GPII 1982 Insegnamenti - Messa per seminaristi e giovani croati - Città del Vaticano
Titolo: Nella cappella Matilde
Testo:
Cari seminaristi e studenti! Siete venuti a Roma dal Papa per esprimergli la vostra fedeltà e amore.
Questo è per me motivo di grande gioia e consolazione.
Voi, cari seminaristi, vi preparate a diventare sacerdoti di Gesù Cristo e della Chiesa Cattolica. In questa occasione desidero confidarvi alcuni pensieri circa la vostra preparazione al sacerdozio.
Il sacerdozio è un dono di Dio. Il Signore Gesù sceglie tra gli uomini per suoi sacerdoti quelli che egli vuole. Il suo sguardo amoroso si è fermato sopra ciascuno di voi, vi ha chiamati a seguirlo, a partecipare al suo sacerdozio.
Vi esorto pertanto a ringraziare incessantemente Dio per il dono della vocazione sacerdotale, a tenerlo in grande considerazione e a coltivarlo. Siate orgogliosi e lieti perché Cristo vi ha chiamati! Siate consapevoli della grandezza e della bellezza del sacerdozio! Con tutto il vostro entusiasmo giovanile donatevi a Cristo e offritegli generosamente il vostro amore! Tutti coloro che vi avvicineranno possano constatare la vostra gioia e la vostra felicità di essere seminaristi e chiamati a portare a tutti la gaudiosa novella e i meravigliosi frutti della Resurrezione! Sarete buoni sacerdoti e zelanti apostoli se ora, durante gli anni di Seminario, vi preparerete con serietà e perseveranza per un servizio così sublime a Dio e agli uomini. Ma ciò significa prima di tutto ascoltare Cristo e imitarlo.
Voi siete ora orientati con tutto il vostro essere verso la parola e l'esempio di Cristo: ciò è oggetto delle vostre letture, meditazioni e studi. Questo periodo così privilegiato della vostra vita è destinato a ottenere che una completa formazione teologica diventi parte integrante della vostra vita, in modo che le grandi verità e stimoli della Rivelazione divina - che ora studiate - diventino la pietra angolare della vostra personalità, la quale deve crescere fino alla pienezza di Cristo! perciò siate docili e obbedienti allo Spirito Santo, che è il nostro primo maestro e che certamente vi guiderà nel processo di una vostra sempre più perfetta configurazione a Cristo cosicché anche voi possiate dire coll'Apostolo: "Vivo io, ma non più io, vive in me Cristo"! Come sacerdoti sarete i ministri dell'Eucaristia. Fin da ora vivete pienamente l'Eucaristia, siate persone per le quali il centro ed il culmine di tutta la vita sono la santa Messa, la Comunione e l'adorazione eucaristica. Senza una profonda fede e amore per l'Eucaristia non vi può essere un vero sacerdote. Ma questa fede e l'amore vanno implorati e incessantemente alimentati nella concreta devozione eucaristica.
Offrite a Cristo il vostro cuore giovanile nella meditazione e nella preghiera personale. La preghiera è il fondamento della vita spirituale. Il sacerdote è per vocazione specifica l'uomo della preghiera. Imparate a pregare e ripetere con gli Apostoli la calda supplica: "Maestro, insegnaci a pregare!".
Pregate con gioia e con piena convinzione, non per dovere e consuetudine. La vostra preghiera sia espressione concreta dell'amore per Cristo. Sforzatevi di diventare buoni maestri della preghiera perché domani possiate degnamente guidare le comunità cristiane nel servizio divino.
Dall'alto della croce Gesù ha dato come madre la sua Madre al diletto discepolo e apostolo Giovanni, e in lui a tutti i futuri sacerdoti e apostoli. Non potrete diventare veri sacerdoti secondo il Cuore di Gesù se non accettate Maria come vostra madre. Ciò significa che Ella deve essere la vostra guida nella conoscenza, nell'imitazione e nell'amore verso il suo Figlio. "Per Mariam ad Iesum", ecco la vera e profonda devozione che deve ornare le vostre anime sin da questi anni della preparazione.
