GPII 1985 Insegnamenti - Ai vescovi del Camerun - Yaoundé (Camerun)
Titolo: Proseguire, approfondire, rinnovare l'evangelizzazione
Cari fratelli nell'episcopato.
1. Da tre giorni a questa parte sto percorrendo - o perlomeno sorvolando - i vostri quattro distretti ecclesiastici, nella loro ricca diversità. Conservero un ricordo profondo e commosso dei nostri raduni popolari, nei quali ho potuto misurare il gioioso fervore del vostro popolo cristiano e la disponibilità delle altre popolazioni. Battezzati, cresimati, comunicandi, catechisti, sposi e genitori, giovani e universitari, religiosi e religiose, diaconi e sacerdoti mi hanno reso una bella testimonianza; sono stato felice di pregare con loro e di esortare ciascuno nel proprio apostolato. Tuttavia sono felice che questi incontri siano coronati da uno scambio con voi, fratelli miei, poiché il Signore m'ha affidato l'incarico dell'apostolo Pietro innanzitutto per aiutare l'unità, la costanza e lo slancio missionario dei pastori, successori degli apostoli.
Si è così realizzato l'auspicio che come presidente della Conferenza mi aveva espresso con insistenza, in occasione della vostra visita "ad limina" nel novembre 1982, monsignor Jean Zoa: incontrare la Chiesa del Camerun nella sua sede, come avevo fatto per alcuni Paesi africani. Abbiamo già intessuto dei legami personali tra di noi. Avevo già avuto un incontro con la maggior parte di voi, a Roma, e ho conferito l'ordinazione episcopale a monsignor Christian Tumi, che assume ora la presidenza della Conferenza. A ciascuno di voi sono lieto di ripetere il mio affetto e il mio augurio.
2. Questa sera, in questa cappella, dopo tante grazie ricevute, volete che iniziamo col rivolgerci al Signore per ringraziarlo e meglio prendere coscienza che tutta la nostra opera è opera sua? Risalendo ai primi apostoli, faccio mio l'indirizzo di saluto di san Paolo ai Tessalonicesi: "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3).
Si, Dio sia benedetto! Ho visto da voi una Chiesa in pieno sviluppo.
Sono riandato col pensiero ai gruppi di missionari che si sono succeduti nelle varie tappe, nel 1890, nel 1916, nel 1922 e nel 194 6. Per questi pionieri, si può parlare di "costanza della speranza", quando si conoscono le difficoltà e la dedita collaborazione sulle quali, del resto, hanno potuto subito appoggiarsi in questo Paese. La crescita della comunità è stata rapida, e altrettanto lo è stato il passaggio a una conduzione africana. Lodiamo con altrettanto trasporto i vescovi che hanno gettato le basi e che continuano a essere presenti nell'opera dei loro successori - monsignor Plumey, monsignor Loucheur, monsignor Mongo - e tutti coloro che, oggi, consolidano la casa. E' il Signore che vi ha chiamati, scelti, santificati, per compiere attraverso di voi la sua opera di salvazione. E mentre voi lavoravate, cari fratelli, al massimo delle vostre forze, lo Spirito Santo suscitava quell'adesione alla fede e quel dinamismo della carità che caratterizzano i cristiani. E' a lui che rendiamo gloria. E vorrei che tutti coloro che collaborano con voi si sentano anch'essi strumenti prescelti dal Signore. Auspico che, senza trascurare l'organizzazione dell'apostolato, essi assegnino sempre un posto primario alla preghiera, si appoggino allo Spirito Santo che agisce in essi secondo la loro disponibilità, che provino una grande gioia nel servire così il Signore. Tale è lo spirito della missione che deve prevalere.
3. Quanto agli orientamenti da adottare, alle azioni concrete da compiere, ai settori prioritari da considerare, in questa circostanza non ho nulla da dire a questo proposito. Li avevamo passati in rassegna a Roma nel novembre 1982, e nel corso di questi ultimi tre giorni abbiamo impartito sul posto, a ciascuno dei gruppi o all'insieme del popolo cristiano, le esortazioni e i consigli che sembravano opportuni. Mi limitero a sottolineare alcuni aspetti che mi hanno colpito, affinché sappiate quanto io condivida le vostre preoccupazioni pastorali.
Da voi si può dire che l'evangelizzazione va iniziata, oppure approfondita, oppure ancora rinnovata.
Si, la prima evangelizzazione va proseguita, e vorremmo che il Vangelo venga presentato senza indugi al gran numero di camerunesi che ancora conoscono solo le religioni tradizionali. La cosa colpisce nel Nord del Camerun, ma esiste in ciascuna diocesi. Nella vostra "radiografia delle diocesi", realizzata con precisione nel corso del vostro seminario tenuto lo scorso gennaio a Maroua, ho notato che taluni distretti confinanti con la Nigeria erano ancora pochissimo toccati dal Vangelo; e che altrove alcune parrocchie con azione di catecumenato sembravano insediarsi e poi perdere il loro slancio missionario. Non credete che sia necessario stimolare in tutti i vostri fedeli e catechisti, e innanzitutto nei vostri sacerdoti, il desiderio che tutti i loro fratelli del Camerun beneficino del primo annuncio della fede? Forse bisognerebbe accentuare non solo l'apporto sempre benvenuto delle congregazioni religiose, ma anche l'aiuto che le altre province potrebbero anch'esse dare al Nord. Vi affido le parole spesso dette agli africani da Paolo VI in poi: "Siete voi i vostri missionari".
