GPII 1985 Insegnamenti - Al presidente del Togo - Pya (Togo)

Al presidente del Togo - Pya (Togo)

Titolo: Contributo civile della Chiesa fedele al Vangelo

Signor presidente.


1. Le amabili parole che ha appena pronunciato rafforzano ancora i miei sentimenti di gratitudine per l'accoglienza calorosa che ha voluto riservarmi nel suo bel Paese. Lei ha voluto, in segno di particolare benvenuto, ricevermi con i miei collaboratori nella sua residenza, a Pya, sua città natale. La ringrazio vivamente per questo segno di stima al quale sono sensibile.

Le ore che mi è stato dato di vivere fino a questo momento in mezzo a voi mi hanno fatto apprezzare con riconoscenza la meravigliosa ospitalità di tutto il popolo togolese. Sono certo che, in occasione della mia visita, molti dei vostri compatrioti si interrogano sulle attività della Chiesa cattolica e sul significato che il messaggio cristiano riveste per gli uomini del Togo di oggi. ln questo sono aiutati dalla risonanza che, grazie anche al suo interessamento, i moderni mezzi di comunicazione danno al mio breve soggiorno in mezzo a voi. Anche per questa delicata attenzione, io la ringrazio, signor presidente. Ciò dimostra come il vostro Paese, con le sue diverse comunità culturali, resti attaccato al grande principio della libertà religiosa.


2. Il Papa è venuto da voi, portatore del messaggio eterno del Vangelo, che deve essere sempre compreso e tradotto in termini vivi e concreti perché raggiunga gli uomini là dove essi sono, nel preciso momento del loro sviluppo personale e comunitario.

Dopo oltre novanta anni di evangelizzazione, il Togo ha fatto un'ampia esperienza del cristianesimo, delle molteplici attività della Chiesa per la formazione, l'educazione, l'assistenza, la promozione umana e sociale. In maniera umile ma efficace, quattro generazioni di credenti hanno potuto già servire i loro fratelli, sforzandosi di mettere in pratica il precetto dell'amore universale del prossimo che Cristo ha insegnato. Essi hanno lasciato dietro di sé le numerose realizzazioni che lei ben conosce. In esse è l'aspetto visibile dell'impegno della Chiesa, che attesta che, divenendo discepoli di Cristo, i cristiani non abbandonano la loro solidarietà umana. Anzi, la fede, autenticamente vissuta, rende l'uomo maggiormente presente ai suoi doveri e alle sue responsabilità familiari, sociali, comunitarie.


3. La motivazione della multiforme azione della Chiesa è da ricercare nel Vangelo.

Al contatto di questa parola vivificante l'uomo impara a conoscere sempre meglio Dio, a pregarlo, a servirlo, a ricercare la sua volontà, e conseguentemente, a rinnovare se stesso, a liberarsi dai suoi egoismi, ad aprirsi attivamente ai bisogni dei suoi fratelli, a rispettarli nella loro dignità, ad andare loro incontro. I cristiani sono convinti che certe sfide della vita non possono essere raccolte se non con la forza e la lungimiranza che la fede in Dio concede: il perdono delle offese, l'accettazione dell'altro, il dono generoso di sé per il servizio della comunità.

La missione della Chiesa è quella di far conoscere a tutti gli uomini questo Vangelo dell'amore di Dio, dell'amore del prossimo, del perdono, della comunione fraterna degli uomini tra di loro. La Chiesa non è un'impresa di ispirazione puramente umana; essa è estranea ad ogni sorta di competizione temporale. Essa è interamente al servizio della parola di Dio alla quale crede. La sua missione religiosa si inscrive nella sfera della libertà irriducibile che è propria ad ogni persona e che spetta di diritto a ogni comunità autentica di credenti.


4. Cercando di vivere le esigenze del Vangelo, il cristiano non agisce in contraddizione con i suoi doveri di padre o di madre, di figlio o di figlia, di lavoratore o di cittadino: egli li adempie con la forza interiore della fede.

Tra i gruppi sociali o etnici, tra le culture e le differenti confessioni religiose, tra le nazioni del mondo intero, la Chiesa, fedele al Vangelo, contribuisce anche a tessere legami sempre più stretti di solidarietà e di rispetto reciproco. Cosciente della sua vocazione propria, essa contribuisce a spianare nuovi cammini per la pace e la giustizia. In questa missione, la Chiesa è fiera di potersi arricchire della testimonianza di giovani comunità, ferventi come quelle del suo Paese.

