GPII 1992 Insegnamenti - Il discorso pronunciato durante la cerimonia di benvenuto nell'aeroporto internazionale Yundum - Banjul (Gambia)


1. E' con il cuore pieno di gioiosa gratitudine a Dio che sono giunto in Gambia.

Ho baciato la terra del vostro paese come segno di stima, come espressione di cordiale amicizia verso voi tutti. Signor Presidente, apprezzo profondamente le sue gentili parole di benvenuto, nelle quali ho udito l'eco della calda ospitalità e dei nobili sentimenti di tutti i Gambiani. Saluto lei, i membri del Governo e le autorità civili, e la ringrazio per tutto ciò che ha fatto per rendere possibile questo viaggio. I miei cordiali auguri vanno a tutti i presenti e a coloro che ascoltano la mia voce per radio.


2. So che sono giunto in un paese che ha una fiera tradizione di coesistenza pacifica tra le sue genti, un paese nel quale gli ideali di tolleranza, giustizia e libertà sono tenuti nella massima considerazione. Vi siete impegnati nel compito difficile ma vitalmente necessario dello sviluppo sociale ed economico per il bene di tutto il vostro popolo. Prego per il successo di questi sforzi, fiducioso che i Gambiani sapranno affrontare le sfide del presente con la saggezza e la determinazione che segnano la loro eredità culturale e spirituale. Io posso solo incoraggiare i responsabili per il benessere della società gambiana a continuare a farsi guidare da una visione coerente del bene comune, che in definitiva implica una viva consapevolezza della dignità e dei diritti della persona - di tutti gli individui senza discriminazione, con particolare sensibilità per le necessità dei membri più deboli della società (cfr. CA 47). Il rispetto per la persona umana, per i diritti e le libertà dell'individuo, è al centro del sistema di governo democratico multipartitico al quale siete profondamente legati. Come risultato, tutti i cittadini possono sentirsi veramente a casa nella propria terra, e possono contribuire effettivamente al benessere del loro paese e lavorare per il suo buon nome nella comunità internazionale. Possono appoggiare gli sforzi della nazione nell'allacciare migliori relazioni con altri paesi vicini e lontani.

A questo proposito, Signor Presidente, desidero riconoscere il pregio dei suoi risoluti tentativi per trovare una soluzione al triste conflitto in Liberia. Dio porti pace e giustizia in quella terra così duramente provata!


3. Naturalmente, la mia visita ha un significato particolare per la comunità cattolica della Gambia. Come Papa, il Successore di San Pietro, devo essere per la Chiesa intera un "principio e fondamento perpetuo e visibile dell'unità di fede e di comunione" (LG 18). Desidero molto pregare con il Vescovo Cleary e tutti i miei fratelli e sorelle nella fede. Desidero rafforzarvi nella fedeltà al Vangelo di Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, nelle loro salde tradizioni di servizio alla società gambiana. I cattolici nella Gambia si reputano veri figli e figlie di questa terra, parte integrante di quella famiglia che è la nazione gambiana. Si uniscono orgogliosamente ai loro fratelli e sorelle nell'intonare il vostro Inno Nazionale: "Che la giustizia guidi le nostre azioni verso il bene comune, e unisca i nostri diversi popoli per provare la fratellanza umana". La fratellanza fra tutti i cittadini di un paese è veramente una condizione essenziale per il benessere e lo sviluppo di quel paese. Una politica di giustizia, solidarietà e servizio del bene comune è il cammino lungo il quale la società gambiana può muovere con fiducia verso una prosperità sempre più diffusa e una pace stabile. La comunità cattolica continuerà a fare tutto il possibile per promuovere uno sviluppo che sia vantaggioso per tutti e porti ad una società veramente degna dell'uomo. La nostra fede in Cristo ci induce a portare la testimonianza del "vangelo della pace" (Ep 6,15), obbedendo a colui che ha detto: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).