4. L'evangelizzazione va soprattutto approfondita nei vostri battezzati. La formazione alla fede - come riconoscono molti adulti, soprattutto gli intellettuali - è troppo spesso rimasta allo stadio embrionale, e le sette traggono facilmente profitto da questa ignoranza. Tuttavia so quanto ciò sia vostra preoccupazione, e lodo le iniziative che cercate di prendere per porvi rimedio: catechesi, manuali di catechismo, incontri e soprattutto apostolato della Bibbia. Ciò che è in gioco, non è solo un accrescimento di nozioni religiose, sempre necessarie, è il fatto di impregnare le mentalità, i costumi.
"Le religioni tradizionali", diceva uno dei vostri documenti, "controllano il subcosciente della massa e l'immenso patrimonio della cultura tradizionale" (Commissione per l'apostolato dei laici). Da qui il posto che a ragione assegnate al radicamento del Vangelo nella cultura, e al dialogo delle religioni, il che suppone, come ho spiegato oggi pomeriggio ai vostri intellettuali, una formazione cristiana nonché teologica, per arrivare a risultati fruttuosi senza perdere l'identità cattolica.
5. Per finire, oggi l'evangelizzazione è da rinnovare, nel senso che l'evoluzione rapida della società fa sorgere sfide nuove, un po' quali le conobbero certe Chiese dell'antichità, in particolare coi fenomeni di sradicamento familiare, di urbanizzazione, di disoccupazione, con le seduzioni materialiste d'ogni sorta, una certa secolarizzazione e uno sbandamento intellettuale accentuato dalla valanga d'idee insufficientemente poste a critica e dall'influenza dei mezzi di comunicazione sociale. Dovete dunque, con mezzi spesso molto ridotti, condurre risolutamente una pastorale consona a questo nuovo tipo di problemi.
In questo campo, gli ambienti che necessitano di aiuto accresciuto e specializzato sono senza dubbio quelli degli intellettuali, dei funzionari e degli universitari, dei giovani delle scuole secondarie tecniche. E' un terreno difficile, ma molto importante, nel quale la vitalità non dovrebbe mancare. E' in gioco il futuro, poiché si tratta di formare i responsabili, coloro che domani saranno considerati l'élite. Sono stato felice di poter dedicare loro gli incontri di oggi. La mia lettera ai giovani della primavera scorsa, e i frequenti scambi che ho con essi in ogni parte del mondo vi dicono a sufficienza l'importanza che vi attribuisco personalmente. Vi sprono nelle iniziative che prendete: tra le altre, ho preso conoscenza con interesse della lettera pastorale dei vescovi delle quattro diocesi del Nord indirizzata ai giovani cristiani. E' utile che sacerdoti e religiose vi si consacrino maggiormente, e soprattutto sostengano i movimenti apostolici dei laici, che garantiranno la presenza, la preghiera, la riflessione cristiana e la testimonianza dei cristiani in questi ambienti.
6. Un ambito di vita che giustamente rimane prioritario ai vostri occhi è quello della famiglia. Avete dedicato molte assemblee a questo tema, e ho visto, nella provincia di Bamenda, cosa vi sforzate di fare per preparare al matrimonio, per far conoscere la bellezza dell'amore coniugale e della sua stabilità secondo il disegno di Dio, affinché la testimonianza dei focolari cristiani ne faccia nascere altri. Conosco i numerosi ostacoli contro i quali vi scontrate in questo campo: provengono da talune usanze, da anguste esigenze manifestate da altre comunità, e anche dal "lasciar andare" odierno. Tuttavia si tratta di una realtà d'importanza capitale, sia per gli sposi e per i figli, sia per l'opera di evangelizzazione tutta. Le donne ricoprono un ruolo importante in questo bell'apostolato; e lo stesso vale per l'influenza delle religiose presso le giovani e le madri.
Abbiamo già avuto occasione di ricordare altri campi importanti: la formazione degli aspiranti al sacerdozio, per la quale avete creato strutture adeguate, la pastorale delle vocazioni maschili o femminili, la formazione dei catechisti e dei laici impegnati, il sostegno e la qualità delle scuole cattoliche.
7. A tutti i vostri diocesani ripeterete le mie esortazioni, secondo la vocazione di ciascuno, come ho cercato di fare la prima sera, nella cattedrale di Yaoundé.
Che tutti siano felici di operare in modo complementare e insostituibile nel regno di Dio che si costruisce nel Camerun! Che siano di stimolo gli uni agli altri, e sempre nella carità, sotto la vostra vigilanza pastorale! Un certo numero di vostri fedeli avrebbe desiderato incontrare il Papa, nell'occasione irripetibile della sua visita nel loro Paese, e non hanno potuto farlo. Volete trasmettere loro la mia benedizione, assicurarli della mia preghiera a loro intenzione, dire loro che anch'io conto sulla loro preghiera? Vorrei soprattutto che esprimiate il mio affetto agli ammalati, agli handicappati, ai lebbrosi, ai vecchi, ai carcerati, che mi è dispiaciuto non incontrare più a lungo.
8. Esprimete anche la mia fiducia particolare ai vostri collaboratori diretti che sono i sacerdoti. L'indagine che avete svolto sembra aver mostrato che hanno un buon concetto della grazia sacerdotale ricevuta, e delle esigenze di preghiera e di zelo apostolico ch'essa comporta. So che la loro situazione materiale è spesso difficile, è un po' il destino di tutti i discepoli di Cristo; spero che voi stessi e i fedeli vi troviate una soluzione giusta, che permetta loro di consacrarsi interamente alle opere del ministero sacerdotale del quale il vostro popolo ha tanto bisogno. E sono sicuro che tutti, sacerdoti nati in Camerun e sacerdoti venuti dall'estero, sapranno lavorare in feconda e fraterna collaborazione, col sentimento di trarre vantaggio da questo mutuo scambio.
