figura umana e sacerdotale di padre Féliz Varela, il cui secondo centenario dalla nascita state commemorando e la cui causa di beatificazione è stata iniziata. Tutti i sacerdoti hanno bisogno di nuovi modelli di eroica carità pastorale. Questi benemeriti figli della Chiesa sono come una rinnovata manifestazione della Provvidenza, che incrociando il nostro cammino ci invitano ad essere fedeli seguaci del Buon Pastore e servitori dei nostri fratelli.
8. Nella prospettiva del terzo millennio e del nuovo impeto evangelizzatore dell'America Latina, accorriamo da Maria, Madre del Redentore. Da pochi giorni abbiamo chiuso l'anno mariano, che tanta grazia e favori ha portato al Popolo di Dio e all'umanità intera. I fedeli cristiani di Cuba si sentono molto uniti sotto il manto materno della Vergine nella sua invocazione della Carità del Cobre. Che la generosa risposta di Maria alla chiamata divina ricordi a ciascuno il suo dovere di fedeltà alla Chiesa e alla missione che Dio gli ha affidato: l'evangelizzazione permanente del popolo cubano. Per questo contate su tutta la forza di Dio e sulla intercessione della nostra Signora.
Affidandovi costantemente a Dio nella preghiera, vi accompagni anche la mia benedizione apostolica, che vi concedo di cuore, estendendola a tutti quelli che fanno parte della Chiesa di Dio a Cuba.
Data: 1988-08-25 Data estesa: Giovedi 25 Agosto 1988
Titolo: "Nel momento attuale della storia aiutaci, Signora di Jasna Gora, ad affrontare le nostre responsabilità"
Testo:
O Madre del Dio-Uomo, nostra Signora di Jasna Gora, nel giorno della tua festa ci riuniamo qui, a Castel Gandolfo, nell'unione spirituale con tutta la Chiesa in Polonia e con tutta la nazione. La tua immagine di Jasna Gora ci accompagna e ci guida attraverso la storia. Come il canto "Bogurodzica" guidava i nostri avi, così, da oltre sei secoli, ci guida la tua effige, la tua immagine di Jasna Gora. Contemplando questa immagine ti seguiamo nel cammino della fede, della speranza e dell'unione con Cristo; in questo cammino che tu stessa hai proseguito nella tua vita terrena fino alla croce, fino all'Assunzione. L'anno mariano rinnova in noi la consapevolezza di questo cammino: del tuo cammino con ogni uomo, del tuo cammino con la nostra nazione. Oggi tutti vogliamo ringraziarti per questo in modo particolare.
Il cammino storico del nostro popolo è stato difficile, soprattutto negli ultimi secoli. Lo è stato anche per via delle nostre debolezze, dei nostri difetti, dei peccati sociali compiuti da intere generazioni e ceti sociali. Ti ringraziamo perché tu, da madre premurosa, senza scoraggiarti per i nostri peccati, ci hai sempre aiutato a riprendere la via della verità e della bontà, rendendo gli animi dei figli e figlie del nostro popolo pronti agli atti generosi e ai sacrifici che spesso hanno richiesto grande eroismo. Ti ringraziamo per tutte le vittorie morali, per la liberazione, settant'anni or sono, dal secolare dominio straniero e per il miracolo sulla Vistola, per l'indipendenza, per tutto ciò che costituisce la dimostrazione del fatto che come società vogliamo vivere da soli e gestire da soli la nostra vita, evolvere e non regredire sulle vie del progresso sociale.
Sappiamo che uno stato può essere veramente sovrano solo quando si basa sulla sovranità della società, della nazione, creando per essa le adeguate condizioni. Nello stato non può essere sovrano un solo gruppo o un solo partito a spese di tutto il popolo e dei suoi diritti. Nel momento attuale della storia, quando le esperienze di tutto il periodo post-bellico ci hanno reso più consapevoli di questo fatto, aiutaci, o Signora di Jasna Gora, ad affrontare le responsabilità che questa consapevolezza ci pone di fronte. Guidaci sulla via della fede, dell'amore per la patria, della solidarietà e della fortezza. Nel millenario del Battesimo ti affidammo "tutto ciò che costituisce la Polonia". Oggi rinnoviamo quell'atto di affidamento, i nostri voti di Jasna Gora.
Data: 1988-08-26 Data estesa: Venerdi 26 Agosto 1988
Titolo: Dilatare nel mondo l'opera della redenzione percorrendo la via evangelica della croce
Testo:
Carissimi fratelli e sorelle degli Istituti Secolari!
