Uguale dignità dell'uomo e della donna nella donazione di sé

Giovanni Francilia

 

MATERIA DEL SACRAMENTO: I GESTI DELL'AMORE

Per vivere la nostra vocazione noi abbiamo bisogno di andare al di là della mentalità giuridica. Lo sappiamo bene. Non è bastato il consenso espresso con parole secondo il rito stabilito per renderci sposi per sempre in un matrimonio, stabile e ormai compiuto. Abbiamo bisogno di costruirlo ogni giorno, con le piccole-grandi cose di cui è intessuta la vita.

Non è l'aver pronunciato la formula o il solo aver scambiato gli anelli a realizzare il "sacramento grande".

E' l'amore degli sposi con i suoi gesti quotidiani ed espressioni varie che diventa il sacramento-segno visibile di Dio.

Le espressioni del volersi bene di una coppia (e cioè I'affettuosità, la tenerezza, le premure, gli sguardi, le carezze, l'amplesso, I’amore per i figli, l'accettazione dei limiti, il saper chiedere perdono, il perdonare, il riprendere la relazione quando si è guastata, il rinunciare al proprio egocentrismo ogni momento per passare alla ricerca continua dell'unità) sono il segno visibile dell'Amore. Questo esprime e rafforza la presenza dell'Amore, Dio. E sarà un amore che si vede: lo vedono i figli e ne godono; lo vedono gli altri: ed è testimonianza.

Qualora il retaggio storico inducesse qualcuno ancora oggi a dubitare della intrinseca bontà delle espressioni anche fisiche dell'amore coniugale, quando sono vissute con amore vero, sarà doppiamente utile meditare queste parole del Concilio:

"Proprio perché atto eminentemente umano essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, quell'amore abbraccia il bene di tutta la persona e perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità i sentimenti dell'animo e le loro manifestazioni fisiche e di nobilitarli come elementi e segni speciali dell'amicizia coniugale

le amore unendo assieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, provate, sentimenti, e gesti di tenerezza e pervade tutta quanta la vita del coniugi; anzi diventa più perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio.

Questo amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall'esercizio degli atti che sono propri del matrimonio: ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorabili e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano e arricchiscono vicendevolmente gli sposi in gioiosa gratitudine" (Gaudium et spes, 49).

Le espressioni qui usate rivelano una mentalità nuova.

Ci pare importante che il Concilio abbia finalmente dato ampio riconoscimento a ciò che è tipico ed esclusivo della vita coniugale insistendo non solo sulla "liceità" ma anche sulla capacità che il rapporto coniugale ha di essere via alla santità e perfezionamento. Dice: "favoriscono". "arricchiscono"

In altre parole, ciò che avviene tra marito e moglie non è semplicemente "tollerato" e non è nemmeno "neutro", come l'esercitare un hobby, ma è "strumento" di salvezza e di crescita nella santità. I coniugi non vi si accosteranno come a qualcosa di superfluo, ma lo ricercheranno perché in esso crescono e si educano nell'Amore.

Se è un atto veramente umano, come dice il Concilio, fatto di attenzioni, comprensione, talvolta rispetto e sacrificio, superamento dell'egoismo, dono di sé gioioso e generoso, esso è anche santo, è un atto religioso (perché è vivere in Dio che è I'Amore), è cristiano perché è l'icona della relazione tra Cristo e la Chiesa.

Quanta parola di Dio per noi sposi c'è da riscoprire finché la nostra comunità cristiana non avrà valorizzato pienamente il Cantico dei Cantici.

Sta scomparendo dalla nostra Chiesa quel filone di sospetto verso ciò che è più tipico della vita coniugale che non favorisce certamente la spiritualità matrimoniale né una equilibrata visione del nostro sacramento. Ciò ha avuto risvolti negativi anche in altri settori. Infatti l'incapacità a considerare santo e a vivere santamente l'amore coniugale in tutte le sue espressioni, compreso l'amplesso, favorisce indirettamente l'insorgere (ormai il dilagare) della pornografia e della degenerazione del sentimento amoroso.

Se noi sposi cristiani saremo incapaci di mostrare nei fatti e nella teoria che il corpo può essere bello e sacro secondo gli occhi di Dio, lasceremo che del corpo si faccia un uso anche perverso. Insistendo a considerarne gli aspetti "sporchi", molti non riusciranno a concepirlo e a viverlo se non in maniera "sporca". Che strano accostamento!

Proprio certe mentalità rigoriste aprono senza volerlo la strada a volgarizzazioni della sessualità così materialistiche: forse perché entrambe procedono da una distorta e mutila visione della relazione coniugale.

Anche questo problema non può essere giocato solo "in difesa", ma agendo in positivo. Non solo combattendo la pornografia, ma mostrando come è nobile, ricco, salvante vivere la vita nella sua pienezza.