Vi esorto a proseguire le iniziative che avete prese per risvegliare e sostenere le vocazioni sacerdotali e religiose nelle quattro province. Garantite così le basi della Chiesa di domani! Continuate a sensibilizzare i vostri fedeli, invitateli a pregare a questa intenzione.
9. Questo pomeriggio ho fatto accenno all'interesse alla fondazione di un Istituto cattolico di studi superiori del Camerun, in cui si approfondissero le questioni teologiche e la dottrina sociale. Non voglio anticipare possibilità e modalità che vengono studiate in questo momento nell'ambito più vasto dell'Africa centrale.
Tuttavia so che nutrite questo desiderio, per i vostri sacerdoti e laici e per tutti gli operatori apostolici della regione. Spero insieme a voi.
Più in generale, specie per la complessa e necessaria opera di radicamento culturale africano del cristianesimo, sarà bene agire in coordinamento con gli altri vescovi di questa parte dell' Africa, o dell'insieme del continente, nonché, vi è ben evidente, in fiduciosa comunione col dicastero della Sede apostolica.
10. Non era mia intenzione fare un quadro completo dei compiti da effettuare.
Questo rischierebbe del resto d'essere scoraggiante se si trattasse di un'opera unicamente umana, che appare necessariamente complessa e troppo vasta, vista la povertà dei vostri mezzi d'apostolato. Ma è all'opera di Dio, come dicevo inizialmente, che noi cooperiamo. Il Signore ci chiede di seminare, di seminare instancabilmente, d'innaffiare; di mettere in ciò coraggio, tenacia, lungimiranza, immaginazione, vigilanza e senso di corresponsabilità. Ma il seme potrà germogliare e portare frutto solo se sarà buono (cfr. Mc 4,26-29), e se affideremo la nostra opera a Dio.
Da parte mia, non smetto d'ammirare la fiducia dell'apostolo Paolo: egli ha fondato, in poco tempo, un gran numero di comunità cristiane, laddove nessuno ancora aveva mai seminato. E non gli era possibile stare con loro a lungo. Era come minimo audace! Ma egli sapeva a chi le affidava: al Signore e agli anziani.
Era certo che sarebbero cresciute con lo Spirito Santo. Continuava a sostenerle con la preghiera e con le sue lettere.
Dal canto mio, il mio ruolo è più modesto. Non ho fondato io le vostre comunità. Mi rallegro nel visitarle, nel "cresimarle". Non smettero di portarle nel mio ricordo e nella mia preghiera. Chiedo al Signore di colmarvi della sua luce e della sua forza, e in suo nome vi benedico.
Data: 1985-08-13 Data estesa: Martedi 13 Agosto 1985
Titolo: Il prossimo centenario dell'evangelizzazione, punto di partenza per un nuovo slancio missionario
1. Al momento di lasciare il Camerun per visitare altri Paesi africani, esprimo i miei vivi ringraziamenti e la soddisfazione a tutti i camerunesi.
A lei, signor presidente della Repubblica. Ella mi ha così bene accolto in questo Paese affidato alla sua responsabilità! Ha disposto le cose in modo che avessi il modo di incontrare molti suoi connazionali in quattro capoluoghi del Paese, in un clima di serenità. Insieme a vostra eccellenza, ringrazio tutte le autorità nazionali e locali che hanno curato il buono svolgimento di questo viaggio e che molto spesso hanno tenuto a onorare i nostri raduni con la loro presenza. Vorrei citare tutti coloro che hanno preso parte ai lavori e ai servizi richiesti dai miei spostamenti, i servizi di sicurezza, di ordine pubblico, la preparazione dei luoghi d'incontro, la diffusione dell'avvenimento attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Ringrazio tutti coloro il cui sentimento religioso o ideale umanitario non si esprimono nella fede cattolica, ma che sono venuti dinanzi a me con disponibilità, avvertendo senza dubbio che noi siamo tutti alla ricerca del bene dell'uomo secondo il disegno di Dio. Ripeto loro i miei sentimenti fraterni.
2. Sono venuto in visita pastorale in particolare per i fratelli e le sorelle di questo Paese che condividono la mia fede e che formano la Chiesa cattolica del Camerun. Ho saputo che si erano scrupolosamente preparati a questa visita, in ogni diocesi, nelle parrocchie, nei movimenti! E' questo che senza dubbio più ha contribuito a rendere i nostri incontri dei momenti d'intensa comunione nella preghiera, nella fratellanza, nella gioia. Siete apparsi felici di poter incontrare da voi il successore dell'apostolo Pietro, perché così vi sentite più vicini a Gesù Cristo, capo invisibile della Chiesa, e a tutti i cristiani che formano un unico corpo con lui. Io, comunque, sono stato testimone con grande soddisfazione di tutta l'opera missionaria compiuta qui, di tutto l'attuale impegno della vostra Chiesa.
3. Guardiamo ora al futuro. Come ho detto ieri sera ai vostri vescovi, vi invito ad estendere l'evangelizzazione così bene iniziata, affinché il messaggio di Cristo giunga a conoscenza di tutti i vostri connazionali. Vi esorto anche ad approfondire l'evangelizzazione di cui avete già beneficiato, affinché si operi una simbiosi ancora maggiore tra la vostra fede e la vostra anima africana, le vostre usanze africane, tutti i valori naturali che portate in voi e che Cristo viene a trasfigurare con la propria presenza. Infine vi esorto a far fronte ai nuovi problemi pastorali posti al vostro Paese dai mutamenti della vita moderna, urbana, e dall'accesso di tanti giovani allo studio.
