Origene su Matteo 307
308
8. U, , D
Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini .
(16) "Il poco del giusto, che ha una fede umile come un granello di senape, ma ardente e vigorosa... "è meglio delle molte ricchezze dei peccatori"" (Omelie sui Salmi [Om Sal] XXXVI, III, VI [E. Prinzivalli], Firenze 1991, 130s.); "Giungiamo a comprendere quale grande cosa sia possedere in modo completo e stabilmente tutta la fede, che, quando è concentrata in tutta la sua pienezza nell'anima umana, è cosi potente da trasportare le montagne, quali che esse siano" (Cm Gv XXXII, XVI, 772): la completezza è "l'accettazione del contenuto dogmatico cristiano nei suoi vari punti", la stabilità sembra essere "l'elemento divino che viene a confermare quello umano" (cf. nota di Corsini al testo ora citato, 773; Rius-Camps, El dinamismo,
362; e ancora Cm Mt XIII, 5, nota 9).
47 Cf. 1 Cor 7, 5.
(17) Non mettiamoci a far giuramenti, domande e discorsi allo spirito impuro: discernimento suggerito dal magistero spirituale basato
Commento a Matteo, Libro XIII, 8 39
A prima vista, queste parole sembreranno equivalere di certo a quelle altre: Comincio a mostrare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani e dei sommi sacerdoti . In realtà non è cosi: un conto è mostrare ai discepoli che deve andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani e dei sommi sacerdoti e scribi, e, dopo la Passione, venire ucciso, e, dopo l'uccisione, risuscitare il terzo giorno , e un conto è dire loro, mentre sono in Galilea (dettaglio su cui non siamo informati precedentemente), che il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato . Nel caso precedente, difatti, non è detto: venire consegnato, mentre ora è anche precisato nelle mani degli uomini . A tale proposito dobbiamo chiederci: da chi e nelle mani di quali uomini verrà consegnato? Li infatti siamo informati da parte di chi, e in quale luogo, soffrirà; qui invece, oltre cio, veniamo anche a sapere che il suo soffrire molto da parte delle persone testé menzionate si attua non perché siano essi i primi responsabili del suo molto soffrire, bensi colui che lo consegna, o coloro che lo consegnano, nelle mani degli uomini (1). Qualcuno pertanto dirà: è per
(GV 11,26)" (Giovanni Carpazio, Ai monaci dell'India che gli avevano scritto, cento capitoli di ammonizione, in La Filocalia , a cura di Nicodimo Aghiorita e Macario di Corinto [M.B. Artioli - M.F. Lovato], I, Torino 1982,
40
spiegare cio che l'Apostolo dice di Dio, Lui che non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi , ma anche il Figlio consegno se stesso per noi alla morte, per cui non fu solo consegnato dal Padre, ma si consegno da se stesso. Qualche altro poi, dopo aver messo a confronto non solo quel passo, ma anche questi che stiamo esponendo, dirà: in primo luogo fu il Padre a consegnare il Figlio ; in seguito, perché fosse messo alla prova, combattesse e soffrisse per gli uomini, o meglio per tutto il mondo onde toglierne il peccato , fu consegnato al principe di questo mondo e agli altri che ne hanno il comando; questi poi lo consegnarono in mano agli uomini che lo uccisero (2).
Prenderemo ad esempio le proprietà di Giobbe: Ecco, quanto egli possiede lo do in tua mano, ma lui non potrai toccarlo . In seguito, in certo senso, il diavolo lo consegno ai suoi agenti: a quelli che li fecero prigionieri, ai cavalieri, al fuoco disceso come dal cielo, al vento
22 Cf. 1 Cor 15, 26. 23 Cf. 1 Cor 15, 22.
401). (Nel testo le parole messe tra due <> sono aggiunte in base a ricostruzione del testo ipotizzato da Diehl e Klostermann).
6 Rm 8, 32. 7 Gal 1, 4. 8 Cf. Rm 8, 32. 9 1 Gv 2, 2.
10 Cf. Gv 1, 29. 11 Cf. Gv 14, 30.
(1) Colui che lo consegna: "Salvezza (sotérion) del Padre nel mondo è il Figlio, salvezza del Figlio nel mondo è la croce" (Origene, Selecta in Psalmos 19 [20], 6: PG 12, 1248): questo mirabile testo condensa la iniziativa salvifica di Dio, la persona designata per operarla e il modo della sua realizzazione; "Origene collega all'azione salutare di Gesù Cristo la pacificazione del mondo e la sua riconciliazione con Dio...
(Mondo) è lo spazio degli uomini e degli angeli ove operano le "potenze avverse"" (cf. B. Psephtogas, La passion de notre-Seigneur Jésus- Christ dans la théologie d'Origène, in Origeniana secunda, 319; B. Studer, Dio salvatore nei padri della Chiesa, Roma 1986, 128-130; H.
Commento a Matteo, Libro XIII, 8-9 41
impetuoso venuto da oltre il deserto che si abbatté sulla casa . Cercherai di capire se, come il diavolo consegno i figli di Giobbe a quelli che li fecero prigionieri e ai cavalieri, cosi li consegnasse anche ad una potenza dipendente dal principe del potere dell'aria, quello spirito che ora opera nei figli della ribellione , perché il fuoco disceso di li sulle pecore di Giobbe sembrasse scendere dal cielo a colui che porto la notizia a Giobbe: Un fuoco è caduto dal cielo ed ha bruciato le pecore, come ha pure divorato i pastori .
Analogamente, ti chiederai se l'improvviso vento venuto dal deserto, che ha investito i quattro angoli della casa , non fosse magari uno di quegli esseri al servizio del diavolo, cui questi consegno il banchetto dei figli e delle figlie di Giobbe, perché la casa rovinasse sui giovani del giusto e ivi trovassero la fine.
Dev'essere stato percio il Padre (3) (come nel caso di
Giobbe) a consegnare dapprima il Figlio alle potenze ostili,
28 Gv 11, 25; 14, 16; cf. Ez 18, 4. 29 Ez 18, 4.
Crouzel, Le Christ sauveur selon Origène , in "Studia missionalia" 30
[1981], 63-87).
(2) Per gli uomini... per tutto il mondo: "Dato che Origene ha dilatato l'ambito della tradizionale soteriologia, facendole eccedere i limiti dell'umanità per abbracciare l'intero universo delle creature razionali, percio non solo uomini ma anche angeli e demoni, di conseguenza vengono dilatati anche significato e valore dell'incarnazione e della morte di Cristo: soprattutto sulla base di Col 1,
20 ("Pacificando per mezzo della sua croce cio che esiste sia in terra sia nei cieli"), Origene più volte rileva con chiarezza che celesti e terrestri hanno avuto bisogno di purificazione e che percio Gesù è morto per il peccato di tutto l'universo" (Simonetti, Origene , in Storia della Teologia, I [Dal Covolo], 171).
12 Gb 1, 12. 13 Cf. Gb 1, 15-19. 14 Ef 2, 2. 15 Gb 1,
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e poi queste a consegnarlo in mano agli uomini: tra questi era Giuda, nel quale entro satana, dopo che ebbe preso il boccone ; fu satana, molto più responsabilmente di Giuda, a consegnarlo. Ma, se metti a confronto ed esamini l'essere consegnato del Figlio da parte del Padre alle potenze avverse, e l'essere consegnato del Salvatore nelle mani degli uomini da parte di quelle potenze, fa' attenzione a non mettere sullo stesso piano l'essere consegnato di cui si parla nei due casi! Devi capire che il Padre <non l'ha dato semplicemente>, ma nel suo amore agli uomini, lo ha consegnato per tutti noi , mentre le potenze ostili, consegnando il Salvatore in mano agli uomini, non miravano a consegnarlo per la salvezza di alcuni, bensi (per quanto dipendeva da loro, perché nessuna di esse conosceva la sapienza di Dio nascosta nel mistero ) lo consegnarono perché morisse, in modo che la morte, sua nemica , lo prendesse sotto il suo potere, al pari di quelli che muoiono in Adamo . Ma anche gli uomini che lo uccisero fecero questo, conformandosi al proposito di coloro
34 Sal 2, 3. 35 Cf. Rm 6, 5.
16. 16 Gb 1, 19. 17 Gb 1, 18. 18 Gb 1, 19.
(3) Dev'essere stato il Padre: gli avversari di Gesù - potenze, uomini - "uccidano - per quanto sta in loro - la Giustizia, se Cristo è la Giustizia, uccidano la Sapienza, se Cristo è la Sapienza, uccidano la Verità, se Cristo è la Verità" (Om Ger XIV, 12, 179); attraverso i percorsi sconvolgenti della Passione, la kénosi del Cristo svelerà l'identità reale del Figlio e del Padre: "Bisogna infatti avere il coraggio di dire che la bontà di Cristo, nel momento in cui egli "umilio se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce", si manifesta più grande, più divina, e veramente conforme all'immagine del Padre che non nel caso che egli avesse tenuto "per sé gelosamente l'esser pari a Dio" (Fil 2, 8.6)" (Cm Gv I, XXXII, 182) e questo perché: "Nemmeno il
Commento a Matteo, Libro XIII, 9 43
che volevano mettere Gesù sotto il potere della morte (4). Era indispensabile - credo - esaminare questo
punto, perché la consegna di Gesù nelle mani degli uomini avvenisse non da parte di uomini, bensi da parte di potenze, alle quali il Padre consegno il Figlio per tutti noi , distruggendo colui che ha il potere della morte per il fatto stesso di essere consegnato e sottomesso al potere di coloro cui fu consegnato. Mediante la morte, infatti, soppresse colui che della morte ha il potere (cioè il diavolo) e libero quelli che per timore della morte erano
Padre è impassibile... prova pietà e misericordia, soffre di amore e s'immedesima nei sentimenti che non potrebbe avere, data la grandezza della sua natura, e per causa nostra sopporta i dolori degli uomini" (Om Ez VI, 6, 119; cf. Cm Mt X, 23, n. [41], I vol., 163s.; Fédou, La Sagesse, 321-328; G. Bostock, Origen's exegesis of the Kenosis Hymn [Philippians 2 5-11] , in Origeniana sexta , 531-547).
