GPII 1982 Insegnamenti - Visita all'organizzazione mondiale del turismo - Madrid (Spagna)

Visita all'organizzazione mondiale del turismo - Madrid (Spagna)

Titolo: Il turismo è per se stesso un valore e un mezzo di perfezionamento della persona

Testo:

Signor Segretario Generale, Signore e Signori.

Ho accettato con piacere il cortese invito a visitare la sede dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, che ha il compito di promuovere il turismo, per facilitare la comprensione e la pace tra i popoli, nell'ambito del rispetto dei diritti e delle libertà dell'uomo, senza distinzione di razza, lingua o religione (cfr. "Statuto della Omt", 3).

Mi compiaccio della dinamica attività che questa Organizzazione realizza a favore degli interessi turistici dei Paesi in via di sviluppo, per promuovere in essi un turismo che si traduca in elevazione sociale per quelle popolazioni e in accrescimento culturale per i visitatori. Funzione complessa e delicata, se si vuole assicurare che lo sviluppo del fenomeno sia a dimensione umana, e salvaguardi le sane tradizioni delle diverse civiltà. Una siffatta forma di turismo sarà strumento privilegiato per rinforzare e moltiplicare le mutue relazioni, motivo di arricchimento per la comunità umana (cfr. GS 61). E aiuterà a stabilire quei vincoli di solidarietà dei quali il mondo attuale - turbato da tante guerre - ha molto bisogno.

Il vostro merito è quello di aver saputo indicare, con la collaborazione delle delegazioni di oltre cento Paesi, le caratteristiche necessarie per favorire un salto di qualità nel settore turistico. La Dichiarazione di Manila (1980) può essere considerata, a ragione, una tappa essenziale nella storia del turismo.

Un pericolo nell'espansione turistica è che il suo sviluppo sia motivato unicamente da pure ragioni economiche - trascurando la sua portata culturale e il dovuto rispetto all'ecologia - o dalla tendenza a passare il tempo, invece di costituire la pausa ristoratrice delle forze psicofisiche spese nel lavoro. Prima di tutto bisogna riuscire a superare questi fattori negativi, per favorire poi i potenziali valori positivi del turismo (cfr. Direttive generali per la Pastorale del Turismo, "Peregrinans in Terra", 8-12).

Pero non basta. In effetti, la cosa fondamentale nella fenomenologia del turismo è riconoscere l'uomo come causa finale: "l'uomo contemporaneo nella sua unica e irripetibile realtà umana" (RH 10), nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale e del suo essere comunitario (cfr. n.14); in una parola, l'uomo nella dignità della sua persona. Perché quando si vuole valorizzare il "sociale", conviene tener presente che il "sociale" è contenuto nell'"umano".

Ricordare, come è stato ratificato nella "Riunione mondiale" di Acapulco (1982), che l'uomo non deve subire manipolazioni interessate, ma deve essere "protagonista delle sue vacanze", non è né sogno né utopia. Significa porre al centro quell'elemento senza il quale l'industria turistica verrebbe a conflitto con l'umanità che pretenderebbe aiutare. D'altro canto, se il turismo è un diritto, è anche vero che viene praticato dall'uomo e implica la sua azione. Più che un semplice riposo o una sorta di evasione, è per l'uomo un'attività ristoratrice che deve aiutarlo a "ri-crearsi" tramite nuove esperienze, derivate da scelte rette e libere.

Da qui la necessità di una formazione adeguata sia del turista, sia dell'operatore turistico alla cui onestà e competenza si affida, sia di colui che offre ospitalità. Come ogni altra forma di sviluppo, anche il turismo - nelle sue diverse forme - esige uno sviluppo proporzionato alla vita morale. Per questo è stato un gesto coerente da parte della vostra Organizzazione avere discusso e raccomandato l'esigenza di tale effettiva preparazione, facendo appello alla responsabilità di tutti gli educatori, senza la quale il turismo può precipitare in una forma moderna di alienazione, con sperpero di denaro e di tempo, invece di essere uno strumento di perfezionamento integrale della persona.

Per quanto si riferisce al lavoro, giustamente considerato come necessario presupposto del turismo, non è l'unica fonte di valori etici. Anche il tempo libero - e quindi il turismo in quanto sua componente principale - costituisce una possibilità integratrice; e se viene bene impiegato, si trasforma, per la persona, in capacità di autoeducazione e di cultura; pertanto il turismo, di per se stesso, è un valore e non un banale fatto di consumismo.

