GP2 Discorsi 1999 235


VISITA PASTORALE A SALERNO (4 SETTEMBRE 1999)


ALLA SOLENNE INAUGURAZIONE


DEL SEMINARIO METROPOLITANO E DELLA


CASA DEL CLERO «SAN MATTEO»


Sabato, 4 settembre 1999




Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Distinte Autorità,
Cari Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Seminaristi,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Con grande gioia mi trovo oggi tra voi, per l'inaugurazione del nuovo Seminario Metropolitano e della Casa del Clero "San Matteo", opere volute e realizzate dalla Comunità salernitana con l'aiuto della Conferenza Episcopale Italiana ed il sostegno fattivo dei Vescovi della Regione.

236 Grazie per avermi invitato ad un evento così significativo e grazie per l'affettuosa accoglienza che mi avete riservato.

Saluto l'antica e nobile Chiesa salernitana e la comunità di Pontecagnano- Faiano. Ringrazio Mons. Gerardo Pierro, amato e zelante Pastore di questa diocesi, per le parole con le quali ha voluto interpretare i comuni sentimenti verso il Successore di Pietro. L'affettuoso mio pensiero si rivolge, poi, al Presbiterio diocesano, ai consacrati e alle consacrate, ai seminaristi, alle Autorità presenti ed a quanti hanno voluto prendere parte a questo importante e gioioso momento di fede e di comunione.

Saluto il Signor Cardinale Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli e Presidente della Conferenza Episcopale Campana. Con lui abbraccio spiritualmente tutti i Presuli della Campania e le popolazioni di questa cara Regione, specialmente quelle della martoriata terra di Sarno.

Mentre venivo qui a Salerno, ho sorvolato infatti quella zona colpita lo scorso anno da una terribile alluvione, che provocò distruzione e morte. Ho pregato per i defunti, ma, in modo particolare, ho chiesto il sostegno divino per le persone e le famiglie più duramente colpite. Possano esse trovare nella speranza cristiana la forza per costruire, col sostegno anche della comunità nazionale, un avvenire di serenità, specialmente per le giovani generazioni. A quei fratelli e sorelle, tutti vicini al mio cuore, invio un cordiale saluto.

2. Carissimi, questo nuovo Seminario Metropolitano e la Casa del Clero "San Matteo", che con amorevole cura la Chiesa salernitana ha voluto costruire, costituiscono un provvidenziale dono per i chiamati al ministero presbiterale e per i sacerdoti. In particolare il Seminario, con la sua moderna e funzionale struttura, si pone nel solco della lunga tradizione di servizio alle diocesi vicine da parte dell'Arcidiocesi di Salerno, che per anni fu sede del Pontificio Seminario Regionale Pio XI.

Rinnovando idealmente tale impegno di comunione e di collaborazione, anche il Seminario Metropolitano sarà disponibile all'accoglienza di seminaristi di altre Comunità della Campania, i cui Vescovi ne faranno richiesta.

L'apertura di un Seminario suppone innanzitutto una grande fiducia nell'opera di Cristo, che continua a far giungere il suo invito a tanti giovani i quali, come i due discepoli del brano evangelico ascoltato, si sentono da lui chiamati: "Rabbi (che significa maestro), dove abiti?". Questo Seminario si apre oggi per consentire a Gesù di rispondere ai giovani di questa terra salernitana:
"Venite e vedrete" (cfr
Jn 1,38-39). Il Seminario è, infatti, chiamato a creare l'ambiente in cui vivere una peculiare esperienza di comunione con Cristo. Possano i giovani, che qui si impegneranno nello studio e nella preghiera, far proprie le parole di Andrea al fratello Simone: "Abbiamo trovato il Messia!" (Jn 1,41).

3. In questa prospettiva, vorrei rivolgermi in particolare a voi, carissimi seminaristi, che siete i primi oggi a far festa. Questo Seminario è, anzitutto, destinato a voi ed a quanti, anche nel futuro, saranno pronti a rispondere alla chiamata di Dio e qui trascorreranno anni di indispensabile formazione.

Vi auguro di essere docili alla voce del Signore, di donarvi generosamente a lui. Possiate crescere qui nell'impegno della preghiera e dello studio, vivendo le rinunce e le difficoltà quotidiane come altrettanti atti di amore verso coloro ai quali il Signore vi manderà. Potrete contare sulla guida saggia e generosa dei vostri Superiori, sulla preghiera della comunità cristiana, e, soprattutto, sulla presenza materna della Regina degli Apostoli, alla quale sono particolarmente affidati quanti sono chiamati ad agire "in persona Christi".

4. Cari educatori, a voi è affidato il compito di far rivivere ai futuri presbiteri l'esperienza del Cenacolo, che fu, in certo senso, il primo Seminario. Nel Cenacolo il Maestro, dopo aver istruito i Dodici, lavò loro i piedi e, anticipando il sacrificio cruento della Croce, donò se stesso interamente e per sempre nel segno del pane e del vino. Nel Cenacolo poi, in attesa della Pentecoste, gli
237 apostoli si ritrovarono "assidui e concordi nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù" (Ac 1,14).

Ispiratevi, carissimi, a questa icona così eloquente, nel preparare gli evangelizzatori per il terzo millennio. Suscitate negli alunni l'amore per il Signore e la passione per il suo Vangelo, perché si conformino pienamente a Cristo maestro, sacerdote e pastore (cfr Optatam totius OT 5). Educateli alla fraterna comunione. Assicurate loro una solida preparazione teologica e culturale. Fate
soprattutto in modo che siano "uomini di Dio", e proprio per questo, anche uomini di carità, di povertà, di condivisione, capaci domani di svolgere generosamente il loro ministero tra la gente di questa terra che, come tutto il Mezzogiorno d'Italia, è segnata da antiche e nuove sfide, ed ha bisogno come non mai di pastori di integra testimonianza evangelica.

5. Con scelta sapiente, il vostro Arcivescovo ha voluto che accanto al Seminario vi fosse la casa del Clero "San Matteo", destinata ad aiutare i presbiteri a vivere in fraternità, sperimentando i molteplici vantaggi della vita comune, raccomandata, nelle sue varie forme, dal Concilio Vaticano II (cfr Presbyterorum ordinis PO 8), e tanto preziosa per lo svolgimento del ministero.

Auspico che la vicinanza delle due istituzioni costituisca per i rispettivi ospiti una preziosa occasione di incontro fraterno, di comunione nella carità, di vicendevole ricordo nella preghiera e di incoraggiamento nel servizio del Signore.

6. Desidero, poi, rivolgere un particolare pensiero agli altri giovani, che vedo qui presenti.

Carissimi ragazzi e ragazze, accogliete il messaggio di Cristo e rispondete al suo amore. Egli invita ciascuno di voi a seguirlo in maniera personale e specifica. Dalla risposta alla sua chiamata dipende la riuscita della vostra vita. Non lasciatevi affascinare da miraggi illusori e transitori: Cristo vi chiama alla santità, anche nelle ordinarie condizioni della vita laicale. E se ad alcuni domanda di dedicarsi
totalmente al servizio del Vangelo nella via del sacerdozio o della vita consacrata, non abbiate paura di accogliere con coraggio la sua proposta, che dischiude prospettive esaltanti di grazia e di gioia. La Chiesa attende l'apporto della vostra creatività, dei vostri doni, del vostro entusiasmo giovanile.

7. Carissimi Fratelli e Sorelle, il complesso, che ci apprestiamo ad inaugurare, è frutto dell'impegno e della collaborazione di tante persone. Desidero esprimere il mio compiacimento a quanti vi hanno profuso energie, intelligenza e competenza: ai progettisti, ai costruttori, alle maestranze, a tutti!

Come segno concreto del vostro amore a Cristo ed alla Chiesa, avete voluto intitolare il nuovo Seminario al Papa che ora vi parla. Vi ringrazio di cuore per questo gesto di affetto, che rinsalda gli antichi legami della Chiesa salernitana con il Successore di Pietro, principio e fondamento visibile dell'unità della fede e della comunione (cfr Lumen gentium LG 18).

A Maria, Regina degli Apostoli e Madre dei sacerdoti, la cui immagine è stata posta come sentinella sul nuovo Seminario, affido quanti vivranno, studieranno e lavoreranno in questa cittadella di fede e di cultura. Ella vegli con amore sulle fatiche di tutti; li sostenga nel loro cammino, perché possano rispondere generosamente alla parola del Figlio suo e servire con immutata fedeltà i fratelli.

238 Con tali sentimenti, imparto di cuore a ciascuno di voi qui presenti, alla Comunità diocesana ed all'intera Regione Campana la mia Benedizione Apostolica.

Al termine della Visita a Salerno il Santo Padre ha aggiunto:

A Salerno sono venuto per la seconda volta. Ma in questa parte della città dove sta il Seminario vengo per la prima volta. Tanti auguri alla vostra Comunità che pensa sempre al futuro perché il Seminario, i seminaristi, ci parlano del futuro, del Terzo Millennio.

Tanti auguri per il Terzo Millennio della vostra Diocesi. Sia lodato Gesù Cristo! Arrivederci!


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL MALAWI IN VISITA «AD LIMINA»


Lunedì, 6 settembre 1999

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. Rendo grazie al Padre di ogni misericordia per il dono di questo incontro con voi, Vescovi del Malawi, in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma per la visita ad limina Apostolorum. Con gioia vi porgo il benvenuto e abbraccio, attraverso di voi, tutti i fedeli del Malawi, che ricordo con grande affetto nel Signore e che sono sempre presenti nelle mie preghiere. In modo particolare, poiché la Nazione si sta preparando a celebrare il centenario della fondazione della prima missione cattolica sul vostro suolo, prego per voi, Pastori del Santo Popolo di Dio, e per i sacerdoti, i religiosi e i laici con le parole di san Paolo: "Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e in lui" (2Th 1,11-12).

2. Con la fondazione della missione di Nzama nel 1901, la fede cristiana si è radicata in Malawi e da allora ha continuato a crescere. Il numero di quelli aggiunti ogni giorno dal Signore cresce costantemente (cfr Ac 2,47) e la Chiesa è sempre più coinvolta nella vita del Paese, insistendo sul bisogno di solidarietà e responsabilità civica e invocando il dialogo e la riconciliazione come strumenti per alleviare le tensioni. Il rapporto tra Chiesa e Stato è buono e la Chiesa è libera di svolgere la sua missione spirituale negli ambiti del ministero pastorale, dell'educazione, dell'assistenza sanitaria e dello sviluppo umano e sociale.

Sono in molti a riconoscere che la Chiesa ha svolto un ruolo importante nella transizione del Malawi verso un Governo democratico. Il processo di transizione, tuttavia, ancora non è stato completato e la Chiesa deve collaborare con ogni settore della società per assicurare che il Paese non si perda nel suo intento di costruire una democrazia giusta, stabile e duratura. Ciò dipenderà dalla qualità delle fondamenta gettate; l'unica base sicura per una società democratica è una giusta visione della persona umana e del bene comune. Se la società non costruisce su questa verità, allora essa è come la casa costruita sulla sabbia: non può resistere (cfr Mt 7,26-27). È dovere solenne della Chiesa dichiarare questa verità, identificare i valori umani che ne scaturiscono e ricordare a tutti il dovere di agire di conseguenza.

3. Le sfide poste alla vita e al servizio cristiani sono numerose e impegnative in una situazione di diffusa povertà, spesso estrema, e di un indebolimento delle convinzioni morali e etiche che dà vita a molti mali sociali, tra cui la corruzione e gli attacchi contro la santità della vita umana stessa. Alla luce di tutto ciò, esiste il bisogno di offrire ai fedeli solidi programmi di evangelizzazione e catechesi, volti ad approfondire la loro fede e la loro comprensione cristiana, permettendo così loro di occupare il proprio posto nella Chiesa e nella società. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II: i laici "sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico" (Lumen gentium LG 31).

I Padri proseguono dicendo che "tutti i fedeli... sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità... Tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a tendere alla santità e alla perfezione del proprio stato" (Ibidem nn. 40, 42). Affinché ciò avvenga, è bene ricordare sempre le parole che il Concilio ha rivolto ai Vescovi: "Come buoni pastori che conoscono le loro pecore e sono da esse conosciuti; come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti... Raccolgano intorno a sé l'intera famiglia del loro gregge e diano a essa una tale formazione che tutti, consapevoli dei loro doveri, vivano e operino nella comunione della carità" (Christus Dominus CD 16).

239 In questa prospettiva, incoraggio con gioia le iniziative che avete preso per prepararvi al Grande Giubileo dell'Anno 2000 e per celebrare, nel 2001, il centenario della Chiesa cattolica in Malawi, ricorrenze che comportano una chiamata a rafforzare la fede e l'impegno cristiano. Nella vostra Lettera Pastorale del 1996, Walking Together in Faith (Camminare insieme nella fede), avete lanciato un'opportuna chiamata alla conversione e al rinnovamento nella vita cristiana.