Diciamo una parola chiara: anche in questo non possiamo delegare l’impegno a chi di fatto non vive questa dimensione (né può farlo). La predicazione, come la teologia, è necessaria, ma non basta.

Questa "scuola" non può essere gestita al pratico se non con la collaborazione diretta degli stessi sposi cristiani i quali abbiano compreso bene il senso della loro sessualità.

 

"SERVIRE" LA DIVERSA SESSUALITA' DELL'ALTRO

Non c'è dubbio: uno degli aspetti più significativi della vita matrimoniale è la sessualità, talvolta fonte di grandi equivoci e disturbi per l'armonia della coppia, talvolta fonte di grande pace e consolazione,.

Se vogliamo parlarne in un contesto di ricerca spirituale è perché siamo convinti che per due sposi è una via obbligata per la quale passa anche il loro amore e anche la grazia di Dio.

Non è un accessorio. Non è un momento puramente strumentale da viversi solo in vista della procreazione. Non è nemmeno un momento di debolezza e di egoistico piacere.

Per "sesso" si intende "il complesso dei caratteri anatomici e fisiopsicologici che distinguono tra gli individui della stessa specie i maschi dalle femmine".

Dunque non alludiamo immediatamente al "rapporto fisico" che è l'incontro di due corpi. Ci riferiamo all'insieme di quelle caratteristiche che fa di una persona un uomo o una donna.

Relazione sessuale è anche il mio modo di farti una carezza o di guardarti, di comportarti.

Fa parte della mia sessualità anche il mio modo di trattare con i figli. di accogliere una persona, di camminare, di pensare, progettare, perfino di pregare. Crediamo che anche la preghiera di una monaca ha una femminilità che la diversifica da quella di un eremita uomo.

La diversa sessualità nell'uomo e nella donna comprende tutte queste ed altre espressioni.

Che vuol dire "esser due (persone) in una sola carne (cioè esistenza concreta)"? (Gn 2,24).

Vuol dire che due persone diverse per tutto un complesso di caratteristiche psicofisiche si propongono di armonizzarsi e integrarsi così bene da risultare "un cuor solo e un'anima sola," (At 4,32). Cosa grande: umanamente assai ardua.

Per questo è necessaria la conoscenza dell'altro, soprattutto del suo animo, è indispensabile la volontà vera di integrarsi per formare l' "unità"; seguire la strada che viene indicata dal Signore: e cioè amarsi e servire veramente l’un l'altro; in altre parole, ognuno "serva" con gioia e amore la diversa sessualità dell'altro (Ef 5,2 1).

In che consiste la diversa sessualità dell'altro? Questa risposta è difficile, ma per ogni sposato è quanto mai importante.

Succede infatti che uno sposo insista per essere accontentato nel suo desiderio sessuale-fisico e non comprende come mai la sua sposa sia in questo così "fredda".

Succede invece che una sposa non capisce come mai suo marito sia così "freddo" (stessa parola!) e insensibile verso le sue esigenze di affettuosità e tenerezza. Si rischia di giudicare l'altro come egoista o cattivo; spesso invece può essere solo "ignorante".

Certamente c'è anche la componente di egoismo e di rozzo amore, frutto del peccato. Ma spesso c'è anche la "non conoscenza" e la non educazione.

 

UOMO E DONNA: UN PROBLEMA DI PARITA'?

Nella "logica" di Dio, rivelata in pienezza dal Vangelo di Gesù, la relazione uomo-donna scavalca le barriere della tradizione e della modernità (pur senza condannarle) e si pone su un piano che sbigottisce per la novità e l'originalità: tanto è vero che non è mai riuscito a imporsi diffusamente perché si fa fatica ancor oggi a realizzarlo.

In passato il mondo è stato guidato dalla mentalità che l'uomo è il capo della famiglia. La tendenza moderna invece, dietro spinte femministe ha convinto l'opinione pubblica a equilibrare il potere maschile e a riconoscere alla donna lo stesso potere dell'uomo.

Senza parteggiare per una modalità giuridica o per l'altra, senza contrastare direttamente una o l'altra tradizione culturale, il cristianesimo prospetta una diversa impostazione. La diciamo ancora con l'esortazione di Paolo: "Siate sottomessi gli uni gli altri nel timore del Signore," (Ef 5,2 1).

In altre parole non si tratta di decidere chi comanda, ma di porsi nell'atteggiamento di servire, di aiutarsi, di sacrificarsi per l'altro, di trovare la gioia nel donarsi.

"Nel timore del Signore"... cioè cercando ciò che è salvante, ciò che è vero e giusto secondo Dio, perché solo nella verità divina si può essere davvero utili all'altro.