Di fronte a un fenomeno sociale di tanta ampiezza e complessità, non deve meravigliare che in esso la Santa Sede riponga tanto interesse. La Chiesa, in effetti, non è una società chiusa, ma possiede il senso del moltiplicarsi delle forme culturali. Essa si muove giorno per giorno verso la Parusia, nel continuo "regime nuovo dello Spirito" (Rm 7,6). Per questo intende servire l'uomo così come si presenta nel contesto delle realtà della civiltà attuale. Per accompagnarlo nei suoi rapidi mutamenti (cfr. GS 2-3 GS 54-55; "Peregrinans in Terra", 1); con amore e con la speranza di un domani migliore, nel quale i popoli si riconoscano più fratelli, grazie alla pace che presuppone e favorisce un turismo ben vissuto.

Signori: Secondo Platone, l'universo che noi vediamo è una grande ombra che rivela il sole che le sta dietro. Mi auguro che la vostra concorde attività tenda a umanizzare sempre di più il turismo. E anche a permettere agli uomini di intuire, al di là delle ombre del nostro secolo, il vero Sole di verità e di giustizia, di amore e di immortalità che, proiettandosi nello spazio, lo illumina e aspetta tutti nel suo infinito mistero.




1982-11-02 Data estesa: Martedi 2 Novembre 1982




L'udienza al corpo diplomatico - Madrid (Spagna)

Titolo: La persona umana è criterio e misura politica, anche internazionale

Testo:

Eccellenze, Signore, Signori.


1. E' motivo di compiacimento il fatto che la visita pastorale a questa Nazione offra l'occasione di incontrami con voi, illustri membri del Corpo diplomatico, che state svolgendo una missione tanto importante in questo nobile Paese.

Voi costituite un Corpo specializzato che, nel suo insieme e nelle sue diverse attività, presenta l'immagine di quella ampia realtà che è la comunità delle Nazioni. Per questo, nel rendervi l'omaggio della mia cordiale stima, saluto anche ciascuno dei Paesi e dei popoli dei quali siete gli alti rappresentanti.

La vostra è indubbiamente una grande missione. Se è vero che la diplomazia è l'arte di fare la pace, di conseguenza è l'arte di lavorare per la giustizia fra i popoli e per il bene comune. Ogni sforzo diretto alla vittoria della giustizia, rafforza di per sé la pace, la quale è condizione indispensabile del vero progresso, cioè di un uso ordinato dei beni della terra. Voi, dunque, partecipate con la vostra professione alla grande opera della pace, della giustizia, del bene comune.


2. Sapete bene, d'altra parte, che la Chiesa lavora incessantemente per il conseguimento di tali obbiettivi, dal momento che il suo mistero è orientato a stabilire nei cuori non solo l'aspirazione, ma la volontà decisa a collaborare coraggiosamente alla realizzazione della giustizia, di una fraternità solidale e di un benessere diffuso e giustamente ripartito.

Nel gesto di cortesia manifestato con la vostra presenza credo di scoprire un segno di considerazione verso l'attività della Chiesa e della Santa Sede a favore dell'umanità. E' certamente un servizio di natura trascendente, ma al tempo stesso oltremodo concreto, che si inserisce nel contesto vivo della convivenza umana.

In effetti, davanti alle attuali crisi sociali, economiche e politiche; davanti ai dolorosi contrasti fra le Nazioni; davanti alla solitudine dell'uomo nella sua ricerca di valori e significati autentici e perenni, la Chiesa pone le sue verità, afferma la superiorità dello spirito, sostenendo il senso etico della storia ed esortando a mète trascendenti.


3. La vostra missione vi pone giorno dopo giorno a contatto con la realtà della situazione internazionale che vi interpella costantemente: incombe su di voi il dovere di difendere gli interessi dei vostri rispettivi Paesi, pero siete coscienti che tali interessi sono in relazione con quelli degli altri popoli; che esiste una stretta interdipendenza che potremmo chiamare planetaria.

Effettivamente, i problemi che si presentano, le cause che costituiscono la loro base, le soluzioni che si impongono, hanno acquisito una dimensione mondiale. Oserei dire perfino che è pericoloso per tutti i Paesi e per ciascuno di essi porsi al di fuori di una visione universale così articolata.

