Vangelo di Marco
La testimonianza della Tradizione.
Lo scopo è quello di analizzare cosa dice la Tradizione di un Vangelo. Occorre vagliare la veridicità di questi dati.
• Papia afferma che: "Marco, che era stato interprete di Pietro, scrisse con esattezza ma non con ordine quello che aveva compiuto il Salvatore. Riprende il messaggio di Pietro, senza un ordine preciso, con la preoccupazione di non omettere e di non aggiungere nulla". Alla base va messo il legame con la predicazione di Pietro. Ribadito accenno alla mancanza di un ordine. Questa testimonianza risale al 125/130 ca.
• Ireneo (180 d.C. ca.) afferma che il Vangelo è stato scritto a Roma, sulla base della predicazione di Pietro ma dopo la morte dell’Apostolo, quindi dopo il 64 d.C..
L’autore.
Cosa dice la critica interna? Si tratta sicuramente di Giovanni detto Marco in At 12,12. Dobbiamo presumere che fosse un giudeocristiano. Questo passo attesta già il suo legame con Pietro. Di lui si parla anche in At 13,5 quando parte con Paolo e Barnaba. Li abbandona e rientra a Gerusalemme, e questo fatto genererà un dissidio tra Paolo e Barnaba (At 15,36-40). Abbiamo quindi sue notizie in Col 4,10 dove Paolo parla di Marco come suo compagno di prigionia e ci fa sapere che è parente di Barnaba (nipote o cugino). Infine di lui ci parla Pietro che lo definisce come "suo figlio" (1Pt 5,13). Marco sarebbe stato in contatto prima con Pietro, poi con Paolo ed infine di nuovo con Pietro però a Roma. Queste notizie su Marco ci permettono di comprendere meglio il suo vangelo.
La comunità e la data.
Marco scrive per dei Cristiani provenienti dal paganesimo. Forte sottolineatura dell’evangelizzazione dei pagani (Mc 15,39), lo spiegare i costumi giudaici. Notevole insistenza sulla persecuzione. Tutto questo non contesta la tradizione secondo la quale questo Vangelo è destinato per la comunità di Roma (altre possibilità: Antiochia, Alessandria). Legame anche con la predicazione di Pietro. Inoltre l’insistenza sulla persecuzione è comprensibile se si pensa allo stato d’animo della comunità di Roma dopo la morte di Pietro. Questo contesto non va dimenticato nella lettura. Alcuni rilievi dopo il cap. 13 consentono di non spostare la data della redazione del Vangelo non oltre il 70 d.C.. Quindi questo Vangelo fu scritto molto probabilmente da Giovanni detto Marco a Roma tra il 65 e il 70 d.C..
Lo stile.
La narrazione di Marco ha alcune caratteristiche particolari. È ricca di particolari (cfr. Mc 5,42) molto colorati, che rimandano alla predicazione di Pietro. Lo stile letterario è molto elementare, quasi popolare, povero. Il vocabolario è limitato e domina la paratassi (il kai è ripetuto frequentemente), tipico dei grecosemiti. Molti aramaismi che però puntualmente Marco traduce per la sua comunità non giudaica. Sembra piuttosto un relatore fedele che ha conservato tutti gli elementi di una testimonianza diretta che lui ha ascoltato e li ha riplasmati con un ordine interno al suo Vangelo. In questo concorre anche la sua vicenda personale di fede e l’ambiente della sua comunità cristiana.
La struttura.
Sono state fatte diverse proposte. Due pilastri portanti di tutto il Vangelo.
•Titolo o programma del Vangelo - Mc 1,1 •Introduzione al Vangelo - Mc 1,2-13
•Prima parte del Vangelo. Descrizione dell’attività di Gesù - Mc 1,14-8,26
•Rivelazione dell’autorità di Gesù - Mc 1,14-3,6
Rivelazione del Regno di Dio - Mc 3,7-6,6
•La sezione dei pani. Il problema del riconoscimento di Gesù da parte dei suoi discepoli - Mc 6,7-8,26
•Il centro del vangelo. La professione di fede di Pietro - Mc 8,27-30 •La seconda parte del Vangelo. La passione, morte e resurrezione di Gesù e la manifestazione del Figlio di Dio - Mc 8,31-16,8
•Preannunci del destino di Gesù - Mc 8,31-10,52
•Attività di Gesù a Gerusalemme - Mc 11,1-13,37
•Passione di Gesù e sua piena manifestazione - Mc 14,1-16,8
Questa struttura mette in luce i due pilastri portanti del vangelo. Queste due parti sono entrambe concluse, cioè raggiungono il loro vertice là dove compaiono i due titoli: Cristo, Figlio di Dio.
La prima parte culmina in Mc 8,29 dove Pietro dice : "Tu sei il Cristo".
La seconda parte culmina in Mc 15,39 con il centurione che proclama Gesù il Figlio di Dio.
Mc 8,27-30 è il culmine della prima parte e l’avvio della seconda.
Ciò significa che il titolo Figlio di Dio è in qualche modo piena rivelazione del termine Cristo. Mc 1,14-8,26: il mistero di Gesù Messia.
Mc 8,27-16,8: il mistero di Gesù Figlio di Dio Secondo Marco la vera messianicità di Gesù emerge al momento della croce svelando il contenuto sorprendente, la sua trascendenza, la sua divinità.
La concentrazione cristologica.
Esiste un filo conduttore in tutto il vangelo di Marco, una tematica privilegiata? Tra i quattro vangeli, quello di Marco si presenta con una caratteristica essenziale: è la sua unità ad illuminare ogni singola sezione. Domanda sull’identità di Gesù. Riserva da parte di Gesù stesso. Questa domanda può trovare risposta e si deve farlo non prima degli eventi della croce. La riserva sull’identità di Gesù è sciolta solo in Mc 15,39. Prima di quel momento ogni affermazione può essere fraintesa. Il filo conduttore è l’interrogativo sull’identità di Gesù. Questo interrogativo struttura il Vangelo di Marco ed è l’elemento più importante. Tutta la rivelazione è presentata come il progressivo disvelamento dell’identità e come progressivo riconoscimento faticoso da parte dei discepoli. Questo riconoscimento non è possibile senza la sequela. Insistenza sull’incomprensione da parte dei discepoli e sullo scandalo della croce.