JUAN BAUTISTA CAPPELLARO

 

 

 

 

 

 

 

EDIFICARE

LA CHIESA LOCALE

GUIDA ALLE STRUTTURE

DIOCESANE E PARROCCHIALI

 

 

 

 

 

 

 

LIBRERIA EDITRICE VATICANA

00120 CITTÀ DEL VATICANO

 

 

Copyright 1999 - Libreria Editrice Vaticana

00120 Città del Vaticano

Tel. (06) 698.85003 - Fax (06) 698.84716

ISBN 88-209-2644-X

 

INTRODUZIONE

Origine

Questo documento è il risultato del lavoro che da più di vent'anni stiamo svolgendo, per favorire il rinnovamento dell'immagine storica della Chiesa, in coerenza con la visione che ne offrono il Concilio Vaticano II e l'attuale Magistero. Si tratta di un progetto di evangelizzazione missionaria, che coinvolge tutti i battezzati e li mette nelle condizioni di integrarsi nel corpo della Chiesa e di camminare insieme come Popolo di Dio, santo e chiamato a santità.

È un'evangelizzazione progressiva che si svolge in tre tappe: " kerigmatica ", finalizzata a decidere di iniziare un cammino di fede come comunità; "pre-catecumenale ", che porta a rinnovare la professione di fede in Cristo; "atecumenale ", nella quale la comunità tende a definirsi come comunità ecclesiale e a vivere l'impegno ministeriale, proprio della maturità cristiana.

Il progetto di rinnovamento della Diocesi, analogamente a quello della Parrocchia, è un progetto che si va attuando in modo lento, progressivo e globale. Lento perché è l'insieme del popolo di Dio che viene chiamato a rinnovarsi sull'esempio e sull'insegnamento di Cristo, armonizzando i diversi ritmi delle sue componenti; progressivo, perché l'itinerario che si percorre ha fasi e tappe successive di crescita; globale perché coinvolge tutto e tutti (persone, gruppi, istituzioni) nell'armonia di un insieme dinamico.

L'obiettivo di questo progetto non è la Chiesa in se stessa, ma la diffusione del Regno di Dio nel mondo; diffusione che è possibile nella misura in cui la Chiesa, in tutte le sue componenti e in tutte le sue realtà, vive e testimonia l'unità verso la quale Cristo ha voluto orientare la conversione del mondo.

Le esperienze di rinnovamento parrocchiale che si stanno realizzando da più di vent'anni, e quelle di rinnovamento delle diocesi iniziate circa dieci anni fa, ci hanno obbligato ad affrontare un problema: quello di definire le strutture ideali per una Chiesa che sia comunione e partecipazione. Ciò che offriamo è il risultato di una serie di riflessioni fatte in varie diocesi, tenendo conto delle esperienze: è quindi frutto dell'impegno di innumerevoli persone coordinate dall'autore, che con questo documento gli ha dato forma.

Destinatari

Questo lavoro è offerto in primo luogo alle Équipes Diocesane di Animazione Pastorale (EDAP) delle Diocesi che hanno intrapreso il " Progetto di RinnovamentoEvangelizzazione della Chiesa locale ", perché siano aiutate nel loro compito di riorganizzare la Diocesi, come è richiesto dal progetto stesso.

Desideriamo tuttavia offrire anche ad altri operatori di pastorale non solo i frutti di ciò che fin qui siamo giunti a comprendere, ma anche l'opportunità per fare una riflessione sul tema delle strutture nella Chiesa, tema che in definitiva è quello dell'Incarnazione. Generalmente il tema delle strutture è affrontato con diffidenza, mentre in realtà esse costituiscono una " mediazione " indispensabile e determinante dello Spirito per chi voglia realizzare l'impegno dell'evangelizzazione e intenda edificare l'unità nella diversità.

Contenuto

Vogliamo offrire una sorta di manuale, un insieme di indicazioni che possono aiutare le Équipes Diocesane di Animazione Pastorale (EDAP) a elaborare l'organigramma della propria Diocesi, in accordo con la loro realtà e le esigenze dell'ideale del progetto stesso.

In realtà non è un trattato teorico-pratico sulle strutture della Diocesi. Non ne contiene i fondamenti dottrinali, teologici e sociologici, indispensabili per un trattato sull'organicità e sulla organizzazione della Chiesa: è soltanto il frutto di ciò che è stato realizzato fino ad oggi. La collaborazione, più o meno diretta, che ci hanno prestato teologi, sociologi, canonisti e operatori pastorali, non era finalizzata alla compilazione di un'opera scientifica, ma piuttosto a dare una risposta concreta al problema della riorganizzazione della Diocesi. Si tratta quindi di indicazioni pratiche, con un minimo di fondamento, sotto forma di trattato.

Crediamo così di offrire alle EDAP e agli operatori pastorali interessati un punto di riferimento che permetta loro, per quanto possibile, di adeguare le strutture diocesane sia a ciò che è comune alla Chiesa universale, sia alle dimensioni e alle esigenze di una concreta realtà diocesana. Si potrà così ottenere l'unità tra le diverse diocesi e, allo stesso tempo, la loro differenziazione.

Dato che questo lavoro viene proposto a diverse diocesi, nel presentare i vari organismi si è tenuto conto di una certa distinzione tra diocesi (e parrocchie) grandi, medie e piccole: le dimensioni riguardano non solo l'estensione geografica e il numero dei battezzati, ma anche il contesto etnico, culturale e sociale. L'organizzazione della Chiesa dipende infatti da un insieme di fattori di cui al momento opportuno si deve tener conto.

Struttura del libro

Il libro è diviso in due sezioni: la prima contiene la descrizione teorico-pratica dell'organizzazione diocesana; la seconda, costituita da allegati in forma di schede, è la presentazione più propriamente tecnica di ciascuno degli organismi diocesani. Descriviamo ora la prima sezione.

Punto di partenza della prima sezione è il significato e la portata delle strutture (cap. 1), e il primato della carità  o della natura teologica della Chiesa  cui le strutture devono servire (cap. 2).

Diamo poi alcune definizioni iniziali, che orientano e illuminano il lavoro da fare, e i principi pastorali e organizzativi che regolano la strutturazione che si intende attuare, come pure il metodo per ottenerla (capitoli 3 e 4). Seguono le strutture che il Diritto Canonico prescrive, poi quelle che esso raccomanda e infine quelle che noi proponiamo coerentemente con il Progetto di Evangelizzazione della Diocesi. Diamo così una visione generale dell'insieme delle strutture che si devono organizzare in modo armonico (cap. 4).

Nel corpo centrale della prima sezione si illustrano le strutture diocesane: quelle a livello di Parrocchia, poi quelle a livello di Diocesi, infine le intermedie. Si parte sempre dagli organismi-chiave e intorno ad essi si organizzano gli altri. Per chiarezza, utilizzeremo la forma discorsiva, lasciando la descrizione esatta di ogni struttura agli allegati. L'organigramma globale chiude questa parte (cap. 5, 6, 7 e 8). Questi organismi costituiscono, nel loro insieme, una realtà non statica ma dinamica: essi infatti si rapportano dinamicamente tra loro in un costante movimento circolare. Tale relazione è descritta in modo che si possa cogliere chiaramente come le strutture non siano altro che impalcature, la cui funzione è quella di permettere l'edificazione partecipativa dell'unità (cap. 9).

Un problema particolare, molto importante, è quello della attivazione dell'organigramma diocesano, cioè della sua " costruzione " graduale e progressiva. In questo capitolo diamo una serie di indicazioni generali che aiutino ad orientarsi nella scelta tra le molte alternative che si presentano (cap. 10). A mo' di conclusione presentiamo alcune idee sulla spiritualità sottesa alla realizzazione delle strutture finalizzate all'edificazione dell'unità (cap. 11).

La seconda sezione consta di 69 " allegati ". Di ciascun organismo si precisa l'identità, la funzione, la composizione, il modo di elezione, la durata dei singoli membri, il funzionamento e le relazioni con le altre realtà della Diocesi. Ogni allegato è in forma di scheda ed è completo in se stesso; è quindi inevitabile che vi si riscontrino delle ripetizioni.

Con gli allegati si vuole rispondere a una necessità e offrire un servizio. È con questo spirito, e come risposta a una precisa sensibilità culturale, che abbiamo compilato il primo " manuale dell'organizzazione diocesana ", per l'Arcidiocesi di Glasgow in Scozia (nel 1985). Abbiamo svolto poi lo stesso servizio per numerose altre Diocesi. Sulla base delle significative esperienze maturate1 consegniamo ora questo lavoro ai Vescovi e ai membri delle EDAP, ma anche, più in generale, agli operatori pastorali, perché siano aiutati a rinnovare l'organizzazione della propria Diocesi, a servizio di quella comunione e partecipazione che è la Chiesa. Dio voglia che lo trovino utile.

* * *

Per una nota sulle " Esercitazioni per un Mondo Migliore ", nelle quali si collocano le radici di tutti i progetti operativi del Servizio di Animazione Comunitaria, come anche di questo lavoro, nonché per la Bibliografia, si rinvia al testo Fisionomia del Vescovo e Piano diocesano di Evangelizzazione alla luce del dinamismo dell'Eucaristia, pubblicato da questa stessa Editrice.

 

CAPITOLO I

IL SIGNIFICATO E LA PORTATA

DELLE STRUTTURE

Definizioni previe

Per struttura intendiamo comunemente la relazione organica tra le varie parti di una realtà. In questo senso parliamo della struttura dell'atomo, del corpo umano e così via. Nel nostro caso, struttura è il modo o lo stile concreto di organizzare la vita in accordo con i valori che si vogliono vivere e secondo il grado di coscienza che si ha dei valori stessi.

Le strutture nascono dalla spontaneità della coscienza che ha bisogno di una mediazione storica concreta per esprimersi e per comunicare. Sono quindi i valori della coscienza che generano le strutture indispensabili. Per esempio, se uno ha coscienza del valore del dialogo, crea le opportunità per favorirlo, vi dedica il tempo che esso esige, ne definisce l'oggetto. La coscienza di un valore sollecita a creare la struttura necessaria per incarnarlo. Ora, mentre la mancanza di una struttura adeguata ai valori della coscienza provoca angoscia in chi non può esprimersi, la sua esistenza è condizione indispensabile per la realizzazione della persona. La coscienza dei valori e le strutture concrete con le quali essi vengono vissuti danno origine a quello che noi chiamiamo " stile di vita ". Sono le strutture di vita.

Questo modo concreto di organizzare la vita può diventare " istituzione ", quando la struttura è riconosciuta, confermata e consolidata da un atto giuridico. Si conferisce allora alla struttura un carattere stabile, in ordine al futuro. Ne consegue che tutte le istituzioni sono strutture, ma non viceversa.

Caratteristiche

Le strutture sono per loro natura una mediazione. Permettono l'espressione di un valore, ma allo stesso tempo lo limitano. Riprendendo l'esempio già fatto, se vogliamo dialogare con qualcuno condizioniamo questo valore a un tempo preciso, a un oggetto, a un luogo, a una parola, a un'esperienza... Sacrifichiamo quindi il valore, per il fatto che l'interiorità con la quale esso viene vissuto è più ricca di quanto noi possiamo esprimere con parole e gesti. Ne è riprova il fatto che la comunicazione più profonda è quella che avviene nel silenzio. La mediazione della parola è insufficiente a esprimere ciò che si " vive ". Non abbiamo, tuttavia, altro mezzo per esprimerci se non quello mediato dalle strutture.

Le strutture sono peraltro più o meno gravose e limitanti, a seconda del nesso che esse hanno con la realtà della quale sono mediazione. Quelle che devono facilitare la comunicazione tra persone sono perciò meno onerose in un gruppo piccolo che in uno grande. Nel piccolo sono infatti di tipo " familiare " e per questo più immediate e spontanee, a differenza del gruppo grande che esige sottogruppi, assemblee plenarie, limitazioni dei tempi di intervento, e così via; tutti elementi che limitano e appesantiscono. Possibilità e limite sono le due facce delle strutture e del loro carattere di mediazione. Questo fonda l'intrinseca relatività delle strutture, il loro valore e la loro precarietà.

Funzione

Abbiamo già detto che la finalità delle strutture è quella di permettere che ci si possa esprimere. Esse sono valide nella misura in cui consentono una personale e interiore esperienza di comunicazione. In questo caso sono un mezzo adeguato e accettabile, dato che il loro valore non sta nel fatto che se ne abbia bisogno, ma nella loro idoneità a rendere possibile l'espressione della coscienza. In caso contrario si tratterebbe di strutture imposte dall'esterno, quindi schiavizzanti e, di conseguenza, insopportabili.

Esigenze

Come ogni mediazione, le strutture sono subordinate alle leggi dell'incarnazione, della storicità e della temporalità: storicità, perché si tratta di organizzare relazioni tra persone diverse, appartenenti a una determinata cultura; temporalità, perché le coscienze sono " in movimento ", e si dà corpo ai valori solo in modo progressivo e successivo. Creare strutture significa quindi precisare tempi, luoghi, temi, metodi, procedimenti, norme di comportamento... È evidente che tutto questo costituisce e richiede disciplina.

A questa disciplina ci si deve assoggettare, se si vuole che le relazioni siano possibili ed efficaci; disciplina nel senso di impegno e metodo per raggiungere uno scopo, quindi ascesi; essa è tanto più esigente quanto più complessa è la realtà strutturata; ma non è mai fine a se stessa, perché è un mezzo strumentale.

Spiritualità

La spiritualità delle strutture è quella dell'incarnazione. Fanno parte della natura intrinseca delle strutture i limiti che sono tipici di ogni mezzo: rinunciare alla propria " onnipotenza ", convivere con persone che non si sono scelte, accettare la legge del tempo in quanto necessità di crescita lenta e graduale. A tutto questo si adattò Cristo, la cui corporeità è stata limite e possibilità, rinuncia e affermazione... (cf. Fil 2). Per istinto desideriamo una convivenza pacifica e stimolante; ma la vita esige che si accettino le persone così come sono, con le implicazioni che ne derivano. È anche comprensibile l'anelito di trovarsi già al termine del cammino, quando c'è, invece, una legge ineludibile, che ci obbliga a fare un passo per volta, la legge della progressione successiva e sistematica per arrivare alla meta.

In concreto, si deve accettare sia di fare solo quello che è realmente possibile (e nel tempo possibile), sia di revisionare in modo costante quanto si va realizzando. Così si sperimentano l'umiltà e la povertà, nella consapevolezza del proprio limite e della necessità di rinnovare incessantemente le strutture. E mentre si accetta con pazienza di non riuscire a esprimersi, ci si adopera con costanza per cercare di riuscirci. Del resto, quando il Concilio Vaticano II afferma che la Chiesa come realtà umana e visibile deve sempre riformarsi, ha posto in evidenza una profonda e nuova forma di povertà: quella strutturale e istituzionale.

Condizioni

È fondamentale l'esigenza che le strutture rispettino tutte le persone, riconoscendone l'uguaglianza nella dignità e nella libertà. Tutti poi devono trovarsi nelle stesse condizioni e avere le medesime opportunità.

Solo così le strutture assolvono la loro funzione.

Le persone e i gruppi vanno però maturando nella coscienza dei loro valori: ne consegue che strutture valide in un tempo, potrebbero non esserlo più in un altro. Flessibilità, funzionalità e relatività delle strutture sono quindi esigenze caratteristiche e collegate intrinsecamente tra loro. Considerare " intoccabile " una struttura è idolatria. Se non sono davvero flessibili, relative e funzionali, le strutture diventano una camicia di forza che ostacola l'esercizio della libertà e conseguentemente rende difficile, o addirittura impossibile, la crescita delle persone e della comunità.

 

 

CAPITOLO II

IL PRIMATO DELLA CARITÀ

SULLE STRUTTURE

 

Quello che si è detto fin qui delle strutture come espressione della coscienza si applica alla realtà della Chiesa. Essa è costituita visibilmente da quella parte di umanità che accoglie la vita e l'amore di Dio, entra in comunione con Lui e, di conseguenza, in una nuova relazione di comunione anche tra gli uomini. La comunione nello Spirito fa della Chiesa il Corpo di Cristo, il tempio dello Spirito.

Come Chiesa visibile essa ha assoluto bisogno di strutture che esprimano la comunione che la costituisce e i valori che questa comunione implica. Le sue strutture devono quindi allo stesso tempo esprimere la comunione ed esserne a servizio. Questo pone in evidenza il carattere di mediazione strumentale e di limite che le strutture ecclesiastiche hanno nei riguardi della realtà divina, di cui la Chiesa è sacramento.

Questa limitazione appare in tutta la sua forza e con particolare accentuazione nei confronti dell'autorità vista nelle sue dimensioni teologica e giuridica. In altre parole, il contenuto teologico dell'autorità non trova un'esatta corrispondenza nella norma giuridica. Tra i due aspetti c'è sempre, in gestazione, un conflitto fecondo, che solo nella carità può essere risolto.

L'autorità ecclesiastica è un dono dello Spirito, a servizio dell'edificazione del popolo di Dio in quello stesso Spirito; deve quindi essere esercitata tenendo conto di una duplice esigenza: ascoltare lo Spirito che si esprime nella comunità e decidere ciò che secondo lo stesso Spirito costituisce il meglio possibile per quella comunità. Nell'ordine giuridico questo significa che l'autorità ha il dovere di ascoltare e il diritto di decidere ciò che ritiene opportuno. Di fronte all'autorità del Vescovo tutti hanno quindi voce consultiva, mentre egli solo ha voce deliberativa. Ne consegue che il Vescovo può giuridicamente decidere il contrario di quanto gli è stato consigliato. In questo senso si salva la coscienza dell'autorità, affinché essa decida secondo lo Spirito. Ma allora, che senso ha una consultazione che giuridicamente può non essere tenuta in considerazione? Come si possono evitare comportamenti arbitrari? Se è al popolo di Dio che lo Spirito parla, come si può lasciare a uno solo il potere decisionale?

D'altronde, per la sua stessa natura, la Chiesa non ammette decisioni per maggioranza, non essendo una democrazia; ma neppure ammette decisioni dittatoriali, perché non è una monarchia, tanto meno assoluta. La comunione ecclesiale esige, dal punto di vista teologico, il massimo della convergenza e del consenso nel prendere decisioni. Ne consegue che categorie giuridiche come " consultivo o deliberativo " o " votazione per maggioranza o per minoranza " sono inadeguate a esprimere questa realtà teologica.

In concreto, davanti al Vescovo tutti i Consigli e gli organismi diocesani sono solo consultivi. Se " giuridicamente " avessero voce deliberativa, a che cosa si ridurrebbe l'autorità del Vescovo, il cui fondamento è il sacramento episcopale per il quale egli presiede la Chiesa locale in nome di Cristo? Viceversa, che senso avrebbero il carattere di unico sacramento  partecipato in secondo grado dai presbiteri  e la condivisione col Vescovo a un unico ministero, se essi giuridicamente non hanno alcun potere decisionale e del loro consiglio si può anche non tener conto, essendo esso " giuridicamente " solo consultivo?

Lo stesso può dirsi della relazione presbiteri-laici. Che senso ha riconoscere a ogni battezzato la sua partecipazione alla triplice funzione di Cristo  profetica, sacerdotale, regale  se di fatto la sua opinione, in termini giuridici, può non essere ascoltata? Per non parlare della relazione tra i Vescovi e il Papa, dato che la stessa autorità risiede allo stesso tempo in una persona fisica, il Papa, e in una persona morale, il Collegio Episcopale col Papa. Come non svuotarli di senso, sia l'uno che l'altro, se " giuridicamente " hanno solo voto consultivo? Da una parte non sarebbe salvaguardata l'autorità del Papa se i Vescovi avessero voto deliberativo per le questioni che riguardano tutta la Chiesa; d'altra parte non sarebbe salvaguardata l'autorità dei Vescovi, se il loro voto consultivo fosse da intendersi in senso strettamente giuridico. Come si esprimerebbe la loro partecipazione a un unico sacramento? È chiaro dunque che se si mette l'accento sulla distinzione giuridica, esasperando il senso di " consultivo " e di " deliberativo ", si privilegia la forma monarchica della Chiesa. Se ne deve concludere che le categorie giuridiche sono inadeguate a esprimere la natura della Chiesa.

Soltanto nella carità si può superare la tensione tra la visione teologica e quella giuridica dell'autorità nella Chiesa. Solo se si tiene conto del primato della carità l'autorità può e deve " cedere i suoi diritti " in ossequio allo Spirito e, analogamente, la comunità deve cedere i propri diritti in vista del bene comune. La chiave per superare il " conflitto tra poteri " e per convertirsi tutti al bene comune sta dunque nel convergere verso lo stesso Spirito. Così, per la presenza dello Spirito in tutto il popolo di Dio, l'autorità deve mettersi a servizio del " consenso " di tutti i membri della Chiesa ed esserne al medesimo tempo l'espressione.

La carità esige procedimenti precisi per discernere la volontà di Dio e le esigenze del piano di salvezza qui e ora: procedimenti che, coinvolgendo tutti, attraverso la purificazione e la conversione, rendono possibile la convergenza di tutti in ciò che risulta essere il meglio possibile, il bene comune, ciò che Dio vuole.

L'autorità serve a tutto questo, chiedendo la conversione di ciò che non è conforme ai criteri del Vangelo, fornendo le motivazioni e promuovendo metodi e mezzi per giungere al consenso, confermando infine quanto è conforme allo Spirito, sia nel processo di ricerca sia nella decisione finale. È per questo che l'autorità nella Chiesa è un ministero, una " diaconia ". Così, mentre essa giuridicamente ha un potere assoluto, allo stesso tempo e in virtù della natura della Chiesa non può esercitarlo in forma assoluta. Deve invece esercitarlo con lo stile del dialogo e nella ricerca di ciò che è Verità, Bene, Bellezza, cioè Dio. L'autorità quindi " conferma i fratelli " non nel senso di dare ragione a questi o a quelli, ma nel senso di rassicurare la comunità, riconoscendo che essa ha " ascoltato lo Spirito " nella ricerca e nella scelta della volontà di Dio.

Quando nel Codice di Diritto Canonico si legge il termine " consultivo " lo si deve intendere nel senso che l'autorità si impegna ad ascoltare la voce dello Spirito che parla alla Chiesa, a promuovere il massimo consenso possibile nella subordinazione di tutti al medesimo Spirito, a discernere gli " spiriti ", per poter così decidere ciò che è conforme allo Spirito. Questa è, in sintesi, la comprensione teologica del " consultivo giuridico ". Solo a queste condizioni la carità ha il primato sulla legge, lo Spirito supera e anima tutte le strutture; solo in Lui infatti possono essere superati i loro limiti intrinseci.

Questo non può farci dimenticare tuttavia che siamo limitati e peccatori. È un'illusione credere che si possa sempre giungere al consenso su questioni che permettono opinioni divergenti. Neppure si può escludere che si formino " correnti politiche ", pregiudizi, prese di posizione previe a ogni discernimento o simili inconvenienti. Per questo il bene comune esige che l'autorità possa decidere anche contro la maggioranza, però come ultima istanza, cui ricorrere solo quando la carità non è riuscita a prevalere nella ricerca sincera della volontà di Dio. La decisione ultima, presa dall'autorità  sempre nell'ascolto dello Spirito , costituisce quindi il punto di riferimento per l'obbedienza, per la subordinazione al bene comune. È questo il modo concreto per salvaguardare il primato dello Spirito.

 

CAPITOLO III

PRINCIPI DI STRUTTURAZIONE

DELLA CHIESA LOCALE

Il contenuto di questo capitolo è preso dal Direttorio Pastorale dei Vescovi " Ecclesiae Imago " (EI) del 22 febbraio 1973, nella parte che tratta dei principi generali sul governo pastorale.

1. Il principio del bene comune (EI 93)

" Il bene comune della Diocesi è subordinato a quello della Chiesa universale, però prevale sul bene delle comunità particolari della Diocesi. Per non ostacolare il legittimo bene particolare, il Vescovo si preoccupa di avere un'esatta conoscenza del bene comune della Diocesi: conoscenza continuamente da aggiornare e verificare attraverso lo studio, le indagini socio-religiose, i consigli di persone prudenti, il dialogo coi fedeli, giacché le situazioni oggi sono soggette a rapidi mutamenti ".

2. Il principio dell'unità (EI 94)

" Nell'esercitare il ministero pastorale, il Vescovo si sente e si comporta come " visibile principio e fondamento " dell'unità della sua Diocesi, ma sempre con l'animo e con l'azione rivolti all'unità dell'intera Chiesa cattolica. Questa ricerca dell'unità, tuttavia, consente delle legittime varietà, che il Vescovo rispetta secondo quanto il diritto stabilisce ".

3. Il principio della collaborazione responsabile (EI 95)

" Tutti i cristiani, sia singolarmente sia associati tra loro, hanno il diritto e il dovere di collaborare alla missione della Chiesa, ciascuno secondo la propria vocazione particolare e secondo i doni ricevuti dallo Spirito Santo. Parimenti godono di una giusta libertà di opinione e di azione nelle cose non necessarie al bene comune. Nel governare la Diocesi il Vescovo volentieri riconosce e rispetta questo sano pluralismo di responsabilità e questa giusta libertà, sia delle persone, sia delle associazioni particolari. Volentieri egli partecipa agli altri il senso della responsabilità personale e comunitaria, lo stimola e lo fa crescere in coloro che occupano uffici e incarichi ecclesiali, manifestando a tutti la sua fiducia: così essi assumeranno consapevolezza e adempiranno con zelo i compiti loro spettanti per vocazione o per disposizione dei sacri canoni ".

4. Il principio della sussidiarietà (EI 96)

" Ordinariamente il Vescovo non accentra nelle sue mani ciò che altri possono svolgere bene; anzi, si dimostra rispettoso delle legittime competenze altrui, concede ai collaboratori le opportune facoltà e favorisce le giuste iniziative, sia individuali sia associate, dei fedeli ".

5. Il principio del coordinamento (EI 97)

" Il Vescovo ritiene suo dovere non solo stimolare, incoraggiare e accrescere le forze che operano nella Diocesi, ma anche coordinarle tra loro, salvi sempre la libertà e i diritti legittimi dei fedeli; così si evitano dannose dispersioni, inutili doppioni, deleterie discordie ".

6. Il principio della persona giusta al posto giusto (EI 98)

" Nell'utilizzare l'attività dei suoi collaboratori nel governo della Diocesi, il Vescovo è guidato da criteri soprannaturali. Perciò egli guarda anzitutto al bene delle anime, rispetta la dignità delle persone e ne utilizza la capacità nel modo più idoneo e utile possibile, a servizio della comunità, assegnando sempre la persona giusta al posto giusto ".

Questi principi del governo della Chiesa devono trovare la loro applicazione non solo nello stile di vita che essi implicano, ma anche nelle strutture che lo facilitano. Tutto e sempre a servizio del mistero costitutivo della Chiesa e della sua espressione e missione storica.

CAPITOLO IV

L'ORGANIZZAZIONE E L'ORGANIGRAMMA

DELLA DIOCESI

 

Cosa si organizza

Prima di tutto si deve tener presente che ciò che si organizza sono le attività, cioè le azioni che le persone attuano per raggiungere un fine o per svolgere una missione. Non si organizzano i valori, i principi, gli atteggiamenti interiori, bensì le attività concrete: esse si realizzano o si devono realizzare in modo tale da non interferire con altre, o sovrapporsi, o svolgersi in modo autonomo. Questo in ragione del fine che giustifica l'istituzione. Organizzare le azioni significa collocare ciascuna di esse al suo giusto posto, nella sua relazione funzionale con le altre, affinché tutte siano orientate a raggiungere il medesimo fine.

Insieme all'azione si organizzano anche le relazioni " funzionali " delle persone, quelle cioè che riguardano i compiti e i ruoli che esse svolgono nell'organizzazione. Non si organizzano però i rapporti interpersonali, che costituiscono un valore di vita non oggetto di strutturazione.

Al momento di organizzare le azioni e le persone nelle loro relazioni funzionali non si devono però considerare le azioni soltanto nella loro materialità, ma anche i valori che giustificano l'organizzazione, le dottrine e i principi che la orientano, i criteri che stabiliscono i modi concreti di ordinare e sistemare l'insieme. In ogni relazione funzionale o societaria  lo si voglia o no  si esprime inevitabilmente il proprio modo di concepire la vita, le persone e la convivenza umana. Non c'è organizzazione che non sia fondata su una " filosofia " più o meno cosciente, più o meno esplicita.

Non dimentichiamo poi che le persone stanno insieme in forza non delle strutture ma dei valori che le giustificano; le strutture, infatti, sono necessarie per sostenere, esprimere e canalizzare i valori.

L'organizzazione è quindi idonea nella misura che serve l'attuazione dei valori che la giustificano. In tal senso  e in relazione al tema che c'interessa  diamo per scontata la familiarità con la dottrina sulla natura della Chiesa e sui principi che la esprimono, per stare in armonia, come abbiamo detto nel capitolo precedente, con i principi di governo e di organizzazione corrispondenti: infatti non parleremo di tutte le strutture che riguardano la vita della Chiesa (il che è praticamente impossibile), ma di quelle che hanno un rapporto diretto con il governo ecclesiale e con la partecipazione differenziata di tutti i battezzati al governo stesso. Ci occupiamo, insomma, delle strutture istituzionali che esistono o che possono esistere in forza di una decisione giuridica. Se ne prenderemo in considerazione qualche altra, ne daremo la motivazione. Non parleremo del Seminario, né dei settori amministrativo e giuridico della Curia diocesana, perché di essi tratta dettagliatamente il Codice di Diritto Canonico.

Come ultima osservazione, precisiamo che quando parliamo di organizzazione diocesana comprendiamo anche l'organizzazione parrocchiale che ne è parte e obbedisce agli stessi principi e ai medesimi criteri. Soltanto per quanto riguarda le istanze di decisione o di organizzazione si devono distinguere tre livelli: la Parrocchia, il Vicariato Foraneo, la Diocesi.

L'organigramma

L'organigramma è la visualizzazione delle relazioni di dipendenza e di collaborazione all'interno di un'organizzazione. Esso dà chiarezza ai rapporti funzionali e facilita quelli interpersonali. Perciò la compilazione dell'organigramma è un passo importante della pianificazione, dovendo organizzare coloro che devono attuare il piano, e organizzarli in funzione del piano stesso.

Per definire l'organizzazione e l'organigramma corrispondente:

 si fa l'elenco delle azioni che si devono attuare o delle necessità a cui si deve dare riposta;

 si classificano queste azioni secondo la loro finalità, riunendo sotto lo stesso titolo, o sotto la stessa categoria, le azioni che mirano al raggiungimento del medesimo obiettivo;

 si precisano la funzione che richiede questo insieme di attività e l'operatore che deve compierla;

 si stabiliscono la dipendenza e la collaborazione tra i diversi operatori, sia persone che organismi.

È evidente che in una realtà di dimensioni ridotte il metodo si applica più facilmente che in una realtà complessa. Comunque, si parte sempre dalle azioni che l'istituzione realizza o deve realizzare alla sua base, perché sono queste a originare le funzioni che occorrono, tanto alla base quanto ai livelli superiori.

L'organizzazione ecclesiastica

Nell'organizzare il governo della Diocesi, spesso ci si basa sulle categorie teologiche di evangelizzazione e catechesi, liturgia e preghiera, carità e missione; categorie fondate sulle funzioni profetica, sacerdotale e regale di tutto il popolo di Dio. Normalmente, nelle Curie diocesane ci sono Commissioni che si rifanno all'una o all'altra categoria. Ma poi nascono inconvenienti, per le molteplici interferenze che si creano tra di esse o per l'eccessivo potere che alcune esercitano. Queste difficoltà vengono attribuite generalmente alle persone, mentre è proprio la scelta organizzativa a creare il conflitto. Abbiamo detto  e ora è il caso di ripeterlo  che quello che si organizza sono le azioni e non i principi teologici o le dimensioni teologiche.

Le categorie teologiche di profezia, sacerdozio, regalità esprimono tre dimensioni ecclesiali che ogni cristiano deve esprimere in tutte le sue azioni; non sono tre tipi di azioni ma tre dimensioni della stessa realtà. Anche le categorie di evangelizzazione e catechesi, liturgia e preghiera, carità e missione sono inadeguate e imprecise, appunto perché categorie teologiche. Non è sufficiente dire che ci sono azioni pastorali che si riferiscono più a una che a un'altra di queste categorie. In realtà non c'è azione cristiana che non debba essere al medesimo tempo evangelizzatrice e catechetica, sacrificio spirituale e preghiera, dono di sé e servizio al mondo. Se il punto di partenza crea confusione, chi lo sconta sono poi le persone implicate. È dunque dalle azioni da organizzare che si deve partire; le strutture, infatti, organizzano non i principi ma l'azione. Però è l'azione che deve essere in armonia con i principi; perciò l'organizzazione di questa azione deve obbedire agli stessi principi.

La struttura partecipativa

In armonia con i principi segnalati e tenendo conto che si tratta di un'organizzazione partecipativa, ci accingiamo a spiegare l'organizzazione della Diocesi. Prima però dobbiamo ricordare alcuni criteri cui ci si deve ispirare al momento di definire l'organigramma.

In una organizzazione partecipativa:

 si deve distribuire il maggior numero di responsabilità al maggior numero di persone, per aumentare al massimo le opportunità di partecipazione ed evitare l'accentramento del potere nelle mani di pochi;

 si devono distinguere i tre momenti della realizzazione di un gruppo o di un'organizzazione partecipativa: quello dell'elaborazione delle proposte, quello della decisione e quello dell'attuazione organica. In altre parole, coloro che esprimono la comunità negli organismi di elaborazione non devono essere gli stessi che fanno parte degli organismi di decisione; lo stesso vale per quelli di attuazione. In questo modo non si concentrano in una sola persona o in un solo organismo i tre momenti che costituiscono il dinamismo di un gruppo sociale o di una comunità: pensare, decidere, attuare. Si crea così un'organizzazione non verticistica, ma partecipativa;

 ogni persona deve avere l'informazione necessaria e proporzionata alla sua responsabilità, per poter essere in grado di offrire la propria opinione, partecipando effettivamente;

 la base dell'istituzione deve essere identificabile, con diritti e doveri chiari, non anonima e confusa. Quindi, dato che i battezzati e le famiglie cristiane sono la base non solo della istituzione-Chiesa, ma anche della società, essi devono essere messi in relazione vicendevole, e in forma non equivoca, come Chiesa, per quanto compete loro. È quindi necessario strutturare tra tutti comunicazioni in forma personalizzata, per creare quel tessuto sociale da cui dipende l'identificazione delle persone in questa realtà che è la Chiesa. Solo su una base identificabile e ben chiara si può costruire una organizzazione;

 tutti prendono parte ai tre momenti: elaborazione, decisione e attuazione organica; tuttavia con una partecipazione differenziata, secondo le funzioni e le capacità di ognuno; in termini di Chiesa, secondo i doni, i carismi e i ministeri di ciascuno.

Con l'insieme delle nozioni previe, dei chiarimenti e dei criteri organizzativi che abbiamo fin qui esposto possiamo ora affrontare il tema dell'organizzazione diocesana.

Gli organismi diocesani

Il Codice di Diritto Canonico (CIC) parlando del governo della Chiesa particolare nomina vari organismi: prescrive alcuni come obbligatori, mentre ne consiglia altri. Per rispondere alle necessità delle Diocesi se ne possono creare altri ancora.

Organismi prescritti:

 il Consiglio Presbiterale (canoni 495-501)

 il Collegio dei Consultori (502)

 la Curia Diocesana (469-494)

 il Sinodo Diocesano (460-468)

 il Vicario Generale (476-481)

 il Vicariato Foraneo (o Decanato o Arcipretato) (553-555)

 il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici (492-493)

 il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (537).

Organismi raccomandati:

 il Consiglio Episcopale (473)

 i Vicari Episcopali (476-481)

 il Consiglio Pastorale Diocesano (511-514)

 il Consiglio Stabile per la Conciliazione (1733)

 il Consiglio Pastorale Parrocchiale (536).

Basandosi sulla riflessione e sulle esperienze, il Progetto di Evangelizzazione della Diocesi propone altri organismi, che riteniamo convenienti per completare la rappresentatività del popolo di Dio e il buon funzionamento dell'insieme del dinamismo diocesano:

 le Assemblee Diocesana e Parrocchiale

 l'Assemblea del Clero

 la Confederazione Diocesana dei Religiosi

 la Consulta (o Consiglio) dei Laici

 l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale

 l'Équipe Parrocchiale e di Vicariato Foraneo di Animazione Pastorale

 il Presbiterio parrocchiale (presbiteri e diaconi)

 la Comunità Ministeriale a livello parrocchiale

 le Zone Pastorali Parrocchiali

 le Équipes (o Comitati) di Coordinamento Zonale

 l'Équipe (o Comitato) di Coordinamento Parrocchiale.

Si devono aggiungere ancora le strutture di informazione e di comunicazione, che promuovono le relazioni tra l'insieme dei battezzati. Perciò, nello spiegare l'organizzazione diocesana cominciamo da queste. Non affronteremo però le strutture nell'ordine di attuazione (questo lo vedremo nel capitolo decimo), ma nell'ordine della loro concezione statica ideale. Partiremo quindi dalla base dell'organizzazione, per passare ai livelli superiori; considerando prima quello parrocchiale, poi quello diocesano. Gli organigrammi degli allegati 39 e 40 corrispondono a tale spiegazione.

CAPITOLO V

LE STRUTTURE

A LIVELLO PARROCCHIALE

Dovendo creare un'organizzazione, per prima cosa bisogna identificare con chiarezza chi sono coloro che ne costituiscono la base. Nel caso nostro sono i battezzati della Chiesa cattolica, persone e famiglie. Considerando però che la società e la Chiesa attuale sono fortemente caratterizzate dall'isolamento e dall'individualismo, è necessario creare anzitutto " il tessuto sociale della comunità cristiana e umana " (Christifideles Laici 34). Per questo nel Progetto di RinnovamentoEvangelizzazione della Diocesi si propone:

1. La creazione della Rete dei Messaggeri, ognuno dei quali promuove l'interrelazione tra 10-12 famiglie o persone che vivono sole. Tutti i Messaggeri costituiscono un gruppo di operatori pastorali e sono coordinati da uno o più responsabili, a seconda della grandezza della parrocchia. Si stabilisce così un ponte tra tutte le persone, le famiglie e l'intera comunità (v. allegato 1).

2. La Lettera ai Cristiani, cioè un foglio settimanale (o almeno mensile) che i messaggeri portano a ogni famiglia. Unico scopo: evangelizzare. Deve essere semplice, scritto con linguaggio non discorsivo ma affermativo, secondo la mentalità della gente comune. Lo compila e lo stampa l'" Équipe di Redazione " (v. allegato 2).

3. Infine, sempre in questo campo delle strutture di informazione e comunicazione, la costituzione delle Comunità Ecclesiali di Base (CEB), che sono la struttura più significativa per la ricostruzione del tessuto sociale. Oltre a essere una comunità di fede, di culto e di missione, questa struttura costituisce l'espressione della Chiesa nell'ambito più vicino alla persona. È il primo livello di strutturazione ecclesiale perché si distingue da ogni organizzazione o realtà civile e rappresenta il massimo di decentramento possibile dell'organizzazione parrocchiale. Da questo punto di vista le CEB (o Piccole Comunità) costituiscono l'ambito privilegiato di partecipazione e comunione di ogni battezzato alla vita e missione della Chiesa. Sono perciò il luogo normale di informazione e di consultazione dell'insieme del popolo di Dio (v. allegato 3).

Partendo da una base così identificata e strutturata, si edifica l'insieme dell'organizzazione, tenendo conto della maggiore o minore densità demografica e dell'estensione geografica. Se nel territorio parrocchiale risiedono più di 1000-1500 persone battezzate o se ci sono nuclei, anche piccoli, distanti tra loro, bisognerà creare le zone pastorali parrocchiali. Questo comporta:

1. La divisione della parrocchia in zone, secondo alcuni criteri e in funzione della possibilità di organizzare ed attuare l'azione pastorale in ciascuna zona come se si trattasse di parrocchie di dimensioni minori. In ogni Zona Pastorale Parrocchiale ci deve essere l'assemblea zonale, l'équipe coordinatrice e le équipes per le varie attività pastorali, che devono essere attuate come espressione della parrocchia (v. allegato 4).

2. Le Assemblee Zonali: esse sono l'ambito di partecipazione di tutti i battezzati d'ogni zona pastorale riguardo alla vita e alla missione della Chiesa a livello di parrocchia. Permettono a tutti di partecipare al dinamismo parrocchiale, cioè di valutare ed elaborare le proposte, definire gli orientamenti pastorali e attuare ciò che è stato deciso a livello parrocchiale (v. allegato 5).

3. L'Équipe di Coordinamento Zonale: la compongono il diacono, che la presiede (dove possibile), il coordinatore zonale, un sostituto o vice-coordinatore, un segretario. Ha il compito di promuovere la vita e la missione della Chiesa nella zona pastorale  in armonia con ciò che è stabilito a livello parrocchiale  e di organizzare e coordinare i vari servizi zonali che sono di competenza delle commissioni parrocchiali (v. allegato 6). Il diacono è espressione della vita della comunità, la presiede in nome del Vescovo, in coordinamento e subordinazione al parroco.

4. Le Équipes o Commissioni per le varie attività pastorali: sono, a livello zonale, l'equivalente di quelle parrocchiali; se ne parlerà al momento opportuno.

A livello di Parrocchia le strutture organizzative corrispondono alla distinzione dei tre momenti della realizzazione di ogni gruppo: quello dell'elaborazione delle proposte, quello della decisione e quello dell'attuazione organica. Così, ogni organismo parrocchiale può mettersi in relazione con quello corrispondente a livello di Diocesi. In concreto, le strutture organizzative di una parrocchia, presiedute dal Parroco, sono:

1. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale: elabora la programmazione parrocchiale nelle sue linee generali, come pure le proposte che la parrocchia offre agli organismi diocesani come frutto della valutazione del piano e della vita stessa. Questo organismo dà al Parroco l'opportunità di ascoltare il popolo di Dio che lo consiglia (v. allegato 7).

2. L'Équipe Parrocchiale di Animazione Pastorale: formata da poche persone (le più idonee), ha tre funzioni: come équipe di elaborazione tecnica dei programmi in dipendenza dal Consiglio Pastorale Parrocchiale, come équipe di animazione del dinamismo parrocchiale, come équipe di formazione permanente degli operatori (v. allegato 8).

3. Il Presbiterio Parrocchiale: come fraternità sacramentale, i presbiteri e i diaconi hanno, insieme al presbitero-parroco, la cura della Chiesa locale (concretamente, nella parrocchia) in vista del bene comune della parrocchia e delle zone pastorali, che essi presiedono in nome del Vescovo. Questa assemblea, in coordinamento e subordinazione al Parroco, è l'organismo ordinario di decisione a livello parrocchiale (v. allegato 9).

4. L'Assemblea Parrocchiale: ne fanno parte tutti coloro che sono impegnati nell'azione pastorale, sia a livello zonale sia a livello parrocchiale. Ha la funzione di stabilire gli orientamenti generali dell'azione pastorale e per i problemi più importanti che hanno relazione con la vita e la missione della Chiesa a livello parrocchiale (v. allegato 10).

5. L'Équipe di Coordinamento Parrocchiale: formata dai coordinatori delle zone pastorali della parrocchia, è l'organismo di coordinamento e di guida dell'azione parrocchiale (v. allegato 11).

6. Le Équipes o Commissioni Parrocchiali dei diversi livelli dell'azione pastorale (pastorale della moltitudine, pastorale delle piccole comunità, pastorale familiare, eccetera): esse possono variare a seconda della realtà di ciascuna parrocchia, ma devono corrispondere a quelle della Diocesi. Hanno la funzione di attuare e di valutare l'azione nel proprio campo specifico, e di fare proposte a coloro cui spetta (v. allegato 12).

7. La Comunità Ministeriale: è in certo modo una speciale  e più impegnata  comunità ecclesiale di base, formata da persone riconosciute nel loro ministero, e costituisce l'ambito ordinario nel quale il Parroco e coloro che intendono vivere con più intensità lo spirito del Vangelo condividono la vita apostolica, l'esperienza di fede, i beni spirituali e in qualche misura anche quelli materiali; tutto per il bene della comunità parrocchiale alla quale dedicano la loro vita. È quindi una struttura di vita più che di governo (v. allegato 13).

Abbiamo così elencato gli organismi che disegnano un'immagine ideale di Parrocchia in una Diocesi; questa, partendo da quella, può essere realmente partecipativa, a servizio del mistero di comunione trinitaria del quale la Chiesa è sacramento per il mondo.