(4) Origene si sofferma sulla preziosità della consegna salvifica del Figlio: ""Lo consegno dunque per tutti" (Rm 8,32). Non solo per i santi, non solo per i grandi, ma anche per i più piccoli e per tutti quelli senza eccezione che sono nella Chiesa, il Padre consegno il proprio Figlio" (Cm Rm VII, IX, cit., I, 393s.). L'ampiezza cosmica del sacrificio del Cristo come tocca le potenze celesti, cosi avvolge della sua misteriosa grandezza realtà sconosciute o insignificanti per lo sguardo umano, attuando anche secondo questo aspetto l'inganno delle potenze: "Come Giona nel ventre del pesce, Cristo entro in quella morte, cioè in quel luogo che il Salvatore stesso ha chiamato "cuore della terra" (Mt 12,40)... per liberare quanti erano proprio li trattenuti dalla morte... nel luogo stesso in cui la morte aveva il regno" (Cm Rm V, X, cit., I, 297; cf. de Lubac, Storia, 316-320).
(5) "Nelle Scritture "morte" è si un unico termine, ma indica molte realtà: (la) separazione del corpo dall'anima, (realtà) intermedia,... indifferente,... la separazione dell'anima da Dio, che viene per il peccato,... (ma) è chiamata cosi pure quella morte lodevole mediante la quale uno muore al peccato e viene seppellito con Cristo" (Cm Rm VI, VI, cit., I, 319): anche questo paragrafo di Cm Mt ha presenti tali passaggi, convogliati verso la morte buona, quella del Cristo nella quale, mistericamente immersi, attingiamo la caparra di una corporeità redenta e incorruttibile: "Come si dice che tutti
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soggetti a schiavitù, per tutta la vita .
309 9. "V"
E da ritenere che il diavolo detenga il potere della morte, non di quella media e comune, di cui muoiono gli esseri composti di anima e di corpo (5), quando l'anima si separa dal corpo, bensi di quella morte opposta e ostile a Colui che disse: Io sono la vita ; per cui è l'anima che
quanti abbiamo un sol corpo, in quanto abbiamo Adamo come principio e capostipite secondo la natura della nostra origine, cosi siamo tutti iscritti a nome di Cristo come nostro capostipite per mezzo della divina rigenerazione,... suo corpo, rinati come siamo a incorruttibilità per mezzo dello Spirito" (Cm Gv Fr CXLI, 908; cf. E. Dal Covolo, Note sulla dottrina origeniana della morte, in Origeniana quinta , 430-437; C. Noce, La morte in Origene, in PSV 32 [1995], 289-
303).
(6) Il Sal 2, 1-2 aiuta a cogliere il dramma della croce nel consenso di forze - umane e sovraumane - che vi cospirano: "Quattro generi di uomini... insorsero contro Gesù: genti che fremettero contro di lui, e popoli che meditarono cose vuote, e re della terra che insorsero con principi che cospirarono insieme. E pensiamo che con "genti" siano designati gli uomini estranei alla fede,... con "popoli" invece quelli (dalla circoncisione), i quali meditarono cose vuote, non avendo compreso il Cristo annunciato nelle parole profetiche che meditavano. Con "re della terra e principi" invece Erode e Ponzio Pilato, ed i capi del popolo dei Giudei" (Selecta in Psalmos 2, 1-2: PG 12, 1101; cf. Cm Mt XII,1 e ivi note, I vol., 265s.; Sgherri, Chiesa, 83s.)
pecca, quella che muore .
Ora il Salvatore mette in luce che non è Dio a consegnarlo nelle mani degli uomini, quando dice: Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei . Essendo infatti consegnato ai Giudei, fu consegnato nelle mani di uomini, non certo dai suoi servitori, ma dal principe di questo mondo , che aveva detto circa i regni di potenze invisibili che si ergono contro gli uomini: Tutte queste cose ti daro se prostrandoti mi adorerai . Percio anche di quei regni è da pensare che sia detto: Insorgono i re della terra, e i principi hanno congiurato insieme contro il Signore e contro il suo Cristo . Quei re e principi sono insorti ed hanno congiurato contro il Signore e contro il suo Cristo. Quanto a noi, a cui è giovato il fatto che l'hanno consegnato nelle mani degli uomini e l'hanno ucciso, diciamo: spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo . Quando infatti diventiamo conformi alla morte di Cristo , non siamo più oppressi né dalle catene dei re della terra
(come abbiamo spiegato), né dal giogo dei principi di questo mondo uniti in congiura (6). Ecco perché il Padre non risparmio il proprio Figlio, ma lo consegno per tutti noi , perché i principi che l'hanno preso e consegnato nelle mani degli uomini vengano irrisi da chi abita nei cieli e scherniti dal Signore , giacché è a distruzione del loro proprio regno e potere e con propria sorpresa (7) che
39 Cf. Rm 6, 4. 40 Cf. Mt 4, 16; Is 8, 23; 9, 1.
(7) A distruzione (kataluein) del loro proprio regno... avendo soppresso (katargeîn) la morte ; già nel paragrafo precedente Origene aveva posto questa distinzione: il primo termine indica tutte le prove
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hanno ricevuto dal Padre il Figlio, che risuscito il terzo giorno, avendo soppresso la morte sua nemica e reso noi conformi non solo alla sua morte, ma anche alla sua risurrezione . E grazie a lui che camminiamo nella novità di vita , non sedendo più nella regione e nell'ombra della morte (8), essendosi levata su di noi la luce di Dio .
Anche se il Salvatore disse: Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo metteranno a morte e il terzo giorno risusciterà , i discepoli si rattristarono assai che stesse per essere consegnato nelle mani degli uomini ed ucciso, quasi avessero ascoltato annunci cupi e dolorosi, senza riflettere che sarebbe risuscitato il terzo giorno e non ci sarebbe stato bisogno di altro tempo (9) per sopprimere, mediante la morte, colui che della morte detiene il potere .
7 Cf. Mt 22, 21. 8 Cf. Mt 22, 21. 9 Col 1, 15. 10 Cf. Gv 14,
30. 11 Cf. Mt 22, 21.
subite dal Cristo nelle successive consegne disposte dal disegno del Padre, il secondo si riferisce al "colpo finale" dato al diavolo e alla liberazione di quanti erano tenuti sotto la schiavitù per timore della morte
(Psephtogas, La passion , 318s.). Nel testo appare il tema dell'inganno delle potenze: "E su questa delusione del demonio che i padri hanno messo l'accento... (Questa dottrina) non è che l'eco delle parole di san Paolo che si rivolge ironicamente alla Morte dopo che è stata ingannata:
"O morte dov'è la tua vittoria?" (1Co 15,55)" (Daniélou, Origene, 324;
cf. J. Kirchmeyer, voce Grecque [?glise] , nel tratto Libération, DS VI, 823-
835).
(8) Conformi alla sua risurrezione . La Lettera agli Efesini (2, 6) dice: "Risuscitati... e fatti sedere nelle regioni celesti": "(Chi) sa contemplare il regno di Cristo, non esiterà a dire che chi già è santo... non è sulla terra benché sensibilmente lo si veda sulla terra. Colui infatti che è nello Spirito non è sulla terra... Tuttavia, tali modi di sentire e la percezione di queste e tali realtà non sono terrestri ma celesti, e di tutti
Commento a Matteo, Libro XIII, 10-11 47
310 10. L
12 Col 1, 15.
quelli la cui cittadinanza è già nei cieli (cf. Fil 3, 20) poiché si sono assisi con Cristo nelle regioni celesti" (Eph Fr X , 405, tr. Neri). L'opera pasquale del Cristo restaura la libertà dell'uomo legato, soggetto alle potenze, individuato come di scorcio nella scena inaugurale di Betfage:
"Accanto al puledro legato c'erano persone... (Sono) padroni ingiusti... non sono neppure in grado di guardare in faccia colui che è il vero padrone che libera il puledro dai loro lacci" (Cm Gv X, XXX, 425; cf. Crouzel, Théologie, 211-215); "(Il Cristo) dopo aver incatenato l'uomo forte e aver trionfato su di lui per mezzo della propria croce, penetro perfino nella sua casa, nella casa della morte, nell'inferno, e da li rubo i suoi beni, cioè condusse via le anime che egli tratteneva" (Cm Rm V,
10, cit., I, 297s.; cf. M. Pesty, Descente aux Enfers et bonne captivité chez Origène, in "Connaissance des Pères de l'?glise" 62 [1996], 16-
24).