Il timore non vuol dire qui paura di qualche castigo, ma premura e attenzione per realizzare il progetto di Gesù senza del quale si è perduti.

Qui l'apostolo vuol dire: non essere sottomesso con la paura umana, o per pregiudizi o con rabbia o con senso di schiavitù; ma fa come Gesù il quale per amore e con amore si è donato. Chi compie un servizio per paura è uno schiavo e non cresce. Chi lo compie per Cristo (come lui) si sente libero, ha la coscienza di crescere interiormente e di "guadagnarci" mentre dona. Inoltre il dono di sé non è per mantenere l'altro o gli altri nel propri vizi. Non è meritorio il solo sacrificarsi, senza amore, senza preoccuparsi del vero bene e della salvezza del coniuge. Pur sacrificandoci, non ci rassegneremo mai di fronte al suoi capricci, ma ci sarà sempre la preoccupazione di voler sempre il suo vero bene, non i suoi vizi. Come Gesù - dice san Paolo - il quale ha dato se stesso per lei (la Chiesa) per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua e della Parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia, né ruga, ma santa e immacolata. Così (cioè allo stesso modo) anche i mariti hanno il dovere di aiutare le mogli" (Ef 5,21-28).

In concreto se uno sposo si sottomette non lo fa per un atteggiamento masochista, umiliante o avvilente. Al contrario c'è tutta una coscienza di farlo "In Dio", nel timore di Dio, nella verità che innalza l'altro e lo rende nobile, perfetto, purificato dal suoi difetti.

Questo chiarimento è necessario per non equivocare sui concetti di "sottomissione", di "sacrificio di sè", di "dovere" che si incontrano facilmente anche nel Nuovo Testamento.

Frasi dell'Antico Testamento che sorreggono la tesi tradizionale del primato maschile sono molte, anche se temperate da molta umanità.

Il Nuovo Testamento però è decisamente "nuovo". Pur in un contesto culturale che prevedeva rapporti giuridici privilegiati per gli uomini, il Vangelo dà ad essi un senso cristiano che scavalca tutto. Bisogna però non leggere le frasi a metà, ma aver il coraggio di andare fino in fondo.

Ai cristiani non fu necessario andare contro la legge che sosteneva "il marito è il capo della moglie"; fu sufficiente illuminarne il senso evangelico.

Come un marito cristiano sarà il primo in famiglia? Se vuol essere il primo in casa, lo sia "come Cristo ha amato la sua Chiesa e ha dato se stessa per lei" (Ef 5@21-28).

In che modo Gesù è stato il primo. il fondatore. il capo indiscusso nella famiglia della Chiesa? Egli ha amato per primo; più di tutti; fino a sacrificare totalmente se stesso. Non ha esercitato il potere, ma ha servito (cf. Me 10,44 e Gv 13,12-17).

E...come tradurre in senso cristiano il principio giuridico odierno, basato non più sul comando di uno ma sull’uguaglianza?

In altre parole: dato che oggi non si vuol sentire parlare più di sottomissione, né di comando, vale ancora ciò che ha detto san Paolo? Quel principio cristiano è necessario ancor oggi, se si vogliono ridurre i gravi conflitti che sono sorti tra marito e moglie e le nuove problematiche. Oggi l'apostolo potrebbe scrivere lo stesso concetto dicendo: uguaglianza sì, ma non nel potere; siate uguali nel reciproco servizio. Se sarete in due a comandare o se gareggerete a cercare chi è il primo., o il capo sarete in perenne conflitto, "Gareggiate invece nello stimarvi a vicenda" (Rm 1-,10), non per raggiungere la vetta della scala dell'importanza.

Tu, donna, non avrai guadagnato niente a imitare i difetti del tuo uomo che ha la mentalità del padrone. Se vuoi anche tu comandare, avrai solo ingenerato più conflitto. Tutti gli sforzi fatti per "prendere il potere", direbbe l'Apostolo, avrebbero portato un miglior risultato se diretti a ottenere un reciproco servizio. Allora non ci sarà più il "tiro alla fune". ma una convinta e pacifica convivenza.

Ma non c'è da stupirsi. Infatti quanto aiuto si dà per esempio ai bimbi e ai giovani per essere educati all'affettività e all'amore? Come imparano i giovani ad amarsi?

Non è una "tragedia" lasciare che quasi l'unica informazione sia costituita da film e compagni? Molti Stati hanno introdotto nelle scuole l'educazione sessuale, limitandosi per lo più allo studio dell'anatomia dei genitali e della fisiologia degli apparati di riproduzione. Se le cose stanno così, non si sono fatti ancora grandi passi in avanti.

Perché non pensare seriamente anche a una "guida all'affettività" negli anni dell'adolescenza da organizzarsi anche dalle parrocchie, ma affidandole a sposi ben preparati'?

