GPII 1993 Insegnamenti - Ai bambini della parrocchia di San Crispino - Roma
Titolo: Amate Gesù con tutto il vostro cuore
Ho detto poco, ma ho detto molto. Anch'io vi dico poco: Sia lodato Gesù Cristo! Sia lodato quel Gesù Cristo che tanto amava i bambini, lo leggiamo nei Vangeli. Qualche volta gli apostoli, noi siamo i successori degli apostoli, erano peggiori perché non volevano lasciar avvicinare i bambini a Gesù. Si, lo facevano perché pensavano che era stanco. Ma per la stanchezza che sentiva il sollievo più grande erano i bambini. Gesù voleva avvicinare, abbracciare, accarezzare questi bambini perché in un bambino c'è il modello della nostra vocazione, della vocazione di tutti, anche dei più anziani, anche di quelli che hanno cento anni.
Gesù ha detto una volta: dovete diventare come i bambini. I bambini hanno in sé questa semplicità, sono aperti a tutto quello che è bello, buono e vero. Sono anche qualche volta inclini alle tentazioni, anche questo è vero. Ma ancora sono semplici, sono aperti e sono attratti da tutto quello che è buono e soprattutto sono attratti da Dio, da Gesù con la sua bontà con il suo amore. mano Gesù a modo loro, lo amano quando abbraccia i bambini, quando gioisce con loro, ma lo amano anche quando lo vedono crocifisso, umiliato, flagellato, incoronato di spine mentre porta la croce. Lo amano ancora di più in questi momenti, perché sanno bene che la sua sofferenza - lui soffre immensamente, soffre per i peccati dell'uomo - è la sofferenza dell'innocente. Lui è innocente, lui è santo, è tanto umiliato, crocifisso e condannato a morte, all'agonia della croce. I bambini lo amano ancora di più perché hanno questa semplicità di cuore e sono sicuri. Sono convintissimi che Gesù ama noi tutti e ama in modo speciale i bambini.
Questo volevo dirvi brevemente perché voi siete stati brevi, la vostra amica è stata breve, e allora devo essere breve anch'io e non dire troppe parole, ma ciò che è essenziale e più incisivo. Lo dico oggi nella quinta domenica di Quaresima, quando ci avviciniamo già alla Settimana santa della Passione di Gesù e poi della festa pasquale. Auguro a tutti i presenti, ai vostri genitori, ai vostri catechisti ed educatori, ai sacerdoti, alle suore, una benedizione e una buona Pasqua. Sia lodato Gesù Cristo!
Data: 1993-03-28 Data estesa: Domenica 28 Marzo 1993
Titolo: Ritornare al Battesimo per rinascere a vita nuova
Ha detto il vostro rappresentante che don Vincenzo non vi ha mai abbandonato. Ringraziamo il Signore perché don Vincenzo è così buono, ma anche voi non avete abbandonato don Vincenzo e questo è importante. E' importante questa comunione con il vostro parroco, con il sacerdote, e attraverso il sacerdote con Cristo. Ho parlato adesso al Consiglio pastorale dell'animazione perché è vero che questa parrocchia, come comunità umana e cristiana, ha bisogno di una grande animazione. Animazione è il processo che fa "co-essere" i diversi elementi dell'organismo in una unità vivente. E voi, in modi diversi, fate questa animazione. Quando si entra nella chiesa, quando si celebra la Messa, si può dire: ecco, fanno animazione con il canto. Certamente ho fatto tante esperienze delle celebrazioni nelle diverse parrocchie e nelle diverse chiese del mondo: il canto è un'animazione, dà anima alla comunità pregante, credente. Dà anima, e non era senza fondamento, anzi aveva molto fondamento, quello che ha detto Sant'Agostino: "qui cantat bis orat". Bis orat perché anche fa "orare" gli altri. Ma questa animazione propria dei neocatecumenali è radicata più profondamente. Non sono solamente dei cantori, anche se sono buoni cantori. Questa animazione viene dalla radice stessa della nostra esistenza in Cristo e questa radice è il Battesimo.