Tra qualche anno, celebrerete il centenario dell'evangelizzazione del Camerun. Possa questo giubileo essere un nuovo motivo d'orgoglio e d'azione di grazia, e il punto di partenza di un nuovo slancio missionario, del quale bisognerà che un giorno voi stessi facciate profittare altri Paesi! 4. Tutto questo è possibile perché Dio vi ha dato lo Spirito Santo che dimora in voi, per aiutarvi costantemente con la sua luce e la sua forza. Per corrispondere ad esso, accogliete sempre più la parola di Dio. Non smettete di pregare. Insieme ai vostri sacerdoti, assumete le vostre responsabilità di religiosi e religiose, di catechisti, di laici nelle vostre comunità, affinché esse siano vive, accoglienti, e che irradino la carità di Cristo. E riunitevi, come una famiglia, intorno ai vostri vescovi che sono tra voi i capi e le guide che Dio vi dà. Con loro restate uniti al Vescovo di Roma, alla Chiesa universale.
5. Che Dio vi mantenga tutti nella sua gioia e nella sua pace! Ho un pensiero affettuoso e una benedizione particolare per coloro che, nelle vostre famiglie e comunità, sono ammalati, provati, e non hanno potuto unirsi ai vostri raduni.
Che l'Altissimo permetta al Camerun di compiere una felice crescita! Che assista i suoi dirigenti! Che ispiri nell'intimo della coscienza ciascun camerunese, affinché nella sua azione sia sempre il bene a trionfare, e così la giustizia, la pace, la fratellanza pervadano la vita sociale del Paese, e Dio sia onorato come è giusto! Continuo a pregare secondo tutte le vostre intenzioni. A tutti, di tutto cuore, grazie.
Data: 1985-08-14 Data estesa: Mercoledi 14 Agosto 1985
Titolo: Risorse morali per raccogliere nella dignità la sfida d'oggi
1. Sono lieto di potervi visitare, cari popoli della Repubblica Centrafricana, per salutarvi, per ricevere la testimonianza della Chiesa che vive tra voi e per incoraggiarla io stesso nella sua missione. Mi dispiace di non poter rimanere più a lungo tra voi, dato l'intenso programma già previsto. Come sapete, vado a Nairobi per chiudere il 43° Congresso eucaristico internazionale e anche a Kinshasa per celebrare la prima beatificazione di una suora zairese. Ho desiderato molto cogliere questa occasione per rendere visita alla vostra nazione e ad alcuni altri Paesi d'Africa. Voglio assicurarvi che il successore di Pietro vive vicino al vostro Paese, incuneato nel cuore dell'Africa e forse un poco isolato. Avevo già avuto la gioia di ricevere i vostri vescovi a Roma, nel novembre 1982. Oggi ricambio la visita ad essi e a tutto il loro popolo cristiano.
E ringrazio vivamente lei, signor presidente della Repubblica Centrafricana, per avere personalmente desiderato questo passaggio del Papa nel suo Paese, per aver facilitato questa visita pastorale prendendo disposizioni tali da permettere il suo fruttuoso svolgimento, malgrado la sua breve durata.
2. Nella maggior parte dei Paesi africani di questa regione, l'evangelizzazione è cominciata proprio un secolo fa. Per voi è stato novant'anni fa. Penso alla vera epopea dei pionieri: monsignor Augouard, poi monsignor Grandin e tutti i missionari spiritani, cappuccini, comboniani, sacerdoti "fidei donum" fratelli e religiosi, laici, che non hanno esitato ad aprirsi una strada fino a voi, per condividere con voi la fede cristiana che essi stessi avevano ricevuta. Nessuno è proprietario di questo inaudito dono di Dio. Da quando Gesù mando i suoi apostoli ad ammaestrare e battezzare tutte le genti, chi esiterebbe a proporre, a suo nome, questa buona novella che ci assicura l'amore di Dio, ci libera dalla paura e dal peccato, e ci spinge a costruire una civiltà fraterna? I sacerdoti e i religiosi stranieri che continuano a consacrarvi le loro forze e la dedizione del loro cuore per vostro amore, sono ancora numerosi e ben necessari. Io li ringrazio a nome di tutti voi e a nome della Chiesa universale.
Essi hanno avuto la gioia di vedere che la vostra terra accoglieva volentieri il seme del Vangelo. Un numero rilevante di centrafricani accettarono il Battesimo o vi si prepararono. Alcuni sono diventati sacerdoti, religiosi o religiose. Uno di essi ha ricevuto la pienezza del sacerdozio, monsignor Joachim N'Dayen, per esercitare il ministero episcopale in questa capitale e presiedere la Conferenza dei suoi fratelli vescovi. Si, trovo qui una Chiesa viva, meritevole...
E oggi la visito per rendere grazie con lei, per confermarla nel suo impegno apostolico, affinché la sua presenza sia in mezzo al popolo come il lievito nella pasta. Noi ci uniremo in questa preghiera fra poco, durante l'Eucaristia.
3. Ma al di là della famiglia dei cattolici che condividono pienamente la mia fede, so che molte altre persone sono venute qui per salutarmi all'arrivo nel Paese, assisteranno alla nostra assemblea di preghiera, o in qualche modo si interessano alla mia visita pastorale. Alcuni si riconoscono con noi discepoli di Cristo salvatore. Altri sono figli dell'Islam. Altri ancora sono seguaci delle religioni tradizionali di questo Paese. Un certo senso religioso ci avvicina, come anche la ricerca del vero bene dell'uomo, che è pure un dono di Dio. Apprezzo vivamente la presenza delle autorità nazionali e locali, dei membri del Corpo diplomatico; sono sensibile alla venuta di numerose persone e famiglie di questo caro popolo. A tutti esprimo i miei ringraziamenti, la mia stima e i miei auguri cordiali di felicità e di pace.