Questa, a sua volta, esige necessariamente la solidarietà fra i popoli, cioè la reciproca cooperazione. Come dissi a Ginevra, il 15 giugno scorso rivolgendomi alla Conferenza Internazionale del Lavoro: "Per creare un mondo di giustizia e di pace, la solidarietà deve distruggere i fondamenti dell'odio, dell'egoismo, dell'ingiustizia, eretti con troppa frequenza a principi ideologici o a legge essenziale della vita della societa" ("Discorso", 9: "Insegnamenti", V,2 [1982] 2261).

Come potrete facilmente capire, la prima solidarietà richiesta è quella diretta alla difesa dei valori morali; ad essa dovrà essere unita la solidarietà ordinata alla soluzione di tutti i problemi umani, fra i quali, ovviamente, quelli di natura economica.

Vorrei aggiungere: la solidarietà, non solo per i fini che la richiedono, ma in se stessa è un valore etico, un obbligo morale, secondo il quale ogni popolo, ricercando il bene proprio, deve preoccuparsi per il bene di tutti gli altri. E' una esigenza del principio di interdipendenza al quale ho fatto prima riferimento.


4. D'altra parte, non può meravigliare la funzione necessaria dell'etica nelle relazioni internazionali; dietro ogni Stato o Governo ci sono sempre popoli, gruppi di uomini e, più concretamente, persone rivestite di dignità spirituale, soggetti di diritti e doveri inalienabili. La persona umana, con le sue esigenze trascendenti ed eterne, è criterio e misura degli sforzi di ogni politica anche internazionale.

Sotto questo aspetto mi sembrano appropriate le parole dell'enciclica "Redemptor Hominis", inserite in un contesto analogo: "I diritti del potere civile non si possono intendere in nessun altro modo se non sulla base del rispetto dei diritti oggettivi e inviolabili dell'uomo" (RH 17). In altre parole, il potere degli Stati e le relazioni internazionali debbono essere realizzati secondo le norme etiche che la dignità dei popoli e delle persone esigono.

Del resto, riconoscere che le persone sono soggetti di diritti e di doveri e di un superiore destino, è riconoscere che sono attori della propria storia e della propria progressiva umanizzazione; che sono responsabili delle attività dirette a realizzare la vocazione della persona umana e dare significato all'esistenza in quanto esistenza umana.


5. Eccellenze, Signore e Signori. Se ho desiderato fare queste considerazioni con voi, che siete specialisti nel giungere a un accordo e maestri nel dialogo, è perché sono convinto dell'insostituibile contributo che siete chiamati a dare con il servizio diplomatico.

Questi sono gli auguri che faccio a voi, chiamati a cooperare al bene dei vostri Paesi, incrementando al tempo stesso il bene di tutti gli altri: che sappiate impiegare le vostre forze, esperienza e talenti in favore della costruzione di un mondo sempre più solidale e umano.

Sulle vostre persone, sui vostri nobili propositi e sforzi, sulle vostre famiglie e infine su quelli che confidano nel vostro servizio, invoco copiose benedizioni da Dio Onnipotente.




1982-11-02 Data estesa: Martedi 2 Novembre 1982




L'incontro con i rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale - Madrid (Spagna)

Titolo: Il servizio della comunicazione sociale richiede sempre la ricerca della verità

Testo:

Cari amici, rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale.


1. Ricevete anzitutto il mio cordiale saluto, pieno di stima per l'importantissimo ruolo che svolgete nella società moderna.

Domani incontrero brevemente i numerosi giornalisti e professionisti della televisione che diffondono l'informazione riguardante il mio viaggio in Spagna. Adesso voglio intrattenermi con voi, che rappresentate i centri di programmazione, di raccolta e di diffusione dell'intensa attività che si svolge nel complesso mondo della comunicazione, nei vari aspetti in cui esso si distingue. Un mondo che è d'importanza capitale nella vita del nostro tempo, per l'ampiezza e la delicatezza del fenomeno a cui si riferisce.