1. Con grande gioia vi accolgo in occasione del vostro IV Congresso Mondiale, e vi ringrazio per questa numerosa e significativa presenza. Voi siete rappresentanti qualificati di una realtà ecclesiale che è stata, specialmente in questo secolo, segno di una speciale "mozione" dello Spirito Santo in seno alla Chiesa di Dio.
Gli Istituti Secolari, infatti, hanno chiaramente messo in luce il valore della consacrazione anche per quanti operano "nel secolo", cioè per coloro che sono inseriti nelle attività terrene, sia come sacerdoti secolari, sia, soprattutto, come laici. Per il laicato, anzi, la storia degli Istituti Secolari segna una tappa preziosa nello sviluppo della dottrina riguardante la peculiare natura dell'apostolato laicale e nel riconoscimento della vocazione universale dei fedeli alla santità ed al servizio a Cristo.
La vostra missione è oggi situata in una prospettiva consolidata da una tradizione teologica: essa consiste nella "consacratio mundi", cioè nel ricondurre a Cristo, come ad un unico capo, tutte le cose (cfr. Ep 1,10), operando dal di dentro, nelle realtà terrene.
Mi compiaccio per il tema scelto per la presente assemblea: "La missione degli Istituti Secolari nel mondo del 2000". In realtà, questo è un argomento complesso, che corrisponde alle speranze ed alle attese della Chiesa nel suo prossimo futuro.
Tale programma è quanto mai stimolante per voi, perché apre alla vostra specifica vocazione ed esperienza spirituale gli orizzonti del terzo millennio di Cristo, al fine di aiutarvi a realizzare sempre più consapevolmente la vostra chiamata alla santità vivendo nel secolo, e a collaborare mediante la consacrazione interiormente e autenticamente vissuta nell'opera di salvezza e di evangelizzazione di tutto il Popolo di Dio.
2. Saluto il Cardinal Jean Jérôme Hamer, Prefetto della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, il quale vi ha intrattenuto sulle conclusioni del recente Sinodo dei Vescovi e sulle conseguenze che tali conclusioni comportano per la vostra comunità. E nel salutare tutti i collaboratori, gli organizzatori e tutti voi qui presenti con i fratelli e le sorelle degli istituti da voi rappresentati, a tutti rivolgo un cordialissimo augurio: che, cioè, la presente assemblea sia occasione propizia per vivere una profonda esperienza di comunione ecclesiale, di solidarietà, di grazia e di conforto per il vostro cammino, che illumini di luce particolare la vostra vocazione specifica.
3. L'impatto con il terzo millennio dell'era cristiana è indubbiamente stimolante per tutti coloro che intendono dedicare la propria vita al bene ed al progresso dell'umanità. Noi tutti vorremmo che l'era nuova corrispondesse all'immagine, che il Creatore ha ideato per l'umanità. E' lui che costruisce e conduce avanti la storia, come storia di salvezza per gli uomini di ogni epoca. Ciascuno, perciò, è chiamato ad impegnarsi per realizzare nel nuovo millennio un nuovo capitolo della storia della redenzione.
Voi intendete contribuire alla santificazione del mondo dall'interno, "in saeculo viventes", operando dall'intimo delle realtà terrene, "praesertim ab intus", secondo la legge della Chiesa (cfr. CIC 710).
Pur nella condizione di secolarità, voi siete dei consacrati. Di qui l'originalità del vostro compito: voi siete a pieno titolo, laici; ma siete consacrati, vi siete legati a Cristo con una vocazione speciale, per seguirlo più da vicino, per imitare la sua condizione di "servo di Dio", nell'umiltà dei voti di castità, povertà e obbedienza.
4. Voi siete consapevoli di condividere con tutti i cristiani la dignità di essere figli di Dio, membra vive di Cristo, incorporati alla Chiesa, insigniti, mediante il Battesimo, del sacerdozio comune dei fedeli. Ma avete anche accolto il messaggio intrinsecamente connesso con tale dignità: quello dell'impegno per la santità, per la perfezione della carità; quello di corrispondere alla chiamata dei consigli evangelici, nei quali si attua una donazione di sé a Dio ed a Cristo con cuore indiviso e con pieno abbandono alla volontà ed alla guida dello Spirito.
Tale impegno voi lo attuate, non separandovi dal mondo, ma dall'interno delle complesse realtà del lavoro, della cultura, delle professioni, dei servizi sociali di ogni genere. Ciò significa che le vostre attività professionali e le condizioni di condivisione con gli altri laici delle cure terrene, saranno il campo di prova, di sfida, la croce, ma anche l'appello, la missione e il momento di grazia e di comunione con Cristo, nel quale si costruisce e si sviluppa la vostra spiritualità.
Ciò richiede, come ben sapete, un continuo progresso spirituale nel vostro modo di agire nei confronti degli uomini, delle realtà e della storia. Si richiede da voi la capacità di cogliere, tanto nelle piccole come nelle grandi vicende del mondo, una presenza, quella di Cristo Salvatore, il quale cammina sempre accanto all'uomo, anche quando questi lo ignora e lo nega. Ciò richiede, ancora, una attenzione permanente al significato salvifico degli eventi quotidiani, affinché si possano interpretare alla luce della fede e dei principi cristiani.
Si esige da voi, perciò, profonda unione con la Chiesa, fedeltà al suo ministero. Vi si domanda amorosa, totale adesione al suo pensiero e al suo messaggio, ben sapendo che ciò va fatto in forza dello speciale vincolo che ad essa vi lega.
Tutto questo non significa una diminuzione della giusta autonomia dei laici in ordine alla consacrazione del mondo; piuttosto si tratta di collocarla nella sua luce propria, affinché non si indebolisca né operi isolatamente. La dinamica della vostra missione, così come voi la intendete, lungi dall'estraniarsi dalla vita della Chiesa, si attua in unione di carità con essa.
5. Un'altra fondamentale esigenza consiste nell'accettazione generosa e consapevole del mistero della croce.
Ogni azione ecclesiale è oggettivamente radicata nell'opera della salvezza, nell'azione redentrice di Cristo, ed attinge la sua forza dal sacrificio del Signore, dal suo sangue sparso sulla croce. Il sacrificio di Cristo, sempre presente nell' opera della Chiesa, costituisce la sua forza e la sua speranza, il suo dono di grazia più misterioso e più grande.
la Chiesa sa bene che la sua storia è storia di abnegazione e di immolazione.
La vostra condizione di laici consacrati vi fa sperimentare ogni giorno quanto ciò sia vero anche nel campo di attività e di missione, che ciascuno di voi svolge. Voi conoscete quale dedizione comporti tale opera per lottare contro se stessi, contro il mondo e le sue concupiscenze; ma solo così si può conseguire quella vera pace interiore, che solo il Cristo può e sa dare.
Proprio questa via evangelica, percorsa spesso in situazioni di solitudine e di sofferenza, è la via che vi dà speranza, poiché nella croce siete sicuri di essere in comunione col nostro Redentore e Signore.
6. Il contesto della croce non vi scoraggi. Esso vi sarà di aiuto e di sostegno per dilatare l'opera della redenzione e portare la presenza santificatrice del Cristo tra i fratelli. Tale vostro atteggiamento manifesterà la provvidente azione dello Spirito Santo, il quale "soffia dove vuole" (Jn 3,8). Egli solo può suscitare forze, iniziative, segni potenti, mediante i quali porta a compimento l'opera di Cristo.
Il compito di estendere a tutte le opere dell'uomo il dono della redenzione è missione che lo Spirito vi ha donato, è missione sublime, esige coraggio, ma è sempre motivo di beatitudine per voi, se vivrete nella comunione di carità con Cristo e con i fratelli.
La Chiesa del 2000 attende quindi da voi una valida collaborazione lungo l'arduo percorso della santificazione del mondo.
Auspico che il presente incontro possa davvero fortificare i vostri propositi, ed illuminare sempre più i vostri cuori.
Con tali auspici volentieri imparto a tutti voi la mia benedizione apostolica, estensibile alle persone ed alle iniziative affidate al vostro servizio ecclesiale.
Data: 1988-08-26 Data estesa: Venerdi 26 Agosto 1988
Titolo: La diffusione del pensiero sociale della Chiesa garanzia di giustizia e di equità per i popoli.
Testo:
Amatissimi fratelli nell'episcopato.
1. Con profonda gioia vi ricevo oggi, pastori del Popolo di Dio nella Repubblica Dominicana, che siete venuti a Roma ad effettuare la visita "ad limina". Sento vicino a voi tutti i membri delle vostre comunità ecclesiali, e anche a loro rivolgo il mio affettuoso pensiero assicurando con le significative parole dell'apostolo Paolo che "non cesso di rendere grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo... vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" (Ep 1,16s).
