GPII 1988 Insegnamenti - Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)
Titolo: Nel dogma dell'Immacolata la meravigliosa sintesi dottrinale della fede cristiana
Testo:
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!
1. "Tota pulchra es, Maria!". L'odierna solennità liturgica dell'Immacolata Concezione riempie i nostri animi di profonda, mistica letizia: "O Vergine benedetta e più che benedetta - diciamo con sant'Anselmo - per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore e il Creatore è benedetto da ogni creatura" (S. Anselmi "Disc. 52": PL 158, 955-956).
Sappiamo infatti dalla divina rivelazione che Maria, appartenente al genere umano come tutti noi, fu preservata dal "peccato originale" in previsione della sua futura maternità divina. Come ha ribadito il Concilio Vaticano II, Maria è veramente la tutta bella, la tutta pura, la tutta santa e in lei l'intera umanità ha il suo ideale di sublime grandezza e di autentica dignità (cfr. LG 56).
2. Il dogma dell'Immacolata Concezione si può dire una meravigliosa sintesi dottrinale della fede cristiana. Esso infatti racchiude in sè le verità fondamentali del messaggio rivelato: dalla creazione dei progenitori nello stato di giustizia al peccato col quale essi hanno compromesso la situazione propria e dei discendenti; dalla iniziale promessa fatta ad Adamo ed Eva nel Protovangelo alla sua meravigliosa realizzazione mediante l'incarnazione del Verbo nel seno purissimo di Maria; dalla situazione disperata di un'umanità votata alla dannazione eterna alla prospettiva della salvezza finale nella partecipazione alla beatitudine stessa di Dio.
3. Cari fratelli e sorelle, tra le difficoltà del vivere quotidiano innalziamo i nostri animi a Maria: ella ci ricorda con affetto materno ed insieme esigente la volontà di Dio, il quale ci chiama ad attuare il progetto iniziale di santità nonostante le difficoltà derivanti dalle conseguenze del peccato originale. Ella ci è accanto in questo sforzo, nel quale è impegnata la nostra umana fragilità: "Tota pulchra es, Maria... advocata peccatorum".
La solennità dell'Immacolata Concezione incida profondamente nei nostri animi, affascinandoci col suo mirabile splendore come avvenne per san Massimiliano Kolbe, il "Cavaliere dell'Immacolata", che il 12 maggio 1941 da Varsavia, ormai prigioniero e in partenza per Auschwitz, così scriveva ai confratelli di Niepokalanow: "Lasciamoci condurre sempre più perfettamente dall'Immacolata, dove e come ella vuole metterci, affinché adempiendo bene i nostri doveri, contribuiamo a far si che tutte le anime siano conquistate al suo amore".
Data: 1988-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1988
Titolo: Raddoppiare le iniziative di solidarietà ed intensificare le trattative di pace
In questo giorno dedicato all'Immacolata il mio affettuoso pensiero va in modo speciale al popolo del Nicaragua, che invoca con particolare devozione la Madre di Dio sotto il titolo della "Purisima", come pure alle altre nazioni dell'America Centrale, anch'essa di profonda pietà mariana.
Come sapete, in questa regione si soffre ancora per le conseguenze dell'uragano che, nello scorso mese di ottobre, si è abbattuto con inaudita violenza su quei territori, lasciando una dolorosa sequela di vittime e di migliaia di sinistrati, oltre che ingenti danni materiali.
Da più parti sono stati tempestivamente inviati colà generosi soccorsi per far fronte alle più urgenti necessità. In questo quadro diverse istituzioni cattoliche, coordinate dal Pontificio Consiglio "Co Unum", si sono mosse per dare il loro valido contributo.
Ma di fronte ai bisogni ancora impellenti, vorrei rinnovare un accorato appello alla comunità internazionale, alle istituzioni e alle persone di buona volontà, perché raddoppino il loro impegno di fattiva solidarietà, in nome della comune dignità umana e dell'appartenenza alla stessa famiglia dei figli di Dio.
Alcune di quelle amate nazioni continuano inoltre ad essere travagliate da sanguinose lotte fra opposte fazioni, mentre i loro popoli aspirano al ristabilimento di una vera e duratura pace, nella giustizia e nel rispetto dei fondamentali diritti di ognuno. Formulo l'auspicio che le iniziative di pace già intraprese, che sono state seguite con comune speranza, siano riattivate con il costruttivo dialogo di tutte le parti interessate.
A tal fine invoco l'assistenza del Principe della pace e la materna protezione della Immacolata Vergine.
Data: 1988-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1988
Titolo: "Roma viene oggi, da te, o Immacolata per parlarti..."
Testo:
1. "Alma Redemptoris Mater!" Roma viene oggi da te, o Immacolata, viene per parlarti del tuo grande mistero - "Tu, quae genuisti tuum Sanctum Genitorem" - per parlarti della tua mirabile maternità.