In effetti, attraverso gli organismi che da voi dipendono, vi è possibile raccogliere e misurare il pulsare delle nostre società, trasmettendo questa "storia quotidiana", e facendola, in parte, a tanti milioni di persone. E' un fatto che ci è divenuto abituale, ma che non per questo risulta meno spettacolare. Il mondo di oggi è spesso un immenso uditorio, un solo pubblico, raccolto intorno agli stessi avvenimenti culturali, sportivi, politici e religiosi.

L'informazione e la cultura hanno creato la necessità di potenziare se stesse, e voi vi dedicate a questo bel compito. Il vostro è un servizio di incalcolabile rilievo, per le enormi possibilità che racchiude e per la necessità di non limitarsi a informare, ma di promuovere i beni dell'intelligenza, della cultura e della convivenza, creando allo stesso tempo una corretta opinione pubblica, così come auspica il Concilio Vaticano II (cfr. IM 8).


2. Ho pronunciato una parola ben ponderata: servizio. Perché con il vostro lavoro effettivamente servite e dovete servire la causa dell'uomo nella sua totalità: il suo corpo, il suo spirito, il suo bisogno di onesto svago, di alimento culturale e religioso, di un corretto criterio morale per la sua vita individuale e sociale.

Si tratta di una nobile missione, che eleva chi la vive degnamente, perché offre un validissimo contributo al bene della società, al suo equilibrio e al suo sviluppo. Per questo motivo la Chiesa attribuisce tanta importanza al settore della comunicazione sociale e della trasmissione della cultura. Per questo motivo non esita ad invitare i cristiani ad acquistare la necessaria competenza tecnica, e a lavorare con retta coscienza in un campo così delicato, dove sono in gioco valori tanto elevati.

Mentre faccio con voi queste riflessioni, non posso fare a meno di pensare che vi sono molte cose in comune tra la vostra missione e la mia, in quanto voi ed io siamo servitori della comunicazione tra gli uomini. A me spetta, in modo singolare, trasmettere all'umanità la Buona Novella del Vangelo e, con essa, il messaggio d'amore, di giustizia e di pace di Cristo. Valori, questi, che voi potete favorire molto col vostro sforzo per costruire un mondo più unito, pacifico, umano, dove splendano la verità e la moralità.


3. E' logico che un settore, che riguarda così da vicino l'informazione e la formazione dell'uomo e dell'opinione pubblica, abbia urgenti necessità di carattere etico. E' necessario che quanti si dedicano alla comunicazione "conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente in questo settore" (IM 4), e che "l'informazione sia sempre verace", rispettando "rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell'uomo" (n. 5).

Così, in una dimensione antropologica non riduttiva, si potrà offrire un servizio di comunicazione che risponda alla verità profonda dell'uomo. In questa dimensione le norme dell'etica professionale troveranno i motivi di convergenza con la Verità che il cristianesimo contiene.

La ricerca della verità irrinunciabile richiede uno sforzo costante, impone di situarsi nell'adeguato livello di conoscenza e di selezione critica. Non è facile, lo sappiamo bene. Ogni uomo porta dentro le proprie idee, le sue preferenze e perfino i suoi pregiudizi. Ma chi è responsabile della comunicazione non può farsi scudo di ciò che si è soliti chiamare l'impossibile obiettività. Se è difficile un'obiettività completa e totale, non lo è, pero, lo sforzo per scoprire la verità, la decisione di offrire la verità, l'abitudine a non manipolare la verità, l'atteggiamento di incorruttibilità di fronte alla verità.

Con la sola guida di una retta coscienza etica, senza cedimenti per motivi di falso prestigio, di interesse personale, politico, economico o di parte.


4. Esistono numerosi testi di deontologia per le persone della vostra professione, la maggior parte dei quali sono elaborati con grande sensibilità morale. Essi incitano a rispettare la verità, a difendere il legittimo segreto professionale, a rifuggire dal sensazionalismo, a ben valutare l'importanza della formazione morale dell'infanzia e della gioventù, a promuovere la convivenza nel legittimo pluralismo delle persone, dei gruppi e dei popoli.

Vi incoraggio anche a pensare a questi temi non da protagonisti della comunicazione, ma da utenti, da ascoltatori. Pensate alle vostre famiglie e ai vostri figli, che ricevono essi stessi un gran numero di messaggi; alcuni di questi non edificano, non costruiscono, ma trasmettono invece un'idea degradata dell'uomo e della sua dignità, forse in nome del permissivismo sessuale, dell'ideologia di moda, di una critica antireligiosa piena di vecchi rancori, o di una certa condiscendenza davanti a fenomeni come la violenza.