Guardando a questi due momenti di particolare grazia, avete seguito l'esortazione della mia Lettera Apostolica Tertio Millenio adveniente e avete aperto i vostri cuori ai suggerimenti dello Spirito, che non manca di suscitare entusiasmo e di disporre la gente a celebrare il Giubileo con fede rinnovata e generosa partecipazione (cfr n. 59). Seguendo le raccomandazioni dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi e quelle contenute nella Tertio Millennio adveniente, avete ideato un programma di preparazione per aiutare i sacerdoti, i religiosi e i fedeli delle vostre Diocesi a "ottenere i lumi e gli aiuti necessari nella preparazione e nella celebrazione del Giubileo ormai prossimo" (Ibidem). Tutto ciò è stato rafforzato dalla vostra Lettera Pastorale Come Back to Me and Live (Tornate a me e vivete), nella quale avete giustamente sottolineato la necessità di ritrovare il senso del peccato per ritrovare il senso della misericordia di Dio, che è al centro del Grande Giubileo. In effetti è il concetto di vita che è al centro del Vangelo e che la Chiesa è chiamata a predicare in ogni luogo e in ogni tempo.

4. Quando l'annuncio della Buona Novella è integrato dalla catechesi, la fede matura e i discepoli di Cristo sono formati in una profonda e sistematica conoscenza della persona e del messaggio del Signore (cfr Catechesi tradendae
CTR 19). Lo studio della Bibbia, ovvero il contatto diretto con il testo sacro della Parola di Dio, accompagnato dalla preghiera devota (cfr Dei Verbum DV 25) e sostenuto da una chiara illustrazione della dottrina, come avviene nel Catechismo della Chiesa Cattolica, farà sì che i laici, uomini e donne, siano saldi nella fede e preparati a rispondere alle sue esigenze in ogni circostanza, non ultimo negli ambiti fondamentali del matrimonio e della vita familiare cristiani. Indubbiamente uno dei segni più chiari della "novità" della vita in Cristo è il vincolo matrimoniale e la famiglia, vissuta secondo la chiamata del Salvatore a ripristinare il disegno originale di Dio (cfr Mc 10,6-9). Una buona catechesi è importante soprattutto per i giovani, per i quali una fede illuminata rappresenta la luce che guiderà il loro cammino verso il futuro. Sarà per loro sorgente di forza mentre affrontano le incertezze di una situazione economica e sociale difficile.

Rafforzati nella verità rivelata, i cattolici potranno anche rispondere alle obiezioni sollevate con sempre maggiore frequenza dai seguaci delle sette e dei nuovi movimenti religiosi.Inoltre, la ferma e umile sottomissione alla Parola di Cristo, come autenticamente proclamata dalla Chiesa, costituisce la base per il dialogo con i seguaci delle religioni tradizionali africane e dell'Islam e per i vostri rapporti con le altre Chiese e comunità ecclesiali, dialogo tanto importante se la missione cristiana in futuro non dovrà essere ostacolata da divisioni come lo è stata in passato (cfr Tertio Millennio adveniente TMA 34).

5. Data l'importanza vitale di una buona guida nella Chiesa, soprattutto in un momento come quello presente, desidero incoraggiarvi nei vostri sforzi per assicurare una formazione più efficace ai vostri seminaristi e sacerdoti. Tale questione resta di vitale importanza per le vostre Chiese locali ed esige la vostra guida, poiché senza una solida formazione i sacerdoti non saranno preparati a esercitare la loro vocazione e il loro ministero, donandosi ogni giorno "per la crescita della fede, della speranza e della carità nei cuori e nella storia degli uomini e delle donne del nostro tempo" (Pastores dabo vobis PDV 82).

Vi siete impegnati molto per rafforzare i programmi di formazione e per offrire ai vostri seminaristi una solida formazione spirituale, intellettuale e pastorale; i frutti s'incominciano già a vedere. La Ratio Institutionis Sacerdotalis, la Ratio Studiorum e le regole per la vita in seminario sono state approvate per i seminari maggiori di Kachebere, Zomba e Mangochi. Inoltre, l'introduzione di un programma di spiritualità e di un anno propedeutico per i seminaristi prima d'iniziare a studiare filosofia e l'istituzione di un Consiglio di Supervisori per la formazione e per i problemi relativi alla vita e alla disciplina in seminario rappresenta uno sviluppo positivo.

Non meno importante della formazione dei futuri sacerdoti è la formazione permanente per coloro che hanno già preso gli Ordini Sacri. La dedizione e lo zelo pastorale per il ministero, la disciplina morale e il retto comportamento, il distacco dai beni e dagli atteggiamenti del mondo, la disponibilità a donarsi completamente al servizio degli altri: tutte queste caratteristiche devono essere alimentate nei vostri sacerdoti e diventare i tratti distintivi della loro vita. Allora essi saranno come devono essere secondo san Giovanni Crisostomo: "Dignitosi e tuttavia modesti, solenni e tuttavia gentili, autoritari e tuttavia avvicinabili, imparziali e tuttavia affabili, umili ma non servili, vigorosi e tuttavia gentili" (De Sacerdotio 3, 15), tenendo presente "una sola cosa: l'edificazione della Chiesa, senza mai agire per ostilità o benevolenza" (Ibidem). A tal fine, sono indispensabili programmi più efficaci di formazione permanente per il clero. Essi devono costituire una priorità per la Chiesa in Malawi mentre si prepara a entrare nel Terzo Millennio, poiché i Vescovi hanno la grande responsabilità di offrire opportunità di rinnovamento spirituale e di crescita ai loro sacerdoti (cfr Optatam totius OT 22).

6. La necessità di una formazione permanente esiste anche per i religiosi e le religiose. La loro è una consacrazione speciale, che deve essere costantemente approfondita affinché possano rimanere saldamente radicati in Cristo e i nobili ideali della loro vocazione possano continuare a risplendere nei loro cuori e agli occhi delle persone, per le quali sono un segno speciale della sollecitudine amorevole di Dio. Attraverso la professione dei consigli evangelici, essi recano testimonianza al Regno ed edificano il Corpo di Cristo, portando gli altri alla conversione e a una vita di santità. Occorre aiutarli a rimanere fedeli ai carismi dei loro Istituti e a collaborare strettamente e in armonia con voi, Pastori della Chiesa, nello svolgimento del loro apostolato (cfr Mutuae relationes, n. 8).

Una vita di castità, povertà e obbedienza abbracciata volontariamente e vissuta fedelmente confuta la saggezza convenzionale del mondo, poiché è una proclamazione della Croce di Cristo (cfr 1Co 1,20-30). La testimonianza resa da donne e uomini consacrati può trasformare la società e il suo modo di pensare e di agire, proprio attraverso l'amore che essi dimostrano a tutte le persone, in particolare a coloro che non hanno voce, concentrandosi sulle cose dello spirito piuttosto che su quelle materiali e con la loro preghiera, la loro dedizione e il loro esempio. Come possiamo a questo punto non esprimere il nostro apprezzamento per il magnifico lavoro svolto dai religiosi e dalle religiose in Malawi nell'ambito dello sviluppo umano, dell'educazione e dell'assistenza sanitaria? Si tratta di un contributo unico, del quale né la Chiesa né il Paese potrebbero fare a meno.

7. Cari Fratelli, come Pastori del Santo Popolo di Dio avete il triplice compito di guidare, sfidare e unire tutti coloro che operano nel "campo di Dio" (1Co 3,9). Questo vostro compito è più pressante che mai mentre si approssima il Terzo Millennio e voi guardate alle celebrazione del centenario della Chiesa cattolica in Malawi, ricordando le parole del Signore sull'abbondanza della messe che deve essere raccolta attraverso il nostro servizio al Vangelo (cfr Mt 9,37).

Alla vigilia del Grande Giubileo, siamo tutti chiamati a dedicarci con nuovo vigore al compito di condividere la luce della verità di Cristo con tutti gli uomini e tutte le donne. Prego affinché, attraverso il vostro pellegrinaggio presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, lo Spirito Santo vi rafforzi per il compito della nuova evangelizzazione. Nell'amore della Santissima Trinità, affido voi, i vostri sacerdoti, religiosi e fedeli laici, alla gloriosa intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, e vi imparto la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e pace nel suo divino Figlio.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL CIAD IN VISITA «AD LIMINA»


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Castel Gandolfo - Giovedì, 9 settembre 1999

Cari Fratelli nell'Episcopato,


1. È con grande gioia che vi accolgo nel corso del vostro pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli. Voi, Vescovi della Chiesa cattolica nel Ciad, siete venuti nei luoghi stessi in cui Pietro e Paolo hanno reso testimonianza a Cristo fino al dono supremo della loro vita. Vi troverete pace e conforto per svolgere la missione che vi è stata affidata al servizio del popolo di Dio. Attraverso i vostri incontri con il Successore di Pietro e con i suoi collaboratori, che il Signore accresca sempre più in voi lo spirito di comunione con la Chiesa universale e i suoi Pastori uniti al Vescovo di Roma!

Monsignor Charles Vandame, Presidente della vostra Conferenza, ha espresso a nome di tutti voi, con chiarezza e lucidità, le gioie, le sofferenze e le speranze che provate nel vostro ministero episcopale. Lo ringrazio cordialmente.

Trasmettete ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai laici delle vostre Diocesi il saluto affettuoso del Papa. Che Dio li colmi delle sue Benedizioni affinché siano tutti testimoni generosi del Vangelo! Porgete anche i miei voti di felicità e di pace a tutto il popolo del Ciad, del quale conosco la generosità.

2. Dalla vostra ultima visita ad limina, due nuove Diocesi sono state erette per favorire l'annuncio del Vangelo in regioni che finora erano fra le più isolate. Non ci si può che rallegrare del dinamismo delle vostre comunità, di cui queste creazioni sono un segno eloquente. Auspico che i Vescovi che, con la ricchezza della loro esperienza missionaria, hanno ampliato la vostra Conferenza episcopale, beneficino pienamente dell'atmosfera fraterna e collegiale che la caratterizza.

È una gioia per me constatare i progressi spirituali della Chiesa in Ciad, così come gli sforzi lodevoli che ha compiuto per diventare sempre più incarnata nelle realtà sociali e culturali del Paese. Invito le vostre comunità a restare fedeli all'opera che lo Spirito Santo compie in esse e a rendere la testimonianza di un amore reciproco sincero, affinché tutti riconoscano Colui che è la fonte di questo amore e credano in Lui. Che ognuno si ricordi "che si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa" (Redemptoris missio
RMi 23).

3. Nel corso degli ultimi anni il numero dei sacerdoti del Ciad è aumentato in modo significativo. Li saluto cordialmente e li incoraggio nel loro ministero, spesso difficile ma esaltante, di annunciare il Vangelo di Cristo ai fratelli e di amministrare loro i sacramenti della Chiesa. Conosco la loro fedeltà alla propria vocazione e la loro dedizione pastorale. Li esorto a scoprire sempre più la profondità della loro identità sacerdotale. Che essi trovino nell'incontro personale con il Signore risorto, mediante la preghiera e i sacramenti, la fonte viva della loro esistenza e della loro missione ecclesiale! Cari Fratelli nell'Episcopato, so quanta attenzione prestate alla loro vita sacerdotale e ai loro bisogni, soprattutto nell'ambito della formazione permanente. Che essi trovino sempre in voi il Padre che saprà incoraggiarli e guidarli nel loro ministero!

Avete tenuto a diversificare la provenienza dei missionari che partecipano all'opera di evangelizzazione del vostro Paese. Mi congratulo con essi per la loro risposta generosa agli appelli della Chiesa nel Ciad e auspico che siano ovunque testimoni ardenti dello spirito del Vangelo, che deve portare al superamento delle barriere culturali e nazionalistiche, evitando ogni chiusura (cfr Ecclesia in Africa, n. 130). Originari dell'Africa, continente ormai pienamente integrato nell'attività missionaria della Chiesa, ma provenienti anche da altre regioni del mondo, essi manifestano chiaramente l'universalità del messaggio evangelico e della Chiesa, così come il loro desiderio di aiutare i sacerdoti del Ciad a prendere in mano il futuro della Chiesa locale.

Anche i religiosi e le religiose partecipano pienamente e con grande abnegazione alla vita delle vostre Diocesi. Il loro impegno è fondamentale nell'opera di evangelizzazione e di servizio alle vostre comunità. Auspico dunque che la vita consacrata trovi un nuovo slancio fra i giovani del Ciad, affinché la Chiesa possa beneficiare di questo "dono prezioso e necessario anche per il presente e per il futuro del Popolo di Dio, perché appartiene intimamente alla sua vita, alla sua santità, alla sua missione" (Vita consecrata VC 3). In effetti, la vita consacrata è una testimonianza eloquente del dono gratuito di sé al Signore e di un orientamento dell'esistenza verso l'Assoluto e l'essenziale, che rende felici. È inoltre indispensabile che i valori fondamentali della vita religiosa si radichino profondamente nella cultura del vostro Paese per divenirvi lievito evangelico.

La formazione dei futuri sacerdoti è una delle vostre maggiori preoccupazioni. Vedete già i primi frutti dello sforzo compiuto nel discernimento di vocazioni capaci di assumersi gli impegni della vita sacerdotale. La creazione di un nuovo seminario è per voi un segno incoraggiante e un'occasione privilegiata di rendere grazie per la generosità dimostrata dai giovani nel rispondere all'appello del Signore. Vi incoraggio a offrire ai candidati al sacerdozio non solo una solida formazione intellettuale e spirituale, ma anche una seria educazione "all'amore per la verità, alla lealtà, alla fedeltà alla parola data, alla vera compassione, alla coerenza e, in particolare, all'equilibrio di giudizio e di comportamento" (Pastores dabo vobis PDV 43). Coltivando queste qualità umane, potranno sviluppare personalità equilibrate, capaci di assumere le responsabilità pastorali che saranno affidate loro.

241 4. Nelle vostre Diocesi, le comunità ecclesiali di base sono uno strumento privilegiato per far crescere la Chiesa famiglia di Dio e contribuire all'evangelizzazione. Non ci si può che rallegrare nel vedere svilupparsi un laicato qualitativamente valido che sta progressivamente occupando il posto che gli corrisponde nella vita della Chiesa e della società. Nella pastorale delle vostre Diocesi l'adeguata formazione dottrinale e spirituale dei laici deve dunque assumere un'importanza sempre più grande, affinché la loro fede venga rafforzata e la loro testimonianza sia veridica e credibile.

Saluto cordialmente i catechisti, che garantiscono con generosità la missione che avete affidato loro. Mediante una formazione dottrinale e spirituale seria, acquisiscono una competenza che li rende degni della loro funzione. Li incoraggio a vivere con fede e vigore la loro appartenenza alla Chiesa nel servizio al Vangelo in mezzo ai loro fratelli. Che essi siano, con tutta la loro esistenza, ardenti discepoli di Cristo ed esempi di vita cristiana!

I fedeli, ancora profondamente segnati dalle concezioni dell'esistenza e dalle pratiche della cultura tradizionale, hanno spesso difficoltà a vivere le esigenze del matrimonio cristiano. È dunque opportuno offrire loro quegli elementi di riflessione che potranno contribuire a fargli capire la dignità e il ruolo del matrimonio, che è un'autentica via di santità. "Il Matrimonio esige un amore indissolubile; grazie a questa sua stabilità può contribuire efficacemente a realizzare appieno la vocazione battesimale degli sposi" (Ecclesia in Africa, n. 83). Una maggiore presa di coscienza dell'uguale dignità fra uomo e donna, in particolare nell'amore che nutrono l'uno per l'altro, contribuirà a dimostrare chiaramente che l'unione coniugale esige l'unità del matrimonio.

Una seria preparazione all'impegno matrimoniale, e anche la testimonianza delle famiglie cristiane unite e raggianti, di cui si conosce l'importanza per esprimere l'autenticità di una scelta di vita, susciteranno nei giovani convinzioni forti perché si assumano le proprie responsabilità di sposi e di genitori. In questa prospettiva, sono lieto dell'attenzione prestata alla pastorale familiare, in quanto è dai genitori che i figli apprendono i primi elementi della vita spirituale e morale, così come una sana condotta nella società. Questa stessa preoccupazione vi porterà a promuovere il rispetto dovuto alla donna e a salvaguardare i suoi diritti, in quanto, sebbene diversi, l'uomo e la donna sono essenzialmente uguali dal punto di vita dell'umanità.

5. Da diversi anni, seguendo gli orientamenti dell'insegnamento sociale della Chiesa, avete preso numerose iniziative negli ambiti della sanità, dell'educazione, delle opere sociali e caritative. Avete anche sviluppato una riflessione approfondita sulle implicazioni del Vangelo nelle diverse situazioni che le popolazioni del vostro Paese vivono. L'impegno delle vostre comunità al servizio della promozione umana e dello sviluppo merita di essere vivamente incoraggiato. I fedeli hanno così preso nuovamente coscienza delle loro responsabilità di discepoli di Cristo nella vita collettiva, rifiutandosi risolutamente di divenire complici dell'ingiustizia o della violenza, e si sono impegnati a fondo nella difesa dei diritti dell'uomo, laddove sono minacciati.

La prossima celebrazione del Grande Giubileo è anche un tempo propizio perché i cristiani diventino i portavoce di tutti i poveri del mondo e manifestino chiaramente l'opzione preferenziale della Chiesa per i poveri e gli emarginati. Lo faranno in particolare pensando, come ho già scritto, "ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni" (Tertio Millennio adveniente
TMA 51), secondo modalità che non penalizzino in qualche altro modo le popolazioni più bisognose e spronando a interrogarsi su una gestione delle risorse della Nazione che permetta a tutti di condurre una vita degna e solidale.