Nella capitale di questo Paese, alla presenza dei responsabili del bene comune, formulo auguri per tutta la nazione Centrafricana. Sulle vie del suo destino, essa ha conosciuto tante prove che, lo speriamo, appartengono ormai al passato. E voi siete tutti consapevoli delle difficoltà che rimangono per rafforzare la pace mantenendo le libertà essenziali, per consolidare un clima di fiducia e di fraternità nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella cooperazione attiva e leale al bene generale, per assicurare lo sviluppo economico, pur instaurando condizioni di vita eque per tutti e cercando di aiutare i più bisognosi. Ma io sono persuaso che questo popolo ha in se stesso le risorse morali necessarie per raccogliere queste sfide nella dignità. Il mio soggiorno tra voi vuol essere anche su questo piano un motivo di conforto e di speranza.
Il Signore ci venga in aiuto!
Data: 1985-08-14 Data estesa: Mercoledi 14 Agosto 1985
Titolo: Il vostro ambiente attende l'azione e dedizione dei cristiani
1. "In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli" (Jn 15,8).
Cari fratelli e sorelle del Centrafrica, queste parole rivolte da Gesù ai suoi apostoli, la sera della prima Eucaristia, nel Cenacolo di Gerusalemme, lo sono anche a voi, oggi. Voi siete divenuti i suoi discepoli. Voi, i vostri genitori o i vostri nonni, avete ascoltato la parola di Dio, portata qui nel corso di quest'ultimo secolo, da altri discepoli ai quali essa era stata trasmessa di generazione in generazione a partire da Gesù, a partire dai suoi apostoli Pietro e Paolo. Voi avete creduto. Avete voluto il Battesimo, dopo un rigoroso catecumenato. E subito, in quanto laici battezzati e cresimati, avete insegnato agli altri il cammino della fede. E con voi molti hanno vissuto quest'esperienza cristiana: la parola di Dio è buona, ha cambiato il cuore degli uomini. Ben presto sulle rive dell'Oubangui si è formato un popolo di Dio; il vostro arcivescovo, monsignor N'Dayen, ne ha or ora presentati i frutti del successore di Pietro. Io lo ringrazio delle sue parole di benvenuto, e vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza.
L'essenza del messaggio cristiano che avete recepito è questa buona novella: Dio è Padre. Egli ha creato l'uomo a propria immagine. Non l'ha abbandonato al suo peccato. Ha amato tanto il mondo che gli ha dato il suo unico Figlio, affinché ogni uomo che crede in lui sia salvato, ottenga la vita eterna.
Con Gesù, morto e risorto per voi, siete diventati figli adottivi di Dio. Dio vi ha fatto partecipare al suo Spirito Santo che dimora in voi. Siete felici di seguire Cristo, lui che è la via, la verità, la vita. Insieme a lui pregate Dio con totale fiducia. Insieme a lui potete vivere una vita piena di pace e d'amore.
Insieme a lui sopportate le vostre prove, anche la prova della morte. Poiché Dio è fedele, vi chiama a condividere la sua vita e in questo mondo e nell'altro. Ecco l'essenza della fede che avete in comune con tutti i cristiani del mondo, con la Chiesa della quale il Signore mi ha fatto pastore universale, in unione coi vostri vescovi.
Per questa fede ricevuta, non smettete mai di rallegrarvi, di rendere grazie a Dio. E' un seme che può dare molti frutti. E' una presenza che può far sbocciare tutta la vostra vita. Non tenete per voi questo tesoro: io auspico che prosegua, tramite voi, l'annuncio del Vangelo in tutto questo Paese, nel quale molti ancora non hanno avuto l'occasione di conoscerlo veramente e dargli liberamente la propria adesione.
2. Ma voi, non accontentatevi mai di dire: "Io sono battezzato", "Io ho fede".
Avete sentito l'avvertimento dato dall'apostolo Giacomo ai primi cristiani: "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?" (Jc 2,14). Ognuno dovrebbe invece dire: "Io con le mie opere ti mostrero la mia fede" (Jc 2,18). E queste opere consistono nell'adempiere la legge di Cristo che è carità, amore.
Certo, è la fede a venire innanzitutto. E' Dio che è la fonte, perché ci ha amati per primo. Se ci offre non è per via dei nostri meriti: è un dono gratuito, una grazia. E se noi arriviamo ad adempiere la sua legge attraverso opere meritorie, è perché egli stesso continua ad ispirarci e aiutarci. Ed è normale che noi corrispondiamo alla sua volontà, sino ad offrirgli in sacrificio ciò che ci è più caro, come fece Abramo. E' logico, è necessario, che rispondiamo al suo amore con tutte le nostre forze, con tutto il nostro cuore. così queste opere rendono perfetta la fede, ne danno testimonianza. Senza di esse, la nostra fede sarebbe come un corpo morto, che non respira più.
Ora, il comandamento di Cristo è che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha amati (cfr. Jn 15,12). Come potremmo pregare Dio chiamandolo Padre nostro, se non considerassimo il nostro prossimo come un fratello e se non facessimo niente per lui quando soffre per la fame, la sete, la mancanza d'abiti o di un tetto, quando è ammalato, carcerato, forestiero (cfr. Mt 25,35-36); e, aggiungerei io, quando è senza lavoro o senza la speranza di un futuro veramente umano su questa terra? L'amore del prossimo non è mai una parola astratta: tende a tradursi in un gesto concreto d'attenzione, di rispetto, di stima, di giustizia, di condivisione, di aiuto a vivere, a vivere meglio.