Hanno scelto questo nome "Neocatecumenali" pensando al catecumenato che ha formato le prime generazioni della Chiesa, qui a Roma e dappertutto. Questo catecumenato faceva scoprire ai non cristiani, ai candidati al Battesimo, il mistero di Cristo, le ricchezze insondabili che sono in Cristo e che sono per noi, a cui noi partecipiamo. E questa partecipazione è piena, il nucleo comincia già con il Battesimo. Si deve ritornare al Battesimo, ogni cristiano deve ritornare al suo Battesimo per conoscere chi è, si, ma per conoscere chi è in Cristo. Chi è grazie a Cristo. E così cambiare la sua vita: vita nuova. Noi sappiamo che questa vita nuova è tanto profondamente iscritta nel Messaggio cristiano, nelle Lettere degli apostoli e soprattutto nel Vangelo. Una cosa è questa vita nuova come è letta come parola, un'altra cosa è questa vita nuova come è vissuta. E' un vivere tremendo, un'esperienza tremenda. Questa è la vostra animazione più fondamentale, l'animazione fatta attraverso questa riscoperta delle ricchezze che sono in Cristo e che sono in noi grazie a Cristo e che lo Spirito Santo dona a tutti attraverso il Battesimo. E poi c'è ancora una ricchezza, un'animazione molto importante che portate davanti al mondo. Questo mondo così rassegnato che, con tutto il suo progresso, non vede prospettive e molte volte non ha nessuna speranza: non ama la vita: non ama la vita, questa è la malattia profonda della nostra civiltà moderna, occidentale, americana, europea. Non ama la vita, teme la vita, fa di tutto per non dare la vita. Ecco, un'animazione vostra è anche quella dell'amore per la vita. E questa è un'animazione che va dentro di voi, va nelle vostre famiglie e li si realizza, coraggiosa, piena di speranza e piena di gioia perché la vita nuova, i bambini portano la gioia. E poi è un'animazione di coraggio umano e cristiano.
Questo vi volevo dire perché vi seguo, non sempre da vicino, più volte da lontano, ma vi seguo abbastanza e penso che questo movimento, come anche molti altri movimenti, è un grande dono dello Spirito Santo per la Chiesa e per l'umanità di oggi. Buona Pasqua e la Pasqua è il punto centrale del nostro credo e della nostra vita.
Data: 1993-03-28 Data estesa: Domenica 28 Marzo 1993
Titolo: Conseguenza dell'approfondimento del senso del Battesimo è la necessaria scoperta della vita come vocazione
Quando ho visto questa folla - certamente una grande adunanza -, e quando ho saputo che tutti si accingono ad andare a Denver, ho pensato: "Ma dove trovano i soldi necessari questi neocatecumenali? O forse intendono andarvi a piedi o a nuoto, ma questo è difficilmente pensabile...".
So che siete stati qui, in questa Aula, tutta la giornata. Non sono al corrente di che cosa avete fatto qui durante tutta la giornata, non l'ho neanche chiesto. Ho visto pero quest'ultima tappa, la presentazione delle vocazioni, e si potrebbe dire guardando questo: "Ecco come Kiko fa le vocazioni". Ma, grazie a Dio, non è Kiko che le fa: è lo Spirito Santo che le fa - forse non è questa la parola corretta, ma una volta usata deve essere usata anche qui -; è lo Spirito Santo che fa queste vocazioni attraverso questi differenti mezzi umani: attraverso tutto questo movimento - oh, non movimento, ma cammino -, tutta questa struttura organizzativa è umana, è visibile, ma è aperta all'influsso, all'ispirazione dello Spirito Santo. Io mi domando dove sta il nucleo di questo processo che attraverso il cammino neocatecumenale, attraverso diverse persone, attraverso diverse circostanze, produce, suscita, ispira vocazioni sacerdotali, alla vita consacrata, religiosa. Sono convinto che il punctum saliens, il punto di partenza di tutto questo è la scoperta della ricchezza, della profondità divina, sacramentale del Battesimo. La nostra prima vocazione è quella battesimale. Nel santo Battesimo, in questo sacramento ex aqua et Spiritu Sancto, in questa rinascita nella morte