GPII 1994 Insegnamenti - La meditazione al termine dell'Oratorio sacro "Sulla via di Emmaus" eseguito nella chiesa della Madonna della Fiducia - Roma
Titolo: Con la vostra scuola di preghiera siete capaci di incontrare Cristo, di riconoscerlo, di trovare la vostra vocazione
C'è la tradizione che dopo questo Oratorio magnifico, deve parlare il Papa con le sue parole meno "magnifiche". Ci avete ricordato questi brani del Vangelo di Giovanni: Maddalena, i discepoli la sera nel cenacolo senza Tommaso, poi Emmaus, poi di nuovo i discepoli con Tommaso. Come Tommaso, io sono stato un po' infedele; ho vagabondato: sono andato con la mente all'Acropoli di Atene, dove è arrivato San Paolo, e ho trovato che c'è un parallelismo tra quello che avete ricordato voi e questo incontro di Paolo di Tarso con gli Ateniesi che erano increduli, forse più di Tommaso.
Ma perché mi è venuto in mente questo brano degli Atti degli Apostoli, Paolo sull'Areopago in Atene? Perché là c'è un momento, una parola molto emblematica. Paolo dice ai suoi ascoltatori sull'Areopago: "Ho visto qui nella vostra città un tempio dedicato al Dio ignoto", e poi cerca di portarli da questa idea del Dio ignoto alla conoscenza di Dio. Spiega in parole molto significative e suggestive chi è questo Dio, questo Dio ignoto, che ci circonda, come tutta la creazione sia opera sua; questo Dio dal quale siamo creati a propria immagine e somiglianza.
Quando Paolo diceva tutto questo essi lo ascoltavano volentieri. Paolo sapeva parlare, era un buon predicatore. Ma quando parlo della Risurrezione, si sentiva la protesta: non volevano accettare. "Ti ascolteremo un'altra volta", dicevano. Si vede che in questa Risurrezione c'è un salto, ed è un salto per tutti coloro che abbiamo ricordato nel nostro Oratorio. Per Maddalena era un salto: non poteva pensare che quel giardiniere con cui parlava era già Cristo, Cristo Risorto; era un salto per gli Apostoli; lo era, incredibile, per i discepoli di Emmaus. Era un salto anche per Tommaso, che non voleva accettare neanche quando gli altri Apostoli dicevano: "E' vero, vive, è venuto da noi, Lo abbiamo visto, Lo abbiamo toccato".
Allora c'è qualcosa che supera la capacità umana. Due sono gli elementi che superano la capacità umana: il primo è che Dio si è fatto uomo, il secondo è che questo Dio-uomo ha voluto soffrire, essere crocifisso, sepolto e il terzo giorno resuscitare. Questi elementi, il farsi uomo e il fatto di essere stato martirizzato, crocifisso, sepolto ed essere tornato alla vita sono i punti difficili per la capacità umana.
Per fare questo salto, per arrivare alla fede, non basta solamente la conoscenza umana, la filosofia, tutte le scienze. E così è stato anche per i cittadini di Atene. Ci vuole la preghiera. Ci vuole la fede, e la fede suppone sempre la preghiera.
Per questo sono tanto contento che qui, in questo Seminario, c'è una Scuola della preghiera, perché con questa preghiera voi siete capaci di incontrare Cristo, voi siete capci di riconoscerLo. Si vede che Maddalena era più pronta degli altri a riconoscere Gesù. Ma tutti Lo hanno riconosciuto: i discepoli, gli Apostoli, e anche Tommaso. Ha riconosciuto e ha detto: "Mio Signore e mio Dio". Se una volta si riconosce Cristo Risorto, si riconosce Dio. Il potere di risorgere, di vincere la morte con la vita è un potere divino. Allora: "Mio Signore, mio Dio".
Voi avete raccontato in questo Oratorio non solamente una storia biblica, quella di Maddalena, di Emmaus, di Tommaso, ma due insieme, perché c'è anche quella di Atene, di Paolo e il processo della incredulità nell'Areopago di Atene. Avete nello stesso tempo raccontato, spiegato quello che è la vostra Scuola di preghiera. Questa Scuola di preghiera si trova qui in Seminario per aiutare ad imparare come si vincono le diverse forme di incredulità, i diversi limiti, le ristrettezze della nostra natura umana, come si vince tutto questo, come si arriva a riconoscere Cristo e a riconoscere in Lui il Dio vivente, che vive per sempre, da sempre, e che dà la vita nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.
