GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Helsinki (Finlandia)
Quali membri dell'unico corpo di Cristo dobbiamo amministrare i doni della creazione, della Redenzione e dell'unità
"Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce" (Jc 1,17).
Cari fratelli e sorelle in Cristo.
1. In questo solenne atto di culto celebriamo l'Eucaristia di Gesù Cristo. In unione con lui ringraziamo il Padre della luce per ogni dono perfetto. Mi unisco a voi, oggi, in questo grande atto di ringraziamento, felice nella conoscenza di tutti i grandi doni di creazione e Redenzione con i quali Dio ha benedetto la Finlandia. Io vengo ad Helsinki, capitale del vostro bel Paese, come fratello in Cristo e come successore dell'apostolo Pietro. Questa è la prima volta che un Papa mette piede in Finlandia. Anche per questo dono sono profondamente grato e commosso.
Sono felice di celebrare questa liturgia con i miei fratelli Vescovi, specialmente con il Vescovo Verschuren, al quale faccio le mie più sentite congratualazioni in questo venticinquesimo anno del suo ministero episcopale. Il mio cordiale saluto va ai sacerdoti della diocesi di Helsinki ed a tutti i religiosi e le religiose i quali sono servitori di Cristo in Finlandia. Non posso mancare di porgere un saluto speciale ai giovani che riceveranno il sacramento della Confermazione, questo pomeriggio e, ai loro genitori, ai sacerdoti e agli insegnanti che con l'insegnamento, il buon esempio e la preghiera li hanno preparati per questo giorno. Infine, con grande gioia do il benvenuto ai cattolici venuti dall'Estonia, la quale è conosciuta, dal medioevo come "terra di Maria" - Maarjamaa.
[Parlando in finlandese il Papa ha poi detto:] Il Signore benedica tutto il popolo finlandese e la sua bella Patria. Il Signore vi dia grazia e sapienza per costruire la vostra Patria cosicché la vostra gioventù possa guardare con fiducia l'avvenire.
[Proseguendo in svedese il Santo Padre ha detto:] Svedesi residenti in Finlandia, prego Dio affinché benedica tutte le famiglie e quanti educano i propri figli, così che la Finlandia possa conservare, attraverso di loro, il suo retaggio cristiano, le sue preziose tradizioni e sia in grado di trasmetterle alle generazioni future.
Tutto il popolo della Finlandia - da quello dell'estremo Sud a quello dell'estremo Nord, i Lapponi - valuta giustamente la libertà e l'indipendenza successiva alle guerre e alle occupazioni dei secoli passati. Voi cercate di proteggere la vostra libertà mediante un modo di vivere democratico. Riuniti dai rigori di un clima molto rigido avete creato una società molto compatta la quale cura molto gli ideali di pace, giustizia ed armonia, una società che tiene in gran conto la istruzione nelle migliori tradizioni dei letterati finlandesi i quali potevano esser conosciuti già secoli fa in tutta l'Europa. Voi avete anche ottenuto un riconoscimento internazionale per aver aiutato altri a comporre conflitti e disaccordi. Per tutti i doni di natura e di grazia che in questo Paese vi appartengono mi unisco a voi nel ringraziamento a Dio, Padre e creatore di noi tutti. E dico, con tutto il cuore. Mio Dio proteggi la Finlandia (in finlandese).
Dio protegga la Finlandia (in svedese).
2. Cari fratelli e sorelle: pensate per un momento a tutto ciò che Dio ha fatto per noi. Non solo ci ha creati a sua immagine e somiglianza, dandoci il soffio della vita e tutti i doni del creato; come abbiamo letto oggi nella lettera di Giacomo, egli ci ha anche generati con una parola di verità (Jc 1,18). Questo "generati" si riferisce al fatto che quando eravamo spiritualmente morti a causa del peccato, Dio non ci abbandono ma ci riporto in vita. Egli ci ha creati di nuovo perché noi potessimo essere santi in questa vita e eternamente felici con lui nella prossima. Abbiamo ricevuto il dono dell'adozione come veri figli di Dio, prendendo parte alla vita divina.
Questo dono di Redenzione è realizzato attraverso "la parola di verità", l'eterno Figlio e salvatore nostro Gesù Cristo. Come san Pietro proclama coraggiosamente nella lettura che abbiamo sentito dagli Atti degli Apostoli, Cristo crocifisso e risorto, "è il Signore di tutti... Chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome" (Ac 10,36 Ac 10,43). Questo è davvero il più grande dono del "Padre della luce" a tutta la umanità e a tutta la creazione: il dono di suo Figlio. E il Verbo si fece carne (Jn 1,14) concepito e nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo.
