GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza, in piazza delle Erbe - Mantova
Titolo: Non chiudetevi nel recinto angusto del vostro benessere. Apritevi in spirito di solidarietà all'Europa e al mondo
Onorevole Ministro, Signor Sindaco, cari fratelli e sorelle,
1. Con gioia mi incontro con voi in questa splendida piazza, centro della vita civica dei Mantovani, richiamo e sintesi della vostra storia, simbolo eloquente della sensibilità artistica e della intraprendenza che vi contraddistingue. Sono tra voi a circa cinque secoli di distanza dal soggiorno a Mantova del mio predecessore, il Papa Pio II che qui sosto per alcuni mesi tra il 1459 e il 1460.
Ricordo inoltre un altro grande pontefice, San Pio X, che della vostra Diocesi fu Vescovo dal 1884 al 1893. Ringrazio il Signor Sindaco per le parole di omaggio a me indirizzate a nome della cittadinanza. Ringrazio altresi l'Onorevole Mino Martinazzoli, Ministro per gli Affari Regionali ed i Problemi Istituzionali, qui giunto per portarmi il benvenuto del Governo Italiano. Saluto Monsignor Egidio Caporello, Vescovo di questa Diocesi e già Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Con lui saluto i sacerdoti, i religiosi e l'intera Comunità diocesana. Rivolgo un cordiale pensiero a tutta la gente mantovana ed in particolar modo a voi, che riempite la piazza, ringraziandovi per la sincerità e il calore della vostra accoglienza. Il mio pensiero va pure, in questo momento, a quanti non hanno potuto qui convenire, perché trattenuti dall'infermità, dal dovere o da qualche altro impedimento. Se la mia voce li può raggiungere, voglio dir loro che sono egualmente vicini al mio cuore.
2. La ragione prima che mi ha spinto a visitare la Chiesa che è a Mantova è di ordine eminentemente religioso e pastorale: sono qui per celebrare con voi la ricorrenza quattro volte centenaria della morte di un vostro concittadino illustre, discendente collaterale del ramo della famiglia che per lungo tempo ha segnato la storia di Mantova: San Luigi Gonzaga, giovane e modello della gioventù, vissuto tanto tempo fa, ma ancora attualissimo; uscito dall'ambiente sfarzoso delle corti del Cinquecento, ma tutto dedito ai valori che non tramontano mai.
Sono qui, inoltre, per incontrare, nel nome di Cristo, tutti i fratelli nella fede, come coloro che da Cristo si fossero in qualche modo allontanati o non gli fossero mai stati dichiaratamente vicini. A tutti intendo riproporre l'annuncio del messaggio evangelico, nel quale soltanto può trovare appagante risposta ogni interrogativo dell'uomo. Il mio venerato precedessore Paolo VI, figlio di questa terra lombarda, parlando della soluzione dei problemi sociali, soleva ricorrere ad un'espressione che è da sola un programma: andare a tutti gli uomini, arrivare a tutto l'uomo. Nessuna persona di buona volontà può rinchiudersi nel rifugio tranquillo del proprio benessere, quando nel mondo vi sono ancora molti, moltissimi che non dispongono delle condizioni più elementari per una vita umana degna di tale nome; ugualmente, pero, nessuno può sentirsi in pace con se stesso quando intorno a lui vi sono ancora moltissimi che, pur disponendo in abbondanza di beni materiali non hanno, tuttavia, ciò che solo può dare senso pieno alla vita nella sua dimensione temporale e nella sua prospettiva eterna. Cristo è venuto sulla terra per camminare a fianco dell'uomo ed offrirgli le risposte che il suo cuore attende. Sono risposte che egli solo può dare, perché come Figlio unigenito di Dio, ha potuto scrutare gli eterni disegni del Padre. A voi dico, perciò: ponetevi in ascolto di Cristo, lasciate che Egli vi parli. Nulla vi dirà che non sia per il vostro vero bene. Questo hanno capito i vostri avi, che hanno saputo accogliere i valori della fede facendone l'anima della loro storia e della loro cultura. Ricordate: anche il "vostro" poeta, Publio Virgilio Marone, benché vissuto prima di Gesù, ebbe un certo presentimento della sua venuta, quando canto la nascita di un "puer" miracoloso, che avrebbe inaugurato nel mondo una nuova era di giustizia e di pace. Vi ripeto: non mettete Cristo ai margini della vostra vita, non escludetelo dai progetti relativi al vostro futuro.
3. Fratelli e sorelle, questa terra, che ha un grande passato, che ha conosciuto e conosce profonde tribolazioni, vi ha visti e vi vede decisi, ma tolleranti. Pur nelle contraddizioni morali e sociali del nostro tempo, voi siete impegnati a recuperare i valori primari dell'esistenza, nel confronto e nella collaborazione, aprendovi ad orizzonti sempre più ampi: per questo siete pronti alla solidarietà, all'accoglienza verso quanti giungono a voi da lontano e cercano qui ragioni di speranza. Non emarginate nessuno. Siate consapevoli che il trapasso culturale e il progresso sociale, che vi ha portati dall'angustia della povertà di ieri ai livelli del benessere di oggi, sono certamente frutto delle vostre risorse e della vostra genialità. Abbiate, pero, il coraggio di riconoscere il rischio, che si può correre adesso più che mai, di conquistare il mondo intero, perdendo l'anima, che è il bene più grande. può verificarsi anche per voi il deleterio malinteso di "nascondervi" a voi stessi; di schermare gli occhi fino a non vedere le povertà, vecchie e nuove, che si annidano tra di voi; di adorare idoli e coltivare miti effimeri; di perdere e di far perdere il gusto del vivere. Non chiudetevi nel recinto angusto del vostro benessere, dei vostri interessi e delle vostre prospettive. Con la mente e col cuore, sorretti da spirito cristiano, andate oltre ogni particolarismo. Operate per il bene comune del Paese, specialmente in favore delle fasce sociali più depresse; apritevi con spirito di solidarietà all'Europa, ed al mondo intero. Fate in modo - e mi rivolgo particolarmente ai giovani - che il grande dono della libertà non degeneri in disvalore. Tutti voi avete risorse enormi da impiegare per il trionfo di così giusta causa.