di Cristo dalla sua Risurrezione si trovano tutte le vocazioni, come in radice. E una scoperta profonda, vissuta del Battesimo porta con sé come conseguenza possibile, anzi necessaria, la scoperta della vita come vocazione. Qui si capisce il senso della denominazione: cammino neocatecumenale. C'era il catecumenato tradizionale nei primi secoli della Chiesa e c'è ancora nei Paesi di missione e fa tanto bene alla Chiesa: prepara i cristiani, prepara le vocazioni. Voi siete stati battezzati nella vostra infanzia, forse nei primi giorni della vostra vita. Il catecumenato deve venire dopo per la scoperta delle ricchezze del santo Battesimo, di queste ricchezze divine e anche umane, che sono tante. Le ha presentate San Paolo, specialmente nella Lettera ai Romani, ma oggi si potrebbe scrivere un commento molto più diffuso, molto più particolareggiato di queste ricchezze che sono proprie del Battesimo, che sono ricchezze divine e umane insieme. Una di queste ricchezze è appunto che il Battesimo non è statico. Si potrebbe andare una volta e basta. Si va in un momento della vita, e poi basta. Si registra nei libri parrocchiali, e basta. Invece no, non è statico, è dinamico: provoca, appunto, un cammino della vita cristiana. Ma questo cammino può rimanere non scoperto. Il vostro cammino neocatecumenale aiuta a scoprire quel cammino battesimale - quel cammino che inizia col sacramento del Battesimo - e che deve portare ciascuno di noi a una vocazione, innanzitutto alla vocazione cristiana universale. Già essere cristiani è una vocazione stupenda e poi sappiamo bene che dentro questa vocazione cristiana che è di tutti i credenti, di tutti i battezzati, vi sono diverse vocazioni. Il matrimonio, certamente, è sacramento e vocazione. Se lo si considera con altre categorie, non è un modo di trattare sufficiente, non è il modo di trattare propriamente cristiano: il matrimonio è una vocazione grande: sacramentum magnum, come diceva San Paolo nella Lettera agli Efesini. Ma c'è una economia nella Chiesa, una economia soprannaturale, le vocazioni sono ordinate a partire dalla Chiesa. A partire dalla Chiesa, sono necessarie, indispensabili queste vocazioni che abbiamo visto presentare oggi. Sono indispensabili, e noi sappiamo bene come indispensabili sono i sacerdoti nella Chiesa, e come indispensabili sono, da un altro punto di vista, le persone consacrate, le religiose, i religiosi, contemplativi e apostolici: tutti sono attivi in un certo modo e tutti sono contemplativi in un certo modo; come sono indispensabili per far vivere tutto questo organismo che è la Chiesa. Ecco, brevemente volevo darvi un piccolo commento a questa vostra assemblea di oggi, a questa vostra preparazione all'incontro di Denver. Fate bene a prepararvi, perché deve essere una grande esperienza della fede, della fede battesimale questa di Denver, come lo sono state le precedenti Giornate mondiali della gioventù: Roma, Buenos Aires, poi Santiago de Compostela, e ultima Czestochowa.
Vi auguro di proseguire lungo questo cammino che avete scoperto grazie al cammino neocatecumenale, questo cammino della vita cristiana, della vocazione cristiana che è propria di ciascuno di noi, e poi vi auguro di proseguire su questo cammino della vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata che avete scoperto grazie anche a questo cammino neocatecumenale. E vi auguro di andare a Denver, anche se non avete molte ricchezze, troverete il modo. Non so come, ma lo troverete.
Cammino significa anche viaggio: vi auguro quindi "buon viaggio".
Data: 1993-03-28 Data estesa: Domenica 28 Marzo 1993
Titolo: La domenica: giorno dell'incontro col Padre e dell'intimità tra Cristo e la Chiesa sua sposa
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Meditando su quelli che abbiamo chiamato i "diritti di Dio", ci soffermiamo sul terzo comandamento del decalogo: Ricordati di santificare il giorno del Signore.
