Vangelo di Luca
Le testimonianze della Tradizione.
•"Canone Muratoriano": lista degli scritti cristiani accettati come canonici a Roma verso la fine del II sec. "Il terzo vangelo è secondo Luca. Luca è quel medico che, dopo l’Ascensione di Cristo, fu portato via da Paolo. Scrisse in suo nome e non vide mai il Signore. Inizia dalla nascita di Giovanni il Battista." •Ireneo (180 a.C.): "Luca ha consegnato in un libro il vangelo che Paolo predicava." •III-IV sec.: testimonianze unanimi a quelle d’Ireneo. •"Prologo Antimarcionita" (IV sec. ca.): "Luca, siriano originario d’Antiochia, seguì Paolo fino al martirio. È morto in Belozia all’età di 80 anni. Scrisse il vangelo nella regione dell’Acaia. Necessità di esporre per i fedeli di origine greca, nonostante la presenza di altri vangeli."
La tradizione afferma che si tratta del terzo dei vangeli, scritto da Luca, compagno di Paolo, il quale era medico, per i fedeli d’origine greca. È ormai unanime l’opinione che attribuisce al terzo vangelo e agli Atti degli Apostoli lo stesso autore. Il destinatario è il medesimo (Teofilo, cfr. Lc 1,3; At 1,1). La lingua e lo stile sono identici. Piano unitario a livello teologico. Conferma dell’esistenza di una persona di nome Luca, compagno di Paolo, e perciò si conferma che l’autore degli Atti degli Apostoli è Luca, e quindi anche del terzo vangelo. Sappiamo dalle lettere di Paolo (Cfr. Col 4,14) che lui aveva un compagno di nome Luca, che era un medico.
•Fm 23-24: Luca è presentato come suo collaboratore. •2Tm 4,1: è l’unico rimasto presso Paolo. Conferma di una persona che ha accompagnato Paolo nei suoi viaggi.
L’autore del libro degli Atti è compagno di Paolo, quindi è verosimile che l’autore del terzo vangelo sia Luca.
Linee essenziali della personalità di Luca: è un ellenista, un Greco e non un Giudeo (cfr. Col 4,10-14: Luca non è venuto dalla circoncisione), colto e sensibile. La professione di medico lo eleva ad un certo grado di scala sociale. Fu discepolo di Paolo, cogliendo nel suo pensiero la centralità del Cristo. Ha scritto probabilmente dopo Marco e Matteo, quindi tra il 70 e il 90 d.C.. Dipende quindi da Marco, da Q e da altre fonti proprie e numerose. Egli stesso afferma di aver fatto ricerche particolari. Ireneo colloca il vangelo dopo la morte di Paolo. Al principio Girolamo segue l’indicazione d’Ireneo, ma poi colloca il vangelo a Roma prima della morte di Paolo, prima del 70 quindi. Dipendenza reale con il vangelo di Giovanni (non è stato però scritto dopo il 95). Lo scritto va collocato tra il 70 e il 90 d.C., particolarmente verso la fine degli anni 80. Descrizione della distruzione di Gerusalemme (21,20-24; 19,43-ss). Non si sa molto sul luogo di composizione. Tra l’altro la tradizione non è coerente: l’Acaia, la Grecia, Cesarea, Alessandria, Roma. La critica interna precisa solo che Luca ha presenti cristiani pagani che non provengono dalla Palestina. Luca è un uomo colto, appartiene al mondo ellenista. Padroneggia la lingua greca meglio degli altri autori del Nuovo Testamento. Lingua varia e versatile. È più semitica nelle parole del Maestro, di cui spesso conserva lo stile e il tono aramaico. Storico molto attento ai personaggi e all’ambiente. Girolamo afferma che Luca, fra gli evangelisti, si distingue per una conoscenza notevole della lingua greca.
Lo scopo, per il quale Luca scrive, lo precisa lui stesso in Lc 1,1: ripercorrere le strade della tradizione per dare fondamento alla catechesi con un’indagine approfondita. È l’unico vangelo coscientemente apologetico: esortare a vivere il Kerugma dopo averlo approfondito (scopo parenetico). L’obiettivo è puntato sulla dimensione esistenziale del vivere la fede.
•1,1-4: prologo o proemio. •1,5-2,52: vangelo dell’infanzia. •3,1-9,50: il ministero in Galilea. •9,51-19,27: viaggio verso Gerusalemme (parte più originale di Luca, con molto materiale inedito, non presente in Marco e in Matteo). •19,28-24,53: avvenimenti a Gerusalemme.