4. La Chiesa, anche a Mantova, intende fare il suo dovere ed offrire al progresso della società il contributo della sua competenza: l'apporto attivo ed illuminante del Vangelo e della dottrina sociale che al Vangelo s'ispira. So che è viva la tradizione nella vostra Diocesi di dedicare forze generose e consistenti all'educazione dei giovani, ad istituzioni e servizi di carità. E quanto numerose ed eloquenti sono le testimonianze di volontariato e di impegno sociale tra i laici cristiani della vostra terra! Penso, ad esempio, a Vittorina Gementi.
Camminate in questo solco, rispettando la multiformità nell'unità. Agite secondo i criteri del Vangelo nei confronti della vita, della persona umana, della famiglia, della giustizia, della vocazione degli uomini a riconoscere e amare Dio sopra ogni cosa e ad amarsi a vicenda. La Madre di Dio, che è anche Madre degli uomini, vi protegga col suo patrocinio. Con tali voti rinnovo a tutti il mio benedicente saluto. Dopo la lettura del discorso, il Santo Padre così prosegue. Forse non devo dimenticare la mia prima visita a Mantova. Ho avuto la gioia e il privilegio di essere invitato qui dal vostro compianto Vescovo, poi Cardinale di Bologna, Antonio Poma, quando era Vescovo di Mantova, durante il Concilio. Il vostro Vescovo di allora mi ha invitato a prendere parte, anzi a concelebrare nella domenica delle Missioni, in ottobre. La mia memoria della vostra città è legata a quella domenica missionaria, e questo mi suggerisce anche un augurio per oggi e per domani: che la vostra città e la vostra Chiesa rimangano sempre con la consapevolezza di essere missionarie, di essere in stato di missione, perché per dare una risposta ai problemi che ho toccato nel mio discorso introduttivo, non vedo altro che questo: sentirsi chiamati ad una missione. Dio si è sentito chiamato ad una missione perché ha inviato il suo Figlio; poi attraverso il Figlio è venuto lo Spirito Santo e la sua missione ci guida sempre. Questo è l'esempio più sublime, esempio propriamente divino. Noi siamo creati ad immagine di Dio, anche noi non possiamo essere pienamente noi stessi se non nello spirito della missione, cioè del dono gratuito di sé per gli altri, come dice il Concilio Vaticano II. Io vi auguro questo all'inizio della mia visita e auguro anche a me stesso di imparare da voi, come una volta ho imparato in quella domenica missionaria, la stessa qualità. Auguri!
Data: 1991-06-22
Sabato 22 Giugno 1991
Titolo: Unità nell'annuncio e responsabile proclamazione della verità: l'evangelizzazione ci spinge con forza verso questa duplice via
"Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà".
1. Con queste parole, carissimi Sacerdoti, Religiosi e Laici impe gnati, il Vangelo ci avverte che pretendere di realizzarsi, mettendo se stessi al centro di ogni prospettiva e progetto, significa perdersi; condividere, invece, con Cristo la volontà del dono di sé, fino al punto di perdere la propria vita per Lui, significa salvarla ed acquistarla in pienezza. Non ci è chiesto un impegno qualunque, ma la consacrazione dell'intera esistenza, sull'esempio di Gesù, che ha consacrato se stesso nella donazione sacrificale. Ci è domandato un dono non saltuario, ma quotidiano, nel quale si attua un cammino di progressivo avvicinamento al Redentore mediante la partecipazione al mistero della sua Croce; un cammino che fa sperimentare la gioia del Signore, l'amicizia nella fedeltà, nell'amore e nel dialogo interiore: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". La propria croce! Non si concretizza forse questa croce nella pena e nel travaglio delle perplessità e delle fatiche di ogni giorno, nell'umiliazione degli insuccessi, delle emarginazioni e delle difficoltà della vita quotidiana? Stamane, noi desideriamo riaffermare davanti al Signore, con fedeltà ed impegno concreto, il nostro proposito di seguirlo. Al suo invito: "Se qualcuno vuole venire dietro a me...", la nostra risposta è un rinnovato "si". Carissimi fratelli e sorelle, quanto da vicino ci riguarda il testo di Luca, poc'anzi proclamato! Se, con spirito di fede, ci sforziamo di riviverlo, ci accorgiamo di essere noi, oggi, i discepoli che il Maestro raduna attorno a sé, per associarli alla sua missione. A noi Egli rivolge la domanda circa la verità della propria persona e attende un confronto chiarificatore tra ciò che la gente pensa e ciò che noi, suoi discepoli, crediamo di lui: "Ma voi chi dite che io sia?".
2. Oggi, radunati in questa assemblea di qualificati rappresentanti della Chiesa che è in Mantova, confessiamo con Pietro: "Tu sei il Cristo di Dio". Attestiamo ancora una volta di volere, in questa "Chiesa di viatori", corrispondere all'impegno di imitare il Salvatore, che "ha dato se stesso per noi". Di tale dono la basilica di Sant'Andrea, in cui siamo raccolti, è solenne memoria. Essa fu eretta, infatti, per conservare i "Sacri Vasi", che, seguendo la pietà popolare, voi da secoli venerate quale reliquia e segno del Preziosissimo Sangue del Signore. Come non avvertire il peculiare impegno che alla vostra Chiesa deriva da così venerandi "segni" della Passione del Redentore? A tale impegno non fu insensibile Luigi Gonzaga, la cui esistenza fu testimonianza eloquente di piena adesione alla parola di Cristo: "Chi perderà la propria vita per me, la salverà".