Allora vorrei congratularmi con voi per questa bella iniziativa che porta tanti frutti. Porta un frutto dentro il Seminario, perché si mantengano tanti seminaristi, tante vocazioni, e si aumentino queste vocazioni. Questa è una benedizione di Dio, una grazia di Dio; penso che è anche frutto della preghiera di questa Scuola. La Scuola porta anche frutti fuori del Seminario, nella vostra esperienza religiosa di ogni giorno, nell'esperienza religiosa dei laici, senza parlare delle suore, perché le religiose sono molto più perfette di noi tutti...
Tanti giovani, romani, italiani, esteri, si incontrano qui per pregare, per approfondire i problemi della loro vita, per ritrovare Cristo, e lo ritrovano.
Trovano la propria vocazione: rivedo alcuni di loro dopo qualche anno, sposati con un bambino, rivedo altri che hanno preso la decisione di consacrarsi a Cristo per tutta la vita, di essere sacerdoti. Allora, è un buon cammino. Mi congratulo con voi per questo cammino, mi congratulo con i partecipanti ma soprattutto con il Seminario, con il Rettore, che è entusiasta di questa Scuola della preghiera.
Quando dico che mi congratulo, penso anche al Cardinale Vicario.
A chi portiamo queste congratulazioni? Le portiamo alla Madonna della Fiducia perché oggi è la sua festa. Ci ispira tanta fiducia, e tanti Vescovi e Papi hanno trovato in Lei questa fiducia per tutta la vita, per esempio Papa Giovanni e tanti altri.
Grazie a tutti.
Data: 1994-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1994
Titolo: "I giovani ci dicono che c'è speranza perché il numero delle vocazioni aumenti.
Possiamo essere ottimisti"
E' vero, esiste questa domanda di Cristo, e questa domanda preoccupa un po', non solamente noi più anziani, me, ma anche i giovani. Certamente la fede è un dono di Dio, soprattutto; a questo dono l'uomo può disporsi o creare ostacoli.
Sappiamo bene che c'è il peccato nel mondo. C'è anche il peccato contro lo Spirito Santo, e allora si deve valutare bene tutto questo guardando al mondo di oggi, che come il vostro collega ha constatato molto giustamente, non sempre cammina sulla strada del Signore. Molte volte cammina come se Dio non esistesse, e questa mentalità si diffonde. Naturalmente il mondo è composto da diversi continenti. Non possiamo misurare tutto con il criterio europeo, con l'eurocentrismo; dobbiamo misurare con altri criteri, altri continenti, altri popoli; per esempio il problema delle vocazioni.
In Europa diminuiscono; in continenti come Africa e Asia aumentano, come nel Seminario Romano. Possiamo allora chiederci se il Seminario Romano sia più africano, più asiatico, e già si vedono i primi segni di questa africanizzazione.
Ma sono tutti romani, anche se il colore del loro volto è piuttosto nero. Sono bravissimi romani.
Si vede, dunque, che non mancano i candidati per il Seminario Romano e non possiamo ancora essere troppo pessimisti. Anche davanti alla domanda del Signore, questa domanda che suona così severamente, se troverà la fede tornando sulla Terra. Ancora per un periodo abbastanza lungo si delinea piuttosto una prospettiva ottimistica: sono i giovani candidati al sacerdozio, sono i giovani di Denver, saranno i giovani di Manila, nelle Filippine. I giovani ci dicono che c'è speranza. E il Papa ha 74 anni. Speriamo che nell'anno Duemila, nel Seminario Romano e anche altrove, avremo abbastanza seminaristi, evangelizzatori del mondo, secondo quanto è stato cantato così bene oggi. Possiamo essere ottimisti.
Grazie a tutti.
Data: 1994-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1994
Titolo: Tornare al cuore, saper convertire la gente
Grazie al vostro Rettore: è davvero Magnifico. Grazie anche per questa opportunità datami oggi di essere per la prima volta in questa biblioteca, preparata, costruita a costo di tante spese e dell'iniziativa di tante persone. Lo dico davanti a lei Conte Rigi Luperti, architetto, che insieme con altri ha collaborato alla realizzazione di questa bibilioteca, per ringraziarla e ringraziare tutti gli altri che hanno consentito questa realizzazione.
La biblioteca è una cosa utile. Auguro a voi tutti di utilizzarla bene, di approfittare della biblioteca. Ma non per aumentare il numero dei volumi, è sufficiente quello che c'è. Sono altri che cercano di aumentare i volumi. Anche il Papa è tra questi. Se si vede l'archivio della Curia Romana, ci sono sempre nuove carte, nuove carte, tanti che devono studiare e lavorare per decifrare tutto questo, i miei collaboratori e altri studiosi.
Penso che la cosa più bella sia tornare al cuore, saper convertire la gente, fare come Gesù che non scriveva niente. Si, San Paolo agi diversamente: lui scriveva. Anche Pietro, ma di meno. San Paolo preferiva viaggiare e io lo approvo anche in questo. Oggi è più facile, con gli aerei.
La biblioteca ha anche un valore simbolico: ci dice che non possiamo arrivare alla cena senza passare attraverso la biblioteca, attraverso gli studi.
Vi devo dire ancora che avete un ottimo Rettore, che ama la preghiera e la Scuola della preghiera.
Data: 1994-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1994
Titolo: Anche i deboli e i sofferenti sono chiamati alla vita spirituale e soprannaturale che Cristo è venuto a portarci in abbondanza
"Gloria a Dio nell'alto dei cieli". Lo abbiamo sentito durante la celebrazione della Santa Messa domenicale. Prima l'ho sentito cantare dai piccoli, incontrandoli nel salone accanto, e poi qui dai giovani: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli". Vorrei aggiungere a questa acclamazione ancora un'altra: "Gloria Dei vivens homo", "L'uomo vivente è gloria di Dio". così diceva un grande maestro della fede, Sant'Ireneo, Vescovo, martire a Lione, in Francia, all'inizio del terzo secolo dopo Cristo.
"Gloria Dei vivens homo". Gloria di Dio è che l'uomo viva, che abbia la vita in pienezza, come ha detto Gesù tante volte: "Io sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza". Queste parole erano anche il tema della grande riunione dei giovani di tutto il mondo a Denver. Mi ricordo ancora come questi giovani hanno vissuto la verità contenuta in queste parole di Gesù.
L'uomo ha una vita molteplice, soprattutto ha la vita, possiamo dire, fisica, biologica, come gli altri animali. In questa dimensione è simile a tutto il mondo degli animali. Ma si differenzia da questo mondo e lo supera, perché ha anche una vita spirituale. Questa vita spirituale appartiene alla sua natura: quella dell'intelletto, del pensiero, della volontà, della libertà. Tutto questo è tipicamente umano: la vita spirituale è propria dell'uomo. E questa vita supera la natura "animale" della vita che lo circonda.
Qualche volta l'uomo può essere anche fisicamente debole, avere poca vita, essere sofferente, come questi lebbrosi di cui si legge nel Vangelo di oggi e anche nella prima Lettura di Mosè. Qualche volta questa vita biologica, fisica, naturale dell'uomo è carente. Ma c'è un grande spirito: un corpo debole ma un grande spirito. E qualche volta succede anche che l'uomo non si esprime spiritualmente, perché è impedito. Ci sono queste persone, non poche, dappertutto, anche a Roma. Ma anche l'uomo che non mostra grandi segni della vita spirituale nel senso naturale, puramente umano, è destinato sempre ad avere una vita spirituale soprannaturale. Questa è la vita che ci porta e che ci dà Cristo. Se Lui dice: " Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza", lo dice in questo senso soprattutto: abbondanza della vita soprannaturale, che supera tutta la vita non solamente fisica, biologica, ma anche spirituale naturale dell'uomo. E se Gesù fa i miracoli, se, per esempio, guarisce i lebbrosi, lo fa sempre come segno di questa vita superiore, di questa vita soprannaturale che vuole offrire a tutti noi. Questo lo ha dimostrato con la sua Risurrezione. La Risurrezione di Cristo è la manifestazione ultima, definitiva della vita divina che è destinata a noi tutti, a voi tutti.