Non dimenticate mai che dal vostro operare dipende a volte, almeno in buona parte, la condotta morale di tanti uomini e donne, nella vostra Nazione e anche fuori di essa. Dal vostro comportamento, dal "prodotto" che accettate, che chiedete ai vostri collaboratori o che offrite, dipenderanno motivi di merito e di recriminazione. E non sarà mai qualcosa di esente da una valutazione morale davanti a Dio, alla vostra coscienza e alla società.


5. Non posso terminare questo colloquio senza rivolgere una parola più particolare ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici cattolici qui presenti, responsabili di enti di comunicazione della Chiesa nei diversi campi.

Sapete che i vostri Pastori seguono con interesse e affetto questa preziosa attività, indispensabile perché si possa udire la voce della Chiesa nell'opinione pubblica, attraverso i mezzi di comunicazione e di cultura creati dalla stessa Gerarchia, da qualche famiglia religiosa o da gruppi cattolici.

Molte volte, per la vostra concreta condizione e per il mezzo in cui lavorate, i destinatari dei vostri servizi possono pensare che siete in un modo o nell'altro la voce della Chiesa o dei vostri Prelati. Questo vi impone una maggiore responsabilità. Per questo dovete affinare la vostra sensibilità perché essa, con un atteggiamento di amore alla Chiesa e di leale collaborazione con essa, possa identificarsi pienamente con l'autentica voce del Magistero nelle questioni fondamentali, dogmatiche e morali. Solo così si fa un lavoro costruttivo, solo così si evita di dissolvere il messaggio cristiano e di confondere i fedeli con prese di posizione inaccettabili o con critiche distruttive.


6. Cari amici: permettetemi, con stima profonda e rispetto della vostra giusta libertà, di incitarvi alla vostra elevata missione umana e cristiana, di servitori dell'uomo, figlio di Dio e, ogni giorno di più, cittadino del mondo. La Chiesa apprezza e rispetta il vostro lavoro. Chiede anche il rispetto del vasto settore della comunicazione.

Dio benedica il vostro fondamentale lavoro e la vostra vita. Questa è la mia preghiera per voi, per le vostre famiglie e per tutti coloro che servono la dignità dell'uomo nella nobile causa della verità.




1982-11-02 Data estesa: Martedi 2 Novembre 1982




L'omelia della Messa per le famiglie - Madrid (Spagna)

Titolo: Lo Spirito scrive nei vostri cuori la legge di Dio sul matrimonio

Testo:

Cari fratelli e sorelle, sposi e genitori.


1. Permettete che, seguendo la Parola di Dio proclamata nella liturgia di oggi, vi ricordi il momento nel quale, con il sacramento della Chiesa, siete diventati sposi davanti a Dio e davanti agli uomini. In un momento così importante, la Chiesa ha soprattutto invitato e invocato solennemente lo Spirito Santo affinché rimanga con voi, secondo la promessa che gli Apostoli ricevettero da Cristo: "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

Egli porta con sé l'amore e la pace e per questo Cristo dice: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi" (v. 27).

Lui, lo Spirito Santo, è lo Spirito di fortezza e per questo stesso motivo Cristo dice: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (v. 27).

Così dunque siete diventati coniugi attraverso l'orazione allo Spirito Santo, o in virtù del sacramento della Chiesa, e in questo sacramento rimarrete per i giorni, le settimane e gli anni della vostra vita. In questo sacramento, in quanto coniugi, diventate genitori e fondate la comunità fondamentale, umana e cristiana, composta da genitori e figli, comunità di vita e di amore. Oggi mi rivolgo innanzitutto a voi, voglio pregare con voi e anche benedirvi, rinnovando la grazia cui partecipate attraverso il sacramento del Matrimonio.


2. Prima di lasciare visibilmente questo mondo, Cristo promise e fece il dono del suo Spirito, affinché non dimenticassimo le sue parole. Siamo stati affidati allo Spirito perché le parole del Signore riguardo al matrimonio rimanessero per sempre nel cuore di ogni uomo e di ogni donna uniti in matrimomo.

