GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: all'Ispettorato di P.S. presso il Vaticano - Città del Vaticano (Roma)
Titolo: Grazie per la vostra presenza discreta e intelligente
Signor Ispettore Generale, Signori funzionari e agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!
1. Ogni nuovo anno che inizia domanda dei gesti che noi chiamiamo tradizionali, ma che, ripetuti, si rinnovano e si caricano, ogni volta, di valore e di significato.
Così avviene anche per questo odierno incontro con le Autorità e il Personale della Polizia, che lo Stato italiano deputa ad uno speciale servizio inteso a tutelare la missione del Papa, Vescovo di Roma.
Ringrazio di cuore il Dott. Enrico Marinelli per le nobili ed augurali parole rivoltemi, nelle quali si esprimono gli ideali civili ed umani che animano ed orientano l'attività di tutti voi.
2. Mi è ben noto il necessario e faticoso servizio d'ordine che impegna e coinvolge le vostre persone. Presenza discreta e intelligente, la vostra, che non vuole essere repressiva, bensi preventiva - tale cioè da impedire e scoraggiare ogni elemento di disturbo, affinché il servizio ecclesiale del Papa possa svolgersi in un clima di tranquilla serenità ed a quanti vengono a visitare i luoghi sacri della Cristianità sia assicurata la possibilità di un'autentica esperienza religiosa a contatto con le testimonianze più illustri ed autentiche della fede.
Il mio augurio è che l'ordine esteriore, da voi mantenuto con impegno, sia proiezione del vostro ordine interiore: ordine di pensieri, di scelte, di convinzioni; ordine di orientamenti di vita, di ideali umani, di impegno morale e spirituale. In tal modo non vi sarà dissonanza tra quanto chiedete agli altri e quanto voi stessi siete e fate; ciò darà maggior autorevolezza ai vostri interventi, per quella forza spirituale che si sprigiona dalla parola che nasce da intimo ed appassionato convincimento.
3. Vostro compito è, innanzitutto, la quotidiana tutela della dimora del Papa e delle adiacenze della Città del Vaticano. Tuttavia esso si estende, talvolta, e si fa più meritevole - anche per un maggior coinvolgimento di Personale - durante le Visite pastorali nell'Urbe e durante i viaggi nelle varie città italiane, ove il ministero apostolico mi chiama e mi conduce. Mi rendo conto di quale impegno e di quali responsabilità vengano chieste ai vostri Superiori e alle vostre persone. La certezza di servire, in tal modo, il Signore si trasformi in voi nella contentezza di aver contribuito a "preparare la via del Signore".
4. Carissimi, per tutti i giorni di quest'anno di grazia affido voi ed il vostro lavoro alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di Gesù e Protettrice di ogni famiglia: Ella accolga le vostre intenzioni e le avvalori presentandole al suo Figlio, affinché ideali, propositi, aspirazioni, attività, tutto sia benedetto e protetto.
Nell'estendere i miei auguri di serenità e di letizia alle vostre famiglie e ai vostri Cari, specialmente a quelli fra loro che fossero provati in qualche modo dalla sofferenza, a tutti imparto con affetto la mia Benedizione.
Nel rinnovare il mio affettuoso e riconoscente ringraziamento, imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.
Data: 1994-02-14 Data estesa: Lunedi 14 Febbraio 1994
Titolo: Oggi incomincia il tempo di una grande Trasfigurazione
1. "...segno di contraddizione" (Lc 2,34).
Segno di contraddizione è la cenere che oggi la Chiesa impone sul nostro capo. Segno di contraddizione rispetto alla vita e all'immortalità per le quali l'uomo è stato creato. Il rito delle ceneri vuole dirci: "Polvere tu sei e in polvere tornerai!" (Gn 3,19).
Noi, tuttavia, non vogliamo fuggire davanti a questo segno. Anzi, sentiamo come un intimo bisogno di riviverlo, nella liturgia del Mercoledi delle Ceneri, perché esso racchiude una fondamentale verità sull'uomo. Mediante il segno che rappresenta la sua radicale umiliazione da parte della morte, la creatura umana pronunzia le parole della penitenza ed invoca una radicale purificazione: "Riconosco la mia colpa...
