Vita di Santa Teresa di Lisieux
(di Gesù Bambino e del Volto Santo)
"Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore"
I genitori. La notte dal 2 al 3 gennaio 1873, al numero 42 di via Saint-Blaise ad Alençon, nasce la nona ed ultima figlia di Luigi Giuseppe Stanislao Martin (22 agosto 1823 - 29 luglio 1894) e di Maria Zelia Guérin (23 dicembre 1831 - 28 agosto 1877). Battezzata nel pomeriggio del giorno 4 nella chiesa di Notre-Dame, la bambina ricevette i nomi di Maria Francesca Teresa.
L'ambiente familiare era tutto pervaso di fede e di pietà. I genitori, che nella loro giovinezza avevano aspirato ambedue alla vita religiosa, formarono poi una famiglia, animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle figlie. Teresa scriverà: "Avevo soltanto buoni esempi intorno a me, naturalmente volevo seguirli" (MA 32).
Ebbero nove figli, tra i quali quattro morti in tenera età: Maria (Suor Maria del Sacro Cuore, carmelitana a Lisieux, 22 febbraio 1860 - 19 gennaio 1940); Paolina (Suor Agnese di Gesù, carmelitana a Lisieux, 7 settembre 1861 - 28 luglio 1951); Leonia (Suor Francesca Teresa, visitandina, 3 giugno 1863 - 16 giugno 1941); Elena (1864 - 1870), Giuseppe Luigi (1866 - 1867), Giuseppe Giovanni Battista (1867 - 1868); Celina (Suor Genoveffa del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 28 aprile 1869 - 25 febbraio 1959); Melania Teresa (16 agosto - 8 ottobre 1870); Teresa (Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 2 gennaio 1873 - 30 settembre 1897).
Indole di Teresa e prime gravi sofferenze. Teresa, nata quando la mamma aveva 42 anni ed era sofferente e affaticata, aveva ereditato una salute precaria. Da piccina soffriva facilmente di bronchiti, infiammazioni polmonari con febbre alta e oppressione. Di indole e intelligenza precoce, era affettuosissima: "Per tutta la vita è piaciuto a Dio circondarmi d'amore: i primi ricordi sono sorrisi e carezze tenerissime..." (MA 14); si emozionava facilmente: "Appena fatto un piccolo maldestro, bisogna che lo sappiano tutti" (Lettera della mamma a Paolina 1876), ma è "..., di una ostinazione quasi invincibile; quando dice "no", niente da fare; la metti in cantina tutta la giornata, lei ci dorme piuttosto che dire "sì"" (Lettera della mamma a Paolina 5.12.1875).
Un grave lutto le procurerà una ferita profonda: la morte della mamma. La signora Zelia Guérin soffriva di un male di natura cancerogena. I primi sintomi si erano manifestati fin dai 1865; nei 1876 si palesò in modo tale da far ritenere il suo caso disperato. Teresa ha solo quattro anni. Il giomo delle esequie della mamma "il buon Dio volle darmene un'altra sulla terra e volle che scegliessi liberamente". E così se Celina si gettava nelle braccia della sorella maggiore, Maria, Teresa si buttò in quelle di Paolina (cfr. MA 44).
AI BUISSONNETS
Dal novembre 1877 al 9 aprile 1888, giorno del suo ingresso al Carmelo, Teresa vive con la famiglia in una villetta alla periferia di Lisieux: "Non soffrii lasciando Alençon. I bimbi gradiscono i cambiamenti; e venni a Lisieux con piacere" (MA 46). Il trasferimento si era reso quasi necessario a papà Martin per essere vicino ai cugini e trovare un sostegno nella educazione delle cinque figlie. Per Teresa riprende il ritmo normale di vita. Paolina, come sua seconda mamma, le era vicina da quando si svegliava: l'aiutava a vestirsi, a recitare le preghiere. Più tardi, con l'aiuto delle sorelle, Teresa impara a leggere e a scrivere.
L'8 maggio 1884 Teresa riceve la prima Comunione: "Come fu dolce il bacio di Gesù all'anima mia! Fu un bacio d'amore, mi sentivo amata, e dicevo anche: "Vi amo, mi do a Voi per sempre"" (MA 109).
Verso il Carmelo. E inizia un nuovo cammino, il cammino verso il Carmelo. "Gesù mi istruiva in segreto delle cose che riguardavano il suo amore". "Tutte le grandi verità della religione... immergevano l'anima mia in una felicità che non era di questa terra. Presentivo ciò che Dio riserva a coloro che lo amano" (MA 138).
29 maggio 1887, solennità della Pentecoste: "Soltanto nel pomeriggio, tornando dai vespri, trovai l'occasione per parlare al mio babbo carissimo; era andato a sedersi sul bordo della vasca, e, con le mani giunte, contemplava le meraviglie della natura... Il bel volto di Papà aveva un'espressione celeste, sentivo che la pace gl'inondava il cuore. Senza dire una parola mi sedetti accanto a lui, gli occhi pieni di pianto. Mi guardò con tenerezza, mi prese la testa, l'appoggiò sul suo cuore, dicendomi: "Che cos'hai, reginetta? Confidamelo". Poi, alzandosi come per nascondere la propria emozione, camminò lentamente tenendomi sempre la testa appoggiata sul.tuo cuore. Tra le lacrime gli confidai che desideravo entrare nel Carmelo. Allora le lacrime sue si unirono alla mie..." (MA 143).