Accolgo con gioia, in primo luogo, le amabili parole che, a nome di tutti voi, mi ha rivolto monsignor Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, come presidente di questo episcopato, e desidero ripetervi il mio vivo affetto, che estendo ai cari sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, agli operatori della pastorale e a tutti i fedeli delle vostre diocesi.
2. Attraverso le relazioni quinquennali e i colloqui personali, nonostante le peculiarità concrete che si scoprono in esse, ho potuto appurare che la Chiesa in questo paese cerca di compiere fedelmente la sua missione di annuncio del messaggio di salvezza, e contemporaneamente si sforza di dare un impulso innovatore alle comunità locali. Ho avuto l'opportunità di conoscere il Piano Nazionale della Pastorale che, organicamente strutturato, voi state portando a termine con il fine di "dare impulso ad una nuova evangelizzazione, capace di trasformare l'uomo dominicano, perché come Popolo di Dio evangelizzato e missionario, sia per l'annuncio di Cristo vivo e per la testimonianza di vita fermento di una nuova società" ("Plan Nacional de Pastoral", 51).
Conservo un gradito ricordo delle mie due visite pastorali nella vostra nazione, che ho chiamato "il popolo primogenito della fede in America". Durante il mio secondo viaggio ebbi il piacere di inaugurare a Santo Domingo la "Novena de Anos" come preparazione delle celebrazioni del quinto centenario di evangelizzazione dell'America. La risposta non si è fatta attendere, e a tutto questo state dedicando le migliori energie perché la fede del vostro caro popolo sia sempre una fede ringiovanita. Come ricordo concreto è rimasta la "Croce dell'Evangelizzazione" che è, allo stesso tempo, simbolo del primo annuncio della fede grazie al lodevole sforzo dei missionari. Quella semina ha originato profonde radici e prodotto frutti preziosi che hanno lasciato le loro impronte nella cultura, nella storia e nella vita del popolo dominicano.
Pero la sollecitudine pastorale vi spinge a continuare questa missione, a estenderla e irrobustirla, perché il seme cristiano diventi ogni volta più profondo nel fedele popolo e, lo conduca alla maturità della vita in Cristo.
Nel piano citato, seguito con impegno in tutte le circoscrizioni ecclesiastiche del paese, avete segnalato cinque obiettivi prioritari, contemplati e favoriti da una lodevole azione pastorale di massa: la famiglia, i poveri, la formazione di comunità, i giovani e la pastorale missionaria. La realizzazione di questi obiettivi è un lavoro lungo, che esige una dedizione costante, nella quale bisogna impiegare tutte le forze ecclesiastiche. E' importante citare qui il valido apporto dei diversi movimenti laicali, che offrono una adeguata formazione spirituale e umana ai loro membri.
Ma è fondamentale che tutti, senza perdere di vista il proprio orientamento specifico, lavorino coordinatamente d'accordo con le direttive della gerarchia.
3. Nella comunità dei credenti, ai Vescovi è affidata la missione di essere guida dei fedeli. Per questo permettetemi di insistere sulla necessità di essere maestri di verità. Della verità riguardo a Cristo, Figlio di Dio e redentore del genere umano; riguardo alla Chiesa e la sua reale funzione nel mondo; riguardo all'uomo, la sua dignità, le sue esigenze terrene e trascendenti. So che voi avete la coscienza di questo impellente dovere pastorale. Vi incoraggio, perciò, a proseguire in questo cammino perché i vostri sacerdoti e vostri fedeli camminino con letizia lungo sentieri sicuri e ben definiti.
Come parte della vostra attività di maestri, si pensi alla diffusione conveniente della dottrina sociale della Chiesa, perché nella società si impari a rispettare le irrinunciabili esigenze di giustizia e uguaglianza che mirano alla tutela delle persone, soprattutto le più bisognose, nelle diverse circostanze della loro vita.
4. Pensando alla necessità e penuria di sacerdoti nelle vostre diocesi, vi invito a lavorare con tutte le forze nella promozione di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Si tratta di una questione vitale per la comunità cristiana. A questo proposito è consolante sapere che come frutto della campagna vocazionale intrapresa sono aumentate notevolmente le vocazioni native, sia per il clero che per la vita religiosa. A ciò è stato di grande aiuto il fatto che tutte le diocesi dispongono di un seminario minore, che sia reale vivaio dove germogli e maturi il "si" pieno e definitivo a Cristo.
