FASI DELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITà

 

La prima infanzia

Fase pre-natale

Fase neo-natale

Rapporto con la madre

Erotismo primario: fase orale

Dalla fase narcisistica al rapporto oggettivo

  1. All'inizio il bambino è caratterizzato da uno spiccato egocentrismo (fase narcisistica), il quale non gli permette di possedere un vero sentimento della realtà esterna. Un vero e proprio "IO" del bambino non esiste in questa fase, poiché non c'è consapevolezza di sé se manca quella della realtà esterna, cioè degli altri.
  2. Il motivo per cui il bambino è costretto ad assumere questa consapevolezza oggettiva dipende dal fatto che non sempre i suoi bisogni primari vengono immediatamente soddisfatti. Il ritardo fa acquisire al bambino il limite della sua onnipotenza e gli fa ammettere l'esistenza di una realtà esterna.
  3. Gli inizi della socialità del bambino corrispondono alla comparsa della risposta-sorriso; poi si verifica il dispiacere quando viene lasciato solo; più tardi subentra il dispiacere quando viene privato di un oggetto. Tra i cinque e i sette mesi sa distinguere la mimica degli adulti, cioè reagisce in modo differente secondo che l'adulto sia arrabbiato o sorridente. A partire dai sei mesi mostra interesse per i giochi di imitazione (ad es. "cucù"), è contenuto di riconoscersi davanti allo specchio (il che gli permette di distinguersi dagli altri).
  4. All'età di sei mesi, tuttavia, i contatti sociali coi suoi coetanei sono negativi: o non presta loro alcuna attenzione o li tratta come oggetti, mentre verso i nove mesi s'interessa di loro in funzione delle cose che possiedono.
  5. Verso l'ottavo mese reagisce positivamente ai volti familiari e negativamente a quelli estranei. Si serve, quando è solo o ha fame o sta per addormentarsi, di oggetti transizionali (ad es. una coperta, un oggetto particolare) per sostituire la figura materna quando essa è assente: si tratta di un'esperienza illusoria ma gratificante, perché il bambino la può facilmente controllare. Peraltro, grazie all'uso fantastico di questi oggetti nasce l'esigenza del gioco con oggetti familiari.
  6. È stato dimostrato che con un rapporto iperprotettivo, il bambino non si abitua all'angoscia del distacco dalla madre, per cui non compie uno sforzo transizionale. Ciò significa che la sua dipendenza è assoluta e che la separazione dalla madre, anche temporanea, gli può scatenare ansie persecutorie. Viceversa, se il rapporto madre-figlio è molto scarso, il bambino tende ad accentuare notevolmente i suoi sforzi transizionali (simbolici), al punto di essere incapace di una normale comunicativa.
  7. La frustrazione quindi, entro certi limiti, è necessaria alla crescita del bambino, in quanto gli permette di superare il suo narcisismo e di orientarsi verso il mondo esterno.

 

La seconda infanzia

 

La seconda fase dello sviluppo infantile va, all'incirca, dalla fine del primo anno all'inizio del sesto. Si tende a suddividere questa fase in due momenti: il primo va da uno a tre anni (fase anale), il secondo da tre a sei anni (fase fallica).

Conquista dell'autonomia

  1. La conquista della deambulazione, allo scadere del Io anno, conferisce al bambino un principio di indipendenza. Progressivamente si sviluppa la motricità (oltre a camminare, in questa fase si mantiene pulito, è disciplinato nell'alimentazione -se educato-, controlla gli sfinteri, usa come primo mezzo di locomozione il triciclo, progrediscono nel complesso la prensione e la manipolazione. Il gioco resta la sua attività principale).
  2. Sviluppa anche la fonazione: quanto più aumenta la facilità comunicativa ed espressiva, tanto più aumenta la possibilità della maturità personale. Ha la sensazione del potere quasi magico della parola: per lui conoscere il nome di una cosa significa impadronirsene; di qui l'insistenza con cui chiede il nome degli oggetti. Tuttavia l'aspetto cognitivo è subordinato a quello affettivo (p.es. il bambino usa nei suoi giochi qualunque oggetto per qualunque scopo).
  3. Il bambino non è del tutto consapevole della propria individualità. Inizia adesso ad acquisire il senso della realtà e ad elaborare le prime forme di giudizio. Si accorge che la sua dipendenza dalla madre diminuisce. Impara a sopportare per periodi sempre più lunghi l'accumulo della tensione. Vive una situazione conflittuale fra il desiderio di agire autonomamente e lo stato di dipendenza dagli altri.

Fase anale

Fase fallica

Identificazione con i genitori

  1. Identificandosi coi genitori, il bambino matura una prima superficiale coscienza morale, cioè una prima organizzazione di autocontrollo. Se il bambino avverte dentro di sé la presenza dei genitori (che ordinano o proibiscono o rassicurano e proteggono) anche quando essi sono assenti, allora vuol dire che è pronto ad una forma di comportamento autonomo. Ciò in quanto non è più solo una minaccia esterna (castigo o privazione) che regola il suo comportamento, ma la consapevolezza interiore di ciò che può e non può fare.
  2. Dopo la frustrazione dello svezzamento, il bambino subisce una seconda delusione quando scopre che non può possedere in maniera esclusiva l'affetto della madre, poiché lo deve dividere col padre (il cosiddetto "complesso edipico", che però la psicanalisi ha notevolmente estremizzato). Di qui i sentimenti ambivalenti che il bambino matura in questo periodo: gelosia e nel contempo ammirazione del padre, in quanto figura dominante a cui vorrebbe somigliare e di cui indivia la forza, la sapienza e a cui vuol bene. A volta il bambino si serve di alcune forme di "ricatto" per attirare su di sé l'attenzione dei genitori: si tratta di comportamenti regressivi, come p.es., succhiarsi il dito, voler essere preso in braccio, farsi la pipì addosso…, coi quali egli chiede quella protezione che teme d'aver perso.

Vita sociale

Il processo d'interazione nel gruppo si sviluppa sempre di più. Nel gruppo il bambino assume responsabilità più precise, dei ruoli sociali. Il gruppo dei coetanei ha anche una funzione di carattere normativo e disciplinare. I bambini tendono ad essere più facilmente amici che ostili tra loro (a meno che non subiscano pesantemente i condizionamenti degli adulti). Le loro amicizie però sono labili. Naturalmente favorisce l'amicizia la somiglianza di età, di intelligenza, di interessi e di socievolezza, nonché la possibilità di svolgere insieme certe funzioni di gioco e di apprendimento.

 

La fanciullezza

 

Evoluzione dell'affettività

I) In questa fase avviene il superamento del complesso di Edipo attraverso la dinamica del gruppo. Verso i sette anni compare una forma di timidezza, che non è timore degli estranei come una volta, ma bisogno di difendere la propria intimità psichica dalle invadenze altrui: il bambino/a ha dei segreti che riguardano soltanto lui e prova sentimenti che non proietta immediatamente nell'attività esterna. L'interiorità favorisce una certa doppiezza: compaiono le prime bugie, i primi alibi (l'aumento della severità da parte degli adulti difficilmente sortisce, in questi casi, l'effetto sperato). Gli adulti più significativi sono i genitori, il maestro/a, i nonni, i genitori degli altri bambini.

II) Aumenta la curiosità per tutto ciò che concerne il rapporto tra i sessi (procreazione, nascita, sviluppo anatomico). C'è inoltre una tendenza spontanea alla separazione dei sessi a partire dagli otto anni circa. Bambini e bambine cominciano a farsi i dispetti. Si differenziano i loro interessi e giochi (in questo, i condizionamenti sociali a volte pesano più del dovuto, come ad es. quando si fa giocare il maschio con soldatini, armi, mezzi di trasporto e la bambina con bambole, cucine in miniatura ecc. I modelli socio-culturali sono evidenti: il "maschio" è aggressivo, forte, protettivo; la "femmina" è docile, casalinga, bisognosa di protezione).

Sviluppo intellettuale

III) In questa fase si attenua l'egocentrismo logico/affettivo. Si afferma la dimensione temporale (passato-presente-futuro). Si sviluppa il pensiero logico (la logica è concreta e legata all'esperienza, però utilizza il linguaggio scritto e i simboli numerici).

IV) Questo è il periodo degli interessi oggettivi e astratti: c'è viva curiosità per il sapere, per l'esperimento, c'è abitudine alla decisione, c'è l'esigenza del gioco collettivo, il bisogno di collezionare gli oggetti più diversi, c'è una maggiore cura per le cose personali. Gradatamente il bambino passa dal perché al come delle cose.

V) Il bambino cerca di applicarsi in molte attività, di distinguersi (il più bravo, il più forte, il più spiritoso...), cerca di realizzare qualche "impresa" in maniera autonoma per superare il senso di inferiorità che prova nei confronti degli adulti.

Progressi della motricità

VI) A partire dai sei anni hanno grande importanza i giochi di lotta e acrobazia. Il bambino non gioca più solo per giocare, ma si dà degli scopi: dai più immediati ai più complessi (ad es. può far rimbalzare davanti a sé una palla e riprenderla, ma può tentare anche di maneggiare vari arnesi, come colle, cucitrici, forbici...). Sviluppando l'autocontrollo, la scrittura diventa più regolare, disegno e pittura gli danno grande soddisfazione. Poi viene il momento della mimica e delle smorfie, il salto alla corda per le bambine...

L'età scolare

VII) Il bambino/a fa esperienza di un ambiente indifferente verso di lui sul piano affettivo, nel quale deve da solo cercarsi il suo posto, senza beneficiare dei vantaggi dell'amore dei genitori. Deve adattarsi senza discutere a inevitabili costrizioni cui non è abituato e davanti alle quali falliscono le manifestazioni di seduzione e di affetto così efficaci in casa. Scopre per così dire "l'uguaglianza democratica davanti alla legge", in quanto si misura con esseri uguali a lui. Ha in sostanza l'opportunità di definire da solo la sua condizione e di stabilire rapporti di reciprocità con i coetanei.

VIII) Il gruppo assume tanta importanza quanta la famiglia, se non di più. Nel gruppo l'egocentrismo infantile entra in crisi. Egli prende coscienza che nel gruppo il gioco continua, anche senza di lui, non importa con chi. D'altra parte non è lui che sceglie i compagni, ma sono gli adulti, la scuola, il quartiere che glieli impongono. Amicizie più intime e personali si formano all'inizio dell'adolescenza.

IX) A scuola si verifica il fenomeno della delazione, perché ogni bambino desidera compiacere il maestro. Il ricorso all'alleanza di una forza estranea, più potente del gruppo, è tipico del bambino meno socializzato, ma nelle classi più piccole i compagni non pensano di fargliene una colpa: essere in "buoni rapporti" col maestro è motivo di considerazione. Ma a partire dagli 8 anni lo "spione" corre il rischio di essere emarginato dal gruppo.

Nel gruppo

X) Nel gruppo il bambino impara a difendere i suoi diritti e le sue idee (prima con musi lunghi, insulti, percosse, poi con la discussione, con le prove, per conquistare il consenso). Ricerca i compromessi, la coerenza, perché ogni contraddizione gli viene rinfacciata con durezza.

XI) Nel gruppo c'è provocazione, rivalità, aiuto reciproco, complicità, intesa per taluni scopi, scambi materiali... Il bambino impara a valorizzare se stesso e gli altri. La critica degli altri lo spinge all'autocritica. E' sottomesso all'autorità degli altri ma continuamente la esercita, grazie al controllo reciproco. Scopre una forma di obbligo che proviene da un accordo tra uguali e da un'adesione personale.

XII) Nel gruppo il bambino viene accettato per le sue qualità. È possibile anche che si formino, alla fine di questa fase, le cosiddette "bande", che sono un fenomeno spontaneo, senza intervento dell'adulto. È qui che nascono i primi drammi: emarginazione, capro espiatorio, vittima, autoritarismo di qualche bambino... Generalmente i bambini "impopolari" hanno avuto un sistema familiare chiuso, severo: possono essere conformisti verso l'adulto, ma sono litigiosi verso i compagni; inoltre hanno scarsa curiosità, immaginazione, iniziativa.

XIII) Sino alla fine della fanciullezza la banda presenta un carattere autocratico e aristocratico: un capo, circondato dai suoi più "fidati", e poi i "gregari". Intorno ai 12 anni la banda acquista un carattere più democratico. La forza fisica del capo non ha mai molta importanza: ciò che lo rende tale è la sua capacità di non-compromesso con l'adulto. Il potere dell'educatore è minimo in confronto all'attrazione che esercita il gruppo e al prestigio di cui gode il suo capo.

 

L'adolescenza

 

I) Relativamente a questo periodo, è difficile fissare dei limiti cronologici, perché spesso non c'è corrispondenza tra età cronologica e livello di sviluppo psico-fisiologico dell'individuo (quindi all'incirca va dagli 11-12 anni ai 18-20, con leggero anticipo per le ragazze).