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto" (Ps 50 (51),5-6).
2. "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo tratto da peccato in nostro favore" (2Co 5,21).
Celebrando la liturgia delle Ceneri, anche la Chiesa ripete: "Crea in me, o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo...
Rendimi la gioia di essere salvato" (Ps 50 (51),12.14).
L'uomo, privato dell'innocenza e sottomesso alla morte, grida a Dio, Datore della Vita, grida a Colui che è il "Segno di contraddizione": contraddici la mia morte, contraddici il mio peccato! L'uomo invoca da Dio questo segno, e questo segno gli è dato (cfr. Is 7,14) in Gesù Cristo.
L'odierna Celebrazione ci orienta verso il "grande Segno" della salvezza: Cristo Crocifisso. Quaranta giorni durerà il tempo della penitenza, della preghiera, del digiuno, dell'elemosina, che riguardano la sfera spirituale e quella materiale dell'esistenza, affinché tutti possiamo profondamente penetrare il senso di questo "Segno".
Chi sei tu, o Cristo, che, non conoscendo il peccato, hai voluto diventare "peccato per noi"? Si. E' necessario che noi chiniamo il capo e, ricevendo la cenere, ci apriamo al Segno salvifico e redentore che sei Tu, o Cristo Crocifisso e Risorto.
3. "Poenitemini et credite evangelio".
"Convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15).
E' questa una chiamata meravigliosa, che reca in sé una forza creatrice.
La Quaresima è tempo di salvezza. E' il tempo sospirato, nel quale siamo chiamati con Cristo a fare ritorno al Padre: a passare alla Vita attraverso la morte; a passare alla Risurrezione attraverso il morire a noi stessi.
Siamo chiamati a chiudere la porta del nostro cuore (cfr. Mt 6,6), a sigillarla con cura; e, nello stesso tempo, siamo chiamati ad aprirla, a spalancarla, per tutti! La Quaresima è tempo di raccoglimento e di fraternità, di rinuncia e di generosità.
Ecco, Gesù si reca nel deserto. Andiamo anche noi con Lui! Là, Egli affronterà il "padre della menzogna" (Jn 8,44): sbarrerà la strada ad ogni suo inganno ed aprirà per tutti gli uomini la strada della verità, la strada che conduce all'unico vero Padre, mediante lo Spirito Santo, sorgente di Amore e di Vita.
4. Oggi incomincia il tempo di una grande Trasfigurazione, nella quale ogni contraddizione umana è destinata ad essere superata grazie a Colui che è Segno fedele ed eterno della divina Misericordia.
O Cristo, Segno di contraddizione per noi peccatori, illuminaci con la tua Verità! Donaci la tua salvezza, donaci la tua vittoria! (cfr. Ps 117 (118),25).
Data: 1994-02-16 Data estesa: Mercoledi 16 Febbraio 1994
Titolo: Il nostro tempo esige la forza spirituale del digiuno
Vorrei dire una parola su un tema che mi sembra sia stato trascurato: il digiuno.
Non dubito che siano tanti coloro che digiunano, anche fra i Parroci e il Clero romano. Sono molti coloro che già lo fanno fra i laici, gli iscritti a Movimenti o ad altri gruppi, i gruppi di preghiera... Ma c'è qualche problema che rimane.
Cristo ha detto una volta agli Apostoli che il demonio, e perciò il male, non si supera, non si vince, non si caccia via se non attraverso la preghiera e il digiuno.
Noi, specialmente noi un po' più anziani, almeno di sessant'anni, sappiamo che una volta questo problema del digiuno nella Chiesa era regolato molto dettagliatamente, con un precetto ecclesiastico speciale e poi con molte regole applicative. C'erano anche molti problemi di casistica, di teologia morale.
Tutto questo è un po' scomparso, forse soprattutto a causa delle circostanze: c'è stata la guerra, abbiamo vissuto situazioni difficili, e poi sembrava che non fosse più utile regolare il digiuno con un precetto ecclesiastico specifico troppo dettagliato. Forse questo atteggiamento era anche giusto e giustificato. così oggi, con il precetto, il digiuno è ridotto a due giorni all'anno. Il resto si lascia all'iniziativa personale, come fatto un po' privato di ogni cristiano. Forse è anche bene, anche giusto fare così. Ma temo che il clima dell'epoca in cui viviamo sia molto contrario a digiunare.