E' prezioso anche l'aiuto che nella pastorale prestano i diaconi permanenti, i religiosi non sacerdoti, le religiose e, in modo particolare, i ministri non ordinati, designati con il nome di "presidenti o animatori di assemblea". So che la loro azione evangelizzatrice, quando manca la presenza del sacerdote, rende possibile l'assistenza di più di 3000 comunità, e in questo modo il richiamo della fede cristiana non solo non si spegne ma al contrario aumenta il suo splendore.
Nello sforzo che voi fate per trovare veritieri e sufficienti ministri di Cristo, preferibilmente nati nei vostri ambienti, fate in modo che il sacerdote abbia la chiara coscienza della propria identità, d'accordo con la sana Tradizione e l'autentico magistero della Chiesa; che viva intensamente la dimensione verticale della sua esistenza; che sia la guida e l'educatore nella fede, il padre di tutti, soprattutto dei poveri, il valoroso servitore della causa del Vangelo, l'autentico pastore dedito a condurre tutti a Cristo, a liberare radicalmente l'uomo da tutto ciò che lo separa da Dio, cioè, dal peccato. Vivendo vicino ai vostri sacerdoti e condividendo, in un clima di sincera amicizia, le loro gioie e difficoltà, aiutateli a rimanere in viva comunione con il Vescovo, - "immagine visibile del Dio invisibile" - per realizzare così meglio l'azione evangelizzatrice del popolo fedele.
5. So, tramite le conversazioni personali avute con voi, che uno dei problemi che più vi preoccupa, come pastori della Chiesa di Dio, è la situazione della famiglia dominicana. Come guide dei vostri fedeli, dedicate speciale attenzione alla pastorale familiare. Usate i mezzi a vostra disposizione per difendere con decisione la famiglia, "Chiesa domestica", dagli attacchi ai quali si trova costantemente sottoposta a causa delle ideologie materialistiche e permissive che inducono al divorzio, all'aborto e all'uso non retto della sessualità. E' necessario proporre apertamente i valori genuini della famiglia e del matrimonio cristiano. Solo salvaguardando questi valori, spirituali e umani, la famiglia potrà consolidarsi come la cellula basilare che è e, allo stesso modo, come "primo ambito evangelizzatore".
Un altro punto di vivo interesse e di grande importanza per la Chiesa è quello della gioventù. Nella società latinoamericana prevale il mondo giovane. Per questo i giovani devono occupare, come già stanno facendo, per voi un posto privilegiato. Tutti coloro che hanno una responsabilità nella Chiesa non possono permettere che i giovani si allontanino da Cristo. E' necessario stare con i giovani, offrirgli ideali alti e nobili, condurli alla scoperta personale di Cristo, per la sua sequela totale.
Questo lavoro pastorale deve iniziare già nella scuola, contando sulla collaborazione e responsabilità diretta dei genitori e degli educatori. Sarebbe deplorevole che si abbandonassero le possibilità di educare persone complete e di dar loro una formazione integrale, precisamente nelle istituzioni educative della Chiesa. E' fondamentale che queste siano aperte sempre a tutti. E' un importante servizio pastorale e sociale che la Chiesa può e deve prestare alla società attuale.
6. Cari fratelli: che questo incontro confermi e conforti allo stesso tempo la vostra reciproca unione e la vostra opera evangelizzatrice come Vescovi e pastori della Chiesa in questo paese. così tutta l'azione pastorale guadagnerà in intensità ed efficacia, cosa che risulterà di beneficio per le comunità ecclesiali. Per loro abbiamo pregato il Signore nell'Eucaristia questa mattina, perché crescano nella conoscenza e nella fedeltà a Cristo.
Mettiamo tutto sotto la protezione materna della santissima Vergine alla quale il popolo dominicano si rivolge specialmente con le invocazioni alla "Vergine de la Merced" e a "Nuestra Sènora de la Altagracia". Mi fa piacere sapere che durante l'anno mariano che è appena finito si sono avute molte manifestazioni religiose che hanno riunito il popolo fedele intorno a sua madre.
Voglia Dio che il rinnovato impegno di voi tutti e la efficace collaborazione dei sacerdoti e di tutti gli agenti della pastorale rendano disponibili le forze necessarie per un fedele e continuo servizio alla Chiesa e all'uomo dominicano. In questa bella opera pastorale vi accompagno con la mia preghiera e vi concedo con affetto la mia benedizione apostolica.
Data: 1988-08-27 Data estesa: Sabato 27 Agosto 1988
GPII 1988 Insegnamenti - Ai Vescovi di Cuba in visita "ad limina" - Castel Gandolfo (Roma)