Essa sa che la nazione togolese, con i suoi governanti, è interessata alla solidarietà internazionale, come testimoniano le importanti riunioni che si svolgono a Lomé.


5. Signor presidente, lei lo sa, le autorità possono sempre contare sulla fedeltà dei cristiani alla loro patria terrena. Essi conoscono bene i compiti che li attendono come cittadini. Con i loro fratelli di altre confessioni, essi partecipano e parteciperanno sempre di gran cuore all'opera comune. I responsabili degli Stati possono contare anche sulla preghiera della Chiesa perché Dio, che è il Signore della storia, li assiste nel loro importante incarico al servizio del bene comune. Associandomi a questa preghiera, imploro volentieri su di lei, signor presidente, sui suoi collaboratori e su tutto il popolo togolese, le benedizioni dell'Onnipotente.

Data: 1985-08-09 Data estesa: Venerdi 9 Agosto 1985





Ordinazione di undici sacerdoti - Kara (Togo)

Titolo: Il sacerdote, uomo di tutti, cammina alla testa del gregge




1. "Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (Lc 10,2).

Cari fratelli e sorelle, oggi dobbiamo ringraziare il Padrone della messe, poiché sto per ordinare undici nuovi sacerdoti, undici nuovi operai apostolici che saranno inviati per la messe del Signore. Sono tutti figli della Chiesa del Togo, nati in questo Paese, al sud, al centro o al nord: essi provengono dalle diocesi di Lomé, d'Atakpamé, di Sokodé, e di diverse etnie. Essi riceveranno lo stesso sacerdozio di Gesù Cristo. Si sono preparati insieme, nel seminario maggiore di Saint-Gall a Ouidah, con i loro fratelli del Benin. Essi apportano al servizio di Cristo i frutti di questa preparazione, con i loro talenti personali e le qualità del loro Paese natale, delle loro famiglie umane.


2. Durante il primo periodo dell'evangelizzazione, sono dei sacerdoti missionari che hanno lavorato qui: missionari della Società del Verbo Divino, delle Missioni Africane di Lione, francescani, e altri religiosi. Nel loro ministero apostolico essi erano aiutati da numerose religiose. Venivano da altri Paesi, dove essi stessi erano stati nutriti del Vangelo che poi portarono qui gratuitamente, come gratuitamente l'avevano ricevuto. La Chiesa vive di questo invio in missione, di questo reciproco aiuto, di questi scambi, fin dal tempo degli apostoli. Oggi, un certo numero di questi sacerdoti espatriati lavorano ancora in questo Paese dove il loro servizio è molto apprezzato, necessario, e dove sono testimoni della Chiesa universale. Essi meritano viva riconoscenza. Senza di essi la Chiesa non sarebbe stata fondata qui. In questi giorni non avremmo lo spettacolo di queste belle comunità togolesi, felici della loro fede. Non dimentichiamo mai questi pionieri, apprezziamo questi servi odierni. Come non essere sensibile alla testimonianza di un gruppo di giovani di questo Paese che recentemente mi ha scritto: "La storia... ci ha lasciato l'immagine del missionario preoccupato di condurre il gregge verso pascoli verdeggianti e di rischiare la sua vita in nome di Cristo. L'opera cominciata dai missionari deve essere continuata dai figli del Paese e ciascuno al suo livello, cominciando dai vescovi e dai sacerdoti autoctoni".

Oggi, la Chiesa del Togo ha, in effetti, per una larga parte, i suoi sacerdoti e i suoi vescovi. Essa conosce d'altronde una fioritura di vocazioni sacerdotali e religiose, e ha pure una congregazione religiosa locale, le Suore di Nostra Signora della Chiesa. Essa è composta da un grande numero di battezzati, con una percentuale impressionante in certe regioni, e di catecumeni. I suoi catechisti e maestri continuano la loro opera di formazione alla fede e, più largamente, il suo laicato cristiano si desta alle sue responsabilità e si struttura in movimenti. Saluto con gioia tutta questa Chiesa del Togo, e in particolare questa diocesi di Sokodé che ci accoglie. Ringrazio monsignor Chrétien Matawo Bakpessi per le sue parole di benvenuto. Non dimentico i diocesani di Aiakpamé e di Dapaong che non posso visitare sul posto e che proseguono una bella opera missionaria. Ringraziamo anche le case che formano oggi i candidati al sacerdozio, i seminari minori, i seminari di adulti e i seminari maggiori di Ouidah e, ora, di Lomé.