3. Sappiamo anche che prima di ascendere a cielo, Cristo promise ai suoi discepoli lo stesso Spirito, "per perfezionare la sua opera nel mondo e compiere ogni santificazione" ("Prex Eucaristica" IV). Questa promessa è stata mantenuta la prima domenica di Pentecoste quando gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo nel Cenacolo a Gerusalemme e subito iniziarono a proclamare la buona Novella di salvezza ai popoli di ogni nazione. In questo modo il grande dono della Redenzione - il nostro essere generati alla vita divina è un'opera potente di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tale dono deve essere ricevuto da noi nella fede. Deve essere vissuto. Deve essere proclamato.
Grazie alla predicazione del Vangelo iniziata con gli apostoli, il messaggio della potente opera di Dio raggiunse la Finlandia varie generazioni fa.
Noi oggi rendiamo grazie anche per questo: per gli innumerevoli figli e figlie di questa Nazione rinati a nuova vita attraverso i secoli per mezzo del Battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. I ragazzi e le ragazze che verranno confermati oggi possono dare uno sguardo al passato, ai loro antenati cristiani, i quali hanno cercato, con l'aiuto di Dio, di vivere una vita nello Spirito, una vita di amore, gioia, pace, tolleranza; una vita caratterizzata da cordialità, bontà, fiducia, gentilezza, auto-controllo. Molti modelli cristiani di santità sono noti soltanto alle loro famiglie ai loro vicini, ai loro collaboratori, ai loro amici. Si tratta di persone le quali hanno glorificato Dio nelle circostanze ordinarie della vita quotidiana. Altre sono parte della vostra storia nazionale: personaggi come san Henrik, il santo patrono della Finlandia, il quale ha sparso il seme della fede e ha dato testimonianza del suo amore per Cristo versando il proprio sangue; e il beato Hemming, il Vescovo di Turku, il quale venne in pellegrinaggio dal mio precedessore, il Papa Clemente VI per presentare il messaggio di santa Birgitta e per difendere la pace. Questi personaggi fanno parte di una storia di fede che continua con coloro che verranno confermati oggi.
[In lingua finlandese Giovanni Paolo II ha poi detto:] Miei cari amici che adesso ricevete la Cresima. Voi siete già rinati nel Battesimo, adesso venite legati al Cristo più da vicino, cresimati con la forza speciale dello Spirito Santo, lo Spirito di sapienza (cfr LG 11).
Questo è un giorno molto importante nella vostra partecipazione nella Chiesa che aspetta il vostro contributo nella sua missione. Dato che il Signore ci chiama a condurre gli altri cristiani si fida del vostro aiuto per trasformare il mondo nella famiglia di Dio. Le parole di san Paolo a Timoteo si possono applicare anche a voi. "Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza" (1Tm 4,12).
Potete stare certi che Dio, che è buono, vi aiuterà ad adempiere questo compito di vivere cristianamente. La grazia sacramentale vi aiuterà a dire "si" a Cristo e "no" a ciò che è contrario al Signore. Siate capaci con pazienza di superare le prove e le tentazioni. Secondo la parola di san Giacomo "Nessuno, quando è tentato, dica "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male" (Jc 1,13). Il potere della tentazione non deve essere sottovalutato, pero possiamo essere certi di vincerlo con l'aiuto del Signore, se ogni giorno cerchiamo di fare il bene, evitando il male. Dio ci indica sempre la strada, non dobbiamo cadere nella disperazione. Vi esorto ad essere fedeli e forti cosicché nel mondo che offre tante promesse superficiali e vuote voi non scegliate mai il potere mondano, il possedere e i divertimenti contrari a Cristo. Non scambiate mai la libertà che avete come figli di Dio con una schiavitù che viene dall'egoismo e dal peccato.
4. Cari fratelli e sorelle, riuniti intorno a questo altare dico a tutti coloro che sentono la mia voce: "Ogni buon regalo ed ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce" (Jc 1,17). La Confermazione di questi giovani oggi ricorda a quanti di noi sono già stati confermati le promesse che abbiamo fatto e i doni che abbiamo ricevuto dall'alto. I doni ed i regali di cui gioiamo comportano una seria responsabilità. Dobbiamo essere amministratori dei doni della creazione e della Redenzione che Dio ci ha dato generosamente.