4. In questo momento di felice incontro con la Gambia, desidero rivolgere una speciale parola di stima e amicizia a tutti i membri della comunità musulmana. Vi sono grato per la presenza così numerosa a questo incontro di oggi, e so che ciò riflette le buone relazioni esistenti qui fra le due tradizioni. La Chiesa Cattolica ovunque, anche qui in Gambia, accoglie favorevolmente le occasioni per cristiani e musulmani di conoscersi meglio, di condividere la loro venerazione a Dio, e di cooperare al servizio della famiglia umana. I cattolici gioiscono per la libertà religiosa che distingue la vostra società, e che fa si che la maggioritaria comunità musulmana e la comunità cristiana possano vivere insieme con rispetto e armonia. Come il Patriarca Abramo, noi siamo tutti pellegrini in cammino che cercano di fare la volontà di Dio in tutto. Pur essendo diversi in molti aspetti, ci sono elementi importanti delle nostre rispettive fedi che possono servire come basi di un dialogo fruttuoso e rafforzare lo spirito di tolleranza e aiuto reciproco. In occasione della Giornata Mondiale della Pace di quest'anno ho pubblicato un Messaggio in cui ho scritto: "Nei libri sacri delle diverse religioni il riferimento alla pace occupa un posto rilevante nel quadro della vita dell'uomo e degli stessi suoi rapporti con Dio... Si può dire che una vita religiosa, se è autenticamente vissuta, non può non produrre frutti di pace e di fraternità, perché è nella natura della religione promuovere un vincolo sempre più stretto con la divinità e favorire un rapporto sempre più solidale tra gli uomini" (op. cit., 2). Fiducioso in questa convinzione, rinnovo un appello che ho fatto molte volte: La buona volontà e la pace governino le nostre relazioni! Non ci abbandoni mai la volontà di parlarci e ascoltarci a vicenda! La coscienza di ogni individuo sia completamente rispettata, affinché l'immagine di Dio in ognuno possa risplendere e produrre abbondanti frutti di giustizia, pace e amore! C'è molto che noi possiamo e dobbiamo fare insieme!


5. Il mondo sta attraversando un periodo di cambiamenti economici e di rapporti politici, un periodo non privo di gravi problemi e persino di timori per il futuro. Di conseguenza, e nonostante le sue immense risorse umane e naturali, l'Africa si trova in difficoltà nell'affrontare le vecchie sfide della povertà, la fame e le rivalità etniche, e le nuove sfide del materialismo, la tragica diffusione dell'AIDS e l'attacco mortale della cultura della droga. La Santa Sede coglie ogni occasione per ricordare alla comunità internazionale che non deve essere distratta al punto da trascurare i suoi doveri verso questo continente. Per questa ragione, durante la mia visita in Senegal, ho richiamato nuovamente l'attenzione sulle necessità urgenti della Regione del Sahel. Chiedo ai paesi sviluppati di dare assistenza dove sia necessaria, ma anche di condividere le loro capacità, tecnologia e esperienza, in modo che gli stessi Africani possano essere i principali artefici del loro progresso. Chiedo ai leader dell'Africa di promuovere l'istruzione ad ogni livello, affinché la loro gente possa avere la conoscenza e la competenza tecnica necessarie ad assicurare un vero progresso. 6.

Signor Presidente, cari amici: la mia preghiera per voi e per tutti i Gambiani è che andiate avanti e costruiate una comunità nazionale che sia un rifugio di fratellanza e di pace. Voglia Iddio che la Gambia sia sempre un paese sicuro e felice per il suo popolo, una terra ospitale dove il rispetto per la dignità della persona umana venga prima di tutti gli altri interessi e preoccupazioni.

Dio conceda al Gambia le sue abbondanti benedizioni!

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992

L'omelia durante la concelebrazione eucaristica per i fedeli della diocesi nello "Independence Stadium" - Banjul (Gambia)

Titolo: L'epoca delle missioni non è finita: Cristo ha ancora bisogno di chi porti il Vangelo ai confini del mondo!

Cari fratelli e sorelle,


1. Queste parole, scelte come tema della visita del Papa in Gambia, fanno eco al Sermone della Montagna e sono il vivo ricordo della vostra identità cristiana e della vostra missione nel mondo. Da molto tempo desideravo venire da voi, per darvi una conferma della vostra professione di fede e per incoraggiarvi nella vostra vita cristiana, "perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16). Caro Vescovo Cleary e cari sacerdoti, religiosi e laici della Diocesi di Banjul: Cari fratelli cristiani, con i quali siamo in attesa "della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo" (Tt 2,13). Cari amici musulmani, la cui presenza a questa celebrazione è un segno di amicizia e un simbolo del grande lavoro che i cristiani e i musulmani possono fare insieme per la causa della pace e del progresso: Il Successore di San Pietro incontra la comunità cattolica della Gambia in questo primo giorno della settimana, per celebrare il memoriale del passaggio del Signore dalla morte a una nuova vita. Intorno a questo altare, la Chiesa pellegrina in Gambia si avvicina nella comunione alla Santissima Trinità: il Padre ci dà il Figlio, affinché possiamo essere ricolmi del suo Spirito Santo.

