LA TRINITA' ORIGINE E MODELLO DELLA CARITA'

DON GUIDO BONINO

 

•Nei numeri 15 e 16 degli Orientamenti pastorali per gli anni '90 dati dai vescovi italiani, troviamo la dimensione profonda e fondamentale della vita dei credenti, che ispira le riflessioni teologiche e pastorali di tutto il documento. Vista nella sua sorgente, la carità si mostra come "il tessuto" dell'Essere di Dio Trinità e dell'essere dell'uomo, creato a immagine e somiglianza del Dio Trinitario.

La Trinità, rivelata in Gesù Crocifisso e Risorto che dona il suo Spirito, è l'origine e il modello della vita cristiana: la versione terrestre dell'amore trinitario nella storia sta nell'attuazione del comandamento dell'amore reciproco.

"Mostrandoci l'amore di Dio per noi, l'evento della croce di Gesù ci rivela dunque chi è Dio. E' il Padre che non "risparmia" il proprio Figlio unigenito ma lo "consegna" per noi (Rm. 8,32; Gv. 3,16; I Gv. 4,10); è il Figlio che liberamente si consegna alla morte per amore nostro (Gal. 2,20); è lo Spirito Santo, donato dal Figlio sulla croce a Maria e Giovanni, il nuovo Israele (Gv. 19, 25-30).

Credere che "Dio è carità" è confessare che Egli, nella croce, si rivela a noi come infinito, gratuito e totale dono di sè: comunione libera e infinita dell'Amante, dell'Amato e del loro reciproco Amore. Questa carità, che è la vita di Dio, "viene riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo" (Rom. 5,5). Essa diventa, nei credenti, la partecipazione al dialogo di amore fra il Padre e il Figlio nella gioia dello Spirito. E' questa l'opera per cui Cristo è venuto fra noi: "Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perchè l'amore col quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Gv. 17,26).

Creato "a immagine e somiglianza di Dio" (Gn. 1,26), l'uomo è sé stesso se ama. Il segno che si è passati dalla morte alla vita - scrive Giovanni nella sua prima lettera (3,14) - è l'amore ai fratelli.

La Trinità è quindi la verità più profonda dell'esistenza umana, che attinge la sua pienezza nell'amore reciproco, facendo propria la misura dell'amore di Gesù: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv. 15, 12.17). Nel dono reciproco di sé, realizzato per la carità che viene da Dio, "si riassume tutta l'antropologia cristiana".....La carità allora è anzitutto il mistero stesso di Dio e il dono della sua vita agli uomini. La carità è, di conseguenza, la natura profonda della Chiesa, la vocazione e l'autentica realizzazione dell'uomo. Nella croce di Gesù essa ci è rivelata e donata in pienezza."

•La spiritualità dell'unità, frutto del carisma donato dallo Spirito Santo al nostro tempo, ci ha offerto una strada e l'esperienza per comprendere ed attuare il messaggio degli orientamenti pastorali dei vescovi italiani che annunciano la vita della Trinità come fonte ed immagine del progetto divino sugli uomini.

La risposta d'amore di Chiara e delle sue compagne a Dio Amore, cioè l'adesione incondizionata alla sua volontà, si è concentrata in un impegno radicale a vivere il reciproco amore, il comandamento di Gesù, prendendo alla lettera quel "come" io ho amato voi", cioè la disposizione, dichiarata, a dare la vita l'una per l'altra, come Lui. La fedeltà al mutuo amore evangelico è sfociata in una vita di unità sempre più incandescente. E la preghiera di Gesù per l'unità diviene la loro "magna charta": se ne illuminano le parole e queste vengono tradotte in vita.

E' una unità soprannaturale che ha come fonte, modello e fine la Trinità, cui spontaneamente esse guardano per capire come procedere nella vita intrapresa. Infatti il comandamento nuovo è "un piccolo riflesso della vita trinitaria sulla terra".

Nell'esperienza e nel pensiero di Chiara troviamo stagliati, fin dall'inizio, gli elementi essenziali di una ricca dottrina sull'Unità e Trinità di Dio, di cui Chiara parla all'interno di una altrettanto ricca dottrina sull'unità tra gli uomini e di una intensa vita di unità, tra lei e le sue compagne, tutta fondata su Cristo e plasmata dalla vita trinitaria.