Poi Sant'Ireneo dice un'altra parola interessante. Diceva prima: "Gloria Dei vivens homo", "Gloria di Dio è l'uomo vivente". Poi dice: "Vita autem hominis visio Dei", "Vita dell'uomo è la visione di Dio", visione faccia a faccia. Cristo ci ha aperto la strada alla visione di Dio, al compimento, al perfezionamento definitivo della vita destinata all'uomo. Anche le persone che sono totalmente impedite, non capaci di esprimersi, spiritualmente impedite, anche loro finalmente avranno questa vita divina, questa visione di Dio, e forse l'avranno in misura maggiore degli altri che in questo mondo sembrano molto forti, molto robusti, molto vitali. Questo non vuol dire che la vita biologica, la vita naturale non sia importante: è importante, e dobbiamo anche curare questa vita, ma mai trascurare la vita superiore, spirituale, soprannaturale.
Ecco, questo è il significato profondo della Parola di Dio dell'odierna Domenica. Dobbiamo approfondire bene questo significato, questa Parola di Dio preparandoci alla Quaresima. "Gloria Dei vivens homo": l'uomo vivente è l'abbondanza della vita, la ricchezza della vita che gli viene da Dio, prima da Dio Creatore, poi da Dio Redentore, da Cristo che è venuto perché abbiamo la vita in abbondanza.
Carissimi, sono lieto di incontrarvi in questa parrocchia che porta due titoli stupendi: l'Assunta e San Michele. Titoli, possiamo dire, "apocalittici", perché l'Apocalisse ci parla del segno grande che è la Madonna, Madre di Cristo, e ci parla anche di San Michele, che ha vinto il maligno, il serpente. Voi state sotto la protezione di questo grande mistero e dovete sempre cercare - come ha detto il vostro Parroco - questa aggregazione, questa comunione intorno al mistero della vita divina, il cui vertice è sempre la Madre di Cristo.
Vi auguro, carissimi, una buona Domenica e poi anche una buona 17/01/19102 Pag. 20060 Quaresima, in preparazione alle festività pasquali. Sia lodato Gesù Cristo!
Data: 1994-02-13 Data estesa: Domenica 13 Febbraio 1994
Titolo: La famiglia, grande laboratorio e prima scuola di educazione all'amore
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Gli anni che stiamo vivendo possono essere considerati sicuramente di transizione epocale. Sotto i nostri occhi c'è un mondo in movimento. L'umanità è come ad un bivio. La sfida della libertà costituisce da sempre la grandezza e il pericolo dell'uomo. Ma oggi l'interdipendenza dei popoli dà a questa sfida un carattere nuovo, globale, planetario. Una domanda interpella profondamente la nostra responsabilità: quale civiltà si imporrà nel futuro del pianeta? Dipende infatti da noi se sarà la civiltà dell'amore, come amava chiamarla Paolo VI, oppure la civiltà - che più giustamente si dovrebbe chiamare "inciviltà" - dell'individualismo, dell'utilitarismo, degli interessi contrapposti, dei nazionalismi esasperati, degli egoismi eretti a sistema.
2. Avviandosi a celebrare il giubileo del 2000, la Chiesa sente il bisogno di invitare quanti hanno veramente a cuore le sorti dell'uomo e della civiltà a mettere insieme le proprie risorse e il proprio impegno, per la costruzione della civiltà dell'amore.
L'amore autentico non è vago sentimento né cieca passione. E' un atteggiamento interiore che impegna tutto l'essere umano. E' un guardare all'altro non per servirsene, ma per servirlo. E' la capacità di gioire con chi gioisce e di soffrire con chi soffre. E' condivisione di quanto si possiede, perché nessuno resti privo del necessario. L'amore, in una parola, è dono di sé. Quest'amore, che costituisce il grande messaggio del cristianesimo, è attinto sempre di nuovo ai piedi della Croce, davanti all'immagine sconvolgente del Figlio di Dio incarnato che si sacrifica per la salvezza dell'uomo.
E' quest'amore che le famiglie sono specialmente invitate a riscoprire nell'anno a loro dedicato. La famiglia, grande laboratorio di amore, è la prima scuola, anzi, una scuola permanente, in cui l'educazione all'amore avviene non con aride nozioni, ma con la forza incisiva dell'esperienza. Possa ogni famiglia riscoprire veramente la propria vocazione all'amore! Amore che è rispetto assoluto del disegno di Dio, amore che è scelta e dono reciproco di sé all'interno del nucleo familiare.
3. Carissimi fratelli e sorelle, chiediamo alla Vergine Santa di aiutarci a costruire la civiltà dell'amore. Ci guidi Ella maternamente sulla strada della conversione del cuore.