Ecco, sei madre: dai la vita umana a colui che dà la vita e l'esistenza a tutti.
Essendo tu stessa creata, sei la Madre di colui che ha creato, tra tutte le creature, anche te.
Per volontà dell'eterno Padre sei la Madre del Figlio, che è della stessa sostanza del Padre, e in te si è fatto uomo per l'onnipotenza dello Spirito Santo, che è amore.
Tu sei la Madre del Redentore, il quale ha fatto precedere in te il dono della grazia rispetto all'eredità del peccato.
Sei Madre sua e madre nostra, "Alma Redemptoris Mater!"
2. Roma viene oggi da te, o Immacolata, per parlarti del tuo grande mistero.
E viene, ad un tempo, per parlarti, o Madre, di sè: della sua storia inconsueta, nella quale la Provvidenza ha voluto iscrivere la testimonianza degli apostoli Pietro e Paolo, e l'eredità, connessa con loro, della fede e del servizio alla Chiesa.
Roma parla oggi a te, Maria, di tutti i popoli e nazioni che, mediante quest'eredità, sono legati ad essa in modo particolare, "Gaudium et Spes...".
Veramente: le gioie e le speranze, ma anche le tristezze e le angosce degli esseri umani - così nel passato come oggi - sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dell'"Urbe" e della Sede apostolica - "e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (cfr. GS 1).
Intanto - a motivo dell'eredità apostolica - la Chiesa, che desidera pure essere madre, ti parla, o Madre di Cristo, o Madre Immacolata, delle sofferenze e delle speranze degli uomini e dei popoli.
Dal profondo del secondo avvento, che è in corso dopo la prima venuta di Cristo, la Chiesa grida a te: "Alma Redemptoris Mater... succurre cadenti surgere qui curat populo!".
3. Roma viene oggi a te, o Immacolata, per parlarti di sè, di se stessa: delle persone che ne fanno una comunità di quattro milioni, della loro vita e delle loro vicende, delle nascite e delle morti, delle speranze e delle delusioni, della santità e del peccato.
Di tutte le generazioni: dai bambini appena nati fino agli anziani centenari; delle donne e degli uomini; delle famiglie spesso minacciate dalle malattie della civiltà contemporanea.
Delle lotte e degli sforzi di tanti laici, sacerdoti, religiosi e religiose, Vescovi, parrocchie e dell'intera comunità cristiana, della Chiesa che è in Roma.
Dall'alto di questa colonna tu ci guardi! "Stella maris"! Stella mattutina del nostro avvento. Seguiamo il tuo sguardo. Amiamo lo sguardo materno.
Non cessare di abbracciare ciascuno di noi col tuo amore. Rimani per noi tutti la porta, che apre la vita umana verso Cristo.
"Caeli porta!" Sii per noi la porta dell'avvento di Dio.
La porta della salvezza. Amen.
Data: 1988-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1988
Titolo: La Chiesa ringrazia per il dono dell'anno mariano ed entra con Maria nell'avvento del prossimo millennio
Testo:
1. "Ave, o Maria, piena di grazia" ("Cont. ad Evangelium", cfr. Lc 1,28). La Vergine ascolta nella cittadina di Nazaret le parole di saluto all'angelo. Ella prova una profonda emozione: "rimase turbata" - e contemporanearnente la sua mente si apre: che senso avevano tali parole? (cfr. Lc 1,29).
Ecco, Dio le parla del suo eterno Mistero. Dice di essere Padre - e questa paternità che è Dio stesso, si manifesta mirabilmente nel Figlio. Il Figlio della stessa sostanza del Padre e Dio egli stesso. Dio da Dio. Luce da luce. Dio vero da Dio vero. Generato, non creato.
Si! Generato, e continuamente generato dall'eternità nella unità della divinità. Nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito-amore.
2. Nella cittadina della Galilea Dio stesso visita, mediante il messaggero angelico, la Vergine. E le parla del suo eterno mistero.
Condivide con lei, con una creatura, con la sua umile serva, il mistero dei suoi eterni disegni.
Sono questi i disegni del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: nell'unità della divinità che è amore.
Dio che è amore, abbraccia tutto il creato, visibile e invisibile.
L'amore che è l'esistere di Dio, l'"Esse" della Trinità "ieri, oggi e sempre" (cfr. He 13,8), si accentra sull'uomo. Desidera far partecipare gratuitamente l'uomo alla sua vita, alla sua natura, alla divinità stessa.
Ed ecco, sulla via di tale elargizione si trova lei: la piena di grazia.
In lei, il cuore di una creatura e la storia di un essere umano diventano la prima dimora dell'Emmanuele: "Il Signore è con te" (Lc 1,28).
