GPII 1982 Insegnamenti - Messaggio scritto consegnato dal Papa ai seminaristi della Spagna - Valencia (Spagna)

Messaggio scritto consegnato dal Papa ai seminaristi della Spagna - Valencia (Spagna)

Titolo: Fedeltà a Cristo, alla Chiesa, alla propria vocazione e missione

Testo:

Cari figli che vi preparate al sacerdozio.


1. Ogni giorno presento al Signore l'urgente necessità che ha la Chiesa del nostro tempo, anche in Spagna, di trovare dei giovani come voi, generosi e disposti ad assumere il gioioso compito di rendere ministerialmente presente Cristo alla generazione che si prepara o che verrà per il terzo millennio dell'èra cristiana: "Un'epoca particolarmente desiderosa di Spirito" (RH 18).

A voi tocca vivere un momento speciale e irripetibile della vita della Chiesa. Vi rendete conto della grazia che il Signore vi ha già concesso? Ha fatto echeggiare in voi la chiamata per lasciar tutto e seguirlo (cfr. Mt 4,19-20); per stare con lui e per essere inviati a predicare (cfr. Mc 3,14); nell'attesa di comunicarvi il suo Spirito con l'imposizione delle mani, che farà di voi i suoi sacerdoti, il suo segno personale nel mondo che ha bisogno di vedere impronte chiare del Vangelo. Siete, in modo speciale per i Vescovi di questa amata terra e per le comunità che essi presiedono, la speranza dell'avvenire della Chiesa in Spagna. Il Papa condivide questa speranza, vi manifesta la sua fiducia e il suo affetto, e prega per voi ogni giorno.

Sono molti i santi, figli di questa terra benedetta, che hanno sentito nel cuore la chiamata a collaborare nella formazione integrale dei sacerdoti o dei futuri sacerdoti, secondo l'esempio del Buon Pastore e degli Apostoli. Santa Teresa di Gesù volle dare al rinnovamento del Carmelo anche questa dimensione, offrendo la preghiera e il sacrificio specialmente per la santificazione dei sacerdoti. San Giovanni di Ribera dedico i suoi migliori sforzi alla formazione e al rinnovamento sacerdotale. San Giovanni di Avila, gran promotore nel suo tempo di Seminari e patrono del clero secolare spagnolo, affermava: "Se la Chiesa vuole buoni ministri, deve far si che vi sia educazione" ("Memorial I", n. 10).

Questo impegno di preparazione è quello che ora vi occupa, con il sollecito aiuto dei vostri Vescovi, superiori, educatori. Si tratta di un cammino che richiede tempo e lunga maturazione, per trasformarsi in uomini nuovi, che sappiano rispondere alle esigenze di una nuova tappa di evangelizzazione.

Non sto ora a ricordare tutti gli aspetti di questa preparazione, delineata da diversi secoli anche nella vostra tradizione ecclesiale, e in modo più recente nel Concilio Vaticano II; soprattutto nel decreto "Optatam Totius" e nei diversi documenti che sono venuti dopo, tracciando le linee alle quali deve fare riferimento la formazione sacerdotale. Mi limitero a ricordare che vi preparate ad essere "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Ed è risaputo che, negli amministratori, la prima cosa che "si cerca è che siano fedeli" (v. 2). Siatelo voi, davvero e con tutto il cuore!


2. Sin da ora siete invitati a preparare e ad assumere una scelta libera e irrevocabile di fedeltà totale a Cristo, alla sua Chiesa e alla vostra vocazione e missione.

La fedeltà ha un carattere colloquiale interpersonale, sponsale e impegnato. Significa una mutua donazione, un'amicizia profonda, una fiducia piena, un impegno permanente. Per comprendere quello che significa essere fedeli, dobbiamo guardare Cristo, il Figlio di Dio fatto nostro fratello, che afferma: "Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" (Jn 5,30).

Dobbiamo dirigere il nostro sguardo a Gesù, "a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo" (Jn 10,36) come "il Buon Pastore che offre la vita per le sue pecore" (v. 11), come il Redentore che "imparo l'obbedienza dalle sue sofferenze" (He 5,8). La fedeltà, allora, non è un atteggiamento estatico, ma una sequela amorosa, che si concreta in una donazione personale a Cristo, per prolungarla nella sua Chiesa e nel mondo.