Abbiate altresi sempre presente alla mente che non potete diventare buoni sacerdoti senza rinuncie e mortificazioni, senza una sana ascetica. La vostra obbedienza sia l'espressione e segno dell'obbedienza di Cristo al Padre. La vostra seria e matura preparazione alla castità consacrata sia segno ed espressione del vostro amore per Cristo e per le anime che egli ha redente nel suo sangue. La vostra povertà sia segno ed espressione di una totale donazione al Regno di Dio: "Cercate prima di tutto il Regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù!". E, infine, la vostra sincera e fraterna amicizia e unione siano segno ed espressione della comunità di Cristo durante questo travagliato pellegrinaggio terreno.
Abbiate fiducia in coloro che la Chiesa vi ha dato come guide verso il sacerdozio, i vostri Superiori. Stimate, cercate e vivete seriamente la direzione spirituale così necessaria e insostituibile per un cammino sereno, per la pace e certezza interiori sulla strada verso l'altare e nel corso di tutta la vita sacerdotale.
Cari seminaristi, la santa Chiesa attende da voi che siate persone serie, mature e responsabili, perché se il sacerdozio è un grande dono di Dio a ciascuno di voi, esso pero vi è dato per il bene di tutta la Chiesa, e in particolare per la Chiesa che si trova tra il caro popolo Croato. La Chiesa si attende da voi che siate persone spirituali, cioè che con la vostra vita e condotta testimoniate in maniera credibile e convincente la presenza di Dio e i valori spirituali nella nostra società, che in gran parte è caratterizzata dal materialismo e ateismo, ma anche da una inestinguibile sete di Dio e di valori spirituali. Voi, da sacerdoti, lavorerete e vivrete in una siffatta società e dovrete esserne il lievito evangelico. Siate perciò entusiasti, gioiosi e riconoscenti di essere stati chiamati. Siate per i vostri coetanei provocazione e stimolo perché vi seguano, siate fin da ora apostoli delle sante vocazioni. Siate consapevoli del fatto che Dio chiama gli operai nella sua messe anche attraverso di voi.
Infine, un breve pensiero anche a voi, miei cari amici studenti! Quanto ho detto ai seminaristi vale anche per voi con il dovuto adattamento alle vostre rispettive vocazioni. Siate riconoscenti al Signore per il dono della fede e del pegno battesimale. Vivete e testimoniate coerentemente e con coraggio la vostra fede cattolica, siate anche voi il lievito di vita cristiana dovunque vi troviate e lavoriate. Vivete gioiosamente e coerentemente i giorni della vostra giovinezza per essere un domani persone capaci, buoni cristiani, onesti cittadini, costruttori della civiltà dell'amore, presenza viva del Cristo risorto in mezzo a tutti coloro coi quali condividerete il vostro pellegrinaggio su questa terra.
Siate membri attivi della Chiesa, amate la Chiesa, non vergognatevi mai della vostra Madre! Siate collaboratori dei vostri Pastori nel servizio del vostro popolo sulla strada verso la patria celeste.
A tutti voi, ai vostri cari, come pure a tutti gli altri giovani nelle vostre diocesi di cuore impartisco la mia benedizione apostolica. Amen!
1982-04-27 Data estesa: Martedi 27 Aprile 1982
Titolo: Portate la pace di Cristo nei cuori degli uomini
Testo:
Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.
1. Durante la settimana scorsa ci siamo incontrati individualmente, in colloqui di solidarietà fraterna, e abbiamo parlato della vita delle vostre Chiese locali.
Sono stati momenti di comunione ecclesiale; sono stati momenti di condivisione dell'amore pastorale per il Popolo di Dio, momenti di speranza per voi, per me e per la Chiesa. E siamo ora giunti al nostro incontro collettivo, che assume una più piena dimensione della nostra collegialità e diviene l'espressione dei nostri comuni sforzi per servire il Popolo di Dio in tutte le vaste aree comprese nelle quattro province ecclesiastiche di Cape Town, Durban, Pretoria e Bloemfontein, così come i due Vicariati Apostolici in Namibia.