(9) Non ci sarebbe stato bisogno di altro tempo: "Gesù... prego il Padre e fu esaudito e subito, come grido al Padre, fu accolto... Dopo tre ore fu accolto, lui che forse avrebbe potuto vivere due giorni sulla croce... perché il suo spirare apparisse dono (beneficium) di Dio, e merito della sua preghiera più che della violenza della croce" (Mt Ser
140: PG 13, 1793; cf. A. Orbe, La teologia dei secoli II e III , II, Roma
1995, 445s.). Origene accenna alla immensità salvifica di quei tre giorni che sconvolgono le barriere della realtà e postulano la speranza della risurrezione per tutto il Corpo del Cristo: "Allora le molte membra saranno un unico corpo... Egli comporrà insieme il corpo"
(Cm Gv X, XXXVI, 434s.; "Poiché il Capo ha trionfato, il corpo intero, il "Pleroma" sarà salvo": cf. H. de Lubac, Cattolicesimo, ed. it. Roma
1948, 233.245s.; F. Varillon, La souffrance de Dieu, Paris 1975; J.
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Venuti poi a Cafarnao, si avvicinarono a lui gli esattori del didracma .
Ci sono alcuni re della terra, i cui figli non pagano tasse o tributi; e ci sono altri, diversi dai loro figli ed estranei ai re della terra, dai quali i re di questa terra riscuotono tasse o tributi. Ed i loro figli tra i re di questa terra sono liberi, come <figli> tra padri, ma quelli che sono loro estranei, sono liberi in rapporto a realtà fuori della terra, ma sono come schiavi per quelli che esercitano il dominio su di loro e li tengono sotto schiavitù (come gli Egiziani che esercitavano il dominio sui figli di Israele, gli rendevano la vita amara e li tenevano con forza sotto schiavitù ). Per coloro che vivono in schiavitù, il Figlio di Dio assunse solo la forma di schiavo , in analogia alla schiavitù degli Ebrei, senza fare alcuna opera di fango o servile. Siccome
13 Cf. Mt 17, 26. 14 Mt 17, 26. 15 Gv 8, 32. 16 Cf. Gv 8,
Servais, Comunione, universalità e apocatastasi: sperare per tutti, in
"Communio" 148 [1996], 24-39; R.J. Tournai, Polémique antisamaritaine et le feu du Tofet, in RB 104 [1997], 3, 367).
1 Mt 17, 24. 2 Es 1, 14. 3 Fil 2, 7.
(1) Si noterà nell'insieme di questa sezione unitaria, dedicata all'episodio del tributo al tempio (Mt 17,24-27), uno slittamento tematico sul motivo proprio del tributo a Cesare (Mt 22,15-22): questi casi di cesura e sovrapposizione non sono frequenti in Origene - la cui genialità interpretativa segue, anche nel lussureggiare di immagini esegetiche, le transizioni del testo - ma possono manifestarsi là dove, assieme alla continuità della narrazione, urge sull'esegeta la forza trascinante di qualche problema emergente dalla pagina commentata
(cf. Bastit-Kalinowska, Origène exégète , 56-60 e G. Bendinelli, Il Commentario a Matteo di Origene. L'ambito della metodologia scolastica dell'antichità, Roma 1997, 24).
(2) La densità tropologica del brano richiama l'ampia trattazione origeniana della parabola della rete (Mt 13, 47ss. e Cm Mt X, 11-13:
"Trattandosi di pesci, in cio che attiene alla loro vita, è un male che
Commento a Matteo, Libro XIII, 11 49
dunque ha la forma di quello schiavo, paga tassa e tributo, non diversamente da quello dato dal suo discepolo (1). Sarebbe bastato lo stesso statere e una sola moneta pagata sia per Gesù che per il suo discepolo. Ma questa moneta non si trovava nella casa di Gesù; si trovo per caso in mare, sulla bocca del pesce marino. A sua volta, io penso, ebbe il beneficio di salire in alto e abboccare all'amo di Pietro diventato pescatore di uomini tra i quali si trovava anche quello chiamato pesce in senso tropologico, perché gli si tolga la moneta che porta l'immagine di Cesare e venga a trovarsi tra quelli pescati da coloro che hanno imparato ad essere pescatori di uomini (2). Chi dunque ha cio che appartiene a Cesare, lo renda a Cesare per poter, dopo, rendere a Dio cio che è di Dio . Ma poiché Gesù, essendo immagine di Dio invisibile non aveva l'immagine di Cesare (il principe di questo mondo non ha nessun potere su di lui ), per questo prende da un
- M.I. Danieli], Roma 1993, 80). Nella rete-Chiesa, si è messi al sicuro dalle acque del male: "Gesù dunque dà per sé un'immagine prendendola dal mare", ove essa era racchiusa in uno di quei pesci
"che s'attaccano alle squame del dragone" (Ez 29,4 Ez 29,3 cf. Om Ez XIII,
2, 206; Crouzel, Théologie, 189-197). Clemente Alessandrino aveva letto nel brano un'allegoria: "Il Signore ammonisce di togliere via da coloro che vengono dall'acqua battesimale all'esca della giustizia la prodigalità e l'amore delle ricchezze, come la moneta dal pesce" (Il Pedagogo II, 14, 1 [M.G. Bianco], Torino 1971, 292).
