COMPLETEZZA DELLA FORMAZIONE PERMANENTE UMANA, SPIRITUALE, INTELLETTUALE, PASTORALE

di Vittorio Gambino

La strada che ha dischiuso il senso autentico ed essenziale della formazione permanente, come è stato anche recepito dall'esortazione postsinodale Pastores dabo vobis, è stata la rilettura del decreto Presbyterorum Ordinis al famoso n. 14.

Il decreto si era posto una domanda essenziale: "Come fare ad armonizzare la vita interiore con l'azione esterna senza lasciarsi dividere?".

Presbyterorum Ordinis supera il dualismo, presentando in forma concreta la testimonianza esistenziale di Gesù Cristo, buon pastore.

"L'unità di vita - dice il documento - può essere raggiunta dai presbiteri solo seguendo nello svolgimento del loro ministero l'esempio di Cristo Signore, il cui cibo era il compimento della volontà del Padre che lo aveva inviato a realizzare la sua opera. In effetti Cristo, per continuare a realizzare incessantemente questa stessa volontà del Padre nel mondo per mezzo della Chiesa, opera attraverso i suoi ministri, e pertanto rimane sempre il principio e la fonte della unità di vita dei Presbiteri. Per raggiungerla, essi dovranno perciò unirsi a Cristo nella scoperta della volontà del Padre e nel dono di sé per il gregge loro affidato. Così, rappresentando il buon Pastore, nell'esercizio stesso dell'attività pastorale troveranno il vincolo della perfezione sacerdotale che realizzerà l'unità nella loro vita e attività". E’ un testo meraviglioso.

Ecco allora un primo punto. L'idea forza di questa sintesi vitale, ci dice Presbyterorum Ordinis, è la "carità pastorale", centro e radice di tutta la vita del presbitero. Il sacerdote ne sente la forte attrattiva quando riesce a percepire, con spirito contemplativo, i palpiti del cuore di Gesù, buon pastore: un cuore cioè rivolto totalmente al Padre e pienamente disponibile ad essere inviato ai fratelli, tramite la donazione totale di sé al suo piano di salvezza.

Come osserva il Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, assimilare la carità pastorale di Cristo in modo da farla diventare forma della propria vita è una meta di tutta la vita che richiede impegno e sacrifici, non conosce soste, né può essere raggiunta una volta per sempre (cf Dir. 43).

Un secondo punto. La carità pastorale spiega il rapporto tra la vita spirituale e l'esercizio del ministero. La formazione permanente deve assicurare un’esistenza ministeriale vissuta con cuore sacerdotale, rivolto simultaneamente verso Dio e verso il prossimo, anzi rivolto al prossimo perché fondamentalmente rivolto verso Dio.

Un terzo punto. Il papa, al seguito di Presbyterorum Ordinis, sottolinea in PDV che la carità pastorale è, perciò, una prospettiva che integra e congloba in una unità interiore le diverse dimensioni della vita e del ministero del sacerdote, quali la dimensione umana, spirituale, intellettuale, pastorale (PDV 72). E’ molto importante questo paragrafo. Il papa ci chiede, con l'aiuto della grazia, una formazione capace di concentrare il molto della vita del prete in una sintesi vitale: questo è il segreto dell'interiorità apostolica. "Solo la formazione permanente - fa notare il papa - aiuta il prete a custodire con vigile amore il "mistero" che porta in sé per il bene della Chiesa e dell'umanità" (PDV 72).

La formazione permanente deve aiutare allora il prete a corrispondere al dinamismo della carità pastorale e dello Spirito Santo che ne è la sorgente prima e l'alimento continuo per unificare le diverse e molteplici attività del ministero operando un'unità di vita e d'azione (PDV 70). Il senso della completezza della formazione è appunto quello di imprimere la carità pastorale nella coscienza e nella mentalità del prete.

Nella formazione permanente si tratta di continuare a lasciarsi condurre dallo Spirito nell'esercizio anche umile e inapparente della carità pastorale, lungo tutto il percorso quotidiano della propria esperienza di vita. Come dice l'esortazione: " ogni gesto ministeriale, mentre conduce ad amare e a servire la Chiesa, spinge a maturare sempre più nell'amore e nel servizio a Gesù Cristo capo, pastore, sposo della Chiesa " (PDV 25).