Noi stessi, peraltro, e non per nostro merito, ma per l'elezione dello Spirito, sappiamo di essere il segno vivente e sacramentale di Cristo Redentore, della sua perenne presenza nel mondo. A Lui ci configura il lavacro dello stesso battesimo, con Lui ci unisce la partecipazione all'unica Eucaristia. Il suo Spirito è il nostro Spirito, la sua passione è la nostra passione, la sua missione è la nostra missione: "Rimanete in me ed io in voi"; "Il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato, e avete creduto che sono venuto da Dio". Insieme a Pietro, anche noi crediamo e proclamiamo che Gesù è il Cristo di Dio.
3. Nel nome di Gesù io vi saluto e vi esorto a rimanere saldi nella vocazione che avete ricevuto. "Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza". Saluto, anzitutto, il caro Monsignor Egidio Caporello, Vescovo di questa Diocesi al quale sono grato dell'invito rivoltomi a visitare la Chiesa che sta in Mantova. Con lui saluto il Presule emerito, qui presente, Monsignor Carlo Ferrari, il quale per molti anni è stato il vostro Pastore. Tutti gli auguriamo una pronta guarigione.
Saluto tutto il presbiterio mantovano: i Vescovi originari di questa terra, qui convenuti per la circostanza; i parroci, essenziali punti di riferimento per la Chiesa locale, da quelli che guidano le comunità contadine nei più remoti angoli del territorio, a quelli che pazientemente operano in zone difficili, tra gente che vive problemi sociali ancora irrisolti. Il mio pensiero va, inoltre, ai Sacerdoti mantovani che lavorano nei territori di missione del Brasile e dell'Etiopia. Vorrei soprattutto fare memoria di quelli che ivi hanno "perduto la propria vita" svolgendo il loro ministero. Saluto i Sacerdoti dediti a forme speciali di apostolato, tra i giovani, gli studenti, nel mondo della cultura e del lavoro, nel vasto campo della carità e del servizio agli ultimi. Rivolgo, altresi, un pensiero ai Religiosi e alle Religiose. Con la vita consacrata essi manifestano tra la gente il volto di tutta la Comunità cristiana, che prega nella contemplazione e che si prodiga in espressioni particolari di apostolato. A tutti coloro, dunque, che qui testimoniano Cristo e lo servono nei fratelli va il mio pensiero, in segno di vivo affetto e di stima, unitamente all'assicurazione di un ricordo nella preghiera. Né posso dimenticare il grande lavoro per l'evangelizzazione svolto dai Laici impegnati. Vorrei far pervenire il mio incoraggiamento a tutte le organizzazioni di Laici, ai Movimenti ed in particolare all'Azione Cattolica, con l'auspicio che crescano le iniziative da loro promosse nell'ambito delle singole parrocchie e di tutta la Diocesi. La sollecitudine pastorale di ognuno di voi tragga sempre alimento da profonda familiarità col Signore. E' nella preghiera che Egli ci comunica il suo dono: "Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i suoi discepoli erano con Lui". Ci è così rivelato in che modo il Cristo è vicino a noi e presente nella nostra assemblea. Gesù ha costituito la Chiesa per vivere in essa, senza isolarla dalla gente, ma inserendola nel cuore del mondo, affinché non conservi gelosamente i beni della fede in un chiuso intimismo, ma li proclami, proprio partendo dall'esperienza dell'intimità col suo Capo e Maestro.
4. Essere con Lui, accettare la sfida della sua domanda, perdere la propria vita per Lui. Potremo noi fare tutto questo?Con umiltà dobbiamo dire: Compi in noi, Signore, l'opera che hai iniziato scegliendoci per i ministeri che svolgiamo.
Siamo deboli, ci hai mandati ad evangelizzare in un mondo che talora sembra più forte di noi, ma con umile dedizione rivolgiamo lo sguardo verso di te. La nostra vita si perda nell'adempimento della tua volontà. Saper perdere la propria vita significa operare in comunione con tutta la Comunità mediante l'obbedienza sincera e la mutua solidarietà. Significa aderire a Cristo con animo indiviso nell'offerta a Lui del proprio corpo e del proprio spirito, perché la vita sia esclusivamente consacrata al suo servizio nella purezza del cuore. Saper perdere la propria vita per Gesù significa, poi, riporre maggior fiducia nella povertà che nella ricchezza, facendo del Signore e soltanto di Lui l'eredità desiderata ed amata.
Testimoniamo, così, in modo vero e credibile, che la nostra eredità è nei cieli.
Per questo ci teniamo lontani da ogni bramosia, di nulla preoccupati se non di servire, ad imitazione di Cristo, il quale, da ricco che era, s'è fatto povero per noi, affinché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà.
5. Nell'ultima Cena, l'invito a perdere la propria vita è diventato il testamento di Gesù: "Questo è il mio corpo dato... questo è il mio sangue versato per voi e per tutti... Fate questo in memoria di me". Siamo tutti nati nella forza di queste parole della nuova Alleanza. Siamo stati chiamati dal dono del Corpo e del Sangue del Redentore alla vocazione che ci ha costituiti ministri suoi. "Siamo nati nell'ultima Cena e, al tempo stesso, ai piedi della Croce sul Calvario: li dove c'è la fonte della nuova vita e di tutti i Sacramenti della Chiesa, ivi è pure l'inizio del nostro sacerdozio". "Fate questo in memoria di me". Da queste parole dell'ultima Cena scaturisce per noi la coscienza dell'autentica pastoralità. Il nostro servizio, infatti, consiste nel proporre all'uomo, mediante il sacrificio di Cristo, le vie della conoscenza della verità su di sé e sul proprio destino; consiste nel guidarlo in tal modo alle fondamenta stesse della sua umanità, al midollo più profondo della sua dignità; consiste nel ricondurre ogni essere umano all'unità del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Operate in questa linea con un'apertura ampia verso tale prospettiva ecclesiale. Cresca la cooperazione tra le Chiese e lavorate in stretta solidarietà tra voi, tenendo sempre ben vivo dinanzi al vostro spirito l'orizzonte universale della missione evangelica. Ricordate sempre che "il dono spirituale che i Presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara ad una missione limitata e ristretta, bensi ad una vastissima e universale missione di salvezza, "fino agli ultimi confini della terra". dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli". Vi illumini l'esempio di Luigi Gonzaga, che scelse di servire la Chiesa in un Istituto dagli orizzonti universali qual è la Compagnia di Gesù e che percorse poi le strade di Roma facendosi carico degli ammalati di peste di qualunque provenienza essi fossero. Egli non trovo certo la sua pace nella società "sazia" delle corti, ma nella beatitudine dei poveri secondo lo spirito e degli operatori di misericordia.
6. "Pietro, prendendo la parola, rispose: Il Cristo di Dio". Il dono grande, che è stato affidato a ciascuno di noi, è proprio quello di affermare a riguardo del Signore: "Tu sei il Cristo di Dio". Siamo chiamati a proclamare questa verità, seguendo l'esempio di Pietro, "servo e apostolo di Gesù Cristo", condividendo con lui "la stessa preziosa fede", la viva "conoscenza di colui che ci ha chiamati".
Che cosa ci può essere chiesto, se non di vivere nell'unità della fede, tenendo fisso lo sguardo su Cristo?Ricordate sempre che gli uomini, anche quelli che vi sembrano più lontani e refrattari al messaggio evangelico, cercano tutti, anche se in modo confuso, di conoscere il senso, il valore, la verità della "buona Novella". Abbiate, perciò, fiducia e proclamate con le parole e l'esempio l'annuncio del Vangelo. L'evangelizzazione, la testimonianza circa il "Cristo di Dio", ci spinge con forza verso la duplice via dell'unità nell'annuncio e della responsabile proclamazione della Verità. Vi assistano in questo cammino, non di rado irto di fatiche, la Vergine Incoronata, Regina e Madre delle Grazie, ed i Santi patroni di questa cara Diocesi, Sant'Anselmo da Baggio, San Luigi Gonzaga, San Pio X, che di questa città fu Vescovo. A tali protettori ed a tali esempi affido le vostre iniziative ed il vostro servizio, mentre a tutti imparto la mia Benedizione Apostolica. Amen.Data: 1991-06-22
Sabato 22 Giugno 1991
Titolo: San Luigi sia un esempio per i giovani
Signor Sindaco! La ringrazio per le parole di benvenuto e di accoglienza che Ella mi ha rivolto a nome delle autorità presenti, dei cittadini di Castiglione delle Stiviere e dei pellegrini riuniti in questa Piazza che è il cuore della vostra Città. Sono particolarmente contento di trovarmi con voi in questa Città dal passato glorioso e resa celebre in tutto il mondo soprattutto per aver dato i natali a San Luigi Gonzaga. Ci troviamo davanti al Santuario che da secoli è il centro della venerazione del Santo Patrono Universale della Gioventù e dove è conservata una sua insigne reliquia. Entrando in questo storico Santuario mi uniro spiritualmente a tutti coloro che qui invocano l'intercessione del Santo. A Lui ed alla sua celeste protezione affidero tutti voi, cittadini di Castiglione delle Stiviere e figli della diletta terra di Mantova. Preghero in particolare per i giovani, affinché venerando la memoria di San Luigi, si impegnino anche ad imitarne la vita e a seguirne gli esempi.
Data: 1991-06-22
Sabato 22 Giugno 1991
Titolo: "Siate apostoli della carità e della purezza. Vincete le tentazioni dell'individualismo e dell'egoismo"
Carissimi fratelli e sorelle di Castiglione delle Stiviere! Egregi Signori e Signore della Croce Rossa Nazionale e Internazionale!
1. A Castiglione delle Stiviere è nato San Luigi Gonzaga, che con l'eroismo delle sue virtù ha reso il nome di questa città noto nel mondo. Ma questa è anche la località dove il 25 giugno 1859, dopo la sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino, ebbe inizio, per opera del filantropo ginevrino Henri Dunant, la benemerita istituzione della Croce Rossa. Sono lieto di trovarmi oggi qui con voi, in questo Duomo, nel quale è conservata la salma della madre di San Luigi, la nobildonna Marta Tana dei Baroni di Sàntena di Chieri, figura splendida di educatrice, con cui Luigi intrattenne sempre rapporti di grande confidenza. Saluto con viva cordialità la Comunità parrocchiale: i Sacerdoti, le Religiose, in modo speciale quelle legate con vincolo di peculiare devozione a San Luigi, i bambini, i giovani, gli adulti e gli anziani; saluto in particolare le madri di famiglia, le quali, ad imitazione della mamma del Santo, si preoccupano di educare i figli ai principi ed agli ideali della fede cristiana. Giunga, inoltre, il mio affettuoso ricordo ai malati e a quanti per vari motivi non hanno potuto essere presenti a quest'incontro.
2. Estendo il mio deferente pensiero ai Rappresentanti della Croce Rossa Internazionale e Italiana, che non hanno voluto mancare a questo appuntamento significativo. Saluto il Dottor Cornelio Sommaruga, Presidente del Comitato Internazionale e con lui i Presidenti, i Dirigenti delle varie Sezioni, Comitati e Dipartimenti. Qui è sbocciata l'idea di una così mirabile opera di universale carità qual è la "Croce Rossa"! La battaglia che si svolse su queste colline, a sud del lago di Garda, tra l'esercito franco-piemontese e quello austriaco, il 24 giugno 1859, lascio sul campo tra feriti e morti più di 25.000 uomini.