3. Cari fratelli e sorelle, che cosa è dunque un prete? Che è l'essenziale del suo sacerdozio? Certo, il sacerdote compie molteplici attività. Esse derivano dal fatto che egli è, anzitutto, un uomo di Dio. Del resto, è quanto hanno presentito tutte le religioni che gli affidavano la cura di offrire a Dio dei sacrifici di ogni specie. Ma il sacerdote di cui noi parliamo è quello della nuova alleanza stabilita da Gesù Cristo, suggellata dal suo sacrificio. E l'apostolo Pietro ci dice l'essenziale di quello che è il sacerdote, nella sua lettera letta questa mattina, quando rivolge un'esortazione agli "anziani", o "presbiteri", ossia ai capi spirituali preposti dagli apostoli alla direzione delle prime comunità cristiane. Egli dice: "Quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo" (1P 5,1). Nella Chiesa odierna, come in quella di ieri, il sacerdote è il testimone della passione di Cristo, in un senso particolare. Infatti ogni giorno egli compie, celebrando il sacramento dell'Eucaristia, il sacrificio che Cristo stesso ha offerto sulla croce. Si, ogni volta, nell'Eucaristia, è questo sacrificio che è reso presente, rinnovato, compiuto sotto il segno del pane e del vino, come Cristo lo ha istituito nell'ultima cena. Cristo stesso compie questo santo sacrificio ed è il sacerdote che ne è il ministro sacramentale, che agisce in nome di Cristo, "in persona Christi".


4. L'apostolo Pietro aggiungeva: "Partecipe della gloria che deve manifestarsi" (1P 5,1). Il sacerdote è pure partecipe della gloria di cui Dio Padre ha colmato suo Figlio crocifisso nella risurrezione. Offrendo il sacrificio che si è compiuto con la morte di Cristo, egli proclama nello stesso tempo la sua risurrezione e glorificazione "alla destra del Padre". Egli annuncia finalmente la venuta definitiva di Cristo in questa gloria che "si rivelerà" alla fine del mondo. In un senso, il sacerdote testimonia con l'Eucaristia che il mondo non si salva da solo, ma con Cristo, e che questo mondo non si riduce a quello che esiste attualmente, ma che si concluderà con il Cristo glorificato.


5. Grande è dunque la vocazione del sacerdote, e sublime la sua missione. Grande è la sua dignità. Egli è unito in modo particolare alla missione di salvezza di Gesù Cristo. Ai futuri sacerdoti chiedero: "Volete voi, di giorno in giorno, unirvi sempre più al sommo sacerdote Gesù Cristo?". Non soltanto i preti compiono il suo sacrificio, ma compiono i diversi aspetti del suo ministero: il ministero della parola e il ministero di santificazione tramite i sacramenti.

Altri, nella Chiesa - ed è una grazia - annunciano, trasmettono, spiegano la parola di Dio, come i catechisti, i maestri, i genitori cristiani, i religiosi e le religiose. Ma il sacerdote riceve la responsabilità di fare in modo che il Vangelo sia bene annunciato a tutti, che la fede cattolica sia correttamente esposta, commentandola lui stesso nella liturgia.

Il sacerdote è particolarmente consacrato per celebrare i misteri di Cristo, per trasmettere le sue grazie ai credenti mediante segni visibili ed efficaci quali sono i sacramenti: la vita divina al battezzato, la purificazione del peccato al penitente, il nutrimento del corpo di Cristo al comunicando, il conforto divino al malato. Egli conduce incessantemente il popolo cristiano alle sorgenti della vita.


6. In tutto questo, il sacerdote partecipa alla missione del Buon Pastore. Il nostro salvatore Gesù Cristo è il Buon Pastore che conosce le sue pecore, le riunisce, le protegge, le salva dal lupo che vuole rapirle, dà la sua vita per esse, le conduce alla vita abbondante (cfr. Jn 10,10-18), al punto che le pecore possono dire, come abbiamo appena cantato: "ll Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino... Davanti a me tu prepari una mensa" (Ps 22,1-5).

Gli apostoli hanno partecipato a questa missione del Buon Pastore.

L'apostolo Pietro ha sentito più volte, dopo la risurrezione, che il Signore Gesù gli diceva: "Pasci le mie pecorelle... pasci le mie pecorelle" (Jn 21,15-18).

Credetelo, cari fratelli e sorelle, che personalmente io medito spesso queste parole! Ma Pietro, a sua volta, dice agli "anziani" della Chiesa, ai sacerdoti: "Pascete il gregge di Dio che vi è affidato" (1P 5,2). E oggi, il Vescovo di Roma, che è il successore di Pietro, dice la stessa cosa a tutti i vescovi e a tutti i sacerdoti della vostra patria; lo dice specialmente a voi che ricevete il sacramento del sacerdozio e, con ciò, la missione pastorale. Si, veramente voi partecipate ormai alla missione del Buon Pastore, in collaborazione con il vostro vescovo, il pastore della vostra diocesi, in unione con il Vescovo di Roma. così potrete "fare Chiesa con Pietro".


7. "Pastori del popolo di Dio che vi è affidato": che cosa significa oggi? Il vero pastore riunisce il gregge. Il sacerdote ha la missione di riunire i cristiani, non soltanto per l'Eucaristia o le preghiere da lui presiedute, ma vegliando continuamente alla loro unità. Oltre alle molteplici piccole comunità di credenti che possono formarsi con uno scopo di preghiera, di catechesi o di carità, che hanno la loro utilità e i loro limiti, il sacerdote è colui cui spetta allargare questo orizzonte, far comunicare questi gruppi, collegarli nell'unica Chiesa, riunirli, per esempio, nell'ambito parrocchiale, per l'Eucaristia comune. Non è l'uomo di una famiglia, di un gruppo, di un'etnia: è l'uomo di tutti.

Il vero pastore è colui che cammina alla testa del gregge; ossia, il sacerdote deve indicare chiaramente la strada, testimoniare con la sua parola e con i suoi atti che cosa è la fede o la vita cristiana, senza timore, con coraggio e liberamente. Io chiedero agli ordinandi: "Volete diventare sacerdoti per servire e per guidare il popolo di Dio sotto la guida dello Spirito Santo?". Voi dovrete condurre questo popolo verso la piena verità con una catechesi incessantemente approfondita; verso quello che nutre i cristiani, verso quello che li educa a un'autentica pietà, a una vita morale più matura.

Il vero pastore si preoccupa di ciascuna pecora, non dimenticando quelle che fanno fatica a seguirlo, che si smarriscono, che sono in pericolo, che sono lontane. Sacerdoti, voi portate la sollecitudine pastorale di tutti i vostri fedeli, senza trascurare coloro che sembrano meno fedeli, o coloro che non sono ancora dei fedeli, non essendo di questo ovile (cfr. Jn 10,16).

Certo, il sacerdote non ha il monopolio di tutta l'animazione cristiana.

Il suo ruolo non è di fare tutto da solo, di ordinare tutto; al contrario, la sua qualità pastorale si misura dalla sua capacità di suscitare lo zelo, l'iniziativa, l'apostolato tra i religiosi e i laici che lo circondano. Ma in mezzo ad essi rimane il rappresentante del Buon Pastore che veglia, che discerne, che autentica quello che deve esserlo, che orienta nella direzione voluta dalla Chiesa, in nome di Cristo.


8. San Pietro ci indica ancora come il sacerdote deve essere il pastore delle anime. Egli era stato il testimone di Cristo che, pur essendo in verità maestro e signore, si era presentato agli apostoli come "colui che serve" (Lc 22,27), e che a più riprese aveva fatto loro comprendere che: "Il figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28), rifiutando l'atteggiamento di dominazione proprio dei pagani o il potere tale quale è esercitato dai grandi (cfr. Mt 20,25). Pietro allora precisa agli "anziani": vegliate sul gregge, "non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge" (1P 5,2-4).

Certo, cari amici preti o futuri sacerdoti, quando esercitate la vostra carica in nome di Cristo, avete l'autorità di un inviato di Cristo, e dovete essere accolti e rispettati come tali dai credenti che comprendono il vostro sacerdozio. Ma questa autorità esclude ogni autoritarismo: "Senza spadroneggiare"; essa esclude la ricerca di ricchezze personali: "Non per interesse, ma di buon animo"; essa esclude ogni durezza: "Non per forza, ma volentieri". Si, siate sempre i pastori coraggiosi e fermi di cui vi parlavo, ma buoni, umili, accoglienti, devoti, disinteressati. Ecco ciò che aspetta il Signore, il Buon Pastore. Ecco ciò che attendono i fedeli del vostro gregge. E questo vi permetterà di essere particolarmente vicini e preoccupati dei poveri, dei malati, di coloro che soffrono. Voi condividerete il più possibile le loro preoccupazioni e la loro vita. In sostanza, la vostra autorità si manifesterà naturalmente in quanto sarete i modelli del gregge.