2. Voi siete a Roma nella vostra qualità di Pastori di una vasta porzione del gregge di Cristo. In quanto rappresentanti costituiti per volere divino delle vostre Chiese locali, in quanto successori degli Apostoli, voi siete qui per rinnovare l'offerta delle vostre Chiese locali a Gesù Cristo che è "pastore supremo" (1P 5,4) dell'intero gregge. Voi state compiendo questo insieme con il successore di Pietro e nella comunione ecclesiale con tutti i vostri fratelli Vescovi di tutto il mondo.
La volontà di Gesù Cristo per la sua Chiesa è il criterio supremo di tutta la nostra azione pastorale, di tutto ciò che noi diciamo e facciamo, dei nostri piani per il futuro e della nostra valutazione del passato. Nella nostra azione collegiale volta ad esaminare il nostro ministero pastorale e a provvedere al benessere della Chiesa che appartiene soltanto a Cristo, dobbiamo ricordare l'esortazione della lettera agli Ebrei: "Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,2). perciò ci siamo radunati nella potenza dello Spirito di Cristo, col solo desiderio di discernere la volontà di Dio per la sua Chiesa e obbedirle. Chi vi parla oggi è particolarmente mosso dalle parole di Gesù, il quale, promettendo di costruire la sua Chiesa su Pietro, insiste ciononostante sul fatto che essa appartiene a lui: "E su questa pietra edifichero la mia Chiesa" (Mt 16,18). E' per il bene della Chiesa di Cristo - il Popolo di Dio, il Corpo di Cristo - che noi impegnamo tutte le nostre energie, sforzandoci di professare coraggio apostolico e amore pastorale.
3. Cari fratelli in Cristo, siete venuti alla Sede di Pietro, portando i problemi e le difficoltà, le gioie e le ansie, le aspirazioni, i desideri e le speranze del vostro popolo. Voi venite come Pastori di comunità ecclesiali dove, nonostante le vicissitudini della storia e le debolezze della natura umana, il cristianesimo è stato fedelmente vissuto da innumerevoli persone e numerose comunità per anni e anni. In voi e nel vostro ministero desidero rendere onore a tutte le grandi opere di carità soprannaturale e di sollecitudine fraterna che sono state compiute e si stanno compiendo nelle vostre diocesi, Vicariati e Prefetture da voi stessi, dai vostri sacerdoti, religiosi e amati laici.
Penso a tutto ciò che è stato fatto per manifestare l'amore di Cristo per i poveri, gli oppressi, i bisognosi, gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, gli abbandonati, e tutti coloro che sono nell'angoscia mentale e spirituale. Penso a tutti gli sforzi fatti per assicurare l'educazione cattolica della gioventù e per portare il messaggio trasformante ed elevante del Vangelo agli individui e alle comunità. Penso alla generosa dedizione di generazioni di catechisti che si sono adoperati per condurre i loro fratelli e sorelle ad una maggiore conoscenza del mistero di Gesù Cristo e del suo amore salvifico. Tutto ciò, unito alla quotidiana fedeltà di migliaia e migliaia di discepoli di Cristo, è una eloquente testimonianza resa alla potenza del Signore Crocifisso e Risorto che opera nei cuori dei fedeli. Tutte queste sono ragioni di gratitudine a Dio, di speranza e fede, di rinnovato impegno nelle nostre responsabilità pastorali. E' nella potenza del Mistero Pasquale che voi e i vostri fedeli troverete sempre incoraggiamento e forza: "Sursum corda"!
4. Ma c'è di più. Desidero ringraziarvi nel nome di Cristo e della sua Chiesa per tutti i vostri sforzi indirizzati in favore della pace. Vi siete vigorosamente adoperati per contribuire a portare la pace nei cuori degli uomini, nelle famiglie, nelle comunità in cui vi sono diversità di razza e devono affrontare serie discriminazioni razziali, e in tutte le vostre nazioni. Per sua stessa natura, la vostra opera in favore della pace, posta com'è nella cornice storica delle vostre situazioni locali, ha dovuto occuparsi della libertà e di tutto ciò che la libertà comporta. Avete lavorato coscienziosamente e con perseveranza per la giustizia e la dignità umana, insistendo giustamente sulla non-violenza e sulla necessità della riconciliazione tra fratelli e sorelle - così che tutto il popolo potesse godere della libertà dei figli di Dio, quella libertà mediante la quale Cristo ci ha liberati (cfr. Ga 5,1). Nell'adempimento del vostro ministero, avete cercato di applicare i fondamentali principi cristiani, ad alcuni dei quali ho fatto allusione nel contesto del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del
1981: "Senza un rispetto profondo ed esteso della libertà, la pace sfuggirà all'uomo.... La libertà è ferita quando i rapporti tra i popoli sono fondati non sul rispetto dell'eguale dignità di ciascuno, ma sul diritto del più forte..." (n. 2; 8 dicembre 1980: "Insegnamenti", III, 2 [1980] 1629s). E ancora: "La libertà della persona trova in effetti il proprio fondamento nella sua dignità trascendente: una dignità che ad essa è stata donata da Dio, suo Creatore, e che la orienta verso Dio.... Essere libero significa potere e volere scegliere, significa vivere secondo la propria coscienza" (n. 5; 8 dicembre 1980: "Insegnamenti", III, 2 [1980] 1632).
In particolare, so che considerate con ansia ma anche con positiva speranza il difficile ma necessario processo che deve sfociare in una soluzione equa e pacifica del problema della Namibia per il bene del suo popolo. Sono vicino a voi in questa vostra preoccupazione pastorale e conservo questa intenzione nel mio cuore e la ricordo sempre nelle mie preghiere.
5. Nel vostro sforzo di adempiere alle esigenze pratiche del Vangelo di Gesù Cristo, voi trovate forza nella comunione universale della Chiesa di Cristo. La vostra unità con i Vescovi del mondo e con me vi è di sostegno per il vostro ministero apostolico. Milioni di cattolici pregano quotidianamente per la Chiesa e i suoi Pastori, in modo che voi possiate fedelmente proclamare il messaggio liberante, riconciliante e vivificante di Gesù Cristo. Sostenuti dal Popolo di Dio, e fortificati dalla grazia del Salvatore, dovete continuare a riaffermare con fiducia tutte le implicazioni della libertà evangelica. Le parole stesse di Cristo sono una costante ispirazione per voi e per il vostro popolo: "Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Jn 8,36).
6. Mediante la grazia sacramentale della nostra ordinazione, lo Spirito Santo ci dà la capacità di affrontare tutte le circostanze come Vescovi della Chiesa di Dio. Lo Spirito Santo ci conduce a vedere tutte le situazioni alla luce della missione della Chiesa e alla luce del nostro specifico ruolo pastorale. Come Vescovi siamo chiamati ad essere guide di una Chiesa che giustamente ricerca quelle condizioni di libertà e giustizia che sono necessarie per lo stadio iniziale del Regno di Dio sulla terra. Nello stesso tempo, in quanto Vescovi abbiamo un ruolo profetico in merito alla pienezza della libertà e della vita cristiana. Come ho scritto nel sopra menzionato Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: "Essere liberati dall'ingiustizia, dalla paura, dall'oppressione, dalla sofferenza non servirebbe a nulla, se si rimanesse schiavi nel profondo del cuore, cioè schiavi del peccato. Per essere veramente libero, l'uomo deve essere liberato da questa schiavitù e trasformato in una creatura nuova. La libertà radicale dell'uomo si colloca così su un piano più profondo: quello dell'apertura verso Dio mediante la conversione del cuore, perché è nel cuore dell'uomo che affondano le radici di ogni assoggettamento e di ogni violazione della libertà.
Finalmente, per il cristiano la libertà non deriva dall'uomo stesso: essa si manifesta nell'obbedienza alla volontà di Dio e nella fedeltà al suo amore". (n. 11; 8 dicembre 1980: "Insegnamenti", III, 2 [1980] 1638).