Testimone casuale di così spaventoso massacro fu proprio il Dunant, che davanti allo sconvolgente spettacolo non poté non ammirare l'immediata opera di soccorso prestata dagli abitanti del luogo. Lo colpi il fatto che essi, nei feriti di nazionalità diverse - per loro tutti stranieri - seppero vedere soltanto dei fratelli. Di ritorno a Ginevra Dunant fondo la "Croce Rossa", meritando per tale iniziativa, nel 1901, il primo Premio Nobel per la Pace. Colgo volentieri questa occasione, per esprimere la mia stima ed il mio apprezzamento verso tale Organizzazione, che innumerevoli servizi ha reso e rende all'umanità, sia nei momenti tragici delle guerre che in quelli funestati da calamità naturali o da altre difficoltà. Si tratta di un'opera preziosa e meritoria, giacché ad ogni uomo che soffre viene offerto, oltre all'aiuto necessario, il conforto dell'amore fraterno.
3. Anche San Luigi fu eroico apostolo della carità, fino a sacrificare la propria vita nel curare i colpiti dalla peste. La sua morte, serena e rassegnata, segno il concludersi di un'esistenza ordinaria vissuta in modo straordinario. Abbandonati gli abiti della nobiltà per indossare la povera tonaca del religioso, egli si separo da tutto per abbracciare il Tutto, per incontrare Dio totalmente amato e radicalmente testimoniato con la carità. San Luigi non disprezzo il mondo; anzi, si consacro a Dio per amarlo di più e meglio. Con la sua scelta di rinunciare al Principato contesto un mondo frivolo e falso, che preferiva gli onori e i piaceri terreni all'amicizia e al servizio di Dio. Dedico, quindi, le migliori energie della sua giovinezza alla cura degli ammalati, e dei sofferenti. Mori vittima di questa sua donazione senza riserve lasciando un esempio di intemerata purezza e di eroica carità.
4. Che cosa dice san Luigi Gonzaga oggi a voi, carissimi fratelli e sorelle di Castiglione delle Stiviere e della diocesi di Mantova? Non vi parla forse di coerenza cristiana e di generosa fedeltà al Vangelo?Per realizzare la vera carità, la carità di Cristo che non è riducibile alla semplice filantropia, pur valida ed encomiabile, è necessario affermare con fede il primato di Dio nella propria esistenza. E' necessario riconoscere che la vita è dono di Dio da accogliere, rispettare, difendere e valorizzare al massimo in ogni sua fase e momento. San Luigi insegna che bisogna vivere e lavorare non solo per "aver di più" in beni terreni, ma per realizzare piuttosto il piano soprannaturale che il Signore ha per ciascuno. Ecco la santità: amare Iddio con tutto il cuore e i fratelli come se stessi. In questo itinerario di perfezione cristiana tutti hanno un ruolo da svolgere. La famiglia, la scuola, la parrocchia, le associazioni cristiane devono sentirsi unite nell'impegno a rispettare e formare la persona specialmente nel suo sviluppo e nella sua maturazione. I fanciulli, gli adolescenti, i giovani vanno seguiti con amorevolezza ed intelligente disponibilità. Vanno educati alla fortezza e al sacrificio, alla passione per i grandi ideali della castità e dell'altruismo. Vanno aiutati ad entrare in intimità con Cristo mediante la "grazia santificante", la quale si alimenta di preghiera, di pratica sacramentale, di generoso esercizio della carità. Vanno, inoltre, preparati ad assumersi le proprie responsabilità nella società, vincendo ad ogni costo la tentazione dell'individualismo e dell'egoismo. In questo, carissimi fratelli e sorelle, San Luigi vi è veramente di valido esempio e di solido sostegno. Egli vi aiuta a trovare soprattutto nella partecipazione all'Eucaristia l'energia interiore per diffondere, con la condotta e l'impegno del servizio, il messaggio del Vangelo: messaggio di verità e di libertà, di autentica gioia e di amore. Con la sua vita san Luigi incoraggia particolarmente voi, carissimi ragazzi e ragazze. Certo egli può essere definito il "Santo della carità", ma è anzitutto il Santo della purezza scelta, amata e vissuta! Come non vedere in lui un modello da imitare soprattutto da parte di voi, giovani e ragazze che vi preparate alla vita ed alla scelta vocazionale?
5. Carissimi fratelli e sorelle di Castiglione delle Stiviere! Carissimi Giovani!Si, san Luigi vi spinge a guardare con occhi nuovi la vostra esistenza. Vi stimola a rinnovato vigore spirituale; vi invita ad essere apostoli della carità e testimoni della purezza. Egli incoraggia ciascuno di voi ad essere pietra viva di questa Comunità parrocchiale, la quale deve alimentare in Castiglione delle Stiviere il fuoco che scaturisce dalla divina carità e che si traduce in servizio ai fratelli. Per questa missione, come san Luigi, confidate in Maria, nostra Madre celeste! Pregate San Luigi! Amatelo, veneratelo, seguitelo!E vi accompagni, con questi voti, anche la mia Benedizione, che ora a tutti imparto con affetto!
Data: 1991-06-22
Sabato 22 Giugno 1991
Titolo: "Abbiate il coraggio d'essere liberi nella logica del dono e del servizio"
Carissimi ragazzi e ragazze di Mantova! Carissimi giovani provenienti dalla Lombardia e dalle Regioni vicine! Questo è il giorno fatto dal Signore!
1. Giorno di gioia è questo, perché segnato dal ricordo di un vostro concittadino: san Luigi Gonzaga, il Santo della gioventù. Sono, pertanto, veramente lieto di rievocare insieme a voi la sua memoria e il suo esempio, in occasione del IV centenario della morte, avvenuta a Roma il 21 giugno del 1591. 400 anni or sono egli moriva, a soli 23 anni, invocando il nome di Gesù, stringendo il Crocifisso in una mano e nell'altra una candela ardente, simbolo di quella vita soprannaturale, ricevuta in dono nel sacramento del Battesimo. Una simile morte, confortata dalla benedizione del Papa Gregorio XIV, rappresentava il coronamento di una esistenza permeata interamente dalla grazia e dall'amore divino. Una vita consacrata totalmente a Dio; una esistenza consumata nel servizio appassionato dei fratelli. Servendo gli ammalati, contrasse anch'egli la peste e si spense tra sofferenze indicibili senza, tuttavia, mai perdere la serenità dello spirito. San Luigi è senz'altro un santo da riscoprire nella sua alta statura cristiana. E' un modello da additare anche alla gioventù del nostro tempo, un maestro di perfezione ed una sperimentata guida verso la santità. "Il Dio che mi chiama è Amore - si legge in uno dei suoi appunti -, come posso arginare questo amore, quando per farlo sarebbe troppo piccolo il mondo intero?".
2. San Luigi, celeste patrono dei giovani, lascia che io, ora, ti affidi la gioventù di Mantova, dell'Italia e del Mondo intero! Tu, che hai amato la vita e per questo l'hai spesa tutta e presto per i grandi ideali cristiani, accompagna i tuoi coetanei e le tue coetanee della presente generazione verso la piena fedeltà al progetto della salvezza divina. Fa' che, come te, ogni ragazzo e ogni ragazza sappia riscoprire la propria vocazione alla santità nella donazione generosa a Dio e ai fratelli. Proprio di una simile testimonianza evangelica ha bisogno l'odierna società. San Luigi, oggi ti sentiamo presente tra di noi: trasmettici nuovamente l'eloquente tuo messaggio spirituale!
3. Pensavo al vostro santo conterraneo quando, nel 1985, in occasione dell'Anno Internazionale della Gioventù, ho indirizzato una particolare Lettera Apostolica ai giovani e alle giovani del mondo. Di quello scritto, centrato sull'incontro di Gesù col giovane ricco, mi ritornano adesso alla mente alcuni passaggi, che bene si addicono alla straordinaria avventura spirituale di san Luigi. Anch'egli era un giovane ricco; pure a lui il Signore ha rivolto la proposta: "Vieni e seguimi". Ma quanto diversa è stata la sua risposta rispetto a quella del giovane di cui narrano i Vangeli! Questi "se ne ando triste, poiché aveva molte ricchezze". Non ebbe, cioè, il coraggio di abbandonare tutto fidandosi di Dio. San Luigi, invece, disse "si" all'invito di Cristo: si fido di lui, lasciando ogni privilegio e ricchezza; da nobile che era, si fece povero per amore del Vangelo. Nella sua breve, ma intensa esistenza si avverte la freschezza del Vangelo divenuto vita vissuta. Egli è un autentico testimone di Cristo, che risponde senza paura alle sfide del mondo. Diventa, così, un maestro da seguire, un modello da imitare. Si, una figura che provoca anche l'universo giovanile del nostro tempo, diviso tra l'intima tensione a dare un significato pieno alla vita e le mode superficiali della cultura individualistica e del consumismo edonista. Come Cristo, anche Luigi è diventato "segno di contraddizione". Egli provoca ciascuno di voi, carissimi ragazzi e ragazze, conterranei di così fulgido esempio di santità.
4. Lasciate che nel suo nome vi abbracci tutti. Attraverso di voi vorrei estendere il mio saluto all'intera gioventù di Mantova, dell'Italia e di tutti i continenti.
Saluto i giovani che soffrono, in particolare quelli che sono vittime della violenza, dell'emarginazione, della droga, e i malati di AIDS. Non posso, inoltre, non ricordare e vivamente incoraggiare quanti fra voi, seguendo più da vicino l'esempio di san Luigi Gonzaga, stanno percorrendo l'itinerario della totale consacrazione a Dio nel sacerdozio, nella vita consacrata, nel servizio agli ultimi attraverso le molteplici forme del volontariato. Grazie a tutti voi per la vostra presenza così numerosa a quest'appuntamento ecclesiale che segna, ne sono certo, una tappa importante nell'itinerario missionario della Chiesa mantovana! Ringrazio il Pastore della vostra Diocesi per il cordiale saluto che mi ha rivolto. Esprimo apprezzamento e gratitudine ai Centri di pastorale giovanile delle diocesi della Lombardia e di altrove, che hanno promosso l'iniziativa dell'intera giornata e di questa assemblea con i giovani.
5. Conosco la situazione nella quale voi giovani vivete, mi è noto l'impegno evangelico che, malgrado ogni difficoltà, vi anima a ripercorrere anche oggi le orme di Cristo alla scuola di un grande maestro ed amico, qual è, appunto, san Luigi Gonzaga. Mi preme assicurarvi subito che la Chiesa vi ama, ha fiducia in voi e vuole camminare con voi nell'impegno di rendervi gli artefici della vostra crescita spirituale, i protagonisti della vostra missione all'interno della Comunità dei credenti e nel mondo. Vi ama la Chiesa perché essa è chiamata a rivivere, ogni giorno, l'atteggiamento di Gesù verso il giovane ricco, di cui parla il Vangelo, ossia ad educarlo a decifrare il "senso" della vita e ad aiutarlo, perché lo realizzi con responsabilità e con entusiasmo, anzi nella gioia. Per questo il contenuto essenziale e decisivo della pastorale giovanile è educare i giovani alla fede, quindi all'incontro e alla comunione personale profonda con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, sicché la fede diventi per i giovani il criterio di giudizio e di valutazione dei fatti, degli uomini, delle cose e nello stesso tempo la risorsa per un'esistenza spesa nella logica del dono e del servizio. Solo una grande carica di spiritualità può generare e alimentare un'altrettanta carica di dedizione generosa e disinteressata dei giovani verso le molteplici e gravi necessità o povertà materiali e spirituali del nostro mondo.
6. Riflettendo proprio sul colloquio tra Gesù e il giovane ricco, scrivevo nella citata Lettera per l'Anno Internazionale della Gioventù: "Il giovane ha ricevuto la risposta essenziale e fondamentale alla domanda: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna?", e questa risposta coincide con tutta la strada della sua vita finora percorsa: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza"".
Questo ardentemente auguro a voi, carissimi giovani, che la strada della vostra vita, finora percorsa, coincida similmente con la risposta di Cristo!Ma "quando il giovane chiede intorno al "di più": "Che cosa mi manca ancora?", Gesù lo fissa con amore, e questo amore trova qui un nuovo significato. L'uomo viene portato interiormente, per mano dello Spirito Santo, da una vita secondo i comandamenti ad una vita nella consapevolezza del dono, e lo sguardo pieno di amore di Cristo esprime questo "passaggio" interiore. Gesù dice: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi"". Si tratta di un invito chiaro e deciso, preceduto ed accompagnato da uno sguardo di amore: "Gesù, fissatolo, lo amo". Auguro anche a voi di sperimentare uno sguardo così. Vi auguro di sperimentare la verità che è Cristo: egli vi guarda con amore. "Che mi manca ancora?". Non sintetizza, forse, questo interrogativo l'anelito a qualcosa di più, che anche voi avvertite nel cuore? Non è forse la denuncia dell'insoddisfazione esistenziale che nasce nell'uomo quando egli rincorre miti e successi effimeri, i quali non possono appagare la sete d'infinito che arde nel suo spirito? Il consumismo, l'edonismo e l'individualismo lo rinchiudono in una solitudine priva di entusiasmo e di gioia. L'esistenza, allora, viene vissuta quasi fosse un'autentica schiavitù. Ma c'è un altro fatto che interpella i credenti: perché tanti giovani appaiono indifferenti verso la fede? Forse che oggi la proposta evangelica non li interessa più? E' essa fuori moda, impossibile da seguire? Come essere cristiani nel nostro tempo?
7. "Che cosa mi manca?... Vieni e seguimi!". Ecco il compito che è dinanzi a voi, ragazzi e ragazze, desiderosi di seguire Cristo e di costruire con i vostri coetanei un mondo più giusto e solidale: rispondere prontamente al suo appello e realizzare il progetto della vostra particolare vocazione. Gesù chiama, oggi come in passato, tutti: alcuni per il ministero sacerdotale o per la vita consacrata, domandando loro una testimonianza "eccezionale" del suo amore verso i fratelli; molti altri li chiama al matrimonio, al "ministero" familiare, e chiede loro di impegnarsi in varie attività apostoliche laicali. Vuole che essi si adoperino per la trasformazione, secondo lo spirito del Vangelo, di tutta la realtà temporale.
Il "vieni e seguimi" del divino Maestro si fa così sentire su diverse strade. In diversi modi si può diventare imitatori di Cristo. E' importante sapere che ciascuno è interpellato dal Redentore personalmente, ed invitato ad attuare un progetto di vita nuova, che corrisponde all'essenziale dinamismo della sua giovinezza. Non si entra, pero, in questo dinamismo spirituale, che fa crescere e dà gioia, senza il sostegno costante dei Sacramenti, poiché "ogni vocazione di vita, come vocazione cristiana, è radicata nella sacramentalità della Chiesa: essa si forma, dunque, mediante i Sacramenti della nostra fede".
8. "La giovinezza è una crescita... Bisogna che essa porti con sé il graduale accumulo di tutto ciò che è vero, che è buono e che è bello... Benedetta sarà questa esperienza della giovinezza, se da essa imparerete gradualmente quell'essenziale verità sull'uomo - su ogni uomo, e su se stessi -, la verità che viene così sintetizzata nell'insigne testo della Costituzione pastorale "Gaudium et Spes": "L'uomo, il quale sulla terra è la sola creatura che Dio ha voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non mediante un dono sincero di sé"".
Essere per gli altri: questa è la vocazione di ciascuno di noi. In essa cresciamo grazie al contatto con Dio nella preghiera, ascoltando ed accogliendo a cuore aperto la sua Parola. Cresciamo grazie all'opera dello Spirito Santo, che ci è stato donato con il Battesimo. "Non avete ricevuto uno Spirito da schiavi - ricorda l'apostolo Paolo - per ricadere nella paura ma... uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!". Il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo il 14 e 15 agosto a Czestochowa, ai piedi della "Madonna Nera" di Jasna Gora, ci aiuta a meglio comprendere tale misteriosa divina realtà. Col Battesimo non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi, ma da figli! Come figli siamo liberi; dunque, non dobbiamo essere schiavi, ma liberi. Non schiavi della menzogna, dell'impurità, della tristezza e del peccato; non vittime dell'indifferenza e della mediocrità, che sono insidie particolarmente pericolose in questa nostra epoca. Ma liberi, profondamente liberi nello Spirito Santo, il quale, se veramente prendiamo parte alle sofferenze di Cristo - secondo quanto assicura san Paolo - ci renderà partecipi anche della sua gloria immortale. Giovani di Mantova, di Lombardia, e di tutta l'Italia, terra ricca di vitalità e di enormi potenzialità apostoliche, abbiate il coraggio della libertà cristiana! Siate i testimoni di Cristo in questo nostro mondo! Egli vi invia come operai nella sua vigna: voi siete gli operai del Vangelo. Il Vangelo è - si - esigente, ma vale veramente la pena di seguirlo e di seguirlo con fedeltà.
Guardate a san Luigi Gonzaga! Ancor oggi, pur in un'epoca lontana dalla sensibilità culturale e spirituale del suo tempo, egli vi indica una esaltante missione da compiere. "Dio ci chiama - scriveva nell'ultima lettera alla madre pochi giorni prima di morire - a quel sommo Bene che cerchiamo con tanta negligenza".