Nel contemplare Cristo, avvertite la sua obbedienza e carità pastorale, la sua fedeltà ai disegni salvifici del Padre, come segno o espressione della fedeltà del Dio-Amore alle sue promesse di salvezza.

La vostra donazione deve essere contraddistinta da questo impegno totale. Il "si" del sacerdote è detto una volta per tutte, anche se si rinnova tutti i giorni; e ha il suo modello nel "si" pronunciato da Cristo stesso (cfr. 2Co 1,18-19 He 10,7). Il Seminario deve essere la scuola di questa fedeltà. Vi chiedo che meditiate con me questi tre aspetti che ho già menzionato: fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla propria vocazione e missione.


3. "Fedeltà, in primo luogo, a Cristo". La sua chiamata è una dichiarazione di amore. La vostra risposta è donazione, amicizia, amore manifestato nella donazione della propria vita, come proseguimento definitivo e come partecipazione permanente alla sua missione e alla sua consacrazione. Essere fedele a Cristo vuol dire proclamarlo come Signore risorto, presente nella Chiesa e nel mondo, centro della creazione e della storia, ragion d'essere nella nostra propria esistenza.

Essere fedele a Cristo vuol dire amarlo con tutta l'anima e con tutto il cuore, in modo che questo amore sia la norma e il movente di tutte le nostre azioni. Questa fedeltà a Cristo richiede, pertanto, che siamo uomini di una carità pastorale appresa nella preghiera o dialogo con il Signore. Allora accetteremo con consapevolezza la sua persona, la sua dottrina, la sua azione santificatrice e la sua missione.

E' nella preghiera, particolarmente in quella liturgica, che si apprende il mistero della fedeltà di Cristo e a Cristo. Per questo nel Seminario si deve coltivare, prima di tutto, l'amicizia con Cristo, centrata nell'Eucaristia e alimentata dalla contemplazione e dallo studio della Parola di Dio. Non si può esercitare bene il ministero, se non si vive in unione con Cristo. Senza di lui non possiamo nulla (cfr. Jn 15,5). Nel lavorare per lui ("per ipsum"), è necessario farlo con lui ("cum ipso"); ancora di più, in lui ("et in Ipso").

L'unione e l'amicizia con Cristo sarà la chiave del necessario equilibrio tra la vita interiore e l'azione apostolica (cfr. PO 13).

La Chiesa spera di trovare nei sacerdoti persone spirituali, ossia persone, che con la loro vita e la loro condotta testimonino, in modo credibile e convincente, la presenza di Dio e dei valori dello spirito nella nostra società; che in gran parte è caratterizzata dal materialismo teorico o pratico, pero anche da un'inestinguibile sete di Dio e dei valori spirituali. Questo deve essere vissuto già dagli anni del Seminario. C'è bisogno di testimoni dell'esperienza di Dio.

Permettetemi, allora, che ripeta a voi quello che, alcuni mesi fa, dicevo a un gruppo di seminaristi croati: "Vivete sin da ora pienamente l'Eucaristia; siate persone per le quali il centro e il culmine di tutta la vita è la santa Messa, la comunione e l'adorazione eucaristica. Senza una profonda fede e un profondo amore per l'Eucaristia non può esservi un vero sacerdote... Offrite a Cristo il vostro cuore giovane nella meditazione e nella preghiera personale.

L'orazione è il fondamento della vita spirituale... Pregate con gioia e convinzione piena, non soltanto per dovere e abitudine. Che la vostra preghiera sia l'espressione concreta del vostro amore a Cristo. Sforzatevi di essere buoni maestri di preghiera, perché domani possiate guidare degnamente le comunità cristiane nel servizio divino" ("Discorso a seminaristi e giovani croati", 27 aprile 1982: "Insegnamenti", V,1 [1982] 1332ss).

La fedeltà di Cristo ai disegni salvifici del Padre, per il bene di tutta l'umanità, raggiunge nella Croce la sua massima e culminante espressione. E' da qui che, per arrivare ad essere testimone del Buon Pastore, è imprescindibile la rinuncia e la mortificazione; senza una salutare ascetica e una disponibilità di servizio, profondamente radicata nei vostri cuori già dagli anni della preparazione, non arriverete ad essere trasparenza di Cristo, né buoni sacerdoti.