II) La crisi puberale

  1. È la prima fase che caratterizza questo periodo. Qui compaiono una serie di trasformazioni di carattere biologico. La pubertà inizia con la maturazione dei caratteri sessuali e termina con la maturazione della prima cellula germinale maschile e del primo ovulo femminile, cioè con lo stabilirsi nei due sessi, della capacità generativa.
  2. Queste trasformazioni sono la conseguenza di complesse azioni ormonali, a carico dell'apparato genitale e di tutto l'organismo (ad es. si modifica la voce, aumenta la statura e il peso).

III) La crisi d'identità

  1. Il problema più importante che l'adolescente deve affrontare è quello di costruirsi un'identità personale e un ruolo sociale, staccandosi dal mondo dei pre-adolescenti ed entrando in quello degli adulti.
  2. Lo sviluppo dell'organismo comporta un'attivazione degli impulsi istintivi, non solo sessuali ma anche aggressivi, che limitano le capacità di autocontrollo. Riemergono alcune tendenze impulsive infantili, che parevano scomparse da tempo, come l'inclinazione allo sporco, al disordine, alle piccole crudeltà, all'esibizionismo. La vivacità della fanciullezza si trasforma in aggressività o almeno in insofferenza.
  3. Ciò è dovuto al fatto che da un lato l'adolescente si trova ad affrontare una rinnovata carica istintiva, dall'altro subisce una pressione educativa o normativa da parte dei genitori, che diventa ancor più repressiva in presenza di questo comportamento disordinato e incoerente.
  4. L'adolescente tende a oscillare tra la fiducia negli altri e la diffidenza più nera, tra il desiderio di staccarsi dalla famiglia e il timore di perderne la protezione, tra l'esigenza di conoscere la realtà adulta e la tendenza a rinchiudersi in un atteggiamento di passività o indifferenza, o, al contrario, di protesta contro ogni forma di autorità (sino all'abbandono scolastico, alla tossicodipendenza, alla microcriminalità...).
  5. L'adolescente avverte in sé nuove esigenze: il bisogno sessuale, che non riesce a esprimere subito come istanza etero-sessuale; il bisogno di agire, conoscere, scoprire da sé quello che è importante (di qui l'esigenza di una maggiore autonomia nella gestione del tempo libero); il bisogno di stabilire dei legami nuovi, di trovare nuovi modelli (di qui l'esaltazione degli "idoli" sportivi, cinematografici, canori, radiotelevisivi...).
  6. L'adolescente inizia a ragionare in maniera ipotetico-deduttiva, a fare cioè dei ragionamenti personali, sulla base di interessi sociali, razionali, estetici, morali o religiosi. Ciò che lo preoccupa di più è il futuro, ovvero la difficoltà di raggiungere una posizione di prestigio.

IV) Il rapporto con i coetanei

  1. Durante l'adolescenza assume sempre più importanza l'esperienza di gruppo, che svolge una funzione di rassicurazione. Il timore suscitato nel giovane dai suoi stessi impulsi, quello della repressione, l'insicurezza nell'agire, le espressioni verbali estremistiche e decisioniste: tutto ciò trova nel gruppo una possibilità di sfogo, di libera espressione, di compensazione.
  2. Lo stare insieme diventa un mezzo per sentirsi più sicuri. L'accettare norme, abitudini, gergo e mode del gruppo diventa un mezzo per riconoscersi in una nuova identità (che questa volta è collettiva). Ci si libera dalle ingenuità della fanciullezza, dallo stato di totale dipendenza dai genitori (del cui affetto o protezione ancora non si può fare a meno). Naturalmente più la famiglia è in crisi e più il gruppo (o l'amicizia con un coetaneo) diventa importante agli occhi del giovane: spesso anche il fratello o la sorella maggiore fa da tramite tra la famiglia e il mondo esterno.
  3. Migliora insomma la capacità di autodeterminarsi: sia attraverso l'adattamento all'ambiente che attraverso lo sviluppo dell'introspezione e la partecipazione al gruppo. Questa partecipazione è ovviamente legata ai valori o ideali che il gruppo stesso rappresenta, da quelli più complessi a quelli più semplici (si pensi alle associazioni religiose, sociali, umanitarie, politiche, sportive...). Come leader viene scelto il ragazzo più dotato intellettualmente, più informato, più critico... Le differenziazioni sessuali vanno scomparendo.