Si parla tanto di questo consumismo: utilizzare le cose è contrario al digiunare, perché digiunare vuol dire poter lasciare le cose, poter abbandonare le cose per un motivo superiore, spirituale. Vivere più da uomo spirituale che da uomo carnale. Tutto questo mi sembra lontano dalla mentalità odierna. E non so se gli altri nostri fratelli, anche i Fratelli Ortodossi, Orientali, non stiano su questo punto in una posizione più conseguente, più forte della nostra. Senza parlare dei Musulmani, che hanno il loro "Ramadan"; certamente anche la fede ebraica è molto osservante su questo punto, su questo aspetto. Qualche volta mi viene in mente che noi siamo un po' dietro agli altri. Non è un problema di ambizione cattolica: è solamente il problema della fedeltà al Signore e soprattutto della efficacia dei nostri sforzi, perché i nostri sforzi sono grandi e la Chiesa ha certamente la sua forza strutturale, ma c'è da temere che forse qualche volta manca questa forza spirituale che viene appunto dalla preghiera e dal digiuno. E' vero che l'uomo contemporaneo occidentale è più pronto a offrire le cose agli altri, è più disposto all'elemosina, e lo fanno in molti, ci sono molte iniziative in questo senso. E' più pronto a dare le cose agli altri che ad accettare la mancanza delle cose per se stesso.
Certamente noi ci troviamo davanti a questo spirito del mondo e anche davanti a grandi impegni: vincere questo spirito del mondo, vincere il demonio di cui parla Cristo. E' un compito, una sfida grande, difficile. Allora dobbiamo un po' calcolare le forze, bilanciarle dall'una e dall'altra parte, vedere se non siamo troppo deboli per questa sfida, per questa lotta spirituale. Si sa che i grandi Santi, i grandi Pastori lottavano con questa forza spirituale che è la forza della preghiera e del digiuno. E' una cosa che si deve certamente ricordare, forse un po' ripristinare nella vita della Chiesa, delle Comunità cattoliche, della Chiesa di Roma. Non so se il Sinodo romano ha detto qualcosa in materia.
Certamente il Sinodo ha i suoi grandi meriti ed io ringrazio il Cardinale Poletti, il Cardinale Ruini e tutte le strutture sinodali per aver portato a compimento questa grande opera del Sinodo di Roma.
Lasciando il tema del digiuno e arrivando a quello della parrocchia, vorrei ringraziare ancora una volta le parrocchie romane per la buona accoglienza che riservano al Papa quando viene in visita pastorale. E' anche utile visitare una parrocchia come questa ultima, della Santissima Assunta e San Michele, dove ho guadagnato una cosa importante: il Parroco mi ha detto adesso che mi dà le vacanze... Allora è una cosa utile visitare una parrocchia, specialmente quando il Parroco è un po' "montanaro" e così sente la stessa nostalgia...
Non vorrei prolungare questa riflessione. Mi basta lasciare un seme, quello del digiuno, per riflettere. Quaresima vuol dire quaranta giorni di digiuno. Gesù ha digiunato quaranta giorni e quaranta notti. E' stato un diguno veramente grande. Non è solamente questo, ma è anche questo. così si è preparato alla grande lotta che avrebbe dovuto affrontare: subito dopo è avvenuta la grande tentazione e poi tutta la missione evangelica, la grandissima tentazione della Settimana Santa e la grandissima vittoria.
Lascio questo problema alle vostre riflessioni, forse ad un ripensamento anche del Consiglio episcopale, e poi alle diverse iniziative. Quando si è già deciso che non ci sono più precetti dettagliati per il digiuno nella Chiesa, si deve pensare almeno ad iniziative appropriate e circostanziate.