Dal Papa Leone XIII. Al Carmelo le monache non erano contrarie al suo ingresso, ma il canonico Delatroette, delegato del Vescovo per il monastero, oppose un veto risoluto, motivandolo con la sua giovane età. Ma "ero risoluta a raggiungere il mio scopo... sarei andata perfino al Santo Padre se Monsignore non mi avesse permesso d'entrare nel Carmelo a quindici anni... " (MA, 146).
Un pellegrinaggio diocesano a Roma, in occasione delle nozze d'oro sacerdotali di Leone XIII, rende immediatamente possibile quel passo. La accompagnano il papà e Celina. Dopo varie tappe, giungono a Roma, al grande giorno, domenica 20 novembre.
"Prima di entrare nell'appartamento pontificio ero ben decisa a parlare, ma mi sentii mancare il coraggio quando vidi alla destra del Santo Padre "Monsignore Révérony!"... "Santo Padre - dissi - in onore del vostro giubileo, permettetemi di entrare nel Carmelo a quindici anni". L'emozione certo mi fece tremare la voce, cosicché il Santo Padre, volgendosi al Monsignore Révérony, il quale mi guardava meravigliato e scontento, disse: "Non capisico bene"... "Beatissimo Padre - rispose il Vicario generale - è una bambina che desidera entrare nel Carmelo a quindici anni, ma i superiori stanno esaminando la questione". "Ebbene, figlia - rispose il Santo Padre guardandomi con bontà - fate ciò che vi diranno i superiori". Allora, appoggiando le mani sulle sue ginocchia, tentai un ultimo sforzo e dissi con voce supplice: "Oh! Beatissimo Padre, se voi diceste ‘sì’, tutti sarebbero d'accordo". Mi guardò fissamente, e pronunciò queste parole appoggiando su ciascuna parola: "Bene..., bene... Entrerete se Dio lo vorrà" (MA 173-174).
CARMELITANA
Lunedì 9 aprile 1888, dopo tre mesi di attesa, Teresa entra nel Carmelo di Lisieux. La mattina del gran giorno, dopo aver dato un ultimo sguardo ai Buissonnets, "partii al braccio del mio caro Re per salire la montagna del Carmelo" (MA 192). "La mia emozione non mi tradì all'esterno. Dopo aver abbracciato tutti i miei, m'inginocchiai dinanzi al mio incomparabile Padre, chiedendogli la benedizione, Per darmela, si mise in ginocchio e mi benedisse piangendo... Dopo qualche istante le porte dell'arca santa si chiusero dietro di me, e là ricevetti gli abbracci delle consorelle... Sentivo nell'animo una pace così dolce e profonda che non posso esprimerla, e da sette anni e mezzo questa intima pace mi è rimasta e non mi ha mai abbandonata, neppure tra le più grandi prove" (MA 193).
Ideale di carmelitana: era entrata al Carmelo "per salvare le anime, e soprattutto per pregare per i sacerdoti" (MA 195). Teresa "senza illusioni" aveva trovato "la vita religiosa cosiì come se l'era immaginata"; "nessun sacrijicio mi ha meravigliato"; "la soffierenza mi ha teso le braccia, e mi sono gettata con amore" (MA 195). "Che io cerchi e non trovi mai che te solo... Che le cose della terra non possiano mai turbare la mia anima... Gesù, non ti domando che l'amore, l'amore infinito, senza altro limite che te... l'amore che non sia più io ma Tu": è la preghiera formulata da Teresa nel giorno della sua professione.
Le sofferenze. Aveva quindici anni, e più delle altre patì il rigore del freddo: andava al refettorio come ad un supplizio per il cibo non adatto - ma era così paziente che le consorelle le passavano i cibi avanzati dalle altre - e poi le penitenze prescritte dalla Regola: astinenza perpetua dalle carni, frequenti e prolungati digiuni, tre flagellazioni settimanali, recita notturna di una pane della liturgia delle Ore, abito di panno rozzo, biancheria di ruvida tela, il pagliericcio. Ma soffriva anche per altro. Scrive della madre Superiora, Maria di Gonzaga: "... il buon Dio permetteva che, senz'accorgersene, fosse molto severa; non potevo incontrarla senza baciar terra e lo stesso accadeva nei rari colloqui di direzione che avevo con lei" (MA, 197).
La Comunità religiosa era la sua nuova famiglia e lei non doveva avere preferenze, non doveva avere delle confidenti privilegiate, neppure le sorelle Maria e Paolina. Il 23 giugno ha una prova quale forse mai avrebbe pensato le accadesse: il signor Martin - il suo "re" - sparisce da casa per quattro giorni; il 12 agosto poi è colpito da paralisi. È rimandata la vestizione, che sarà il 10 gennaio 1889. Il papà è presente alla cerimonia, e lei, in abito da sposa, esce dalla clausura per assistere in mezzo alla famiglia alla cerimonia. Aveva desiderato la neve per quel giorno, e, nonostante il clima mite, nevicò. In quel giorno al nome di Suor Teresa del Bambino Gesù aggiunge anche quello del Volto Santo.