Abituarsi a dimenticare se stessi è condizione indispensabile per amare davvero e preoccuparsi soltanto per gli interessi di Cristo. Questo sforzo di rinunciare all'uomo vecchio, di cui parla l'Apostolo, vi convertirà nella "più grande testimonianza d'amore" (PO 11).

Nella vostra futura vita sacerdotale incontrerete momenti difficili, contraddizioni e solitudine. "Un discepolo non è da più del maestro", ci ha avvertito il Signore (Mt 10,24). Sono occasioni privilegiate per crescere nell'amore, nella donazione agli altri e per trasformare la solitudine sensibile in una solitudine piena di Dio.

Non dimenticate mai che fu dalla Croce che Gesù diede come Madre, al discepolo amato, la sua propria Madre; e attraverso di lui, in particolare a tutti i futuri sacerdoti ed apostoli. Non potete arrivare ad essere veri sacerdoti secondo il Cuore di Gesù, se non prendete come Madre Maria che, proprio ai piedi della Croce, fortifica definitivamente la sua fedeltà verginale e materna.


4. "Fedeltà, in secondo luogo, alla Chiesa". "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ep 5,25). Tutta la vostra formazione deve essere impregnata del "mistero della Chiesa" (OT 9).

Nella Chiesa siete nati come cristiani; essa vi ha seguito dopo il sorgere della vostra vocazione sacerdotale, e vi prepara amorosamente al sacramento dell'Ordine.

Tutto ciò vi invita ad essere fedeli alla Chiesa, penetrando e amando il suo "mistero". La Chiesa non è una realtà meramente umana, ma il Popolo di Dio, il Corpo di Cristo, il Tempio dello Spirito Santo, il "sacramento universale della salvezza" (AGD 1). La fedeltà a Cristo si prolunga così nella fedeltà alla Chiesa, in cui Cristo vive, si fa presente, si avvicina a tutti i fratelli e si comunica al mondo.

La fedeltà alla Chiesa equivale ad accettarla, in tutta la sua interezza carismatica e istituzionale, come "mistero" o espressione dell'amore di Dio, che avvince il cuore degli amici di Cristo. La Chiesa pellegrina è costituita da poveri segni che possono produrre scandalo negli uomini di poca fede; pero, per ogni buon cristiano, e ancora di più per voi, la cosa importante è scoprire in essa Cristo risuscitato, che è presente e agisce attraverso questi segni ecclesiali.

Molti sono gli aspetti della fedeltà alla Chiesa: amore filiale, responsabilità missionaria, obbedienza, senso di Chiesa, spirito di comunità, servizio alla Chiesa locale come membro del Presbiterio, unità con il proprio Vescovo e con la totalità dell'Episcopato. Fra tutti questi, mi fermero ora su un aspetto molto importante per la vostra formazione.

La Chiesa ascolta la Parola in tutta la sua integrità ed è fedele nel donarla agli uomini in ogni concreta circostanza. Anche il sacerdote deve offrire con fedeltà la Parola divina che ha precedentemente ricevuto e assimilato. Non si tratta di un'ideologia o di un'opinione personale, ma della Parola rivelata da Dio, predicata dalla Chiesa, celebrata nella liturgia, assimilata nella contemplazione, vissuta dai santi, approfondita dai dottori. Il futuro sacerdote, allora, ha bisogno di una solida formazione dottrinale nei differenti rami del sapere teologico e filosofico. Non insisto, perché so che ne siete convinti e che vi impegnate per acquisirla.

In alcune occasioni, talvolta, potete non avvertire subito la relazione diretta tra questi studi e il futuro ministero. Bisogna avere pazienza. E' questo il momento di arricchire la vostra mente con alcune conoscenze e con alcuni metodi indispensabili per sapervi orientare voi stessi e per essere capaci di guidare altri. Alla luce del mistero di Cristo scoprirete l'importanza di tutto il sapere filosofico e scientifico, e apprezzerete il servizio del Magistero della Chiesa, scoprendo il suo significato e aderendo ad esso con fedeltà (cfr. OT 13-18).

Come ministri della Parola, nella vostra futura vita sacerdotale, dovrete saper trasmettere il Vangelo in maniera che penetri a fondo nell'intelligenza e nel cuore dei vostri fedeli, e che s'incarni in ogni cultura e situazione umana personale e sociale.

La fedeltà alla Chiesa prepara ad un'apertura a tutta la verità. Per questo bisogna porre la Parola di Dio, che la Chiesa "ascolta religiosamente" (cfr. DV 1) alla base stessa dello studio. In questo modo vi aprirete armoniosamente alle nuove luci e grazie che Dio concede alla sua Chiesa in ogni epoca storica, per rispondere a nuove situazioni umane (cfr. "Gaudium et Spes", esposizione preliminare GS 1).

Quando riceverete l'ordinazione sacerdotale, sarete chiamati a ministeri molto diversi, che voi ora non potete prevedere in maniera precisa. Dedicatevi, per questo, con impegno, al compito di acquisire una solida preparazione dottrinale. Gli studi realizzati con profondità esigono, è chiaro, sacrifici e dedizione; non si potrebbe approfondire il mistero di Cristo, specialmente durante i corsi teologici, se questo studio fosse semplicemente complementare ad altri lavori o ad altri studi che richiedono tempo e attenzione.

Il rischiare tutto per seguire Cristo comporta anche questa dedizione piena alla formazione sacerdotale, specialmente negli anni immediatamente precedenti l'ordinazione. Bisogna prepararsi per poter illuminare cristianamente le condizioni umane di oggi, soprattutto nel campo dei diritti umani fondamentali, della famiglia, della gioventù, dei settori sociologici e culturali, ed altro, fino ad arrivare ad impregnare con il Vangelo i centri nevralgici della nostra società.

E' indispensabile fare in modo che la vostra vita intellettuale, la vostra vita liturgica e spirituale, siano unite anche a una certa pratica della vita pastorale (cfr. OT 4 OT 19-21). Per questo, unitamente ai buoni e sicuri trattati di teologia, dovete studiare anche gli autori classici della spiritualità. E si rende imprescindibile una guida nelle letture, per garantire simultaneamente informazione e formazione adeguate, una coerenza con la fede e con la pietà.

Questo e altri aspetti della fedeltà alla Chiesa vi porteranno a rendervi disponibili per una evangelizzazione senza frontiere. La vostra fedeltà missionaria si dimostrerà nel servizio incondizionato e generoso, già fin da adesso, nella vita comunitaria del Seminario e, più tardi, in qualunque incarico che la Chiesa vi affiderà nell'ambito delle diocesi o al servizio della missione universale.


5. "Fedeltà, in terzo luogo, al carisma della vocazione e missione". Avete ricevuto una grazia o carisma (quello della vocazione) che vi conduce verso la partecipazione, a motivo del sacramento dell'ordine, nell'essere, nell'operare e nello stile di vita di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, per prolungarlo nella Chiesa e nel mondo. E' una partecipazione alla sua funzione e missione sacerdotale e pastorale.

La coerenza esistenziale con le esigenze della propria vocazione è aspetto imprescindibile della fedeltà. Si tratta di adattare la propria vita all'oggetto della opzione fondamentale assunta. Questo comporta il condurre uno stile di vita coerente e concorde, che tenga conto delle necessità dei nostri fratelli e della nostra società, secondo la missione che ciascuno è chiamato a svolgere.

Di fatto, tutta l'educazione del Seminario "deve tendere alla formazione di veri pastori di anime" (OT 4). E', quindi, una formazione alla dimensione liturgica, spirituale, intellettuale, comunitaria, disciplinare e ai servizi pastorali nella comunità ecclesiale.

La fedeltà alla propria vocazione è fedeltà alla missione, che bisogna svolgere come partecipazione alla missione di Cristo, ricevuta per mezzo della Chiesa. Per questo, questa fedeltà si fonda sulla fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, portando il candidato al sacerdozio a intraprendere il suo itinerario spirituale con uno spirito di gioiosa donazione di sé, fatta con ottimismo e amore.

La vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa, secondo il proprio carisma e la propria missione, si trasforma nella maggiore fedeltà all'uomo e alla società dei nostri tempi. E' fedeltà di profonda amicizia con Cristo che si manifesta con una totale disponibilità pastorale. Segno permanente e stimolo di questa donazione incondizionata a Cristo e alla missione pastorale è il celibato assunto liberamente prima dell'ordinazione. La "sequela Christi" per la "vita apostolica" comporta il lasciare tutto per seguire lui e partecipare, in questo modo, alla sua missione che non ha frontiere né nel cuore, né nell'azione apostolica. Il Buon Pastore è stato obbediente, casto e povero (cfr. PO 15-17).

Con il Concilio, vi ricordo che dovete apprendere a porre i mezzi soprannaturali e naturali per vivere questa donazione, curando specialmente le norme spirituali e ascetiche, che sono approvate dall'esperienza della Chiesa e che non sono meno necessarie nel mondo attuale (cfr. OT 8-11; PO 18). Così sarete capaci, tra le altre cose, di accettare qualunque ministero che vi si affidi, senza subordinare la vostra accettazione alla conformità con convenienze o progetti personali. In effetti, bisogna arrivare a rendersi disponibili per "collaborare nel lavoro pastorale di tutta la diocesi e perfino di tutta la Chiesa" (LG 28).

Questa fedeltà, che è coerenza personale, va intesa anche come sincerità e autenticità. Nella propria vita non mancano le oscurità e perfino le debolezze.

E' il momento della direzione spirituale personale. Se si parla fiduciosamente, se si espongono con semplicità le proprie lotte interiori, si va sempre avanti, e non ci sarà ostacolo né tentazione che possa separarci da Cristo.

Considerato che non mancheranno neppure piccole ombre che turbino questa immagine di Cristo che dovrete offrire con le vostre vite, siate amanti della confessione sacramentale frequente, dove si purificano le vostre anime e ricevete la grazia necessaria per continuare ad essere fedeli a Cristo, alla Chiesa e alla vocazione sacerdotale.

Una sana amicizia e vita comunitaria, già ad iniziare dal Seminario, vi preparerà per l'"intima fraternità" o "fraternità sacramentale" che deve regnare in ogni presbitero diocesano (cfr. LG 28; PO 8), come garanzia di perseveranza nella donazione e nella fecondità apostolica.

Anche i laici vostri fratelli devono rendere presente Cristo nel mondo.

Pero in un modo diverso dal vostro futuro e insostituibile ministero sacerdotale.

Ciò che Dio ha posto nei vostri cuori, con la sua chiamata, corrisponde a una vocazione specifica, che è quella di "operare come nella persona di Cristo Capo" (PO 2) e quella di essere, nella Chiesa particolare o nella diocesi, il vincolo di unione fra tutti i carismi e le vocazioni (cfr. n. 9).

Cercate di dare testimonianza della vostra fede e della vostra gioia.

Voi, con la vostra "gioia pasquale" (n. 10), siete i testimoni e i promotori delle vocazioni sacerdotali tra gli adolescenti e i giovani della vostra età. Vi incoraggio con tutte le mie forze ad essere i primi apostoli delle vocazioni sacerdotali. Pregate e aiutate gli altri perché vengano al vostro fianco. Che il vostro Seminario offra l'esempio attraente di una comunità familiare che vive con gioia la presenza, la parola e l'amore di Cristo risorto.

Eleviamo insieme la nostra fiduciosa orazione al "Signore della messe", perché, in questa amata terra di Spagna, sempre così feconda di sacerdoti, molti giovani abbiano l'anima aperta per ricevere la chiamata amichevole di Cristo; e perché abbiano la disponibilità di saper dire "si" con entusiasmo.

Che queste richieste e questi desideri giungano sino al cielo per l'intercessione di nostra Signora, la cui tenera devozione sono sicuro che alimentate ogni giorno. Che la Madre di Gesù, Madre sacerdotale e Regina degli Apostoli, sia sempre con voi, già da ora, nei vostri anni di preparazione per il ministero; e vi aiuti a convertirvi in testimoni di Cristo per tutte le genti, "come coloro che uscirono dal Cenacolo di Gerusalemme nel giorno di Pentecoste" (RH 22). Non abbiate paura, lei vi accompagnerà nel vostro ministero, come accompagno i primi Apostoli con il suo affetto materno e la sua intercessione.

Che la Vergine fedele vi aiuti a confermare i vostri impegni e a compierli fino alla fine, in questa "nuova tappa della vita della Chiesa" che "esige da noi una fede particolarmente cosciente, profonda e responsabile " (RH 6).

In pegno del costante aiuto divino impartisco con profondo affetto a voi, seminaristi della Spagna, ai vostri superiori, professori e familiari, la mia cordiale benedizione apostolica.




1982-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1982




Visita alle zone colpite dall'inondazione - Valencia (Spagna)

Titolo: Essere sempre accanto all'uomo che soffre

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle.

Ho sentito come un dovere e un impulso del cuore, prima di concludere il mio soggiorno a Valenza, fare una visita particolare a voi, abitanti della Ribera del Jucar. Sono venuto qui, per stare più vicino a voi che soffrite per la perdita di esseri amati e anche per gli ingenti danni materiali provocati dalle inondazioni dei giorni scorsi, soprattutto fra le popolazioni di Alcira, Carcagente e altri centri abitati.

Questa visita vuole essere un segno della mia vicinanza e solidarietà con voi nel momento del dolore. E desidero che le parole, che pronuncio in questo luogo e alle persone qui presenti, giungano pure alle altre zone colpite e a ciascuno dei loro abitanti, perché sono venuto per tutti.

La mia presenza vuole essere anche una manifestazione di stima per la solidarietà che finora vi è stata dimostrata e che confido continui finché sarà necessario; infatti, è soprattutto per l'uomo bisognoso che gli altri devono essere fratelli. Accanto all'uomo che soffre deve sempre essercene un altro che lo assista e gli faccia compagnia. La carità e il senso umanitario non possono rimanere indifferenti davanti alla morte e alla distruzione. Per questo, vanno incoraggiate tutte le iniziative atte a ricostruire quanto prima le vostre case e a farvi recuperare i vostri posti di lavoro; così si ricostituirà l'ambiente in cui la vostra vita possa recuperare la serenità e la speranza.

Vi esorto a sollevare il vostro sguardo verso Dio, mentre sui presenti e su tutti gli abitanti delle altre zone colpite - specialmente sui feriti, gli ammalati e le famiglie in lutto - lascio con affetto la mia cordiale benedizione.




1982-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1982




Celebrazione della Parola con le religiose e le appartenenti agli Istituti secolari femminili - Madrid (Spagna)

Titolo: La vita interiore è sempre l'anima di ogni apostolato

Testo:

Care sorelle, religiose e membri di Istituti secolari.


1. Ringrazio la Divina Provvidenza che mi procura questa occasione di incontrarmi con voi, consacrate spagnole, nella vostra stessa Patria; e precisamente nel corso di queste celebrazioni del IV Centenario della grande santa Teresa, in cui la Chiesa riconosce non solo la religiosa incomparabile, ma anche uno dei suoi più esimi dottori.

Quantunque vi parli oggi per la prima volta in territorio spagnolo, non è la prima volta che il Papa incontra consacrate spagnole. L'ho fatto di frequente a Roma e nei miei viaggi apostolici per il mondo, in tanti luoghi dove pregate e lavorate con generosità ed efficacia. Vi ringrazio di cuore per il vostro impegno missionario e spero che, essendo fedeli alla vostra tradizione di fede, la Spagna continui ad essere un luogo privilegiato di vocazioni, sia per numero che per qualità.


2. Desidero prima di tutto manifestarvi il mio apprezzamento e il mio affetto per ciò che significate nel vostro Paese e nella Chiesa intera. Conservate nel vostro cuore un amore vibrante per la vostra bella vocazione, la volontà di rispondere senza tentennamenti, ogni giorno, a questa vocazione, e di conformarvi ogni giorno più perfettamente al vostro Modello e Signore, Gesù Cristo. Abbiate sempre presente la vostra responsabilità di fronte alla vita cristiana dei vostri concittadini: il vostro fervore accresca la vitalità della vostra Chiesa, poiché la vostra tiepidezza provocherebbe subito nel popolo cristiano un processo di decadimento.


3. Desidero, in primo luogo, rivolgermi alle religiose contemplative, le cui comunità sono tanto numerose e vive nella terra di santa Teresa. Quasi un terzo dei monasteri contemplativi del mondo si trovano nel vostro Paese. Si può affermare che l'ardore della santa Riformatrice del Carmelo, il suo amore per Dio e per la Chiesa, si manifestano particolarmente nella sua Patria dove, più che in altri luoghi, le religiose contemplative costituiscono l'espressione più alta della vita consacrata.

Esse sono veramente per le altre religiose la stella che guida costantemente la rotta; la loro vita di preghiera, il loro quotidiano sacrificio sono un potente appoggio per il lavoro apostolico delle altre religiose, come lo sono per la Chiesa visibile, che sa di poter contare sulla loro potente intercessione presso il Signore.


4. A voi, religiose dedite all'apostolato, esprimo ugualmente il profondo ringraziamento della Chiesa per la vostra attività: l'instancabile cura dei malati e dei bisognosi negli ospedali, nelle cliniche e nelle residenze o nelle loro case; l'attività educatrice nelle scuole e nei collegi, le opere assistenziali che completano l'attività pastorale dei sacerdoti; la catechesi e tanti altri mezzi con i quali date reale testimonianza della carità di Cristo. State pur certe che queste attività non solo conservano la loro attualità, ma che, opportunamente adattate, mostrano sempre più di essere strumenti privilegiati dell'evangelizzazione, della testimonianza e dell'autentica promozione umana (cfr. "Religiosi e promozione umana", 5).

Non vi scoraggiate, quindi, di fronte alle difficoltà. Cercate nel vostro impegno di rispondere sempre meglio alle esigenze dei tempi; che il vostro contributo sgorghi armoniosamente dalla finalità stessa dei vostri Istituti e sia segnato dal marchio distintivo dell'obbedienza, della povertà e della castità religiosa.

Non permettete che diminuisca la vostra generosità, quando si tratta di rispondere alle chiamate pressanti dei paesi che aspettano missionarie; siate sicure che il Signore vi ricompenserà con nuove vocazioni.


5. Nel dedicarvi generosamente alle vostre opere, non dimenticate mai che il vostro primo obbligo è di rimanere in Cristo. E' necessario che sappiate sempre trovare tempo per avvicinarvi a lui nella preghiera; solo così, potrete portarlo poi a coloro con i quali vi incontrate.

La vita interiore continua ad essere l'anima di ogni apostolato. E' lo spirito di preghiera che conduce fino al dono di sé; ne consegue che sarebbe grave errore opporre preghiera e apostolato. Chi come voi, ha imparato alla scuola di santa Teresa di Gesù, lo può comprendere facilmente, sapendo che qualunque attività apostolica che non si fondi sulla preghiera, è condannata alla sterilità.

E' necessario, pertanto, che sappiate sempre riservare alla preghiera personale e comunitaria spazi quotidiani e settimanali sufficientemente ampi. Che le vostre comunità abbiano come centro l'Eucarestia e che la vostra partecipazione quotidiana al sacrificio della Messa, così come la vostra preghiera alla presenza di Gesù Sacramento, sia espressione evidente del fatto che avete compreso qual è l'unica cosa necessaria (cfr. Lc 10,42).


6. Desidero ricordarvi anche un elemento molto importante della vostra vita religiosa e apostolica: mi riferisco alla vita fraterna in comunità.

Nel parlare dei primi cristiani, la Sacra Scrittura mette in rilievo che "avevano tutti un cuore solo e un'anima sola"; questa stessa carità fraterna li induceva a porre i loro beni in comune, rinunciando a considerare qualsiasi cosa come propria (cfr. Ac 4,32). Sapete bene che questa e non altra è la definizione esatta della vostra povertà religiosa, che costituisce la base della vita fraterna in comunità.

La vostra scelta per la castità perfetta e la vostra obbedienza religiosa sono venute a completare la vostra donazione d'amore, e a convertire la vostra vita comunitaria in una realtà teocentrica e culturale; così tutta la vostra vita resta consacrata e risulta testimonianza viva del Vangelo. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di poter vedere il Vangelo vivo in voi.

Coltivate, quindi, nelle vostre case una vita veramente fraterna, edificata sulla mutua carità, l'umiltà e la sollecitudine per le altre sorelle.

Amate la vostra vita di famiglia e i diversi incontri della vostra vita quotidiana. Potrete essere sicure che questa vita di comunità, vissuta nella carità e nell'abnegazione, è il migliore aiuto che potrete prestarvi mutuamente e il migliore antidoto contro le tentazioni che insidiano la vostra vocazione.

Oltre alla vostra vita in comune, il vostro modo di comportarvi e anche il vostro modo di vestire - che vi deve sempre distinguere come religiose - sono in mezzo al mondo una predicazione costante e intelligente, anche senza parole, del messaggio evangelico; vi convertono non in semplici segni dei tempi, ma in segni di vita eterna nel mondo di oggi. Cercate, pertanto, che quando le necessità dell'apostolato o la natura di determinate opere richiedono di costituirvi in piccoli gruppi, permanga sempre in essi la realtà della vita fraterna in comune, fondata sul Vangelo, edificata sui tre voti religiosi e non su ideologie mutevoli o aspirazioni personali.