Uno dei grandi doni dello Spirito alla Chiesa, è il dono dell'unità per il quale Cristo prego alla vigilia della sua Passione e morte. Noi che siamo stati segnati dallo Spirito Santo nel Battesimo e nella Confermazione dobbiamo chiederci cosa abbiamo fatto con tali doni. Non possono forse tutti i cristiani accettare insieme la sfida della vita cristiana? Non possiamo rinnovare insieme il nostro impegno battesimale per sfuggire al peccato e credere nel Vangelo? (cfr Mc 1,15).
Quali membri dell'unico Corpo di Cristo, possiamo noi essere buoni amministratori del dono dell'unità. Possiamo noi guardare con fiducia e speranza al ripristino della nostra piena comunione. Anche questa può venire soltanto come dono dello Spirito Santo, un potente atto di Dio per il quale noi dobbiamo lavorare e pregare.
La parabola del Vangelo di oggi (cfr Lc 19,11-17), offre una lezione importante di amministrazione. Un servitore al quale è stata affidata una somma di denaro, aumenta il valore di essa mediante un saggio investimento, guadagnando così la lode del suo padrone. Se noi, come quel servitore, siamo fedeli nelle piccole cose (cfr Lc 19,17), anche noi riceveremo un dono più grande, forse addirittura il più grande dei doni: "Quelle cose che occhio non vide, nè orecchio udi, nè mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9).
5. Cari fratelli e sorelle, qui in questa bianca città del Nord, in questa figlia del Baltico, eleviamo le nostre menti e i nostri cuori a Dio ringraziandolo per tutti i suoi doni, e in particolare per il dono dello Spirito Santo che viene conferito nel sacramento della Confermazione.
Preghiamo per la luce e la forza della quale ognuno di noi ha bisogno "Come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio... Perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo. A lui appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (1P 4,10-11).
1989-06-05
Lunedi 5 Giugno 1989
I capi delle nazioni e i popoli hanno compreso che i credenti costituiscono un potente fattore a favore del bene comune
Signor Presidente, eccellenze, signore e signori.
1. Vorrei ringraziarvi, signor Presidente, per le gentili parole di benvenuto.
Sono felice di salutare tutti voi, membri dei questa prestigiosa "Società Paasikivi", i diplomatici e le eminenti personalità che onorano con la loro presenza questo incontro. La mia venuta a questa "Finlandia Hall", è una risposta al vostro cordiale invito e desidera manifestare ancora una volta il forte appoggio della Santa Sede al processo che ha avuto inizio proprio in questo luogo l'1 agosto 1975 alla conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa.
Il documento finale di Helsinki, firmato da tutti gli Stati d'Europa insieme con il Canada e gli Stati Uniti, deve essere considerato come uno degli strumenti più significativi del dialogo internazionale. In quell'occasione tutti i trentacinque paesi firmatari arrivarono ad un accordo su un fatto fondamentale, vale a dire che la pace non è sicura quando le armi tacciono; piuttosto la pace è il risultato della cooperazione degli individui da una parte e delle società stesse dall'altra, e il risultato anche del rispetto di alcuni imperativi etici.
I famosi "dieci principi" che aprono il documento finale di Helsinki costituiscono la base sulla quale i popoli d'Europa, che sono stati per anni vittime di così tante guerre e divisioni, desiderano ora consolidare e preservare la pace, in modo tale da permettere alle generazioni future di vivere in armonia e nella sicurezza.
2. Gli autori del documento finale hanno compreso chiaramente che la pace sarebbe molto precaria senza una cooperazione tra le nazioni e tra i singoli, senza una migliore qualità della vita e senza la promozione dei valori che gli Europei hanno in comune. Ecco la ragione per cui tra quei dieci principi il settimo parla di "rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, comprese le libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credo". Inoltre, nel terzo paragrafo, inserito per l'iniziativa della Santa Sede, si legge che gli Stati aderenti, cito: "riconoscono e rispettano la libertà dell'individuo di professare e praticare, solo o in comune con altri, una religione e un credo, agendo secondo i dettami della propria coscienza".
Nel sottolineare il rispetto per la libertà religiosa tra i fondamenti della pace in Europa, il documento finale non soltanto è rimasto fedele all'eredità spirituale europea, permeata fin dalle origini dal messaggio cristiano, ma ha messo in evidenza la convinzione della Chiesa cattolica - e di molti altri credenti - che il diritto dei singoli e delle comunità alle libertà sociali e civili in materia di religione è uno dei pilastri che sorreggono l'edificio dei diritti umani.