"Benedetta tu fra le donne" (Lc 1,42).
3. Maria ascolta le parole del saluto dell'angelo. E insieme a Maria ascolta queste parole tutto il creato. L'intera umanità. Proprio in esse, infatti, si tratta della causa dell'uomo.
"Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce" (Lc 1,31).
Dalla donna nasce l'uomo. Essa lo concepisce; lo porta sotto il suo cuore; lo dà alla luce.
Maria, essendo vergine e rimanendo vergine, deve fare la stessa esperienza: deve divenire madre.
"Come è possibile? Non conosco uomo...
Lo Spirito Santo scenderà su di te" (Lc 1,34-35).
4. Lo Spirito Santo.
Colui che è l'amore increato. Consostanziale al Padre e al Figlio.
Proprio lui! E' proprio di lui, che è l'amore, realizzare il mistero della nascita umana del Figlio di Dio: di colui che, essendo della stessa sostanza del Padre, nasce dall'eternità, nella unità della divinità.
Tu chiedi, Maria, "come è possibile?".
Questo non può realizzarsi in altro modo - "nè da volere di carne, nè da volere di uomo" - se non da Dio.
Soltanto da Dio può nascere colui che sarà "santo e chiamato Figlio di Dio" (cfr. Lc 1,35). "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo".
Soltanto da questa potenza, che è amore, può nascere colui che, essendo Dio, sarà anche uomo; colui che, essendo uomo, sarà anche Figlio di Dio.
Figlio tuo, Maria! Non temere! 5. La Chiesa ascolta incessantemente queste parole insieme con la Vergine di Nazaret - e insieme con lei le medita: "che senso abbia un tale saluto".
E, meditando, segue le parole ascoltate da Maria, e penetra - a misura della sproporzione umana - nelle profondità inesprimibili del mistero che è Dio.
Dio e i suoi disegni salvifici riguardo all'uomo.
E perciò, meditando le parole del saluto nazaretano, la Chiesa guarda attraverso di esse alla storia dell'uomo in tutta la sua estensione, fino alle stesse origini.
Per questo leggiamo nella odierna liturgia il libro della Genesi: il testo che parla della verità del peccato originale.
E leggiamo questo testo per ritornare a colei che il messaggero proclamo: piena di grazia.
Non era forse necessario che ella sola non partecipasse al peccato dell'"origine" umana? Che fosse libera da tale eredità? Che in lei, prescelta per essere la Madre del Redentore, si realizzasse tutta la pienezza della redenzione? Che ella fosse l'Immacolata Concezione? 6. Oggi, vivendo l'avvento dell'anno del Signore 1988, la Chiesa desidera ringraziare per tutto ciò che è stato il dono dell'"anno mariano" per tutti e per ciascuno. Per le persone e per le comunità del Popolo di Dio in tutto il mondo.
Per la rilettura del messaggio del Concilio Vaticano II sulla presenza della Madre di Dio nella missione di Cristo e della Chiesa.
Per il rinnovamento e la conversione dei cuori umani.
Per il rafforzamento della fede e della speranza.
Per il ricordo delle grandi opere di Dio nella storia delle singole nazioni.
Per la rilettura della verità sulla dignità e vocazione della donna.
Per la gioia della maternità spirituale elargita a ogni essere umano da Cristo nel suo testamento della redenzione.
7. Concentrati sul mistero di Maria, che porta il nome di "Immacolata Concezione", entriamo nell'avvento. Non soltanto nell'avvento di questo anno liturgico, ma nell'avvento del prossimo millennio.
Camminiamo verso la notte del Natale e verso la notte pasquale della lotta tra la morte e la vita che è in Cristo.
In lui l'eterno Padre ha scelto la Vergine di Nazaret.
In lui ha scelto ciascuno di noi "prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto" (Ep 1,4), perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi che - insieme con Maria - speriamo in Cristo (cfr. Ep 1,12).
Data: 1988-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1988
Titolo: Illuminare e motivare una giusta idea di scuola a servizio dei giovani e del loro futuro
Testo:
1. Questo nostro incontro in occasione del XVIII Congresso Nazionale dell'Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM) si lega ai precedenti avuti con il successore di Pietro, in altri momenti significativi della vostra storia associativa, ed è segno del valore prioritario che attribuite alla natura ecclesiale della vostra associazione, cui volete continuare a fare onore, mentre perseverate nel vostro impegno di servizio alla scuola italiana.
Questa vostra visita mi offre l'occasione di salutarvi e di esprimervi la mia partecipazione e il mio interessamento per i problemi della scuola, perchè sono i problemi dei ragazzi e dei giovani, delle donne e degli uomini di domani: problemi cui sono legati in larga misura il significato e la qualità della vita spirituale, culturale e civile in Italia.
Ma sono anche i problemi di quanti dedicano, come voi, in maniera seria, convinta e continuativa, la loro vita alla scuola. A tal punto che le vostre vite si legano profondamente a coloro che Dio vi fa incontrare sui banchi di scuola.
Sono convinto, anche per la mia personale esperienza di docente, che il discorso sui giovani e il discorso sugli insegnanti si richiamano a vicenda.
Parlando a voi so di giungere ai ragazzi e ai giovani che vi sono alunni. E se qualche eco questa parola avrà in voi, sono sicuro che da voi passerà a loro.
Per questo essa nasce dal mio cuore pieno di fiducia e mira ad esser di conforto e di sprone.
2. La vostra unione è certamente una ricca e riconosciuta concentrazione di competenza, di iniziative, di intuizioni educative, di disponibilità ed ha meritato proprio per questo l'attenzione di tanti operatori scolastici, che si rivolgono ad essa alla ricerca di sostegno per la loro formazione professionale.
Mi auguro che i docenti della scuola italiana colgano anche la dimensione più profonda dell'UCIIM: quella di una testimonianza offerta da cristiani nel mondo della scuola, in vista di un'autentica opera educativa e culturale, che può sorgere per un cristiano solo da una sintesi viva tra una forte esperienza di fede e una credibile, competente professionalità. Il compito che vi proponete è arduo e vi richiama ad una continua verifica della vostra azione personale e associativa. Un'associazione cattolica assume il suo significato e prende luce dall'esperienza ecclesiale, di cui è espressione. Per questo devono brillare in essa il senso e la preoccupazione del servizio disinteressato: solo un principio superiore può servire la causa di un valore superiore, quale è quello dell'istruzione ed educazione delle nuove generazioni.
Così appare essenziale, per la continuità stessa dell'associazione, che si realizzi in essa la complementarietà tra le persone in quella prospettiva di scambio e di servizio reciproco che è consentita, anzi richiesta, dal principio della solidarietà cristiana.
In particolare questa complementarietà si deve manifestare nell'alleanza fra le diverse generazioni di insegnanti per mantenere viva e attraente la tradizione associativa. Questo compito appare oggi arduo, ma esso è tanto necessario per contrastare un certo individualismo fra i docenti e per sostenere e formare quelli, e sono in grandissimo numero, che sono approdati da poco al mondo della scuola.
3. Non può mancare fra i compiti dell'UCIIM quello di illuminare e motivare una giusta idea di scuola, oscurata talora da discussioni e posizioni riduttive. Non è difficile trovare chi chiude o esaurisce i problemi della scuola nell'ambito delle metodologie didattiche o dell'acquisizione di nuove tecnologie. O chi pensa alla scuola puramente in funzione delle richieste del mercato del lavoro. O chi prefigura e persegue una scuola di basso profilo, priva di valori e di proposte, con l'equivoco che essa, volendo apparire scuola di tutti, di fatto rischia di essere scuola di nessuno.
Voglio sottolineare, sapendo di inserirmi in un filone consolidato della vostra sensibilità, che la nozione più adeguata e comprensiva di scuola è quella di scuola-comunità: cioè scuola come compito condiviso da docenti, genitori, alunni, comunità locali. Anche le leggi dovranno prendere atto di questa nuova coscienza di scuola ed attuare quelle variazioni legislative e strutturali che le consentano di esprimersi come tale. Torna pertanto molto opportuna la riflessione che avete messa a tema nel vostro convegno: "l'UCIIM per la qualità e l'autonomia della scuola secondaria".
E' un contributo che date, insieme con altre associazioni cattoliche impegnate sugli stessi temi, ad una evoluzione della scuola italiana che finalmente la ponga in grado di esprimere fino in fondo la propria vocazione di strumento primario per l'educazione delle nuove generazioni.
La scuola non può certo dare tutte le risposte e quindi è chiamata a collaborare ed integrarsi con le altre "scuole", le altre organizzazioni ed iniziative educative, gelosa certo della sua specificità ma cosciente anche degli altri ruoli nell'educazione, soprattutto di quello che spetta per diritto primario ai genitori.
So con quanta cura l'UCIIM difende la specificità della scuola, affinché al suo interno la cultura abbia il posto che le compete come fattore di una mediazione essenziale tra l'esperienza che ogni ragazzo vive e le acquisizioni di coloro che ci hanno preceduto lasciando traccia di sè nelle mirabili opere dell'impegno umano, della saggezza, della bontà e delle virtù di singoli e di intere comunità.
Solo così la scuola diviene il luogo della assimilazione sistematica e critica del sapere, cioè un itinerario verso la piena maturità umana.
Questa affermazione di principi e di valori va chiaramente seguita da un'azione concreta intesa a risolvere i problemi più rilevanti del sistema scolastico.
Tra questi si colloca anche la corretta attuazione del prolungamento dell'obbligo scolastico, che tenga conto anche delle possibilità di utilizzare a tal fine le istituzioni in cui si provvede attualmente alla prima formazione professionale.
Non meno importante risulta la revisione di programmi e strutture delle scuole secondarie superiori, in modo che siano aderenti alla prospettiva del futuro e insieme fedeli alle radici culturali di cui continua a vivere il popolo italiano.
Da parte sua, la Chiesa prosegue il proprio impegno di promozione e sostegno delle scuole cattoliche, per le quali chiede il doveroso, concreto riconoscimento del servizio prestato a favore dei ragazzi e dei giovani, delle famiglie e delle comunità, e con esso l'attuazione del principio della parità scolastica. Ma anche, e con sollecitudine non minore, la Chiesa continua l'impegno di collaborazione all'opera educativa che ha luogo nelle scuole dello Stato, particolarmente attraverso l'azione benemerita dei docenti di religione cattolica e di tutti i credenti che vivono e lavorano nella scuola: a loro vadano l'attenzione e la solidarietà di ogni comunità cristiana.
4. Voi siete chiamati a conoscere e comprendere i giovani e il loro futuro. Siete nella scuola per affermare le ragioni della verità e della carità.
Nel vostro orizzonte trovano dunque spazio le ragioni dell'umanesimo plenario, come possibilità offerta a tutto l'uomo e a tutti gli uomini di crescere a misura della dignità, di cui Dio ha insignito ogni donna e ogni uomo.
A questo itinerario di piena umanizzazione il Vangelo, testimoniato nella scuola dai credenti, porta il proprio insostituibile e originale contributo, secondo la parola del Concilio: "Il fermento evangelico suscito e suscita nel cuore dell'uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità" (GS 26).
Vi incoraggio pertanto a nutrire una passione schietta, risoluta e cristiana per l'uomo nel suo processo di formazione. Di fronte alle difficoltà che incontrate vi chiedo di essere perseveranti e di non guardare solo all'effetto immediato della vostra opera. Ripeto a voi con convinzione le parole consolanti e profetiche del Concilio: "Legittimamente si può pensare che il futuro dell'umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza" (GS 31).
A queste parole si ispira anche l'augurio che rivolgo a tutti voi, e in modo particolare alla vostra presidente, al reverendo consulente nazionale, ai membri del Consiglio Nazionale, a tutti i soci dell'UCIIM e a quanti vi sono cari: siate testimoni di vita e di speranza! All'augurio si accompagna la benedizione che ora di cuore vi imparto.
Data: 1988-12-09 Data estesa: Venerdi 9 Dicembre 1988
Titolo: Profondo dolore per il terremoto in Armenia
Testo:
1. In queste tragiche circostanze di dolore e sofferenza per la Sua Chiesa e la Sua Nazione, assicuro alla Santità vostra la solidarietà fraterna mia e della Chiesa cattolica. Affido alla Misericordia divina i defunti vittime del terribile sisma e prego per quanti la catastrofe ha gettato nel dolore. Con i miei più vivi sensi di profonda carità nel Signore.
2. Venuto a conoscenza con profondo dolore dell'immane tragedia che ha sconvolto la cara nazioneArmena, dopo il sisma che ha distrutto intere regioni e provocato la perdita di tante vite umane, desidero fortemente esprimere alla Beatitudine Vostra e a tutti gli armeni, in questo momento di grandi prove, la mia vicinanza, la mia partecipazione alle sofferenze di tutti, le mie ferventi preghiere per le innumerevoli vittime e per i sopravvissuti che piangono i cari perduti. Invoco sulla Beatitudine Vostra e sulla comunità armena l'assistenza particolare e materna della Vergine Maria.
3. Apprendendo con profondo dolore notizia della gravissima sciagura che ha colpito territorio dell'Armenia esprimo at Vostra Eccellenza ai Popoli dell'Urss et in particolare all'intera nazionearmena i sentimenti della mia spirituale vicinanza et sofferta partecipazione al tristissimo evento manifestando altresi mio vivo cordoglio ai congiunti delle numerosissime vittime et auspici di conforto per quanti sono stati in qualsiasi modo feriti da così grave sisma. Accompagno questi sentimenti invocando sulla popolazione di codesto Paese la protezione celeste.
Data: 1988-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1988
Titolo: Nella collaborazione pastorale e attraverso la vita di fede la Chiesa negli Stati Uniti realizza la sua vocazione alla santità
Testo:
Cari fratelli nel Signore Gesù Cristo.
1. Eccoci al termine delle visite "ad limina" del 1988, e sono lieto di vivere questa occasione con un così ampio gruppo di provincie americane: Chicago, Indianapolis e Milwaukee. A tutti un saluto pieno di amore fraterno.
Quest'anno ho parlato ai vostri fratelli Vescovi su una grande varietà di argomenti, ma sempre sottolineando il fatto che la Chiesa degli Stati Uniti è chiamata alla santità attraverso una vita di fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e salvatore del mondo. Questa riflessione è la conseguenza di una profonda convinzione che solo attraverso la vita di fede la Chiesa può dare una valida risposta pastorale a tutte le situazioni in cui si viene a trovare nel mondo contemporaneo.
Nella prima di queste visite "ad limina", ho sottolineato che la Chiesa degli Stati Uniti "appartiene a Cristo per diritto. Egli la ama intensamente e intende prenderne possesso sempre più pienamente e purificarla sempre più profondamente in ogni aspetto della sua realtà ecclesiale" ("Allocutio ad quosdam episcopos Foederatarum Civitatum Americae septemtrionalis limina Apostolarum visitantes", 2 die 5 mar. 1988: , XI, 1 [1988] 554). E oggi vorrei suggerire di volgere insieme il nostro pensiero e il nostro cuore a Gesù Cristo, così da trovare in lui una migliore comprensione di questa realtà ecclesiale. Con le parole della lettera agli Ebrei: "Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,2). E poiché "egli si è assiso alla destra del trono di Dio" (He 12,2), guardando a lui nella realtà del Regno dei cieli noi comprenderemo la sua Chiesa sulla terra.
2. Poiché la Chiesa è già l'inizio del Regno di Dio, è giusto, a conclusione delle visite "ad limina", volgere la nostra attenzione al compimento finale della Chiesa. La sua natura escatologica è parte essenziale del suo mistero, ed è di grande importanza per la nostra guida pastorale nella Chiesa.
Noi siamo stati posti dallo Spirito Santo come pastori per guidare la Chiesa nello svolgimento della sua missione. Per farlo in modo adeguato, dobbiamo sempre ricordare che c'è un dinamismo particolare all'opera al cuore dell'azione evangelizzatrice della Chiesa. E' la sua dimensione escatologica. Tutto ciò che porta al suo compimento finale promuove la sua vitalità. Ma se l'escatologia dovesse rimanere priva di conseguenze, il cammino della Chiesa verrebbe fermato e la corsa male indirizzata. In questo caso, le sue azioni sarebbero irrilevanti ai fini di un'autentica evangelizzazione.
Anche la comunione ecclesiale è profondamente escatologica. Radicata nella comunione attraverso Cristo con il Padre nello Spirito Santo, la Chiesa sa di essere piena di una vita che supera la morte. La sua vita è la vita di Cristo risorto, la vita che attraverso la croce ha vinto la morte con la forza dell'obbedienza amorosa alla volontà del Padre. Esercitando la sua forza di salvezza, Cristo comunica la sua vita gloriosa alla Chiesa. La Chiesa comincia ad esistere come conseguenza di questa azione del Cristo risorto. Ella vive già questa vita del suo Signore e salvatore in attesa del definitivo compimento. 3. Con il suo gesto che dà la vita il Signore porta la sua Chiesa all'unità con sè e perciò la riempie di santità. Ma questa santità deve essere sostenuta e alimentata. In tutte le dimensioni della loro esistenza umana, i membri della Chiesa devono aprirsi sempre più alla forza santificante del Signore. In questo modo, il Regno gradualmente prende forma in ogni cristiano e nella Chiesa, e cresce indefinitamente.
Proprio nella santità la Chiesa anticipa e inaugura realmente il Regno di Dio. Il compito pastorale nella Chiesa esiste per rafforzare la santità. Per comprendere pienamente il servizio pastorale dobbiamo guardare la santità della Chiesa nella sua forma escatologica: la santità che Cristo vuole per la sua Chiesa, la santità che compie l'unione di Cristo e della sua sposa nei cieli.
Presentando un Vescovo americano a tutto il mondo come modello di carità pastorale, Paolo VI chiamo la canonizzazione di John Neumann una "celebrazione di santità" e un "anticipo profetico... per gli Stati Uniti... di un rinnovamento nell'amore" (Pauli VI "Homilia die canonizationis beati Ioannis Nepomuceni Neumann habita, in Petriano foro", die 19 iun. 1977: "Insegnamenti di Paolo VI, XV [1977] 612ss).
La piena venuta del Regno di Cristo richiede da tutti i fedeli il dono di se stessi a Dio e agli altri. La preghiera è inseparabile da questo dono. Lo vediamo in Cristo Gesù. Nostro Signore va verso la croce nel contesto di quella preghiera cominciata nel Getsemani e che si compi quando rese lo spirito nelle mani del Padre (cfr. Lc 23,46). Per la forza della nostra divina filiazione noi siamo chiamati a seguire questa strada. La preghiera autentica è possibile solo quando siamo pronti a portare avanti il disegno di salvezza del Padre. Dobbiamo quindi cercare di aiutare il Popolo di Dio a raggiungere una chiara comprensione di che cosa sia la preghiera: un dialogo con Dio che comporta un affidamento personale. Come pastori, noi per primi dobbiamo dare testimonianza della preghiera, convinti che attraverso di essa la potenza salvifica di Dio trasforma la comunità ecclesiale.
4. La Chiesa proclama che i suoi membri devono essere "figli della resurrezione" (Lc 20,36), e aspetta "che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo". Ella attende con ansia il giorno in cui la sua gloria sarà rivelata nella pienezza della comunione con la Santissima Trinità. La venuta di Cristo a sua volta inaugurerà definitivamente "nuovi cieli e una terra nuova" (2P 3,13).
Aspettando queste realtà noi siamo chiamati a vivere in profonda pace e serenità.
La vittoria è sicura, il male non prevarrà: Gesù Cristo ha vinto il mondo (cfr. Jn 16,33).
Per questo motivo, i cristiani devono cercare di usare dei beni temporali senza l'ansia e l'iperattività di quelli che hanno speranza solo in questa vita. Certo la fede non ci permette di restare passivi davanti alle sofferenze e alle ingiustizie. La nostra speranza ci sprona a lavorare attivamente per l'avvento del Regno universale di Dio (cfr. GS 39). Ma non possiamo farlo mai con l'incertezza di coloro che pongono la loro ultima felicità nella storia terrena. La lotta cristiana respira serenità e comunica pace, non solo come mete perseguite, ma come stile particolare con cui si promuove la giustizia.
Una sicurezza di fondo e un ottimismo ispirano l'intera vita della Chiesa. Noi sappiamo in anticipo il fine cui tendiamo con l'aiuto di Dio. Possiamo esitare di fronte a certi mezzi, ma l'obiettivo è sicuro e irrevocabile. Alla sua luce possiamo distinguere la strada da percorrere e correggere qualsiasi rotta intrapresa per sbaglio. La Chiesa non può mai soccombere alla tentazione di "rifarsi" da sola. La sua identità essenziale è garantita dalla sicurezza che Gesù Cristo tornerà nella gloria.
5. Questa attesa del ritorno di Cristo nella gloria dà significato a tutta l'attività della Chiesa e colloca nella giusta prospettiva ogni sollecitudine temporale. In tutto ciò che fa, la Chiesa guarda ad un orizzonte molto al di là della storia umana, dove ogni cosa sarà sottomessa a Cristo e da lui offerta al Padre. Al momento prestabilito, ogni cosa nel cielo e sulla terra sarà definitivamente collocata sotto la signoria di Cristo (cfr. 1Co 15,24-28). Nel frattempo, per volere di Dio, la vita della Chiesa è intrecciata nel tessuto della storia umana ma sempre indirizzata alla vita eterna.
La Chiesa non può mai essere una comunità al servizio di obiettivi puramente temporali. Il suo fine è il Regno di Dio, che essa deve incessantemente ampliare fino al suo completamento nell'eternità (cfr. LG 9).
Pertanto le sue iniziative e il suo impegno non possono essere motivate da valori esclusivamente temporali. La Chiesa vive in mezzo agli esseri umani - lei che è la nuova umanità in Cristo - e condivide l'esperienza di tutta la famiglia umana.
Ella vive solidale con la gente, e niente di umano le è estraneo. La sollecitudine della comunità ecclesiale abbraccia i problemi della comunità civile nel campo della pace, della cultura, della famiglia e dei diritti umani. Tuttavia la prospettiva da cui la Chiesa affronta tutte queste problematiche ha come caratteristica originale la relazione con il Regno di Dio. Se la Chiesa dovesse perdere questa prospettiva trascendente, non potrebbe dare il suo specifico contributo all'umanità.
6. Ogni considerazione sulla dimensione escatologica della Chiesa deve includere necessariamente la santa Eucaristia. La Chiesa trova costantemente il suo alimento nel sacramento del corpo e sangue del Cristo glorificato. Alla fine dei tempi, la potenza salvifica dell'Eucaristia raggiungerà la sua piena efficacia, quando la santità della Chiesa sarà completa e l'intero universo sarà perfettamente restaurato in Cristo. Nel frattempo, noi "annunziamo la morte del Signore finché egli venga" (1Co 11,26).
Il rinnovarsi del sacrificio di Cristo sul Calvario è nello stesso tempo il banchetto del Regno. Poiché tale è l'oggetto della profonda sollecitudine della Chiesa e della sua legislazione. Recentemente, c'è stato un chiarimento del carattere supplementare della facoltà attribuita a laici di distribuire la santa Comunione come ministri straordinari dell'Eucaristia. Le condizioni stabilite nel Codice di Diritto Canonico sono state interpretate autenticamente l'anno passato dalla Congregazione per i sacramenti e comunicate alle conferenze episcopali di tutto il mondo. In alcuni casi ci può essere ancora la necessità di una revisione degli interventi diocesani in questa materia, non solo per assicurare la fedele applicazione della legge ma anche per rafforzare la autentica nozione e il carattere genuino della partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa.
Mentre ci prepariamo per il Giubileo dell'anno duemila, poniamo i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia al centro del rinnovamento pastorale.
Questo è in accordo con gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, che considera l'Eucaristia come il culmine della proclamazione della parola e l'invito alla Penitenza. Cristo che ci chiama al banchetto eucaristico è lo stesso Cristo misericordioso che ci chiama alla conversione (cfr. RH 20). E' mia viva speranza che in ogni diocesi degli Stati Uniti, sotto la guida pastorale dei Vescovi, ci siano piani efficaci per l'autentico rinnovamento del sacramento della Penitenza, con la promozione della Confessione individuale. La Chiesa proclama con fermezza che il concetto di "aggiornamento", così come venne concepito dal Concilio Vaticano II è strettamente legato al rinnovamento del sacramento della Penitenza. La conversione individuale è al cuore di ogni riforma e rinnovamento.
7. Maria, madre di Gesù, è la perfetta realizzazione della vita di fede della Chiesa e della sua meta di santità. In lei abbiamo un grande segno che assume ed esprime compiutamente la santità che noi peccatori ci sforziamo di raggiungere attraverso la conversione. Ella che ora è corpo e anima in cielo è la prima dei redenti e la totalmente santa. Nel decreto sull'Apostolato dei Laici, il Concilio presenta una sintesi, applicabile a Maria, della vita nell'ordine temporale senza mai perdere di vista l'ordine spirituale nella sua pienezza escatologica. Il Concilio dice che "mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore" (AA 4). Nella sua femminilità come vergine, moglie e madre, Maria è dentro e davanti alla Chiesa come la donna di tutta la storia della salvezza.
Essendo ora assunta in cielo, ella vive la sua maternità spirituale intercedendo per noi, aiutandoci nel nostro pellegrinaggio terreno a non dimenticare la meta finale che ispira tutte le attività della Chiesa.
8. Compete a noi in quanto Vescovi offrire al Padre, in unione con Cristo sommo sacerdote, la Chiesa e tutte le sue attività. La offriamo come Cristo desidera che essa sia: suo corpo e sua sposa, la Chiesa della sua divinità e della sua umanità, la Chiesa che riflette la sua generosità e vive il suo sacrificio, la Chiesa della verità e dell'amore misericordioso, la Chiesa della preghiera e del servizio, la Chiesa della conversione, della santità e della vita eterna.
La Chiesa che noi offriamo al Padre e che lavoriamo ogni giorno per edificare nella carità non è per niente una cosiddetta "struttura monolitica", ma piuttosto la struttura apostolica di una invincibile unità, nella quale, come Vescovi, tutti noi siamo chiamati, secondo l'espressione di san Paolo ad "essere in perfetta unione di pensiero e d'intenti" (1Co 1,10). Rafforzati da questa unità, il nostro ministero diventa sempre più efficace in tutte le sue dimensioni.
Il momento attuale nella vita della Chiesa invita a una grande speranza, fondata sulle promesse escatologiche di Dio ed espressa in una rinnovata fiducia nella potenza del mistero pasquale di Cristo. Questo è il momento di un impegno rinnovato nell'invitare i giovani al sacerdozio e alla vita religiosa, il momento di una rinnovata serenità nel proclamare le difficili esigenze del cristianesimo e la grande sfida della croce. E' il momento di un nuovo impegno per la santità da parte della Chiesa, mentre si prepara per il grande Giubileo dell'anno duemila e invoca la venuta del Signore Gesù.
Concludendo questa serie di visite "ad limina", in continuità con quelle del 1978 e del 1983 e con le mie due visite pastorali negli Stati Uniti, desidero rinnovare la mia profonda gratitudine a voi tutti, fratelli Vescovi, per la vostra compagnia nel Vangelo. In questo stesso spirito guardo allo speciale incontro di Vescovi previsto per l'anno prossimo, così che attraverso una continua collaborazione pastorale possiamo aiutare la Chiesa degli Stati Uniti a vivere la sua vocazione alla santità in una vita di fede dinamica. Nell'attesa, affido a Maria, madre della Chiesa e Regina del cielo, gli amatissimi fedeli del vostro paese e li benedico tutti nel nome del Signore Gesù.
Data: 1988-12-10 Data estesa: Sabato 10 Dicembre 1988
GPII 1988 Insegnamenti - Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)