Oggi più che mai è necessaria questa presenza dello Spirito: una presenza che continui a corroborare fra voi il tradizionale senso della famiglia e vi faccia sperimentare felicemente, nel più profondo del vostro essere, l'impulso costante a orientare il matrimonio e la famiglia stessa secondo le parole e il dono di Cristo.

Oggi più che mai si rende anche necessario questo impulso interiore dello Spirito. Perchè con lui, voi, sposi cristiani, anche vivendo in ambienti dove le norme di vita cristiana non siano tenute nella dovuta considerazione, o non possano trovare l'eco dovuta nella vita sociale o nei mezzi di comunicazione più accessibili al focolare domestico, siate capaci di realizzare il progetto cristiano della vita familiare. Resistendo e superando con il dinamismo della fede ogni pressione contraria che si possa presentare. Sapendo discernere fra il bene e il male: non venendo meno all'obbedienza dovuta ai precetti del Signore, ricordati continuamente dallo Spirito attraverso il Magistero della Chiesa.

Parlando del matrimonio, Gesù nostro Signore fece riferimento "al principio" cioè al progetto originale di Dio, alla verità del matrimonio (cfr. Mt 19,8).

Secondo questo progetto, il matrimonio è una comunione di amore indissolubile. "Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità" (GS 48). Per questo qualsiasi attacco alla indissolubilità coniugale è contrario sia al progetto originale di Dio, sia alla dignità e alla verità dell'amore coniugale. Si comprende, dunque, che il Signore, proclamando una norma valida per tutti, insegni che non è lecito all'uomo separare ciò che Dio ha unito (cfr. Mt 19,6).

Fiduciosi come siete nello Spirito, che vi ricorda continuamente ciò che Cristo ci ha detto, voi, sposi cristiani, siete chiamati a dare testimonianza di queste parole del Signore: "Non separi l'uomo ciò che Dio ha unito".

Siete chiamati a vivere davanti agli altri la pienezza interiore della vostra unione fedele e perseverante, anche di fronte a norme legali che possano andare in altra direzione. Così contribuirete al bene dell'istituzione familiare; e darete prova - contrariamente a ciò che si può pensare - che l'uomo e la donna hanno la capacità di donarsi per sempre; senza che il vero concetto di libertà impedisca la donazione volontaria e perenne. Per questo vi ripeto ciò che ho già detto nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio": "Testimoniare il valore inestimabile della indissolubilità e della fedeltà matrimoniali è uno dei doveri più preziosi e urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo" (FC 20).

Inoltre, secondo il piano di Dio, il matrimonio è una comunità di amore indissolubile ordinato alla vita come continuazione e completamento degli stessi coniugi. Esiste una relazione inscindibile fra l'amore coniugale e la trasmissione della vita, in virtù della quale, come insegno Paolo VI: "Ogni atto coniugale deve rimaner aperto alla trasmissione della vita" (HV 11). Invece - come ho scritto nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" - "al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale degli sposi, la contraccezione oppone un linguaggio oggettivamente contradditorio, cioè, quello del non donarsi all'altro totalmente: ne deriva non solo il positivo rifiuto dell'apertura alla vita, ma anche una falsificazione della verità interiore dell'amore coniugale" (FC 32).

Ma c'è un altro aspetto, ancora più grave e fondamentale, che si riferisce all'amore coniugale come fonte della vita: parlo del rispetto assoluto per la vita umana, che nessuna persona o istituzione, privata o pubblica, può ignorare. Per questo, chi negasse la difesa alla persona umana più innocente e debole, alla persona umana già concepita anche se non ancora nata, commetterebbe una gravissima violazione dell'ordine morale. Mai si può legittimare la morte di un innocente. Risulterebbe minato il fondamento medesimo della società.

Che senso avrebbe parlare della dignità dell'uomo, dei suoi diritti fondamentali, se non si protegge un innocente, o se si giunge perfino a fornire mezzi o servizi, privati o pubblici, per distruggere vite umane indifese? Cari sposi! Cristo vi ha affidato al suo Spirito affinché non dimentichiate le sue parole. In questo senso le sue parole sono molto serie: "Guai a colui che scandalizza uno di questi piccoli... i loro angeli nel cielo contemplano sempre il volto del Padre". Egli volle essere riconosciuto, per la prima volta, da un bambino che viveva ancora nel grembo di sua madre, un bambino che si rallegro e si scosse di gioia alla sua presenza.