Per esperienza diciamo che questa "scuola" o corso potrebbe avere più frequentatori di quanto ci si aspetti, se fatta bene, tenendo presente che per gli adolescenti questo è un problema grosso, fonte di tante sofferenze e di grandi speranze anche a quell'età.

La sessualità è stata paragonata ad un iceberg; la parte piccola e visibile che sta sopra l'acqua è costituita dagli elementi biologici e organici, la parte grande che sta sotto è data dagli elementi psichici. Nel nostri incontri sono emerse delle costanti psicologiche in molte coppie, anche se va detto subito che nessuna persona è mai una regola o un numero di statistica.

Una costante abbastanza diffusa riscontrata in molti uomini e la tendenza a considerare completa e soddisfacente quella relazione che si conclude nell’amplesso sessuale fisico.

Certo questo non è tutto, è importante anche il resto; ma sembra che la completezza, anche per esigenze biologiche, non possa prescindere in genere dall'unione fisica.

Invece una costante femminile assai diffusa ci è parsa quella di considerare completa e soddisfacente quella relazione che dà adeguato spazio alle esigenze psichiche, come l'affetto, la cordialità, la stima, la tenerezza…

Anche l'amplesso fisico viene ritenuto importante, ma questo potrebbe diradarsi; invece il rapporto affettuoso non deve mai mancare ed è continuamente ricercato.

Questa diversità sessuale, non l'unica né - ripetiamo - riscontrabile in tutti, è presa come esempio per riflettere sulla importanza di "conoscere" intimamente il proprio coniuge al di là delle apparenze, scoprendone le sue intime esigenze. L'ignoranza infatti genera equivoci: si finisce per accusarsi di malignità ed egoismo, quando è spesso mancanza di conoscenza reciproca o trascuratezza.

L'amore dice: "Che cosa fa felice il mio sposo, la mia sposa? In che modo posso agire perché sia soddisfatto nella sua particolare esigenza (che può essere diversa dalla mia)?".

L’egoismo dice: "Tu non fai felice me nelle mie esigenze e allora lo non faccio felice te nelle tue…" e così si gioca al ricatto e al "tiro alla fune" finché la fune si rompe!

A poco servono gli interminabili dibattiti su chi ha ragione, sul voler cambiare l'altro e condurlo a vivere la stessa sessualità come se ce ne fosse una sola (…in genere la propria!). La salvezza viene da due attenzioni.

La prima riguarda la relazione, così come ne abbiamo parlato in altre pagine.

Più del libri e delle conoscenze psicologiche (senza dubbio utili), più della conoscenza di tecniche amorose, è necessario il continuo dialogo all'interno della coppia per conoscersi sempre meglio nell'animo (psiche e spirito) a partire dai propri sentimenti.

Lo sposo chiede alla sposa (e viceversa): "E' successo questo, che cosa hai provato" lo ho agito così, quali sono stati i tuoi sentimenti? Il tuo 'di dentro' come ha reagito?".

La percezione viva e completa, nella fiducia d'aprirsi e nella delicatezza di un vero ascolto, permette al mio amore di raggiungerti. Questo suppone ed esige ovviamente la volontà di volerti bene e la decisione di amarti come sei!

Ma se io non so quali sono le tue esigenze, come faccio ad esserti utile? La questione è importante, se si pensa allo scontento che c'è in questa materia tra sposo e sposa.

La seconda attenzione può essere attinta proprio dalla raccomandazione di san Paolo: "Siate sottomessi gli uni agli altri".

Questo servirci a vicenda nella gioia con amore riguarda anche la sessualità.

Questo avviene quando lo non penso prima di tutto e soltanto a salvare le mie esigenze e tu le tue; quando non discuto per la paura di perdere; quando non pretendo di imporre la mia decisione; ma quando penso che è meglio per me pensare a te e che ambedue ci mettiamo nell'atteggiamento di essere sottomessi l'uno all’altro nello stile di Cristo.

lo "servo" la tua vita secondo le fondamentali esigenze che ti caratterizzano anche sessualmente. Tu farai altrettanto. Come sempre nel cristianesimo la gioia vera si trova nel dono: "c'è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20,35); cioè il rapporto coniugale come tutta la vita familiare è meglio e più stabilmente impostata se parte e si fonda nel dare reciproco che nell'esigere o pretendere l'uno dall'altro (1 Cor 7,3).

Ci pare che questo Paolo, spesso così bistrattato da tanti commentatori, come uno che ha trattato particolarmente male la donna e il matrimonio in realtà abbia svuotato il potere maschile ed ha dato con questo brano una profonda visione del matrimonio, forse la più sublime e chiara del Nuovo Testamento.