3. Mettere in pratica il Vangelo in tutta la vita quotidiana, nelle mentalità delle istituzioni, ecco a cosa siete chiamati, cristiani del Centrafrica. E' la vocazione di tutto il popolo cristiano. Il Battesimo e la Cresima, infatti, rendono i laici membri attivi del corpo di Cristo, sia nella Chiesa, nella quale possono assicurare i servizi della propria comunità cristiana - intorno al sacerdote, che ha un ruolo specifico - sia nel mondo, in cui cooperano con gli altri svariati compiti profani, senza conformarsi allo spirito del mondo, quanto piuttosto nello spirito delle beatitudini: beati coloro che hanno lo spirito di povertà, beati gli artefici della pace; beati coloro che hanno fame e sete di giustizia; beati i misericordiosi; beati i puri di cuore! Il Concilio Vaticano II ha chiaramente espresso questo ruolo dei laici nella società: "Essi vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi, gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico" (LG 31).
Mi sembra che la Chiesa del Centrafrica abbia ben compreso, già da una cinquantina d'anni, questa responsabilità dei laici, come è stato testimoniato dai lavori delle assise della Chiesa cattolica nel gennaio 1982. Il proliferare delle vostre piccole comunità nei villaggi rurali o nei quartieri urbani, coi loro responsabili o consiglieri, nonché gli svariati movimenti cristiani, contribuiscono a tradurre lo spirito del Vangelo nelle realtà della vita quotidiana.
4. Il vostro ambiente di vita aspetta l'azione e la dedizione dei cristiani per far fronte in modo solidale alle sue esigenze umane. Il vostro Paese, cari amici, non manca di ricchezze, siano esse del suolo o del sottosuolo. Dio vi ha dato la terra e l'acqua; vi affida questa fertile terra affinché produca a sufficienza per tutti, e affinché i bambini di questo Paese non muoiano mai di fame, né soffrano di malnutrizione. Senza negare la necessità di una solidarietà nazionale e internazionale, spetta a voi stessi valorizzare tutte le vostre ricchezze, attraverso un lavoro coraggioso, onesto, organizzato, modernizzato mediante tutte le risorse della vostra immaginazione e dell'aiuto reciproco tra vicini.
So che sotto l'impulso dei movimenti cristiani manifestate molta dedizione nell'animazione rurale e urbana. Assumete numerose iniziative concrete, per esempio al fine di garantire la creazione di pozzi e di fonti, di strade, al fine di migliorare i rendimenti agricoli, l'organizzazione delle cooperative, l'alfabetizzazione, le scuole, la formazione di artigiani, l'educazione domestica e il cucito, la promozione della donna nel suo insieme, i dispensari, l'educazione sanitaria, la lotta contro l'alcolismo, il miglioramento d'ambiente, la difesa solidale dei vostri diritti...
Si, è bene che ciascuno capisca, con l'aiuto dei suoi fratelli, i propri diritti e doveri, nonché le proprie possibilità, e si senta spronato a dare la sua collaborazione, con l'obiettivo di diventare sempre più responsabile, secondo il disegno di Dio, e di servire la comunità nei suoi bisogni essenziali. E' un'opera di carità fraterna e di giustizia che ben si adatta ai cristiani.
5. Una tale azione, assolutamente e intrinsecamente necessaria, deve integrarsi con quanto viene messo in atto in tutto il Paese e nei diversi campi al fine di cercare il bene comune di tutti, vale a dire la promozione di tutte le categorie sociale della nazione e delle condizioni necessarie allo sviluppo, alla solidarietà e alla pace. I cristiani devono essere in prima fila tra coloro che educano a questo senso del bene comune, al di là degli interessi particolari, e tra coloro che cooperano ad esso. Essi terranno ad acquisire una vera competenza, a svolgere coscienziosamente il lavoro della propria professione; inoltre, se avranno accesso a cariche pubbliche, terranno a ricoprirle al fine di servire tutti i loro connazionali, soprattutto i più deboli, senza accettare favoritismi, intolleranza tra gruppi etnici, corruzione. Questi cristiani li si dovrebbe poter riconoscere in queste parole dei Salmi: "Felice l'uomo pietoso che dà un prestito, / amministra i suoi beni con giustizia... / la sua giustizia rimane per sempre" (Ps 111,5 Ps 111,9).
Il Concilio Vaticano II ha insistito sulla partecipazione dei cristiani alla vita economico-sociale e politica al fine di contribuire a "umanizzarle" secondo il disegno di Dio. A questo fine "non c'è niente di meglio che coltivare in senso interiore della giustizia, dell'amore e del servizio al bene comune e rafforzare le convinzioni fondamentali sulla vera natura della comunità politica e sul fine, sul legittimo esercizio e sui limiti di competenza dei pubblici poteri" (GS 73 § 5). Occorre fare tutto il possibile per dirimere le controversie attraverso il dialogo e secondo giustizia, affinché regni la vera pace e sia rispettata la dignità di ciascuno.
Do dunque il mio incitamento a tutti coloro che in questo Paese si adoperano a formare le coscienze in questo senso e a realizzare sin da ora un mondo più giusto, più fraterno; penso all'azione educativa e alla riflessione di svariati movimenti cristiani quali la Jac, la Jec, gli Scout, le guide, i Gen, la Piccola azione cattolica. E' in gioco la testimonianza della Chiesa, è in gioco un futuro migliore per il Paese.
6. Una sollecitudine speciale merita la gioventù. I giovani accedono maggiormente all'istruzione, e questo è un bene per far sbocciare il loro spirito e servire il Paese con maggiori capacità. Tuttavia essi cadono sempre più nella delusione, perché non vedono i frutti sognati, per mancanza di posti di lavoro adatti, e anche forse per mancanza di una formazione corrispondente alla situazione. Le soluzioni sono certamente complesse, e non ci si deve limitare ad accusare, come se i risultati dovessero arrivare pronti dall'alto, o dagli altri; tuttavia nessuno può rassegnarsi a questa delusione dei giovani: essa rischia di portare taluni alla rabbia, alla rivolta, agli atti di vandalismo o di ripiegamento egoista su se stessi, oppure anche alla fuga nell'alcool e nella droga, al cinico fatalismo.
Cari adulti, genitori, professori, responsabili del bene comune della nazione, non accettate un tale rischio. Fate uno sforzo di immaginazione per preparare il futuro dei giovani. Cercate cosa si può fare, assumete iniziative coraggiose, trascinate tutta la nazione a questo obiettivo e fate tutto il possibile per sostenere la coscienza dei giovani nella dritta via.
E voi stessi, cari giovani, reagite con dignità, con coraggio, con solidarietà, certi che vi è speranza per colui che cerca secondo lo spirito del Vangelo. Il bel motto della Repubblica Centrafricana e: "Unità, dignità, lavoro"; io lo traduco: divenite uomini liberi, a testa alta; la libertà non è un dono, va conquistata. Rifiutate la divisione e l'odio. Preparate una vita migliore attraverso il vostro lavoro e la vostra dedizione agli altri.
La Chiesa intende dare il più possibile la propria collaborazione all'educazione religiosa e integrale dei giovani - e nelle scuole di Stato, e in quelle di cui può avere responsabilità diretta - sia per aiutare i giovani stessi sia per sostenere gli educatori nella loro magnifica vocazione, tra l'altro nel quadro dei "Gruppi di insegnanti".
7. La cellula di base della società resta la famiglia. I primissimi missionari avevano tenuto a preparare ragazzi e ragazze capaci di fondare un focolare cristiano. Penso a Pierre Kwesse e a Marie Peke, che, sin dalla loro conversione, meno di cinque anni dopo il primo annuncio del Vangelo in questo Paese, hanno formato un'ammirevole famiglia. La libertà dei futuri sposi, la stabilità della loro unione, la loro influenza decisiva sui figli sono troppo spesso minacciate, sia da taluni aspetti negativi delle usanze che sarebbe bene eliminare, sia da certe seduzioni dell'epoca moderna.
Porgo le mie felicitazioni ai membri dell'Associazione dei focolari cristiani che cercano di portare i propri amici a una concezione cristiana della famiglia, secondo i principi che io stesso ho esposto nell'esortazione "Familiaris Consortio" a un sinodo di vescovi del mondo intero. Queste esigenze, liberamente accettate, assunte nel sacramento del matrimonio e incessantemente vissute con Cristo nella preghiera, assicurano agli sposi cristiani profondità, costanza, fecondità dell'amore coniugale, educazione alla fede, come in una Chiesa in miniatura. Cari amici, che Dio vi aiuti a promuovere tali focolari! Non trascurate il sacramento del matrimonio, che Cristo ha istituito per santificare l'unione e tutta la vita degli sposi, e permettere loro di avvicinarsi sempre alle altre fonti della grazia! Si, la coscienza cristiana ben plasmata faccia brillare ovunque la luce del Vangelo, diffonda amore, susciti speranza!
8. "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16), dichiarava Gesù. Questo vale per tutti i discepoli di Cristo. Gesù lo diceva innanzitutto agli apostoli. A essi affidava un ruolo speciale, per annunciare il Vangelo in tutta la sua forza, per vegliare sulla costanza dei discepoli, per dar loro a suo nome il pane di vita che è il suo corpo, nonché il perdono dei peccati, per farli vivere nell'unità fraterna al di là di tutti i particolarismi, per collegare le nuove comunità sparse alla Chiesa intera riunita in un sol corpo. Oggi questo è il ruolo insostituibile dei vostri vescovi e dei loro collaboratori immediati, i sacerdoti e i diaconi.
Popolo di Dio in questa terra del Centrafrica, sei abbastanza consapevole del ruolo inestimabile del sacerdote in seno alla tua Chiesa? Le vocazioni giunte a maturità sono state a lungo poco numerose. Si delinea un progresso... me ne rallegro. Sarebbe impensabile che dei focolari ben cristiani, delle comunità ferventi non facciano tutto il possibile per risvegliare tali vocazioni, per spronarle, e poi per sostenere questi ministri di Cristo che dedicano tutta la propria vita al suo servizio nella Chiesa. Gli stessi laici potranno svolgere appieno il proprio ruolo solo se dei sacerdoti sosterranno la loro vita cristiana, e sarebbe bene che più numerosi vescovi centrafricani assumano maggiormente questa responsabilità nella Chiesa.
Penso qui a tutte le persone consacrate, religiosi, religiose, membri di istituti secolari: la testimonianza del dono totale della propria persona a Cristo e agli altri, nella castità, nell'obbedienza, nella povertà, è un segno per eccellenza del Vangelo, e anche un segno della maturità della Chiesa. Quanti laici impegnati, quanti catechisti hanno trovato la via di Cristo e sono divenuti degli evangelizzatori grazie alla loro mediazione! Sono sicuro che aspettate il momento in cui delle religiose centrafricane prenderanno il posto delle meritevoli religiose venute da altri Paesi. Bisogna preparare attivamente questa tappa e accettare la formazione necessaria alla vita religiosa.
Non dimentico coloro, uomini e donne, che, in seno a questa Chiesa, conducono una vita religiosa contemplativa: anch'essi, attraverso la preghiera e il sacrificio, costruiscono la Città di Dio.