Un tempo particolarmente propizio per tale interiore rinnovamento è la Quaresima che avrà inizio mercoledi prossimo, mercoledi delle ceneri. Invochiamo anche i santi Cirillo e Metodio, dei quali domani ricorre la festa liturgica.
Furono grandi apostoli del mondo slavo, e con san Benedetto sono i celesti patroni dell'Europa. Siano ancora oggi gli educatori all'amore delle genti del vecchio continente, specialmente là dove più urgente è il bisogno di pace.
(Al termine della recita dell'Angelus il Papa ha rivolto espressioni di saluto ad alcuni dei gruppi di pellegrini presenti in Piazza San Pietro. Queste le sue parole:) Saluto con affetto i ragazzi della Parrocchia di Villafranca Padovana, che, dopo aver ricevuto la santa Cresima, hanno voluto venire a Roma, accompagnati dal Parroco, dai catechisti e da alcuni genitori. Saluto inoltre alcune Comunità neocatecumenali provenienti dall'Abruzzo e dalle Marche.
Cari fratelli e sorelle, sappiate mettere sempre al servizio della Chiesa il vostro impegno per il Vangelo.
Data: 1994-02-13 Data estesa: Domenica 13 Febbraio 1994
Titolo: Grazie per la vostra presenza discreta e intelligente
Signor Ispettore Generale, Signori funzionari e agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!
1. Ogni nuovo anno che inizia domanda dei gesti che noi chiamiamo tradizionali, ma che, ripetuti, si rinnovano e si caricano, ogni volta, di valore e di significato.
Così avviene anche per questo odierno incontro con le Autorità e il Personale della Polizia, che lo Stato italiano deputa ad uno speciale servizio inteso a tutelare la missione del Papa, Vescovo di Roma.
Ringrazio di cuore il Dott. Enrico Marinelli per le nobili ed augurali parole rivoltemi, nelle quali si esprimono gli ideali civili ed umani che animano ed orientano l'attività di tutti voi.
2. Mi è ben noto il necessario e faticoso servizio d'ordine che impegna e coinvolge le vostre persone. Presenza discreta e intelligente, la vostra, che non vuole essere repressiva, bensi preventiva - tale cioè da impedire e scoraggiare ogni elemento di disturbo, affinché il servizio ecclesiale del Papa possa svolgersi in un clima di tranquilla serenità ed a quanti vengono a visitare i luoghi sacri della Cristianità sia assicurata la possibilità di un'autentica esperienza religiosa a contatto con le testimonianze più illustri ed autentiche della fede.
Il mio augurio è che l'ordine esteriore, da voi mantenuto con impegno, sia proiezione del vostro ordine interiore: ordine di pensieri, di scelte, di convinzioni; ordine di orientamenti di vita, di ideali umani, di impegno morale e spirituale. In tal modo non vi sarà dissonanza tra quanto chiedete agli altri e quanto voi stessi siete e fate; ciò darà maggior autorevolezza ai vostri interventi, per quella forza spirituale che si sprigiona dalla parola che nasce da intimo ed appassionato convincimento.
3. Vostro compito è, innanzitutto, la quotidiana tutela della dimora del Papa e delle adiacenze della Città del Vaticano. Tuttavia esso si estende, talvolta, e si fa più meritevole - anche per un maggior coinvolgimento di Personale - durante le Visite pastorali nell'Urbe e durante i viaggi nelle varie città italiane, ove il ministero apostolico mi chiama e mi conduce. Mi rendo conto di quale impegno e di quali responsabilità vengano chieste ai vostri Superiori e alle vostre persone. La certezza di servire, in tal modo, il Signore si trasformi in voi nella contentezza di aver contribuito a "preparare la via del Signore".
4. Carissimi, per tutti i giorni di quest'anno di grazia affido voi ed il vostro lavoro alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di Gesù e Protettrice di ogni famiglia: Ella accolga le vostre intenzioni e le avvalori presentandole al suo Figlio, affinché ideali, propositi, aspirazioni, attività, tutto sia benedetto e protetto.
Nell'estendere i miei auguri di serenità e di letizia alle vostre famiglie e ai vostri Cari, specialmente a quelli fra loro che fossero provati in qualche modo dalla sofferenza, a tutti imparto con affetto la mia Benedizione.
Nel rinnovare il mio affettuoso e riconoscente ringraziamento, imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.