9. "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Cercare innanzitutto Dio! Ciò significa alimentare il coraggio delle scelte della vita cristiana; quelle scelte che vi possono donare l'autentica libertà. Abbiate il coraggio della verità che vi fa liberi!Ecco la prima libertà. L'intelligenza della verità, che reagendo all'insidiosa tentazione di un pensiero debole, di cui si alimenta la nostra cultura, superi la logica disimpegnata delle opinioni per ricercare la verità esigente e universale: "La verità vi farà liberi". Abbiate il coraggio del cuore puro!Coraggio che reagisce con fermezza alla tendenza dominante di dissipare le potenzialità dell'amore in manifestazioni prive di progettualità, legate al fascino dell'istintivo, dell'immediato e dell'effimero. Un cuore non inquinato dal disordine affettivo; un cuore casto, che guidi il giovane a rifiutare di usare se stesso, gli altri e il mondo circostante come oggetti da possedere e consumare. Quanto è impegnativo vivere quest'invito di Cristo alla purezza del cuore! Ma quale orizzonte di amore e di pace esso dischiude a chi l'abbraccia con eroica fedeltà!Abbiate il coraggio della reciprocità e del prossimo!L'attuale tendenza culturale a non ammettere e valorizzare le diversità rischia di rendervi schiavi dell'incapacità di vivere sicure reciprocità per ristagnare in un individualismo disorientato dall'egoismo.
Beati voi, se, invece, sarete capaci di reagire alle mode che propongono modelli giovanili standardizzati; se sarete aperti all'accoglienza e al sostegno soprattutto verso quei vostri coetanei che si lasciano vivere stancamente e senza entusiasmo, perché hanno rinunciato a ricercare un senso alla loro vita. Sono essi le vittime della società del benessere, la quale, oltre a consumare i beni materiali che produce, ormai sta consumando anche i valori della sua tradizione, nutrimento indispensabile per dar senso alla vita dei suoi figli. Abbiate il coraggio della solidarietà nella Chiesa e per il mondo!Un'altra tentazione è quella di lasciarsi prendere dallo sconforto, o di adagiarsi nel quieto vivere, o di credere che l'ideale cristiano sia troppo alto. San Luigi mostra come, invece, sia possibile accogliere la sfida di Cristo: "Se vuoi... seguimi". La strada che Cristo indica è quella della carità fedele verso la Chiesa, e con la Chiesa, verso il mondo. Occorre sempre imparare ad uscire dal proprio isolamento per elaborare insieme nuovi progetti di vita, alla luce del Vangelo, vincendo la noncuranza ed il timore di fronte alle responsabilità apostoliche. Da questa riscoperta dell'identità cristiana ed ecclesiale, attraverso una costante formazione personale, deve derivare la coerenza dell'impegno sociale, aperto al dialogo ed alla solidarietà. I condizionamenti sociali, per quanto forti e molteplici, non tolgono la libertà.
10. Carissimi ragazzi e ragazze! "Vieni e seguimi"! Non sentite anche voi, questa sera, riecheggiare nello spirito questo invito? "Tutto quello che Dio fa è ben fatto"!, vi ricorda san Luigi Gonzaga. Si, Cristo vi chiama ad assumere le vostre responsabilità nella Chiesa e nella società. Soltanto in questa ottica vocazionale dell'esistenza, acquista senso la castità matrimoniale e quella dei chiamati al sacerdozio presbiterale e alla vita consacrata. Cristo vi chiama alla libertà, alla verità, all'amore. Alla libertà che attraverso la verità, basandosi sulla verità, si fa sempre amore; e non c'è altro senso della libertà se non questo; non c'è libertà per la libertà; è un vuoto. Il profondo senso della libertà consiste nell'amare, nell'essere capace di dare se stessi; ecco la dimensione propria del nostro essere umano, del nostro essere creati ad immagine di Dio. E Cristo vi chiama ad una tale libertà. Vi chiama alla santità. Non abbiate paura di questa parola! Sebbene il Vangelo contenga alcune parole che sembrano dure, come quando dice che si deve perdere la propria vita per il Vangelo, la parola sembra dura ma in realtà è splendida. Cristo vi chiama, vi invita ad abbracciare con generosità le varie vocazioni, le diverse vocazioni particolari, secondo i diversi carismi.
Tutte queste vocazioni sono finalizzate ad un unico scopo: alla edificazione della vita umana come degna dell'uomo, all'edificazione della famiglia umana e poi, attraverso l'una e l'altra, alla realizzazione del Regno di Dio. Vi chiama alla santità, a "perdere", cioè, per Lui la vostra vita! Vi invita ad abbracciare con generosità le varie vocazioni particolari, tutte finalizzate all'unico scopo: l'edificazione della famiglia umana e la realizzazione del Regno. Il "simbolo" del vostro itinerario spirituale di questi mesi è stata la figura del pellicano, che, nella tradizione cristiana, rappresenta l'importanza del dono della propria vita.
Alla scuola di san Luigi Gonzaga avete ormai completato questo "simbolo" e oggi lo presentate a Maria, che venerate sotto il titolo di "Incoronata Madonna delle Grazie". Affidatevi alla Madonna, perché formi anche in voi, come nel giovane Luigi, il volto vivente del Redentore. E sarete allora l'autentico volto di Cristo:volto risplendente di luce, perché libero e trasformato dall'eterna verità del Vangelo;volto della carità rinnovatrice, perché alimentata dal dono di sé a Dio e ai fratelli, perché questa è la carità; e finalmente, volto della vita immortale, perché la carità non passa, è eterna, come ci insegna San Paolo nella sua Lettera ai Corinzi, come ci insegna il Vangelo e come ci insegnano i Santi, qui a Mantova in modo speciale questo giovane, Luigi Gonzaga, un testimone della carità che non passa, che è immortale. Un testimone della nostra vocazione all'immortalità in Dio. Non passa l'uomo perché esiste Dio e lo chiama e lo vuole ricevere, lo vuole fare partecipe della sua vita che è eterna ed immortale; e così anche l'uomo è chiamato all'immortalità. Questo giovane di Mantova ci riporta sempre questo volto già proiettato nella speranza dell'eterna gioia e della eterna pace. Dio vi benedica.
Data: 1991-06-22
Sabato 22 Giugno 1991
GPII 1991 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza, in piazza delle Erbe - Mantova