Eccellenze, signore e signori: nella conferenza di Helsinki i negoziatori hanno riaffermato il principio che i credenti che si sentono discriminati a motivo della loro fede non possono partecipare con pienezza alla costruzione della società nella quale vivono. Quando vengono represse la libertà e i diritti umani fondamentali, l'armonia sociale di un'intera nazione ne viene in qualche modo turbata. Di conseguenza, è il lavoro per la pace ad essere ostacolato.
Ma gli autori del documento finale hanno anche compreso un'altra dimensione della libertà religiosa, sulla quale la delegazione della Santa Sede non ha mancato di insistere tutte le volte che la circostanza lo richiedeva: la dimensione "sociale" della pratica religiosa. Al di sopra e al di là della libertà di "culto", l'appartenenza ad una comunità di fede presuppone contatti e incontri tra le persone che professano la stessa fede. E' proprio alla luce di questa considerazione che si dovrebbe leggere il seguente paragrafo del terzo "canestro" dedicato ai contatti umani: i firmatari "confermano che i culti religiosi e le istituzioni ed organizzazioni religiose, operanti nel quadro costituzionale degli Stati partecipanti, ed i loro rappresentanti possono, nell'ambito della loro attività, avere fra loro contatti e incontri, nonché scambiare informazioni".
3. Desidero ricordare che nell'invocare una sempre più efficace libertà di pratica religiosa di questo tipo, la Santa Sede ha sempre preso in considerazione le opinioni degli altri cristiani e delle altre denominazioni non cristiane. Non c'è stata penuria di consultazioni e molte famiglie spirituali separate dalla Chiesa cattolica hanno espresso il loro appoggio a questa maniera nuova di affrontare il problema. Hanno anche assicurato efficacemente che le idee sviluppate durante le consultazioni di Helsinki e di Ginevra avrebbero trovato una reazione favorevole tra i responsabili dei loro paesi.
Durante i numerosi incontri che si sono susseguiti nella scia dell'accordo di Helsinki, la Santa Sede si è sempre preoccupata di dimostrare a tutti i delegati in che misura un libero ed efficace esercizio della pratica religiosa contribuisca al rafforzamento della sicurezza e della cooperazione tra i popoli, e ha anche identificato penosi casi di totale negazione della libertà religiosa alle comunità cattoliche di rito orientale che hanno addirittura perso il diritto di esistere all'interno delle nuove strutture politiche e giuridiche del periodo post-bellico.
Alla luce del divario tra i principi affermati e i gravi ostacoli che alcune comunità di credenti in Europa hanno di fronte, mi è sembrato opportuno, pochi mesi prima dell'inizio del secondo seguito alla riunione di Madrid, di scrivere a tutti i capi di Stato di tutti i paesi firmatari di aiutare i negoziatori a definire la libertà religiosa in modo più preciso, di considerarla in tutte le sue dimensioni, e specialmente di mettere in evidenza il contributo che la libertà religiosa può offrire al mantenimento della pace e alla cooperazione tra i popoli. Signore e signori, sono felice di comunicarvi che alcuni di questi prestigiosi capi di Stato non soltanto furono così gentili da rispondermi ma espressero anche la loro adesione al tenore del mio messaggio. Quel messaggio era in armonia con la dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II, che afferma con chiarezza che una corretta applicazione del principio della libertà religiosa aiuta anche ad educare i cittadini a riconoscere le istanze dell'ordine morale così che "nell'agire seguano le loro iniziative e godano di una libertà responsabile, non mossi da coercizioni bensi guidati dalla coscienza del dovere" (DH 8).
Come ricorderete, a Madrid fu possibile inserire nel documento conclusivo il seguente paragrafo: "Gli Stati partecipanti riaffermano la loro volontà di riconoscere, rispettare e avanzare azioni comuni necessarie per assicurare la libertà del singolo di professare e praticare, da solo o in comunità con altri, il proprio credo o la propria religione, agendo in accordo con i dettami della propria coscienza. In questo contesto consulteranno, ogni qualvolta sarà necessario, le diverse fedi religiose, le istituzioni e le organizzazioni, che operano all'interno della struttura costituzionale dei loro rispettivi paesi".
Tali contatti sono sempre positivi e ho ritenuto opportuno, come qualcuno ricorderà, di riproporli quando mi sono recato in visita alla sede delle Nazioni Unite, il 2 ottobre 1979.
Il documento di Madrid pone anche il problema di una corretta collocazione legale delle fedi religiose, delle istituzioni e delle organizzazioni che la richiedono e che sono pronte a praticare la loro fede all'interno della struttura costituzionale relativa. Stabilisce inoltre che gli Stati sono decisi a facilitare l'attività e i contratti tra le varie comunita e i loro delegati nella sfera della loro attività spirituale. Questo tema è stato affrontato ancora più nei dettagli nella riunione di esperti sui contatti tra i popoli, svoltasi a Berna nel 1983.
E' confortante poter affermare che alcune idee si sono fatte strada, nonostante serie difficoltà che ancora esistono in alcuni paesi. Penso specialmente a quelle comunità cattoliche obbligate a vivere un'esistenza clandestina; ai giovani che vengono discriminati durante i loro studi e le loro carriere a causa del loro credo religioso; e a quelle diocesi private dei loro Vescovi. Fortunatamente, almeno a livello di principi, si sono già fatti dei progressi nella riunione di Ottawa del 1985, dedicata al tema dei diritti umani, e ai dibattiti del forum culturale svoltosi in quello stesso anno a Budapest.
4. Quando nel novembre del 1986 la terza grande riunione che seguiva la conferenza si apri a Vienna, fu chiaro che la maggior parte delle delegazioni non si sarebbero accontentate di una nuova stesura del documento finale o del documento di Madrid. Cercavano di fare un salto qualitativo: un testo preciso, con impegni concreti. L'opinione pubblica aveva infatti compreso che il processo messo in moto a Helsinki non significava soltanto consolidare i principi ma porre rimedio a situazioni che non potevano essere giustificate.
Nella sfera della libertà di coscienza e di religione i negoziatori cominciarono da due premesse. La prima era che la costituzione di tutti i paesi rappresentati garantiva ai loro cittadini la libertà religiosa. La seconda era che nella pratica questa è la libertà fondamentale più frequentemente violata.
Come sapete, questo fu l'inizio di quello che sicuramente fu il più fruttuoso dibattito sulla libertà religiosa all'interno della conferenza. Per mesi, le delegazioni riuscirono a spiegare in che modo i loro governi mettevano in pratica le decisioni prese ad Helsinki e a Madrid. Da parte sua, la delegazione della Santa Sede fu in grado di fornire spiegazioni e di volta in volta di correggere alcune valutazioni eccessivamente ottimistiche dei fatti. E' sorprendente notare l'interesse suscitato dall'argomento. Quattro "proposizioni" furono elaborate da differenti gruppi di paesi - inclusa la Santa Sede - in vista della stesura del documento conclusivo.
Voi già conoscete bene il testo che è stato adottato a Vienna lo scorso gennaio. Da molti punti di vista, e particolarmente in questo campo che più suscita il nostro interesse, in questo momento rappresenta un progresso significativo. La perseveranza dei negoziatori e alcuni sviluppi positivi, nei paesi dell'Europa centrale e orientale hanno reso possibile questo soddisfacente risultato.
Troviamo nel documento di Vienna una serie di misure che mirano ad assicurare un più libero esercizio della libertà religiosa. Voglio soltanto dare una breve indicazione dei provvedimenti più importanti: - libero accesso ai luoghi di culto; - il diritto delle comunità di organizzazione secondo la propria struttura gerarchica; - una prontezza ad entrare in consultazioni con fedi e organizzazioni religiose per ottenere una migliore comprensione delle loro richieste; - il diritto di dare e ricevere una educazione religiosa; - il diritto di ottenere, possedere e utilizzare materiale religioso necessario per la pratica della religione; - l'accesso dei credenti ai mezzi di comunicazione; - la possibilità per i credenti e per le comunità di mantenere contatti diretti fra di loro sia nel proprio paese che all'estero.
Questi sono i provvedimenti concreti adottati dai responsabili di trentacinque nazioni e per i quali essi risponderanno di fronte ai loro cittadini.
Infatti, qui sta l'originalità del documento finale e dei documenti di Madrid e di Vienna: coloro che li approvano si assumono una serie di obbligazioni non soltanto rispetto agli altri Stati ma anche di fronte ai loro cittadini, ai quali questi documenti riconoscono diritti ben precisi.