CAPITOLO VI

LE STRUTTURE

A LIVELLO DIOCESANO

Le strutture istituzionali della Diocesi si configurano, come abbiamo detto, in base alla triplice distinzione: elaborazione, decisione, attuazione organica. Questi momenti non implicano necessariamente una successione temporale, ma piuttosto un procedimento a spirale che esprime tanto la costante interdipendenza tra il pensare, il decidere e l'agire organicamente, quanto il dinamismo della comunità che vive alla ricerca permanente della volontà di Dio e vuole realizzarla con fedeltà. I vari organismi nei quali si esprime la partecipazione del popolo di Dio sono presieduti dal Vescovo, da cui dipendono, e lo aiutano nel suo ministero che egli condivide con i presbiteri e con i diaconi e, in certa misura, anche con i laici che hanno assunto qualche impegno.

A. Strutture di elaborazione

1. La Consulta dei Laici è l'ambito di dialogo e di comunione ecclesiale dei laici (v. allegato 14).

2. La Confederazione dei Religiosi è l'ambito di dialogo e di collaborazione tra gli Istituti, a servizio della Chiesa particolare (v. allegato 15).

3. L'Assemblea del Clero è l'ambito di dialogo e d'aiuto vicendevole dei presbiteri e diaconi, per il loro benessere spirituale e materiale, a servizio della Chiesa locale (v. allegato l6).

4. L'Incontro Pastorale, pur non essendo un'istituzione giuridica, normalmente è un ambito di esperienza, di incontro e di formazione per l'insieme degli operatori e, in quanto tale, riguarda i problemi pastorali (v. allegato 17).

5. Il Consiglio Pastorale Diocesano, nel quale sono rappresentati ed hanno parola i membri del popolo di Dio, è l'organismo che elabora il piano e ogni proposta orientata alla realizzazione del bene comune della Diocesi. Costituisce l'organismo fondamentale e determinante nell'ambito dell'elaborazione delle proposte; ad esso convergono i precedenti (v. allegato 18).

6. L'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale è parte ed espressione del Consiglio Diocesano di Pastorale e su indicazioni che questo gli fornisce elabora tecnicamente il piano pastorale, anima e promuove la spiritualità comunitaria (o di Chiesa) che è comune al popolo di Dio in quanto tale; è responsabile della formazione spirituale e pastorale in ciò che è comune a tutti gli operatori e ne crea gli strumenti necessari. In essa si elabora costantemente la sintesi tra dottrina, spiritualità, azione pastorale e metodi (v. allegato 19).

B. Organismi di decisione

1. Il Consiglio Presbiterale, come organismo rappresentativo dei presbiteri e dei diaconi, aiuta il Vescovo nelle decisioni che egli deve prendere in relazione sia all'azione pastorale, sia alla vita degli stessi presbiteri e diaconi. Il Vescovo può così condividere con il presbiterio e con i diaconi l'unità del sacramento e del ministero, partecipato in gradi diversi (v. allegato 20).

2. Il Collegio dei Consultori, che deriva dal Consiglio Presbiterale, ha funzioni speciali e ben definite nel CIC, in relazione a questioni economiche e al periodo di vacanza della Sede Episcopale (v. allegato 21).

3. L'Assemblea Diocesana è l'ambito nel quale il popolo di Dio partecipa alle decisioni che riguardano la vita e la missione della Chiesa e condivide con il Vescovo la responsabilità di determinare il bene comune della Diocesi. Sebbene meno solenne e impegnata di esso, è analoga al Sinodo (v. allegato 22).

4. Il Sinodo Diocesano è l’organismo di partecipazione e di corresponsabilità più piena del popolo di Dio, in ordine al bene di tutta la comunità diocesana, per quanto riguarda la vita e la missione della Chiesa (v. allegato 23).

C. Organismi esecutivi o di attuazione organica

1. Il Consiglio Episcopale coordina e guida la Diocesi e cura, a modo di governo esecutivo, l'attuazione del piano diocesano, dal quale dipendono l'organicità dell'azione e la sua efficacia (v. allegato 24).

2. La Curia Diocesana con le sue tre Sezioni (pastorale, amministrativa e giudiziaria), aiuta il Vescovo nel governo della Diocesi, sia nei diversi campi specifici dell'azione pastorale, sia nell'amministrazione della Diocesi e nelle questioni giuridiche, riguardanti soprattutto i problemi coniugali (v. allegato 25).

3. La Sezione Pastorale della Curia, con cinque Dipartimenti: pastorale comunitaria, pastorale settoriale, servizi pastorali, pastorale ministeriale, strutture di sostegno. Ogni dipartimento coordina varie Équipes o Commissioni Diocesane. Queste promuovono il dinamismo diocesano nel campo che compete a ciascuna, abilitano coloro che operano in quei campi specifici ed elaborano i materiali e gli strumenti necessari per attuare i piani specifici (v. allegato 26, che sarà suddiviso al suo interno).

4. Il Consiglio per gli Affari Economici offre al Vescovo consigli su tutte le questioni economiche della Diocesi (v. allegato 27).

5. Per il Consiglio Stabile di Conciliazione, che appartiene alla Sezione giudiziaria della Curia, v. il canone 1733 del CIC.

Questa visione panoramica dei vari organismi ci dà il quadro completo dell'organizzazione diocesana. Tali organismi garantiscono la partecipazione e la comunione nella vita e nella missione della Chiesa, della cui unità il Vescovo è il sacramento visibile.

CAPITOLO VII

LE STRUTTURE DIOCESANE

A LIVELLO INTERMEDIO

Quali organismi si debbano stabilire a questo livello dipende dalla realtà etnico-culturale, dal contesto sociale, dall'estensione geografica e dalla densità demografica. Il Diritto Canonico parla solo del Vicario Foraneo (o Decano, o Arciprete). Da parte nostra diamo indicazioni e offriamo criteri, per aiutare a comporre l'organigramma conveniente per una determinata Diocesi.

1. Il Vicariato Episcopale è una divisione territoriale delle Diocesi particolarmente grandi. La regge un Vicario Episcopale, con le funzioni che il Vescovo gli delega (v. allegato 28).

2. Il Vicariato Foraneo (o Decanato, o Arcipretato), struttura intermedia che fa normalmente da ponte tra le parrocchie e la Diocesi, è una divisione territoriale affidata ad un Vicario Foraneo (o Decano, o Arciprete) e ha la sua ragion d'essere come ambito di coordinamento pastorale, di cura e di formazione del clero, e di controllo disciplinare dell'amministrazione parrocchiale (v. allegato 29).

3. Il Presbiterio del Vicariato Foraneo esprime la partecipazione dei presbiteri e dei diaconi, tramite i loro rappresentanti al Consiglio Presbiterale, nelle decisioni che il Vescovo deve prendere riguardo alla vita e alla missione della Chiesa particolare, e alla vita e al ministero degli stessi presbiteri (v. allegato 30).

4. Se il caso lo richiede si possono organizzare anche il Consiglio Pastorale del Vicariato Foraneo, l'Assemblea Vicariale e alcune Commissioni pastorali, oltre ad una Équipe Vicariale di Animazione Pastorale, con funzioni simili a quelle diocesane (v. allegato 31).

Essendo strutture intermedie, la loro ampiezza dipende dalle dimensioni della Diocesi.

CAPITOLO VIII

ALCUNI RUOLI SPECIFICI

Con questo capitolo completiamo l'organigramma, precisando il ruolo delle persone dalle quali dipende l'insieme del dinamismo diocesano, persone il cui ruolo è determinante per il funzionamento di tutto l'organigramma della Diocesi, in quanto esse presiedono i vari organismi diocesani.

1. Il Vescovo, " principio e fondamento visibile di unità nella sua Chiesa particolare, formata ad immagine della Chiesa universale (...), rappresenta la sua Chiesa (...) nel vincolo della pace, dell'amore e dell'unità " (LG 23).

Al Vescovo si deve assimilare il Vicario Generale, il suo " alter ego ", che lo sostituisce quando è assente, cura l'amministrazione della Diocesi ed è il moderatore della Curia diocesana (v. allegato 32).

2. Il Vicario Episcopale per l'Azione Pastorale coordina i vari organismi diocesani di elaborazione e quelli della sezione pastorale della Curia diocesana (v. allegato 33).

3. Il Vicario Episcopale per la Sezione Amministrativa della Diocesi cura il funzionamento dei diversi uffici che compongono questa sezione (v. allegato 34).

4. Il Vicario Foraneo (o Decano o Arciprete), in conformità col diritto canonico, promuove e coordina l'attività pastorale comune nell'ambito del Vicariato, provvede alle esigenze spirituali e materiali del clero, vigila sulla disciplina ecclesiastica nell'amministrazione delle parrocchie del distretto. (Il ruolo del Vicario Foraneo è precisato nell'allegato 29, quando si descrive il Vicariato Foraneo).

5. Il Parroco presiede la comunità parrocchiale in nome del Vescovo. I Vicari Parrocchiali e i Diaconi condividono la presidenza sacramentale della comunità in comunione, coordinamento e subordinazione operativa con il Parroco (v. allegato 35).

6. I Presbiteri presiedono, in nome del Vescovo, altre comunità ecclesiali all'interno della Diocesi, con la funzione di operare in modo che esse vivano in comunione e partecipazione efficace con la vita e la missione della Chiesa locale (v. allegato 36).

7. I Responsabili dei Dipartimenti della sezione pastorale della Curia coordinano le rispettive Commissioni diocesane (v. allegato 37).

8. I Responsabili delle Commissioni Diocesane della sezione pastorale della Curia coordinano le rispettive Commissioni, assicurandone il buon funzionamento e l'efficacia apostolica (v. allegato 38).

Dopo aver descritto i vari organismi e le funzioni personali, presenteremo la visualizzazione dell'organicità dell'insieme, cioè l'organigramma della Parrocchia (v. allegato 39) e quello della Diocesi (v. allegato 40), come pure la visualizzazione delle relazioni dinamiche dei vari organismi o flussogramma (v. allegato 41). Non è possibile invece configurare un organigramma-tipo a livello intermedio, per la varietà delle situazioni che vi si verificano.

Termina così la presentazione generale dell'ideale degli organismi diocesani e delle persone che li dirigono. Sebbene in quest'esposizione non sia stato possibile tener conto di tutta la casistica dell'organizzazione ideale delle Diocesi, crediamo tuttavia di aver risposto alle necessità dell'organizzazione della maggioranza di esse, almeno come indicazioni orientative.

CAPITOLO IX

LA RELAZIONE DINAMICA

TRA I DIVERSI ORGANISMI

L'organigramma visualizza i rapporti di dipendenza e di cooperazione tra i vari organismi. Si tratta ora di visualizzare il processo dinamico col quale essi si rapportano (v. allegato 41).

Il dinamismo diocesano può partire da qualunque persona, organismo o gruppo apostolico. La scelta dipende non dalla struttura, ma dalla maggiore o minore capacità di conoscere la realtà, di interpretarla nella fede e di darle risposta secondo lo Spirito.

In ogni caso, ogni proposta che intenda mobilitare la Diocesi deve passare per qualche struttura. Struttura che può essere informale  tale cioè da lasciare alla responsabilità del proponente e del ricevente sia la sua accettazione sia la sua messa in atto  oppure formale, in modo da raggiungere, se è opportuno, i Consigli Pastorali Parrocchiali, Vicariali o Diocesano: quest'ultimo deve raccogliere tutte le proposte.

Per chiarire e definire meglio il dinamismo diocesano, che esprime la comunione del popolo di Dio in termini di crescita nella sua vita e missione, distinguiamo i tre momenti già spiegati, nei quali ogni comunità si realizza.

A. Nel momento dell'elaborazione delle proposte tutto il popolo di Dio partecipa, anche se in forma differenziata secondo i doni, i carismi e i ministeri di ciascuno. Per questo il Consiglio Pastorale Diocesano (CPD) invia l'informazione necessaria e fa un'opportuna consultazione, allo scopo di raccogliere tutti i dati necessari per elaborare il Piano Pastorale (o una proposta specifica). Perciò sollecita:

 il progetto del piano specifico di ogni Commissione della Curia Diocesana o gli studi specifici;

 l'opinione di tutti i battezzati, servendosi dei Consigli Pastorali Parrocchiali eo Vicariali, sul processo del piano (valutazione di quanto è stato fatto e proposta di quello che converrebbe fare), oppure sul tema specifico;

 l'opinione, se lo si crede opportuno, del Consiglio dei laici, dell'Assemblea del clero e della Confederazione dei religiosi.

Raccolte le opinioni di tutti, il CPD si riunisce per offrire orientamenti per l'elaborazione del piano; l'EDAP (Équipe Diocesana di Animazione Pastorale) lo elabora successivamente nel suo aspetto tecnico. Si può anche adottare il procedimento inverso: prima l'Équipe elabora un pre-progetto sul quale lavora il CPD, dando orientamenti; poi l'Équipe elabora il piano o la proposta, e la offre direttamente al Consiglio Presbiterale o all'Assemblea Diocesana.

In questa fase si crea anche una relazione dialettica (di andata e ritorno) tra il CPD e l'EDAP, fino al momento dell'approvazione della proposta definitiva. Questa viene presentata al Consiglio Presbiterale o all'Assemblea Diocesana o al Sinodo Diocesano, tramite il Vescovo.

B. Nel momento di assumere le decisioni, la Segreteria del Consiglio Presbiterale invia a tutto il clero la proposta ricevuta dal Consiglio Pastorale Diocesano, allegando un questionario che permetta a ogni presbitero di formarsi un'opinione sull'opportunità di accettare la proposta e sulla convenienza di attuarla, alla luce della situazione della Diocesi e della vita e missione della Chiesa. Si tratta di considerare se la proposta esprima la volontà di Dio sulla Diocesi, manifestando il proprio giudizio prudenziale, proprio del discernimento cristiano.

Si riunisce poi il Presbiterio (presbiteri e diaconi) a livello di Vicariati Foranei, per ascoltare le opinioni di tutti. Dopo il dialogo si registrano le convergenze e le divergenze. Con un itinerario di discernimento si cerca di arrivare al massimo consenso possibile. I rappresentanti del clero nel Consiglio Presbiterale assumono le opinioni del presbiterio che essi rappresentano.

Il Consiglio Presbiterale ascolta prima tutte le opinioni del clero raccolte dai suoi rappresentanti, poi dialoga sui punti nei quali ci sono divergenze. Costatato il consenso che è stato possibile raggiungere mediante il discernimento, e valutato lo spirito con cui si è vissuto l'itinerario, il Vescovo prende la decisione che crede più conforme al volere di Dio.

Quando si trattano questioni che si devono decidere nell'Assemblea Diocesana o nel Sinodo, il primo ambito di dialogo è l'Assemblea Parrocchiale, poi, se si crede opportuno, l'Assemblea del Vicariato Foraneo e infine l'Assemblea Diocesana o il Sinodo.

C. Nel momento dell'attuazione organica il Vescovo  col Consiglio Episcopale a livello di Diocesi, coi Vicari Foranei e con i Parroci (ognuno al proprio livello)  cura e coordina l'attuazione del piano. Ciò implica un insieme di decisioni operative che si prendono ai vari livelli secondo i ruoli propri di ciascuno.

Per la messa in atto del piano, il Vescovo è aiutato dalla Curia diocesana e dalle sue diverse Sezioni. Queste accolgono il proprio piano specifico nel quadro del piano generale ed elaborano i programmi che, come proposta, inviano alle rispettive Commissioni, a livello di Vicariato Foraneo (eo di Parrocchia).

I Vicariati (eo le Parrocchie) accolgono e adattano il materiale che ricevono (o ne creano dell'altro), poi elaborano la programmazione annuale, sempre in accordo con il piano diocesano. Inizia così l'attuazione del piano.

Da questo momento il CPD e l'EDAP possono, e in parte devono, verificare il processo generale d'attuazione del piano per riorientare l'azione e assicurarne il buon andamento. In tal modo la valutazione dell'azione è permanente; l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale ha la funzione di " auscultare " costantemente la realtà per creare processi alternativi e dare risposte adeguate alle inevitabili difficoltà che via via sorgono.

CAPITOLO X

LA CREAZIONE PROGRESSIVA

DELLE STRUTTURE DIOCESANE

È normale chiedersi come si crea l'organigramma appena descritto: di solito attraverso fasi successive, secondo le possibilità che offre la Diocesi e le esigenze del piano pastorale. Diamo tuttavia alcuni criteri metodologici che possono aiutare a stabilire la successione con cui creare i vari organismi diocesani, vicariali e parrocchiali. Eccoli:

 il rapporto tra causa ed effetto: dare precedenza ad una struttura che è condizione perché ne esista un'altra;

 il rapporto tra il più facile e il più difficile: dare la precedenza alla struttura che, essendo più semplice, aiuta le persone ad assumere progressivamente strutture più complesse;

 il motivo di convenienza o di opportunità: per prudenza " politica " si crea un organismo prima di un altro, in base a fattori contingenti di varia natura.

Non ci sono, del resto, regole fisse. Tenendo conto delle esperienze possiamo però offrire alcuni suggerimenti.

Punto di partenza

Per prima cosa si costituisce l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale (EDAP). Questo organismo farà nascere l'insieme del dinamismo diocesano e lo stesso piano. Nel Progetto di Evangelizzazione della Diocesi è la spiritualità di Chiesa che giustifica e origina il piano pastorale; ora, è proprio a questo organismo che spetta il compito dell'animazione spirituale di tipo comunitario (o di Chiesa).

Il Vescovo, d'accordo con questa Équipe e dopo aver fatto le consultazioni che ritiene opportune, decide l'avvio della tappa previa del piano. La tappa ha l'obiettivo di far giungere gli operatori pastorali al consenso sulla necessità di un piano diocesano di evangelizzazione missionaria di tutto il popolo di Dio.

Al momento opportuno, durante la tappa previa o quando comincia il piano propriamente detto, si crea in ogni parrocchia l'Équipe Parrocchiale di Animazione Pastorale (EPAP); così ogni parroco è aiutato fin dall'inizio nel promuovere il dinamismo comunitario e globale e nel ristrutturare la Parrocchia.

Si creano poi le strutture di partecipazione di tutti i battezzati a partire dalla base. Dopo aver diviso la Parrocchia in Zone, si creano le Équipes di Coordinamento zonale, la Rete dei Messaggeri, l'Équipe (o Comitato) di Coordinamento parrocchiale, l'Équipe di Redazione della Lettera ai Cristiani e si inizia la pastorale della moltitudine, con le sue iniziative mensili, come ambito di evangelizzazione del popolo in quanto tale. Sul cammino di questa pastorale si vanno creando le Commissioni parrocchiale e diocesana di pastorale della moltitudine.

Prima tappa

Terminata la tappa previa, inizia (se non è già iniziato) il processo di creazione delle strutture di base nell'ordine indicato.

A. Da questo momento, cioè nella prima fase del Progetto di Evangelizzazione della Diocesi, se ne elabora l'organigramma. Tenendo conto degli orientamenti che sono stati dati, un'apposita Commissione prepara, insieme al Vicario Episcopale per l'azione pastorale, una proposta di organigramma e anche l'itinerario pedagogico per presentarlo a tutto il clero e più in generale a tutti gli operatori pastorali. Quello che importa è che sia visibilizzata l'interdipendenza tra i vari organismi e si abbia una visione d'insieme. Dopo averlo discusso con il clero e gli altri operatori, l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale elabora la proposta definitiva dell'organigramma. Verificato in qualche modo il consenso del clero o dell'insieme degli operatori pastorali, il Vescovo lo approva e lo comunica alla Diocesi.

Comincia allora il processo d'avvio. Esso comporta anzitutto la creazione di alcune Commissioni Diocesane, secondo le necessità più urgenti e le reali possibilità. Nelle esperienze fatte si sono via via create o riorganizzate le Commissioni Diocesane di Pastorale Familiare, di Pastorale Giovanile, di Catechesi dei bambini e degli adolescenti, delle Celebrazioni Liturgiche domenicali e festive, dei Servizi di Carità e di Formazione permanente del Clero eo dei Ministeri. Le altre eventuali Commissioni Diocesane già esistenti vengono organizzate in accordo con il piano. Il criterio è quello di partire dall'esistente, da ciò che è inevitabile e da ciò che è più facilmente accettabile.

Se non è stato già fatto, al termine di questa prima fase deve essere costituita, ed essere possibilmente funzionante, la Commissione per la Pastorale della Moltitudine. Insieme ad essa, o indipendentemente, deve funzionare anche la Commissione Diocesana per le Strutture di base (Messaggeri, Lettera ai Cristiani, Équipes di Redazione). Un giudizio prudenziale suggerirà se avere due o una sola Commissione.

Così, le commissioni nuove sono poche; non si impone un ritmo eccessivo nel cambiamento. Sono queste, d'altra parte, le strutture che portano il peso del rinnovamento diocesano che s'intende realizzare. L'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale supplisce per il momento alla mancanza di altre commissioni che non ci sono ancora. È però una situazione che può offrire l'immagine d'un gruppo che assorbe quello che dovrebbero fare altri.

Occorre dire qualcosa riguardo alle Commissioni Diocesana e Parrocchiale per gli Affari Economici e per le Comunicazioni Sociali, perché sono ambedue particolarmente importanti per il processo di evangelizzazione dell'insieme del popolo. Esse devono essere costituite il più presto possibile, o riorganizzate se esistono, in modo che servano realmente al processo di evangelizzazione.

Quando sta per terminare questa prima fase del piano si può fare una prima esperienza di Consiglio Diocesano di Pastorale e dei corrispondenti Consigli a livello di Vicariato eo di Parrocchia, per valutare la prima fase del piano. Dopo questa esperienza iniziale si configurano questi Consigli fornendo le norme opportune.

B. Nella seconda fase del piano, mentre procede l'itinerario di evangelizzazione di tutto il popolo, si devono consolidare e completare le Commissioni che si sono create o riorganizzate a livello diocesano. Nello stesso tempo si va consolidando o completando la creazione delle Commissioni corrispondenti a livello di Vicariati Episcopali eo di Vicariati Foranei eo di Parrocchie. Si conferisce così all'insieme la coerenza e la consistenza che sono necessarie per un cammino globale.

Al termine della seconda fase si creano le Assemblee Parrocchiali e l'Assemblea Diocesana, come momento determinante nel passaggio alla terza e importante fase di convocazione di tutto il popolo dei battezzati nei gruppi familiari, le future Comunità Ecclesiali di Base. Perciò, prima di concludere questa fase si crea la Commissione Diocesana di Pastorale delle Piccole Comunità, allo scopo di preparare la settimana della Fraternità o Avvenimento Redentore, che vedrà la nascita delle piccole comunità o gruppi familiari, intesi come ambiti di approfondimento della fede e dell'esperienza comunitaria.

C. Durante la terza fase non conviene creare altre strutture, dato che tutte le energie devono essere spese nell'impegno di convocare tutto il popolo ai gruppi familiari. Le energie degli operatori pastorali sono assorbite quasi esclusivamente nel fare due visite a ciascuna famiglia (e a tutte le famiglie) della Diocesi, nell'organizzare i gruppi e nel preparare " minimamente " i moderatori e gli animatori dei gruppi stessi. Del resto, è buona norma non creare altri dinamismi paralleli quando si promuove un dinamismo convergente in un'iniziativa comune a tutta la Diocesi.

Seconda tappa

Dopo la prima tappa del Progetto di Evangelizzazione della Diocesi si riprende il processo di organizzazione concentrando le energie per organizzare le Commissioni Parrocchiali delle Piccole Comunità, e quelle corrispondenti alla Pastorale Settoriale. Successivamente si vanno completando tutte le altre Commissioni diocesane e parrocchiali, in accordo con l'ideale definito.

Senza pretendere di indicare una successione tassativa, crediamo che quello che abbiamo proposto può aiutare a orientarsi nel compito di organizzare la Diocesi in tutte le sue componenti.

CAPITOLO XI

LA SPIRITUALITÀ

DEL DINAMISMO DIOCESANO

Quando abbiamo parlato del senso delle strutture, abbiamo spiegato qualcosa sull'atteggiamento spirituale con cui se ne deve accettare la necessità. Offriamo ora qualche indicazione sulla spiritualità con la quale vivere il dinamismo delle relazioni strutturali, cioè dell'organigramma in quanto vissuto, giorno per giorno, nei molteplici rapporti che comporta.

In passato si pensava che la comunità ideale fosse quella in cui non ci sono tensioni; in essa l'obbedienza-dipendenza di ciascuno assorbiva tutte le tensioni nel sacrificio di sé, proprio della fede. Nella concezione statica della comunità questo poteva anche essere vero. Ma nell'attuale concezione dinamica per la quale la comunità va sempre costruendosi grazie alla partecipazione attiva e creativa di tutti, le tensioni costituiscono una parte inevitabile e perfino necessaria, se si vuole che si cresca come comunità. Una comunità senza tensioni è impensabile in quest'ottica.

Ora è diversificata la comprensione dei valori che identificano quel corpo sociale che è la Diocesi, è diversificata la sensibilità con cui essi sono vissuti, sono diversificati i doni delle persone e le loro esperienze vitali. Intervengono pure altre cause, come la formazione, i ministeri, gli stati di vita, il sesso, eccetera. Tutto questo contribuisce a creare tensioni nel momento in cui varie persone entrano in un rapporto dialogico. Si aggiungano poi altri fattori inevitabili, come il modo di comprendere le proprie funzioni, l'istintiva difficoltà di limitarsi al proprio campo d'azione, il peso di una relazione che è tanto più complessa quanto più grande è il corpo sociale cui si appartiene, la fatica per riuscire ad essere flessibili, quando si appartiene simultaneamente a diverse comunità, gruppi sociali e organismi...

Chi pensa a un'organizzazione senza tensioni è un sognatore. Occorre imparare a conviverci, anzi a farne degli strumenti di crescita. Il peggio che possa capitare a una comunità è la mancanza di tensioni; perché allora è morta. Solo al cimitero cessano le diversità di ideologie, di stati di vita, di temperamento... Se c'è vita, le tensioni nella comunità sono inevitabili. Quando ciascuno può esprimersi con originalità entra necessariamente in conflitto con gli altri, perché mette in gioco la sua diversità e alterità. Occorrono allora relazioni vicendevoli nelle quali ciascuno sia disposto a sacrificare qualcosa di sé, per dare spazio all'alterità dell'altro e tutti possano integrarsi in qualcosa di comune. Ci vuole un impegno costante perché si trovi quel fondo comune che permette l'integrazione di tutti, impegno peraltro indispensabile se la comunità vuole vivere e crescere, pena la morte per dispersione, divisione o inerzia. Si può concludere che una comunità che non sperimenti tensioni sta attraversando un momento assai grave e critico, che occorre analizzare e affrontare con cura.

Nella storia della Chiesa, se si tiene conto della natura dialogica della persona, ci sono campi nei quali le tensioni sembrano inevitabili. Uno è quello che riguarda le relazioni dialogali e i processi di discernimento. È la tensione-lotta tra ciò che ognuno pensa, crede, vive, sente e vuole e ciò che gli altri pensano, credono, vivono e sentono. Ciascuno deve allora essere disposto a cedere, ma allo stesso tempo non deve perdere la propria autonomia di pensiero e la libertà di decisione. È lo sforzo-tensione per cercare di armonizzare e avvicinare posizioni distanti, fino a raggiungere il consenso tra le parti. È un processo laborioso per convergere  attraverso rinunce e consensi progressivi  nella verità e nel bene comune. È lo sforzo per trovare metodi e procedimenti adeguati e per uscire dalla confusione. I conflitti sono intrinsecamente collegati sia col dinamismo dialettico del dialogo e del discernimento, sia con la difficoltà di trovare i metodi e i procedimenti più adeguati o di riuscire ad applicarli. In una parola, è il conflitto che si genera tra l'identità delle persone e il necessario consenso di un gruppo.

Altro campo nel quale sono inevitabili le tensioni, come dimostra la storia della Chiesa, è quello dell'unità e del pluralismo. È la naturale tensione tra l'esigenza che ha la Chiesa di " localizzarsi ", e quindi di esprimersi in coerenza con una cultura, e la sua necessaria comunione con l'insieme delle Chiese locali nell'unità della Chiesa universale. È indubbiamente una tensione dolorosa e sofferta perché ad essa sono riconducibili i problemi che si sono creati e che anche ora si creano a causa dei tentativi di esprimere la fede con mentalità e linguaggio autoctoni; il che vale pure per le espressioni liturgiche, i modi di concepire i ministeri e la stessa organizzazione ecclesiale.

In questi campi si nota oggi una grandissima difficoltà da parte della Chiesa universale ad accettare diversità che per le esigenze di localizzazione sembrano inevitabili. L'esigenza di muoversi verso un pluralismo nel formulare la fede, nel celebrare la liturgia e nell'organizzare la struttura ecclesiastica appaiono inevitabili in un mondo che, mentre cammina verso l'unificazione, allo stesso tempo afferma sempre più le differenziazioni locali.

La tensione tra il pluralismo che l'incarnazione della fede in una cultura esige, e la necessaria unità spirituale, visibile e organica della Chiesa universale a motivo di questa stessa fede, è in certo modo intrinseca alla natura della Chiesa; è, peraltro, una tensione molto attuale, se pensiamo ai problemi che hanno relazione con la teologia della liberazione, con le tendenze della teologia morale nelle Chiese africane, con la ricerca di forme di inculturazione liturgica nella maggioranza delle Chiese del cosiddetto Terzo Mondo, e così via. Tensioni che, in forme diverse, si riscontrano pure nelle Diocesi: ci sentiamo disposti ad accettare il pluralismo, con tutti i conflitti che esso implica?

Un altro campo che presenta inevitabili tensioni è quello delle relazioni tra esigenze dell'incarnazione (o immanenza) ed esigenze della trascendenza, che sono proprie di ogni vita spirituale; incarnazione e trascendenza che, tradotte in azione, si ritrovano nella tensione tra impegno storico e testimonianza del Trascendente. Questa tensione ha prodotto, lungo la storia della Chiesa, spiritualismi e puritanesimi da parte di alcuni, e forme di storicismo o di identificazione della fede con la costruzione della società umana da parte di altri. Il che ha originato non solo correnti più o meno devianti di spiritualità, ma anche realizzazioni storiche contrastanti fino agli estremismi dello spiritualismo da un lato e della politicizzazione della fede dall'altro. La Chiesa per sua natura richiede sia il servizio all'impegno storico della fede nell'orizzonte della sua trascendenza, sia l'apertura alla trascendenza della fede per incarnarla nella storia. C'è qui una tensione intrinseca a ogni esperienza interiore di vita spirituale e a ogni impegno apostolico, originati dalla ricerca sincera della vita nello Spirito.

Queste tensioni che una visione superficiale attribuirebbe a limiti " superabili " di persone concrete, sono in realtà opera dello Spirito, principio di unità e di diversità. Egli è Uno e fa Uno questo suo Corpo, la Chiesa, che arricchisce, allo stesso tempo, con doni e carismi di persone, di gruppi e di istituzioni, come pure di ministeri ordinati, istituiti e affidati ai laici. Provocando questi dinamismi, in certo modo contrapposti, lo Spirito Santo è principio di quell'unità dinamica che impedisce all'unità di convertirsi in uniformità e alla diversità di diventare dispersione o divisione. È quindi principio di una tensione vitale per cui la Chiesa è chiamata ad armonizzare ciò che ogni giorno tende a dividersi e a diversificare ciò che tende a uniformarsi. Se ci fosse uno solo di questi dinamismi, in entrambi i casi ci sarebbe morte, o per la divisione o per l'uniformità.

Perciò, per essere strumenti dello Spirito, si deve essere ossessionati tanto dall'unità della Chiesa quanto dalla sua diversità. Bisogna amare tanto la sua unità da creare quelle diversità che le permettano di essere un'espressione più piena della multiforme grazia dello Spirito. Ma si devono ugualmente amare tanto le diversità da armonizzarle nell'Uno dello stesso Spirito.

In questo senso ci vuole una grande apertura di spirito; occorre magnanimità e longanimità, per comprendere e accettare tutte le diversità come proprie e spingerle e orientarle verso l'armonia complementare dell'unità del Corpo di Cristo. Senza questo non c'è vero amore verso la Chiesa, né vera esperienza dello Spirito. Non possiamo dire di essere dello Spirito, né di " vivere Chiesa " finché non " sentiamo " i santi come Francesco, Domenico, Ignazio, Don Bosco, Teresa... e tutto ciò che da essi è nato come " propri "; finché non sentiamo i doni, i carismi e i ministeri degli " altri " come cose che ci appartengono; finché non abbiamo coscienza che i doni che abbiamo ricevuto appartengono a tutti. Questo vale anche per i doni più semplici e della gente comune, la più umile.

Se si vuole servire la Chiesa si deve dare testimonianza di amare tutte le sue realtà, quali che esse siano. Sentirle, viverle, amarle, promuoverle come proprie, mentre ciascuno vive la sua peculiarità, arricchendo quella realtà che è comune a tutte, la Chiesa.

Nel medesimo tempo, servendo l'unità, si dovrà chiedere a ogni persona e ogni gruppo che accetti sacrifici per edificare, insieme, l'unità. A tale scopo, tutti devono cedere e modificarsi in qualche misura, per facilitare la costruzione dell'armonia dell'insieme. Tutti devono subordinarsi al bene comune. Saremo così strumento di Colui che di tutto e di tutti fa " Uno ", lo Spirito.

È in ciò che consiste il nucleo più importante della nostra vita spirituale, dato che è questo sacrificio spirituale al servizio dell'unità del diverso che ci introduce nel mistero di quanto celebriamo nell'Eucaristia: la passione, morte e risurrezione di Cristo. Se la carità non conduce, attraverso la " morte dell'io ", all'edificazione dell'unità, quella della persona e quella della comunità, che tipo di sacrificio possiamo celebrare? Che senso ha il nostro sacrificio spirituale, se non è la continuazione del sacrificio di Cristo che con la sua morte abbatté il muro di divisione e di due fece un solo popolo? Senza questo sacrificio non abbiamo nulla da celebrare: la celebrazione di Cristo non avrebbe niente da incorporare e noi non avremmo niente da offrirgli.

Nella liturgia celebriamo la vita, quella che ogni giorno tende a disarmonizzarsi e che per il sacrificio spirituale del cristiano deve riscattarsi nell'unità, armonizzarsi. Si celebra l'amore di Dio, non però come se Egli ci adagiasse in una culla dorata per essere soddisfatto: Egli irrompe invece nella nostra vita per comunicarsi agli altri e invadere il mondo. Così, questo amore passa attraverso il sacrificio di sé per costruire l'unità del mondo che nella Chiesa ha il suo sacramento, affinché tutto glorifichi il Padre.

È il sacrificio di chi si esprime ascoltando, accettando, dando spazio alle diversità, e anche sopportando il peso delle strutture, le limitazioni che esse richiedono, la lentezza dei processi umani, la complessità delle relazioni strutturali, le inevitabili tensioni di ogni genere, tra persone, gruppi e istituzioni.

È il sacrificio di chi dà senso alle stesse strutture, dà vitalità agli innumerevoli incontri, fa superare gli isolamenti psicologici e spirituali dovuti alla difficoltà di trovare cammini di convergenza, comprende e aiuta la precarietà delle realtà che si vanno creando, come pure la fragilità dell'impegno di coloro che collaborano, e ne assume la lentezza di maturazione.

È il sacrificio di chi crea proposte, soluzioni, interpretazioni, metodi e processi alternativi, strumenti, materiali e tutto ciò che serve alla crescita della comunità ecclesiale.

È il sacrificio di chi lavora per l'unità e la celebra nella liturgia, unica realtà valida e liberante, fonte della pace e della gioia che è la comunione.

Tutto quello che il Signore permette e chiede è che si faccia della propria vita un sacrificio spirituale, affinché si edifichi questa realtà che è la Chiesa, germe visibile del Regno di Dio, nel quale l'umanità è chiamata a ritrovarsi.

Allora la celebrazione liturgica ha senso, è celebrazione della vita, sebbene attuata nella quiete e semplicità. È celebrazione del sacrificio dei poveri e degli umili che fanno dono di sé nella molteplicità dei servizi, anche i più nascosti, per costruire la convivenza umana nell'amore, cioè nella comunione ecclesiale. È il sacrificio che fa la Chiesa, celebrando, cantando e gioendo della propria edificazione. È il sacrificio col quale si abbattono i muri di divisione, si riconcilia il mondo, si dilata la comunione e si costruisce e si sviluppa il Corpo di Cristo, tempio dello Spirito.

In questo ambito il Vescovo e i presbiteri hanno il ministero di aiutare tutti i battezzati a realizzare questo sacrificio che è redentivo, capace cioè di riscattarli dalla condizione di peccato e di costituirli nell'unità via via più universale. Nella pace e nella gioia della vita che è vita nello Spirito.

Allora il ministero di Cristo si realizza pienamente nell'Eucaristia proprio perché offriamo il nostro sacrificio spirituale, affinché sia assunto e incorporato nel mistero della Pasqua; Pasqua che è diffusione del Regno di Dio nel mondo e nella Chiesa; Pasqua che costruisce quel Corpo di Cristo nel quale l'umanità deve trovare il suo modello, la sua anticipazione storica, la rivelazione del senso della sua esistenza.

Allora la liturgia realizza la sua forza piena per la quale il Corpo di Cristo si alimenta dello stesso significato e della stessa coscienza, quella di camminare verso una stessa realtà, l'unità, la santità, la salvezza, mediante l'impegno comune di incontrarsi, di riconciliarsi, di far dono di sé nell'amore vicendevole. Viene così messo in gioco lo stesso carattere sacramentale della Chiesa.

In questo senso le strutture non sono ciò che a volte si pensa, cioè realtà estrinseche alla vita; sono invece il veicolo che permette di vivere la drammaticità dell'impegno di edificare la Chiesa come Corpo di Cristo; non per se stessa, certo, ma perché il mondo possa credere in quel " segno " e scoprire il senso della vita. Le strutture sono quindi la condizione senza cui non si può creare l'unità che si cerca e si vuole. Mediante le strutture ci incontriamo e ci rapportiamo, coordiniamo le fatiche e cooperiamo nella ricerca, nella decisione e nell'attuazione del bene comune. Senza strutture la vita umana è una selva in cui nessuno si salva: sono infatti talmente inevitabili che mentre le neghiamo ne stiamo creando altre. Perciò, l'unico vero problema è quello di verificare se le strutture che abbiamo, o che vogliamo, siano adeguate ai valori che desideriamo vivere.

Supposto questo canale di relazioni organiche che sono le strutture, resta il problema di condividere la spiritualità delle stesse relazioni, per far sì che nel dono di sé, nel servizio reciproco, nella convergenza degli impegni di tutti, costruiamo e celebriamo l'unità come dono e compito. È questo il sacrificio spirituale per il quale Cristo attualizza la sua passione e morte, realizzandola o completandola in noi. E così, mediante la sua Pasqua, dà a questo suo Corpo la sua vita di risorto che rinnova il mondo. Ecco perché Cristo ha legato la conversione del mondo all'unità dei cristiani; unità che, nella misura in cui è vissuta, costituisce il punto di attrazione, il centro di attenzione dell'umanità, che ha bisogno e cerca di trovare il senso della convivenza sociale e della sua fatica per edificarsi nell'unità. È questo il servizio che oggi la Chiesa deve offrire al mondo; l'unico che la renda credibile in un mondo incamminato verso l'unificazione.

In questo contesto la liturgia acquista il suo pieno significato, come celebrazione dell'enorme e molteplice sacrificio per il quale l'umanità e la Chiesa cercano di costruire l'unità nella giustizia e nella pace. Unità che ogni giorno tende a rompersi e che si deve ricostruire giorno dopo giorno, per offrire a Cristo l'opportunità di ricapitolare tutto in Sé.

ALLEGATI

Allegato A

ORGANISMI PARROCCHIALI

Allegato 1

1. RETE DEI MESSAGGERI

1. Che cosa è

Un insieme di persone che periodicamente visitano le famiglie della parrocchia.

2. Funzioni

 Visitare le famiglie e stabilire, con esse, relazioni di amicizia.

 Consegnare " personalmente " alle famiglie le comunicazioni della parrocchia o della diocesi e aiutarle a comprendere e ad accettare i loro messaggi.

 Fare da " ponte ", tra le famiglie e il centro parrocchiale.

 Informare il parroco delle eventuali necessità delle persone e delle famiglie.

 Promuovere relazioni di amicizia tra le famiglie stesse.

3. Componenti

Persone adulte, di buona volontà, non necessariamente praticanti, discrete, capaci di stabilire buone relazioni con le persone, disponibili ad offrire questo servizio con onestà e lealtà.

4. Selezione

I messaggeri vengono scelti dall'Équipe di Coordinamento Zonale (ECZ), in accordo con l'Équipe Parrocchiale di Animazione Pastorale (EPAP).

5. Durata

Il servizio non prevede limiti di tempo, ma il suo esercizio è subordinato alla valutazione della comunità, quindi ai cambiamenti che essa può richiedere.

6. Organizzazione

I messaggeri di ogni zona pastorale parrocchiale hanno un responsabile e un sostituto. La funzione dei responsabili è quella di assicurare il funzionamento e l'efficacia della rete dei messaggeri e di distribuire le comunicazioni agli altri messaggeri. L'insieme dei responsabili di tutte le zone forma la Commissione parrocchiale per i messaggeri. Funzione di questa Commissione è assicurare l'organizzazione e il funzionamento della rete dei messaggeri, nonché di promuovere gli incontri che si rendono necessari.

7. Funzionamento

 Ogni dieci o dodici famiglie c'è un messaggero che regolarmente li visita.

 I messaggeri di ciascuna zona pastorale parrocchiale si incontrano ogni due o tre mesi, per scambiarsi le esperienze, vedere come rispondere alle difficoltà, programmare le attività da realizzare, studiare aspetti che riguardano le tecniche di comunicazione e dei rapporti interpersonali, come pure quelle del senso cristiano del servizio che prestano.

 Con lo stesso scopo i messaggeri si incontrano tutti insieme a livello parrocchiale, alcune volte all'anno.

 La Commissione Diocesana per le Comunicazioni alla Base, oppure quella della Pastorale della Moltitudine (se c'è soltanto una Commissione) organizza ogni anno un incontro diocesano per i responsabili parrocchiali della rete dei messaggeri, per abilitarli all'assolvimento del loro compito e anche perché approfondiscano la spiritualità del loro servizio.

8. Come si crea

 L'ECZ, con un membro dell'EPAP, fa un elenco dei possibili candidati per questo servizio.

 L'ECZ, con una modalità opportuna, prende contatto con i candidati e propone loro il servizio da prestare; se occorre, si chiedono altri nominativi.

 Decisi i messaggeri, l'ECZ sceglie, sempre con un membro dell'EPAP, il responsabile zonale e il suo sostituto, e li presenta agli altri messaggeri o, se lo crede opportuno, lascia che li scelgano i messaggeri stessi.

 La rete dei messaggeri comincia a operare con la consegna della prima " Lettera ai cristiani ".

Allegato 2

2. LETTERA AI CRISTIANI

ED ÉQUIPE DI REDAZIONE

1. Che cosa è

Un foglio di evangelizzazione popolare, molto semplice nel linguaggio e nello stile, redatto con termini affermativi (non discorsivi o dimostrativi), nel senso che quanto viene affermato non viene dimostrato con argomentazioni, e scritto in modo che possa essere letto in tre minuti dalle persone meno istruite. Un foglio che esprime, in forma popolare, il messaggio evangelico proprio del cammino catecumenale dell'insieme dei battezzati e delle persone di buona volontà, rispettando la misura e il dosaggio che conviene ad ogni passo di quel cammino che viene precisato dal piano di pastorale della moltitudine.

Non è quindi né un notiziario, né un bollettino parrocchiale, e neppure un calendario di attività.

2. Composizione

Si tratta di un solo foglio di formato A4 piegato in due, con quattro facciate, con questi contenuti:

Prima pagina (del messaggio):

 titolo: " lettera ai cristiani ", o altro appropriato;

 intestazione, ideata opportunamente;

 disegno che esprime il messaggio;

 messaggio, espresso in forma di slogan eo con alcune brevi frasi bibliche che suscitino accettazione o rifiuto, ed esprimano il messaggio dell'iniziativa mensile, o del tema della liturgia domenicale  sempre in relazione con l'iniziativa , escludendo qualsiasi forma di raziocinio dimostrativo, dato che per la mentalità popolare la verità non ha bisogno di essere dimostrata.

Seconda pagina (delle testimonianze):

 qualche testimonianza possibilmente breve, o anche una sola se lo si crede opportuno, con il nome di chi la offre; testimonianze di una o più persone, che hanno partecipato o alle iniziative della pastorale della moltitudine o ad altri avvenimenti significativi, oppure di persone che collaborano in parrocchia; si offre così a ciascuno l'opportunità di evangelizzare tutti.

Terza pagina (della carità):

 notizie motivate sui servizi che la parrocchia o altri offrono, e su quelli che la gente ha bisogno di conoscere;

 richiesta di aiuti per persone in necessità, specificando che l'aiuto fraterno è una forma di evangelizzazione.

Quarta pagina (della condivisione in famiglia):

 gioie: battesimi, confermazioni, matrimoni ...

 sofferenze: condoglianze per la morte di qualcuno; richiesta di preghiere per qualche malato o per qualche situazione particolarmente dolorosa o difficile.

In calce si scrive il nome del parroco, o dell'équipe parrocchiale, o dell'équipe di redazione, secondo l'opportunità.

Note

a) All'inizio della seconda tappa, la composizione della " lettera ai cristiani " verrà modificata: la seconda pagina sarà quella della Bibbia, la terza riporterà risposte o commenti alla filosofia popolare o ai detti comuni tra la gente, con la rubrica: " voi dite, ma io vi dico ", la quarta sarà quella delle testimonianze.

b) Le altre notizie e gli inviti alle molteplici attività parrocchiali si possono fare con un notiziario che indica le iniziative o le realtà più stabili e con un mezzo foglio inserito nella lettera ai cristiani per notizie impreviste e inviti immediati destinati a tutto il popolo.

c) Con la terza tappa si apportano altre modifiche, tenendo conto della nuova analisi della Diocesi e della natura della tappa stessa; si deve però sempre conservare il carattere di foglio di evangelizzazione popolare, non convertendolo mai in notiziario.

3. Periodicità

La periodicità ideale è quella settimanale, in relazione con il tema stabilito dalla programmazione annuale per ogni domenica; se questo riesce difficile, sia almeno mensile, e possibilmente in concomitanza con l'iniziativa del mese.

4. Redazione

A cura dell'Équipe seguente.

5. Équipe di redazione

È formata da 5 a 7 persone, possibilmente giovani, di cui almeno una abile nel disegno e nella grafica; scelte dall'EPAP, hanno la funzione di raccogliere il materiale per la lettera, comporla e stamparla, previa approvazione del parroco.

In particolare:

 uno coordina il lavoro;

 uno o due si informano presso il parroco del messaggio da inserire nella prima pagina e delle notizie per la quarta;

 uno o due raccolgono le testimonianze per la seconda pagina;

 uno o due raccolgono notizie per la terza pagina, la pagina della carità;

 la lettera si scrive circa dieci giorni prima di essere portata alle famiglie;

 si stampa e si impacchetta, per zone e per messaggeri, durante la settimana precedente a quella di consegna;

 si consegna ai messaggeri tre o quattro giorni prima di essere recapitata alle famiglie.

Allegato 3

3. COMUNITÀ ECCLESIALI DI BASE (CEB)

1. Che cosa sono

L'ambito più vicino alle persone e alle famiglie, nel quale si esprime il mistero della Chiesa nelle sue diverse componenti, cioè come comunità di fede, di culto e di missione. Dal punto di vista strutturale, quello che ora ci interessa, le CEB (o Piccole Comunità) sono uno spazio d'informazione e consultazione, di partecipazione e di dialogo.

2. Funzione

Ricevere e offrire informazioni opportune per il maggior bene della Chiesa: Parrocchia, Diocesi o Chiesa universale.

3. Componenti

Un gruppo di persone nel quale siano espresse le diversità ambientali ed ecclesiali, composto da circa 20-30 persone, prevalentemente famiglie, possibilmente vicine di casa.

4. Come si formano

Le CEB nascono e si compongono come " gruppi familiari " in occasione della " Settimana di Fraternità " (Avvenimento Redentore) e vengono riconosciute come tali al termine del cammino catecumenale.

5. Organizzazione

Ogni CEB ha:

 un animatore con la funzione di promuoverla come realtà di vita e di missione ecclesiali;

 un moderatore responsabile degli incontri mensili di preghiera, riflessione e confronto tra vita e Vangelo;

 un segretario, che scrive i verbali e conserva gli atti degli incontri, con le decisioni che si prendono;

 altri ruoli distribuiti tra i suoi membri, come guidare e promuovere la preghiera, promuovere l'aiuto fraterno all'interno della stessa comunità e nell'ambiente o vicinato, secondo le necessità della stessa comunità e dell'ambiente circostante.

6. Funzionamento

 Le CEB si riuniscono una volta al mese per gli incontri di catechesi o di confronto tra fede e vita; vengono aiutate, perché prendano l'abitudine di incontrarsi per vivere momenti speciali di preghiera, per programmare e valutare l'azione apostolica, per valutare la propria vita. Alcune volte celebrano l'Eucaristia.

 Partecipano alle Assemblee Zonali, e tramite una qualche forma di rappresentanza, all'Assemblea Parrocchiale.

 Sono promosse e animate spiritualmente dalla Commissione Parrocchiale che le riguarda.

 Di norma, sono invitate a prendere in previa considerazione i temi e i problemi parrocchiali che vengono trattati negli incontri del Consiglio Pastorale e dell'Assemblea Parrocchiale.

 Sono consultate insieme alle famiglie sulle iniziative che si prendono per la comunicazione della fede di tutto il popolo di Dio.

Allegato 4

4. ZONE PASTORALI PARROCCHIALI

1. Che cosa sono

Parte del territorio di una parrocchia, suddivisa per questi motivi:

 notevole numero di abitanti (più di 1000-1500);

 estensione geografica;

 presenza di agglomerati abitativi distinti (quartieri, frazioni...).

2. Funzioni

 Essere uno spazio, sia di decentramento della parrocchia, sia di partecipazione diretta di tutti i battezzati alla vita e alla missione della Chiesa.

 Essere un centro pastorale, che promuove e armonizza la vita e la missione dei battezzati, come realtà personale e familiare, e come insieme (o porzione) del popolo di Dio.

 Essere una " quasi parrocchia " più ridotta, cioè di dimensioni umane, non anonime.

3. Composizione

L'EPAP individua e delimita le zone pastorali della parrocchia, tenendo conto dei seguenti criteri:

 i confini naturali (strade con molto traffico, fiumi o canali, ferrovie, zone abbandonate);

 luoghi abituali di convergenza della gente (ospedali, centri commerciali, scuole, centri sportivi...);

 gruppi etnici o socioculturali omogenei;

 unità sociologiche: quartieri, frazioni...;

 numero di abitanti per ogni zona (non più di 800-1000 circa, così che si possano raggiungere tutti personalmente e si sia vicini ai luoghi dove la gente vive).

4. Organizzazione

Ogni Zona pastorale ha un'Assemblea Zonale (v. allegato 5), un'Équipe di Coordinamento Zonale e delle Équipes per vari servizi pastorali (v. allegato 6).

Il diacono presiede nella carità questi organismi e la comunità zonale (v. allegato 9).

5. Funzionamento (vedi gli allegati 5 e 6).

6. Procedimento per determinare le zone pastorali:

 si prepara una pianta della parrocchia, piuttosto grande, che visibilizzi gli aspetti indicati nei criteri;

 in una riunione dell'EDAP si avanzano proposte;

 in base a queste, si fa un primo abbozzo della configurazione delle zone;

 si delimitano e si determinano le zone, di cui dopo un periodo di esperienza si fa la verifica e un'eventuale ridefinizione.

Allegato 5

5. ASSEMBLEA ZONALE

1. Che cosa è

L'ambito nel quale tutti i battezzati possono partecipare alla elaborazione di proposte, alle decisioni e all'attuazione organica di quanto è in relazione con la vita e missione della Chiesa. Ha carattere familiare, più come spazio di dialogo tra vicini, che come organismo strutturato nei suoi minimi dettagli.

2. Funzioni

 Cercare la volontà di Dio sulla comunità cristiana della zona, mediante il dialogo e il discernimento.

 Valutare l'azione pastorale che la parrocchia svolge a livello di zona e la vita della comunità ecclesiale della zona.

 Fare proposte per l'elaborazione del nuovo piano.

 Proporre o scegliere l'Équipe di Coordinamento Zonale e il rappresentante della zona per il Consiglio degli Affari Economici e proporre persone per le diverse équipes di servizio.

3. Composizione

 Il parroco (o il diacono) che la convoca e la presiede.

 L'Équipe di Coordinamento Zonale (ECZ) che la coordina.

 Le persone impegnate nei vari servizi pastorali.

 Tutti i battezzati che lo desiderano.

4. Funzionamento

 L'Assemblea Zonale si convoca due o tre volte all'anno, per ascoltare il popolo sui vari problemi parrocchiali, per trattare questioni specifiche della zona e per fare la valutazione della vita e dell'azione ecclesiale della zona.

 Riceve con sufficiente anticipo l'ordine del giorno.

 Si realizza in modo da essere un'esperienza di vita cristiana, di dialogo e di discernimento, nella quale si cerca di giungere pazientemente al consenso di tutti.

 Le sue risoluzioni sono approvate dagli organi cui compete.

5. Relazioni

Secondo i casi, l'Assemblea si rapporta con il Consiglio Pastorale per elaborare proposte e con l'Assemblea Parrocchiale quando si tratta di contribuire a precisare gli orientamenti pastorali. Si rapporta anche con il resto della Parrocchia tramite il suo Coordinatore.

Allegato 6

6. ÉQUIPE DI COORDINAMENTO

ZONALE (ECZ)

1. Che cosa è

Un gruppo di persone che coordina l'azione pastorale della Parrocchia nella Zona.

2. Funzioni

 Garantire che il dinamismo parrocchiale raggiunga tutti i battezzati e le persone di buona volontà per offrire a tutti la possibilità reale di partecipare attivamente alla vita e alla missione della Chiesa.

 Coordinare tutte le azioni e tutti i servizi che la parrocchia attua a livello zonale.

 Assicurare, con il decentramento delle strutture parrocchiali, la presenza della Chiesa là dove la gente vive.

 Assicurare che la rete dei messaggeri funzioni, e che tutti i battezzati si sentano chiamati alla partecipazione, si integrino nel cammino di evangelizzazione e partecipino efficacemente alla vita e alla missione della Chiesa.

3. Composizione

 Il diacono, che la presiede.

 Il coordinatore della zona, il vice coordinatore e il segretario.

 Il responsabile di ogni sottocommissione (o Équipe) che corrisponde alla commissione (o Équipe) parrocchiale.

4. Nomina

 Il coordinatore, il vice e il segretario sono eletti  in modo più o meno formale  dall'Assemblea Zonale, d'accordo col parroco che presiede l'assemblea.

 I responsabili delle Équipes zonali sono proposti dall'Assemblea Zonale e scelti dall'ECZ, d'accordo col Parroco; lo stesso vale per i membri delle Équipes.

 I membri delle Équipes sono scelti dall'ECZ e dal loro responsabile.

5. Durata

Tre o cinque anni per tutti.

6. Funzionamento

 L'Équipe si riunisce al completo ogni due mesi circa e in modo " ristretto " (coordinatore, vicecoordinatore e segretario) almeno ogni mese, e inoltre ogni volta che sia necessario incontrarsi.

 L'Équipe al completo valuta ciò che è stato fatto e, almeno un mese prima, ciò che si sta per fare, secondo la programmazione parrocchiale, e prende le decisioni opportune per l'applicazione dei programmi parrocchiali.

7. Relazioni

 L'ECZ si rapporta con la parrocchia tramite il coordinatore il quale, come tale, è membro dell'Équipe (o Comitato di Coordinamento) Parrocchiale, mentre l'Équipe fa parte dell'Assemblea Parrocchiale.

 Si rapporta anche con il Consiglio Pastorale Parrocchiale quando questo la sollecita, o quando l'Équipe prende l'iniziativa di fare una proposta alla parrocchia.

Allegato 7

7. CONSIGLIO PASTORALE

PARROCCHIALE (CPP)

1. Che cosa è

Un gruppo di persone che rappresentano le varie realtà parrocchiali e aiutano il Parroco nell'elaborazione del programma annuale della Parrocchia e di altre proposte utili per la vita e la missione della Chiesa.

2. Funzioni

 Studiare e interpretare nella fede la situazione della parrocchia perché essa compia la missione della Chiesa per il bene del mondo.

 Proporre gli itinerari più adatti ed efficaci per superare gli ostacoli, e valorizzare le potenzialità e le possibilità per l'evangelizzazione.

 Adattare il piano diocesano e i suoi programmi alla situazione della parrocchia.

 Valutare l'avvio del piano diocesano e la realizzazione dei vari programmi.

 Elaborare le proposte per l'elaborazione del nuovo piano.

 Definire la programmazione annuale della parrocchia.

 Scegliere i propri rappresentanti per il Consiglio Pastorale del Vicariato Foraneo o della Diocesi, in accordo con le norme date dal Vescovo.

3. Composizione e nomina

È composto, salvo particolari disposizioni della Diocesi, da:

 Il parroco che lo convoca e lo presiede.

 I sacerdoti della parrocchia e i diaconi (in parrocchie piccole) o solo qualche loro rappresentante (nelle parrocchie medie e grandi).

 I religiosi e le religiose che lavorano a tempo pieno in parrocchia.

 Tutti i membri dell'Équipe Parrocchiale di Animazione Pastorale (EPAP), che funziona come sua équipe esecutiva.

 I responsabili delle commissioni pastorali parrocchiali.

 Alcuni tra i responsabili dei vari gruppi, associazioni e movimenti apostolici operanti nella parrocchia.

 Alcuni altri membri scelti e nominati dal parroco per garantire la rappresentatività nel Consiglio, o per avere qualche esperto nelle materie che sono oggetto del Consiglio.

4. Durata

Per i membri che sono tali a motivo di una carica, la durata della carica stessa; tre o cinque anni per gli altri, secondo le norme date dal Vescovo.

5. Funzionamento

 Il CPP, oltre al parroco che lo presiede, ha un coordinatore e un segretario, entrambi membri dell'EPAP.

 Il suo ordine del giorno è stabilito per tempo dal parroco, con l'aiuto dell'EPAP.

 Si riunisce, almeno due o tre volte l'anno, per elaborare la programmazione annuale della parrocchia, per valutare l'attuazione della programmazione stessa ed elaborare gli orientamenti da offrire per la formulazione del piano diocesano.

 Una volta conosciuto l'ordine del giorno, i suoi incontri vengono preceduti da riunioni previe delle commissioni pastorali parrocchiali e dei diversi gruppi apostolici; se si crede che sia opportuno, l'EPAP sintetizza ciò che essi propongono, poi lo presenta nella riunione.

 Nelle riunioni segue i metodi e i procedimenti che gli prepara l'EPAP.

 Dà gli orientamenti per la programmazione del piano diocesano che l'EPAP elabora nella sua forma tecnica; si procede così anche per altre proposte o documenti.

 In ogni incontro cura i vari momenti: informazione, preghiera, dialogo nei gruppi sui vari problemi, determinazione di orientamenti sulle cose da fare e, se è necessario, scelta dei rappresentanti al Consiglio Pastorale di Vicariato o di Diocesi.

6. Relazioni

Il CPP si rapporta col Consiglio Pastorale vicariale o diocesano tramite i suoi rappresentanti, e con il resto della parrocchia tramite il parroco o l'EPAP, secondo l'opportunità.

Nota

Nelle parrocchie piccole (fino a 1000-1500 abitanti), le funzioni del CPP possono essere assunte dall'Assemblea Parrocchiale ordinaria, o viceversa (vedi allegato 10).

Allegato 8

8. EQUIPE PARROCCHIALE

DI ANIMAZIONE PASTORALE (EPAP)

1. Che cosa è

Un gruppo di persone che costantemente cura e promuove il dinamismo dell'insieme della Parrocchia secondo la sua funzione.

2. Funzioni

 Fare l'analisi e la diagnosi della parrocchia.

 Elaborare tecnicamente il programma annuale della parrocchia e i suoi programmi specifici, secondo le indicazioni del Consiglio Pastorale (CPP) e gli elementi che offrono le diverse commissioni pastorali, a servizio dell'attuazione del piano diocesano.

 Aiutare le varie commissioni pastorali a elaborare la propria proposta di programma, da presentare al CPP.

 Promuovere la spiritualità comunitaria che fonda e sostiene il piano, dà senso a tutto il rinnovamento parrocchiale e diocesano, spiritualità della quale lo stesso piano è a servizio.

 Promuovere la formazione dottrinale, spirituale e pastorale degli operatori pastorali.

 Aiutare il parroco, nelle responsabilità per le quali non ha altri aiuti.

 Assicurare lo svolgimento armonico dell'insieme, supplendo alle carenze e provvedendo a colmarle, sempre in accordo con il parroco.

3. Composizione

 Il parroco che la presiede, i vicari parrocchiali.

 Almeno un diacono, se ce ne sono in parrocchia, e altri 5-7 laici, tra i più impegnati, con buona formazione spirituale e dottrinale, e con attitudine a promuovere l'itinerario di rinnovamento.

 Almeno una religiosa, se in parrocchia ce ne sono impegnate nella pastorale a tempo pieno.

4. Nomina

I membri, eventualmente proposti dal CPP, vengono scelti e nominati dal parroco.

5. Durata

Ciascun membro resta in questo servizio per il tempo in cui può esercitarlo con efficacia; il servizio tuttavia viene valutato periodicamente, quando si fa la valutazione del piano diocesano.

6. Funzionamento

 L'EPAP è presieduta dal parroco che la convoca.

 Ha un coordinatore eletto dall'Équipe stessa, che normalmente guida le riunioni; col parroco ne prepara l'ordine del giorno.

 Nomina, tra i suoi membri, un segretario.

 Si riunisce periodicamente, almeno una volta al mese, e ogni qualvolta lo richieda il compimento della sua funzione.

7. Relazioni

 L'EPAP fa parte del Consiglio Pastorale, operando, a suo servizio, come sua équipe tecnica.

 Fa parte dell'Assemblea Parrocchiale; prepara metodi e procedimenti con cui questa lavora e attua i compiti che essa può affidarle.

 Si rapporta con l'ECP (o CCP) tramite il parroco e, se è opportuno, tramite il coordinatore dell'EPAP che, in questo caso, partecipa alle riunioni dell'ECP (o CCP).

 Si rapporta con l'EDAP di cui è il prolungamento nelle parrocchie; perciò la sua relazione è di complementarità con l'EDAP e, allo stesso tempo, di dipendenza dal Vicario Episcopale per l'Azione Pastorale.

 Si rapporta con il parroco in termini di amicizia e di collaborazione leale, oltre che di obbedienza attiva, dialogale e propositiva.

 Con gli altri organismi e realtà della parrocchia non ha relazioni speciali, se non nei casi indicati dal parroco.

Allegato 9

9. PRESBITERIO PARROCCHIALE

(presbiteri e diaconi)

(normalmente nelle parrocchie medie e grandi)

1. Che cosa è

È l'ambito dell'incontro di presbiteri e di diaconi, e luogo nel quale essi comunicano opinioni e consigli al Parroco per quello che riguarda le decisioni da prendere, sia sulla vita e missione della comunità parrocchiale, sia sulla vita e sul ministero presbiterale e diaconale.

2. Funzioni

 Esprimere insieme al parroco il giudizio prudenziale sulla convenienza di applicare il programma annuale della parrocchia.

 Assistere il parroco con opportuni consigli, riguardo alle decisioni da prendere in ciò che si riferisce alla vita e missione della Chiesa a livello parrocchiale.

 Provvedere al bene spirituale e materiale dei presbiteri e dei diaconi.

 Mediare, in caso di eventuali conflitti tra membri del presbiterio, tra alcuni di essi e altri parrocchiani, o in caso di altri conflitti con o tra i diversi gruppi apostolici, le équipes, le commissioni o semplici fedeli.

 Promuovere la fraternità sacramentale e la comunità ministeriale di cui si parla nell'allegato 13.

3. Composizione

Il parroco, gli altri presbiteri della parrocchia e i diaconi che risiedono nel territorio parrocchiale, eo quelli assegnati alla parrocchia.

4. Nomina

Dipende dagli itinerari di formazione iniziale ai ministeri ordinati e dalle disposizioni del Vescovo.

5. Durata

Finché dura l'esercizio del ministero.

6. Funzionamento

 Il parroco convoca e presiede il presbiterio.

 Uno dei membri del presbiterio viene eletto come suo coordinatore e ne definisce, con il parroco, l'agenda; il presbiterio nomina anche un segretario.

 Gli incontri del presbiterio possono essere di vario genere: scambio di esperienze, riflessione pastorale, decisioni, preghiera, fraternizzazione.

 Il presbiterio si riunisce almeno una volta al mese; se è possibile, ogni settimana.

7. Relazioni

 Il presbiterio fa parte dell'assemblea parrocchiale.

 Almeno uno dei diaconi è membro dell'EPAP.

 I diaconi fanno parte dell' ECP (o CCP).

 In quanto tale si rapporta col presbiterio del Vicariato Foraneo.

Allegato 10

10. ASSEMBLEA PARROCCHIALE

1. Che cosa è

L'ambito di partecipazione e di corresponsabilità dei battezzati nella definizione degli orientamenti pastorali che riguardano la vita e missione della Chiesa.

2. Funzioni

 Discernere la volontà di Dio sulla parrocchia.

 Offrire il proprio discernimento sulle decisioni pastorali che le competono.

 Approvare la programmazione annuale della parrocchia, presentata dal Consiglio Pastorale.

 Trattare le questioni più importanti per la vita della parrocchia e la missione che essa svolge nell'ambiente.

 Eleggere i propri rappresentanti all'Assemblea Vicariale, o a quella Diocesana, se è opportuno.

3. Composizione

 Il parroco che la convoca e la presiede, e gli altri presbiteri e diaconi assegnati alla parrocchia.

 I religiosi e le religiose che operano nel territorio.

 I laici impegnati nelle varie attività e responsabilità della parrocchia.

 I membri dei vari gruppi, associazioni e movimenti apostolici.

Nota

Nelle parrocchie piccole che non sono divise in zone, per far sì che tutti i battezzati possano partecipare direttamente alla vita e alla missione della Chiesa conviene distinguere due tipi di assemblee: l'Assemblea generale, informativa e di consultazione, e l'Assemblea ordinaria, cui si possono attribuire le funzioni dell'ECP (o CCP), in modo da evitare la moltiplicazione delle strutture (vedi allegato 7).

Allegato 11

11. ÉQUIPE (o COMITATO)

DI COORDINAMENTO PARROCCHIALE

(ECP o CCP)

Nota

Questo organismo è previsto nelle parrocchie divise in zone pastorali; nelle parrocchie piccole le sue funzioni sono assolte dall'Assemblea ordinaria o dall'ECP (o CCP), secondo l'opportunità, oppure da due o tre persone elette da uno di questi organismi, persone che possono coincidere con i responsabili.

1. Che cosa è

L'organismo del quale il Parroco si avvale per la conduzione e il coordinamento dell'azione pastorale della Parrocchia.

2. Funzioni

 Coordinare l'attuazione del programma pastorale della parrocchia.

 Assicurare l'attuazione del programma parrocchiale nelle zone pastorali.

 Coordinare le attività delle commissioni pastorali e garantire il loro funzionamento ai livelli di parrocchia e di zone.

 Assicurare in modo particolare il buon funzionamento della rete dei messaggeri e della pastorale della moltitudine in ogni zona pastorale.

 Con ogni mezzo, fare in modo che l'insieme dei battezzati e delle persone di buona volontà si sentano coinvolti e si integrino nell'itinerario di evangelizzazione permanente del popolo di Dio.

3. Composizione

Il parroco che lo presiede, i presbiteri e i diaconi che presiedono le zone pastorali, i coordinatori delle zone pastorali e il coordinatore dell'EPAP, se esiste.

4. Nomina

Secondo quanto previsto per ciascuno dei componenti.

5. Durata

Finché dura la loro carica; per i coordinatori di zona, vedi allegato 6.

6. Funzionamento

 L'ECP (o CCP) è convocata dal parroco che la presiede; si riunisce almeno una volta al mese.

 In ogni incontro verifica le attività realizzate e la preparazione delle future, e decide come iniziare le prossime; l'organizzazione delle iniziative della pastorale della moltitudine comincia due mesi prima della loro attuazione.

 Verifica il funzionamento delle équipes e delle commissioni. Se si deve trattare la situazione specifica di un'équipe se ne invita il responsabile.

7. Relazioni

 L'ECP (o CCP) fa parte dell'Assemblea Parrocchiale.

 Si rapporta con l'EPAP e con il Presbiterio Parrocchiale, tramite i propri rappresentanti.

 Si rapporta con il Consiglio Pastorale, tramite un proprio rappresentante.

Allegato 12

12. ÉQUIPES (o COMMISSIONI)

PARROCCHIALI

1. Che cosa sono

L'insieme delle persone che operano apostolicamente in un determinato campo dell'azione pastorale.

Nota

Le équipes o commissioni pastorali di una parrocchia sono molte e corrispondono ai vari campi o livelli d'azione e di pianificazione. Il numero e l'ampiezza delle équipes dipendono dalla grandezza della parrocchia e dall'ambiente nel quale essa si trova. Alcune di queste équipes sono comuni a tutte le parrocchie, altre dipendono dalla condizione dell'ambiente.

Diamo un elenco indicativo delle possibili équipes o commissioni:

1. Pastorale della Moltitudine (in tutte le parrocchie)

2. Pastorale delle Piccole Comunità (id.)

3. Pastorale Familiare (id.)

4. Pastorale Infantile (id.)

5. Pastorale Giovanile (id.)

6. Pastorale per diversi settori

Nelle parrocchie medie e grandi ci sono équipes o commissioni per diversi settori, secondo la realtà della parrocchia, come: la pastorale per gli operai, per i professionisti, per i lavoratori autonomi, per i commercianti, per gli impiegati pubblici, per i politici e i responsabili dell'amministrazione pubblica, per gli insegnanti, per gli scrittori e artisti...; tante équipes o commissioni quante sono le realtà in cui i battezzati sono presenti e hanno bisogno di un aiuto pastorale per compiere con spirito evangelico la loro funzione nella società.

7. Catechesi dei bambini e degli adolescenti (in tutte)

8. Catechesi pre-sacramentale degli adulti (in tutte)

9. Catecumenato per i non cristiani (in parrocchie degli ambienti non cristiani)

10. Scuole cattoliche (nelle parrocchie molto grandi; generalmente solo a livello intermedio, di Vicariato Foraneo)

11. Insegnamento della Religione nelle scuole pubbliche (nei paesi nei quali esiste e nelle parrocchie grandi; normalmente si organizza la commissione solo a livello intermedio, di Vicariato Foraneo)

12. Celebrazioni liturgiche domenicali e festive, e celebrazione dei sacramenti (in tutte)

13. Aiuto fraterno o Promozione umana (o Caritas, o Pastorale sociale)

Questa deve esserci in tutte le parrocchie, con la terminologia che usa la Diocesi; o una sola équipe con sotto-équipes, o varie équipes; si occupa della pastorale che riguarda la salute, i malati, le istituzioni assistenziali, i carcerati, i bambini abbandonati, gli anziani, l'educazione popolare, l'alfabetizzazione ...

14. Giustizia e Pace (secondo quanto si è deciso a livello diocesano)

15. Missioni " ad extra " (in tutte le parrocchie)

16. Pastorale Ministeriale (in tutte; coincide con l'EPAP)

17. Rete dei Messaggeri (in tutte)

18. Équipe di Redazione della Lettera ai cristiani (in tutte)

19. Commissione per gli Affari Economici (in tutte)

20. Segreteria e altri servizi tecnici (in tutte).

2. Funzioni

 Informare l'ECP (o CCP) sulla proposta di programmazione annuale della propria équipe ed eventualmente chiedere all'EPAP l'aiuto necessario per elaborare i diversi programmi.

 Assumere la responsabilità dell’azione pastorale nel campo di sua competenza, d'accordo con il Parroco e con la corrispondente Commissione Diocesana.

 Coinvolgere nell'azione pastorale quante più persone sia possibile, distribuendo il massimo numero di responsabilità.

 Coordinare tutte le persone impegnate nelle varie attività apostoliche che riguardano la stessa commissione.

Nota

Le funzioni di ogni Équipe si preciseranno quando parleremo di ciascuna Commissione Diocesana.

3. Composizione

Ogni Équipe è costituita da un certo numero di persone idonee a svolgere il servizio che si chiede loro; nelle parrocchie medie e grandi, le Équipes possono essere formate da alcune persone del centro parrocchiale e dai responsabili delle Sotto-équipes o Équipes Zonali corrispondenti; i diversi gruppi, associazioni e movimenti apostolici si integrano nelle Équipes o si coordinano con esse in qualche forma.

4. Nomina

La scelta delle persone per i vari servizi è graduale.

Inizialmente le persone sono invitate dal parroco o da un delegato a offrirsi, perché prestino un servizio.

Poi, dopo che hanno vissuto un'esperienza prolungata nel servizio e si è costatata la loro conformità con esso, viene riconosciuto il loro ministero con il seguente procedimento:

 le Piccole Comunità (o le CEB) e coloro che lavorano con loro le propongono per il ministero;

 l'Assemblea Parrocchiale, d'accordo con il parroco, le sceglie per il servizio o per il ministero che si affida loro; le persone che accettano la scelta partecipano a qualche incontro di formazione spirituale;

 infine esse vengono riconosciute come " ministri " dal Vescovo o dal Parroco in una celebrazione liturgica speciale.

La Commissione (o Consiglio) per gli Affari Economici è eletta in conformità con le indicazioni del Diritto Canonico (can. 537); nelle parrocchie medie e grandi è ampliata con un rappresentante di ogni zona pastorale.

5. Durata

Non c'è un termine fisso; le persone prestano il loro servizio finché possono farlo; i responsabili delle Commissioni durano in carica da 3 a 5 anni, secondo quello che si stabilisce, e possono essere rieletti. La Commissione per gli Affari Economici segue le norme date dal Vescovo.

6. Funzionamento

 Ogni Équipe ha un responsabile, scelto dalla stessa commissione, d'accordo con il parroco.

 Ogni Équipe ha il suo ritmo di incontri, normalmente una volta al mese, per valutare i programmi realizzati, per preparare i prossimi programmi, per la sua formazione specifica e per altri momenti di preghiera e di distensione.

7. Relazioni

 Le Équipes sono presenti nell'Assemblea Parrocchiale con i loro membri.

 Si rapportano con il Consiglio Pastorale, tramite i propri responsabili.

 Guidati dall'EPAP, i loro membri si incontrano insieme, per la formazione spirituale e pastorale comune a tutti i diversi ministri.

Allegato 13

13. COMUNITÀ MINISTERIALE

1. Che cosa è

Una struttura di vita, più che organizzativa; un gruppo di persone, apostolicamente impegnate in qualcuno dei vari ministeri parrocchiali, che desiderano, insieme al parroco, consacrare la propria vita al servizio dell'edificazione della comunità cristiana come popolo di Dio, santo e chiamato alla santità. È una CEB speciale, sia per intensità di vita evangelica sia per il tipo di componenti.

2. Funzioni

 Essere un ambito di comunione ministeriale, di dialogo e di comunicazione di beni spirituali e materiali, da parte di coloro che consacrano la propria vita al servizio della crescita della comunità ecclesiale.

 Essere segno e strumento dell'essere e fare Chiesa  comunità di fede, di culto e di missione  per la comunità parrocchiale e l'ambiente in generale; testimoniare che è possibile integrare le differenze; mettere in evidenza il carisma di essere Chiesa, in quanto è il carisma che fonda gli altri carismi.

 Essere l'ambito primario, immediato e reale della vita comunitaria dei presbiteri.

 Essere il canale privilegiato della promozione della ministerialità di tutti i battezzati, tanto a servizio della Chiesa come a servizio della società.

3. Componenti

Persone di diverse vocazioni e stati di vita che, esercitando un ministero pastorale, assumono l'impegno, a mo' di " promessa ", davanti alla comunità parrocchiale di tendere comunitariamente alla perfezione della carità, nell'unità sempre più universale, consacrandosi al maggior bene della Chiesa, considerando provvisorio ciò che appartiene a " questo mondo ".

4. Elezione

Sono le persone già scelte dal Signore per un ministero (ordinato, istituito o riconosciuto) che si sentono chiamate a evidenziare ciò che è " uno ", come Chiesa, mentre vivono la peculiarità che è loro propria.

5. Durata

Finché durano la volontà delle persone di seguire il Signore in questa forma, e l'accettazione della comunità.

6. Funzionamento

 La Comunità è presieduta dal parroco e coordinata da un coordinatore scelto dalla stessa comunità.

 Si riunisce una volta ogni settimana, una volta al mese per una giornata e una volta all'anno per diversi giorni.

 Il dialogo nelle sue varie forme e il discernimento costituiscono il dinamismo interno della comunità e lo spirito e il metodo per prendere decisioni.

 La comunità si esprime come comunità di fede, di culto e di missione e, in accordo con le condizioni e la vocazione specifica di ciascuno, attua la comunicazione dei beni materiali mettendo in comune quanto liberamente viene convenuto.

7. Relazioni

 Ogni comunità ministeriale è autonoma, ma allo stesso tempo si rapporta con le altre in una specie di confederazione diocesana, per l'aiuto vicendevole, specialmente a servizio della nascita di altre comunità ministeriali in altri luoghi.

 Come struttura di vita, la comunità non ha altre relazioni con i vari organismi parrocchiali e diocesani se non quelle che le derivano dalla fraternità e dal servizio che ciascuno presta.

Allegato B

ORGANISMI DIOCESANI

Allegato 14

14. CONSULTA DEI LAICI

1. Che cosa è

L'ambito d'incontro e di dialogo dei laici organizzati in associazioni, movimenti e gruppi apostolici riconosciuti dalla Diocesi.

2. Funzioni

 Promuovere la vicendevole conoscenza, la reciproca accettazione e la cooperazione tra i diversi gruppi apostolici.

 Approfondire le implicazioni della condizione laicale e della sua missione nella Chiesa, a servizio della diffusione del Regno di Dio nel mondo.

 Riconoscere i diversi carismi e dar forma alla loro complementarità, nello Spirito.

 Proporre alla Diocesi, tramite il loro rappresentante nel Consiglio Pastorale Diocesano, quello che essi credono utile per il rinnovamento della Chiesa, proporre le forme con le quali essi possono offrire il proprio carisma a servizio della Chiesa, e non solo per aumentare il numero dei membri del gruppo.

3. Composizione

Il Vescovo che lo presiede e lo convoca, di persona o attraverso un delegato, e i responsabili dei vari movimenti, associazioni e gruppi apostolici riconosciuti ufficialmente nella diocesi.

4. Nomina

Ogni gruppo ha il suo sistema di attribuzione degli incarichi; nelle diocesi piccole partecipano tutti quelli che hanno una qualche responsabilità a livello diocesano.

5. Durata

Finché dura la carica diocesana nei gruppi d'appartenenza.

6. Funzionamento

 La Consulta è presieduta dal Vescovo o da un suo delegato; viene convocata dal coordinatore, e si riunisce almeno una volta all'anno, e ogni volta che la Consulta lo decida, o che il Vescovo la convochi, o lo richieda il piano pastorale diocesano.

 La Consulta ha un'Équipe di coordinamento composta nel modo che gli stessi partecipanti decidono.

 L'Équipe, d'accordo con il Vescovo, prepara l'ordine del giorno, organizza le riunioni, assume gli incarichi che la Consulta stessa le richiede.

7. Relazioni

Con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il coordinatore della Consulta o un suo rappresentante.

L'Équipe di Coordinamento fa da ponte tra la Diocesi e i gruppi, le associazioni e i movimenti apostolici, e tra gli stessi gruppi in ciò che è loro comune.

Allegato 15

15. CONFEDERAZIONE DIOCESANA

DEI RELIGIOSI (CDR)

1. Che cosa è

L'ambito di incontro dei diversi Istituti Religiosi, maschili e femminili, presenti nella Chiesa particolare.

2. Funzioni

 Essere l'ambito di dialogo, di vicendevole comunicazione di esperienze, di conoscenza, di accettazione e di cooperazione.

 Approfondire la coscienza delle implicazioni della professione religiosa per la vita e la missione della Chiesa locale.

 Essere un canale per mezzo del quale i religiosi in forma organica contribuiscono al rinnovamento della Chiesa, in accordo con il carisma della Vita Religiosa e la testimonianza di " segno escatologico " che è loro proprio e che sono chiamati ad esprimere all'interno della Chiesa.

3. Composizione

Il Vescovo (o un suo delegato) e i Superiori maggiori, o i Superiori delle comunità presenti nella diocesi.

4. Nomina

In forza dell'incarico che rivestono e che è stato loro dato secondo le Costituzioni dei loro Istituti.

5. Durata

Finché dura la loro carica.

6. Funzionamento

 La Confederazione Diocesana dei Religiosi ha un'Équipe Coordinatrice, eletta dai membri, con la funzione di convocarla e di coordinarne gli incontri.

 Ha il ritmo di incontri che richiede la sua funzione, mentre l'Équipe di Coordinamento si riunisce periodicamente.

 L'organizzazione della Confederazione si adegua a quella della Confederazione nazionale e alla realtà diocesana, e si esprime in commissioni di lavoro, secondo i vari servizi pastorali e le esigenze di formazione proprie della Vita Religiosa.

7. Relazioni

La CDR si rapporta con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il Coordinatore o un suo rappresentante.

Allegato 16

16. ASSEMBLEA DEL CLERO

1. Che cosa è

L'ambito di incontro e di dialogo di tutto il clero nelle questioni che riguardano la loro vita e il loro benessere spirituale e materiale.

2. Funzioni

 Esprimere la fraternità sacramentale.

 Prendere coscienza e approfondire le implicazioni del carattere sacerdotale per la vita e la missione dei presbiteri nella Chiesa.

 Essere un canale col quale i presbiteri comunicano quanto credono necessario, utile e importante per il rinnovamento della Diocesi.

3. Composizione

Il Vescovo che la presiede, tutti i presbiteri diocesani residenti nella diocesi, anche se non esercitano alcun ministero, tutti quelli che attuano qualche ministero (per es. i religiosi) e fanno parte, in qualche modo, del presbiterio della diocesi.

Nota

Nelle diocesi piccole vi si potrebbero aggiungere anche i diaconi. Se il Vescovo lo ritiene opportuno, si può creare  in tutte le diocesi  l'Assemblea dei Diaconi, perché anch'essi abbiano un ambito di incontro e di dialogo, analogo a quello dei presbiteri.

4. Nomina

Ne fanno parte tutti i presbiteri.

5. Durata

Illimitata.

6. Funzionamento

 L'Assemblea si riunisce una volta l'anno e ogni qualvolta il Vescovo lo ritenga opportuno o lo stabilisca il piano diocesano.

 È coordinata da un'Équipe di tre-cinque presbiteri, scelti dall'Assemblea stessa per tre anni.

 l'Équipe di coordinamento, d'accordo con il Vescovo, organizza l'agenda, ne guida lo svolgimento e assume la responsabilità di attuare ciò che l'Assemblea approva nell'ambito della sua competenza, sempre in accordo col Vescovo.

7. Relazioni

 Il coordinatore dell'Assemblea e un altro membro dell'Équipe fanno parte del Consiglio Pastorale Diocesano.

 Le proposte che l'Assemblea fa per il bene comune della Diocesi vengono date al CPD, tramite il Vicario Episcopale per l'azione pastorale eo suoi rappresentanti.

 Le proposte riguardanti la vita e la missione dei presbiteri sono date al Consiglio Presbiterale tramite il suo Segretario.

Allegato 17

17. INCONTRO PASTORALE

1. Che cosa è

L'ambito di incontro e di dialogo dell'insieme degli operatori pastorali, ma è aperto a tutti i battezzati che lo desiderino; ha carattere di riflessione teologica e pastorale, oltre ad essere un'esperienza comunitaria ed ecclesiale.

2. Funzioni

 Offrire a tutti i cattolici, specialmente a tutti gli operatori pastorali, l'opportunità di incontrarsi sulla base della comune coscienza di Chiesa particolare, in comunione con la Chiesa universale.

 Permettere l'approfondimento della coscienza di Chiesa, nei suoi aspetti dottrinali e spirituali.

 Favorire l'intercomunicazione dei frutti delle esperienze e della riflessione dottrinale, non soltanto sui grandi temi teologici, spirituali e pastorali che sono a fondamento del piano pastorale, ma anche sui problemi pastorali specifici e particolarmente importanti per il processo di crescita come Diocesi.

3. Composizione

L'Incontro è aperto a tutti i battezzati, specialmente agli operatori pastorali.

4. Nomina

La partecipazione all'Incontro Pastorale è libera.

5. Durata

Tanto quanto dura l'Incontro.

6. Funzionamento

 L'Incontro si attua ogni anno o due, secondo la complessità della Diocesi o gli usi locali. Si svolge normalmente col metodo " vedere, giudicare, agire ", con lavori di gruppo e momenti di forte spiritualità, specialmente liturgica.

 Nelle diocesi grandi, può essere preparato con incontri previ nei vicariati foranei o nelle parrocchie; e seguito da qualche tipo di incontro a livello parrocchiale, allo scopo di comunicare i contenuti centrali e le conclusioni a tutti gli operatori pastorali che non hanno potuto partecipare.

 Viene preparato, organizzato e coordinato dal Vicario Episcopale per l'azione pastorale, con l'aiuto dell'EDAP.

 È convocato e presieduto dal Vescovo.

7. Relazioni

In quanto tale l'Incontro non ha relazioni con altri organismi diocesani; di fatto, può fornire elementi per la riflessione pastorale, che è compito dell'EDAP.

Allegato 18

18. CONSIGLIO PASTORALE

DIOCESANO (CPD)

1. Che cosa è

L'organismo di partecipazione del popolo di Dio nell'elaborazione delle proposte pastorali, siano esse globali o parziali.

2. Funzioni

 Analizzare la situazione della Diocesi nella sua realtà globale e nei suoi aspetti particolari.

 Elaborare la proposta del piano pastorale diocesano.

 Elaborare le proposte che hanno relazione con aspetti o problemi particolari della situazione della Diocesi.

 Studiare temi particolarmente importanti per la vita e la missione della Chiesa, comunicandone le conclusioni a chi compete.

3. Composizione

 Il Vescovo che lo convoca e lo presiede.

 Il Vicario Episcopale per l'azione pastorale che lo coordina.

 I responsabili dei vari dipartimenti e delle varie commissioni della Sezione Pastorale della Curia.

 I rappresentanti dei Consigli Pastorali Parrocchiali nelle diocesi numericamente piccole, o dei Consigli Pastorali Foraniali nelle diocesi grandi, secondo il numero che stabilisce il Vescovo nello Statuto del CPD; numero che deve essere ragionevole, in modo che se ne salvi il buon funzionamento; la rappresentanza delle Parrocchie o dei Vicariati Foranei deve essere tale che sia assicurata una presenza proporzionata di presbiteri, di religiosi, di religiose e di laici, in ragione non della loro peculiarità, ma dei ministeri che svolgono.

 I rappresentanti della Consulta dei laici, della Confederazione dei religiosi e dell'Assemblea del clero.

 L'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale (EDAP).

 L'Economo della Diocesi, almeno quando si trattano questioni che hanno relazione con l'economia.

 Altre persone che il Vescovo sceglie, sia per la loro idoneità a svolgere alcune funzioni specifiche del Consiglio, sia perché sia assicurata la rappresentanza di tutto il popolo di Dio e sia più efficace l'operato del CPD.

4. Nomina

Alcuni sono membri del CPD in ragione della carica; i rappresentanti delle Parrocchie o dei Vicariati sono scelti dai rispettivi Consigli Pastorali; altri vengono designati personalmente dal Vescovo.

5. Durata

Quanto dura la carica, per chi appartiene al CPD in ragione della carica stessa; cinque anni per gli altri, con possibilità di rielezione.

6. Funzionamento

 Il CPD si riunisce almeno una volta all'anno, e ogni volta che lo stabilisca il piano pastorale o il Vescovo lo convochi.

 Le questioni che devono essere trattate dal CPD sono previamente studiate dai Consigli Pastorali dei Vicariati Foranei (eo delle Parrocchie) e dalle Commissioni interessate della Sezione Pastorale della Curia.

 L'informazione richiesta eo ricevuta è poi sintetizzata dall'EDAP, che la presenta al CPD, tramite il Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 Lo studio di problemi particolari il CPD lo demanda alla Commissione diocesana interessata, o a una commissione speciale.

 Le Commissioni diocesane o speciali consegnano poi gli elaborati al Vicario Episcopale per l'azione pastorale che, aiutato dall'EDAP, ne verifica la coerenza con il piano pastorale oppure, se si tratta di elementi che servono per elaborarlo, li sintetizza, in modo che il CPD possa esprimere il suo orientamento od offrire le linee per elaborare il piano.

 Il coordinamento del CPD è compito del Vicario Episcopale per l'azione pastorale, aiutato dall'EDAP; l'ordine del giorno del CPD è stabilito dal piano o è preparato dal Vicario e approvato dal Vescovo.

7. Relazioni

 Secondo l'opportunità, il CPD consegna il suo lavoro al Consiglio Presbiterale o all'Assemblea Diocesana o al Sinodo, o direttamente al Vescovo.

 Il CPD si rapporta con le Parrocchie ed eventualmente con i Vicariati Foranei, tramite i rispettivi Consigli Pastorali.

 Con gli altri organismi e realtà diocesane si rapporta tramite il Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

Allegato 19

19. ÉQUIPE DIOCESANA

DI ANIMAZIONE PASTORALE (EDAP)

1. Che cosa è

Un gruppo di persone di distinte vocazioni ecclesiali, le quali servono, secondo la propria funzione, il dinamismo comunitario della Diocesi nel suo insieme.

2. Funzioni

 Aiutare il Vescovo nell'attuazione del suo ministero profetico, che consiste nel chiamare a conversione l'insieme dei battezzati affinché, come popolo di Dio, risponda permanentemente alla vocazione alla santità.

 Approfondire e promuovere la spiritualità di Chiesa (o comunitaria), cioè quell'" unum " che precede ogni distinzione. Ciò richiede una ascesi  impegno e metodo, o disciplina  anche comunitaria, affinché tutte le persone e tutte le realtà della Diocesi si subordinino al bene della Chiesa; ascesi che si esprime nel piano pastorale e nella sua attuazione, sempre a servizio della spiritualità comunitaria.

 Essere a servizio del Consiglio Pastorale Diocesano, come sua équipe tecnica, ed elaborare il piano pastorale della Diocesi in armonia con gli orientamenti che riceve dal CPD.

 Operare come Commissione diocesana per la spiritualità.

 Operare come Commissione diocesana per la formazione spirituale e pastorale degli operatori pastorali in ciò che è loro comune.

 Aiutare le parrocchie e le diverse commissioni diocesane quanto al metodo di pianificazione.

 Assicurare il funzionamento delle Équipes Parrocchiali di Animazione Pastorale (EPAP), abilitarle ed aiutarle nell'attuazione del loro compito.

 Preparare e organizzare l'Assemblea diocesana e altri incontri che il Vescovo richieda.

3. Composizione

Il Vicario Episcopale per l'azione pastorale che la coordina e alcuni presbiteri, religiosi, religiose e laici; alcuni di essi a tempo pieno.

4. Nomina

Vengono proposti dal Vicario Episcopale per l'azione pastorale e sono scelti e nominati dal Vescovo.

5. Durata

Quella voluta dal Vescovo e accettata dai membri.

6. Funzionamento

 Il suo ritmo di lavoro dipende dal piano pastorale diocesano e dalle esigenze che ne derivano.

 L'EDAP elabora la bozza del piano, secondo gli orientamenti ricevuti dal CPD e gli elementi che ogni commissione e organismo le consegna.

 Presenta la bozza al CPD, se occorre la rielabora e poi la ridà al CPD; quando questo la approva, la proposta è ufficiale.

 Come Commissione diocesana di spiritualità e di formazione spirituale e pastorale, il suo funzionamento è illustrato negli allegati 26.3.6 e 26.4.1.

 Come Équipe di spiritualità, l'EDAP non è un semplice gruppo di lavoro che assolve a un compito, ma è un gruppo di missione e quindi un gruppo che sta costantemente creando ciò che la missione richiede e dando testimonianza della spiritualità che esprime la missione stessa; come tale ha un ritmo frequente di incontri più o meno prolungati di studio, di preghiera, di programmazione, di elaborazione di materiali utili al compimento delle sue funzioni, di valutazione della propria vita ed azione.

7. Relazioni

 Come Commissione diocesana si rapporta coi rispettivi dipartimenti e, tramite questi, con la Sezione Pastorale della Curia.

 Si rapporta con le Parrocchie tramite le EPAP.

 Si rapporta con le Foranie tramite le Équipes Foraniali di animazione pastorale, se ci sono, o tramite i Vicari Foranei.

 Si rapporta con tutte le altre realtà della Diocesi tramite il Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

Allegato 20

20. CONSIGLIO PRESBITERALE (CPr)

1. Che cosa è

L'organismo rappresentativo dei presbiteri e diaconi per consigliare il Vescovo nel prendere decisioni.

2. Funzioni

 Essere espressione del presbiterio e dei diaconi per la loro corresponsabilità nel governo della Diocesi, fondata sull'unità e sulla distinzione sacramentale e ministeriale.

 Consigliare il Vescovo, in nome di tutto il presbiterio e dei diaconi, per le decisioni che si devono prendere riguardo alla vita e alla missione della Chiesa particolare.

 Offrire al Vescovo il proprio discernimento sull'accettazione del piano pastorale diocesano.

 Analizzare, riflettere ed elaborare orientamenti su temi che hanno una diretta relazione con la vita e missione dei presbiteri e diaconi, perché il Vescovo prenda opportune decisioni.

 Consigliare il Vescovo sui temi sui quali egli li consulta.

3. Composizione

Secondo il CIC e lo Statuto diocesano; si deve garantire tuttavia la rappresentanza per territorio, età e ufficio; occorre assicurare anche una rappresentanza adeguata dei presbiteri religiosi.

4. Nomina

Per lo più sono eletti dai presbiteri e dai diaconi, in base allo Statuto diocesano; normalmente alcuni sono membri di diritto; per la maggior parte di loro si tratta di persone scelte dagli stessi presbiteri e diaconi nei presbitèri dei Vicariati Foranei; altri ancora possono essere eletti per categorie, per garantirne la rappresentanza; altri infine sono scelti direttamente dal Vescovo, per assicurare che tutti siano rappresentati.

5. Durata

Cinque anni. Non è necessario che le nomine siano rinnovate tutte contemporaneamente.

6. Funzionamento

 Il Consiglio Presbiterale è convocato dal Vescovo, che lo presiede.

 Si riunisce ogni due o tre mesi; è coordinato da un segretario o moderatore scelto dallo stesso Consiglio; con lui il Vescovo decide l'ordine del giorno.

 Tutte le questioni del Consiglio vengono trattate previamente dal presbiterio e dai diaconi riuniti per Vicariati Foranei, o per Vicariati Episcopali.

 La consultazione previa suppone che si comunichi l'informazione necessaria, perché la partecipazione sia reale e dignitosa.

 Nelle riunioni del Consiglio si ascoltano le opinioni di tutto il clero, poi i rappresentanti agiscono in nome proprio.

 Le riunioni si svolgono sempre come un processo di discernimento spirituale, con metodi adeguati.

 Per gli studi previ e l'informazione da offrire può essere necessario lavorare in commissioni.

 Il Vescovo deve avere spazio psicologico e temporale per poter discernere sia lo spirito col quale gli vengono offerte le opinioni, sia i contenuti delle proposte; il Vescovo spiega poi le ragioni che lo hanno sorretto nelle decisioni che ha preso.

7. Relazioni

 Il CPr fa parte dell'Assemblea diocesana e del Sinodo.

 Non ha rapporti strutturali con altri organismi della Diocesi.

Allegato 21

21. COLLEGIO DEI CONSULTORI (CC)

1. Che cosa è

Un gruppo di presbiteri membri del Consiglio Presbiterale.

2. Funzioni

 Consigliare il Vescovo nell'amministrazione economica e dare il consenso su quanto riguarda l'amministrazione straordinaria dei beni ecclesiastici della Diocesi.

 Quando la Diocesi è vacante, assume i compiti del Consiglio Presbiterale, che cessa le sue funzioni.

3. Composizione

Il Collegio è formato da non meno di sei e non più di dodici presbiteri.

4. Nomina

I Consultori sono scelti dal Vescovo tra i membri del CPr.

5. Durata

Normalmente cinque anni; in caso di Diocesi vacante si seguono le prescrizioni del CIC.

6. Funzionamento

 Viene convocato e presieduto dal Vescovo, e si riunisce quando è necessario, secondo la sua funzione.

 Nelle questioni economiche, dopo aver studiato e dialogato opportunamente, il CC esprime il suo parere per votazione segreta, almeno quando si tratta di amministrazione straordinaria.

 In sede vacante, governa la Diocesi (CIC 419).

7. Relazioni

Le stesse del Consiglio Presbiterale, in tempo di sede vacante; negli altri casi si rapporta solo con il Vescovo.

Allegato 22

22. ASSEMBLEA DIOCESANA (AD)

1. Che cosa è

L'espressione del popolo di Dio, che esercita la sua " funzione regale " a servizio della diffusione del Regno di Dio.

2. Funzioni

 Canalizzare la partecipazione di tutti i membri del popolo di Dio nelle decisioni che il Vescovo deve prendere in favore dell'unità e del bene comune della Diocesi.

 Verificare la valutazione dell'itinerario di fede della Diocesi fatta dal CPD, in accordo col piano diocesano, e definire la fase successiva, dando anche gli orientamenti per la sua pianificazione.

3. Composizione

 Il Vescovo che la convoca e la presiede.

 I Vicari Episcopali; il Consiglio Presbiterale.

 I rappresentanti delle Assemblee Parrocchiali o Foraniali, secondo il caso (da tre a cinque per Parrocchia o per Vicariato Foraneo, assicurando la presenza proporzionale di religiosi, religiose e laici).

 I rappresentanti della Consulta dei laici, della Confederazione dei religiosi e dell'Assemblea del clero.

 Altre persone scelte dal Vescovo in ragione dell'ufficio o per completare la rappresentanza del popolo di Dio.

4. Nomina

I membri sono eletti o designati volta per volta.

5. Durata

Occasionale.

6. Funzionamento

 L'Assemblea si fa almeno ogni tre anni, al termine di una fase del cammino di evangelizzazione.

 Su proposta del Vescovo, l'Assemblea sceglie il coordinatore e il segretario.

 Approva, dopo averla studiata, l'informazione sulla valutazione fatta dal Consiglio Pastorale; poi fa memoria dell'" itinerario tipo " proposto nel Progetto di RinnovamentoEvangelizzazione della Diocesi e offre gli elementi per la definizione della meta diocesana del prossimo piano triennale; dopo aver preso visione del progetto del piano, offre le indicazioni opportune per la sua messa in atto.

7. Relazioni

Si rapporta solo col CPD, dal quale riceve la proposta del piano.

Allegato 23

23. SINODO DIOCESANO

1. Che cosa è

La massima espressione della partecipazione del popolo di Dio nel governo della Chiesa particolare.

2. Funzioni

 Chiarire gli aspetti dottrinali particolarmente importanti per la vita e la missione della Chiesa particolare.

 Stabilire norme disciplinari che facilitino l'unità dei comportamenti pastorali.

 Definire gli orientamenti pastorali, riguardo alla vita della comunità diocesana eo alla definizione del piano pastorale diocesano.

3. Composizione

Simile a quella dell'Assemblea Diocesana, eccetto ciò che riguarda la rappresentanza dei presbiteri che, in questo caso, è più ampia, in accordo con il CIC.

4. Nomina

Oltre a coloro che partecipano in ragione del loro ufficio, gli altri vengono eletti o nominati per l'occasione, secondo quanto si determina caso per caso.

5. Durata

L'incarico degli eletti dura quanto il Sinodo.

6. Funzionamento

 Il Sinodo Diocesano è convocato e presieduto dal Vescovo.

 È preparato per tempo e in modo che l'insieme del popolo di Dio possa parteciparvi ed esprimervi le proprie opinioni.

 L'EDAP o una Commissione speciale ne predispone metodo e procedimenti, anima spiritualmente la Diocesi in vista dell'evento e crea i sussidi per lo svolgimento delle sue varie fasi.

 Una Commissione Centrale o di Presidenza approva tutti i passi da attuare e risolve le questioni di competenza.

 Una Commissione economica speciale assicura e amministra i fondi necessari alla realizzazione del Sinodo.

 All'inizio dei lavori il Sinodo sceglie la Commissione moderatrice che ne condurrà le Assemblee, in dipendenza dalla Commissione di Presidenza.

 Il Sinodo sceglie il suo Segretario, su proposta della Commissione di Presidenza.

 Per garantire la partecipazione di tutto il popolo di Dio, le Assemblee sinodali sono precedute dagli incontri delle Piccole Comunità Parrocchiali (comunque siano esse denominate: gruppi sinodali, Comunità Ecclesiali di Base o altro); il lavoro delle comunità si sintetizza nelle Zone Pastorali; queste fanno la sintesi in Assemblee Parrocchiali le quali, se si crede opportuno, sintetizzano il lavoro delle Parrocchie a livello di Vicariati Foranei; l'EDAP fa la sintesi dell'insieme e la presenta alle Assemblee Foraniali per la verifica.

 Se si crede, si consultano anche i presbiteri, i religiosi e i laici organizzati, nel caso che si voglia conoscere la loro opinione, in quanto " categorie " di persone nella Chiesa.

 Il risultato della consultazione viene presentato alla Commissione di Presidenza che convoca l'assemblea Sinodale.

 La redazione finale dei testi e la sua pubblicazione è affidata all'EDAP.

7. Relazioni

Il Sinodo come tale è al di sopra di tutti gli organismi diocesani; perciò li coinvolge tutti, secondo le modalità che si stabiliscono.

Allegato 24

24. CONSIGLIO EPISCOPALE

1. Che cosa è

Un organismo che aiuta il Vescovo nel governo della Diocesi.

2. Funzioni

 Condurre e coordinare la vita e l'azione della Diocesi.

 Prendere le decisioni operative necessarie, per promuovere e coordinare l'esecuzione del piano pastorale diocesano.

 Verificare l'avvio dell'attuazione del piano e controllarne lo svolgimento.

 Consigliare il Vescovo in tutte le questioni che riguardano il governo della Diocesi e servire, nel proprio campo di responsabilità, l'attuazione delle decisioni prese.

3. Composizione

Il Vescovo Diocesano, i Vescovi Ausiliari, il Vicario Generale e i Vicari Episcopali.

4. Nomina

Come è stabilito nel CIC; per eleggere i Vicari Episcopali può essere conveniente che si consulti il clero, nella forma più opportuna.

5. Durata

Il Vicario Generale e i Vicari Episcopali possono essere designati per un tempo determinato oppure no, e la durata della loro carica è a discrezione del Vescovo.

6. Funzionamento

Il Consiglio Episcopale si riunisce normalmente ogni settimana o due; un membro fa da segretario e prepara l'agenda con il Vescovo; le riunioni le modera personalmente il Vescovo o un suo delegato.

7. Relazioni

Il Consiglio si rapporta con tutte le realtà della Diocesi tramite i suoi stessi membri, responsabili della conduzione della Diocesi.

Allegato 25

25. CURIA DIOCESANA

1. Che cosa è

L'insieme degli organismi e delle persone che aiutano il Vescovo nel governo di tutta la Diocesi, cioè nella direzione dell'attività pastorale, nella cura dell'amministrazione della Diocesi, come pure nell'esercizio della potestà giudiziaria (CIC 469).

2. Funzioni

 Curare l'esecuzione delle decisioni prese dal Vescovo.

 Aiutare e abilitare chi deve eseguire queste decisioni.

 Coordinare ogni organismo nel suo campo, nell'attuazione fedele ed efficace degli orientamenti dati dal Vescovo, e promuovere allo stesso tempo l'adeguato adattamento alle circostanze locali.

 Creare, rispettando il principio di sussidiarietà, tutti gli strumenti necessari per l'esecuzione delle decisioni prese dal Vescovo.

3. Composizione

La Curia diocesana si compone di tre sezioni: pastorale, amministrativa e giudiziaria. Per queste due ultime il CIC precisa quello che si deve fare e quello che può decidere il Vescovo. La Sezione Pastorale della Curia dipende totalmente da ciò che stabilisce il Vescovo.

4. Nomina

Tutte le persone che operano nella Curia diocesana sono nominate dal Vescovo.

5. Durata

Eccetto il Vicario Generale e i Vicari Episcopali, tutti gli altri durano in carica per cinque anni e possono essere rieletti.

6. Funzionamento

Moderatore generale della Curia diocesana è il Vicario Generale, mentre ogni sezione è coordinata da un Vicario; quella pastorale dal Vicario Episcopale per l'azione pastorale, quella amministrativa dallo stesso Vicario Generale o da un Vicario Episcopale, la sezione giudiziaria, quando c'è, è coordinata secondo quanto stabilisce il CIC. I responsabili delle diverse sezioni si riuniscono ogni volta che c'è una necessità.

7. Relazioni

Gli organismi della Curia diocesana si rapportano con tutte le realtà della Diocesi, in accordo con la natura di ciascuno e secondo quello che verrà precisato negli allegati che seguono.

Nota  Negli allegati consideriamo soltanto quello che riguarda gli organismi corrispondenti alla sezione pastorale; per le altre due sezioni si veda il CIC: per la sezione amministrativa i canoni 482-491 e per l'amministrazione economica i canoni 492-494, oltre al libro V; per la sezione giudiziaria i libri VI e VII.

Allegato 26

26. SEZIONE PASTORALE

DELLA CURIA DIOCESANA

1. Che cosa è

La Sezione che si occupa dell'azione pastorale della Diocesi nei vari campi in cui essa viene svolta.

2. Funzioni

 Elaborare le proposte di piani specifici corrispondenti ai vari campi dell'azione pastorale.

 Aiutare le commissioni parrocchiali, vicariali e diocesane nell'attuazione dei piani specifici.

 Creare tutti gli strumenti necessari per la loro attuazione.

 Abilitare i vari operatori pastorali nell'ambito della propria commissione.

3. Composizione

Compongono la Sezione Pastorale della Curia diocesana diversi Dipartimenti, normalmente cinque, corrispondenti alle categorie fondamentali nelle quali si suddividono le azioni pastorali; inoltre varie commissioni e sottocommissioni che corrispondono ai diversi dipartimenti. I Dipartimenti sono:

 Pastorale comunitaria

 Pastorale settoriale

 Servizi pastorali

 Pastorale ministeriale

 Strutture di appoggio

Ogni Dipartimento, Commissione e Sottocommissione (eo Équipe) ha il suo responsabile.

4. Nomina

Vengono tutti scelti dal Vescovo, nei modi che si specificheranno quando parleremo di ogni organismo.

5. Durata

Cinque anni, salvo il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, se il Vescovo non decide altrimenti. Tutti rieleggibili.

6. Funzionamento

 Il Vicario Episcopale per l'azione pastorale coordina questa sezione della Curia; convoca due o tre volte l'anno i responsabili dei dipartimenti per:

a) iniziare il processo di valutazione relativo alla Sezione Pastorale della Curia, al termine dei tre anni di ogni fase del piano;

b) riassumere le valutazioni e sintetizzare le proposte da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano;

c) orientare il lavoro dell'anno;

d) verificare il processo di attuazione del piano e risolvere qualunque conflitto di competenza tra i dipartimenti;

e) convocare in caso di necessità un'assemblea generale di tutti i Dipartimenti, Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes.

 Il responsabile di Dipartimento convoca, almeno due volte ogni anno, i responsabili delle Commissioni, per:

a) definire quale valutazione triennale fare e come;

b) riassumere le valutazioni e armonizzare le proposte di ogni Commissione, anche in ordine al piano specifico di ciascuna;

c) assicurare la comunicazione e la cooperazione vicendevoli, e risolvere ogni conflitto di competenza tra le commissioni.

 Ogni responsabile di Commissione:

a) riunisce regolarmente i responsabili delle Sottocommissioni (eo Équipes), con tutti i membri, per concordare il compito da svolgere e coordinare l'azione di tutti, in accordo con il piano specifico;

b) coordina la Commissione (eo le Sottocommissioni eo le Équipes) per elaborare i programmi specifici, attuarli e valutarli periodicamente, soprattutto alla scadenza dei tre anni;

c) assicura l'elaborazione dei diversi materiali da inviare alle Commissioni Parrocchiali eo di Vicariato Foraneo;

d) prepara la sintesi della valutazione e la bozza del piano specifico da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano tramite il responsabile del Dipartimento.

7. Relazioni

 Gli organismi della Sezione Pastorale della Curia si rapportano con le altre realtà della Diocesi tramite i propri responsabili.

 Oltre al Vicario Episcopale per l'azione pastorale, essi hanno rapporti speciali con il CPD, a cui appartengono i responsabili dei dipartimenti e delle commissioni.

 Hanno poi relazioni anche con i Parroci o i Vicari Foranei eo con i responsabili delle Commissioni rispettive.

Allegato 26.1.

26.1. DIPARTIMENTO

DI PASTORALE COMUNITARIA

1. Che cosa è

L'ambito che si rivolge a tutti i battezzati in quanto chiamati alla santità come " corpo sociale ", come popolo di Dio; l'ambito nel quale si coordina l'azione pastorale orientata a promuovere l'esperienza ecclesiale di comunità nel senso più pieno, cioè di integrazione di diversità umane (sesso, età, cultura, impegno politico, " status " economico...) ed ecclesiali (doni, carismi, ministeri).

2. Funzioni

 Promuovere la vita comunitaria, come integrazione delle diversità, nei seguenti campi: pastorale della moltitudine, pastorale delle piccole comunità, pastorale familiare.

 Coordinare le diverse commissioni e risolverne i conflitti di competenza.

 Riassumere i risultati delle valutazioni periodiche delle varie commissioni e armonizzare le proposte di piani specifici che riguardano ogni commissione; per presentarle al Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento.

3. Composizione

Il responsabile del Dipartimento, che può essere allo stesso tempo responsabile di una Commissione, e i membri delle Commissioni.

4. Nomina

 Il responsabile del Dipartimento è scelto dal Vescovo, sentito il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e, se ci sono, le commissioni diocesane corrispondenti.

 I responsabili delle Commissioni sono scelti dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, sentiti tutti quelli che operano nel campo corrispondente.

 I membri delle Commissioni sono scelti dai loro responsabili, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento corrispondente; il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per i responsabili del Dipartimento e delle Commissioni, con possibilità di rielezione; l'appartenenza alle Commissioni non ha una durata fissa.

6. Funzionamento

 Il Dipartimento è organizzato dal responsabile in accordo con il suo ruolo.

 Il Dipartimento funziona, inoltre, come:

1. " Comitato di Coordinamento ", formato dai responsabili delle Commissioni e dal responsabile del Dipartimento, per informare, coordinare e valutare il lavoro delle Commissioni;

2. " Assemblea Ordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni, delle Sottocommissioni e delle Équipes, per armonizzare la bozza dei piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano;

3. " Assemblea Straordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai membri delle diverse Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes, per affrontare problemi o questioni di particolare importanza, che interessano tutti.

7. Relazioni

Il Dipartimento ha rapporti con gli altri Dipartimenti della Sezione pastorale della Curia e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile. Il Dipartimento come tale non ha rapporti con altri organismi della Diocesi.

Allegato 26.1.1.

26.1.1. COMMISSIONE PER LA PASTORALE

DELLA MOLTITUDINE

1. Che cosa è

La Commissione diocesana che si occupa di tutti i battezzati nella Chiesa cattolica e delle persone di buona volontà nel loro insieme, cioè come popolo di Dio chiamato alla santità.

2. Funzioni

Servire l'evangelizzazione dell'insieme, come moltitudine, utilizzando  e allo stesso tempo evangelizzando  la religiosità popolare nelle sue espressioni moltitudinarie; è l'evangelizzazione della cultura, vale a dire, del modo di essere, di vedere e di agire di un popolo. Per questo:

 Promuove l'attuazione periodica (una volta al mese) di espressioni moltitudinarie della fede.

 Promuove (nelle diocesi nelle quali non c'è la commissione per le comunicazioni di base) la " rete dei messaggeri " in modo che sia possibile la comunicazione rapida e personalizzata con tutte le famiglie e tutte le persone della Diocesi.

 Promuove (in quelle stesse diocesi) la " lettera ai cristiani ", come strumento di evangelizzazione, semplice e popolare.

 Promuove la creazione delle Commissioni parrocchiali corrispondenti.

 Abilita i membri delle Commissioni e delle Équipes parrocchiali corrispondenti.

 Coordina l'azione apostolica di tutti coloro che operano a favore del popolo di Dio come insieme (persone, gruppi, associazioni, movimenti, istituzioni ecclesiali; per esempio, le missioni popolari...).

3. Composizione

Un responsabile e tanti membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) quanti sono necessari perché possano assolvere all'impegno richiesto.

4. Nomina

 Il responsabile viene eletto dal Vescovo, d'accordo col Vicario per l'azione pastorale, dopo aver ascoltato coloro che operano in questo campo.

 I membri sono scelti dal loro responsabile, d'accordo col Vicario per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento della Pastorale Comunitaria.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, che può essere rieletto; nessun tempo fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 Se la Commissione comprende le " comunicazioni alla base ", si organizza in tre sottocommissioni:

1. pastorale della moltitudine;

2. rete dei messaggeri;

3. équipe o comitato di redazione della " lettera ai cristiani ".

 Ogni Sottocommissione, coerentemente con l'itinerario catecumenale e in accordo con il piano specifico:

a) prepara i programmi e i materiali necessari perché le Commissioni (o i Comitati) parrocchiali corrispondenti siano in grado di svolgere il loro compito; i programmi delle iniziative mensili della pastorale della moltitudine vengono offerti all'inizio dell'anno pastorale, o almeno tre mesi prima della loro realizzazione;

b) mantiene una relazione periodica con le Commissioni (o Comitati) parrocchiali per offrire gli aiuti necessari e assicurare l'efficacia delle comunicazioni e delle iniziative mensili;

c) valuta il piano specifico e il compito delle Commissioni (o dei Comitati) della Parrocchia e della Diocesi e, tramite il responsabile del Dipartimento, propone il nuovo piano specifico.

 La Commissione programma il suo ritmo di incontri e l'insieme dei suoi impegni, secondo il suo piano specifico.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Dipartimento corrispondente e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile; ugualmente, con i Parroci e le Commissioni (o Comitati) parrocchiali corrispondenti, e con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.1.2.

26.1.2. COMMISSIONE PER LA PASTORALE

DELLE PICCOLE COMUNITÀ

1. Che cosa è

La Commissione diocesana che si occupa dell'insieme del popolo di Dio in quanto organizzato in piccole comunità, nelle quali le diversità ambientali ed ecclesiali si integrano nell'unità.

2. Funzioni

Promuovere la creazione, lo sviluppo e la maturità delle piccole comunità come ambito normale di catechesi degli adulti, e dove i cattolici vivono abitualmente la dimensione comunitaria di Chiesa: comunità di fede, di culto e di missione. Perciò:

 Organizza la convocazione, e promuove la riconvocazione, delle piccole comunità.

 Crea i materiali per i loro incontri mensili.

 Ne promuove l'impegno cristiano nel loro ambiente.

 Promuove, a livello parrocchiale, iniziative e celebrazioni di vario tipo perché le piccole comunità crescano nella loro dimensione comunitaria.

 Ne abilita gli animatori e i moderatori, affinché sappiano assolvere il loro compito.

 Coordina gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti apostolici che agiscono in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero adeguato di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici).

4. Nomina

 Il responsabile viene scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 Gli altri membri sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento di Pastorale Comunitaria.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, che può essere rieletto; nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe, senza sottocommissioni.

 Si riunisce periodicamente, per preparare i materiali necessari alla vita e alla missione delle piccole comunità.

 Mantiene contatti periodici con i Parroci e le Commissioni (o Comitati) parrocchiali corrispondenti.

 Valuta periodicamente il cammino delle piccole comunità e promuove gli aiuti necessari per la loro crescita e per l'abilitazione dei suoi responsabili.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Consiglio Pastorale Diocesano e con il Dipartimento corrispondente, tramite il responsabile; ugualmente con i Parroci e le Commissioni (o Comitati) parrocchiali e con i gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti apostolici che operano in questo campo.

Allegato 26.1.3.

26.1.3. COMMISSIONE

PER LA PASTORALE FAMILIARE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dell'azione pastorale a favore delle famiglie cattoliche della Diocesi, anche le incomplete, come i conviventi, i divorziati, le ragazze-madri e i ragazzi-padri, perché realizzino la vocazione alla santità comunitaria come famiglie e superino i loro eventuali problemi.

2. Funzioni

Promuovere il " Movimento Familiare Diocesano " (MFD), inteso come dinamismo che integri tutte le famiglie della Diocesi in un cammino che sia catecumenale e in armonia con le fasi successive che vivono le coppie. Per questo, la Commissione:

 Promuove varie azioni di sensibilizzazione dell'insieme delle famiglie, a livello parrocchiale e diocesano.

 Promuove vari incontri di spiritualità, in armonia con il momento specifico che vivono le coppie.

 Promuove diversi servizi per i molteplici problemi, particolarmente a favore delle famiglie incomplete.

 Promuove le Commissioni di pastorale familiare nei Decanati e (o) nelle Parrocchie, secondo l'opportunità; se si hanno solo Commissioni di Decanato, si assicura che in ogni parrocchia qualche coppia faccia da ponte tra esse e le coppie della parrocchia.

 Abilita tutte le persone che promuovono il MFD.

 Coordina i gruppi, le associazioni, i movimenti, e le istituzioni che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero adeguato di coppie, più qualche sacerdote e religioso che vogliono impegnarsi in questo campo. Per problemi specifici la Commissione può avvalersi di persone che hanno una sufficiente preparazione professionale.

4. Nomina

 Il responsabile viene scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, consultati tutti quelli che operano in questo campo specifico.

 Gli altri membri sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento di pastorale comunitaria.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione; nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione si suddivide in due Sottocommissioni: una per promuovere le famiglie in quanto comunità e un'altra per dare risposta ai problemi specifici:

a) la prima comprende cinque Équipes, ciascuna con un responsabile: fidanzati, coppie giovani, coppie adulte, coppie mature, coppie anziane;

b) la seconda comprende varie Équipes, secondo le necessità: divorziati, consultorio matrimoniale, ragazze-madri, ragazzi-padri... Ognuna di queste Équipes ha un responsabile.

 Ogni anno tutte le Équipes o tutti i loro responsabili si riuniscono per una mutua informazione, per coordinare il lavoro da realizzare e per organizzarsi, in accordo con il piano specifico.

 Ogni tre anni (circa), in collaborazione con le Commissioni decanali eo parrocchiali, la Commissione valuta il piano specifico ed elabora la proposta del piano triennale successivo.

 La Commissione diocesana offre diversi ritiri per formare le Commissioni e le Équipes decanali eo parrocchiali. Se si hanno solo Commissioni a livello di decanato, si deve garantire in ogni parrocchia un'équipe di appoggio.

 La Commissione diocesana abilita tutti quelli che fanno parte delle Commissioni e delle Équipes di Diocesi, di Decanato eo di Parrocchia.

 La Commissione diocesana ha un suo programma di preghiera, riflessione, azione e valutazione.

7. Relazioni

La Commissione diocesana si rapporta:

 con il Dipartimento di Pastorale Comunitaria e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile;

 con il responsabile della Commissione corrispondente a livello di Decanato, e con il Decano;

 con i Parroci e con le Équipes parrocchiali;

 con gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti che operano in questo campo.

Allegato 26.2.

26.2. DIPARTIMENTO

DI PASTORALE SETTORIALE

1. Che cosa è

Il Dipartimento che si occupa dell'insieme dei battezzati, in quanto appartengono a una categoria sociale, in base al ruolo che svolgono nella società. In concreto:

 la pastorale infantile;

 la pastorale giovanile;

 altri gruppi sociali, in relazione alla realtà della Diocesi (pastorale per operai, educatori, industriali, impresari, professionisti, contadini, artigiani ...);

 la pastorale ecumenica (se lo richiede la realtà della Diocesi); questa pastorale si può collocare in diversi livelli (v. allegato 26.2.4.).

2. Funzioni

Convocare tutti i cattolici, in base alla categoria sociale di ognuno, in movimenti specifici, per aiutarli a svolgere il loro ruolo secondo la fede, a darne testimonianza nel proprio ambiente e a diffondere il Regno di Dio nel mondo.

2.3. Composizione

I membri delle diverse Commissioni nominate prima e il responsabile del Dipartimento, che può essere il responsabile di una di quelle Commissioni.

4. Nomina

 Il responsabile del Dipartimento è scelto dal Vescovo, ascoltati il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e i membri delle rispettive Commissioni, se esistono.

 Il responsabile di ogni Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati quelli che operano nel livello corrispondente.

 I membri delle Commissioni sono scelti da ogni responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per i responsabili del Dipartimento e delle Commissioni, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 Il Dipartimento è organizzato dal responsabile, in accordo con le sue funzioni.

 Il Dipartimento funziona, inoltre, come:

1. " Comitato di Coordinamento ", composto dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni; esso informa, coordina e valuta il lavoro delle varie Commissioni;

2. " Assemblea Ordinaria ", composta dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni, delle Sottocommissioni e delle Équipes; deve soprattutto elaborare la proposta del piano da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano;

3. " Assemblea Straordinaria ", composta dal responsabile del Dipartimento e da tutti i membri delle diverse Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes; ha il ruolo di considerare temi di particolare importanza e di interesse generale.

7. Relazioni

Il Dipartimento si rapporta con altri Dipartimenti, tramite il suo responsabile. Ugualmente con il Consiglio Pastorale Diocesano. Il Dipartimento come tale non ha rapporti con altri organismi.

Allegato 26.2.1.

26.2.1. COMMISSIONE

PER LA PASTORALE INFANTILE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dei bambini cattolici dai 6 ai 12 anni d'età, perché come gruppo sociale si esprima e abbia facoltà di parola nella Chiesa e nella società; non si occupa, invece, della catechesi infantile, parrocchiale e scolastica.

2. Funzioni

Promuovere un movimento o dinamismo che comprenda tutti i bambini come gruppo sociale, nell'impegno di edificare la comunità ecclesiale (o Chiesa locale) e la comunità umana, oltre che aiutarli nella loro crescita umana e spirituale.

In concreto la Commissione:

 promuove il Movimento infantile a servizio della comunità, a livello diocesano e parrocchiale. Ciò implica promuovere:

 attività a favore della comunità

 partecipazione dei bambini alla vita della comunità

 attività a favore dell'incontro tra i bambini come movimento

 incontri sistematici di formazione umano-cristiana;

 abilita i membri delle Commissioni diocesana e parrocchiale;

 crea i materiali necessari per la promozione del movimento;

 coordina i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Il responsabile della Commissione e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) che abbiano una particolare capacità per lavorare coi bambini, animarne le attività e guidarli nella loro formazione.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento della Pastorale Settoriale.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

La Commissione diocesana:

 si organizza secondo due Sottocommissioni: una per la promozione delle varie attività e per l'organizzazione del movimento e un'altra per la formazione;

 si riunisce regolarmente, sia come Commissione nel suo insieme, sia come Sottocommissioni specifiche, d'accordo con il proprio piano specifico e i propri programmi;

 ha incontri regolari con le Commissioni parrocchiali e mantiene con esse contatti permanenti.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta:

 col Dipartimento di Pastorale Settoriale e col Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile della Commissione;

 con i Parroci e le Commissioni parrocchiali corrispondenti;

 con i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

Allegato 26.2.2.

26.2.2. COMMISSIONE

PER LA PASTORALE GIOVANILE

1. Che cosa è

La Commissione diocesana che si occupa dei giovani da 12 a 25 anni, per aiutarli ad assumere le proprie responsabilità nella Chiesa e nella società. Se ne occupa in quanto sono membri della comunità diocesana e parrocchiale, e non in quanto studenti medi, superiori o universitari.

2. Funzioni

Promuovere un movimento, o dinamismo, che mobiliti tutti i giovani nel loro insieme  cioè come gruppo sociale  a servizio dell'edificazione della comunità ecclesiale e umana.

In particolare, la Commissione:

 promuove un Movimento " di " giovani " per " la comunità, a livello diocesano, parrocchiale eo decanale; per questo essa:

 aiuta i giovani ad integrarsi pienamente nella vita della comunità, e questa ad accettarli e a dar loro spazio nella comunità stessa;

 promuove un insieme di servizi e di attività a favore della crescita progressiva della comunità, in armonia con il cammino di evangelizzazione e il piano pastorale che l'esprime;

 promuove incontri di formazione secondo gruppi d'età, e in funzione dell'opzione vocazionale propria di ogni giovane;

 assicura l'organizzazione dei giovani per gruppi d'età e per i servizi che prestano;

 promuove la composizione delle Commissioni analoghe dei Vicariati Foranei e delle Parrocchie;

 abilita i leader del movimento o i diversi gruppi promotori a livello diocesano, parrocchiale eo decanale;

 crea i materiali necessari per la promozione del movimento;

 coordina l'azione dei gruppi, delle associazioni, delle istituzioni e dei movimenti apostolici che operano con i giovani a livello diocesano, parrocchiale eo decanale;

 valuta la realizzazione del piano specifico ed elabora la bozza del nuovo piano di questo livello.

3. Composizione

Il responsabile della Commissione e un numero sufficiente di membri (presbiteri, religiosi, religiose e laici) che abbiano capacità di lavorare con i giovani, di animare le loro attività e di servire la loro formazione.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 Gli altri membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento di Pastorale Settoriale.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione diocesana si articola normalmente in tre Sottocommissioni:

a) per i servizi che i giovani prestano alla comunità parrocchiale, in ordine alla sua crescita;

b) per le iniziative che essi svolgono per la loro realizzazione come movimento, tenendo conto delle fasce d'età;

c) per la formazione dei giovani rispettando le fasce d'età e per definire la loro vocazione, cristiana e specifica.

 Ogni Sottocommissione ha un responsabile che con quello della Commissione costituisce l'Équipe (o Comitato) di coordinamento di tutta la Commissione.

 L'Équipe coordinatrice raccoglie l'informazione ed elabora la proposta di piano specifico di questo livello, distinguendo ciò che è comune al movimento giovanile da ciò che compete a ciascuna Sottocommissione. Approvata la proposta da tutta la Commissione, il responsabile la presenta al Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento di Pastorale Settoriale.

 Approvato il piano dal Vescovo, la Commissione e le Sottocommissioni elaborano le proposte di programmi e le inviano a coloro cui compete.

 La Commissione, l'Équipe Coordinatrice e le Sottocommissioni hanno i propri programmi, in accordo con il piano specifico.

7. Relazioni

 Col responsabile del Dipartimento di Pastorale Settoriale e col Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile della Commissione.

 Con i Parroci e con le Commissioni parrocchiali, sia l'Équipe di Coordinamento, sia la Sottocommissione corrispondente.

 Con le Commissioni per gli studenti, e per gli universitari, tramite la Sottocommissione corrispondente.

 Con i Parroci e tutte le Commissioni parrocchiali e settoriali, tramite la Sottocommissione diocesana per la formazione, nell'ambito che le è proprio.

 La Commissione ha relazioni anche con tutti i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo settore.

Allegato 26.2.3.

26.2.3. ALTRE COMMISSIONI SETTORIALI

1. Che cosa sono

Le Commissioni diocesane che si occupano dei cattolici impegnati  svolgendovi un ruolo sociale  nei diversi settori della società; settori che sono quelli che rivela la realtà della Diocesi. A modo d'esempio ne elenchiamo alcuni:

 educatori (insegnanti cattolici, che operano in scuole o istituti, statali o privati, di insegnamento non cattolico);

 studenti e universitari di istituzioni non cattoliche;

 impresari o dirigenti di aziende;

 professionisti (avvocati, medici, ingegneri, architetti, infermieri, farmacisti, agronomi, giudici, ecc.);

 politici (siano o no amministratori dello Stato);

 comunicatori (giornalisti, soggettisti televisivi...);

 artigiani;

 commercianti;

 contadini;

 impiegati;

 artisti;

 operai;

 collaboratrici domestiche...

Come si vede, si tratta di tutti i settori della vita sociale e dell'organizzazione della società, nei quali sono presenti i cattolici a motivo della loro professione.

Un caso particolare è quello dell'Ecumenismo (v. allegato 26.2.4.).

2. Funzioni

Promuovere un movimento (o dinamismo) specifico, corrispondente a ogni settore, che mobiliti tutti i cattolici e le persone di buona volontà del settore corrispondente, per meglio comprendere e realizzare il proprio ruolo nella società, in accordo con le esigenze della fede e con la testimonianza profetica che la fede implica. In concreto si tratta di:

 Promuovere un insieme di attività che, coordinate con il piano globale della Diocesi, servano alla formazione cristiana della coscienza collettiva della comunità ecclesiale e del settore (o gruppo umano) nel quale si opera.

 Promuovere incontri periodici di amicizia e di convivenza che permettano a tutti i membri della categoria di sentirsi parte del movimento.

 Promuovere la formazione delle persone, perché svolgano il loro ruolo nella società in armonia col Vangelo.

 Coordinare tutti i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in quei campi specifici.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri che appartengano al settore, e qualche sacerdote eo religioso o religiosa, in qualità di Assistenti.

4. Nomina

 Il responsabile è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano nel settore.

 Gli altri membri della Commissione rispettiva sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento di Pastorale Settoriale.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione del settore elabora la proposta del piano specifico da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano.

 Ha una sua programmazione di incontri e di attività, secondo il piano specifico.

 Ogni Commissione può suddividersi in Sottocommissioni se la natura del servizio lo richiede.

7. Relazioni

Ogni Commissione si rapporta col Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile; con i responsabili delle Commissioni di decanato eo parrocchiali e con i Parroci (eo i Decani), secondo i casi. A seconda della situazione della Diocesi e dell'opportunità, può capitare che certe Commissioni siano solo a livello diocesano. Ogni Commissione ha rapporti anche con i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano nel campo rispettivo.

Allegato 26.2.4.

26.2.4. COMMISSIONE PER L'ECUMENISMO

Nota previa

Sebbene l'ecumenismo sia una dimensione di vita, che tocca quindi tutta la vita e la missione della Chiesa locale, di fatto comunemente esiste una Commissione diocesana per le relazioni con le altre confessioni cristiane. Perciò la collochiamo a questo livello. Se essa ha carattere soltanto di spiritualità, o soltanto di cooperazione nella carità, la si colloca nei livelli corrispondenti. Ma se l'ampiezza del problema ecumenico è tale che deve impegnare in modo determinante l'azione della Diocesi (il che si verifica normalmente nei Paesi di tradizione protestante) è opportuno creare per l'ecumenismo un Dipartimento speciale, che comprenda anche le relazioni con le altre religioni e con gli atei. Dobbiamo tuttavia farci una domanda: se è una dimensione della vita della Chiesa, l'ecumenismo non dovrebbe essere presente in tutte le Commissioni diocesane? Lasciamo aperta la questione, anche se ci sembra che idealmente dovrebbe esssere così. Per ora diamo una soluzione pratica che corrisponde al grado di dialogo ecumenico raggiunto.

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle relazioni con le altre confessioni cristiane, ed eventualmente con le altre religioni e con gli atei.

Nota

Si possono ipotizzare due scelte: o questa Commissione si occupa anche dei rapporti con le altre religioni e con coloro che si professano atei, oppure si creano altre due Commissioni distinte da quella per l'ecumenismo. La scelta dipende dalla realtà della Diocesi e dalle possibilità che essa offre, oltre che dal giudizio prudenziale del Vescovo. Descriviamo ora la prima ipotesi.

2. Funzioni

In relazione alle altre confessioni cristiane:

 promuovere il dialogo dottrinale con le altre confessioni;

 promuovere la coscienza e la spiritualità ecumenica della comunità diocesana;

 promuovere la mutua cooperazione tra le varie confessioni cristiane, in tutti i campi in cui si possa farlo;

 promuovere e abilitare le Commissioni di Decanato eo di Parrocchia, se si decide di crearle;

 coordinare i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

In relazione alle altre religioni:

 promuovere l'accettazione e il rispetto vicendevoli;

 promuovere la cooperazione nei campi in cui sia possibile;

 promuovere momenti e opportunità per pregare insieme;

 promuovere la riflessione, lo studio e l'informazione, su problemi di interesse comune, a beneficio della comunità umana;

 coordinare i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

In relazione agli atei:

 promuovere l'accettazione e il rispetto vicendevoli;

 promuovere la cooperazione nei campi in cui sia possibile;

 promuovere la riflessione, lo studio e l'informazione su problemi di interesse comune a beneficio della comunità umana;

 coordinare i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di persone (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati quelli che lavorano pastoralmente in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento di Pastorale Settoriale.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione si suddivide in tre Sottocommissioni:

a) rapporti con le altre confessioni cristiane;

b) rapporti con le altre religioni;

c) rapporti con gli atei.

 Ha un responsabile per ogni Sottocommissione. Insieme formano il " Comitato o Équipe di Coordinamento ".

 Ha un programma di incontri e di attività.

 Attua le sue attività a livello di Parrocchia, di Decanato, di Diocesi, in armonia con il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Dipartimento di Pastorale Settoriale e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile. Inoltre si rapporta occasionalmente coi Parroci e coi Decani, ogni volta che ci sia qualche attività da realizzare; le relazioni sono periodiche, se ci sono Commissioni decanali eo parrocchiali. Si rapporta anche con tutti i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

Allegato 26.3.

26.3. DIPARTIMENTO

DEI SERVIZI PASTORALI

1. Che cosa è

Il Dipartimento che si occupa dei servizi che la Chiesa offre normalmente ai cattolici che lo desiderano. Sono normalmente i seguenti:

 catechesi dei bambini e degli adolescenti;

 catechesi pre-sacramentale degli adulti e catecumenato dei neofiti adulti (cf. il " