GPII 1985 Insegnamenti - Ai sacerdoti e ai religiosi - Caracas (Venezuela)

Ai sacerdoti e ai religiosi - Caracas (Venezuela)

Titolo: Cristo vi chiama ad essere canali del suo amore salvifico

"L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore" (Lc 1,46-47).


1. Queste parole del cantico della Vergine Maria, che abbiamo proclamato, diventano in me ringraziamento al Signore e profonda gioia, nell'incontrarmi con voi, miei cari sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, novizi e novizie, membri degli Istituti secolari, che siete parte eletta della Chiesa in Venezuela.

Queste parole del Magnificat sono anche il vostro canto di benedizione a Dio in questo incontro, nel quale Cristo è presente fra noi, accogliendo il vostro ringraziamento per il dono della vostra vocazione nella Chiesa. Anche il Papa magnifica il Signore e Salvatore. E la sua gratitudine verso voi tutti, i più vicini e impegnati collaboratori dei vescovi, voi che con maggiore entusiasmo avete lavorato nella missione preparatoria di questo viaggio papale.


2. Nel vedere la vostra numerosa presenza e pensare a tutti i fratelli e sorelle che rappresentate; nel considerare tanti frutti di perseveranza nella dedizione ecclesiale, la mia anima gode nel Signore. Perché siete voi gli attuali amici e confidenti di Gesù Salvatore. Siete i testimoni di un passato fecondo di evangelizzazione nel Venezuela, dove non sono mancati eminenti testimoni della fede in tempi difficili: vescovi, come Ramon Ignacio Méndez, Silvestre Guevara y Lira, Salvador Montes de Oca, i quali pagarono con l'esilio la loro infrangibile fedeltà. Sacerdoti e religiosi, promotori di nuove congregazioni, come gli arcivescovi Juan Bautista Castro e Antonio Ramon Silva; e fondatrici che hanno lasciato dietro di sé il profumo della virtù squisitamente cristiana come madre Candelaria, madre Emilia e madre Maria de San José.

Voi siete soprattutto gli operai e le operaie della messe di Cristo nell'attuale momento della vita della Chiesa, segnato da tanti fermenti di rinnovamento spirituale, e nel contempo bisognoso di tanta generosità, di tanta santità nei sacerdoti e religiosi, nelle religiose e nei membri degli Istituti secolari, per essere soprannaturalmente efficaci nei vasti e difficili compiti dell'apostolato.

Voi siete anche - e lo dico con enfasi speciale ai più giovani di voi - il futuro pieno di speranza di questa Chiesa che ha posto il suo sguardo nel futuro, in una rinnovata opera di testimonianza evangelica, ora che ci stiamo preparando a celebrare il quinto centenario dell'evangelizzazione dell'America.

Questo sguardo che vuol abbracciare il passato, il presente e il futuro, si ispira anch'esso al cantico del Magnificat che abbiamo proclamato. E' la Vergine Maria che vi invita a considerare la storia come un'avventura di amore nella quale Dio mantiene le sue promesse e trionfa con la sua fedeltà. Una storia nella quale Dio ci chiede, come chiese alla Vergine, di essere suoi alleati, suoi collaboratori, per poter realizzare il suo disegno di salvezza di generazione in generazione. Questo esige che noi rispondiamo a Dio, come Maria, con un "fiat" totale e irremovibile.


3. La Vergine fedele vi invita oggi a considerare le meraviglie che ha operato in voi l'Onnipotente (cfr. Lc 1,49). Una grazia comune, che fiorisce in ciascuno secondo la sua propria vocazione e carisma, vi affratella e vi unisce. Tutti siete stati chiamati in Cristo. La vocazione è fiorita nella vostra vita come un gesto di predilezione da parte di Dio, come un invito all'amore totale a lui.

Si, la persona di Cristo vi ha affascinato, vi ha sedotto il suo: "Vieni e seguimi" (Mt 19,21). La vocazione sacerdotale o quella alla vita consacrata è una chiamata fondamentale a seguire Cristo, a vivere il suo mistero di grazia, a convivere con lui, a essere i suoi imitatori. E' un invito a gridare il Vangelo con la propria vita; ciascuno secondo la particolare chiamata di Cristo, e tutti insieme nella Chiesa. Perché la Sposa di Cristo risplenda con la bellezza del Vangelo divenuto parola di vita, con il vestito nuziale della carità, dei consigli evangelici, delle beatitudini del Maestro divino. Perché la Chiesa, attraverso i consacrati, sia oggi dinanzi al mondo il Cristo vivo che continua a salvare, che proclama la buona novella con le loro parole e gesti, con tutta la loro vita.

Questo vivere e comunicare, con incondizionata dedizione, la grazia della salvezza, è un contemplare ogni giorno le meraviglie dell'amore di Dio nel presente momento del mondo, nel mistero della vostra vita e della Chiesa.

La vostra vita è servizio di amore. Siete servi e serve dell'amore per amore di Cristo. Realizzate così quella umanità matura che offre a Dio la sua propria libertà e la usa al suo servizio. Perciò meditate e rinnovate ogni giorno i motivi di fede che danno impulso e sostengono la vostra vita, la vostra dedizione, la vostra fedeltà gioiosa e feconda, anche se sacrificata. E quando confermate nel silenzio della vostra preghiera - sempre indispensabile per voi- la piena validità della vostra vita, ringraziate il Signore per le sue meraviglie.

Proclamate con la vostra santità che santo è il suo nome (cfr. Lc 1,49).


4. Cristo vi chiama ad essere suoi fedeli testimoni, ad essere canali del suo amore salvifico nel mondo di oggi, a prolungare la sua misericordia, che si estende di generazione in generazione a quelli che lo temono (cfr. Lc 1,50).

Compito comune e concreto del vostro servizio è quindi la realizzazione del disegno divino di salvezza: rendere presente il regno di Dio, che è la Chiesa, qui nel Venezuela; farlo presente nella vostra vita e nel vostro ambiente, nella scuola, nella famiglia, fra i giovani, nel servizio agli infermi e abbandonati, nelle istituzioni di carità e di assistenza, nelle opere di promozione sociale; soprattutto nelle iniziative catechetiche, per portare a tutti l'amore di Cristo e per mezzo di lui l'amore verso l'uomo. Senza dimenticare l'importante mondo della cultura, che ha tanta importanza per l'evangelizzazione e il giusto ordinamento della società. così il Vangelo si incarnerà nella vita e nella cultura della vostra gente, interessando i diversi strati sociali e promuovendo i veri valori umani e cristiani.

Qui il progetto comune si incarna in un servizio al vostro popolo, divenuto popolo di Dio. Compito prezioso per tutti voi, figli della patria venezuelana; e anche per voi, sacerdoti, religiosi e religiose, membri degli Istituti secolari, che avete lasciato la vostra famiglia e la vostra patria e vi siete stabiliti, in forma temporanea o definitiva, in questa nuova famiglia e patria spirituale che è la Chiesa nel Venezuela. Agli uni e agli altri, in nome di Cristo e della Chiesa, il Papa dice: Grazie! Grazie per la vostra dedizione e fedeltà, per quello che siete e per quello che fate, per ciò che avete seminato nei solchi della Chiesa, che è il campo di Dio (cfr. 1Co 3,9) e che al momento opportuno fiorirà con la fecondità dello Spirito Santo.

Con questa speranza vi esorto a perseverare, a superare le tentazioni dello scoraggiamento, a rinnovare la vostra fedeltà a Cristo e al Vangelo in mezzo alle difficoltà personali e sociali; ad essere autentici testimoni della misericordia divina che dura di generazione in generazione.


5. Il vostro popolo attende da voi una testimonianza convincente di Cristo. Questo popolo spesso povero, ma affamato dei beni che attirano la predilezione di Dio proclamata da Maria (cfr. Lc 1,53). Sono i poveri che reclamano la vostra dedizione preferenziale, a partire dal Vangelo e in vista di una liberazione integrale. I poveri considerati senza sguardi riduttivi, esclusivi o limitati alla sola povertà materiale. Vale a dire, tutti coloro che hanno bisogno di pane e di conversione, di libertà interiore ed esteriore, di aiuto materiale e di purificazione dal peccato. Essi attendono che facciate loro presente Cristo, redentore e liberatore, via di dignità e vocazione di un trascendente destino (cfr. Allocuzione ai cardinali e prelati della Curia romana, 21 dicembre 1984).

Il Venezuela, come le altre nazioni dell'America Latina, possiede il patrimonio della fede cattolica e della religiosità, nel quale si identificano la grande maggioranza dei venezuelani; eppure, la fede deve penetrare molto di più nel tessuto della società, nella stabilità e santità della famiglia cristiana, nelle strutture regolatrici della giustizia sociale. Nella Chiesa in Venezuela vi sono segni evidenti di rinnovamento spirituale; e allo stesso tempo persistono, e a volte si intensificano, correnti secolariste che vogliono cancellare dalla coscienza il senso di Dio e dalla società i segni della sua presenza. Vi sono settori nei quali il progresso sociale e il benessere si manifestano in un lussuoso egoismo, mentre altri settori restano nella miseria, nell'emarginazione, nell'analfabetismo.

Tutti questi fenomeni interpellano la Chiesa. Ogni volto, ogni famiglia, ogni situazione sta reclamando la presenza viva del Vangelo. La Chiesa, impegnata con l'uomo, specialmente con il più povero ed emarginato, non può ignorare queste situazioni. Non deve rassegnarsi passivamente e lasciare che le cose restino così, o come spesso succede, degenerino in situazioni peggiori.

In nome di Cristo e della Chiesa vi chiedo che, d'accordo con gli orientamenti dei vostri pastori, intensifichiate lo sforzo che esige un'evangelizzazione integrale delle persone e degli ambienti.


6. Come sacerdoti e religiosi impegnati col Vangelo, siete chiamati ad evangelizzare prima di tutto con la vostra vita. Il rinnovamento della fede comincia dall'identificazione tra il messaggio e il messaggero. Siate pertanto testimoni del Vangelo con la vostra vita sacerdotale integra, impegnata, esemplare; che i vostri fedeli vi riconoscano sempre, cari sacerdoti, anche esternamente, come ministri di Cristo. Siate voi, religiosi e religiose, una trasparenza dei consigli evangelici, del carisma dei vostri fondatori e fondatrici, della comunione fraterna in una vita semplice ed esemplare. Voi, membri degli Istituti secolari, dovete portare alla società, dalla vostra condizione laicale, la presenza di Cristo in mezzo agli uomini, con una testimonianza che interpelli e costringa a interrogarsi coloro che convivono con voi.

Nell'insieme dei compiti di evangelizzazione e di catechesi che sono propri del progetto ecclesiale, vi chiedo una speciale dedizione ai giovani nell'ambito delle comunità parrocchiali, della scuola cattolica, dei gruppi e associazioni, dei movimenti ecclesiali di spiritualità. E non omettete di dedicarvi alla formazione integrale dei laici impegnati nella Chiesa e nella società.

A voi, giovani seminaristi, novizi e novizie che costituite la più ferma speranza di rinnovamento della Chiesa nel Venezuela, il Papa dice anche: non abbiate timore, formatevi bene intellettualmente e pastoralmente, e fatevi coraggio guardando intorno a voi, perché la messe è molta e gli operai sono pochi.


7. "La mia anima magnifica il Signore... perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc 1,47-48). Le parole di Maria ci ricordano la nostra piccolezza dinanzi alla missione che il Signore ci affida. Ma ella ci ricorda anche che l'Onnipotente, che depone i potenti dai loro troni ed esalta gli umili, può fare grandi cose in noi, se ci mettiamo incondizionatamente al suo servizio.

Dinanzi al primo ostacolo, costituito dalla grande scarsezza del clero, soprattutto locale, voi tutti dovete sentirvi urgentemente chiamati a promuovere le vocazioni con tutte le vostre forze. E affinché i nuovi chiamati possano dare i frutti desiderati, favorite con molta attenzione - insieme ai vostri vescovi e superiori religiosi - la formazione accurata, profonda e aggiornata, nei seminari, noviziati e istituti che li preparano. Non esitate nel dedicare a questo compito, nei suoi aspetti spirituali, culturali e umani, il vostro tempo e le vostre energie.

Nella Vergine del Magnificat vi sono due stupende fedeltà che segnano anche la vostra vocazione: una fedeltà a Dio, al suo progetto di amore misericordioso, e una fedeltà al suo popolo. Siate anche voi fedeli a Dio e al suo progetto. Siate fedeli al vostro popolo... Sarete così, come la Vergine di Nazaret, collaboratori di Dio, servitori dei vostri fratelli, con il miglior servizio, che è quello specificatamente vostro: portare a tutti il messaggio di Cristo.

Che vi sostenga sempre in questa duplice fedeltà la mia cordiale benedizione apostolica.

Data: 1985-01-28 Data estesa: Lunedi 28 Gennaio 1985





Ai laici nella cattedrale - Caracas (Venezuela)

Titolo: Tre grandi consegne del Papa al laicato del Venezuela

Cari fratelli e sorelle.


1. Gioia e speranza sono i sentimenti che mi animano in questo incontro con voi, dirigenti laici impegnati in movimenti apostolici o nei lavori della grande Missione nazionale, insieme ai rappresentanti di diversi settori della società.

Uniti tutti in una stessa vocazione: quella di testimoni della risurrezione di Cristo. Perché sono sicuro che l'incidenza della vostra fede cattolica non è marginale, ma profonda e cosciente; come quella di veri credenti in Gesù Cristo salvatore, redentore dell'uomo e del mondo.

Più significativo è reso il nostro incontro dalla suggestiva cornice di questa cattedrale coloniale di Caracas, cuore spirituale del Venezuela. Luogo di incontri felici e tristi, ha seguito con le sommesse preghiere dei fedeli le vicende della storia patria. Essa ci ravviva la memoria storica dei quasi cinque secoli di evangelizzazione dell'America Latina, del Venezuela, nei quali la presenza del laico è stata così consistente. Vi furono sempre infatti, a fianco del sandalo del missionario e del pastorale del vescovo, gruppi di uomini e di donne che, mossi dalla loro fede, profusero sforzi, trasmisero cultura, promossero il progresso degli uomini di queste terre. Furono famiglie cristiane, confraternite e congregazioni, terz'ordini, catechisti e laici prestigiosi come Cecilio Acosta o il dottor José Gregorio Hernandez, esempio di mirabili virtù.


2. Sulla base di questa feconda tradizione, il Vaticano II ha riconosciuto, valorizzato e incoraggiato la piena partecipazione, nel compito e nella missione ecclesiale, dei laici che, uniti vitalmente a Cristo per il Battesimo e come membri della Chiesa, vivono la loro condizione sacerdotale, profetica e regale, per dare testimonianza della potenza della risurrezione nella vita degli uomini e delle nazioni.

Questo incontro non è forse un ulteriore segno di questa fecondità conciliare in terra venezuelana? Ringrazio con voi il Signore per i numerosi movimenti apostolici che rappresentate, dall'Azione cattolica ai più recenti movimenti integrati nel Consiglio nazionale di apostolato laicale. Non va dimenticato inoltre l'inserimento e la collaborazione di tanti laici nelle comunità parrocchiali, in istituzioni ecclesiali di catechesi, di educazione, di assistenza e promozione umana, e in molte altre forme di disinteressato servizio cristiano. Mi rallegra anche l'opera di quei laici impegnati nel dilatare il regno di Cristo come costruttori secondo Dio della società, uomini e donne con spirito ecclesiale nel cuore del mondo.

Anche i centomila evangelizzatori laici che hanno partecipato alla Missione nazionale, portatori del Vangelo a tutti gli ambienti del vostro Paese, sono un dono meraviglioso e un frutto del Signore, nella sua Chiesa, grazie al rinnovato spirito conciliare. E sono, al tempo stesso, pegno e speranza di continuità in questa "nuova evangelizzazione" che ho chiesto alla Chiesa del Venezuela e dell'America Latina, nell'inaugurare a Santo Domingo la "novena" di anni preparatoria al V Centenario della fede in queste terre. In questa prospettiva voglio lasciare a voi, laici cattolici, tre consegne fondamentali.


3. Prima di tutto, crescete nel Signore. Perché in effetti, "la fecondità dell'apostolato dei laici dipende dalla loro vitale unione con Cristo" (AA 4). Siete chiamati per il Battesimo a configurare la vostra vita in modo sempre più radicale e trasparente, verso la piena maturità in Cristo. Non siete forse "christifideles"? Aprite, quindi, sempre più il vostro cuore a Cristo, accogliete la sua presenza misteriosa e feconda, coltivate l'intimità con lui in questo incontro che cambia la vita, che la rende più pienamente umana, che potenzia e dà orizzonti sconfinati alla verità, alla dignità, alla felicità dell'uomo.

Il messaggio della Chiesa può sintetizzarsi nell'esortazione che Pietro rivolse agli ebrei nella Pentecoste della Chiesa e che, come suo successore, io rivolgo a voi, laici venezuelani: convertitevi a Cristo, per ricevere il dono dello Spirito (cfr. Ac 2,38). Questa esortazione è rivolta a tutti gli uomini e a tutte le donne, ai vostri compatrioti delle città, dei paesi e delle pianure, delle isole, delle montagne e delle foreste. Quanti sono ancora i battezzati che non hanno sviluppato nella loro vita la grazia di questa presenza e di questo incontro col Signore? E quanti i cattolici che non professano la loro fede? Se oggi ci rallegriamo per i centomila venezuelani evangelizzatori, uomini nuovi che vogliono testimoniare e proclamare che Cristo è il Signore, siate certi che la vostra terra già è dissodata per la semina del Vangelo; ed è già preparata perché possano essere molti di più, si, moltissimi di più i cristiani che superino ogni divergenza tra la fede ricevuta e la loro vita personale, familiare e sociale; che approfondiscano e maturino una fede vissuta, ecclesiale, con tutti i suoi frutti di santità, di comunione, di apostolato, di servizio all'uomo.

Si tratta di promuovere - come ho indicato in Messico (21 gennaio 1979) - una vasta opera di evangelizzazione e di catechesi, un impegno capillare e intenso di formazione di laici di sicura fede, uniti dinamicamente alla Chiesa, ben ancorati in Cristo, "perseveranti nella testimonianza e nell'azione evangelica, coerenti e coraggiosi nei loro impegni temporali, promotori di pace e di giustizia contro ogni violenza od oppressione, acuti nell'esame critico delle situazioni e delle ideologie alla luce degli insegnamenti sociali della Chiesa".

So che non è poco quello che chiedo a voi e ai laici venezuelani che rappresentate. Perciò, per essere all'altezza di tutte queste esigenze di vita cristiana integrale, crescete sempre nel Signore. Crescete verso la pienezza di Dio (cfr. Ep 3,19).


4. Vi lascio una seconda consegna: ridate vitalità ai vostri movimenti ecclesiali di laici. Essi possono e debbono svolgere un ruolo fondamentale. Ho già avuto occasione di segnalarlo ai vostri vescovi nella loro recente visita "ad limina" (30 agosto 1984): "L'organizzazione in gruppi e movimenti apostolici diversi sarà decisiva negli anni a venire"; ma devono poter contare "sulla sufficiente formazione, sul senso dell'unità ecclesiale e su una profonda spiritualità". I movimenti apostolici costituiscono un segno della comunità ecclesiale e della sua efficacia evangelizzatrice - lo affermava già il Concilio Vaticano II - e sono tanto più necessari e opportuni in un mondo in processo di crescente organizzazione e socializzazione.

La Chiesa del Venezuela sa riconoscere il bene che essi hanno apportato, il loro contributo indispensabile e benefico, il molto che da essi ancora ci si aspetta. Ma è necessaria una maggiore rianimazione di questo tessuto associato di laici, in Venezuela e nell'America Latina, perché tra l'opera direttiva dei pastori e il consolidamento cristiano nel popolo fedele operino forze vive, vigorose e moltiplicatrici di vocazioni cristiane, in tutti i campi e in tutte le professioni laicali.

In comunione sincera con i vescovi e nella fedeltà incrollabile alla verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo; animati dai propri rispettivi carismi; aperti al dialogo, alla collaborazione e al reciproco arricchimento; disponibili per l'attuazione dei piani pastorali, i vostri movimenti siano scuola di formazione cristiana, esperienza di comunione e di partecipazione, luoghi che irradiano vita nello Spirito, vivai di vocazioni sacerdotali e religiose di cui tanto ha bisogno la vostra comunità ecclesiale, fermenti missionari in tutti gli ambienti di vita, embrioni germinali di una nuova società.


5. A partire da questa crescita nel Signore e da questo vigore del laicato venezuelano, rendete presente la Chiesa, con nuova coerenza e originalità, nella vostra società, nel progresso spirituale, economico e culturale della vostra nazione. E' questa la mia consegna e il compito vostro.

Dio vi ha regalato, dalle viscere della terra, preziose risorse naturali affinché tutti i venezuelani possano avere una vita degna, e anche perché, soddisfatte le proprie fondamentali necessità, possano essere solidali nell'integrazione latinoamericana che fu il sogno del Liberatore e che ha nella Chiesa un segno efficace di realizzazione. Poiché voi possedete inoltre una tradizione democratica che afferma la sua stabilità, siete responsabili nel promuovere sempre più la dignità e la partecipazione del popolo ai destini della nazione, come modello di superamento degli autoritarismi di diverso segno ideologico.

All'interno della società siate difensori dei grandi valori umani e cristiani: il valore della vita - fin dal momento del concepimento - contro ogni violenza, la stabilità e l'unità della famiglia, culla di ogni autentico progresso civile e morale, l'educazione cristiana nella scuola, nel liceo e nell'università.

Proclamate e testimoniate che soltanto l'onestà severa, nelle responsabilità amministrative pubbliche e private, assicura una solida base all'avvenire della patria. Non soccombete alle tentazioni materialiste ed edoniste - il consumo illimitato dei beni economici, il sesso, l'uso suicida delle droghe, eccetera - se volete la vita e la qualità della vita. Sono questi grandi compiti e sfide. In quanto laicato siate perciò, laici venezuelani, all'avanguardia nella costruzione di un Paese fedele alle sue tradizioni cattoliche, prospero nella libertà e nella giustizia, severo e diligente nelle sue responsabilità, sensibile alle necessità dei più deboli e degli oppressi, solidale coi popoli e le nazioni sorelle, amante dell'autentico progresso culturale.

Non è forse primordiale vocazione dei laici permeare e perfezionare tutto l'ordine temporale con lo spirito evangelico? (cfr. AA 7). Non attende molto da loro il mondo della cultura, della famiglia, della direzione politica, economica, sociale? Non dimenticate pertanto che il Venezuela si aspetta giustamente dai laici impegnati nella vita del loro popolo che siano leali, aperti al dialogo e collaboratori con tutti gli uomini di buona volontà. Si aspetta la fedeltà e la fecondità di questa vocazione. E' questa la vostra responsabilità. Sarà questo il vostro merito. Questa è la vostra propria missione.


6. Desidero ora porgere un saluto speciale ad alcuni gruppi qui presenti.

In primo luogo, i dirigenti della Central latino americana de trabajadores (Clat), coi quali ho già avuto il piacere di incontrarmi a Roma. So che in questi giorni, per vostra iniziativa e con il patrocinio del Celam, state realizzando, nell'Università dei lavoratori, un'importante riunione sul tema: "L'insegnamento sociale della Chiesa e il mondo del lavoro nell'America Latina degli anni 80". Sono con voi numerosi vescovi e dirigenti sindacali di tutto il continente. Considero questo incontro un grande regalo fatto al Papa durante la sua permanenza nel Venezuela, perché voi sapete quanto mi interessa questa problematica. Credo di averlo messo in rilievo, in varie occasioni, e in particolare con la mia enciclica "Laborem Exercens", che avete studiato e diffuso.

Vi esorto a continuare nel vostro impegno. Molto importanti per la Chiesa, per il movimento dei lavoratori, per l'America Latina, sono le prospettive che state esaminando e mettendo in atto. E profitto di questa occasione per dirvi che mi sento solidale con le angosce di tanti e tanti lavoratori latinoamericani che vedono deteriorarsi le loro condizioni di vita e di lavoro, ma soprattutto i loro valori e le speranze di una liberazione integrale e di una crescita in umanità.

Queste parole valgono anche per il gruppo di imprenditori e di operai venezuelani che partecipano a questo incontro. Domani, nella messa per gli operai a Ciudad Guayana, avro occasione di manifestare più dettagliatamente il mio pensiero. Voglio ora dirvi che siete responsabili del futuro del Venezuela. Non invano il lavoro è la chiave della questione sociale e nazionale. Una nazione libera e giusta è costruita da autentiche comunità di lavoro umano dove la dignità del lavoratore si coniuga con la solidarietà, e il bene dell'impresa, con il bene della collettività, al di là di tentazioni partitiche, di privilegi economici e di dialettiche classiste, per creare nuovi tessuti di socialità umana e produttiva.

Un saluto anche all'illustre gruppo di giuristi che ci accompagnano.

Dovete continuare a irradiare "morale e lumi", così come chiedeva il Libertador, ad Angostura, ai magistrati del Congresso. Siate servitori incorruttibili della legge, per la convivenza armonica della società. Nei vostri cuori e nell'elaborazione e applicazione delle vostre leggi nazionali resti impressa la legge di Dio, che è creatrice di libertà, salvaguardia della vita, opera di misericordia e di giustizia, precetto di carità.

Infine, vada il mio saluto ai rappresentanti dei tanti mezzi di comunicazione sociale. Vi ringrazio sinceramente per l'impegno che ponete nel dare una copertura quanto più completa possibile alla mia visita in Venezuela e al messaggio della Missione nazionale. Siate coscienti dell'importanza sociale dei mezzi che adoperate. Conoscete l'influsso decisivo che essi esercitano nella formazione personale e nella vita comunitaria. Non dimenticate le pressanti esigenze di ordine etico che comporta la funzione di operatore delle comunicazioni sociali. Egli deve rispettare la dignità della persona umana e i suoi legittimi diritti al di sopra di ogni cosa, e deve promuovere i valori della verità, della giustizia sociale, della convivenza e della pace.

Laici venezuelani, il Papa, la Chiesa, la vostra patria, l'America Latina, hanno bisogno del vostro valido contributo. Vi incoraggia in questo cammino la mia cordiale benedizione.

Data: 1985-01-28 Data estesa: Lunedi 28 Gennaio 1985





Ai giovani nello Stadio olimpico - Caracas (Venezuela)

Titolo: Donarsi con gioia per costruire la civiltà dell'amore

Cari giovani.


1. Nella mia visita apostolica non poteva mancare l'incontro, che tanto ho desiderato, con la gente giovane di un giovane Paese come è il Venezuela.

Attraverso uno dei vostri compagni mi avete detto pochi momenti fa: "Ti salutiamo, amico: benvenuto a casa". Orbene, il Papa vi dà anche lui un saluto: benvenuti a questo incontro! E il saluto rivolto a ciascuno in particolare e a tutti i giovani venezuelani che si sentono uniti a noi.

Nell'incontrarmi con voi in questo stadio olimpico della città universitaria, e man mano che ascoltavo, dalle parole del vostro compagno, i dubbi e le speranze che vi assillano, nasceva dentro di me una domanda: i giovani venezuelani si lasceranno abbattere dalle difficoltà, o avranno la capacità di essere cristiani davvero e di costruire una società più giusta, più fraterna, più accogliente e pacifica? La risposta affermativa l'avete data voi: "Vogliamo poter gridare, con convinzione e sincerità, che i giovani insieme a Cristo sono una forza che, partendo dal Vangelo e spinti dallo Spirito, trasforma l'uomo, la società e la Chiesa". Questa è la vostra risposta, con la quale mi sento pienamente solidale, giovani amici, che rappresentate tante migliaia di ragazzi e ragazze di ogni parte del Paese, molti dei quali non sono potuti venire qui con noi. La vostra presenza felice e festosa, la vostra sete di verità e di ideali nobili ed elevati, mi incoraggiano a continuare a credere e sperare nei giovani. Allo stesso modo si esprime la Chiesa che, a conclusione del Concilio Vaticano II, proclamava, pensando a voi: "La Chiesa vi guarda con fiducia e amore" (Messaggio ai giovani, 6).


2. Con le riflessioni che ora faremo insieme, voglio riferirmi all'inchiesta realizzata poco tempo fa tra la gioventù venezuelana. La prima domanda era: quali sono i tuoi timori e le tue speranze per il futuro? State vivendo in un momento storico non esente da difficoltà e problemi: crisi di autentici valori morali, mancanza di sicurezza, problemi economici, difficoltà di trovare un impiego, clima di immoralità, ingiustizie, delinquenza, abusi, manipolazioni, indifferentismo religioso.

Davanti a questa difficile situazione, qualcuno potrebbe cedere alla facile tentazione della fuga, dell'evasione, chiudendosi in un atteggiamento di isolamento egoista, rifugiandosi nell'alcool, nella droga, nel sesso, nelle ideologie alienanti o che predicano l'odio e la violenza. Di fronte a tutto questo, e nonostante questo, dovete salvare la speranza, alla quale vi spinge la vostra stessa condizione di persone che si aprono alla vita: la speranza che avete di superare l'attuale situazione, di lasciare per il futuro un clima religioso, sociale e umano più degno di quello attuale; la speranza di vivere in un mondo più fraterno, più giusto e pacifico, più sincero, più a misura d'uomo.

Per vincere ogni traccia di pessimismo avvertite la necessità di lanciarvi con gioia, realismo e dedizione alla costruzione di una società più cristiana e umana, dove imperi la civiltà dell'amore, che può far diventare realtà la vostra vocazione temporale ed eterna.

I vostri timori e le vostre speranze davanti al futuro si concentrano in questa domanda che vi ponete con frequenza: che senso ha la mia vita? E' giusto che vi poniate questo problema; che pensiate ad una realtà che coinvolge tutta la vostra esistenza. Perché, in effetti, sono diverse, e a volte contraddittorie, le risposte a questo interrogativo fondamentale. Non mancano i profeti dell'odio e della violenza, del materialismo, del piacere, dell'egoismo e del totalitarismo.

Questi, amici miei, non offrono soluzioni; perché, in definitiva, tradiscono le vostre aspirazioni più nobili, lasciandovi con l'anima vuota.

La risposta a tale interrogativo, risiede, amati giovani, nel vostro stesso essere, creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26-27), risiede nella fede cristiana che vi insegna con certezza: siete chiamati a un destino eterno, ad essere figli di Dio e fratelli in Cristo (cfr. 1Jn 3,1), ad essere creatori di fraternità per amore a Cristo. Lui, Cristo, è la vostra risposta. Egli vi insegna ad aiutare sempre l'uomo, a donarvi a lui. Questa è la parola rivelata nella Bibbia. Se vi parlassi in maniera diversa, tradirei il mio servizio a Dio e tradirei voi stessi, che avete diritto alla piena verità.

Ricordate sempre che, essendo stati fatti a immagine di Dio, potete comprenderlo. Per questo Dio vi chiama a partecipare della sua vita, nella quale troverete la vostra pienezza e la vostra corona (cfr. PP 16).

L'apertura a Dio, il rapporto con lui, sono come incisi nel più intimo del vostro essere. Ne consegue che la religiosità non è un'aggiunta alla vostra struttura umana, ma la prima dimensione della vostra identità. Praticarla, conoscendo Dio, significa riempire la vostra intelligenza di verità; praticarla, amando Dio sopra tutte le cose e il prossimo come voi stessi, significa riempire la vostra volontà di bene e realizzare le vostre capacità umane.


3. La seconda domanda della vostra inchiesta era: cosa credi debba fare la Chiesa di fronte alla situazione del Paese? Molte sono le risposte che avete dato.

Tuttavia lasciate che dica che anzitutto la Chiesa conta e vuole contare su di voi, forza giovane, sempre attenta, generosa e capace dei migliori slanci e dei più nobili sacrifici. Per questo essa vi chiede che, per essere più efficaci, non vi isoliate. Unitevi ai movimenti di apostolato secolare. In essi troverete un modo concreto di essere e fare Chiesa, una scuola per la vostra formazione, un impulso per la vostra donazione creatrice di spirito nuovo, un modo di realizzare la vostra vita come comunione e partecipazione.

Quale luogo migliore della Chiesa, amati giovani, potete trovare per lo sviluppo della vostra personalità! In essa avete la parola orientatrice di Dio che dà significato alla vostra vita; l'azione di Cristo che affratella tutti gli uomini, rendendoli figli del Padre comune; la forza propulsiva per le vostre energie creatrici di un mondo nuovo, giusto e fraterno.

Per questo la Chiesa si propone anche come centro propulsivo di giustizia, di verità, di lotta contro il peccato in tutte le sue forme, per questo vi vuole guidare verso una società più giusta mediante le norme che fornisce il suo insegnamento sociale. Un insegnamento che voi, giovani, dovete studiare per impegnarvi a metterle in pratica.

Sono convinto che una delle cose migliori che può fare la Chiesa, per ravvivare la fede dei venezuelani e contribuire a creare una società migliore, è dedicarsi ad una formazione seria e cristiana della gioventù, e all'unificazione della stessa gioventù. Per questo c'è bisogno di un'azione rivitalizzata nelle parrocchie e nelle famiglie cristiane, nella scuola, nel liceo e nell'università.

E' una sfida per la Chiesa del vostro Paese.


4. Cosa pensi tu del Papa? era un'altra domanda della vostra inchiesta. Devo qui ringraziarvi per la vostra risposta, giacché la maggioranza di voi ha risposto che è vostro amico. Voglio dirvi che è vero. Che il Papa si considera amico e molto vicino ai giovani e alle loro speranze. Per questo confida in essi, in voi. Per questo stimandovi e avendo fiducia in voi, vi dice: Giovani! Amici! Non adottate atteggiamenti che portino solo - nella loro intima essenza - a miraggi della verità. Questi distruggono la vostra giovinezza. Infatti la giovinezza non è passività e indolenza, bensi sforzo tenace per raggiungere mete sublimi, anche se ciò costa: non è chiudere gli occhi alla realtà, ma rifiutare le ipocrisie convenzionali e cercare di praticare appassionatamente la verità; non è evasione o indifferentismo, ma impegno di solidarietà con tutti, particolarmente con i più bisognosi; non è ricerca del piacere egoista, ma spinta incessante di apertura e volontà di servizio; non è turbinio rivoluzionario, ma dedizione e sforzo per costruire con mezzi pacifici una società più umana, fraterna e partecipativa.