Le scuole cattoliche costituiscono un contributo importante apportato dalla Chiesa all'educazione dei giovani del Ciad, senza distinzioni di origine sociale o religiosa. Non ci si può che rallegrare dell'equilibrio mantenuto fra le esigenze di un progetto educativo conforme al Vangelo e gli obblighi amministrativi. Allorché la società sperimenta importanti cambiamenti, è in effetti necessario proporre ai giovani punti di riferimento che permettano loro di far fronte alle sfide che si presentano loro e di superare tutto ciò che ostacola il loro sviluppo, offrendo loro un'educazione che tenga conto delle realtà umane e spirituali dell'esistenza e che li aiuti a vivere fra giovani di religioni e di ambiti sociali diversi. In tal modo saranno meglio preparati a costruire il futuro in uno spirito di rispetto reciproco e di collaborazione.

Affinché la vita delle vostre comunità e il servizio ai loro concittadini possano svilupparsi serenamente, spetta a voi continuare il dialogo con le Autorità civili, perché la Chiesa cattolica sia sempre più riconosciuta come un'istituzione a pieno titolo in seno alla società.

6. Nel vostro Paese, che è tradizionalmente una terra d'incontro pacifico fra le culture e le religioni, le relazioni benevole fra la comunità cattolica, gli altri cristiani e i musulmani devono essere favorite, affinché scompaiano le cause delle incomprensioni o degli scontri e i principi di tolleranza e di fraternità presiedano all'edificazione di una nazione solidale e unita. Alcune recenti evoluzioni hanno potuto talvolta condurre a contrasti che rischiano di sviluppare antagonismi duraturi. È necessario che i cattolici respingano risolutamente qualsiasi atteggiamento di paura e di rifiuto dell'altro. Vi incoraggio pertanto a proseguire con perseveranza le iniziative che avete preso in vista di una migliore conoscenza reciproca che vada al di là dei pregiudizi. Si tratta, in effetti, di favorire l'incontro delle persone nella verità e soprattutto di sviluppare quel dialogo della vita che permetterà di accettare le differenze dell'altro e di adoperarsi insieme per il bene comune. È inoltre opportuno mantenere vivo un dialogo sincero con le autorità religiose musulmane per favorire la comprensione fra le comunità.

In questa stessa prospettiva di apertura e di dialogo, è tuttavia necessario che i cristiani siano sempre consapevoli dei loro diritti nella collettività nazionale, della quale sono membri a pieno titolo, e che li difendano con spirito di giustizia, cercando con tutti gli altri di stabilire vincoli fraterni, rispettosi dei diritti e dei doveri di ciascuno e di ogni comunità. Come ho avuto spesso occasione di ricordare, la libertà religiosa, che include il diritto di manifestare la propria fede, da soli o con gli altri, in pubblico o in privato, e che esclude qualsiasi forma di segregazione per motivi religiosi, costituisce il nucleo stesso dei diritti umani e rende possibili le altre libertà personali e collettive. Il ricorso alla violenza in nome del proprio credo religioso rappresenta una deformazione degli insegnamenti stessi delle grandi religioni (cfr Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1999, n. 5). Auspico vivamente che tutti i credenti, superando risolutamente gli antagonismi, uniscano i loro sforzi per lottare contro tutto ciò che si oppone alla pace e alla riconciliazione, al fine di contribuire all'instaurazione della civiltà dell'amore, che dovrebbe essere per ogni persona un modo di rendere gloria a Dio.

7. Cari Fratelli nell'Episcopato, al termine del nostro incontro, mentre si avvicina la celebrazione del Grande Giubileo dell'anno 2000, vi invito a guardare al futuro con speranza. Il seme gettato in terra dai primi missionari, settant'anni fa, continua a recare frutto. La dedizione disinteressata degli uomini e delle donne che, negli anni passati, hanno donato la propria vita per trasmettere la fiaccola della fede cristiana al Ciad, e ai quali desidero rendere omaggio, deve restare per le generazioni attuali e future un esempio di vita apostolica e un appello costante a rendere testimonianza con ardore al messaggio che hanno ricevuto e al Signore che è andato loro incontro affinché avessero la vera Vita.

242 Affido il vostro ministero e ognuna delle vostre Diocesi alla protezione materna della Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre degli uomini. Che Ella guidi fermamente i vostri passi verso suo Figlio! Di tutto cuore vi imparto la Benedizione Apostolica che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli del Ciad.

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