Data: 1994-02-14 Data estesa: Lunedi 14 Febbraio 1994
Titolo: "Animate una Chiesa in stato di missione per dare un deciso impulso alla nuova evangelizzazione"
Amatissimi fratelli nell'Episcopato,
1. In questo incontro conclusivo della vostra Visita ad Limina, ho la gioia di condividere con voi la stessa fede in Gesù Cristo risorto, che ci accompagna lungo il nostro cammino e che è vivo e presente nelle comunità che Egli stesso ha affidato alla vostra sollecitudine pastorale. Rivolgo anche il mio affettuoso saluto alle Chiese diocesane, che presiedete con tanta dedizione e generosità: "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e del Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3).
So che avete vissuto intensamente queste giornate adempiendo alla disposizione canonica di venerare i sepolcri di Pietro e di Paolo, e sentirvi così confermati nella vostra fede (cfr. Lc 22,32), della quale siete maestri, testimoni e custodi qualificati nelle vostre Chiese particolari.
Desidero esprimere la mia viva gratitudine a Monsignor Raul Horacio Scarrone Carrero, Vescovo di Florida e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Allo stesso tempo mi unisco alle vostre preoccupazioni e ai vostri desideri, e prego Dio, ricco di misericordia, affinché questa visita a Roma sia fonte di benedizioni per tutti i sacerdoti, religiosi, religiose e agenti di pastorale, che affrontano amorosamente con voi "il peso della giornata e il caldo" (Mt 20,12), nell'ammirevole lavoro apostolico per il bene dell'amato popolo uruguaiano.
2. Sono lieto di sapere che i piani pastorali nelle vostre diocesi hanno come obiettivo prioritario - come avete segnalato in un recente documento collettivo - quello di "promuovere una Chiesa sempre in stato di missione, per dare impulso alla nuova evangelizzazione, alla promozione umana e alla cultura cristiana" (Orientamenti Pastorali, Triennio 1993-1995). Con esso vi facevate eco della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano quando afferma: "Una catechesi rinnovata e una liturgia viva, in una Chiesa sempre in stato di missione, saranno i mezzi per avvicinare e santificare sempre di più tutti i cristiani e, in particolare, quelli che sono lontani e indifferenti" (Messaggio ai Popoli dell'America Latina e dei Caraibi, n. 30).
La Chiesa si sente continuamente interpellata dal Maestro per annunciare la novità pasquale del suo Vangelo, adempiendo così al mandato di Gesù di annunciarlo a ogni creatura (cfr. Mc 16,15). Tuttavia questa missione profetica, che risveglia la fede e la coscienza del popolo cristiano, deve coinvolgere e responsabilizzare tutte le forze vive della Chiesa e deve riguardare tutti gli ambiti dell'attività umana e, in particolare, la famiglia, la gioventù e la cultura.
Per questo il messaggio deve essere chiaro e preciso: l'annuncio esplicito e profetico del Signore risorto, compiuto con la "parresia" apostolica (cfr. Ac 5,28-29 cfr. RMi 45), in modo che la parola di vita si trasformi in un'adesione personale a Gesù, Salvatore dell'uomo, Redentore del mondo. In effetti, "urge ricuperare e riproporre il vero volto della fede cristiana, che non è semplicemente un insieme di proposizioni da accogliere e ratificare con la mente. E' invece una conoscenza vissuta di Cristo, una memoria vivente dei suoi comandamenti, una verità da vivere" (VS 88).
3. La vostra missione ha come obiettivo fare in modo che la verità su Cristo e la verità sull'uomo penetrino ancora più profondamente in tutti gli strati della società uruguaiana e la trasformino, poiché "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati" (EN 22). Solo così si potrà portare a termine un'evangelizzazione "in profondità e fino alle radici" (Ibidem, EN 20).
Questa vostra opera, non priva di difficoltà, si svolge in mezzo a un popolo dal cuore nobile e dallo spirito aperto e accogliente, che sa valorizzare l'azione cattolica quando gli si proclama la Buona Novella delle beatitudini. E' certo che nella società uruguaiana si manifestano i sintomi di un processo di secolarizzazione, che fa in modo che Dio non costituisca per molti l'origine e la meta, il senso e la spiegazione ultima della vita. Tuttavia, in fondo, questo popolo, come sapete molto bene, e come io stesso ho potuto constatare nei miei viaggi pastorali del 1987-1988, ha un'anima profondamente cristiana, anche se non lo mostra apertamente e sembra che essa sia come nascosta.
Prova di ciò sono le comunità ecclesiali vive e operanti, sia nelle città che all'interno del Paese, dove tante persone, famiglie e gruppi, nonostante la scarsità di ministri sacri, si sforzano di vivere e di testimoniare la loro fede. Ecco una promettente realtà che ci fa sperare nel risorgere di nuovi apostoli che sappiano rispondere: "con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (RMi 92).
4. La Nuova Evangelizzazione, con i suoi nuovi metodi e con le sue nuove espressioni e in particolare con il rinnovato fervore degli evangelizzatori, ha nella famiglia un obiettivo principale. A questo proposito si afferma nelle Conclusioni della Conferenza di Santo Domingo: "La Chiesa annuncia con gioia e convinzione la Buona Novella della famiglia nella quale si forgia il futuro dell'umanità" (n. 210). E, nel documento collettivo citato sopra, voi vi siete impegnati a "promuovere la famiglia come ambito dove si nasce, si cresce e ci si educa per la vita" (Orientamenti Pastorali, Triennio 1993-1995).
Quanto più si promuove l'azione evangelizzatrice nella famiglia, tanto più promettente sarà la promozione di vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata, così come il sorgere di laici veramente impegnati nella missione.
La famiglia deve essere luogo di incontro con Dio, centro di diffusione della fede, scuola di vita cristiana. E' vero che, a volte, dobbiamo affrontare certe mentalità i cui "criteri di giudizio e di scelta" sono "estranei o persino contrapposti a quelli del vangelo" (VS 88). Tuttavia, proprio qui è necessario dimostrare l'"audacia" apostolica, convinti che i valori evangelici, seminati con autenticità di annuncio e di testimonianza, sono un seme che non morirà mai.
Nella stessa Costituzione della vostra Nazione si dice: "La famiglia è la base della nostra società"; "Lo Stato vigilerà sulla sua stabilità morale e materiale per una migliore formazione dei figli all'interno della società" (Art.
40). perciò faccio voto affinché le Autorità del vostro amato Paese possano assolvere sempre più adeguatamente i loro pressanti obblighi a favore della famiglia uruguaiana. A questo proposito, come indicavo nel mio recente messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace: "Nucleo originario della società, la famiglia ha diritto a tutto il sostegno dello Stato per svolgere a pieno la propria peculiare missione" (n. 5).
Sono a conoscenza delle difficoltà in cui si trova la famiglia uruguaiana, in particolare per ciò che concerne la piaga del divorzio e dell'aborto. Inoltre solo circa un terzo dei matrimonio vengono celebrati con il rito sacramentale. Questa realtà costituisce una sfida che deve promuovere lo zelo apostolico dei Pastori e di quanti collaborano in questo campo. "Nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il vangelo e matura nella fede diventa comunità evangelizzante... La famiglia, come la chiesa deve essere uno spazio in cui il vangelo è trasmesso e da cui il vangelo si irradia" (FC 52).
5. So che una delle vostre principali preoccupazioni è il tema delle vocazioni sacerdotali e religiose, poiché il numero dei sacerdoti è insufficiente ai bisogni delle vostre comunità. Come ho indicato nell'apertura della IV Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano: "Condizione indispensabile per la nuova evangelizzazione è il poter contare su evangelizzatori numerosi e qualificati.
perciò, la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose... deve essere una priorità per i Vescovi e un impegno per tutto il popolo di Dio" (Discorso di Apertura, Santo Domingo 12 ottobre 1992, n. 26). Chiedo con fervore al Padrone della Messe che il vostro Seminario Maggiore Nazionale che è come il cuore di tutte le diocesi (cfr. OT 5), si arricchisca di numerosi candidati al sacerdozio che possano un giorno servire i loro fratelli come "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Permettetemi, per mezzo di voi, di inviare un affettuoso saluto a tutti i seminaristi dell'Uruguay. Dite loro che il Papa si aspetta molto da essi e che confida nella loro fedeltà.
L'attenzione per l'aumento dei candidati alla vita sacerdotale e religiosa vi porterà a potenziare la pastorale vocazionale e la formazione integrale del futuro sacerdote o religioso, che lo conduca ad una più profonda intimità con Cristo mediante la preghiera assidua, la frequenza dei sacramenti - in particolare l'Eucaristia e la Riconciliazione -, lo studio della Parola di Dio e delle scienze sacre, la devozione mariana e la direzione spirituale.