In una lettera del 1948 Chiara scrive: "L'Ideale da noi abbracciato è Dio-Unità-Trinità e, quindi, ineffabile come l'Amore infinito, eterno". E, dopo aver rilevato che, se due sono uniti nel nome di Cristo - cioè si amano a vicenda come Lui ci ha amati - Egli è in mezzo a loro (Mt. 18,20) e in ciascuno di loro (Gal. 2,20), così prosegue:

"L'importante è mettere a base, a mezzo, a fine l'unità. In questa unità voluta da Dio le due anime si fondono in uno e riaffiorano uguali e distinte. Come la santissima Trinità.

Gesù lo volle nel suo Testamento, sintesi di tutti i suoi pensieri! I pensieri di un Dio! "Che tutti siano uno, come Io e Te.."

E in una pagina del 1946, spiegando la dinamica di unità tra gli uomini e il suo rapporto con la vita trinitaria, Chiara evidenzia che il fondamento dell'Unità e Trinità in Dio è l'Amore.

"Solo Cristo può fare di due uno, perchè il suo amore, che è annullamento di sé (amore infuso in noi dallo Spirito santo), ci fa entrare fino in fondo nel cuore degli altri. Allora nei singoli e fra loro prende dimora la Trinità (cfr. Gv. 14, 23), perchè in chi "si annulla" e "fra due" che si uniscono annullandosi l'uno nell'altro per amore, "Cristo rivive e, nel Cristo, il Padre". E fra i due, che così vivono, si realizza un rapporto trinitario: "io in te e tu in me".

Il "dove due o tre" di Matteo Chiara lo interpreta come la possibilità di vivere un rapporto trinitario tra le persone che esistenzialmente ci fa vivere in-Cristo, e, per Lui, nella S. Trinità. "Dio che è in me, che ha plasmato la mia anima, che vi riposa in Trinità, è anche nel cuore dei fratelli. Non è ragionevole che io lo ami solo in me. Dunque la mia cella è noi: il mio Cielo è in me e come in me nell'anima dei fratelli. E come lo amo in me, raccogliendomi in esso - quando sono sola - lo amo nel fratello quando egli è presso di me. Allora non amerò il silenzio, ma la parola, la comunicazione cioè del mio Dio in me con Dio nel fratello. E se i due Cieli si incontrano ivi è un'unica Trinità dove i due stanno come Padre e Figlio e tra essi è lo Spirito Santo. Occorre sì sempre raccogliersi anche in presenza del fratello, ma non sfuggendo la creatura, ma bensì raccogliendola nel proprio Cielo o raccogliendo sé nel suo Cielo. E giacchè questa Trinità è in corpi umani, ivi è Gesù: l'Uomo-Dio"

In una conversazione del 12 giugno '60 Chiara dava in poche parole la sintesi della nuova spiritualità. "Se volessimo dire con una sola parola la nostra vita di focolarini, del focolare, noi potremmo rispondere esattamente, senza tema di sbagliare: la nostra vita è la Trinità".

Il collegamento fra questa "mistica comunitaria", comandamento nuovo ed evangelizzazione è messa in evidenza da Chiara in un incontro ecumenico dell'8 giugno 1965. "E' la vita della SS.ma Trinità che dobbiamo procurare di imitare, amandoci fra noi con la grazia di Dio, come le Persone della Santissima Trinità si amano tra loro. Ma è proprio questa vita la più forte testimonianza di Dio al mondo".

Da questi testi viene in evidenza che è amandoci reciprocamente, come Gesù ci ha amati, che riflettiamo la vita della Trinità, salva sempre la sua infinita trascendenza e libertà. Non è solo un'immagine. E' una realtà. Nell'amore scambievole, che porta all'unità, "scorre liberamente" e si sperimenta più pienamente quella vita trinitaria che è già in noi per il battesimo e gli altri sacramenti: infatti Cristo, presente in mezzo a noi uniti in Lui, è nel Padre e noi in Lui siamo nel Padre. In Gesù, generato dall'unità, siamo assunti nel cuore delle relazioni divine; e le Persone divine ci avvolgono e penetrano, trasfigurandoci nell'essere e nelle relazioni tra noi a loro immagine. La vita con "Gesù in mezzo" rispecchia la vita della Trinità.

•Questa visuale di uomini che rispecchiano la vita della Trinità fra loro non è originaria di Chiara e della spiritualità che ne è seguita: questa comprensione sta a base della ecclesiologia patristica.