Si può dire che il modo in cui questi impegni sono applicati e messi in pratica costituirà una "prova" di sviluppo o di stagnazione. Alcuni paesi dovranno persino modificare le loro legislazioni in materia di libertà religiosa per renderle conformi a questi testi. Infatti il documento di Vienna specifica che gli Stati partecipanti devono prendere iniziative per assicurare che le leggi e le loro politiche corrispondano effettivamente alle misure adottate all'interno della struttura della conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa (cfr "Principles", n. 3). A Vienna furono adottate delle procedure di verifica nel campo dei diritti umani, che permetteranno di esercitare una vigilanza ancora maggiore nel futuro. Un contributo a questo problema dovrebbe venire dalla riunione sulla dimensione umana della conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa, che è ora in corso a Parigi.
5. Eccellenze, signore e signori: ho evidenziato i più importanti sviluppi degli ultimi quattordici anni all'interno della struttura della conferenza sul problema della libertà religiosa. In un certo senso si può affermare che il "canale" sempre aperto rappresentato dal processo di Helsinki ha permesso alle "forze dello spirito" di anticipare in una qualche misura la distensione politica di cui siamo stati testimoni negli ultimi mesi. Le idee seminate con pazienza sono giunte a maturazione. Dobbiamo ringraziare tutti coloro che hanno aiutato questo lento processo dal quale osiamo aspettarci frutti ancora più abbondanti! La libertà religiosa è divenuto un tema comune all'interno del contesto degli affari internazionali. Il problema è divenuto parte della cultura del nostro tempo, poiché i nostri contemporanei hanno imparato molto dagli eccessi del passato recente, e hanno capito che credere in Dio, praticando la religione e unendosi agli altri nell'esprimere la propria fede, è una speciale espressione di quella libertà di pensiero e di espressione che ha origine non da una concessione elargita dallo Stato ma dalla dignità stessa della persona umana.
Certamente si potrebbero trovare delle formule più complete e si potrebbe sperare in restrizioni legali meno accentuate. Almeno per il momento, comunque, la norma dell'unanimità all'interno della conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa, così come le differenze ideologiche, rendono impossibile ottenere dei risultati completamente soddisfacenti.
In ogni caso gli sviluppi di questi ultimi anni, e i progressi fatti nella stesura dei vari testi emanati dalla conferenza, dimostrano sempre più chiaramente che la libertà religiosa può esistere in differenti sistemi sociali.
Ciò che le Chiese chiedono è che alla vita religiosa non venga negata la libertà della quale ha bisogno. Ciò che lo Stato deve garantire, come indica la dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II, è la protezione di questa libertà per tutti i suoi cittadini attraverso leggi giuste e assicurando condizioni favorevoli allo sviluppo della vita religiosa (cfr DH 6). L'idea che la religione sia una forma di alienazione non è più di moda perché, fortunatamente, i capi delle nazioni e i popoli stessi hanno capito che i credenti costituiscono un fattore potente a favore del bene comune. Odio e fanatismo non possono trovare alcuna giustificazione tra coloro che chiamano Dio "Padre nostro". Chi infatti potrebbe negare che il comandamento della carità, del perdono e della cura per gli abbandonati - tutto questo si trova al centro del messaggio di molte famiglie spirituali - costituisca un patrimonio incalcolabile per la società? Ad ogni modo questi sono tra i valori che i cristiani devono offrire, quale loro specifico contributo alla vita pubblica e internazionale.
Inoltre, proprio dal fatto che essi provengono da tutte le classi sociali, da tutte le culture e nazioni, i membri di denominazione religiose costituiscono una forza efficace per l'opinione e la cooperazione tra i popoli.
6. Aiutiamo l'Europa a scoprire le sue radici, ad indentificarsi più da vicino con il suo passato. D'altra parte la vita religiosa non è minacciata soltanto da restrizioni vessatorie; può essere anche minacciata dalla diffusione di falsi valori - come l'edonismo, la ricerca del potere e l'avidità - che stanno compiendo grandi progressi in vari paesi e che in pratica minano le aspirazioni spirituali di un grande numero di persone. Ecco perché è di vitale importanza per i credenti essere in grado di partecipare liberamente al dibattito pubblico e presentare così un'altra visione del mondo - quella ispirata dalla loro fede. In questo modo essi contribuiscono alla crescita morale della società in cui vivono. Le nazioni europee hanno sempre più acquisito la consapevolezza che un franco confronto di idee e di convizioni è stato una condizione indispensabile del loro sviluppo globale. Per questa ragione l'Europa e il mondo possono a buon diritto aspettarsi dalle religioni un efficace contributo alla ricerca della pace.