Di fronte al passato, la gioventù è attualità; di fronte al futuro, è speranza e promessa di scoperta e innovazione; di fronte al presente, deve essere dinamica e creatrice. Per tutto questo non potete pensare, giovani, che la situazione presente sia qualcosa di estraneo per voi: è qualcosa che vi coinvolge, come esseri umani e come cristiani.


5. La vostra inchiesta domanda inoltre: cosa significa Cristo nella tua vita? E' come un punto di arrivo delle domande precedenti. Più di una volta vi sarete posti questa domanda e anche altri ve lo avranno chiesto. Voglio aiutarvi nella risposta che tanti di voi hanno già dato. Per un giovane e una giovane idealisti, generosi, valorosi, Cristo può e deve essere la radice del proprio vivere, il nucleo centrale e il punto di costante riferimento dei propri pensieri, delle proprie decisioni, del generoso impegno per il bene.

Cercate dunque Cristo e accoglietelo. Lui è esigente, non si accontenta della mediocrità, non ammette indecisione. E' lui l'unico cammino per giungere al Padre (cfr. Jn 14,6) e colui che lo segue non cammina nelle tenebre (cfr. Jn 8,12). Cristo è la certezza della vostra gioventù e la fonte della vostra gioia.

In lui, eternamente giovane, incontrerete la vittoria della vita sulla morte, la vittoria della verità sulla menzogna e sull'errore, la vittoria dell'amore sull'odio e sulla violenza.

Tuttavia accettare Cristo vuol dire allo stesso tempo accogliere amorevolmente il suo messaggio, la sua parola trasmessa in modo autentico nella Chiesa di Dio. Vivere la vita che Cristo ha conquistato per noi con la sua morte e risurrezione, è incorporarsi alla grande famiglia dei salvati da lui; è essere parte del popolo di Dio; è essere Chiesa.

Non solo questo. Qui tra voi c'è chi ha avvertito la chiamata a dedicarsi interamente al servizio di Dio e degli uomini nella donazione sacerdotale o religiosa. Ad essi dico: accogliete con gioia e orgoglio questa vocazione. E' un regalo meraviglioso che vi permette di essere più vicini a Dio, per essere più vicini agli uomini ed accompagnarli nel loro cammino. A tutti gli altri domando: avete pensato che forse Cristo può essere sul punto di chiamare qualcuno di voi per questo servizio, alto, difficile, ma che vale la pena di assumere? 6. La vostra inchiesta si chiudeva domandando a ciascuno di voi: cosa sei disposto a dare per fare un Venezuela più giusto? Trattandosi di giovani che hanno conosciuto Cristo, il primo tra i fratelli, che chiede la dignità e il bene di tutti, l'amore a lui deve portare a pensare agli altri. Deve obbligare a non chiudersi nel proprio egoismo, ma ad aprirsi agli altri. Infatti Dio è il nostro comune Padre, e conseguentemente, siamo tutti fratelli. Sono queste le esigenze della carità, dell'amore. Perché "Dio è amore" (1Jn 4,16) e tanto ci ha amato che offri il suo proprio figlio, Gesù (cfr. Jn 3,16), il quale non venne ad essere servito ma per servire (cfr. Mt 20,28).

Essendo ad immagine e somiglianza di Dio, la vostra vita non deve essere solo per voi, ma deve essere un dono, un regalo per gli altri. Mettete dunque le vostre qualità al servizio degli altri, particolarmente dei più bisognosi. Con questa apertura a Dio e agli uomini giungerete alla realizzazione della vostra personalità. Sarete così veri figli della vostra patria, che aspetta e ha bisogno del vostro apporto generoso, per essere più degna, più giusta e accogliente.

Siate, dunque, fedeli a voi stessi, al vostro essere cristiani, alla vostra condizione di giovani venezuelani. E quando non potrete fare tutto quello che vorreste, fate quello che potete, quello che dipende da voi. Senza paura! Senza evasioni! Aperti a Cristo e al fratello in lui! 7. Giovani venezuelani! Dobbiamo terminare questo incontro. Pensate che il futuro della Chiesa, del vostro Paese, dell'America Latina, è nelle vostre mani.

Preparatevi con serenità e costanza ad affrontare degnamente una simile responsabilità. La benedizione di Dio e le mie orazioni per tutti voi, vi incoraggino in questa impresa.

Cristo vi ispiri sempre con la sua parola e con il suo esempio. E la Vergine santissima, nostra Signora e Madre di Coromoto, accompagni il vostro cammino per la vita. così sia.

Data: 1985-01-28 Data estesa: Lunedi 28 Gennaio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Ai sacerdoti e ai religiosi - Caracas (Venezuela)