Professione religiosa. Avverrà 1'8 settembre 1890. Inizia il ritiro spirituale il 29 agosto e cade in uno stato di aridità. Il Signore sembrava "dormire" nella sua anima. Erano i primi segni della "notte oscura" della fede: "... la mia vocazione mi apparve come un sogno, una chimera... Trovavo bellisisima la vita del Carmelo, ma il demonio mi isipirava la sicurezza che non era fatta per me, che avevo ingannato le superiore procedendo per una strada alla quale non ero chiamata. Le mie tenebre erano così grandi che vedevo e capivo una sola cosa: non avevo la vocazione..." (MA 217). Ebbe in quel periodo una grande consolazione.
Era di gusti raffinati anche nello spirito e non trovava facilmente dei "buoni" predicatori, ma le piacquero gli esercizi predicati da padre Alexis Prou che le disse che "le sue colpe non addoloravano il Signore, e aggiunse come suo rappresientante e a nome suo, che Dio era molto contento" di lei (MA 227).
Il suo maestro di preghiera sarà Gesù, e il suo libro: il vangelo. "Quando leggo certi trattati sipirituali... il mio povero spirito è ben presto affaticato. Chiudo il dotto libro che mi spacca la testa e mi secca il cuore, e apro la S. Scrittura. Basta una sola parola perché scopra al mio animo orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile" (LT 226). "Senza mostrarsi, senza far sentire la propria voce, Gesù mi istruisce segretamente, non attraverso i libri, poiché io non capisco ciò che leggo" (MB 241).
Il 12 maggio 1892, ultima visita al Carmelo del signor Martin, che riesce a dire soltanto: "Al Cielo!".
"La piccola via". "Il buon Dio non può ispirare desideri inattuabili, perciò posso, nonostante la mia piccolezza, aspirare alla santità; diventare più grande mi è impossibile: debbo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni. Nondimeno voglio cercare il mezzo di andare in Cielo per una via ben diritta, molto breve, una piccola via tutta nuova" (MC 271). Le viene incontro il Vecchio Testamento. Teresa ha la gioia di scoprire nei Proverbi (9,4) queste parole: "Chi è molto piccolo venga a me"; ed ha anche la gioia di apprendere da Isaia (66,13) quel che Dio prepara al piccolissimo che va da Lui: "Come una madre accarezza il suo bambino, così io vi consolerò, vi porterò sul seno e vi cullerò sulle ginocchia". La via tutta nuova, breve, diritta è quella dei "piccoli" del Vangelo: "Se non diventerete come fanciulli non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,13).
È la fine... Il 29 luglio 1894 muore il papà. Il 14 settembre Celina entra al Carmelo, dove prenderà il nome di suor Genoveffa del Volto Santo. Nel gennaio 1895, per ordine della priora, madre Agnese di Gesù (Paolina), inizia la stesura di Storia di un'anima, manoscritto "A". Nella notte dal giovedì al venerdì santo (2-3 aprile 1896) ha la prima emottisi: "Dopo essere rimasta al "sepolcro" fino a mezzanotte, rientrai nella nostra cella; ma avevo appena posto la testa sul cuscino che sentii un fiotto salire, salire quasi bollendo fino alle mie labbra" (MC, 275).
L'8 luglio 1897, date le sue gravi condizioni, è trasferita in infermeria e madre Agnese di Gesù, giorno dopo giorno, annota tutte le parole di Teresa. "Sento di avviarmi al riposo. Ma soprattutto sento che la mia missione sta per cominciare: la mia missione di fare amare il Signore come io l'amo... Sì, voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra..." (NV, 17 luglio 1897).
Il 30 luglio riceve l'Estrema Unzione e il Santo Viatico. Il 19 agosto l'ultima Comunione.
29 settembre 1987: "Se questa è l'agonia, che cosa sarà la morte?". "Sì, Dio mio, tutto quello che vorrete, ma abbiate pietà di me!". "Sì, mi pare di aver cerccato sempre la verità. Sì, ho capito l'umiltà del cuore".
30 settembre: "Non mi pento di essermi offierta all'Amore". E più tardi: "Non avrei mai creduto possibile sojfirire tanto! Mai! Mai! Non posso spiegarmelo se non con i desideri ardenti che ho avuto di salvare la anime" (NV, 30 settembre 1897).
E, alla fine, fissando gli occhi sul suo Crocifisso: "Oh... l'amo!... Dio mio... Vi... amo!...".
Dopo aver pronunciato queste parole cadde dolcemente indietro, la testa reclinata a destra.
Il 4 ottobre Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo è sepolta nel cimitero di Lisieux, nel recinto riservato alle Carmelitane Scalze. Sulla Croce oltre al nome e agli anni di vita è indicata con profetica intuizione la missione che Teresa compirà dal cielo: "Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra".