COMUNIONE DEL SACERDOTE

CON I CONFRATELLI

di Matthias N'Garteri Mayadi

 

La volontà di creare un clima di pace e di fraternità è un impegno al seguito di Gesù; i sacerdoti e i vescovi devono anzitutto promuovere la nascita e lo sviluppo di una vita fraterna tra di loro, a immagine di quella che caratterizzava i primi cristiani.

Da trent'anni la conferenza episcopale del Ciad e i preti diocesani si sono impegnati nella ricerca dei mezzi che potevano essere di aiuto per concretizzare questa strada verso una vita di fraternità nel sacerdozio.

Tra i mezzi, si può citare il direttorio di vita pastorale per i preti diocesani delle Chiese che dipendono dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, strumento indispensabile nelle mani del nostro clero. In esso si trova una saggia raccomandazione, utile per ogni ricerca di comunione fraterna e sacerdotale: è nell'unione attorno al vescovo che i preti possono vivere la "fraternità sacerdotale", fondamento e garanzia di un aiuto spirituale reciproco e dell'adempimento del ministero in una grande unità di intenti. Tale documento fonda e conferma quelli della conferenza episcopale: i preti vivono in comunità e lavorano in " équipes " pastorali.

Altro mezzo è stato la creazione di un'associazione, Incontro Sacerdotale e Religioso degli Africani (Resrat), ossatura sulla quale cerchiamo di sviluppare la nostra fraternità sacerdotale. In effetti, l'evangelizzazione non è mai un atto isolato e individuale, ma un'azione profondamente ecclesiale che si adempie in spirito di comunione.

Creata nel 1968, è diventata molto presto un luogo di reciproco aiuto spirituale, intellettuale e materiale; ha contribuito soprattutto a rafforzare lo spirito di fraternità, a favorire l'unione a Cristo dei membri, nonché a lottare insieme contro ciò che ostacola la fedeltà all'impegno per la sequela di Cristo.

Il numero dei preti diocesani del Ciad attualmente è di cinquanta. Non si possono più accogliere nell'associazione i seminaristi, ma in ogni diocesi l'azione della Resrat si prolunga tramite un incontro di una settimana di tutti i preti diocesani e dei seminaristi maggiori attorno al vescovo. Lo scopo è di vivere già la fraternità sacerdotale in vista di un progressivo inserimento nel presbiterio.

L'associazione ha portato ad alcune realizzazioni che dimostrano la sua importanza per la fraternità sacerdotale.

Mentre in Africa i vincoli di sangue, il clan, l'etnia, prevalgono nelle relazioni umane, la Resrat provoca a vivere l'unità e la fraternità nella diversità. Tale fraternità è condivisa con i religiosi e le religiose del Ciad.

Poi vi sono altre realizzazioni concrete che si prefiggono di far crescere nella serenità questa giovane Chiesa: soprattutto l'inculturazione. In materia di liturgia, la riflessione nel seno dell'associazione sui riti delle diverse culture da cui provengono i sacerdoti ha portato a concepire un rituale che armonizza a livello nazionale le nostre celebrazioni e facilita una migliore partecipazione. Lo studio delle realtà culturali che sono di ostacolo all'evangelizzazione ha permesso di tracciare una comune linea pastorale, per liberare i nostri fedeli dalla paura e dall'oscurantismo legati alla stregoneria, alla divinazione, alla comunicazione con i morti e alla superstizione, che costituiscono altrettanti seri ostacoli per una solida vita di fede. Una terza ricerca su una dimensione essenziale dell'uomo africano come quella dei doveri circa i defunti ha analizzato in profondità i riti funerari e della vedovanza per elaborare un corpo di rituali conformi alla fede cristiana.

La conferenza episcopale ha riconosciuto all'associazione un ruolo importante nella ricerca di una evangelizzazione che tenga conto di tutte le dimensioni dell'uomo nel Ciad. Il segretario generale dell'associazione gode cosi di voce consultiva nelle riunioni della Conferenza.

Da menzionare ancora, a favore della fraternità sacerdotale, l'incontro annuale di una settimana dei preti diocesani, per lo scambio di esperienze, per pregare insieme, per conoscersi meglio, e la formazione permanente che viene impartita ai giovani presbiteri, a seguito di tale sette giorni.