Già Ignazio di Antiochia scrive che "solo i fedeli animati dalla carità portano in sé l'impronta di Dio" e che l'unità nella chiesa è "una immagine anticipata e una dimostrazione della vita eterna".

E' grande l'intuizione di S. Agostino: "Tu vedi la Trinità, se vedi la Carità". Cirillo di Alessandria spiega che Gesù, quando ha pregato perchè tutti siano uno, ha chiesto "il vincolo della carità, della concordia e della pace col quale i fedeli sono condotti all'unità spirituale; di modo che l'unità di natura e di sostanza, che è prima di tutto quella del Padre e del Figlio, venga da essi imitata a mo' di impronta".

S. Massimo il Confessore afferma che "l'ideale dei santi non consiste soltanto nell'unirsi alla Santa Trinità, ma di esprimerla e di imitarla".

  •L'indirizzo dei vescovi italiani in ETC ha la sua ispirazione e le sue radici nel Concilio. Già Paolo VI° ricordava che "questo Concilio compreso nel suo significato religioso non ha inteso altro che essere un pressante e amichevole invito all'umanità di oggi a ritrovare mediante la vita dell'amore, quel Dio dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere". Il Card. Pellegrino riteneva idea centrale del Vaticano II "la comunione che ha radice nella Trinità Santissima, "luogo" dove la comunione trova la sua espressione ineffabile, profonda e sublime poichè la Chiesa si presenta come un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". La Lumen gentium propone alla comunità cristiana di vivere nella docilità allo Spirito Santo "per una più grande santità della chiesa e per la maggior gloria della Trinità una e indivisa, la quale in Cristo e per mezzo di Cristo è la fonte e l'origine di ogni santità" (n.47). Significativo il bel testo della Gaudium et spes al n° 21 dove il brano conciliare afferma tra l'altro che la carità e l'unità contribuiscono a "rendere presente e quasi visibile" la Trinità, come "rimedio all'ateismo".

Giovanni Paolo II°, parlando a gruppi del Movimento Parrocchiale, indicava nella spiritualità dell'unità la strada per attuare in parrocchia il disegno trinitario della chiesa. "La vostra spiritualità è incentrata nell'unità. Con la vostra vita e il vostro impegno contribuite alla realizzazione del testamento di Gesù: "perché tutti siano uno. Come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola". Con queste sue parole il Signore Gesù ci ha suggerito - come ha detto il Concilio Vaticano II° - "una certa similitudine tra l'unione delle persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità" (GS. 24). Ecco il modello ultimo di ogni rapporto, di ogni convivenza umana: la Trinità! Da questo supremo modello scaturiscono innumerevoli implicazioni anche per la parrocchia. La luminosa vocazione infatti della comunità ecclesiale è di sforzarsi di divenire, in un certo senso, un'Icona della SS. Trinità, fondendo insieme tutte le differenze umane (cfr. AA 10) nell'unità tra anziani e giovani, donne e uomini, ricchi e poveri. Compaginate nell'amore secondo questo modello, le vostre parrocchie potranno esercitare un'azione efficace nei confronti delle anime da avvicinare a Cristo".

  •Il rimando alla Trinità come all'archetipo della comunità è tornato più volte lungo l'itinerario della esperienza cristiana, anche se non sempre posto al centro della prospettiva spirituale.

S. Maria Maddalena de' Pazzi esprime, meglio di altri santi, quanto valga l'unità: lì Dio dà senso e peso a tutto. "La SS.ma Trinità, Dio eterno ha gran compiacimento in tutte le operazioni che si fanno da quelle persone che stanno congregate insieme in santa unione e che vengono così ad assomigliare molto a Lui. Congregazioni piccole o grandi che siano, basta che stiano insieme unite in spirito, servendo Dio in un medesimo volere e sentire, ogni piccola cosa che facciano e ogni minima operazione che operino, piacciono a Dio più di quanto si potesse dire o credere. E non solo nelle operazioni, ma ancora in tutti i pensieri, affetti, desideri, orazioni, esercizi esteriori ed altro gli sono sopra modo grate e rendono onore alla stessa Trinità ed individua Unità".