Importanza che in Luca ha la città di Gerusalemme, verso cui Gesù si sta dirigendo. Indicazioni di carattere tematico.
Luca teologo della storia.
Si deve parlare propriamente d’opera lucana, perché egli stesso in At 1,1 definisce il vangelo come il suo primo libro. Questo scritto costituiva la prima parte di un’opera unitaria che comprendeva un secondo libro che noi chiamiamo Atti degli Apostoli. Esiste dunque un’unità di contenuto? Sì, anzi, proprio questa visione d’insieme dei due libri costituisce una delle caratteristiche più originali di Luca, che ne fa il teologo della storia della salvezza. Al centro c’è la persona e l’opera di Gesù, che costituisce il centro del tempo (cfr. Conzelmann, Die Mitte der Zeit, 1954). Luca dipinge un vero e proprio piano storico-salvifico in cui sono individuati tre tempi distinti:
•Quello dell’Antico Testamento, che termina con Giovanni il Battista (Cfr. 16,16). •il tempo di Gesù, dal suo concepimento alla sua Pasqua. •il tempo della Chiesa, che prende avvio dalla Pentecoste (cfr. At 2,32-36: l’Ascensione è tutt’uno con l’effusione dello Spirito che Egli concede).
Il tempo della Chiesa segue quello di Gesù come quello di Gesù segue l’Antico Testamento, oppure il tempo di Gesù continua in quello della Chiesa? A questi tre tempi corrispondono altrettante fasi successive del popolo di Dio:
•L’Israele antico. •Gruppo dei discepoli che videro Gesù. •La Chiesa la cui vita è descritta negli Atti.
L’unità del piano Luca-Atti si coglie in particolare se si presta attenzione a tre rilievi peculiari dell’opera lucana.
•Ruolo che occupa la città di Gerusalemme. Gerusalemme è il punto di arrivo del ministero di Gesù (9,51-ss). D’altra parte Gerusalemme è il punto di partenza della missione della Chiesa. Cfr. At 1,8: da Gerusalemme l’annuncio risuonerà su tutti i popoli. Inoltre Gerusalemme è il luogo della Pasqua di Gesù (Lc 24). Pasqua è l’ingresso nella gloria. Gerusalemme è anche il luogo della Pentecoste della Chiesa. Secondo Luca la Pasqua di Gesù contiene già la promessa dello Spirito (Lc 24,49; At 1,4-5; 2,1-5: realizzazione). •Duplice narrazione dell’Ascensione. È solo Luca che ne parla. Lc 24, 50-51: descrizione a carattere cristologico, ultimo atto della vita del Messia Gesù. È il suo ingresso nella gloria dopo la passione. In At 1,6-11 la descrizione ha carattere ecclesiologico-missionario. L’ascensione è presentata come ciò che inaugura la missione della Chiesa. •Progressione geografica vangelo-Atti. Nel vangelo vi è la progressione da Nazareth a Gerusalemme. Negli Atti la progressione è da Gerusalemme a Roma.
La figura di Gesù.
È la Cristologia di Luca. Alcuni titoli sono peculiari di Luca.
Presentazione di Gesù come profeta. Cfr. 7,16: la dichiarazione dopo l’episodio della resurrezione del figlio della vedova di Naim. Cfr. anche 24,19: i discepoli d’Emmaus. Su Gesù discende lo Spirito all’inizio della missione qualificandolo come profeta e dando alla sua missione un carattere d’annuncio: cfr. 3,22; 4,1.14.18-19 (Is 61,1-2). Gesù dà compimento alla figura del profetismo dell’Antico Testamento. Richiamo ad Elia, il gran profeta dell’Antico Testamento: cfr. 4,25-26; 7,12-15.
Presentazione di Gesù come salvatore, swthr (swthria [salvezza]; swthrion). Sfondo ellenistico e sfondo dell’Antico Testamento. Richiamo alla figura di YHWH che salva. Luca sapeva che Augusto in quel tempo era denominato swthr da alcune città greche. La presentazione di Gesù come salvatore, è una garbata e sottile polemica nei confronti di questa concezione ellenistica. Il vero salvatore è Gesù, che porta la pax messianica, divina: cfr. Lc 2,11; 1,47; At 5,31; 13,23. Parallelo nella swthria, come la nuova condizione in cui viene a trovarsi chi incontra Gesù come Salvatore. Questo vale anche per il termine swthrion.
•Cfr. 1,69 (Gesù come identificazione della salvezza). •Cfr. 19,9 (episodio di Zaccheo). •Cfr. 2,30. •Cfr. 3,6.
Presentazione di Gesù come Signore, Kurios. Questo termine compare 103 volte in Luca, 107 in At, 80 in Matteo, 18 in Marco, 52 in Giovanni. È un titolo molto caro a Luca. È un termine che indica la piena potenza di Gesù risorto, la potenza di colui che regna. Questo lo attesta At 2,36: egli regna in quanto risorto, in quanto esaltato. Questo termine è usato con gran frequenza anche in ambiente prepasquale. Nei LXX Kurios traduce 'adonay, il nome di YHWH. Titolo che esprime la fede in Gesù e la sua signoria potente nella storia. La resurrezione svelerà ai discepoli ciò che Gesù è da sempre, in altre parole Signore (cfr. At 2,36; Lc 2,11; 10,1).
La filantropia di Dio, la sua misericordia.
Luca mette in evidenza con le parole e le opere di Gesù la disposizione di benevolenza che Dio ha per l’uomo, mette in luce la sua misericordia per l’umanità (Rm 8,31). Alcuni brani esclusivi di Luca:
•Lc 4,18-19: descrizione della missione di Gesù; annuncio del favore di Dio per l’uomo (cfr. At 10,38). •Lc 7,11-17: l’episodio di Naim. Compassione di Gesù per questa vedova come segno della misericordia di Dio per l’uomo. •Lc 15: tre parabole della misericordia, due delle quali inedite. •Lc 10,29-37: Buon Samaritano. •Lc 19,1-10: Zaccheo.
La povertà e l’attenzione ai poveri.
Luca dimostra un’attenzione particolare per le persone. Alcune figure di rilievo nel suo vangelo non lo sono negli altri: Elisabetta, Zaccaria, i pastori, Simeone, Anna, la vedova di Naim, le donne che lo seguono (8,1-3; 23,26-31; 10,38-42), Marta e Maria, Zaccheo, il buon ladrone. Soprattutto Luca insiste sui poveri e sulla povertà, attribuendo loro un posto particolare nella storia della salvezza (4,18; 6,20 contrapposto a 6,24; 16,19-30). Insegnamenti sulla ricchezza con un tono d’esortazione personale: 12,13-21. Figura del povero:
•10, 21: i piccoli cui è destinata la rivelazione (Cfr. Mt 11,25-ss). •1,48: la figura di Maria.
La parenesi lucana.
Luca offre un quadro prezioso della vita cristiana delineando i tratti che devono contraddistinguere i tratti del discepolo di Gesù. Ritratto del Cristiano (At 11,26: primo uso di quel termine). Parenesi come esortazione personale, mentre Matteo preferisce l’insegnamento, la catechesi. Tra le tematiche di questa parenesi emergono la povertà, la conversione (3,3-8; 5,32; 24,47; At 2,38; 3,19; le figure di Levi, Zaccheo e Saulo), la misericordia (6,27-42 e in particolare il v. 36; 15,1-3; 17,3-4), la preghiera (presentazione di Gesù orante: 3,21; 6,12; 9,29; quattro preghiere di Gesù:10,21-22; 22,42; 23,34; 23,46; Maria, Zaccaria, Simeone, i pastori, il buon ladrone; altre preghiere come il Magnificat, il Benedictus, il Nunc dimittis; esortazione alla preghiera: 11,1-4; 11,5-13; 18,1-8; 18,9-14; 22,40-46), la gioia (per l’annuncio della salvezza: 1,26.47; 2,10-11; per l’azione di Dio sperimentata dai missionari: 10,17; per l’esperienza del perdono:15,7.10.32; 24,52-53; per la manifestazione de mistero pasquale).
L’oggi della salvezza: shmeron.
Quattro passi in cui questa parola compare. Indica il momento in cui avviene l’incontro con Gesù che coincide con lo schiudersi della salvezza per la persona che lo sperimenta. È il cairos, in termini esistenziali l’incontro dell’uomo con il Salvatore. Quest’oggi continua nella storia, essendo reso permanentemente possibile dalla Resurrezione. Episodi paradigmatici:
•2,11: "Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore." •4,21: "Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi"." •19,9: "Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo"." •23,43: "Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso"."