Per me, una conferma di questo, è stata anche la Giornata del 23 gennaio. Per il grande male che è l'odio tra i nostri fratelli dei Balcani, si è celebrata una Giornata di preghiera, il 23 gennaio, e anche di digiuno, il 21 gennaio. Questo è stato condiviso e accettato da molti, a Roma e dappertutto in Italia e fuori d'Italia. Si vede che forse c'è bisogno non di precetti meccanici di digiuno, ma di precetti ben argomentati: digiuniamo per tale scopo, per tale finalità, per aiutare tale causa. Forse in questo senso si protrebbe ripensare un po' la pratica ecclesiale del digiuno quaresimale.
Grazie!
Data: 1994-02-17 Data estesa: Giovedi 17 Febbraio 1994
Titolo: Insegnate agli studenti come pregare per essere sempre vicini al Signore
Cari fratelli in Cristo, E' per me un grande piacere darvi il benvenuto, Rettori dei Seminari e dei Collegi anglofoni provenienti da vari Paesi europei. Sono a conoscenza del fatto che per molti anni vi siete riuniti periodicamente in uno o nell'altro dei vostri Paesi, per discutere e per pregare sulle numerose questioni e sui numerosi problemi che sorgono nel corso del vostro importante lavoro mirante ad educare e a formare i futuri sacerdoti, sia diocesani che religiosi. Quest'anno avete scelto Roma come vostro luogo d'incontro, e io prego che la vostra permanenza vicino alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo sia un'occasione di grazia speciale e di rinnovato impegno agli obblighi che avete assunto per il bene della Chiesa.
Il vostro compito non è facile. E' vostra responsabilità assicurare che gli studenti giunti nei vostri collegi ricevano una solida formazione alla filosofia, alla teologia e a tutti i talenti richiesti nell'opera sacerdotale. Ma lo studio non è mai l'unico scopo della vita nel seminario. Ai giovani a voi affidati deve essere insegnato come pregare, come giungere vicino al Signore che li ha chiamati al suo speciale ed immediato servizio. L'intimità con il Pastore Divino, questo è ciò che i vostri studenti devono acquisire. Senza di essa, essi non possono divenire buoni sacerdoti, senza di essa, essi possono correre il rischio di cadere.
Filosofia, teologia e preghiera: ma un ulteriore elemento vitale è sicuramente lo sviluppo umano. I sacerdoti devono essere educati come tutti gli altri, se essi devono esere capaci di incontrare la gente su lo stesso piano, se devono essere capaci di essere tutte le cose per tutti gli uomini, come dice l'Apostolo Paolo, inoltre non può essere considerato scontato che i vostri studenti abbiano già acquisito una piena e globale visione delle verità fondamentali della fede prima di giungere da voi. Ciò è qualcosa che deve essere verificata e, qualora necessario, si deve rimediare alla sua carenza.
Mentre trascorrete questi giorni in discussione e in preghiera, chiedo allo Spirito Santo di illuminarvi e di infondervi nuovo coraggio. Il vostro lavoro è vitale per la vita della Chiesa e vi ringrazio per tutto ciò che fate.
Affidandovi all'intercessione di Maria, Madre dei sacerdoti e Madre della Chiesa, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi, ai vostri assistenti e ai vostri studenti.
Data: 1994-02-18 Data estesa: Venerdi 18 Febbraio 1994
Titolo: Il persistente clima di antagonismo nel Nicaragua reclama una convincente testimonianza della Dottrina sociale
Venerabili fratelli nell'Episcopato,
1. Vi do il mio più cordiale benvenuto a questo incontro con il quale culmina la vostra visita "ad Limina Apostolorum", che mi consente di rinnovarvi l'espressione del mio profondo affetto, che estendo di cuore agli amati sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle vostre rispettive diocesi. Con questa visita a Roma, centro della cattolicità, desiderate dare ancor maggior rilievo all'intima comunione nella fede e nella carità con la Sede Apostolica. Per questo, con le parole di san Paolo, "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, poiché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni..." (1Co 1,4-5).
Dopo aver ringraziato vivamente il Cardinale Miguel Obando Bravo, Arcivescovo di Managua e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che, a nome di tutti, ha tenuto a rivolgermi, desidero esprimere il mio apprezzamento per la vostra volontà e il vostro sforzo di mantenere e accrescere la vostra unione come Pastori della Chiesa in Nicaragua; conoscete bene l'importanza di questa testimonianza che edifica il Popolo di Dio e che deve nascere da motivazioni profonde e soprannaturali. La preghiera del Signore "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21) deve farsi vita nei vostri presbiteri, nelle comunità religiose, nelle parrocchie e nei movimenti apostolici.
I colloqui personali con ognuno di voi, unitamente ai rapporti quinquennali, mi sono serviti per avvicinarmi con maggiore cognizione alla realtà della Chiesa nicaraguense, con le sue luci e le sue ombre, ma sempre animata dallo zelo pastorale per conseguire nelle vostre comunità un profondo rinnovamento di tutta la vita cristiana, seguendo le direttive del Concilio Vaticano II. Mosso dal desiderio di confermare i vostri sforzi e di incoraggiare i vostri compiti, ho qui alcune riflessioni su temi che voi stessi, come Pastori della Chiesa, avete condiviso con me e che sono tra gli obiettivi prioritari del ministero episcopale.
2. La IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, che si è svolta a Santo Domingo, ha evidenziato in modo particolare le gravi sfide pastorali del nostro tempo e "ha voluto tracciare le linee fondamentali di un nuovo impulso evangelizzatore che ponga Cristo nel cuore e nella vita di tutti i latino-americani. Questo è il nostro compito: far si che la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo penetri sempre più profondamente in tutti gli strati della società alla ricerca della sua progressiva trasformazione" (Messaggio n. 3).
Questa è la meta che anche voi, amati Fratelli, vi siete preposti, facendo vostre le Conclusioni dell'Assemblea di Santo Domingo. Questo e non altro deve essere il vostro obiettivo, poiché la Chiesa è chiamata a illuminare dal Vangelo, tutti gli ambiti della vita dell'uomo e della società. E deve farlo tenendo presente il suo proprio fine che "è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa" insegna il Concilio Vaticano II "scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42).
In effetti, la Chiesa, per la sua vocazione di servizio all'uomo in tutte le sue dimensioni, incoraggia tutto ciò che può promuovere il bene comune della società e si sforza di essere sempre "il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (GS 76). Per questo, come sottolinea lo stesso documento conciliare "la Chiesa... in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico" (). Tuttavia, essa deve illuminare anche le realtà temporali con i valori e i criteri del Vangelo (cfr. ).
3. Tenendo conto delle circostanze attuali che il vostro Paese sperimenta, è necessario dedicare grande attenzione alla formazione dei laici, aprendo loro cammini affinché collaborino più attivamente alla vita e alla missione della Chiesa. Ad essi spetta "di permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5) affinché "a modo di fermento esercitino nel mondo il loro apostolato" (AA 2).
La loro vocazione cristiana deve spingere i laici a vivere in mezzo alle realtà temporali come costruttori di pace e di armonia, come decisi collaboratori per il bene comune. Essi devono promuovere la giustizia e la solidarietà nell'ambito delle loro responsabilità concrete: nell'attività economica, nell'azione sindacale o politica, nel campo educativo e culturale, nei mezzi di comunicazione sociale, nelle famiglie, associazioni, istanze pubbliche, in poche parole, nei molteplici campi dell'attività umana.
4. Osservando la realtà del Nicaragua sono motivo di preoccupazione gli antagonismi che continuano a esistere nel panorama sociale e che mettono a rischio la convivenza pacifica e solidale fra tutti i nicaraguensi. Nonostante le tensioni e le differenze, spetta a voi, Pastori della Chiesa, essere sempre i primi "segni e strumenti di comunione", come raccomanda il Concilio Vaticano II (cfr. LG 4), affinché il "ministero della riconciliazione" (2Co 5,18) che vi è stato affidato sia in grado di vincere la dialettica dei conflitti a favore della civiltà dell'amore (cfr. GS 73).
Sapete bene come la Sede Apostolica guardi con stima e speranza a tutte le iniziative volte a superare le divisioni e a promuovere il dialogo e una maggiore intesa, che possano soddisfare le legittime aspirazioni di giustizia e di libertà di tutti i cittadini. Mosso dalla mia sollecitudine di Pastore, in questa circostanza, desidero rivolgere un pressante appello affinché tutti, capi politici e sindacali, imprenditori e lavoratori, uomini di cultura e di scienze, padri e madri di famiglia, si uniscano per la costruzione di una società più giusta, fraterna e responsabile; una società nella quale si superino le offese e i conflitti, una società nella quale si consolidi il processo democratico e si instaurino condizioni autentiche di giustizia e di pace alle quali aspira e ha diritto il popolo del Nicaragua.