9. Voi sarete questi modelli se la santificazione del vostro sacerdozio raggiunge non solo gli atti del vostro ministero o il vostro comportamento pastorale, ma tutta la vostra vita, la vostra vita spirituale interiore: "Vivrete ciò che compite".

Iniziando gli altri alla preghiera rimanete voi stessi uomini di preghiera, in pubblico, nell'intimità della vostra orazione, della vostra adorazione.

La Vergine Maria avrà un posto tutto speciale nella vostra preghiera e nella vostra vita, ella che meditava nel suo cuore tutti i misteri di Gesù, e rimaneva incessantemente "la serva del Signore".

Offrendo il sacrificio e invitando gli altri a offrire i sacrifici che chiede loro la vita cristiana, "conformatevi al mistero della croce di Cristo", come diro rimettendo il pane e il vino del sacrificio ai nuovi sacerdoti. Voi formate i vostri fedeli alla fede: vi preoccuperete di continuare ad approfondire la teologia appresa in seminario con una formazione permanente, personale o comunitaria, con un saggio aggiornamento, proseguendo lo studio della Sacra Scrittura, dell'insieme del dogma e della spiritualità, la riflessione pastorale.

Voi esortate il popolo cristiano a vivere le beatitudini, specialmente lo spirito di povertà: voi stessi vi preoccuperete di vivere semplicemente, tra i poveri. Cristo diceva ai suoi discepoli: "Non portate borsa, né bisaccia, né sandali" (Lc 10,4).

La vostra predicazione è centrata sulla carità: mostrerete l'esempio della vita fraterna tra i sacerdoti del nord e del sud, togolesi ed espatriati. Il Signore inviava i suoi discepoli due a due.

Voi aiutate gli sposi a vivere un amore coniugale esigente, fedele e puro: possano essi essere sempre stimolati dall'esempio del dono totale della vostra potenza di amare Cristo e i vostri fratelli, nella castità che è oblazione e disponibilità.

Voi chiedete ai fedeli di obbedire alla Chiesa: avrete a cuore di collaborare con i vostri vescovi in tutto quello che la Chiesa desidera.

La preghiera consacratoria per gli ordinandi chiede a Dio: "Che essi ricevano da te il compito di assecondare l'ordine episcopale; che essi incitino alla purezza dei costumi con l'esempio della loro condotta".

Si, siate i modelli del gregge.


10. Per tutto questo, perché gli ordinandi entrino e vivano nell'"ordine dei preti", noi imponiamo loro le mani, pregando così il Signore: "Diffondi ancora una volta, nel più profondo di essi, lo Spirito di santità".

Ai tempi di Mosè, Dio aveva messo a parte settanta anziani, colmi di sapienza, per aiutare Mosè, e aveva comunicato loro una parte dello Spirito che riposava su di lui.

Il Signore Gesù ha cominciato il suo ministero dichiarando: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione" (Lc 4,18).

Risorto, ha inviato i suoi apostoli come il Padre aveva inviato lui dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22). Questo Spirito Santo imprimerà nella vostra anima, cari ordinandi, un carattere indelebile di sacerdote; di servo del Signore; sarà una fonte permanente di luce, di forza, di santità.


11. E il Cristo vi manda in missione, come invio settantadue discepoli oltre agli apostoli. Si, Cristo stesso. Perché, mentre noi celebriamo la santa Eucaristia, è Cristo che la compie in mezzo a noi, tramite il nostro sacerdozio ministeriale. E mentre noi celebriamo il sacramento dell'Ordine, Cristo stesso compie anche questo sacramento che è strettamente unito all'Eucaristia e prende la sua origine all'ultima cena: "fate questo in memoria di me" (Lc 22,19).

Cristo si trova dunque qui, tra noi. E ai nuovi sacerdoti ordinati dice: "Andate, vi mando..." (Lc 10,3). "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). Dite: "E vicino a voi il regno di Dio". Confortate i malati e tutti quelli che sono nel bisogno, e annunciate la pace in tutte le case. Non temete l'accoglienza che vi sarà riservata (cfr. Lc 10,5-11).

Si, andate a portare la buona novella ai figli e alle figlie del vostro popolo, della vostra patria, a tutti e a ciascuno, in tutte le città e in tutti i villaggi dove il Signore stesso vuole essere presente (cfr. Lc 10,1). Siate disponibili per tutti i compiti di evangelizzazione che il vostro vescovo vi affiderà: nel corpo della Chiesa le funzioni sono diverse, ciascuna ha la sua importanza, tutte devono essere compiute. E' pure auspicabile che le diocesi di questo Paese si aiutino a vicenda, perché alcune hanno ancora pochi operai apostolici togolesi. I sacerdoti accettino di essere missionari altrove e i fedeli sappiano accogliere il prete di un'altra etnia. Gesù diceva ai discepoli: "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" (Mt 10,40).

