LA CREAZIONE NELLA BIBBIA
LA CREAZIONE NELL'ANTICO TESTAMENTO
di Rinaldo Fabris
Il mistero della comunicazione di Dio, che sta alla radice di ogni esperienza religiosa, assume nella Bibbia due forme. Esse corrispondono al duplice "in principio" di Genesi e del prologo giovanneo: "in principio Dio creò il cielo e la terra…" (Gen 1, 1); "in principio la parola era presso Dio…" (Gv 1, 1). Nella sua umanità si rende visibile e presente Dio creatore e Padre.
- La nascita della fede in Dio creatore
- Il canto della creazione
- La creazione nei testi sapienziali
- La creazione nei Salmi
1. La nascita della fede in Dio creatore
La fede in Dio creatore matura nei campi di prigionia dei deportati e profughi della guerra babilonese del VI secolo a.C.. Nel luglio del 587 a.C. sono distrutti il del tempio di Dio e la città di Gerusalemme. Di fronte alla crisi religiosa del popolo di Dio provocata da questa catastrofe storica e dalla tragedia umana, l'autore del libro noto come "DeuteroIsaia" fa riscoprire le radici della fede e speranza. Il suo messaggio può essere riassunto in queste frasi:
- il popolo dei deportati si lamenta dicendo: "Il Signore ci ha abbandonati" , Is 40,27; 49,14;
- il profeta risponde: "Dio è creatore dell'universo e l'unico Signore che guida la storia alla salvezza", Is 40, 12-26.28-31.
Il verbo ebraico barà, "creare" , può essere referita sia all'azione di Dio che il suo popolo liberandolo dall'oppressione sia all'opera iniziale della creazione dell'universo, Is 43,1-7.
All'epoca dei Maccabei, II secolo a. C., viene approfondita questa categoria della creazione di Dio. Di fronte alla minaccia di morte dei fedeli si afferma che Dio creatore sta all'origine di ogni essere umano e di ogni cosa. Egli perciò può assicurare la vita definitiva mediante la risurrezione ai fedeli che affrontano la morte, 2Macc 7,23.27b-29.
2. Il canto della creazione (Gen 1 ,1-2,4a)
Dalla fede in Dio creatore/redentore fiorisce il canto che attualmente apre la raccolta dei libri sacri e che dà il nome greco al primo: Gènesis. Questa pagina della è una specie di Salmo in forma di catechesi narrativa. La disposizione ordinata e la funzione mnemonica del testo sono suggerite dalla ripetizione di alcune formule come ritornelli: "Dio disse" , dieci volte; "così avvenne" ;"Dio chiamò. . .";
"Dio vide che era buono" , sette volte Il termine ebraico tôv, tradotto normalmente con "buono" si può rendere anche con "bello" o "splendido" . E' evidente il ruolo preminente attribuito alla parola efficace di Dio: "egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste" (Sal 33,9).
Dopo l'introduzione generale il racconto contemplativo distribuisce l'azione creatrice di Dio in sei "giorni" articolati in due fasi:
- la separazione della luce dalla tenebre, delle acque sotto e sopra firmamento, della terra dal mare nei primi tre giorni, Gen 1,3-13
- l'abltazione dei vari ambienti: le "luci" nel firmamento, gli uccelli nel cielo e gli esseri viventi nelle acque e sulla terra, negli altri tre giorni Gen 1,14-31.
Agli esseri viventi, di cui l'essere umano è costituito custode e responsabile, è rivolta la "benedizione" di Dio, garanzia di vita e fecondità (Gen 1,22.28).
La particolare benedizione di Dio data alla coppia umana sta all'origine della sua crescita e presa di possesso della terra. Il racconto celebrativo della creazione culmina nel riposo finale di Dio che "benedice" e "consacra" il settimo giorno come "giorno del riposo" , in ebraico shabbàt (Gen 2,1-3).
Questa intenzione catechistica e pratica del canto iniziale della creazione è richiamata esplicitamente nel commento del comandanto relativo al riposo del sabato che fa parte delle "dieci parole" dell'alleanza o decaloogo (Es 20,8-11). L'essere umano creato ad "immagine di Dio" deve imitarne il riposo del sabato come attuazione del suo statuto di libertà.
In questo orizzonte religioso si colloca la creazione dell'essere umano. Essa è preceduta da una decisione solenne di Dio: "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza", in ebraico, sèlem/demût, tradotto in greco con eikôn. L'uomo è posto al vertice della creazione e stabilito da Dio come suo rappresentante o delegato nel mondo dei viventi (Sal 8). I verbi ebraici, tradotti in italiano con "dominare" (i viventi) e "soggiogare" (la terra) in ebraico significano: "allevare, prendere possesso, abitare" .
Una conferma di questa prospettiva del giusto rapporto dell'essere umano con la terra si ha nel secondo racconto della creazione, dove l'essere umano è collocato nella terra-giardino per coltivarla e custodirla (Gen 2,15).
Un secondo aspetto dell'essere umano "creato a immagine di Dio" riguarda la sua dualità maschile e femminile. Non solo nella giusta relazione con Dio e con gli altri viventi, ma nella relazione di coppia l'essere umano prolunga nel mondo l'immagine di Dio (Gen 5,1-3; Sir 17,3; Sap 2,23).
La stessa prospettiva religiosa è espressa nel secondo racconto della creazione con un linguaggio più immaginifico e drammatizzato.
L'essere umano è plasmato dalla terra inerte (fango) e reso vivente da soffio/spirito di Dio (Gen 2,7). La donna è plasmata da Dio e presentata a come essere simmetrico, in ebraico ke-negdô, che si può tradurre: "che gli sta di fronte" all'uomo. In altri termini la relazione tra i due esseri creati da Dio è formulata come parentela/alleanza. Adamo di fronte alla donna presentatagli da Dio, dice: "questa è ossa delle mie ossa/carne della mia carne" (Gen 2,22.23).
3. La creazione nei testi sapienziali
Il tema della creazione, con il quale si apre la Genesi, percorre l'intera Bibbia. Esso però emerge in modo preponderante in alcuni testi sapienziali e nei Salmi.
La prima serie di testi sapienziali relativi alla creazione sono composizioni poetiche in cui si fa l'elogio della sapienza. La "sapienza" biblica, in ebraico chiamata hokemàh, è l'arte del vivere bene per riuscire ed essere felici.
Nella prima parte dell'attuale raccolta del libro dei Proverbi si invita il lettore a cercare la sapienza, di cui si scrive l'origine, la natura e se ne annunciano i benefici per i suoi cultori, "figli e amici della sapienza" . Nei capitoli VII-IX l'autore fa una personificazione della "sapienza" , che presenta se stessa in rapporto a Dio e alla sua opera creatrice. In particolare la sezione di Pro 8,22-31 è un poema celebrativo del ruolo della "sapienza" nella creazione di Dio (cf. Prov 3,19).
La composizione si divide in due strofe di cinque e sei versetti. Nella prima si sottolinea con stile ripetitivo la "priorità" della sapienza (Prov 8,22-25) e nella seconda si rimarca la "simultaneità" , espressa dall'uso anforico del "quando" (Prov 8,26-31). In questo brano poetico la "sapienza" non è Dio, né una divinità della sua corte, ma una creatura. Essa è la "prima" delle creature del mondo. Si tratta solo di una "personificazione" retorica? E' una realtà dotata di consistenza autonoma?
Una seconda composizione poetica, in cui la "sapienza" personificata fa l'elogio di se stessa nell'opera creatrice si trova in Sir 24,1-9. La meta finale del "pellegrinaggio" della sapienza alla ricerca di una dimora è sua presenza stabile in Israele e in particolare nel tempio sul monte Sion. La formula di Sir 24,8: "il mio creatore mi fece posare la tenda Giacobbe e mi disse: "fissa la tende in Giacobbe", rieccheggia nel testo del vangelo di Giovanni 1,14: e la parola piantò la tenda in mezzo a noi" .
Nello stesso libro del Siracide si trova una raccolta di testi che presentano la creazione come riflesso della "gloria" di Dio. In una specie di prologo poetico l'autore celebra le "opere" create dalle "sue parole" (Sir 42,15-25; cf. Sir 33,7-19).
Quello che attira l'attenzione è l'aspetto meraviglioso, splendido e perfetto dell'opera di Dio, che egli solo conosce e domina con sapienza. Quindi si passano rassegna alcune di queste opere meravigliose di Dio: il sole che domina con il suo calore il cielo; la luna puntuale regolatrice del calendario; le stelle, sentinelle fedeli nel cielo; l'arcobaleno "teso dale man dell'Altissimo". Segue la descrizione estasiata dei fenomeni metereologici e atmosferici: le nubi, la neve, la grandine, l'uragano, la brina, ghiaccio, le acque dei mari con tutti gli esseri viventi che le abitano. Su tutto domina l'impressione della potenza insondabile del Signore: "Egli è tutto, Egli è grande, al di sopra delle sue opere". Di fronte alla realtà creata il credente è preso da un senso di stupore e avverte il suo limite radicale. Ma alla fine riconosce che "il Signore ha creata ogni cosa e ha dato la sapienza ai pii" (Sir 43,1-33).
Lo stesso stupore contemplativo di fronte all'azione creatrice di Dio che si può ammirare nella varietà del mondo si coglie con intensità emotiva nelle pagine finali di Giobbe. Dio risponde a Giobbe che chiede di avere un incontro diretto per esporgli la sua "causa" . In una prima "teofania" Dio si rivolge a Giobbe con una serie di interrogativi che mettono allo scoperto la sua abissale distanza da Dio "creatore" .
Prima si passano in rassegna le "dieci" opere celesti di Dio, poi la creazione degli animali, con una particolare descrizione del cavallo e dell'aquila (Gb 38,1-40,5). Nella seconda teofania continua il confronto tra l'opera creatrice di Dio e la pretesa di Giobbe di chiedergli la "ragione" del suo agire. L'accento è posto sulla potenza di Dio che domina le forze scatenate e minacciose (Gb 40,6-42,6). Questa "manifestazione" di Dio creatore è preceduta da un inno alla sua sapienza insondabile (Gb 36,22-37,24). Alla fine Giobbe riconosce non solo il suo limite creaturale, ma anche la sua relazione vitale con Dio: "comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te. . . io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Perciò mi ricredo e provo pentimento sopra polvere e cenere" (Gb 42,2.5-6).
4. La creazione nei Salmi
L'opera creatrice di Dio è richiamata in continuità nei Salmi di lode o inni. Ma in modo più esplicito e ampio essa è contemplata e cantata in alcune composizioni di alto valore poetico e di grande intensità religiosa. Il Salmo 8 rilegge in forma lirica la pagina di Gen 1,1-2,4a. Al centro del mondo creato da Dio sta l'essere umano, il "figlio", del quale Dio si prende cura e che e costituito "Signore" dell'universo.
Il Salmo 19,2-7 colloca in un dittico le due realtà che risalgono a Dio: la creazione del mondo e il dono della "legge" . Il Salmo 139 è una profonda e commossa meditazione sapienziale sull'azione e presenza di Dio creatore che avvolge il credente e ogni cosa. Il Salmo 104 è un inno all'azione creatrice di Dio che come all'inizio continua ora nel mondo. Il suo "spirito" crea come novità permanente la vita sulla terra.