Qui - nell'Independence Stadium, a Bakau, in Gambia, nell'Africa Occidentale - innalziamo i nostri cuori a Dio in preghiera e in ringraziamento per i suoi doni alla Chiesa in questa terra.


2. Prima di tutto ringraziamo per il modo in cui Dio ha fondato e edificato la sua Chiesa, prima alle sorgenti del fiume Gambia e poi lungo le sue sponde. E' vero che dal quindicesimo secolo fino a tempi recenti, l'interesse dall'esterno per l'Africa Occidentale è stato spesso motivato da ambizioni commerciali e politiche, quando non ha comportato il terribile flagello e l'iniquità del commercio degli schiavi. Comunque, questa oscura immagine è stata in parte illuminata da eminenti esempi di uomini e donne cristiani che avevano il vero amore di Dio nei loro cuori e che desideravano solo porsi al servizio delle necessità e del benessere dei popoli di questa regione. Ricordo un esempio significativo: la Beata Anne Marie Javouhey, che giunse a Saint Mary's Island con tre compagne nel 1821 per prendersi cura dei malati, poiché nella loro sofferenza avrebbero conosciuto la tenera compassione di Cristo. Ringraziamo per i missionari che per primi hanno portato il Vangelo in questa terra. Obbedendo alla chiamata di Cristo, questi uomini e donne coraggiosi lasciarono le loro terre e giunsero in Gambia, per far conoscere il mistero della salvezza, per portare testimonianza delle verità e dei valori del Vangelo, per educare i giovani e per prendersi cura dei bisognosi. A tutti coloro che stanno ascoltando la mia voce desidero dire che l'epoca delle missioni non è finita; Cristo ha ancora bisogno di uomini e di donne generosi perché diventino messaggeri della Buona Novella fino ai confini del mondo. Non abbiate paura di seguirlo. Condividete liberamente con gli altri la fede che avete ricevuto! "Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (RMi 3).


3. In questa messa ringraziamo Dio poiché, dal piccolo seme che i primi missionari hanno piantato, la Chiesa in Gambia è cresciuta e sta producendo abbondanti frutti di fede, speranza e amore. Saluto con affetto tutti i preti e i seminaristi nativi della Gambia, tutti i religiosi figli di questa terra. Con amore saluto i laici, giovani e anziani, padri e madri di famiglia, i bambini, i catecumeni e, specialmente, i catechisti e i membri delle varie associazioni cattoliche. Saluto la gente di Bakau, Lamin, Banjul e Serrekunda qui all'Ovest, ed anche quelli che vengono dall'interno: da Brikama, Bwiam e Soma; da Farafenni, Kuntaur, Bansang e Basse.


4. Cari fratelli e sorelle, la lettura di oggi da San Paolo (1Co 15,45-49) spiega che il nostro vero destino è passare da una vita "materiale" e terrena ad una vita "spirituale" e più elevata in Cristo. In principio Dio ha soffiato un "alito di vita" (Gn 2,7) nel primo uomo, e Adamo divenne un "essere vivente" (1Co 15,45), il capo e il padre dell'intera famiglia umana nell'ordine della natura. Noi siamo tutti discendenti del primo Adamo, l'uomo di polvere, soggetto alla tirannia del peccato e della morte (cfr. v. 49). Ma per grazia di Dio nel battesimo siamo stati ricreati ad immagine del secondo Adamo, Gesù, il Figlio del Padre (cfr. Lc 3,38).

Anche lui è una fonte di vita per l'intera famiglia umana: di una nuova vita, che soffia dallo "spirito vivificante" (v. 45). Questa nuova vita si presenterà in modo definitivo nel momento della nostra resurrezione, quando anche i nostri corpi terreni passeranno dalla morte all'immortalità. Allora rivestiremo completamente l'immagine dell'uomo del paradiso, liberati dalla corruzione del peccato e della morte (cfr. v. 49). Infatti, quell'immagine è già impressa su di noi, ed è evidente in tutti i nostri sforzi per vivere nella grazia e per fare opere di grazia. Il Dio Tutto Santo ha condiviso la sua vita con noi peccatori, dispensando abbondantemente il suo amore. La nostra prima risposta allora è cantare le sue preghiere in tutto il mondo: "Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome!" (Ps 102,1-2). Nell'unirci in preghiera, non dimentichiamoci mai del suo amore e della sua misericordia. Egli ci ha incoronato con la gloria splendente del Salvatore! (cfr. Ps 102,2-4).


5. Siccome noi siamo morti nel peccato e siamo risorti alla vita di Dio, dobbiamo camminare sempre in questa vita nuova (cfr. Rm 6,4-11). Questa nuova vita, che è cominciata col battesimo, si sviluppa in noi mentre noi cresciamo a immagine di Cristo che "umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8). Essendo stati trasformati da figli del vecchio Adamo in fratelli e sorelle del nuovo Adamo, siamo ricolmi della sua essenza e brilliamo della sua luce. Come Cristo, anche noi dobbiamo essere il sale per la terra, la luce per il mondo intero. Il sale dà sapore e conserva. La luce ci permette di camminare senza inciampare. Essere il sale e la luce significa realizzare le opere dell'amore evangelico, opere per cui la compassione di Cristo tocca quelli che sono tormentati nello spirito o afflitti nel corpo, opere che trasformano l'attività umana in una rivelazione splendente della presenza di Dio e del suo amore misericordioso. Dall'inizio, la comunità cattolica in Gambia ha seguito l'esempio indicato nelle Letture da Isaia che noi abbiamo ascoltato oggi: le sue opere di amore hanno dato origine a una grande luce per brillare su questa terra (cfr. Is 58,7-10). Proprio perché continuate ad agire come indica il Profeta, fate si che la luce di Cristo risplenda sulle sponde del fiume Gambia. Quando venite incontro alle necessità dei poveri, quando soccorrete quelli che sopportano il giogo dell'oppressione e vi battete contro la malvagità (cfr. Is 58,7-9), lo stesso Signore Gesù è al lavoro in voi, per rischiarare l'oscurità del peccato e diradare le tenebre della disperazione.


6. Oggi il nostro mondo reclama il sale e la luce di Dio. L'Africa ha bisogno di questo sapore e di questo fuoco per salvare ciò che è buono e giusto nella sua cultura e nei suoi valori tradizionali; per indirizzare la sua ricerca di soluzioni ai suoi problemi pressanti; per illuminare e guidare con saggezza i suoi sforzi al fine di ottenere un maggiore sviluppo e una vita migliore per il suo popolo. Siate sale, siate luce, per aiutare la Gambia ad affrontare queste sfide! In particolar modo, la vostra nazione ha bisogno della testimonianza di una forte vita familiare cristiana, poiché è proprio nell'ambito di una famiglia unita e amorevole che i giovani apprendono i valori essenziali e l'atteggiamento cristiano verso le realtà e i rapporti attraverso i quali andiamo verso il nostro destino trascendente. "La famiglia è la prima e fondamentale scuola di socialità" (FC 37). Essa insegna il valore della dignità umana. Insegna il rispetto per i diritti di ognuno. Insegna la vera giustizia e solidarietà. La comunione e la partecipazione costante alla vita familiare quotidiana è l'esercizio migliore per una partecipazione attiva e responsabile nella vita più ampia della società. La verità sulla famiglia viene prontamente accettata nei cuori degli uomini e delle donne africani, perché la forza dell'Africa è sempre stata la famiglia. La vostra società è stata edificata sui legami che si estendono dall'amore di marito e moglie fino ad abbracciare i figli e tutti quelli che formano la famiglia. Il rispetto della vostra cultura per la famiglia mostra come voi avete sempre apprezzato il ruolo fondamentale della famiglia nel disegno di Dio. In quanto famiglie cristiane, siete chiamate a trasmettere alle generazioni future questa grande eredità, e a rinsaldarla e nobilitarla con la grazia del sacramento del matrimonio. L'amore fedele, esclusivo e duraturo tra marito e moglie è un dono da chiedere in preghiera. La preghiera rinsalda l'unione di tutti i membri della famiglia. La preghiera è una parte fondamentale del ruolo della famiglia come "Chiesa domestica", quando genitori e figli insieme umili e fiduciosi chiedono la grazia e l'aiuto di Dio (cfr. FC 59). La mia esortazione a tutti voi è di rinsaldare la vita familiare, per la vostra stessa felicità, per il bene della Chiesa, per il benessere dell'intera società.


7. I cristiani sanno che la loro fede li induce a lavorare con i loro concittadini per il bene comune, e a sostenere tutto ciò che è nobile e buono nella vita del loro paese (cfr. LG 36). Promuovendo la riconciliazione e la pace, attraverso l'onestà e l'integrità nei vostri rapporti con gli altri, attraverso la vostra solidarietà con i poveri e i bisognosi, voi date un durevole contributo per il futuro della vostra nazione. Non preoccupatevi per il fatto di essere un "piccolo gregge" (cfr. Lc 12,32). Un po' di sale può esaltare tutti gli altri ingredienti di un piatto. Una piccola candela può dare luce a tutti in una stanza.

C'è un'altra ragione per cui questa messa è una preghiera gioiosa di ringraziamento. Fianco a fianco con i cristiani oggi sono qui molti seguaci dell'Islam. Siamo felici che siano presenti così tanti amici musulmani. Cari amici, la rivelazione che noi cristiani abbiamo ricevuto è il "vangelo della pace" (Ep 6,15). E' un messaggio di riconciliazione con Dio e tra tutti i figli di Dio.

Lungi dall'essere fonte di rivalità o divisione, esso ci induce alla solidarietà e al rispetto reciproco. La sua stessa proclamazione deve essere un atto di pace, un'espressione di estremo rispetto per la dignità e la coscienza dei nostri ascoltatori. La Chiesa Cattolica è grata per il vostro apprezzamento di questa verità. Prego perché i cristiani e i musulmani di questa nazione continuino a edificare sul bene che trovano negli altri e quindi assicurare lo sviluppo e il progresso della Gambia come una società giusta e illuminata nella quale tutti i suoi membri possono sostenere la loro giusta parte.


8. Cattolici della Gambia! Cristo vi sta chiamando ad essere il sale per ogni parte di questa nazione e la luce per ogni aspetto della società gambiana. Lo Spirito Santo che vi è stato dato (cfr. Rm 5,5) dona grazia e verità, non solo nel vostro interesse personale ma per la vita del mondo (cfr. Jn 1,17 Jn 6,33). La sfida che vi si presenta è ardua, ma il nostro Padre Divino vi sostiene. Vi dà il Pane della Vita e il Calice della Salvezza. Accogliete fiduciosi questo dono, poiché può plasmarvi nell'amore. L'Eucaristia sia la vostra forza e la vostra gioia. Sia anche il programma della vostra vita cristiana: essere più intimamente uniti in Cristo, pastori con il vostro popolo, tutti voi uniti nel cuore e nella mente, nella solidarietà con tutti i vostri concittadini nel promuovere il bene comune.

Manda il tuo Spirito Santo nei nostri cuori e rinnova in noi la grazia del battesimo. Cambia i nostri cuori, rafforzali, perché possiamo testimoniare con gioia il messaggio del Vangelo. Aiutaci ad approfondire la nostra fede perché possiamo servire te e gli altri in unità e amore. Amen.

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992

La meditazione prima della recita dell'Angelus alla conclusione delle celebrazione eucaristica - Banjul (Gambia)

Titolo: "A te Maria, Regina della pace, affido i figli e le figlie della Gambia"

AVE MARIA, PIENA DI GRAZIA! A conclusione di questa Santa Messa, rivolgiamoci con amore a Maria, la Madre di Gesù e la Madre di tutti i suoi discepoli. Dal principio, Maria ha accompagnato la Chiesa in Gambia lungo il suo cammino di pellegrina. Il vostro amore per lei si esprime nella dedica della vostra Cattedrale alla sua Assunzione, nei vostri pellegrinaggi al suo Santuario a Kungkujang-Miriam e nella vostra forte devozione alla preghiera del Rosario. Anche adesso Maria è presente tra voi con amore di Madre, avvicinandovi di più a Cristo suo Figlio.

MARIA, REGINA DI PACE! A te affido i figli e le figlie della Gambia. Possano sempre lavorare insieme per costruire una società di giustizia, pace e fratellanza. Possa lo spirito di riconciliazione e vera solidarietà radicarsi più profondamente in questa terra e nei cuori di tutta la sua gente.

MARIA, MADRE DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH! Proteggi i genitori e i figli della Gambia. Possano le famiglie essere rafforzate nell'unità e nell'amore, e diventare scuole di saggezza e virtù per le guide morali e civili del futuro. Possano le famiglie cristiane essere vere "Chiese domestiche", dove tutti trovino un incoraggiamento a crescere nella fede, nella santità e nella conoscenza della volontà di Dio.

MARIA, MADRE DEL REDENTORE E MADRE DELLA CHIESA! Possano i cristiani gambiani diventare il sale della terra e la luce del mondo! Per mezzo delle tue preghiere, possano tutti i cristiani raggiungere una conoscenza più profonda del mistero di Cristo, una testimonianza più efficace del Vangelo e una più piena comunione nell'unico Spirito. Possano molti giovani rispondere generosamente alla chiamata del Signore per servire il suo Popolo nel sacerdozio e nella vita consacrata! MARIA, NOSTRA MADRE! Tutte le generazioni ti chiamano beata, perché hai creduto che quanto ti è stato detto dal Signore si sarebbe avverato (cfr. Lc 1,45). Proteggi tutti quanti desiderano che la grazia di Dio si diffonda nelle loro vite, nelle loro famiglie e su questa amata nazione! E ora, nelle parole dell'Angelus, uniamo i nostri cuori e le nostre voci e innalziamo le nostre preghiere alla Santa Madre di Dio, perché possiamo essere degni delle promesse di Cristo.

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992

Alle nuove generazioni durante l'incontro svoltosi nella "St. Augustine High School" - Banjul (Gambia)

Titolo: Contro le sirene illusorie di presunti liberazioni ricordate: la felicità riguarda l'essere e non l'avere!

Giovani della Gambia, non potevo mancare a questo incontro con voi.


1. Sono felice che questo incontro possa aver luogo qui, presso la Scuola Superiore di Sant'Agostino, quale segno di apprezzamento e di gratitudine per il lungo impegno della Chiesa nel campo dell'istruzione nella Gambia. Saluto ciascuno di voi. E saluto tutti i giovani che mi stanno ascoltando alla Radio. Sono venuto da voi quale messaggero di nostro Signore Gesù Cristo, quale Successore dell'Apostolo Pietro che ha il compito di confermare la Chiesa nella fede, nell'unità e nell'amore. Nel nome del Signore desidero incoraggiare voi, giovani cristiani della Gambia, nella vostra fedeltà al Vangelo e nel vostro amore alla Chiesa. E desidero incoraggiare tutti voi, Cristiani e Musulmani, a perseguire quei grandi ideali che vi consentiranno di impegnarvi insieme alla costruzione di un mondo migliore.

Sono grato ai vostri rappresentanti per le loro cortesi parole di benvenuto, e per i fiori e il dono che mi hanno offerto a vostro nome.


2. Prima di venire qui, ho cercato di informarmi il più possibile su di voi.

Volevo capire le vostre speranze, le vostre paure, le vostre aspirazioni e le difficoltà che affrontate mentre crescete e prendete il vostro posto nella società. Ero interessato soprattutto a conoscere come vivete la vostra fede cristiana, fino a che punto seguite gli insegnamenti di Gesù, come i giovani Cristiani e Musulmani della Gambia condividono le medesime preoccupazioni e sono aperti gli uni verso gli altri alla ricerca del bene del vostro paese e del suo popolo. Adesso vedo i vostri volti sorridenti e ascolto le vostre voci gioiose.

Siete veramente una grande speranza per il futuro! Vi siete preparati a questo incontro meditando sul tema della Visita Pontificia: "Siate il sale della terra; siate la luce del mondo!". Riflettiamo insieme su alcune implicazioni di questo invito evangelico. Il sale è utile se dà sapore al cibo; la luce è utile se caccia le tenebre. Gesù era molto energico quando diceva: "Se il sale perdesse il sapore... a null'altro serve che ad essere gettato via" (Mt 5,13). Quindi dice che la gente non accende la lampada per nasconderla sotto il moggio. Ciò ne annullerebbe lo scopo. Anzi, la mettono su un "lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa" (Mt 15). Sia il sale che la luce devono contribuire a migliorare le cose. E' ciò che ci si aspetta dai giovani della Gambia. Molto dovete fare per voi stessi, per la Chiesa, per il vostro paese.


3. Ma dove troverete la forza e lo stimolo per lavorare per il benessere e l'autentica felicità degli altri, senza mai arrendervi alle difficoltà e allo scoraggiamento? Il Vangelo di San Giovanni ci narra il meraviglioso racconto di quel che Gesù ha fatto per una persona che ha incontrato nelle strade di Gerusalemme: un "uomo cieco dalla nascita" (cfr. Jn 9,1-41). Gesù spalma di fango le palpebre dell'uomo e lo manda a lavarsi nella vicina piscina di Siloe. Tutta la storia del miracolo vuole offrirci un insegnamento su Gesù stesso. Lui dice: "Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo" (v. 5). Gesù dà all'uomo la vista affinché noi possiamo comprendere che soltanto Lui può darci la luce di cui abbiamo bisogno per vedere le cose come realmente sono, per comprendere la piena verità su noi stessi e sugli altri, sulla nostra vita e il suo destino. Gesù è veramente la nostra luce. Nel Vangelo di San Giovanni Egli dice: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (8,12). Il nome della piscina, "Siloe", significa "mandato": e Gesù è colui che è stato mandato dal Padre per la vita del mondo (cfr. Jn 6,51). La piscina in cui l'uomo deve lavarsi gli occhi è un simbolo del ruolo di Gesù come Messia, come Colui che è stato mandato per lavar via i peccati del mondo, per redimerci attraverso la sua Morte e Resurrezione, per purificarci attraverso le acque del Battesimo.


4. Meditiamo sull'esperienza del cieco. Non ha ancora visto Gesù, può soltanto ascoltare la sua voce e sentire le dita del Signore che gli spalmano gli occhi. Ma "ando, si lavo e torno che ci vedeva" (v. 7). Immaginate la sua gioia e la sua sorpresa mentre guardava il mondo per la prima volta! Le persone che gli stavano intorno volevano sapere come fosse stato guarito. Lui dice loro che è stato "quell'uomo che si chiama Gesù" (v. 11). Ma quando gli chiedono dove sia Gesù, l'uomo non sa rispondere. Deve ammettere: "Non lo so" (v. 12). Il cieco nato ha già ricevuto un gran dono dal Signore, ma molto dovrà ancora accadere prima che lui veda effettivamente Gesù e creda pienamente in Lui. Innanzitutto deve resistere all'opposizione dei farisei. Poi anche i suoi genitori si spaventano, e lo difendono soltanto debolmente. L'uomo guarito non ha ancora una piena risposta per le accuse che si levano contro Cristo. Ha soltanto un argomento, il fatto che Gesù lo ha guarito. "Una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo" (v. 25). Ha una certezza, che Gesù è un uomo buono, un profeta: "Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla" (v. 33). Vedendo che difendeva pubblicamente Gesù, i farisei "lo cacciarono fuori" (v. 34). Il cieco adesso era libero di seguire Cristo, ma stava cominciando a pagare il prezzo di essere un discepolo. Quindi il Vangelo ci dice qualcosa di veramente bello: "Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori" (v. 35). Il Signore non perde mai contatto con i suoi seguaci. Non li abbandona mai. Quando sono soli e si sentono perduti, Lui li va a cercare. Questa è l'opera del Buon Pastore e di quanti prendono il posto di Capo Pastore nella vita della Chiesa. Gesù ando a cercare l'uomo che aveva guarito, "e incontratolo gli disse "Tu credi nel Figlio dell'uomo?"" (v. 35). Qui veniamo al cuore del messaggio evangelico. Voi credete? E' la stessa domanda che Gesù rivolge oggi ai giovani cattolici della Gambia. La vostra fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, è abbastanza salda da dare significato e orientamento alle vostre vite? Da farvi superare la paura e la solitudine? Da riempirvi di un desiderio ardente di servire il suo Regno e di renderlo presente nelle vostre vite, nelle vostre famiglie, nella società? Ricordate, l'uomo non aveva ancora visto Gesù. Ma il suo cuore è pieno del desiderio di conoscere Colui che ha fatto per lui questa grande cosa. Domanda: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?" (v. 36). E qui c'è il grande momento in cui Gesù si rivela: "Colui che parla con te" (v. 37). Quando siamo aperti, la luce di Cristo penetra nei nostri cuori.

Quando lo scopriamo come la Via, la Verità e la Vita, veniamo trasformati (cfr. Jn 14,6). La verità di Dio ci insegna la saggezza; il suo amore ci riempie di certezza e di un grande desiderio di fare ciò che lui vuole da noi e di condividere con gli altri la nostra scoperta, affinché anch'essi possano avere la meravigliosa esperienza di incontrare il Signore. L'uomo guarito professa la sua fede: "Io credo, Signore" (v. 38). A questo punto, adora Gesù e tutto un nuovo mondo si apre dinanzi a lui. Entra in un nuovo rapporto con Dio. Non dubiterà mai più dell'amore unico di Dio per lui. Adatterà in tutti i modi la sua vita alla volontà di Dio, a seguire Cristo, ad impegnarsi per la venuta del Regno di Dio nel cuore di tutti quelli che incontra. Gesù vi sta chiamando proprio a questo incontro di fede.


5. Come i giovani di tutto il mondo, i giovani della Gambia hanno molti problemi.

Siete preoccupati per il vostro futuro. Talvolta siete tentati da false promesse di felicità nell'abuso di droga e alcool, o al cattivo uso del meraviglioso dono divino della sessualità umana. Queste sirene illusorie di una liberazione e di un progresso presunti hanno già tradito milioni di giovani come voi in altre parti del mondo. Rubandogli i loro ideali giovanili e il loro senso di responsabilità e di sfida, questi pericolosi modelli di felicità hanno portato molti giovani uomini e donne in un terribile stato di frustrazione e alienazione. Soprattutto, un falso "vangelo" di materialismo viene "predicato" ai giovani a gran voce. Esso afferma che la felicità dipende dall'avere un numero sempre maggiore di cose materiali e che il benessere materiale, comunque lo si ottenga, è la misura del valore di una persona. Niente potrebbe essere più lontano dal vero! La vera felicità riguarda l'"essere", non l'"avere"!


6. Qual è dunque il messaggio del Papa per voi? Che siate quello che siete! Siete tutti figli di Dio, e ciascuno di voi ha un compito da assolvere per la Chiesa e la società. Dio vi ha dotati di molti doni e talenti, che dovete sviluppare per la sua gloria e per il bene della Gambia. Devo qui ricordarvi di approfittare di ogni opportunità di studiare bene e di educare voi stessi per il compito che la vita vi riserverà. So che alcuni di voi potrebbero dover abbandonare il paese alla ricerca di impiego e di opportunità altrove, ma è anche vero che, per quanto possibile, la vostra vitalità e la vostra preparazione professionale sono necessarie qui, nel vostro paese natio, a servizio della vostra patria. Ad alcuni di voi il Signore può offrire il dono tutto particolare di una vocazione al sacerdozio o alla vita religiosa. Ascoltate la sua voce! Una tale chiamata esige grande sacrificio e assoluta generosità. Ma ricordate la promessa che Gesù ha fatto a Pietro e agli altri discepoli: "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna" (Mt 19,29). Che il Signore conceda a molti di voi la luce di scoprire questa grazia unica nelle vostre vite! Nessuno deve pensare di non aver nulla da offrire. Tutti voi, Cristiani e Musulmani, siete chiamati a fare delle vostre famiglie e della stessa società, luoghi in cui Dio sia veramente presente, dove la giustizia e la pace esistano veramente, e dove le persone siano mosse da uno spirito di amore e di mutuo rispetto. Il mio messaggio ai giovani della Gambia è questo: Siate il sale della terra! Siate la luce del mondo! Siate per la Gambia il segno che il rispetto per la legge di Dio è l'unico autentico cammino di pace e prosperità per il suo popolo. Questo è quel che il Papa e la Chiesa si attendono da voi. Questo è quello di cui il vostro paese ha bisogno da voi.

Dio benedica ciascuno di voi.

Dio benedica i vostri genitori, le vostre famiglie, i vostri insegnanti, e quanti hanno a cuore il vostro benessere. Dio benedica la Gambia.

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Il discorso pronunciato durante la cerimonia di benvenuto nell'aeroporto internazionale Yundum - Banjul (Gambia)