Ma, cari amici, l'orizzonte missionario non si limita al vostro Paese.

Occorre portare la buona novella ai figli e alle figlie dell'Africa intera, del mondo intero. Voi avete la vostra parte, ora che sacerdoti sempre più numerosi escono da voi. La vostra missione è profonda come il mistero di Cristo e nello stesso tempo vasta come l'umanità! Nella preghiera di ordinazione si dice che voi siete ordinati "per far pervenire a tutta l'umanità il messaggio del Vangelo e perché tutte le genti riunite in Cristo siano trasformate nell'unico popolo di Dio".

I nostri fratelli e le nostre sorelle, che a partire da domenica prossima si riuniranno a Nairobi per il 43° Congresso eucaristico internazionale, il primo nell'Africa nera, conoscono bene questa dimensione universale della Chiesa, che forma un unico corpo, il corpo di Cristo.


12. Cari fratelli e sorelle, noi tutti desideriamo che Dio susciti un maggior numero di sacerdoti, di santi sacerdoti, con altri operai apostolici, religiosi e laici. Non cessate di prestare l'orecchio alla parola del nostro Maestro e Redentore: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (Lc 10,2).

Si, pregate. Non cessate di pregare. Amen!

Data: 1985-08-09 Data estesa: Venerdi 9 Agosto 1985





Atto di consacrazione alla Vergine - Togoville (Togo)

Titolo: "Madre, ti affidiamo l'Africa tutta intera e il suo futuro"

Cari fratelli e sorelle, pellegrini di Notre-Dame del lago Togo.


1. La vostra gioia è straboccante! La mia è grande quanto la vostra! E' vero che un incontro tra amici, e questo è ben uno di essi, fa crescere l'amicizia.

Altrettanto certo è che un raduno di pellegrini - e questo è uno stupendo raduno - risveglia la fede cristiana. E chiaramente la presenza del successore di Pietro tra voi porta l'entusiasmo al suo culmine, un po' come se vi ritrovaste sulle rive del lago di Galilea. Il Signore sia sempre lodato per la grazia accordata a tutti noi! Il nostro incontro si svolge in un contesto meraviglioso: sulle rive del lago Togo. Si svolge accanto al santuario iniziato nel 1910 dai missionari del Verbo Divino. Si svolge vicinissimo all'immagine rappresentante Notre-Dame del lago Togo, invocata col nome di Madre della misericordia. Pellegrini di tutte le età, indovino il vostro desiderio di manifestare la vostra gioia nel modo africano e togolese. Allora potete battere le mani per Notre-Dame! Per la santissima Madre di Dio! Il Dio che adoriamo è Spirito. Per amore dell'umanità, si è reso visibile nella persona del suo unico Figlio, il quale, da sempre, è una sola cosa con lui, nell'unità dello Spirito Santo. Questo Figlio, divenuto uomo, ha compiuto l'esperienza dell'esistenza umana su un piccolo lembo dell'immenso universo, che a partire da questo avvenimento storico viene chiamato Terra santa. Si, il Figlio di Dio ha voluto nascere da una donna scelta sin dall'inizio dei tempi. Nascere da una donna esente dal peccato! E questa Madre, benedetta tra tutte, Dio ce l'ha data alcuni istanti prima di spirare sulla croce, sulla quale offriva la sua vita per noi. Gesto misterioso e allo stesso tempo così luminoso! Il Figlio di Dio ci ha dato sua Madre. Perché? Per aiutare i cristiani, i suoi discepoli di tutti i continenti e di tutti i tempi, a capire il mistero di Gesù, il solo salvatore del mondo, il solo intermediario tra Dio e gli uomini. Per aiutarli con sollecitudine materna a seguire Gesù. Come a Cana, ella sembra dirci: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). Ella ci aiuta a meditare sulla testimonianza unica resa al mondo da suo Figlio: disponibilità filiale verso Dio, Padre suo e Padre nostro, e allo stesso tempo apertura agli altri uomini e agli altri popoli, apertura fraterna, generosa, senza limiti né di frontiera né di razza. Non smettiamo mai di adorare questo Salvatore, traboccante d'amore misericordioso per tutti e per ciascuno! Veneriamo ugualmente e incessantemente la Madre di questa misericordia divina, incarnata nella persona di Gesù. Come suo Figlio, anch'essa è misericordia. Come avete avuto ragione, in occasione dei festeggiamenti del 1973, di completare l'appellativo "Notre-Dame del lago Togo" aggiungendovi "Madre della misericordia".