3. Ma il vostro servizio alla vita non si limita alla sua trasmissione fisica. Voi siete i primi educatori dei vostri figli. Come ha insegnato il Concilio Vaticano II, "i genitori, poichè hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita" (GE 3).

Trattandosi di un dovere fondato sulla vocazione primaria dei coniugi a cooperare con l'opera creatrice di Dio, ad essi corrisponde il diritto di educare i propri figli. Data la sua origine, è un dovere-diritto primario a confronto con il compito educativo di altri; insostituibile e inalienabile, che cioè non si può delegare totalmente ad altri né che altri possono usurparlo.

Non c'è dubbio che, nell'ambito dell'educazione, all'autorità pubblica competono diritti e doveri, in quanto deve servire il bene comune. Tuttavia non si può sostituire ai genitori, perché la sua missione è quella di aiutarli, affinché possano compiere il loro diritto-dovere di educare i figli d'accordo con le loro convinzioni morali e religiose.

L'autorità pubblica ha in questo campo un ruolo sussidiario e non rinunzia ai propri diritti quando si considera al servizio dei genitori; al contrario, è proprio questa la sua grandezza: difendere e promuovere il libero esercizio dei diritti dell'educazione. Per questo la vostra Costituzione stabilisce che "i pubblici poteri garantiscono il diritto dei genitori a che i loro figli ricevano la formazione religiosa e morale conforme alle proprie convinzioni" (cfr. Art. 27,3).

In concreto, il diritto dei genitori all'educazione religiosa dei figli deve essere particolarmente garantito. In effetti, da un lato l'educazione religiosa è il compimento e il fondamento di ogni educazione che ha per oggetto - come dice anche la vostra Costituzione - "il pieno sviluppo della personalità umana" (n. 2). D'altro lato, il diritto alla libertà religiosa sarebbe in gran parte reso vano, se i genitori non avessero la garanzia che i loro figli, qualunque sia la scuola che frequentano, anche la scuola pubblica, ricevano l'insegnamento e l'educazione religiosa.


4. Cari fratelli e sorelle, amati sposi e genitori. Ho ricordato alcuni punti essenziali del progetto di Dio sul matrimonio, al fine di facilitarvi l'ascolto nel vostro cuore delle parole dirette a voi da Cristo e che lo Spirito vi ricorda continuamente.

"La legge di Dio è perfetta, rinfranca l'anima... / rende saggio il semplice. / I precetti del Signore sono giusti". La legge del Signore che deve governare la vostra vita coniugale e familiare, è l'unico cammino della vita e della pace. E' la scuola della vera sapienza: "Colui che la osserva porterà molto frutto". Tuttavia, non basta riconoscere come giusta la legge sulla quale si costruisce il matrimonio e la famiglia. Chi non vede descritta la propria esperienza quotidiana, quando sente dire da san Paolo: "Acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente" (Rm 7,22-23).

E' necessaria una costante conversione del cuore, una costante apertura dello spirito umano, perché tutta la vita si identifichi con il bene custodito dall'autorità della legge. Per questo, nella liturgia di oggi, abbiamo ascoltato dalle labbra del profeta Ezechiele queste parole: "Vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo, togliero da voi il cuore di pietra e vi daro un cuore di carne. Porro il mio spirito dentro di voi e vi faro vivere secondo i miei precetti e vi faro osservare e mettere in pratica tutte le mie leggi" (36,26-27).

Lo Spirito scrive nei vostri cuori la legge di Dio sul matrimonio. Non è scritta solamente all'esterno: nella Sacra Scrittura, nei documenti della Tradizione e del Magistero della Chiesa. E' scritta anche dentro di voi. Questa è la Nuova ed Eterna Alleanza, della quale parla il profeta, che sostituisce l'Antica e restituisce al suo primo splendore l'alleanza originale con la Sapienza creatrice, insita nell'umanità di ogni uomo e di ogni donna. E' l'alleanza nello Spirito, alla quale si riferisce san Tommaso dicendo che "la Nuova legge è la grazia stessa dello Spirito Santo" (cfr. "Summa Teologiae", I-II, q. 108, a. 1).