7. Per questa ragione, in quanto Vescovi non dobbiamo esitare a continuare ad esortare il nostro popolo alla conversione di vita, proprio come ha fatto Cristo.
E l'esempio di Cristo costitui lo schema per la predicazione di Pietro nella Pentecoste (cfr. Ac 2,38) e da allora anche per tutti noi. La nostra proclamazione della conversione è accompagnata dal grande annuncio della illimitata misericordia di Dio e dal suo amorevole perdono. Questa comprensione del piano di Dio per il suo popolo ci sprona alla fedeltà apostolica e alla fortezza nella interpretazione, secondo l'espressione del Concilio Vaticano II, dell'"intero mistero di Cristo" (CD 12). Mentre adempite a questo compito della predicazione di Cristo crocifisso, sappiate che il Signore Gesù è con voi, e ricordate sempre che egli può, mediante la potenza del suo Spirito, disporre i cuori umani a ricevere il messaggio della verità rivelata, anche nelle sue esigenze più grandi, i suoi ideali più alti e le sue applicazioni più impegnative.
Con san Paolo, ognuno di noi dovrebbe sollecitare fiduciosamente il sostegno del popolo: "Pregate per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del Vangelo...; pregate perché io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere" (Ep 6,19-20).
8. Cari fratelli, attraverso la vostra presenza qui questa mattina, come attraverso il vostro intero ministero episcopale, voi esprimete la vostra fede nella potenza di Gesù Risorto. E' soltanto mediante il dinamismo che deriva dalla sua morte e Risurrezione che ci viene la capacità di proclamare il suo Vangelo e di offrire la speranza al popolo. Nonostante i vari ostacoli presenti nel vostro ministero, nonostante la mancanza di collaboratori nell'annuncio del Vangelo in numero sufficiente, nonostante la vastità del territorio nel quale molti di voi operano, avete riposto la vostra speranza nel Signore Risorto e nel suo potere di elevare la vita umana e di trasformare nell'intimo i cuori umani.
9. Ritornando alle vostre Chiese locali, vi chiedo di presentare i miei saluti al vostro popolo. Invio un ricordo particolare a tutti i sacerdoti, diaconi e religiosi che offrono le loro vite affinché la speranza che si era manifestata nella Risurrezione di Cristo possa permeare la vita del Popolo di Dio. Affido il successo del vostro apostolato a Maria, Madre del Salvatore e Regina della Pace.
Prego affinché ella aiuti tutti i vostri fedeli a comprendere il significato della speranza pasquale, e ad essere capaci di ripetere quelle parole con le quali l'apostolo Pietro incoraggio un tempo i primi cristiani: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo! Nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la Risurrezione di Gesù Cristo dai morti " (1P 1,3).
Con tutte le nostre forze, cari fratelli, proclamiamo con fede questa "speranza vivente che ci viene dalla Risurrezione di Gesù Cristo dai morti".
1982-04-27 Data estesa: Martedi 27 Aprile 1982
Titolo: Il saluto a giovani tedeschi
Testo:
Egregio Signor Professore, care studentesse e studenti! Era vostro desiderio, durante la visita di Roma, incontrare anche il vescovo di questa singolare città - la "città eterna", come viene chiamata con un'espressione di profondo significato. Con gioia vi do oggi pertanto il benvenuto in Vaticano.
La grande considerazione e l'importanza di questa città si fondano non solo nella storia famosa dell'antica Roma, ma soprattutto sull'opera e sulla testimonianza qui compiuta dagli apostoli Pietro e Paolo, ancor oggi perdurante: sono essi che hanno fondato la comunità cristiana di questa città e l'hanno fatta diventare "Madre e capo di tutte le chiese della terra". Grandezza mondana e missione spirituale si congiungono in intima unità nella storia di questa metropoli. Pietro e Paolo, che pur avevano caratteri molto diversi e un diverso modo di accostarsi a Cristo, con una diversa missione da compiere nella chiesa, divennero tuttavia una inseparabile coppia fraterna nella pietà e nell'arte romana, grazie alla loro significativa opera di fondazione.
