I preti di oggi, segno del domani

Due campi di combattimento spirituale per il prete di oggi: verità e vita.

Diceva Giovanni Paolo II a Nôtre Dame a Parigi, parlando ai preti: "Per camminare con gioia e speranza nella nostra vita sacerdotale dobbiamo ritornare alle sorgenti, a questo Cuore di Gesù dal quale lo Spirito Santo è sgorgato".

Lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel giorno della nostra Pentecoste sacerdotale è sgorgato dal cuore ferito di Gesù; è a questa sorgente del suo cuore che, per prima cosa, noi preti dobbiamo dissetarci, per poter rinnovare la nostra gioia sacerdotale. Durante la prima ordinazione, la sera del Giovedì santo, Gesù disse: "Rimanete nel mio amore, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Qui, a noi preti viene offerta la pienezza della gioia di Cristo, una gioia che niente e nessuno potrà toglierci. Una volta, durante un’ordinazione, sentii il vescovo dire a ciascuno dei candidati: "Esercita la carica del sacerdozio con gioia inalterabile e fa’ che essa sia sorgente inesauribile di gioia per i fedeli".

Anche San Giovanni Crisostomo dice: "Avete fatto di voi stessi un’imitazione della gioia divina". Questo fa pensare alla preghiera che ogni giorno diceva e ripeteva centinaia di volte il santo re Baldovino: "Signore dammi la tua gioia per gli altri". Questa deve essere la nostra preghiera, poiché soprattutto i giovani oggi chiedono prima di tutto di vedere preti felici di essere preti, capaci di trasmettere la gioia di essere preti: una gioia quasi da invidiare. Quanti giovani mi scrivono: "Vediamo tanti preti tristi!". Essi non avranno mai nessuna invidia di divenire tali, e la nostra tristezza è spesso una contro-testimonianza, è come tradire quella preghiera di Gesù per i suoi apostoli: "Che abbiano la mia gioia in pienezza". Stiamo camminando verso l’anno 2000, ci resta solo un anno e mezzo per preparare una nuova effusione dello Spirito Santo sulla nostra umanità ferita, come avvenne 2000 anni fa sulla Vergine Maria e i Dodici: una nuova, grande Pentecoste; come allora, ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. Ecco la speranza che la Chiesa affida a noi preti per gli uomini di oggi. Siamo invitati ad essere promotori entusiasti di questa nuova primavera della Chiesa. Noi dobbiamo, come i primi cristiani, irraggiare l’entusiasmo e il coraggio, donandoci generosamente a Dio ed ai nostri fratelli; spinti dalla passione apostolica di trasmettere agli altri la luce e la gioia. Nella sua enciclica sulle missioni, Redemptoris Missio, il Papa dice ancora: "Su questo nuovo tempo di primavera, per affrontare pericoli radicali si sono manifestati testimoni del Cristo altrettanto radicali: noi percepiamo nella nostra epoca il soffio potente dello Spirito Santo che rinnova la Chiesa attraverso le associazioni e i movimenti". E davvero lo Spirito di Dio irriga il deserto del mondo con tutti questi nuovi movimenti spirituali. Dio ci fa vivere e ci affida questa epoca, che è uno dei periodi più appassionanti della storia, donandoci anche la felicità straordinaria di celebrare la nuova Pentecoste dell’anno 2000, nella Chiesa in pieno combattimento sulla terra.

 

Vorrei ora indicare due grandi campi di questo combattimento spirituale dell’anno 2000, specifici della nostra epoca, che danno al nostro ministero sacerdotale una dimensione tutta speciale. Questi due campi sono la verità e la vita; e noi preti sappiamo che Cristo è la Verità e la Vita, e anche la Via per trovare la Verità e la Vita.

 

La Verità. Mentre ci avviciniamo al 2000, tocchiamo con mano questo mistero dell’avvento, dell’attesa, del desiderio, e dunque del vuoto e della notte. E’ molto impressionante constatare, nella generazione che si sta formando, questa crisi di infinito, una crisi esistenziale che non porta più a nessun valore. Perché esisto? Che significa la vita? La vita ha un senso?

 

È la crisi essenziale: abbiamo visto in questi ultimi anni tante ideologie politiche e filosofiche crollare una dopo l’altra; tutti quelli che avevano riposto la loro speranza, con grande generosità, nel marxismo e nel comunismo, hanno visto cadere completamente tutte le loro illusioni, davanti agli orrori di queste ideologie. Il liberalismo occidentale è in crisi: i valori umani crollano gli uni dopo gli altri, e quando un valore umano è sradicato da Dio, è come un piccolo fiore che appassisce e marcisce; tutti i valori umani corrono questo rischio: la cura per la persona che diventa individualismo, l’amore del proprio paese che diventa ideologia, e così via. Allo stesso modo, questa cultura della sovrainformazione che diventa una vera droga, che fa uscire dal proprio cuore, ancora di più adesso con Internet, con le immagini virtuali, con l’uscita dalla realtà. La nuova religiosità pagana, fenomeno per certi versi interessante, cerca di riempire questi vuoti. Da parecchi anni ormai il nostro occidente, e ora anche l’est Europa, oscilla dal materialismo allo spiritualismo, dall’ateismo al panteismo, dall’agnosticismo al gnosticismo, alla nuova gnosi, fino alla New Age. Questa specie di anemia spirituale si trasforma in bulimia spiritualista, e precipitiamo verso il mercato della nuova mistica: ecco l’esoterismo, l’occultismo, il fascino del sovrannaturale, il mistero. Alla televisione le trasmissioni che hanno più successo sono queste. E’ come una reazione umana ad una società divenuta troppo razionalista, tecnologica, che non può sopprimere l’inestinguibile anelito spirituale insito nell’uomo. Il dramma è che la Chiesa cattolica, che in occidente 20, 30, o anche 40, 50 anni fa si era molto impegnata sul piano sociale, politico, culturale, non riesce a rispondere a questa immensa sete mistica. Si cade nel misticismo perché non riusciamo più ad offrire correttamente i simboli dei nostri grandi maestri spirituali.

 

Ma non potendo esserci il vuoto, quando l’adorazione sparisce arriva la superstizione ed è qui che si insinuano i vari guru spiritualisti. Ecco allora questi fenomeni di fascino, di religiosità diffusa, che ci conducono fino al culto religioso-satanico.

 

 

Trasmettere certezze. Questo è veramente territorio di evangelizzazione: non abbiamo più a che fare con uomini atei, ma con uomini profondamente religiosi. Cosa possiamo fare?

 

Bisogna prima informarsi bene, sapere esattamente di cosa si tratta, studiare queste nuove correnti di pensiero. Nel seminario abbiamo ricevuto un insegnamento a questo proposito: informarsi per poter denunciare, con molto coraggio, perché il nostro silenzio può essere visto come una tacita approvazione. Non possiamo lasciar errare il popolo di Dio. Un giorno, negli Stati Uniti, parlai a molti giovani: "Al giorno d’oggi dovete scegliere una volta per tutte tra la New Age e Dio". Ne fui stupefatto: tutti si alzarono e applaudirono. Non mi aspettavo questa reazione. Poi tanti vennero a dirmi: "Finalmente qualcuno che parla chiaramente! Dopo aver sentito tante volte, in televisione, alcuni preti proporre una New Age cristianizzata, i nostri giovani sono completamente turbati, persi". Non possiamo lasciare i giovani di fronte a tutti questi errori, abbiamo il dovere di illuminare il popolo di Dio sulla verità, su questa pienezza di verità della quale siamo i portatori responsabili. Paolo VI, nell’Evangelii nuntiandi dice: "Il predicatore del Vangelo sarà qualcuno che, anche a prezzo di rinnegare se stesso e di sofferenze, ricerca sempre la verità che egli deve trasmettere agli altri. Egli non tradisce né dissimula la verità per compiacere gli uomini, per sbalordire...Egli non oscura la verità per pigrizia,..., per comodità o paura. Generosamente egli la serve senza servirsene. Il Dio di verità si aspetta da noi sacerdoti che noi si sia difensori vigilanti di una verità sempre più grande del cuore dell’uomo. Un segno d’amore sarà trasmettere, non dubbi o incertezze, ma solide certezze, alle quali i fedeli hanno diritto in quanto figli di Dio, che fra le Sue braccia si abbandonano interamente alle esigenze dell’amore". Trasmettere la verità a tutti i costi, senza vergogna, senza paura, nella certezza che questo è ciò che il cuore di ogni uomo desidera, perché è la sola verità che può colmare il cuore umano. Ma essa non ci appartiene: noi non siamo i possessori della Verità, ma i suoi coraggiosi dispensatori.

 

Dice Giovanni Paolo II: "Il secolo che si avvicina non può essere se non quello delle opzioni maggiori e dei testimoni vigorosi. Meno sacerdoti ci saranno, e più la parola di ciascuno deve essere chiara e chiarificante, capace in un tempo oscuro di rispondere a nome della Chiesa, delle attese di tanta gente". Infatti, spesso le sette, quando annunciano i loro pseudo-messaggi, lo fanno con forza di convinzione profonda, e con essa trascinano i giovani. I quali non possono più sopportare i punti interrogativi. Quando presentiamo la verità di Dio con tanti ‘se’, ‘forse’, togliamo loro la pietra cui aggrapparsi in mezzo alle tempeste della vita, perché non si può vivere senza certezze: questa è l’origine dei nazionalismi. Quando non si hanno più certezze interiori si ha bisogno di certezze politiche, perché non è possibile vivere nel dubbio. Usciamo da un periodo della Chiesa in cui si è fatta un’apologia del dubbio, affermando che la fede è il dubbio, e che credere vuol dire dubitare. Un capovolgimento assoluto! Allora, tuffiamoci nella verità di Cristo, per salvare la verità nel mondo di oggi.

 

 

Verità da recuperare. Ci vuole un grande lavoro teologico per saper discernere tutti gli indizi di verità cristiana che si sono persi in questo marasma della nuova religiosità.

 

Ma è un’impresa appassionante. Ad esempio: l’idea della reincarnazione. È un tipico esempio di una verità cristiana che non è più stata diffusa pastoralmente o studiata teologicamente, e che è stata recuperata dal nuovo paganesimo. Un indizio di verità è contenuto in questo magma della reincarnazione: è un’opera della misericordia divina, il vertice della tenerezza di Dio, che noi chiamiamo Purgatorio, tanto desideroso che gli uomini possano vederlo per sempre, da trovare questo mezzo meraviglioso di permetterci di continuare, anche dopo la nostra morte, la guarigione interiore, la liberazione, che non abbiamo potuto vivere sulla terra. Dio offre una speranza a coloro che partono brutalmente, essendo molto lontani da Lui. Il Signore offre loro questo tempo benedetto, nel quale possono essere totalmente purificati dallo Spirito Santo e possono conoscere la gioia della speranza, perché il Purgatorio è la Chiesa dell’Avvento, la Chiesa del desiderio, della pura speranza, e prima di essere tuffati nella gloria dobbiamo aver gustato la gioia della speranza, del desiderio e dell’attesa. Tanti sono frustrati in questa gioia della speranza nel mondo di oggi, e vivono nella disperazione. Essi hanno diritto al tempo della speranza: tempo benedetto, nel quale gli occhi che forse non hanno riconosciuto Gesù sulla terra, nel fratello, nel più povero, o non hanno riconosciuto Gesù nell’ostia consacrata, hanno bisogno di acclimatarsi allo splendore solare del volto di Gesù.

 

Dopo il tempo di gestazione sulla terra, dopo la nascita nel mondo nuovo, c’è bisogno di un po’ di tempo perché lo sguardo si abitui alla luce del sole. Questo è il Purgatorio. È una realtà di cui si deve parlare, altrimenti tutti cadranno nella teoria della reincarnazione, che è una disperata aberrazione, un inferno interiore che nega ogni misericordia, ogni perdono, ogni senso del corpo. Il nostro corpo, dono di Dio, è unico perché la sua anima è unica; e il corpo è una cosa unica con l’anima, a tal punto che non potremo essere totalmente felici in cielo prima di ricevere il nostro corpo, personalizzato durante tutta la nostra vita, e glorificato in Cristo. Ma se non si spiega questo, allora qualcuno introdurrà la teoria della reincarnazione. Questo è un piccolo esempio del fatto che, quando una verità cristiana non è più predicata, vissuta, studiata teologicamente, viene subito rubata, manomessa nascosta sotto un cumulo di bugie, come un diamante perso in una palude. Altro esempio: la New Age parla molto degli angeli: libri interi sugli angeli custodi e una quantità di inchieste sulle esperienze dopo la morte, scritti non da sacerdoti, ma da giornalisti. Si parla molto più degli angeli nella New Age che nella Chiesa cattolica dell’occidente: non viviamo più la felicità di questa familiarità con questi nostri fratelli primogeniti, divenuti nostri servitori. Altro diamante caduto nella palude. Ancora, l’escatologia: l’attesa della venuta della gloria di Gesù deve essere comunicata al popolo di Dio. Comunichiamo questa impazienza di vedere Gesù venire nella gloria, come l’aspettava Paolo!

 

Allo stesso modo, abbiamo l’escatologia di questa nuova religiosità, che aspetta il nuovo Messia e la fine del mondo. Approfondendo la nostra fede possiamo dare le risposte giuste a tutto ciò che l’umanità chiede.

 

Verità da difendere con la Vita. Una responsabilità molto grande incombe sugli pseudo-teologi, ‘i teologi del sospetto’, che hanno scavato la nostra fede al suo interno, introducendo sospetti sulla stessa identità di Cristo, e che hanno fatto più danni dei filosofi del dubbio, perché hanno minato il fondamento stesso della nostra esistenza.

 

Perché se Cristo non è il mio Dio, il mio Creatore, io sono condannato per sempre al peccato, al male, a Satana, all’Inferno. Chi potrà sradicarmi dal peccato, se non Dio stesso? Insinuando dubbi sulla natura divina di Cristo, si dà modo all’uomo di considerare Gesù come uno che ha detto, sì, delle belle cose, ma di filosofi che dicono belle cose ce ne sono a migliaia. Ma, al contrario, Gesù, adolescente, a dodici anni, dimostra ai suoi genitori di sapere perfettamente chi è, quando Maria gli dice "tuo padre ", indicando Giuseppe, ed Egli passa dal volto di Giuseppe a quello di suo Padre: anche molto prima questo bambino sa perfettamente Chi egli è, da dove viene, dove va. Ha una totale coscienza della sua identità divina. Tutto si gioca, mentre ci avviciniamo all’anno 2000, attorno al mistero dell’Incarnazione. Perché il 2000 è la riattualizzazione del mistero di Dio che assume la nostra carne, in tutta la sua materialità, con tutte le sofferenze e le gioie umane. È "il" Mistero, come dice il Papa: e quando si parla di mistero, si vuole intendere la carne di Dio, il corpo di Dio. Come preti noi siamo parte del corpo di Dio, consacrati al corpo di Dio. Dobbiamo essere manifestazione vivente innanzitutto del mistero dell’Incarnazione.

 

Se tanti si sono allontanati da Dio, è a causa delle false immagini che si danno di Lui: un Dio tiranno, un Dio indifferente. La miglior risposta a queste pessime caricature è il Dio bambino, innocente e bisognoso d’amore. Molti attacchi portati contro la nostra fede, tra l’altro, attraverso eresie dotate di una logica rigorosa, ruotano attorno a questo mistero del corpo. Fuori della Chiesa c’è l’ipertrofia della sessualità, o la manipolazione genetica, l’aborto; attacchi contro la vita. Dall’interno della Chiesa, c’è chi adombra sospetti sulla verginità di Maria, sulla concezione virginale dell’Emanuele, sulla realtà fisiologica del miracolo, e, perfino, sulla Resurrezione. Se si mette in dubbio tutto questo, nulla ha più senso. Quando si va a colpire un aspetto del mistero è come staccare un filo dalla trama di un vestito: tutto si disfa. Noi abbiamo la felicità di essere preti, coloro che hanno ricevuto in pienezza la verità. Cristo è colui che è, come è, e non come lo si può immaginare con la propria testa; Gesù, vivo nella Sua Chiesa, le dà luce con il Vangelo. Il Gesù della Chiesa è lo stesso Gesù del Vangelo.

 

Piuttosto che lasciare che il dubbio e il sospetto si insinuino sulla persona di Gesù, dobbiamo essere pronti al martirio, a versare il nostro sangue; noi siamo Suoi preti, Egli ci ha fatto partecipi del Suo sacerdozio. Come possiamo allora annunziare un altro Gesù, senza essere spezzati in noi stessi, nel nostro essere sacerdotale?

 

 

I martiri di oggi. Non si dà il sangue per un’idea, o per amore di un grande filosofo. Si può dare il proprio sangue, nella gioia del perdono offerto, solo per una persona che siamo sicuri di rivedere, e che abbiamo amato durante tutta la nostra vita.

 

Se Gesù non ha donato la sua vita per me, se è solo un uomo tra altri che sono morti, se non è il mio Dio che ha versato il suo sangue, perché sto dando il mio sangue? Non si può rendere sterile il sangue di milioni di martiri. Come quel giovane libanese, Maroun, che conobbi a Beirut durante la guerra; quando venne distrutto il suo villaggio, gli mostrarono la croce, in terra e gli dissero: "Sputa sulla croce, camminaci sopra, e di’ che Gesù è solo un profeta". Maroun ha risposto: "Gesù è il mio Dio. Mai lo rinnegherò". È stato tagliato a pezzi. Aveva solo 17 anni. E questo è accaduto 12 anni fa, a due ore di volo da Roma. Sono centinaia i libanesi che sono morti così, per fedeltà a Gesù. E noi avremmo il coraggio di Maroun? Chiediamo al Signore e allo Spirito Santo un tale amore per Gesù! Per oggi, per la mia vita di ogni giorno: "Se questa è la Tua volontà, Signore, quando sarà il momento, fa che io possa versare il mio sangue per Te". Nella enciclica Tertio millennio adveniente c’è un passaggio molto forte sul martirio, dove si dice che il tempo dei martiri è tornato. "La chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri. Al termine del secondo millennio la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa dei martiri". Le persecuzioni hanno operato una grande semina di martiri in ogni parte del mondo. In questo momento ci sono 43 paesi dove i cristiani sono torturati, messi a morte. L’integralismo islamico ha preso il posto del comunismo; si pensi ai fratelli sacerdoti uccisi in Algeria. Tutti i miei fratelli nel Ruanda, morti come santi canonizzabili. So che un prete mio amico, che poteva essere salvato, perché era belga e la sua ambasciata aveva inviato una jeep, rispose all’ambasciatore: "Io sono pastore, non abbandonerò mai le mie pecore". Un altro prete mio amico, che andava incontro agli assassini; in ginocchio, tese il collo e disse: "Io sono il pastore, uccidete me per primo". E gli assassini risposero: "No, non ti faremo niente"; allora lui: "Se uccidete uno solo dei miei dovete uccidere me per primo". Così è stato ucciso, e le 4000 persone che si erano rifugiate nella sua chiesa furono massacrate con lui. Il mio Vicario Generale in Ruanda, fu ucciso mentre battezzava un bimbo: lo sentivano dire, mentre lo uccidevano a colpi di machete: "Gloria a te, Signore!". "Io sono con te per tutta l’eternità!", dice il Signore. Questo accadeva tre anni fa. Abbiamo la felicità di appartenere al corpo sociale che dà il più grande numero di martiri alla Chiesa. Perché i pastori sono colpiti per primi. Tra i preti, quelli che danno il più grande numero di martiri sono i vescovi. Nel mio paese, il Ruanda-Burundi, 5 vescovi, un terzo dell’episcopato, sono stati uccisi. Nella mia diocesi di Niondo la metà dei preti sono stati uccisi e in tutto il Ruanda, un terzo dei preti in sei mesi.

 

Come diceva de (Charles) Foucault: "Ogni giorno devo essere pronto a dare la mia vita per Gesù". "La testimonianza resa a Cristo fino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti. E’ una testimonianza da non dimenticare. Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quali militi ignoti della grande causa di Dio. L’ecumenismo dei martiri parla con voce più alta dei fattori di divisione. Nei martiri la Chiesa venera il Cristo."(TMA) Che felicità vivere questo tempo dei martiri! Personalmente, ho conosciuto e concelebrato con molti che sono morti da martiri. Adesso sono con l’Agnello, nella gloria; e conosco anche tanti confessori della fede, scampati al martirio del sangue, che hanno però vissuto decine di anni nei campi di concentramento, torturati. Il cardinale Koliki, in Albania, che ho visto nella sua casetta del nord dell’Albania, mi ha mostrato il suo album di foto. Lo si vede bambino, adolescente, ragazzo, giovane prete e poi a 85 anni: nessuna foto per oltre 35 anni. Tra i due momenti, la prigione. Ha un viso luminoso, occhi pieni di entusiasmo, di gioia; "Quando incontro per strada coloro che mi hanno torturato - mi ha detto - gli offro il mio più bel sorriso". Questi sono i martiri vivi di oggi. Due o tre volte l’anno vado nei paesi dell’est, mentre queste persone vivono ancora, per baciare le mani che hanno sofferto per salvare la mia fede. Non possiamo rendere sterile il sangue dei martiri. Ma il martirio non è soltanto quello del sangue: ci sono delle persone che sono completamente emarginate dalla società perché rifiutano alcune ideologie moderne che vengono loro imposte: in alcuni paesi, molte imprese internazionali impongono obbligatoriamente ai loro dipendenti seminari di New Age, pena la perdita del loro lavoro. Eppure queste persone preferiscono perdere il lavoro piuttosto che perdere la fede.

 

Questo è il coraggio di oggi. Anche nella difesa della vita e dell’amore dobbiamo esser pronti a dare la nostra vita, a perdere la nostra reputazione, ad essere calunniati pubblicamente, piuttosto che cercare di piacere al mondo a discapito della Verità.