(3) Rese il debito... senza averlo assunto : "Il nostro Salvatore, che è l'immagine di Dio, mosso da misericordia per l'uomo, che era stato fatto a somiglianza di lui, vedendo che, deposta la sua immagine, aveva rivestito l'immagine del maligno, mosso da misericordia, assunta l'immagine dell'uomo, venne a lui" (Origene, Omelie sulla Genesi [Om Gn] I, 13 [M.I. Danieli], Roma 1978, 54s.); la scena evangelica del
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luogo adatto, dal mare, l'immagine di Cesare , per darla ai re della terra per sé e il suo discepolo, affinché gli esattori delle imposte non sospettassero che Gesù fosse in debito con loro ed i re di questa terra: rese il debito (3), senza averlo pero né assunto né posseduto né acquistato né mai reso sua proprietà, onde evitare che l'immagine di Cesare fosse presso l'immagine di Dio invisibile .
311 11. "I "
Secondo un'altra spiegazione (4) si potrebbe dire cosi. Ci sono alcuni figli di re di questa terra e ci sono
tributo diventa parabola della kénosi di Cristo che, "pur essendo libero, pago tuttavia il tributo - giunse infatti perfino alla morte -" (Commento alla lettera ai Romani [Cm Rm] IX, XXX [F. Cocchini], II, Genova 1986,
129), restaurando cosi per Adamo la "immagine di Dio (precedente) all'immagine inferiore", aggiunta a motivo del peccato (Om Ger II, 1, 51; cf. Vogt, Der Kommentar I, n. 49, 289s.; L. Perrone, Il cosmo e l'uomo nel sistema teologico di Origene , in DSBP 11, 130-142; Crouzel, Origene, 263-267).
(4) La lettura al paragrafo precedente era già nella prospettiva tropologica tradizionale per la prima Chiesa - i pesci sono i cristiani convertiti dal "pescatore di uomini" Pietro -; l'Alessandrino ritorna sul momento precedente, "affina, sfuma, discute, apre larghe prospettive cosmiche, interiorizza il senso ecclesiale" (cf. A. Bastit-Kalinowska, Conception du Commentaire et Tradition exégétique dans les In Matthaeum d'Origène et d'Hilaire de Poitiers, in Origeniana Sexta,
686.691). Si puo avvertire nei percorsi ermeneutici origeniani una felice inter-azione fra la scuola - ove si formulano le domande - e la assemblea liturgica ecclesiale - in cui Origene spiega le Scritture - in continuità, per la pre-comprensione di fede, fra il dialogo della scienza e la conversione della vita (cf. su questi rapporti F. Refoulé - F. Dreyfus, Quale esegesi oggi nella Chiesa?, in "Sussidi biblici" 38-41, Reggio Emilia 1993; I. Graesslé, De la conversation à la conversion: actualité des chemins homilétiques , in RThF 129 [1997], III, 209-223).
(5) Liberi... figli... coloro che dimorano nella verità della Parola :
Commento a Matteo, Libro XIII, 12-13 51
<altri> che non sono loro figli se non in senso generico, e ce ne sono altri che non facendo parte dei figli dei re della terra, sono figli di nessuno sulla terra, ma per cio stesso sono figli o di Dio o del Figlio di Dio. Per cui quando il Salvatore domanda a Pietro: I re di questa terra da chi esigono le tasse e i tributi? e Pietro: Non dai loro figli, ma dagli estranei , Gesù dice di costoro, che non appartengono ai re di questa terra e si trovano ad essere figli per la loro condizione di libertà: Quindi i figli sono liberi ; perché liberi non sono i figli dei re della terra, in quanto chiunque compie il peccato è schiavo del peccato ; bensi coloro che dimorano nella verità della Parola (5), e grazie a cio hanno conosciuto la verità,
la libertà sarà l'usare non la "moneta del mondo" ma la moneta "di Dio Padre mediante Gesù Cristo" (Ignazio, Magn V, 2, in Ignace d'Antioche, Lettres [P.Th. Camelot], SC 10, Paris 1969, 82; cf. A. Bastit-Kalinowska, L'interprétation de l'Evangile comme récit dans le Commentaire sur Matthieu d'Origène, in AA.VV., La narrativa cristiana antica, Roma 1995, 273; Crouzel, Théologie , 174.210). Nel passo emerge la dignità filiale di Pietro a fianco della filialità unica di Gesù, e d'altra parte Gesù manifesta una "paternità" che è estensione agli uomini della sua comunione con Dio: "(Il Salvatore) poiché ha ricevuto in dono dal Padre coloro che credono, cosi dice di loro in profezia: "Ecco, io e i miei figli, che Dio mi ha dato" (Is 8,18). E non è da pensarsi che non (li) abbia avuti colui che ha ricevuto, dal momento che ancora (li) ha colui che ha "dato"" (Om Is VII, 1, 148; cf. Vogt, Der Kommentar I, n. 52, 290).