In questo fatto vediamo un profondo insegnamento. Pietro di Cafarnao, sulla cui incrollabile professione di fede è costruita la chiesa di Gesù Cristo, ha bisogno di Paolo di Tarso, che approfondisce fino alle sue ultime conseguenze la rivelazione del Signore e la porta fino ai più lontani orizzonti. Ma anche Paolo, l'impetuoso spirito ricercatore e infaticabile missionario, ha bisogno egualmente di Pietro, che custodisce la chiesa nella fedeltà alle sue origini e nella sua essenziale unità grazie all'ufficio di insegnare e di governare, che gli fu affidato da Cristo.
In modo analogo il vostro lavoro intellettuale, cari giovani amici, il vostro stdio e le vostre ricerche richiedono necessariamente un completamento e un approfondimento mediante la fede. Fede e ragione non possono in ultima analisi essere in contraddizione fra loro: di questo la Chiesa è convinta. La fede non limita né tiene sotto tutela la ragione, ma invece le apre proprio quell'orizzonte che la circonda. Qualsiasi disciplina ognuno di voi stia studiando: sforzatevi sempre di cercare l'"universitas", il tutto, quella visione della realtà totale dischiusa dalla fede, in cui i valori naturali sono compresi nella prospettiva globale dell'uomo redento da Cristo. La vera formazione tende parimenti a raggiungere la maturazione completa della persona umana, ordinata intimamente verso il suo fine ultimo.
Vi auguro che anche nella vostra vita cristiana, nel vostro studio e nel vostro futuro servizio come persone credenti e convinte della loro responsabilità, possiate realizzare quella fruttuosa compresenza di fedeltà e di coraggio, che in questa città i due principi degli apostoli vi affidano come preziosa eredità. A tale scopo vi impartisco con particolare affetto la mia apostolica benedizione.
[Traduzione dal tedesco]
1982-04-29 Data estesa: Giovedi 29 Aprile 1982
Titolo: La Chiesa riafferma la sua stima per l'arte e la cultura
Testo:
Cari amici, E' mio grande piacere salutare voi tutti questa mattina e ringraziarvi per il profondo interesse che dimostrate per i Musei Vaticani. Siete infatti diventati devoti amici e attivi sostenitori in un importante aspetto dell'attività culturale finalizzata al servizio dell'uomo. Attraverso il vostro sforzo per promuovere il patrimonio artistico conservato in Vaticano, date un'eloquente testimonianza della vostra stima per l'arte e per il suo ruolo nell'innalzare lo spirito umano alla fonte non generata di tutta la bellezza.
Nel suo costante sforzo di non trascurare la dimensione spirituale della natura umana, e di spronare il mondo ad alzare lo sguardo verso Dio - il Disegnatore e Creatore dell'universo - la Santa Sede apprezza la vostra devota collaborazione con i Musei Vaticani nel loro sforzo di comunicare al maggior numero possibile di persone tutti i benefici culturali dell'eredità artistica di cui sono custodi.
In particolare, sono felice che il nostro incontro oggi coincida con l'annuncio ufficiale della Mostra Vaticana negli Stati Uniti, intitolata "The Vatican Collection - The Papacy and Art". Questo evento senza precedenti, promosso dal Cardinale Cooke in seguito alla mia visita negli Stati Uniti, ha subito trovato la pronta e generosa collaborazione di molte distinte persone, molte delle quali sono qui oggi. Questa importante iniziativa, organizzata unitamente dai Musei Vaticani e dal Metropolitan Museum of Art di New York, in collaborazione con l'Art Institute di Chicago e il Fine Arts Museum di San Francisco, ha anche ricevuto l'entusiasta accoglienza delle Arcidiocesi di New York, Chicago e San Francisco. Queste tre Arcidiocesi sono tutte degnamente rappresentate qui, e nel caso di San Francisco dal Vescovo Ordinario stesso, Arcivescovo Quinn. La mia speciale gratitudine va a tutti i rappresentanti dei musei coinvolti e soprattutto ai direttori dei suddetti.
In sintonia con lo scopo stesso della mostra, le opere d'arte cominceranno a raccontare la lunga e interessante relazione fra il Papato e l'arte attraverso i secoli. Soprattutto, queste opere d'arte daranno un contributo alla formazione degli uomini e delle donne d'oggi. Parleranno di storia, della condizione umana nella sua universale sfida, e degli sforzi dello spirito umano per raggiungere la bellezza da cui è attratto. E, si! Queste opere d'arte parleranno di Dio, perché parlano dell'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio; e in molti modi faranno rivolgere la nostra attenzione a Dio stesso.
E così la storia della Chiesa si ripete: la sua stima per l'arte e la cultura si rinnova in questo momento e in questa generazione come in passato.
Tutto ciò perché, come ho affermato nella mia prima Enciclica: "Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare, della nostra, è di dirigere lo sguardo dell'uomo, di indirizzare la coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero di Cristo..." (Ioannis Pauli PP. II RH 10).
Attraverso di voi, cari amici, estendo la mia gratitudine a tutti coloro che vi assistono in questa missione di servizio - uno splendido servizio reso attraverso l'arte. Prego che il vostro entusiasmo vi sostenga ed ispiri gli altri, e che Dio benedica questo progetto e tutte le vostre altre degne attività. E possano la pace e la gioia del Signore riempire i vostri cuori e le vostre case oggi e sempre. Grazie ancora una volta.
[Traduzione dall'inglese]
1982-04-29 Data estesa: Giovedi 29 Aprile 1982
Titolo: Promuovere il ruolo dell'anziano nella famiglia e nella società
Testo:
1. Sono lieto di questo incontro con voi, uomini e donne della Federazione Nazionale degli Anziani del Commercio e del Turismo, in questo anno, in cui, oltre alla consueta manifestazione turistico-culturale del vostro "mese", celebrate contemporaneamente anche l'anno dell'anziano.
Vi saluto tutti e ciascuno, e vi ringrazio di cuore per la vostra visita.
2. La gioia di essere alla presenza di un gruppo così numeroso, che per di più appartiene ad un'organizzazione molto più vasta, cresce alla verifica del vostro programma e dei vostri scopi, che sono soprattutto a carattere sociale, rivolti ad avvalorare il ruolo dell'anziano, a migliorare le sue condizioni di vita e a reinserirlo nella famiglia e nella società.
E' per me motivo di soddisfazione e di speranza sapere che la vostra organizzazione non solo coltiva rapporti di stretta collaborazione col movimento cristiano dei lavoratori, che partecipa a questa Udienza con una significativa rappresentanza, ma soprattutto si lascia guidare, nella sua molteplice attività sociale, da principi morali e religiosi, riconoscendo nel Cristianesimo e nella Chiesa Cattolica il punto di riferimento e il sostegno più sicuro per la crescita della dignità dell'uomo.
Per tale motivo voglio riflettere, insieme con voi, sui due recenti documenti, che più da vicimo toccano i vostri programmi, l'enciclica "Laborem Exercens" e l'esortazione apostolica "Familiaris Consortio", perché ne facciate oggetto di approfondimento.
3. Voi siete tuttora, o siete stati, uomini del lavoro. Sul banco di lavoro, nelle molteplici attività del settore commerciale e turistico avete speso le migliori energie della vostra vita, indirizzandole alla crescita della vostra dignità e della vostra umanità. E ora, anche se la vostra federazione porta il titolo ufficiale di "anziani", non per questo il ciclo della vostra attività può considerarsi chiuso.
Il tema che si presenta alla nostra considerazione non è di poco conto, e tocca uno dei nodi vitali, spesso drammatici, della società di oggi. E' un problema fondamentale: quello di avere un lavoro. E' un problema che diventa particolarmente doloroso quando vengono colpiti i giovani, con tutte le conseguenze derivate nello sviluppo economico e sociale della comunità. Ma è anche, per certi aspetti, un problema degli anziani, i quali, raggiunto un limite di età, devono da una parte lasciare il posto alle forze più fresche; dall'altra parte, pero, quando essi sono ancora capaci di dare, non possono chiudersi nell'angolo della inattività forzata. Sarebbe un doppio danno, umano e sociale. La comunità non può privarsi della ricchezza dell'esperienza degli anziani, e questi non possono e non debbono depauperare la loro umanità.
Come ho scritto nella "Laborem Exercens", il lavoro è un bene dell'uomo, è un bene della sua umanità, perché, anche mediante il lavoro l'uomo "realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più uomo" (LE 9). Infatti, a qualunque età si può crescere in umanità, essere di più.
In tale ottica, anche nella vostra organizzazione si aprono nuovi orizzonti e campi molto vasti, sfruttando le possibilità di attività esistenti sul piano nazionale e locale, aprendone di nuove, in senso creativo, avendo costantemente davanti la promozione umana sotto il duplice profilo dell'educazione permanente e di servizio alla comunità, dando nuovo impulso alle forme di volontariato. Esistono molteplici settori rimasti scoperti, in cui l'anziano potrebbe inserirsi, con un'attività appropriata all'età e all'esperienza. Ne risulterebbe un enorme vantaggio a beneficio di tutti, della persona e della comunità.
4. Il secondo problema riguarda il pieno inserimento dell'anziano nel circolo della vita della famiglia. Nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" ho scritto in proposito: "Ci sono culture che manifestano una singolare venerazione ed un grande amore per l'anziano". Egli "rimane inserito nella vita familiare, continua a prendervi parte attiva e responsabile - pur dovendo rispettare l'autonomia della nuova famiglia - e soprattutto svolge la preziosa missione di testimone del passato e di ispiratore di saggezza per i giovani e per l'avvenire.
Altre culture, invece, specialmente in seguito ad un disordinato sviluppo industriale ed urbanistico, hanno condotto e continuano a condurre gli anziani a forme inaccettabili di emarginazione, che sono fonte ad un tempo di acute sofferenze per loro stessi e di impoverimento spirituale per tante famiglie".
Questo problema assume attualità e gravità crescenti, sia perché nei modelli più industrializzati e urbanizzati della moderna società non mancano segni di preoccupante degradazione dei valori fondamentali della famiglia, sia perché il numero degli anziani risulta in aumento.
Quando una società, lasciandosi guidare unicamente dai criteti del consumismo e dell'efficienza, divide gli uomini in attivi ed inattivi, e considera i secondi come cittadini di seconda categoria, abbandonandoli alla loro solitudine, non si può chiamare veramente civile. Quando una famiglia non vuole in casa le persone del proprio sangue, della prima e della terza età, i bambini e gli anziani, e gli uni e gli altri trascura in qualche modo o forma, non merita certo il titolo di comunità di amore.
Occorre ricostruire l'immagine della famiglia come comunità di persone, dove, alla luce del messaggio evangelico, i componenti di tutte le età convivono insieme, nel rispetto dei diritti di tutti: della donna, del bambino, dell'anziano. Occorre costruire la famiglia come scuola di umanità più completa e più ricca, nella comunione delle persone, nella condivisione delle gioie e delle sofferenze.
5. So che la vostra organizzazione si sforza di ispirarsi nel suo impegno ai valori del Vangelo, senza i quali non si potranno risolvere adeguatamente i problemi vitali a cui ho accennato e che toccano una categoria così numerosa di persone.
Vi esorto ad adoperarvi con sempre più generosa dedizione perché i principi cristiani da cui attinge forza la vostra attività siano conosciuti, approfonditi e tradotti in pratica.
Vi accompagni la mia benedizione, che di cuore estendo a tutti i vostri Cari e a tutte le persone a cui sono dirette le vostre sollecitudini.
1982-04-29 Data estesa: Giovedi 29 Aprile 1982
Titolo: La vita presbiterale si alimenta oggi come sempre dell'uniformità a Cristo e della comunione con i Vescovi
Testo:
GPII 1982 Insegnamenti - Messa per seminaristi e giovani croati - Città del Vaticano