5. Comte: Il compito della filosofia positiva

 

Ma accanto al compito teorico di creare l'unità del sapere, alla filosofia spetta anche quello pratico di esercitare una concreta azione sulla realtà umana, in modo da trasformarla nella direzione che la storia indica. Perché ciò avvenga è indispensabile una sua radicale riforma, nel senso che l'attività filosofica, oltre che rinnovarsi nel metodo, deve assumere nuove specifiche funzioni e, con queste, nuovo significato.

Il suo primo risultato, afferma Comte, dev'essere quello di "precisare la conoscenza delle regole generali valide per procedere sicuramente alla ricerca del vero", e quindi quello di delineare il metodo logico per la conduzione corretta del pensiero.

Ma essa deve pure promuovere la "riforma generale del nostro sistema di educazione", ancora legato alla cultura teologica, metafisica e letteraria. È bensí vero, dice Comte, che sono stati già effettuati nella pratica pedagogica alcuni tentativi di "educazione positiva", adeguata allo spirito della nostra epoca, e aderente alle esigenze della civiltà moderna. Ma essi risultano insufficienti, perché manca, appunto, l'unità sistematica delle scienze. Infatti anche negli insegnamenti piú moderni si conserva "la specializzazione esclusiva e l'isolamento troppo accentuato delle singole scienze", mentre un'educazione generale positiva "esige un insieme di conoscenze positive su tutte le grandi classi di fenomeni naturali": conoscenze fondamentali, dunque, coordinate in una visione totale. È necessario allora che la filosofia fondi un progetto educativo in cui le diverse scienze "siano dapprima riportate al loro spirito genuino, ossia ai loro metodi fondamentali e ai loro risultati piú importanti", e "proposte alle intelligenze come i diversi rami sbocciati da un unico tronco".

Una filosofia poi che configurasse l'unità delle scienze, svolgerebbe anche la funzione di "contribuire ai progressi particolari delle diverse scienze".

Difatti, le divisioni che stabiliamo tra le diverse scienze, senz'essere arbitrarie, sono artificiali. In realtà, l'oggetto delle nostre ricerche è unico; noi distinguiamo le scienze al solo scopo di dividere le difficoltà, per risolverle piú agevolmente. Ne risulta spesso che, contrariamente alle nostre classiche ripartizioni, talune importanti questioni richiederebbero una visione d'insieme di piú punti di vista speciali, che nell'odierna costituzione del mondo scientifico non può oggi trovare pratica attuazione; il che espone questi problemi al pericolo di restare privi di soluzione per un periodo piú lungo del necessario. Per il passato potrei citare un esempio davvero memorabile: la geometria analitica. Questa scoperta fondamentale... che cos'è se non il risultato dell'accostamento fra due scienze sino allora concepite separatamente?

(Corso di filosofia positiva)

 

 

 

 

Sicché, conoscendo metodi e risultati fondamentali delle diverse scienze organizzate in un sistema unico, è possibile produrre un progresso nell'ambito di una scienza particolare risolvendo un suo specifico problema con il contributo di una o piú scienze diverse.

Ma il compito supremo della filosofia positiva consiste nel fatto che essa deve costituire "l'unica solida base della riorganizzazione sociale, destinata a por fine allo stato di crisi nel quale si dibattono da sí lungo tempo anche le nazioni piú civili".

 

 

Non credo di dover provare ai lettori di quest'opera che le idee governano e dirigono il mondo o, in altri termini, che tutto il meccanismo sociale riposa, in ultima istanza, su opinioni. I nostri lettori sanno perfettamente che la grande crisi morale e politica della società moderna è dovuta, in fondo, all'anarchia intellettuale. Il nostro male piú grave consiste infatti nelle profonde divergenze che attualmente dividono gli spiriti a proposito delle massime fondamentali, la cui stabilità e chiarezza sono condizione sine qua non d'un vero ordine sociale. Fin tanto che le intelligenze individuali non avranno aderito all'unanimità ad un certo numero di idee generali, capaci di costituire una dottrina morale comune, non ci si può nascondere che lo stato delle nazioni resterà per forza essenzialmente rivoluzionario.

(Corso di filosofia positiva)

Tale stato di cose avrà fine quando sarà avvenuto "il trionfo definitivo della filosofia positiva"; solo allora "la crisi rivoluzionaria che tormenta i popoli civili sarà sostanzialmente debellata"; infatti avranno fine le divergenze, sarà ricostituita l'armonia spirituale degli uomini, e dalla "comunione dei principi" "deriveranno le istituzioni convenienti".

Sono chiari dunque i limiti generali dell'impostazione filosofica di Comte. Nello studio positivo della storia ha individuato nelle "forme del pensiero" gli elementi caratterizzanti dei vari stadi della civiltà; da questi modi di pensare, a suo avviso, derivano sistemi generali di conoscenze, cioè visioni del mondo, a cui corrispondono tipi specifici di organizzazione socio-politica. Insomma le idee - Comte lo dichiara esplicitamente - governano il mondo. Egli è perciò coerente con se stesso quando trova le ragioni della crisi del suo tempo nel passaggio, ancora in corso, dalla mentalità teologico-metafisica a quella positiva, cioè quando afferma che la crisi sociale e politica sta nella crisi delle idee. Ma qui è il punctum dolens. Comte scrive il Corso in quel travagliato periodo in cui nella sua Francia ha luogo quella rivoluzione parigina del 1830 che tanta ripercussione avrà nel resto d'Europa, in cui la monarchia, dopo aver suscitato speranze "liberali", s'involve in direzione conservatrice; in cui, sempre in Francia, i setaioli di Lione - i Canuti -, con la mobilitazione e l'organizzazione, strappano ai padroni una sorta di "contratto", che, infranto da alcuni industriali, fu l'origine dell'insurrezione del 21 e 22 novembre 1831; e, in generale, in un periodo in cui si preparano gli eventi del '48 europeo. Evidentemente Comte non comprende le cause reali di quei fatti se sostiene, sia pure coerentemente con se stesso, che essi sono il frutto dell'anarchia intellettuale. Non lo sfiora il dubbio che quell'anarchia potrebbe essere, invece, l'effetto dell'accentuazione dei contrasti che la crescente industrializzazione e la potenza del capitale che ne sta alla base, ha provocato nel corpo sociale. Pertanto appare ingenuo il suo credere che quando il sistema generale delle conoscenze avrà avuto compiuta realizzazione, la società avrà finalmente punti di riferimento stabili e principi certi su cui possa organizzarsi in modo omogeneo ed efficiente.

È quindi sulla base delle osservazioni ora fatte che bisogna valutare il discorso comtiano sull'arte politica. Il completamento della "rivoluzione positiva" - sostiene il filosofo - implica anche un nuovo modo di far politica, cioè la necessità di una "politica positiva" che attui, a livello di organizzazione, l'armonia tra due elementi che finora sono apparsi inconciliabili: uno, statico, cioè l'ordine, l'altro, dinamico, ossia il progresso della società.

L'ordine e il progresso, che l'antichità considerava assolutamente inconciliabili, rappresentano sempre, secondo la natura della civiltà moderna, due condizioni egualmente importanti, la cui intima e indissolubile combinazione caratterizza ormai sia la fondamentale difficoltà sia la principale risorsa di ogni vero sistema politico. Nessun ordine reale può essere stabilito, né soprattutto durare, se non è pienamente compatibile con il progresso; nessun grande progresso potrebbe effettivamente compiersi, se non tendesse infine all'evidente consolidamento dell'ordine... Anche la politica positiva sarà soprattutto caratterizzata, nella pratica, dalla sua attitudine talmente spontanea a soddisfare a questa duplice indicazione, che l'ordine e il progresso vi appariranno direttamente i due aspetti necessariamente inseparabili d'uno stesso principio ... Mi basta, in questo momento, indicare rapidamente, a questo proposito, la valutazione fondamentale per cui le nozioni reali di ordine e progresso devono essere, in fisica sociale, cosí rigorosamente indivisibili quanto lo sono, in biologia, quelle di organizzazione e di vita, da cui, dal punto di vista scientifico, esse evidentemente derivano.

(Corso di filosofia positiva)

 

 

 

 

È, quella di Comte, una prospettiva che definiremmo, con linguaggio moderno, riformistica; ciò è tanto piú vero in quanto egli deplora che l'obiettivo degli stati è, ancora al suo tempo, la conservazione dell'ordine, mentre l'esigenza del progresso è stata lasciata in balia di "dottrine sostanzialmente anarchiche". Certo,

il passaggio da un sistema sociale ad un altro non può mai essere diretto e continuo; esso presuppone sempre, almeno per qualche generazione, una specie d'interregno piú o meno anarchico, il cui carattere e la cui durata dipendono dall'intensità e dall'estensione del rinnovamento da operare, i piú sensibili progressi politici si riducono allora essenzialmente alla graduale demolizione del vecchio sistema, sempre anticipatamente minato nei suoi diversi fondamenti principali. Questo preliminare rovesciamento è non soltanto inevitabile, per la sola forza degli antecedenti che lo motivano, ma anche assolutamente indispensabile, sia per permettere agli elementi del nuovo sistema, che fin' allora s'erano lentamente sviluppati in silenzio, di accogliere a poco a poco le strutture politiche, sia ancora al fine di stimolare alla riorganizzazione con l'esperienza degli inconvenienti dell'anarchia.

(Corso di filosofia positiva)

Ma, quanto alla riorganizzazione, non sono certo gli eventi che ne determinano le caratteristiche qualificanti, bensí le idee. Infatti i fermenti rivoluzionari dei suoi tempi sono da Comte interpretati come la conseguenza diretta di una politica non fondata sulla sociologia. Se invece si studia scientificamente il comportamento sociale degli uomini, si individuano le leggi di quel comportamento; il che consente quella "previsione scientifica" degli sviluppi che costituirà la guida sicura sia per una "teoria politica" adeguata alle concrete circostanze storiche, sia per una prassi politica corretta ed efficiente, tale cioè da fondare davvero l'ordine e da favorire davvero il progresso.