Cos' si esprimeva S. Vincenzo de Paoli con le Figlie della carità: "Vedete, figlie mie, allo stesso modo che Dio è uno solo in se stesso, e in Lui vi sono tre Persone, senza che il Padre sia più grande del Figlio, né il Figlio dello Spirito Santo, ugualmente bisogna che le Figlie della carità, che devono essere l'immagine della Santissima Trinità, benchè molte, siano tuttavia un cuor solo ed un'anima sola.... Così farete di questa Compagnia una riproduzione della Santissima Trinità. In tal modo che la vostra Compagnia rappresenterà l'unità della Santissima Trinità"

•L'oggi dell'esperienza e della coscienza ecclesiale è caratterizzato in tal modo dalla riscoperta della Trinità come orizzonte della vita cristiana e dello stesso pensare cristiano. Il vissuto cristiano ha corso il rischio dell'appiattimento amorfo su un Dio senza volto. Non pochi anni fa si poteva ancora dire che "se si sopprimesse la dottrina della Trinità come falsa, la gran parte della letteratura religiosa potrebbe rimanere quasi inalterata". "I cristiani, nonostante ogni loro ortodossa professione di fede nella Trinità, nella pratica della loro vita religiosa sono quasi soltanto monoteisti". Sono state vere purtroppo le parole di Kant sulla inutilità della Trinità: "Dalla dottrina della Trinità, presa alla lettera, non è assolutamente possibile trarre nulla per la pratica, anche se si credesse di comprenderla, tanto meno poi se ci si accorge che essa supera ogni nostro concetto".

  •Il carisma "trinitario" dell'Opera di Maria trasmette oggi, come dono dello Spirito al presente dell'umanità, unite nel pensiero e nella testimonianza, l'ispirazione dei "tempi nuovi", la ricchezza della tradizione patristica, l'esperienza dei santi, la sapienza del magistero della chiesa.

Qualcuno ha detto (o dice) che i cristiani hanno "inventato" la Trinità. I fatti ordinari e straordinari con cui Dio-Trinità si è rivelato al mondo, dalla venuta di Gesù fino ai doni seminati ininterrottamente dallo Spirito nel cammino della storia, fanno concludere che è invece la Trinità ad aver "inventato" i cristiani.

L'esperienza del Movimento dei focolari, convalidata da frutti di vita riscontrabili in ogni parte del mondo, insegna anche la "tecnica" per una chiesa missionaria con la rivoluzione che può portare questo ideale "trinitario". "Se tutti gli uomini o almeno un gruppo anche esiguo di uomini fossero veri servi di Dio nel 'prossimo', presto il mondo sarebbe di Cristo..... Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna (ut unum sint) il mondo vedrà l'unità: tutti saranno uno, se noi saremo uno".

 

 

 

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•Ancora due conseguenze. Dice Chiara: "Ho sentito che io sono stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono per me. Come il Padre nella Trinità è tutto per il Figlio ed il Figlio è tutto per il Padre. Ed il rapporto fra noi è lo Spirito Santo che è lo stesso rapporto che c'è tra le Persone della Trinità". Nel cammino, che è il progetto dell'uomo, "dalla Trinità alla Trinità" ci sono le linee di una nuova fondazione del discorso sulla persona. Il concetto classico di persona creata come "sostanza individua di natura razionale", fondamentalmente individualistica, lascia il posto all'impronta trinitaria dell'uomo-persona costituito come relazione agli altri. La persona è essenzialmente pensabile nella relazionalità del dare e del ricevere: la persona è sé stessa in quanto apertura all'altro e accoglimento di lui in sé. La comprensione cristiana dell'uomo non può non essere illuminata da Chi l'ha costituito immagine delle Relazioni divine. Si potrebbe dire: "Al principio è il Dono-di-Sè, quale unica modalità dell'Essere-sé-stessi"

La vita trinitaria tra gli uomini, inoltre, ha prospettive sociali. "Il dono del Padre, che ci viene fatto nel Cristo, esige che tutta la vita umana, compresa la struttura profonda del rapporto sociale, sia in tensione verso la sua sorgente e verso il suo dover essere, che è la vita stessa della Trinità...La sfida per il cristiano, allora, è di tradurre questa "socialità redenta" in tutte le dimensioni della vita umana, come fecero i primi cristiani, i quali in mezzo alla società, in cui si trovavano a vivere, portarono e mostrarono un nuovo stile di vita, una autentica solidarietà fraterna, un nuovo tipo di società, una comunità, nella quale agivano le radici trinitarie della convivenza umana" (Giov. Paolo II°, Palaeur, 20.3.83)

 

 

 

PISTE PER LA RIFLESSIONE, LA RICERCA E LA CONDIVISIONE

 

 

 

1.Per alcuni il termine "Nuova Evangelizzazione" ha un significato forte che indica "rifondazione della chiesa". Riteniamo prioritario e fondamentale porre a base del progetto pastorale l'amore scambievole, riflesso della vita trinitaria sulla terra, capace di quel tessuto di chiesa e di comunità che mostra un credibile volto di Dio? 

2.Spesso la nostra pastorale consiste nel rispondere a tanti stimoli che ci provengono dalla gente, nell'attendere a tante richieste, nel seguire numerosi impegni caratterizzati dalla frammentarietà e dalla improvvisazione: riteniamo necessario aiutarci per passare da una pastorale "di risposta" ad una pastorale "di proposta" capace di progettare e generare comunità vive a partire da "cellule trinitarie" formate da chi prima di tutto attua la mutua e continua carità? La scelta dei collaboratori e il rapporto con loro tiene conto, per quanto possibile, di questa esigenza fondamentale?

3.Chi viene in una comunità ecclesiale ha l'impressione di trovarsi in una stazione di servizio o trova una famiglia soprannaturale con cui può stabilire dei rapporti fraterni di fiducia, di reciproca accoglienza, di dialogo e di crescita? Il servizio, nostro e dei collaboratori, nella necessaria "pastorale di risposta" è occasione di rapporti che possano generare "semi trinitari"?

  4.Siamo certi che il primo "luogo" dell'esperienza trinitaria, da "trasferire" - perchè vissuta - nell'ambito pastorale, è la comunione fra sacerdoti, senza la quale qualsiasi attività apostolica diventa sterile? Tendiamo ad essere fra noi cellule vive per aver capacità di generare altre cellule vive tra due o più che si amano come Gesù ha amato e si donano agli altri in questo amore?

5.Come possiamo aiutarci a reimparare a vedere, pensare ed agire nella luce e nella sapienza della Trinità in modo da non separare quelle dimensioni che sono complementari e non alternative, e rimanere così nel dialogo e nell'equilibrio? Vediamo in questa prospettiva le strutture di comunione (CPP; CPAE, i vari Consigli....)? Con quale spirito "superare" le apparenti antinomie che si incontrano: autorità e libertà, iniziativa personale e obbedienza, anziani e giovani, uomo e donna, sacerdoti e laici, ministeri e carismi, tradizione e apertura al nuovo, chiesa e mondo....?

 

 

 

 

 

 

TESTI CONSULTATI

* Piero Coda - Dio Uno e Trino, Edizioni Paoline. Specialmente i capitoli La vita trinitaria tra gli uomini, Verso una nuova ontologia, Prospettive sociali, da pag. 256 e seguenti. Nb. il rapporto tra Trinità e creazione a pg. 200

* Piero Coda - Verso una chiesa più trinitaria. Spunti per una lettura teologica della Christifideles laici, in Gen's 1989, n. 2; La carità: cuore della chiesa e del suo annuncio in Gen's, 1991, n. 3/4; Una antropologia misurata sulla verità della Trinità in NUm. n. 78, p.29; Un modello trinitario per l'unità delle chiese in Unità e carismi 1994,2, pg. 40; Il carisma dell'unità e la sua incidenza ecumenica in Nuova Umanità, n. 91 (1994,1), pg 17.

* Piero Coda - L'agape come grazia e libertà. Specialmente il cap. La sorgente teologica e trinitaria dell'agàpe, pg. 137 e ss.

* Marisa Cerini - Dio Amore nell'esperienza e nel pensiero di Chiara Lubich. In particolare i capitoli 4 e 5.

* Fabio Ciardi - Koinonia - Specialmente il capitolo Il Mistero Trinitario, da pg. 205 a pg. 215.

* Povilus - Gesù in mezzo nel pensiero di Chiara Lubich. Specialmente i capitoli Vita di unità e vita trinitaria (da pag. 67 ess.), La Chiesa immagine della Trinità (pg. 209), Gesù in mezzo ci fa essere Chiesa (pg. 244) e Alcuni spunti sull'unità e la teologia trinitaria in rapporto a Gesù in mezzo (pg. 249).

* AA.VV: - Dio Amore nella tradizione cristiana e nella domanda dell'uomo contemporaneo, nel cap. Dio Amore nei Padri e nei grandi teologi di S. Cola (pg.87 e ss.)

* UPM. - La Chiesa salvezza dell'uomo (I), nel cap. La Chiesa, profezia dell'umanità compiuta. Abbozzo di antropologia trinitaria di Piero Coda (pg. 78 e ss.)

* UPM. - Il Dio di Gesù Cristo. Specialmente: Piero Coda in Vaticano II°: la chiesa immagine vivente della Trinità (pg. 239 ess.), Jesus Castellano Cervera in Il mistero del Dio Uno e Trino nella testimonianza dei mistici cristiani (pg. 253), Judith Povilus in Considerazioni su un'esperienza comunitaria di Dio-Trinità, oggi (pg. 275)

* Marisa Cerini - Trinità e Chiesa: una riflessione teologica a partire dall'esperienza di Gesù in mezzo in Nuova Umanità n. 30 (1983) pg.99 e ss.

* Toni Weber - Sapienza della Trinità. Distintivi dell'esperienza cristiana in Gen's 1990, numero 5; e La pedagogia del carisma dell'unità in Gen's, 1992, n. 3/4

* Enrique Cambon - Trinità: Modello sociale - Tema alla Scuola internazionale di Umanità Nuova, Castelgandolfo 1-8 maggio 1994. Sarà pubblicato su Gen's.

* Silvano Cola - La Chiesa in dialogo. Il contributo del carisma dell'unità in Gen's, 1993, n 4/5 e Nuova evangelizzazione e immagini di Dio in Gen's, 1991, n. 3/4

* K. Hemmerle - Chiesa trinitaria, chiesa comunione. Una prospettiva ecclesiologica a partire dal mistero trinitario in Gen's, 1988, n. 6; Matrimonio e famiglia in una antropologia trinitaria in Nuova Umanità n. 31 (1984), pg. 3-32; Decalogo del sacerdote in Gen's, 1992, n. 5, pg. 182

* Pastorale oggi: partire dall'unità. Da una pastorale di risposta ad una pastorale di proposta. Art. della Redazione di Gen's nel n. 4, anno 1985, dopo l'articolo di Enrico Pepe Svolta trinitaria.

* G.M. Zanghì - Chiesa icona della Trinità per il dialogo e per l'annuncio in Nuova Umanità, n.84 (1992), pg. 55 e ss.

* AA.VV. (Coda, Forte, Heinz, Hemmerle, Mura, Rossé, Zani) - La Trinità, Vita di Dio e progetto dell'uomo - Per una risposta alla sfida di oggi - ed. C.Nuova

 

DOCUMENTAZIONE

Occorre guardare alla pericoresi delle Persone divine per capire quale deve essere la mutua conoscenza tra di noi, la reciprocità della accoglienza, dell'appartenenza, dell'amore e per mettersi nelle condizioni di vedere Dio come Egli è.

"Cristo - scrive De Margerie - ci invita a credere alle relazioni di reciproca in-esistenza (o inabitazione) tra il Padre e Lui, perchè possiamo giungere, più tardi, a conoscerle nella visione, o, almeno, nella loro anticipazione mistica, cioè attraverso l'esercizio della mutua in-esistenza (inabitazione) della carità unitiva tra cristiani, come pure tra questi, da una parte, e il Padre e il Figlio, dall'altra (Cfr. Gv. 17,21).

L'esercizio della imperfetta mutua in-esistenza (inabitazione) creata e della intersoggevità dell'amore costituisce dunque, per il Nuovo Testamento, la condizione per il pieno svelamento, nella visione, della perfetta mutua mutua in-esistenza (inabitazione) e intersoggetività increata del Padre e del Figlio nello Spirito". 

"Dio - ha scritto De Lubac in una delle sue pagine più note - non ci ha creati perchè dimorassimo nei confini della natura, né perchè vivessimo una vicenda solitaria; ci ha creati per essere introdotti insieme nella sua vita trinitaria. Gesù Cristo si è offerto in sacrificio perchè noi fossimo una cosa sola in questa unità delle Persone divine. C'è un Luogo in cui, fin da questa terra, incomincia questa riunione di tutti nella Trinità. C'è una famiglia di Dio, misteriosa estensione della Trinità nel tempo, che non soltanto ci prepara a questa vita unitaria e ce ne dà la sicura garanzia, ma ce ne fa già partecipi. Unica società pienamente "aperta", essa è la sola che sia all'altezza della nostra intima aspirazione e nella quale possiamo attingere finalmente tutte le nostre dimensioni. "Un popolo radunato dall'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo": tale è la Chiesa. "Essa è piena della Trinità".

Così De Lubac - commenta Marisa Cerini - ci rimette davanti al nostro fine: essere una cosa sola nell'unità della Trinità, e ci indica il luogo dove iniziare ad essere: la Chiesa, "misteriosa estensione della Trinità nel tempo", icona di Dio Uno e Trino, il "già" e "non ancora" della nostra vita definitiva. Come dice Tertulliano: "Dove sono i Tre, cioè il Padre e il Figlio e lo Spirito santo, qui è la Chiesa che è il corpo dei Tre. 

"L'accresciuta coscienza del mistero della Chiesa e dello Spirito Santo, che per certi aspetti ha caratterizzato la vita cristiana e la teologia di questo secolo, non poteva non portare con sé una più approfondita coscienza del mistero trinitario.

Poichè la Chiesa è Icona della Trinità, non si poteva contemplare la sua natura e il suo mistero senza risalire alla sorgente del suo essere.

Lo stesso possiamo dire della riscoperta dello Spirito: egli lavora per il Padre e per il Figlio, per cui instaurare un rapporto nuovo con lo Spirito significa ritrovarsi nella Trinità. facendoci gridare "Abbà" e portandoci a confessare che "Gesù è il Signore", egli ci introduce nel mistero di comunione con i Tre.

La terza grande linea di pensiero cristiano contemporaneo va verso il mistero del Dio Crocifisso e l'approfondimento del Mistero Pasquale. Anche questa realtà, al pari di quella ecclesiologica e pneumatologica,, si risolve nella contemplazione del mistero trinitario di cui quello pasquale è manifestazione e comunicazione. "Chi pensa la croce dice la Trinità". (Fabio Ciardi, Koinonia, pg. 208) 

Dall'Omelia di Giovanni Paolo II° nella concelebrazione con oltre 7.000 sacerdoti nell'aula Paolo VI° il 30 aprile 1982. C'è un'altra componente della spiritualità evangelica che il Movimento dei Focolari ha fatto propria e che merita anche qualche altra considerazione: l'unità che Gesù ha chiesto al Padre prima di morire (cfr. Gv. 17,21). E' per lo spogliamento del Cristo fino all'abbandono e alla morte che noi siamo stati fatti uno con Lui e fra noi (cfr. Gal. 3,26-28; Ef. 2,14-18). E quando Gesù ci dà il comando di amarci come egli ci ha amati (cf. Gv. 15, 12), ci invita ad avere come misura del nostro reciproco amore la sua stessa misura: ed è questa appunto che può fruttare l'unità, poichè l'amore sempre unifica chi vi partecipa. Nell'unità poi si sperimenta viva la presenza del Cristo Risorto, nel quale appunto siamo uno. Ben si esprimeva S. Leone Magno: "Il Figlio di Dio ha assunto la natura umana con una unione così intima da essere l'unico e identico Cristo non soltanto in Colui che è il primogenito di ogni creatura, ma anche in tutti i suoi santi". Nell'unità realizzata nella loro vita presbiterale, i sacerdoti trovano la loro vera casa, che si amplia e si rinsalda nella comunione con i Vescovi ed il Papa. Riuniti nel suo nome, Cristo non può non essere in mezzo a loro (cfr. Mt. 18,20): sia per dare efficacia alla Parola di Dio "che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti", sia per una feconda celebrazione dell'Eucarestia e degli altri sacramenti, sia per riunire in quanto pastori "la famiglia di Dio come fraternità animata dall'unità. I Religiosi, in più, trovano nella pratica della comunione fraterna un rapporto più stretto con i loro fondatori e la possibilità di far brillare la specificità dei loro carismi. In tal modo, tutti insieme si trasmette al mondo un raggio almeno di quella superiore e ineguagliabile comunione che vincola l'una all'altra le persone della Santissima Trinità, in un mistero fecondo di vita. (da "Il sacerdote oggi, il religioso oggi" che contiene i testi del Congresso Internazionale dii sacerdoti e religiosi effettuato il 30 aprile 1982.