La stessa scarsità di personale apostolico può anche essere una chiamata del Signore per rafforzare i vincoli di profonda carità tra il Vescovo e i suoi sacerdoti, poiché "la fisionomia del presbiterio è, dunque, quella di una vera famiglia" (PDV 74). Bisogna dunque fare tutto il possibile per edificare il presbiterio come famiglia sacerdotale, come "fraternità sacramentale" (PO 8), che rifletta la vita degli Apostoli, sia nella sequela evangelica sia nella missione. Se i giovani vedono che i presbiteri, intorno al loro Vescovo, danno testimonianza di reciproche unioni e carità, di generosità evangelica e di disponibilità missionaria, saranno molti coloro che sentiranno la vocazione sacerdotale. D'altra parte, anche le vocazioni alla vita consacrata sorgono abbondanti quando ci sono sacerdoti che si dedicano all'animazione delle comunità e alla direzione spirituale.
6. Molte delle sfide pastorali che il vostro ministero episcopale deve affrontare sono strettamente connesse alla evangelizzazione della cultura. In effetti, se riflettiamo su ciò che abbiamo detto circa la famiglia e il risorgere delle vocazioni, constatiamo l'importanza di un ambiente culturale propizio, che consenta l'espressione e la promozione dei valori umani ed evangelici in tutta la loro integrità. perciò bisogna "raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il Disegno della salvezza" (EN 19).
L'ambito della cultura è uno degli areopaghi dei tempi moderni, in cui il Vangelo deve essere presente con tutta la sua forza (cfr. RMi 37). Grazie alla perseverante opera realizzata nelle scuole e nelle Università Cattoliche, in Uruguay si sono ottenuti importanti risultati per quanto riguarda il dialogo tra fede e cultura. Per questo, come ho indicato nella mia seconda visita pastorale al vostro Paese "è indispensabile che" dette istituzioni "mantengano la loro identità cattolica ben definita", poiché da ciò "dipende in gran parte se la cultura della vostra Nazione sarà vivificata dalla verità del vangelo" (Discorso al mondo della cultura all'università Cattolica "Damaso Larranaga", Montevideo, 7 maggio 1988, n. 5 e n. 6).
A questo proposito desidero esprimere il mio apprezzamento per il contributo che l'Università Cattolica, unitamente ad altre istituzioni, apporta al mondo della cultura in Uruguay e le incoraggio a essere sempre autentici promotori della civiltà dell'amore, che riconcilii gli elementi di divisione, che promuova la solidarietà e lo sviluppo, e che manifesti apertamente la centralità del bene, della verità e della bellezza.
7. Non stancatevi di ripetere ai laici cristiani che è proprio della loro missione "la instaurazione dell'ordine temporale come compito proprio e in esso guidati dalla luce del vangelo e dal pensiero della chiesa e mossi dalla carità cristiana, operino direttamente e in modo concreto" (AA 7). I secolari, individualmente o legittimamente associati, devono operare per ricondurre alla Chiesa coloro che si sono allontanati, facendo anche sentire la loro presenza, nella vita pubblica per illuminare con i valori del Vangelo i diversi ambiti in cui si configura l'identità di un popolo. Con le loro attività quotidiane devono "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida... dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società" (CL 34). Tuttavia, la loro condizione di fedeli seguaci di Cristo e, allo stesso tempo, cittadini della città terrena non deve spingerli a condurre "due vite parallele: da una parte la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze, e dall'altra, la vita cosiddetta "secolare" ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura" (ibidem CL 59).
Desidero affidare voi e tutte queste intenzioni a Nostra Signora dei Trentatré, che ho visitato nel Santuario Nazionale per contemplare "la santa immagine che attira gli sguardi di tutti gli uruguaiani e diffonde dolcezza e bontà". Dalla cattedrale di Florida ella continuerà a incoraggiarvi nella vostra opera pastorale.
Affido alla sua intercessione materna le mie preghiere e la mia Benedizione Apostolica per le vostre Chiese particolari con i loro sacerdoti, religiosi e religiose, persone consacrate, famiglie, anziani, giovani, bambini e malati.
Data: 1994-02-14 Data estesa: Lunedi 14 Febbraio 1994
GPII 1994 Insegnamenti - La meditazione al termine dell'Oratorio sacro "Sulla via di Emmaus" eseguito nella chiesa della Madonna della Fiducia - Roma