Vi siete ispirati al Vangelo stesso e a tutta la storia della devozione mariana da duemila anni a questa parte. Non potremo andarcene da questo luogo benedetto senza esserci rifugiati in spirito tra le braccia di questa Madre, facendo nostra la consacrazione che pronuncero in nome di tutti.


2. Ma prima vorrei rivolgermi in particolare ai giovani così come agli ammalati e agli handicappati qui presenti.

Cari adolescenti e giovani, che avete la fortuna d'essere in salute: ringraziate il Signore. Rispettate questo tesoro. Imparate a padroneggiare il vostro corpo nella disciplina sportiva, con una buona igiene. Apportate alla società togolese e in particolare alla vostra famiglia le sane forze fisiche di una personalità equilibrata. La vostra dignità di uomini deriva dalla vostra rassomiglianza a Dio stesso. Sapete che le vostre capacità di riflessione, di decisione, di dono di voi stessi sono di natura spirituale, e rispecchiano una certa presenza di Dio in voi. Il vostro Battesimo è un avvenimento che segna tutta la vostra vita. Confermati nello Spirito, uniti al corpo di Cristo, siete sostenuti nella vostra dignità di uomini dalla presenza di Dio in voi. Una tale dignità si manifesta e si manifesterà ogni giorno attraverso la vostra lealtà, il vostro coraggio, la vostra disponibilità, la vostra capacità di perdono e di riconciliazione, la fedeltà alle vostre credenze religiose e alla preghiera. Le conoscenze religiose che avete ricevuto devono essere sviluppate, approfondite, molto al di là del catechismo dell'infanzia, soprattutto se seguite degli studi.

Esse devono essere all'altezza della vostra cultura, devono permettervi di rispondere a domande vecchie e nuove, di dar testimonianza della speranza che è in voi. Devono soprattutto portarvi ad aver totale fiducia in Cristo, a intrattenere un dialogo con lui attraverso la preghiera, a prendere posto attivo nella Chiesa, a cercare di costruire insieme a lui un mondo nuovo.

Tra tutte le creature, Maria, con la sua fedeltà, con la sua dedizione totale al Signore e alla sua opera di salvezza, è un ammirevole esempio per tutti noi. Si, Maria ha ricevuto molto dal Signore. Essa ha anche fatto fruttare al massimo i talenti ricevuti. Ecco perché ha dato molto all'umanità intera, e continua ad accompagnare i singoli e i popoli.

Giovani, la Chiesa in questo Paese ha bisogno di voi. La società togolese ha bisogno di voi. L'Africa ha bisogno di voi. Siate pronti, come Maria di Nazaret, a dare il meglio di voi stessi per servire Dio e i vostri fratelli.


3. E voi, cari giovani o adulti che siete segnati da un'infermità, da una malattia, da sofferenze morali, rivolgetevi sempre più alla Madre di misericordia.

Penso in particolare ai ciechi che mi ascoltano. La Vergine Maria vi condurrà vicinissimo a suo Figlio. Certo, è importante che, all'interno di ciascun Paese, e tra Paesi meglio attrezzati e Paesi meno avanzati, ci si aiuti reciprocamente a fare indietreggiare la miseria sotto ogni aspetto. Servono più medici, più ospedali, più dispensari. Purtroppo esistono dappertutto, anche nei Paesi molto attrezzati, infermità e malattie difficili da guarire, perlomeno completamente. E vi è poi la sofferenza morale, più pesante talvolta della sofferenza fisica.

Fratelli e sorelle, giovani e adulti, la devozione a Gesù Cristo, la pietà verso sua Madre hanno aiutato generazioni di credenti ad accettare sempre più la propria croce. I pellegrini di santuari quali Lourdes sono stati colpiti nel constatare la pace e persino l'intimo sorriso degli ammalati sulle sedie a rotelle o distesi sulle barelle. Il male rimane un problema lancinante, che fa dire a ciascun infermo o a chi lo circonda: perché, perché proprio io? E tuttavia il signore Gesù - e solo lui - ha dato in qualche modo un senso a questa prova, una luce. Egli ha assunto su di sé la sofferenza. Ha portato la propria croce.