Ad Helsinki, una città situata geograficamente al crocevia di così tante correnti umane, le parti interessate al documento finale decisero di far si che i popoli d'Europa imparassero le lezioni del loro passaggio e si impegnassero per una maggiore unità nell'imminenza dell'anno duemila. Il mondo guarda a questo continente, che ha ancora un grande potenziale e che sarà, ne sono sicuro, così pronto nel futuro come nel passato a condividere con il resto del mondo i valori che lo hanno formato.
Signor Presidente, eccellenze, signore e signori: è con ardente speranza, che io mi congedo da voi. Ma prima di concludere, permettetemi di dire che nel nobile compito di portare a termine il processo di Helsinki la Chiesa cattolica non mancherà di essere accanto a voi, al vostro fianco, in quel modo discreto che caratterizza la sua missione religiosa. Essa è infatti convinta della validità dell'ideale incarnato qui quattordici anni fa in un documento che per milioni di Europei è più di un documento finale: è un "atto di speranza!".
1989-06-05
Lunedi 5 Giugno 1989
"Voi avete un particolare apostolato: essere uniti a Dio e pregare per coloro che ancora non lo conoscono"
Sia lodato Gesù Cristo! Cari fratelli e sorelle.
1. Il Signore ci ha condotto a questo nuovo giorno. Egli è con noi in quest'ora del mattino mentre ci raduniamo all'interno di questa nobile cattedrale e lo ringraziamo per il dono della vita e per le meraviglie della sua grazia. Nello stesso tempo affidiamo a lui il nostro futuro. Ieri, oggi e domani appartengono a lui.
Per la prima volta nella storia il Vescovo di Roma entra in questa cattedrale, intitolata a sant'Henrik, il santo patrono della Finlandia. Il mio cuore gioisce nel celebrare questo con voi: gli anziani, i malati ed anche i sacerdoti, i religiosi e le religiose di Finlandia. Parlarvi è per me un privilegio, stare con voi, perché voi tutti siete speciali agli occhi del Signore.
2. Abbiamo appena ascoltato le meravigliose parole delle beatitudini: "Beati i poveri". Queste parole sono rivolte a noi tutti, ma in particolare a coloro cui tocca portare la pesante croce del dolore e della malattia. Questa mattina il Signore vi dice: "Siate benedetti". Nel vostro stato di fragilità e dipendenza voi concretizzate meglio di chiunque altro l'ideale secondo il quale noi tutti siamo deboli, fragili e in ultima analisi dipendenti da Cristo, che ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla" (Jn 15,5).
Voi vi domanderete, come posso essere benedetto? Nella maggior parte dei casi la società moderna idolatra la salute, la giovinezza, il potere e la bellezza. I malati ed i poveri sembrano mancare proprio di quelle qualità che il mondo così tanto ammira. Ma a questo punto subentra una maggiore saggezza: una saggezza che ci rivela il vero significato della nostra umana debolezza e del nostro dolore. Questa saggezza ci è rivelata in Cristo. Egli conosce cosa vuol dire soffrire; lo ha sperimentato sulla via del Calvario. Egli venne flagellato ed incoronato di spine; dovette portare la Croce ed essere crocifisso.
E' nel modo più intimo che egli accomuna in se stesso tutti coloro che soffrono. Se qualcuno fra i vostri parenti, fra i vostri vicini, fra coloro che si prendono cura di voi non comprende appieno il valore della vostra sofferenza, è certo che Cristo è in grado di farlo. Il Signore non solo comprende le nostre sofferenze, ma ci insegna che sia esse che il dolore, l'invecchiamento e la stessa morte acquistano un immenso valore allorché associate con la sua propria Passione e morte. Infatti Gesù dice che nessuno può dirsi suo seguace senza prendere la propria croce.
3. Nel vangelo di san Giovanni leggiamo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Gesù Cristo è la Parola decisiva di Dio nei confronti della condizione umana, e quindi anche riguardo alla sofferenza. Nel piano di Dio ogni momento della vita ha valore, perché fin dal momento del concepimento sussiste un incontro, un dialogo fra il Creatore e la creatura, fra il divino e l'umano. Questo dialogo assume la forma più sublime nella preghiera e nell'adorazione, e raggiunge una speciale intensità nella nostra obbedienza alla volontà di Dio che ci è dettata dall'amore, ed anche quando noi accettiamo la vita, con tutte le difficoltà e le sofferenze, viste come contributo all'opera della Redenzione.