La Bibbia lo pone in connessione con l'opera creatrice di Dio (Cfr. Ex 20,11). Lo "shabbat", il religioso riposo a cui l'uomo è chiamato, è l'eco dello "shabbat" di Dio dopo i giorni della creazione. Il settimo giorno Jahwè contemplo con occhio ammirato e gioioso il capolavoro delle sue mani. L'intera creazione e l'uomo che ne era il vertice furono come avvolti da quello sguardo amorevole: ne sentirono il tepore, godendone come un bimbo gioisce del sorriso della madre. La verità spirituale del sabato biblico si compie nella domenica cristiana, giorno della Risurrezione di Cristo, "giorno del Signore" per eccellenza, in cui la vita ha trionfato sulla morte, ponendo il germe della nuova creazione. La celebrazione della domenica, pertanto, annuncia tale evento. Essa risponde per i credenti non soltanto al dovere della preghiera, che in realtà deve fiorire in ogni ora della giornata lungo tutto l'arco della vita, ma ad una esigenza che potremmo dire di prolungata intimità col Signore. La domenica è il giorno riservato all'incontro speciale del Padre coi suoi figli, è il momento dell'intimità tra Cristo e la Chiesa sua sposa. L'obbligo di partecipare alla Messa domenicale si comprende alla luce di questa profonda esperienza spirituale e religiosa.
2. Come sempre, ciò che Dio ci chiede ridonda a nostro vantaggio. L'esperienza mette in luce che l'osservanza della domenica, quale giorno di preghiera e di riposo, comporta un effetto rigeneratore e tonificante sull'esistenza umana. Si rischia non di rado, soprattutto oggi, di essere travolti dal ritmo frenetico degli impegni e degli eventi quotidiani. Ecco allora la domenica: come ben sottolinea il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, essa si erge quale protesta dello spirito contro l'asservimento del lavoro e il culto del denaro (Cfr. CEC 2172). Nello scorrere inesorabile del tempo la domenica viene ad aprire un varco al soprannaturale e all'eterno e propone all'uomo uno spazio contemplativo che lo aiuta a gustare in profondità la stessa esistenza terrena. Offre, inoltre, occasione e stimolo per stabilire ed approfondire contatti e rapporti sociali all'insegna della gratuità, dell'amicizia, dell'attenzione per chi è più solo e sofferente. Quando si trova tempo per Dio, si trova tempo anche per l'uomo!
3. Carissimi fratelli e sorelle! Impariamo dalla Vergine Santa il segreto di così riposante intimità con Dio. Modello sublime di silenzio e di contemplazione, Ella ci aiuti a sottrarci alla mortificante schiavitù delle "cose". Ci faccia riscoprire la bellezza del "giorno del Signore". Consacrando a Dio il nostro tempo, si addolcirà l'asprezza dell'affanno quotidiano; ci sentiremo toccati e come rigenerati da un alito di pace.
Maria, modello di vera pietà, prega per noi!
Data: 1993-03-28 Data estesa: Domenica 28 Marzo 1993
Titolo: Restituire la speranza al popolo centroafricano servendo la causa della giustizia e della pace
Cari fratelli nell'Episcopato,
1. Siate i benvenuti in questa dimora in cui sono felice di accogliervi in occasione della visita ad limina che state compiendo in qualità di membri della Conferenza episcopale centroafricana. Saluto cordialmente ognuno di voi, e il mio pensiero si rivolge spontaneamente al vostro Presidente, Mons. Joachim N'Dayen, Arcivescovo di Bangui, al quale la malattia impedisce di essere qui presente.
Formulo i migliori auguri per un pronto ristabilimento della sua salute. Sono felice di questo incontro, che rafforza i legami di comunione tra la Chiesa di Roma e le Chiese particolari della Repubblica Centroafricana, e che manifesta l'attaccamento dell'intero popolo dei fedeli del vostro paese al successore di Pietro.
2. Quest'anno, il vostro pellegrinaggio a Roma assume un rilievo particolare, in quanto ha luogo alla vigilia delle celebrazioni del centenario dell'evangelizzazione nella Repubblica Centroafricana. Nella vostra preghiera di pellegrini, vorrete, ne sono certo, rendere grazie a Dio per i frutti che la Buona Novella ha portato nel vostro paese. Allo stesso modo, riunendovi presso il sepolcro dei santi Apostoli, non mancherete nemmeno di raccomandare alla loro intercessione l'approfondimento della fede in seno alle vostre famiglie diocesane, nella prospettiva delle testimonianze che da esse ci si attende alla vigilia della prossima Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Nello scorso mese di gennaio, avete commemorato l'arrivo di Mons. Augouard a Bangui. Il 1994 segnerà il centesimo anniversario dell'inizio dell'evangelizzazione, poiché proprio nel 1894 gli Spiritani fondarono la prima missione, sulle rive dell'Oubangui, a San Paolo delle Rapide. So che vi preparate nel fervore a commemorare quest'evento, e formulo i miei migliori auguri affinché ciò che avete intrapreso contribuisca efficacemente al progresso del Regno nei cuori, affinché la Chiesa in Centroafrica sia veramente, come avete scritto nella vostra lettera pastorale del 15 marzo 1992, "portatrice di una Buona Novella e di una Speranza per i poveri".
3. A questo fine, al pari di numerosi episcopati africani, voi prestate una grande cura alla formazione dei fedeli laici. Certamente, in seno al popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale, non mancano i battezzati che accettano di assumere le proprie responsabilità, ma la mancanza di una solida cultura cristiana costituisce un ostacolo. Avete dunque compiuto uno sforzo considerevole per permettere ai catechisti e ai responsabili di comunità di perfezionare le loro conoscenze. Avete creato dei centri che offrano loro delle sessioni di studio e degli "stage" sufficientemente lunghi. In tal modo, gli animatori di comunità risultano meglio preparati a fare da lievito nella pasta, sia per l'evangelizzazione che per lo sviluppo del villaggio o del quartiere. Come avviene in tutta l'Africa, i Catechisti si trovano nel cuore della storia della Chiesa. In origine bracci destri dei missionari, sono divenuti dei collaboratori di primo piano per l'apostolato, con un ruolo profetico nella comunità e nelle scuole, sia in campagna che in città. Per vostro tramite, esprimo loro la mia gratitudine per la loro generosa dedizione alla causa del Vangelo. Mi auguro che essi crescano sempre nella fede: per aiutarli, disponete ormai del Catechismo della Chiesa Cattolica, "dato perché serva come testo di riferimento sicuro e autentico per l'insegnamento della dottrina cattolica... e offerto a tutti i fedeli che desiderano approfondire la conoscenza delle ricchezze inesauribili della salvezza" (Costituzione Apostolica "Fidei depositum").
4. Un desiderio sovente espresso dai giovani è quello di poter conoscere meglio la loro fede. Possiate voi rispondere nel modo più esauriente possibile a questa attesa, nel quadro delle strutture di cui disponete, mettendo a frutto, tra l'altro, la ricca esperienza dei religiosi e delle religiose, a cui la Chiesa deve tanto! Incoraggiate i giovani ad essere dei soggetti attivi nell'evangelizzazione e nel rinnovamento sociale sviluppando in sé i valori della giustizia, della non-violenza e della solidarietà, ai quali sono naturalmente sensibili. "La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa. Questo reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio, favorirà l'incontro e lo scambio tra le generazioni, e sarà fonte di ricchezza e di giovinezza per la Chiesa e per la società civile" (CL 46).
5. A proposito dei bambini e dei giovani e, in particolare, delle attività destinate a formarli, l'Instrumentum laboris preparatorio per l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, riprendendo un'affermazione della Familiaris consortio, osserva al n. FC 36: "Occorre tuttavia ribadire che non esiste alcun sostituto della famiglia come prima cellula educativa". Ecco perché la promozione della famiglia cristiana costituisce per voi un obiettivo della massima importanza. In questo campo, come d'altronde per tutta la pastorale sacramentale, è opportuno che i membri della Conferenza episcopale concertino tra loro ed elaborino un piano d'insieme, allo scopo di rendere più efficace l'azione evangelizzatrice, e al fine di evitare, tra una circoscrizione ecclesiastica e l'altra, delle disparità che potrebbero creare una certa confusione tra i fedeli.
A questo proposito, formulo l'augurio che si sviluppino i legami d'unità tra di voi, affinché "sgorghi una santa concordia di forze, per il bene comune delle Chiese" (Concilio Vaticano II, Decreto CD 37), e affinché i sacerdoti, che hanno bisogno di sostegno o di un ritorno alle origini, possano efficacemente beneficiare della vostra sollecitudine episcopale. Continuate ad aiutare i futuri sposi o le coppie a superare gli ostacoli di certi costumi e a prepararsi liberamente ad accogliere la grazia del sacramento del matrimonio nell'ottica di un dono totale, esclusivo e aperto alla vita. "Inoltre la famiglia, come la Chiesa, deve essere lo spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo irradia. (...) I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita." (EN 71).
6. Insieme alla promozione di autentiche famiglie cristiane, si presenta per voi la preoccupazione indubbiamente prioritaria delle vocazioni sacerdotali, che nascono, nella maggior parte dei casi, nelle famiglie cristiane. Parimenti, dovete risolvere i problemi connessi con il loro accompagnamento, e, in seguito, con la formazione permanente dei sacerdoti. I vescovi sono i primi responsabili della formazione dei loro futuri collaboratori, i sacerdoti. Ecco perché vi invito a restare inflessibili nell'ammissione dei candidati: presentate loro senza preamboli le esigenze della vita sacerdotale, e abbiate la più grande sollecitudine nel procurare loro dei formatori competenti, testimoni irrecusabili del sacerdozio ministeriale, uno dei cui compiti principali sarà il discernimento della vocazione durante tutti gli anni di formazione. Nel seguire Gesù, il Buon Pastore, i sacerdoti hanno l'incarico di condurre il popolo di Dio: essi annunciano la Parola, della quale essi stessi sono chiamati a dare testimonianza al mondo; essi comunicano la grazia tramite i sacramenti che essi stessi conferiscono; celebrano e presiedono l'Eucaristia, in cui il loro ministero trova il suo compimento. Sulla scia di quello degli Apostoli, il ministero dei sacerdoti è al tempo stesso pastorale, sacramentale e missionario. Scelti da Dio all'interno del suo popolo, è nel seno di questo stesso popolo che essi odono la sua chiamata, la cui autenticità viene verificata dalla Chiesa. Il senso delle necessità della missione e l'appello ad animare le comunità ecclesiali costituiscono altrettanti sentieri all'interno dei quali si sente la vocazione al sacerdozio. Per potervi rispondere positivamente, è necessario un clima di preghiera e di generosità spirituale. Oltre alla comunità del seminario, si potrebbe dire che è tutto il popolo di Dio che ha la responsabilità di creare le condizioni che permettono a queste vocazioni di sbocciare e di svilupparsi, al suo stesso servizio. Più in particolare, vi esorto ad aiutare il vostro clero a rimanere fedele ai suoi impegni e ad evitare ogni tentazione di condurre una doppia vita. A questo fine, auspico che voi facciate parte ai vostri più vicini collaboratori nel sacerdozio delle riflessioni e della preghiera che ho aggiunto alla lettera da me scritta per i sacerdoti di tutto il mondo in occasione del Giovedi Santo 1993.
7. Nella Repubblica Centroafricana, come nell'insieme del continente africano, un gran numero di sette lanciano una sfida pastorale alla Chiesa Cattolica. Questo problema ha costituito l'oggetto della vostra riflessione, e nel gennaio 1990 avete pubblicato un documento per aiutare i pastori e i fedeli a far fronte al proselitismo dei "nuovi gruppi religiosi". Tra le persone più vulnerabili all'influenza delle sette, bisogna citare i giovani, facilmente attirati dalle novità che esse presentano o dalla sicurezza che esse pretendono di offrire; vi sono anche le donne, le persone isolate nelle aree urbane o nelle periferie.
Queste persone possono essere attirate da offerte di guarigione corporale o spirituale, o dalla promessa di soluzioni immediate ai loro problemi, o ancora del successo professionale o economico. Talvolta, l'accento viene posto su una conversione spirituale intesa in senso stretto, che non è conforme al Vangelo e che intende ignorare le responsabilità sociali e politiche. Sforzandosi, sull'esempio di Cristo, di costruire un rapporto con tutti, e cercando il dialogo ogni volta che è possibile, è opportuno, come voi fate, sviluppare ciò che c'è di meglio nella Chiesa. Ancora una volta, bisogna sottolineare l'importanza del lavoro di formazione. Inoltre, le piccole comunità cristiane, la cui vitalità da voi è notevole, contribuiranno a sviluppare il senso dell'accoglienza, la fratellanza calorosa e l'attenzione personalizzata, cose a cui i nostri contemporanei sono particolarmente sensibili.
8. Nel vostro paese, i musulmani, che sono in aumento, rappresentano dei partner importanti: essi sono portatori di valori religiosi autentici. Tuttavia, la mancanza di concetti comuni può rendere difficile il dialogo. Inoltre, anche alcuni metodi di conversione all'Islam pongono dei problemi. E' probabilmente nel contesto della famiglia, intesa nel senso più vasto, e della vita comune nel villaggio, che una buona intesa ha delle probabilità di farsi strada. Mi auguro che, in particolare con il concorso dei religiosi e delle religiose, di cui la dedizione nelle opere di misericordia e la testimonianza di una vita consacrata a Dio sono molto apprezzate dagli ambienti musulmani, una collaborazione fruttuosa e pacifica si instauri nel campo dello sviluppo, e che si operi insieme per una maggiore giustizia nella società.
9. E torno a quello che mi sembra un aspetto particolarmente urgente della vostra missione, oggi, in Centroafrica: dare la speranza al vostro popolo. Infatti, quando si fa sentire la tentazione di una diagnosi di fallimento totale, è necessario prendere coscienza delle realtà positive che costituiscono altrettante fonti di dinamismo per il futuro. Sulle orme dei padri e dei fratelli missionari di un tempo, continuate l'impegno sociale che ha tanto favorito l'avvicinamento delle popolazioni, e sviluppate lo spirito di servizio. La Chiesa in Centroafrica può far nascere e coltivare una speranza reale nei cuori: tramite alcune realizzazioni, come la tutela delle madri e dei bambini, che ha radici profonde dalle vostre parti; tramite il lavoro di animazione nei villaggi e nelle città; tramite la sollecitudine per i poveri, della quale la Chiesa offre un'eloquente testimonianza in Centroafrica; tramite l'insistenza sul rispetto della coscienza professionale nei cristiani sia giovani che adulti, così come tramite il loro impegno ad operare per lo sviluppo del paese servendo la causa della giustizia e della pace.
10. In conclusione, vorrei rivolgere, a voi e alle vostre comunità diocesane, i miei auguri di rinnovamento nella fede, in occasione dell'anno del centenario.
Invoco la luce e la forza dello Spirito Santo specialmente su coloro che hanno il compito di animare le diverse attività destinate a ravvivare l'impegno dei battezzati nel seguire Cristo e a testimoniare in modo autentico il Vangelo nella loro vita.
Affido gli auguri che formulo per tutti voi a Nostra Signora, Regina degli Apostoli. Possa ella condurvi, pastori e fedeli, verso suo Figlio Gesù, e darvi un nuovo slancio missionario per annunciare il Vangelo! Con tutto il cuore, vi concedo la mia Benedizione apostolica, che estendo ai vostri collaboratori e ai fedeli delle vostre diocesi.
Data: 1993-04-01 Data estesa: Giovedi 1 Aprile 1993
Titolo: Nella morte eroica di San Massimiliano Kolbe l'atto supremo della sua evangelizzazione per riscattare la dignità dell'uomo
"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).
Sono le parole scelte per la Giornata Mondiale della Gioventù di Denver.
Sono le parole di Gesù, scritte dal suo discepolo prediletto, San Giovanni Evangelista.
Voi vi siete riuniti oggi per una veglia in preparazione della prossima Domenica delle Palme e dell'incontro a Denver che avrà luogo nei giorni che precedono l'Assunta e avrà compimento lo stesso giorno, il 15 agosto.
Padre Massimiliano Kolbe ha dato la vita per un solo fratello. Un suo fratello, un suo connazionale, prigioniero come lui nel campo di Oswiecim-Auschwitz. Ha dato la vita al posto di un solo uomo, probabilmente anche sconosciuto. Ma il fatto che abbia dato la vita così ha suscitato una risonanza profonda nell'ambiente di quel campo di concentramento, dove l'uomo, ogni uomo, era profondamente disprezzato, calpestato. Là si vedeva che per un uomo è degno dare la vita per un altro uomo. Si sente quasi subito il Vangelo, le parole di Cristo quando dice che il Buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle. Era un momento forte dell'evangelizzazione: Padre Kolbe era un sacerdote, un evangelizzatore ardente, e questo ultimo atto della sua vita era anche il supremo atto dell'evangelizzazione, la sua evangelizzazione, l'evangelizzazione della Chiesa. La risonanza di questo gesto, emblematico e profetico, non si è esaurita nell'ambiente del campo di concentramento, ma si è diffusa ed anche oggi, dopo più di cinquant'anni, noi ritorniamo a quel momento, a quel gesto, a quel momento forte del Vangelo e dell'evangelizzazione. Ritorniamo per prepararci meglio a vivere le altre parole di Cristo che dice: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Non solamente che abbia la vita uno solo, ma che abbiano la vita tutti: questa è la dimensione dell'atto redentivo di Cristo, del suo dono della vita in Croce. Questo dare la sua vita da parte di Cristo è una dimensione universale, sono abbracciati tutti gli uomini di ogni epoca, di ogni secolo, di ogni popolo. E' un atto redentivo, una offerta, un sacrificio redentivo che abbraccia tutta l'umanità. Cristo quando dà la sua vita sulla Croce, la dà con questa consapevolezza e con questa intenzione. Cristo, che dà la vita, non è solamente un uomo. Ogni uomo è limitato, limitato anche nei suoi sacrifici, come era limitato Padre Massimiliano. Ma Cristo è il Figlio di Dio e Dio è Dio, Luce da Luce. Figlio consostanziale a suo Padre e così la dimensione del suo atto sacrificale, del suo sacrificio, essendo un atto umano ha nello stesso tempo la dimensione, l'ampiezza dovuta alla sua personalità divina. così Cristo poteva dire: "Io sono venuto perché abbiano la vita", non un solo uomo, non alcuni, non solamente quelli che lo hanno seguito, ma anche quelli che non lo conoscono, che non lo seguono, tutti. "E l'abbiano in abbondanza": questa è la vera dimensione del sacrificio di Cristo, del suo dono, del dono della sua persona, del sacrificio della Croce. E' un dono fatto al Padre, dava se stesso al Padre, ma dando se stesso al Padre portava questo suo dono, questo suo sacrificio redentivo, a tutti noi. così poteva dire: "perché tutti abbiano la vita". La vita scaturisce da questo amore, da questo sacrificio, scaturisce da questa morte di Cristo, perché questa morte è pienamente oblativa. Cristo muore fisicamente, ma nella realtà profonda della sua persona, è il Figlio di Dio, c'è un'offerta, un dono fatto al Padre che porta in sé la vita per tutti noi. Cristo risorge dopo tre giorni e questa Risurrezione verrà a conferma della vita che il suo dono della vita, la sua morte in croce, ha portato a tutti noi: "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Abbiamo ascoltato con gratitudine questo Oratorio, recitato e cantato, che ci ha fatto rivivere il dramma del campo di concentramento di Oswiecim-Auschwitz. Ci ha fatto rivivere il grande momento dell'evangelizzazione di un umile figlio di San Francesco: San Massimiliano Maria Kolbe. E' significativo che la sua morte, questa sua morte in sostituzione di un altro uomo, in sostituzione perché lui avesse la vita, sia avvenuta nella vigilia dell'Assunzione, il 14 agosto. E voi vi preparate alla stessa giornata, al 15 agosto, per partecipare alla grande Giornata della Gioventù a Denver nel Colorado, negli Stati Uniti. Non so quanti di voi potranno essere là in persona, ma tutti vogliono partecipare al mistero di questa Giornata. Questa Giornata, l'Assunta, ci parla appunto della vita trionfante. La prima tra gli esseri umani, tra le persone umane, che ha avuto la vita in abbondanza è stata Maria.
Aveva questa vita da Gesù, da Cristo, da suo Figlio, dal suo sacrificio, dalla sua croce. Essendo la prima fra i credenti è anche la prima tra i redenti e la prima fra quelli che hanno la vita e l'hanno in abbondanza, più di ciascuno di noi.
Maria, Madre di Cristo, vi prepari spiritualmente a partecipare con fede, con speranza e con amore alla prossima Domenica delle Palme qui a Roma e poi alla grande convocazione dei giovani in America, a Denver.
Data: 1993-04-01 Data estesa: Giovedi 1 Aprile 1993
Titolo: Il Sinodo diocesano indica il cammino da percorrere in questo tempo difficile e ricco di singolari possibilità apostoliche
Carissimi fratelli e sorelle della diocesi di Faenza e di Modigliana!
GPII 1993 Insegnamenti - Ai bambini della parrocchia di San Crispino - Roma