Abbiamo meditato questi misteri. Tuttavia in lui non vi è alcuna traccia di rivolta, né di fatalismo: questa sofferenza, l'ha offerta per amore. Ed è così che ha ottenuto la vittoria sul male. La sofferenza, guardata in faccia, accettata a poco a poco, offerta in unione con Cristo, può essere un cammino di luce, un'ascensione spirituale. Esistono numerosi casi di cristiani, privati dell'uso parziale o totale delle forze fisiche, dei sensi - vista o udito - che illuminano e talvolta addirittura convertono i propri simili, non per ciò che fanno, ma per ciò che sono. In un certo senso, essi sono i segni evangelici d'oggi. Si, la Vergine Maria, in tutti i santuari che le sono consacrati nel mondo intero, aiuta i pellegrini che soffrono a divenire un dono fecondo, una luce salvifica per l'umanità. Infermi e ammalati venuti a questo pellegrinaggio, credete al valore della vostra esistenza vissuta con Cristo e accanto a sua Madre! La Chiesa conta sulla vostra preghiera. E anch'io vi conto per il ministero che mi ha affidato il Signore al servizio di tutta la Chiesa.

Un istante di silenzio sarebbe utile a tutti noi, prima di unire i nostri spiriti e i nostri cuori nella preghiera di consacrazione che pronuncero a nome di tutti.


4. O Maria, Madre del Figlio di Dio, il solo Redentore venuto a salvare i popoli di tutti i continenti e di tutti i tempi, noi ti lodiamo.

Tu sei la più santa e la più umana tra tutte le creature del Signore. Tu sei la più grande, "benedetta fra le donne" della terra. Sei allo stesso tempo la più umile, la più avvicinabile! Sei per sempre la Madre di Dio. Hai voluto accettare di essere anche la misericordiosissima Madre di tutte le generazioni umane, che non smettono mai di dirti: Beata".

Da venti secoli, mentre risiedi vicino a tuo Figlio, nella gloria del cielo, è come se tu stessi visitando la terra! Tendi l'orecchio ai discepoli di tuo figlio Gesù, ti chini sui peccatori! Accogli tutti gli uomini di buona volontà, come faceva lo stesso Gesù nei villaggi e nelle città di Giudea e di Galilea! Nel tempo della Chiesa inaugurato dalla Pentecoste, alla quale eri presente, non smetti di presentare ai singoli e alle nazioni questo Bambino, frutto stupendo dello Spirito Santo nella tua carne virginale, questo Bambino venuto, al tempo prescelto, luce per il mondo, Figlio di Dio che rimette la propria vita tra le mani del Padre per salvare molti. Risuscitato il mattino di Pasqua come vincitore della morte. O Maria, tu desideri una sola cosa affinché la nostra gioia sia perfetta, anche nelle prove della vita. Tu desideri una sola cosa: che noi accettiamo pienamente Gesù.

O Madre di misericordia, in questo giorno, in questo luogo, noi sentiamo il bisogno di riceverti - ancor di più - come nostra madre. Portarti con noi giorno per giorno, negli anni, più profondamente nel cuore! Affinché tu ci mantenga vicini, sempre più vicini a Gesù salvatore, sempre più fedeli al servizio di tutti i suoi fratelli, che sono anche tuoi figli, al servizio soprattutto dei più piccoli, di coloro che conoscono le angosce più grandi. Il nostro spirito, la nostra volontà, il nostro cuore, il tesoro della nostra fede, i nostri limiti, i nostri insuccessi, le nostre gioie, i nostri re-inizi, le nostre diverse responsabilità, i nostri rapporti umani, i nostri sforzi di capire l'epoca in cui viviamo, tutta la nostra vita fino all'ultimo respiro... tutto è affidato al tuo sguardo materno, alla tua bontà, alla tua preghiera d'intercessione! Tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamo è rimesso tra le tue mani, per la causa di Gesù e per l'edificazione del suo regno di verità, di santità, di giustizia, di fraternità, di pace.

In questo giorno e in questo luogo noi ti affidiamo questa cara patria del Togo, le nostre famiglie, le nostre comunità cristiane, i pastori chiamati a condurle. Noi ti affidiamo l'Africa tutta intera e il suo futuro. Ti affidiamo il mondo intero, questo mondo che ami e che vuoi salvare, accanto a tuo figlio Gesù.

O Madre, facci sentire la sua presenza materna così discreta ed efficace. Fa' di noi dei discepoli ardenti di Gesù e degli operai generosi del suo Vangelo, nella Chiesa che ha fondato! Amen!

Data: 1985-08-09 Data estesa: Venerdi 9 Agosto 1985



GPII 1985 Insegnamenti - Al presidente del Togo - Pya (Togo)