7. Infine, ricordate che la comunità religiosa è inserita nella Chiesa e non ha senso se non nella Chiesa, partecipando alla sua missione salvifica in fedeltà filiale al suo Magistero. Il vostro carisma dovete intenderlo alla luce del Vangelo, della vostra propria storia e del Magistero della Chiesa. E quando si tratta di comunicare ad altri il vostro messaggio, cercate di trasmettere sempre le certezze della fede e non le ideologie umane che passano.


8. Ho menzionato prima i molteplici compiti di cui vi fate carico al servizio della Chiesa e per amore ai vostri fratelli, gli uomini: ospedali, opere di assistenza o di insegnamento, ed altro. Vorrei esprimervi una parola specifica di incoraggiamento e di sprone, dato che tutti i servizi che realizzate sono necessari, e dovete continuare a farli.

Per la particolare importanza che in questo momento ha in Spagna, voglio ora rivolgermi, con speciale riferimento, alle molte tra voi che hanno, come missione particolare, l'insegnamento della gioventù nella scuola. Compito bello ed esigente, delicato e appassionante ad un tempo, che comporta grande responsabilità. Continuate a usare ogni mezzo per realizzarlo con grande spirito di dedizione. Farete qualcosa di molto gradito agli occhi di Dio, e vi rendete meritevoli anche del plauso degli uomini, quantunque voi non ricerchiate questo riconoscimento umano.

Vi incoraggio di tutto cuore e vi ricordo la necessità di sollecitare gli uomini e le donne di domani ad apprezzare con retta coscienza i valori morali, dando loro la propria adesione personale; dovete spronarli a conoscere e amare Dio ogni giorno di più (cfr. GE 1). Insegnate loro ad osservare quanto il Signore ha comandato e, attraverso le vostre parole e il vostro comportamento irreprensibile, portateli alla pienezza di Cristo (cfr. Ep 4,13).

Impartite la dottrina integra, solida e sicura; utilizzate testi che presentino con fedeltà il Magistero della Chiesa. I giovani hanno il diritto di non essere turbati da ipotesi o prese di posizione azzardate, dal momento che non hanno ancora la capacità di giudicare.

Siate sicure che se agirete in piena fedeltà alla Chiesa, Dio benedirà la vostra vita con una generosa fioritura di vocazioni. Sforzatevi di essere buone educatrici e ricordatevi che chi ha maggiormente insegnato agli altri, nell'arco dei secoli, sono stati i santi. Per questo, il vostro primo dovere apostolico in quanto maestre, educatrici e religiose è la vostra personale santificazione.


9. Alcune parole di particolare saluto e apprezzamento a voi, consacrate degli Istituti secolari, che avete assunto gli impegni della vita di consacrazione riconosciuti dalla Chiesa, in forma peculiare, distinta da quella che caratterizza le religiose.

Gli Istituti secolari costituiscono già in Spagna una realtà molto significativa. La Chiesa ne ha bisogno per poter realizzare un apostolato di profonda testimonianza cristiana negli ambienti più diversi, "per contribuire a cambiare il mondo dal di dentro, convertendosi in fermento vivificante ("Discorso alla Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari", 4; 28 agosto 1980: "Insegnamenti", III,2 [1980] 473).

Chiedo al Signore che siano molte quelle che ascoltano la sua voce e lo seguono per questo cammino. Vi esorto a rimanere fedeli alla vostra vocazione specifica "caratterizzata e unificata dalla consacrazione, l'apostolato e la vita secolare" (n. 2P 470).


10. Fin dal primo momento, la Chiesa ha posto come suo centro la Madre di Gesù, attorno e in compagnia della quale gli Apostoli perseverarono nella preghiera, attesero e ricevettero lo Spirito Santo. Sappiate anche voi perseverare così, unite intimamente a Maria, Madre di Gesù e Madre nostra; ricevendo e trasmettendo ai fratelli lo Spirito Santo ed edificando così la Chiesa. Ella vi accompagni, vi consoli e vi incoraggi sempre con le sue attenzioni materne. E vi sproni nel cammino la mia affettuosa benedizione.

Così sia.




1982-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Messaggio scritto consegnato dal Papa ai seminaristi della Spagna - Valencia (Spagna)