A questo proposito è particolarmente importante promuovere e mettere in pratica la dottrina sociale della Chiesa, la quale "fa parte della missione evangelizzatrice" (cfr. SRS 41) e ha di per sé anche il valore di uno "strumento di evangelizzazione" (CA 54), poiché illumina l'esistenza concreta della fede cristiana. Come ho indicato nell'Enciclica "Redemptoris Missio": "Col messaggio evangelico la Chiesa offre una forza liberante e fautrice di sviluppo proprio perché porta alla conversione del cuore e della mentalità, fa riconoscere la dignità di ciascuna persona, dispone alla solidarietà, all'impegno, al servizio dei fratelli" (RMi 59), "tenendo sempre ferma la priorità delle realtà trascendenti e spirituali, premesse della salvezza escatologica" (RMi 20).
5. Tuttavia, sapete bene, cari fratelli, che per poter offrire una testimonianza chiara e convincente della propria fede in seno alla società, è presupposto indispensabile che Gesù Cristo sia il centro e la sorgente da dove il cristiano riceve grazia e ispirazione per rendere viva la legge dell'amore. Cristo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).
La nuova evangelizzazione ha bisogno, innanzitutto, di testimoni, ossia di persone che abbiano sperimentato la trasformazione reale della propria esistenza mediante la fede in Gesù Cristo e siano capaci di trasmettere questa esperienza agli altri. La nuova evangelizzazione deve avere come primo obiettivo quello di rendere vivo l'ideale di santità. Per questo, primo compito del Vescovo è quello di far fruttificare la grazia di Dio affinché risplenda la santità. Come "i regolatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica" (CD 15), nelle comunità ecclesiali che vi sono state affidate, dovete vegliare affinché si osservino diligentemente le norme e le direttive riguardanti la sua celebrazione. Un'errata interpretazione della spontaneità non deve portare ad alterare il senso delle azioni liturgiche e, concretamente, della Santa Messa.
6. In questo Anno della Famiglia vi invito a intensificare il vostro zelo apostolico a favore della famiglia in Nicaragua. Come sottolinea la IV Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano "la Chiesa annuncia con allegria e convinzione la Buona Novella sulla famiglia nella quale si plasma il futuro dell'umanità e si concretizza la frontiera decisiva della nuova evangelizzazione.
Così lo proclamiamo qui, in America Latina e nei Caraibi, in un momento storico in cui la famiglia è vittima di numerose forze che cercano di distruggerla e di deformarla (Conclusioni di Santo Domingo, n. 210). In effetti, sono molti i fattori che, anche nel vostro Paese, hanno contribuito e contribuiscono a indebolire i valori umani e cristiani che devono sostenere la vita familiare.
Siete consapevoli che i divorzi, gli aborti, le campagne anticoncezionali - in contrasto all'autentica paternità responsabile (cfr. GS 50-51) -, unioni consensuali libere e la mentalità "laicista", promossa puntualmente da alcuni mezzi di comunicazione sociale, sono altrettante cause che danneggiano seriamente i principi morali e non solo nelle coscienze degli individui, ma anche nell'ordine sociale.
Diviene pertanto urgente la necessità di intensificare nei cristiani la formazione religiosa. Voi stessi avete sempre manifestato apertamente la vostra preoccupazione dinnanzi agli atteggiamenti laicizzanti che alcune ideologie promuovono e che mettono a rischio i valori irrinunciabili della fede del vostro popolo e che mirano ad accantonare il messaggio evangelico o svuotarlo dei suoi contenuti spirituali e trascendenti. Per tutto ciò, la profonda formazione religiosa dei cristiani, in particolare dei bambini e dei giovani, deve essere un obiettivo prioritario nell'opera evangelizzatrice in Nicaragua, per la qual cosa contate, come prezioso strumento, sul Catechismo della Chiesa cattolica.
7. Nei sacerdoti troverete "solleciti cooperatori del vostro ministero episcopale" (cfr. LG 28) per lo svolgimento di questo compito apostolico, che deve trovare nella catechesi a tutti i livelli nella pastorale liturgica, nei sacramenti dell'iniziazione cristiana, nella preparazione al sacramento del matrimonio, nella celebrazione dell'Eucaristia nel giorno del Signore, altrettanti elementi essenziali per portare a tutti il messaggio di salvezza eterna che viene da Gesù Cristo.
D'altra parte al sacerdote si richiede un'adeguata preparazione dottrinale, spirituale e pastorale, che deve sempre riflettere il messaggio integro di Gesù, soddisfacendo le esigenze del nostro tempo. Ciò è possibile se il Pastore di anime è unito a Dio da un'intensa vita spirituale, alimentata con la preghiera costante, con l'accettazione della Parola di Dio e con la celebrazione dei suoi misteri, per essere così testimone vivo di carità e dono generoso di sé alla comunità che serve.
In stretto rapporto con la vita dei presbiteri è la problematica concernente le vocazioni sacerdotali e religiose che, a quanto mi risulta, sono oggetto della vostra paterna sollecitudine per la trascendenza che questo ha per il presente e il futuro della Chiesa in Nicaragua. In effetti, senza sufficienti vocazioni tutta l'azione evangelizzatrice si vedrebbe seriamente compromessa, specialmente ai nostri giorni, in cui sette fondamentaliste e nuovi gruppi religiosi conducono un'aggressiva campagna proselitista seminando confusione tra i fedeli e minando la coerenza e l'unità del messaggio evangelico.
8. Per questo il Seminario, come afferma il Concilio Vaticano II, deve essere "il cuore della diocesi" (OT 5). Assegnate quindi sacerdoti adeguatamente preparati all'importante opera di formazione dei futuri presbiteri.
Come osserva un recente documento della Congregazione per l'Educazione Cattolica "il formatore che vive di fede educa più con ciò che è che non con quello che dice. La sua fede si traduce in una coerente testimonianza di vita sacerdotale, animata da zelo apostolico e dal vivo senso missionario" (Direttive sulla preparazione degli Educatori nei seminari, n. 27). Fate quindi in modo che i formatori e i professori dei vostri seminari e delle case di formazione siano fedeli in modo esemplare alle norme stabilite dalla Santa Sede, affinché la ricchezza dottrinale, lo spirito di servizio ecclesiale e lo zelo per la salvezza delle anime preparino adeguatamente i seminaristi a essere un giorno "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). I centri di formazione dei candidati al sacerdozio devono essere modelli di preparazione integrale della persona, con una solida base spirituale, morale e intellettuale; con un'appropriata disciplina e con spirito di sacrificio. Solo così si potranno soddisfare i bisogni delle comunità ecclesiali del Nicaragua, che si aspettano che i sacerdoti siano, prima di tutto, maestri nella fede e testimoni dell'amore verso Dio e verso il prossimo.
9. Da parte vostra occupatevi con sollecitudine dei sacerdoti uniti a voi "nell'onore sacerdotale" (LG 28), vivendo con essi in amicizia e fraternità, aiutandoli a svolgere, con gioia e fedeltà, il ministero che hanno ricevuto da Cristo a favore degli uomini. Animate con la vostra parola e con il vostro esempio tutti i membri della comunità cristiana, religiosi e secolari, affinché provino la gioia di far parte del Popolo di Dio, germe di unità, di speranza e di salvezza per tutta la società.
Desidero concludere questo colloquio fraterno chiedendovi di portare il mio saluto affettuoso a tutti i membri delle vostre Chiese particolari: ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose; ai catechisti, ai cristiani impegnati nell'apostolato; ai giovani e ai genitori, agli anziani, ai malati e a quelli che soffrono. In modo speciale dite ai vostri sacerdoti, alle persone consacrate, agli altri agenti di pastorale e ai seminaristi, che il Papa li ringrazia per il loro operato per il Signore e per la causa del Vangelo e che spera e confida nella loro fedeltà.
Nel ringraziarvi, a nome del Signore Gesù, per la dedizione e la sollecitudine pastorale verso il gregge che vi è stato confidato, affido voi, così come le vostre comunità ecclesiali, alla materna intercessione della Santissima Vergine che l'amato popolo nicaraguense invoca come la "purissima", mentre vi imparto con grande affetto una speciale Benedizione Apostolica.
Data: 1994-02-18 Data estesa: Venerdi 18 Febbraio 1994
Titolo: In ginocchio e forti solo della nostra supplica chiediamo ai responsabili politici e militari di porre termine a questa immane carneficina
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Questa marcia silenziosa, che avete compiuto attraverso le vie di Roma, vuole testimoniare solidarietà verso le popolazioni della martoriata città di Sarajevo e dell'intera regione della Bosnia Erzegovina.
A tutti voi, il mio cordiale benvenuto. Saluto in particolare il Signor Sindaco di Roma e gli altri Sindaci di numerose Città italiane qui presenti, il Ministro per gli Affari Sociali e quanti hanno promosso questa significativa manifestazione.
Venti di guerra continuano a soffiare sulle vicine terre della ex Jugoslavia dove la pervicace violenza ha colpito migliaia di inermi, di indifesi, di deboli. Possano questi venti di distruzione finalmente acquietarsi! Essi si abbattono su popolazioni dilaniate dalla ferocia di persone dimentiche della loro umanità. Bambini, malati, feriti chiedono ed attendono la nostra solidarietà ed un impegno senza sosta per porre fine all'insensato linguaggio delle armi.
2. Non possiamo lasciarli soli. Essi sono vittime di aberranti azioni di guerra, compiute da uomini divenuti insensibili ai più elementari valori e diritti dell'essere umano.
Non possiamo tacere, perché l'audacia della fraternità ci sospinge a tentare tutto al fine di far rifiorire la pace nei Balcani. Ancora una volta, in ginocchio e forti solo della nostra supplica, chiediamo alle parti interessate, ai responsabili politici e militari di porre termine a questa immane carneficina.
Nulla resti di intentato per restituire alla ragione e all'amore chi è vittima dell'odio, che cova dentro di sé.
3. Carissimi fratelli e sorelle, la solidarietà, che con questa silenziosa iniziativa avete manifestato, è importante soprattutto nell'attuale momento in cui sembrano profilarsi concrete prospettive di pacificazione. Il vostro è un gesto di civiltà e di concreto sostegno politico e morale. Quando poi l'umana solidarietà si congiunge all'inerme ma efficace invocazione a Dio, anche le menti più indurite possono essere scosse e giungere a capire che una Nazione non si costruisce con la barbarie della guerra, ma con la collaborazione e la concordia di tutti.
Vorrei a questo punto rivolgermi ai Responsabili dei territori della ex Jugoslavia domandando loro di lasciar transitare i convogli umanitari che da Spalato si dirigeranno alla volta di Sarajevo, di Mostar est e Mostar ovest per recare aiuto ai bambini di quelle località. Chiedo ugualmente la collaborazione di tutti per gli altri convogli che nei prossimi giorni raggiungeranno diverse città dei Balcani al fine di soccorrere altri bambini senza distinzione etnica né religiosa. E' un gesto di amore concreto nei confronti dell'infanzia, speranza ed aurora dell'umanità.
4. Dio, che conosce i segreti pensieri dell'animo umano, ispiri a tutti sentimenti di pace. La Quaresima appena iniziata richiama il faticoso cammino attraverso il deserto; un deserto che purifica, converte, rinnova e volge l'animo ai valori essenziali. Nel deserto, l'uomo incontra Dio e, incontrando Dio, ritrova se stesso. Solo dopo questo tragitto, egli è pronto ad entrare nella Terra Promessa, nella Città della Pace.
Carissimi! Possa il gesto di questa sera costituire una delle tante azioni che ciascuno di voi saprà compiere ogni giorno a favore della solidarietà.
Maria, Vergine accogliente e Regina della Pace ci guidi e ci protegga sempre! Sul generoso impegno di tutti scenda confortatrice la Benedizione di Dio.
Data: 1994-02-19 Data estesa: Sabato 19 Febbraio 1994
GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: all'Ispettorato di P.S. presso il Vaticano - Città del Vaticano (Roma)