Tutti voi perciò avete un particolare apostolato, essere uniti a Dio e pregare per coloro che non lo conoscono. Vi chiedo di pregare per me e per la Chiesa cattolica di tutto il mondo. Vi chiedo di pregare per coloro che non possono pregare e non sanno come farlo, e per tutti coloro che hanno perso la fede in Dio e nella sua misericordia. Fate si che la luce e la presenza di Cristo che sana risplenda nelle vostre vite così che tutti coloro che vengono in contatto con voi possano scoprire la dolcezza del Dio che ci ama.
4. Anche la presenza in questo luogo di sacerdoti, religiosi e religiose è motivo di gioia. Cari fratelli e sorelle: la vostra particolare vocazione ci parla del mistero della grazia di Dio operante nei vostri cuori che attraverso il vostro operato, edifica il suo Regno in questa parte del mondo. Secondo le parole di san Paolo siete stati chiamati al sacerdozio o alla vita religiosa "per la misericordia di Dio" (2Co 4,1). La sua grazia è la garanzia e la sorgente della vostra felicità e della vostra efficacia spirituale.
La grazia di Dio ci è stata data attraverso la Redenzione compiuta dal Figlio suo e dalla discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa. Come ministri della grazia di Dio, fratelli miei nel sacerdozio, possiate proclamare il Vangelo e celebrare i sacramenti con una profonda venerazione per il mistero che trasforma la vita di tutti i credenti. Nel pregare, riflettete spesso sul ministero che vi è stato affidato da Cristo. E' lui che voi servite, ed è lui che in molti modi nascosti possiamo essere certi che procuri un ricco raccolto da quanto voi seminate.
Miei cari religiosi e religiose: in un mondo che troppo spesso cerca appagamento nel benessere materiale e nell'accumulo di potere, un mondo che insegue la felicità senza un chiaro riferimento a Dio, voi siete simboli che rimandano a più elevati valori. Il vostro immedesimarvi in Cristo e la vostra osservanza del dettato evangelico richiamano le parole di Cristo: "Il mio regno non è di questo mondo" (Jn 18,36). Voi siete gli ambasciatori di colui che proclamo il messaggio delle beatitudini che hanno inaugurato una "nuova" vita che i nostri contemporanei cercano ma non sempre sanno come trovare. Essi desiderano un mondo nuovo, senza carestie nè guerre, senza la minaccia della distruzione nucleare, senza le atrocità e le ingiustizie che sviliscono la vita umana; ma essi non sempre riconoscono la profondità della conversione e della riconciliazione, che una tale metamorfosi di vita richiede. Questa è la saggezza che voi dovete approfondire attraverso la preghiera e la contemplazione, così da condividerla generosamente insieme a coloro che "vi domandano ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15).
Io saluto ciascuno di voi. Mi rallegro della vostra fedeltà e prego affinché nel "vedere le vostre buone opere" generosi giovani, uomini e donne, di Finlandia seguano le vostre orme per la gloria del Padre nostro che è nei cieli (cfr Mt 5,16).
5. Il termine della mia visita pastorale in Finlandia è ormai prossimo. Sono giunto qui con un messaggio d'amore e di pace per tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Fin dal primo momento mi sono reso conto della situazione della Chiesa cattolica di Finlandia, e ringrazio Dio per la vostra comunione con la Sede di Pietro e la vostra fedeltà agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Vi incoraggio, laici, preti, e religiosi, a rimanere costanti nell'amore di Cristo e nell'unità della Chiesa. Come la Chiesa primitiva, siete una piccola comunità. Vi ricordo le parole di Cristo nel libro dell'Apocalisse: "Non temete; Io sono il Primo, l'Ultimo e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre" (Ap 1,17). Si, Cristo è la vostra forza oggi e sempre! L'inno medievale in onore di sant'Henrik ha il seguente ritornello, che esprime una certezza infallibile per un mondo spesso marcato dalla mancanza della speranza: "Ergo plebs fennonica, / Gaude de hoc dono / Quod facta es catholica / Verbi Dei sono".
"Dunque popolo della Finlandia, / Gioisci per questo dono / per essere divenuto cattolico / attraverso la predicazione della Parola di Dio".
Popolo della Finlandia, non perdere la speranza! Sii fermo nella tua fede e generoso nell'amore! Fra breve ci riuniremo nella preghiera a Dio Padre in lingua finlandese.
Possiamo elevare i nostri cuori con certezza e gioia, sapendo che è santo il nome di colui che ci dà il pane quotidiano e che è la sorgente di ogni bontà e amore.
1989-06-06
Martedi 6 Giugno 1989
GPII 1989 Insegnamenti - L'omelia della Messa - Ai fedeli riuniti, Helsinki (Finlandia)