17 Mt 17, 27.
(6) Favole circa le nature: "Dove sono gli eretici, dove sono quelli che introducendo la dottrina di parecchie nature dell'anima asseriscono che vi è una materia di cui disperare, che non riceve in alcun modo la salvezza? Se c'è una natura che deve perire, chi altra potrebbe essere se non 'Babilonia'? Tuttavia Dio non ha del disprezzo neanche per lei, tanto che ha ordinato ai medici di "prendere del balsamo per Babilonia, se mai guarisca" (Ger 28, 8)" (Om Ger L. II, 12, 310; cf. Cm Mt X, 11, I vol., 104ss.). Origene unifica posizioni diversificate degli "avversari
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perché questa li farà liberi .
Se dunque uno è figlio in senso assoluto, e non è per niente figlio dei re di questa terra, quello si che è libero. E tuttavia, pur essendo persona libera, si dà pensiero di non scandalizzare i re di questa terra, i loro figli e gli esattori delle imposte. Ecco perché dice: Non li scandalizziamo, ma va', getta l'amo e il primo pesce che viene su, prendilo, eccetera . Ora, vorrei fare una domanda alla gente che
gnostici" (cf. E. Norelli, Marcione e gli gnostici sul libero arbitrio, e la polemica di Origene , in Il cuore indurito , 1-30; A. Le Boulluec, La notion d'hérésie dans la littérature grecque II-III siècles , II, Paris 1985, 509-
513): l'intento è di ribadire, come in queste righe, che tutti possono giungere a salvezza, accogliendo il Cristo (cf. Cocchini, Introduzione Cm Rm, I, n. 88, XXIX).
(7) Sul luogo e il significato di Cafarnao-campo della consolazione , Origene si era già fermato in Cm Gv, raccogliendo la lettura di Eracleone sulla discesa di Gesù nel mondo, nella parte più bassa, regione degli "ilici", presso il mare, simbolo della materia, e rovesciandone luminosamente la prospettiva: "(Cafarnao) sembra essere un simbolo, come si è detto all'inizio di questa spiegazione, di un "luogo di consolazione" di grado inferiore, che forse è diventato
"luogo di consolazione" grazie alla consolazione che Gesù vi ha arrecato con cio che vi ha insegnato e compiuto" (Cm Gv X, XI-XII,
393-396, qui 395s., e n. 15 di Corsini, 393; cf. H. Strutwolf, Gnosis als System. Zur Rezeption der valentinianischen Gnosis bei Origenes, Göttingen 1993; Daniélou, Origene, 232-242; Monaci Castagno, Origene , 107-115; E. Lupieri, Lo Gnosticismo, in Complementi
si diletta di favole circa le nature: di che natura sono sia i re di questa terra, sia i loro figli, che gli esattori di imposte, che il Salvatore non vuole scandalizzare? Se stiamo alla loro ipotesi, non sembra gente di natura lodevole, ma intanto Gesù è preoccupato di non scandalizzarli, evita loro uno scandalo, per non farli peccare più gravemente o per farli giungere (posto che lo vogliano) a salvezza, nell'accogliere colui che ha risparmiato loro di essere scandalizzati (6). E certo come nel "Campo della consolazione" (questo significa Cafarnao) consolando ogni discepolo e <annunciando> che egli è libero e figlio, gli dà capacità di pescare il primo pesce, perché venuto su, Pietro abbia consolazione sia per il pesce venuto su e pescato, sia per avergli preso dalla bocca lo statere che sarà reso a coloro cui appartiene, e che esigono come propria tale moneta (7).
312 12. CL
Ecco un testo che potresti opportunamente usare nei confronti di una persona avara, che sulla bocca altro non ha che discorsi sul denaro, allorché la vedrai guarita da un certo Pietro, che le toglie non solo di bocca e dai discorsi ma anche dalle disposizioni (interiori) quello statere,
interdisciplinari di patrologia, 95-97; C. Gianotto, Gli gnostici e
Marcione. La risposta di Ireneo , in La Bibbia nell'antichità cristiana, I
[E. Norelli], Bologna 1993, 235-273; S. Leanza, Origene , Ibid. , 377-
407).
(8) Questo breve paragrafo è un esempio di quella applicazione
"morale" o "spirituale" della Scrittura che attualizza "il grande ed unico mistero di Cristo... (nei) misteri della vita interiore": "Riferiamo il passo in questione ad ogni anima che, nel volgersi a Dio e venire alla fede, senza dubbio sostiene battaglie..." (Origene, Commento al Cantico dei cantici [Cm Ct] II [M. Simonetti], Roma 1976, 133; cf. de Lubac, Storia,
157-168). Sull'attaccamento al denaro (philargyria ), con riferimento a 1
Tm 6, 10, cf. Cm Mt XI, 9 (e ivi note, I vol., 207ss.); Origene ha espresso
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simbolo di tutto il suo attaccamento al denaro (8). Una persona di questo tipo, infatti, dirai che è si è trovata in mare e tra le realtà salate di questa vita, i flutti delle preoccupazioni e le ansie per amore al denaro, con lo statere in bocca dal momento che era senza fede e attaccata al denaro; e dirai che è venuta su dal mare, catturata dall'amo del Logos e beneficata (da un certo Pietro che le insegna la verità), con in bocca non più lo statere, ma al suo posto le parole che hanno l'immagine di Dio (9).
313 13. PM
Ancora sulle parole: Si avvicinarono a Gesù gli esattori delle tasse .
Dal libro dei Numeri potresti addurre (l'argomento)
che, secondo la Legge di Dio, non viene offerto per i santi
32.
sul tema alcune forti pennellate: "Prima l'uomo desidera un po' di danaro, poi... il desiderio cresce; quando poi la passione avrà accecato la mente, per suggerimento e stimolo delle potenze avverse, il danaro non è più desiderato ma strappato e conquistato anche con la violenza e con spargimento di sangue umano" (Princ III, 2, 2, 412; cf. Monaci Castagno, Origene, 178-188).
18 Mt 17, 24. 19 Nm 3, 47.
(9) Per i redenti, catturati dall'amo del Logos: "Tutte le loro opere, le loro parole e i loro pensieri, trasformati dal Verbo Unigenito e secondo la sua somiglianza, riproducono l'immagine del Dio invisibile e conducono all'immagine del Creatore" (Pregh XXII, 4, 100); essi divengono dunque "esperti cambiavalute" di quelle monete che sono appunto "le parole divine che portano impressa l'immagine del Gran Re" (Cm Gv XIX, VII, 575; cf. Crouzel, Théologie, 228). Il testo di Cm
Commento a Matteo, Libro XIII, 14-15 55
un semplice tributo, ma un tributo santo (10). Infatti sta scritto: prenderai cinque sicli a testa, secondo il tributo santo . Per tutti i figli d'Israele è dato a testa un tributo santo. Poiché dunque non è possibile che il Santo di Dio abbia al tempo stesso tributi santi e tributi (per cosi dire) profani (11), per questo motivo agli esattori di tributo non santo, che domandano a Pietro: Il vostro maestro non paga il tributo?, il Salvatore dà ordine di consegnare lo statere trovato in bocca al primo pesce che viene su, perché lo si dia per il maestro e il discepolo.
288, nello schema binario che esprime realtà spirituali spazializzate:
"mare"-"casa di Gesù", "re della terra"-"Signore e suo Cristo", "moneta cattiva"-"moneta buona", "schiavitù-libertà", fino a quella "filiazione" in cui l'essere "figli" in assoluto, nel Logos di ogni analogia, esce dalla ambivalenza delle figure e si fissa nella realtà divina.
(10) Si noterà la designazione di santi per i membri dell'antico popolo. Quanto al tributo santo , Origene riprende l'immagine nelle omelie, vedendo la prescrizione rituale dell'Antico Testamento indicativa di una offerta da viversi già per Israele anche nello spirito, e insieme profetica dell'opera di Gesù e della Chiesa: "Col "siclo del santuario" dobbiamo acquistarci il Cristo, affinché distrugga i nostri peccati. Il "siclo del santuario" è figura della nostra fede: infatti, se offrirai come prezzo la fede, riceverai dal Cristo - ariete immacolato offerto come vittima - la remissione dei peccati..."; "prezzo" è ancora
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Origene su Matteo 307