9. Cari fratelli e sorelle, Cristo ha ancora alcune parole da affidarvi, parole belle e gravi: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).
Tutti i frutti di cui abbiamo parlato, nella vostra vita personale, familiare, sociale e nazionale, saranno possibili, e saranno frutti dell'amore, solo se resterete saldamente attaccati a Cristo come il tralcio alla vigna, come il ramo al tronco dell'albero. La linfa che genererà in voi il dinamismo dell'amore è l'amore che risiede nel cuore di Cristo, il suo amore verso il Padre e il suo amore verso l'uomo. Senza questo amore, i nostri sforzi saranno solo un puro attivismo "come un cembalo che tintinna" (cfr. 1Co 13,1).
Cari fratelli e sorelle, rimanete in Cristo, facendo tutto il possibile per rinsaldare i vostri legami con lui. Restate in Cristo attraverso la fede, una fede viva, una fede che si nutre delle parole di Cristo - "che le mie parole dimorino in voi" - meditate personalmente o in gruppo, e chiedendo alla Chiesa l'interpretazione autentica, in breve una fede che cerchi di meglio capire la salvezza e la volontà di Dio. Momenti salienti di questa ricarica e di questo aiuto spirituale sono l'omelia della messa, le catechesi, le riunioni di discussione, i ritiri spirituali, i gruppi di studio della Bibbia.
Rimanete in Cristo attraverso la preghiera: la preghiera mantiene con Dio dei legami d'amore, esprime la riconoscenza del figlio che ringrazia, l'audacia del figlio che chiede, la disponibilità del figlio che dice: "Signore, cosa vuoi che faccia?". Restate in Cristo accogliendo i suoi sacramenti, che sono i segni efficaci della sua presenza. Preparatevi a riceverli, domandate al Signore di purificarvi e innalzarvi attraverso il sacramento della riconciliazione.
Chiedetegli di nutrirvi della sua vita attraverso l'Eucaristia, in particolare nell'assemblea domenicale. Chiedetegli di trasfigurare il vostro amore umano attraverso il sacramento del matrimonio.
Le vostre parrocchie sono luoghi privilegiati, indispensabili, per aiutarvi a restare in Cristo. Lo dicevo ai vostri vescovi nel corso della visita "ad limina": "Le parrocchie offrano a tutti un nutrimento dottrinale sostanzioso, una liturgia che introduca alla preghiera, un'accoglienza calorosa, e, in modo complementare, le piccole comunità favoriscano una testimonianza che vivifichi la vita quotidiana!" (19 novembre 1982).
10. Ci accingiamo ora a proseguire la nostra preghiera eucaristica, in unione coi cristiani di tutti i Paesi riuniti nel Congresso eucaristico di Nairobi, al quale sto per recarmi. Concentriamo li tutti i meritevoli sforzi della vostra Chiesa, per unirli in offerta a Cristo. Presentiamo al Signore le nostre intenzioni, i nostri bisogni. Gesù ci dice come pregare: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato... Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Jn 15,7-16).
Forse non osiamo chiedere abbastanza? Pregheremo per tutto il popolo della Repubblica Centrafricana, per la pace, per l'unità, per lo sviluppo, per il progresso da tutti i punti di vista. Pregheremo per la Chiesa in questo Paese e anche per la Chiesa universale. E voi, pregate per il mio ministero. La preghiera di tutti porterà a frutto queste intenzioni.
Signore, che la Chiesa si unisca nello Spirito Santo per essere il fermento e l'anima del mondo (preghiera di apertura): Signore, aiuta la Chiesa a rivelare ai poveri le ricchezze del Vangelo (preghiera dopo la comunione); che essa sia un luogo di verità e di libertà, di giustizia e di pace. Dacci lo Spirito d'amore, lo Spirito di tuo Figlio (preghiera eucaristica).
Fa' si, che noi tutti, nella Chiesa e nella società, siamo animati dallo Spirito d'amore, che si traduce nel servizio. Cristo ci dice: "Voi siete miei amici se farete tutto ciò che io vi comando... Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché... portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,14-16). E ricordate: "Il Figlio dell'uomo... non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti" (Mt 20,28).
Io stesso, Giovanni Paolo II, sono stato scelto tra i miei fratelli per garantire il servizio dei servitori di Dio, il servizio dell'unità, della costanza, della marcia coerente della Chiesa. Seguendo Gesù, vorrei stare in mezzo a voi come colui che serve (cfr. Lc 22,27).
Prego Dio di accrescere in ciascuno dei cristiani qui presenti la fede che vi fa entrare nel disegno di Dio, l'amore che vi mette al servizio degli altri, e infine la speranza. Si, la speranza, poiché mai, per nessuna ragione, cediate allo scoraggiamento, ma siate invece come quegli uomini e quelle donne che hanno sentito l'appello di Gesù: "Alzati e cammina" (Mt 9,5). Che il nostro cammino si compia sempre insieme a Maria, la Serva del Signore.
O Maria, che ci prepariamo a celebrare domani, / O Maria, ascesa in cielo, nella gloria di tuo Figlio, / tu, nostra Madre, hai creduto, / hai amato, / hai sperato meglio di qualsiasi creatura. / Sei stata colmata da Dio. / Che il tuo esempio e la tua intercessione / aiutino il popolo centrafricano a partecipare al regno di Dio, / su questa terra e per l'eternità! / Amen. Data: 1985-08-14 Data estesa: Mercoledi 14 Agosto 1985
GPII 1985 Insegnamenti - Ai vescovi del Camerun - Yaoundé (Camerun)