La vita dei coniugi, la vocazione dei genitori esige una perseverante e permamente cooperazione con la grazia dello Spirito che vi è stata data mediante il sacramento del Matrimonio; perchè questa grazia possa fruttificare nel cuore e nelle opere; perché possa dare frutti continuamente, e non estinguersi a causa della nostra meschinità, infedeltà o indifferenza.

Nella Chiesa spagnola sono innumerevoli i Movimenti di spiritualità familiare. Il loro compito è esattamente quello di aiutare i propri membri a essere fedeli alla grazia del sacramento del Matrimonio, per realizzare la loro comunità coniugale e familiare secondo il progetto di Dio, custodito nella sua legge, scritta dallo Spirito nel cuore degli sposi. Questa finalità propria si deve coniugare in ogni momento con il compito più ampio di collaborare a rendere reale e operante la comunione ecclesiale; in questo senso è necessario che ogni impegno di apostolato sappia assimilare e mettere in pratica i criteri pastorali emanati dalla Chiesa, ai quali ogni operatore della pastorale deve essere fedele.


5. Quando gli sposi camminano nella verità del progetto di Dio sul matrimonio, si ottiene l'unità degli spiriti, la comunione nella carità, della quale parla san Paolo ai cristiani di Filippi.

Adesso faccio mie le parole dell'Apostolo: "Non fate nulla per spirito di rivalità o di vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (Ph 2,3-4).

Si, il marito non cerchi unicamente i propri interessi, ma anche quelli della sposa, ed essa quelli del marito; i genitori ricerchino gli interessi dei figli e questi a loro volta ricerchino gli interessi dei genitori. La famiglia è l'unica comunità nella quale ogni uomo è "amato in se stesso", per quello che è e non per quello che ha. La norma fondamentale della condotta coniugale non è quella della propria utilità e del proprio piacere. L'altro non è amato per l'utilità o il piacere che può procurare: è amato in se stesso e per se stesso. La norma fondamentale è dunque la norma personalistica; ogni persona (la persona del marito, della moglie, dei figli, dei genitori) è affermata nella sua dignità in quanto tale, è amata per se stessa.

Il rispetto di questa norma fondamentale spiega, come insegna l'Apostolo stesso, che non si faccia nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma con umiltà, per amore. E questo amore, che si apre agli altri, fa' si che i membri della famiglia siano autentici servitori della Chiesa "domestica", dove tutti desiderano il bene e la felicità per ciascuno; dove tutti e ciascuno danno vita a questo amore con la premurosa ricerca di tale bene e di tale felicità.


6. Comprendete perchè la Chiesa guardi, come a un campo da coltivare con tutto l'impegno possibile, all'istituzione del matrimonio e della famiglia. Come è grande "la verità" della vocazione e della vita matrimoniale e familiare, secondo le parole di Cristo e secondo il modello della Sacra Famiglia! Sappiamo essere fedeli a questa parola e a questo modello! Si esprime contemporaneamente il vero amore a Cristo, l'amore del quale egli parla nel Vangelo di oggi: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui... la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Jn 14,23-24).

Quest'amore a Dio, che viene dalla famiglia, deve seguire più in là della morte. Oggi, giorno dedicato alla commemorazione dei Defunti, ricordiamo i membri delle nostre famiglie che ci hanno lasciato: genitori, sposi, figli, fratelli... Che essi aiutino ad andare verso il Padre, gli orfani, le vedove e tutti coloro che piangono l'assenza di persone care della propria famiglia.

Cari fratelli e sorelle, mariti e mogli, padri e madri, famiglie della nobile Spagna, della Nazione e della Chiesa. Conservate nella vostra vita gli insegnamenti del Padre che vi ha proclamato il Figlio; gli insegnamenti che il Figlio ha confermato con la sua croce e con la sua resurrezione. Conservate questi insegnamenti sacri con la forza dello Spirito Santo che vi è stato dato nel sacramento del Matrimonio.


Il Padre che è venuto a voi nello Spirito, abiti nelle vostre famiglie mediante questo sacramento, insieme a Cristo suo Eterno Figlio. Attraverso queste famiglie spagnole, continui a progredire la gran causa divina della salvezza dell'uomo sulla terra.

Amen.


1982-11-02 Data estesa: Martedi 2 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Visita all'organizzazione mondiale del turismo - Madrid (Spagna)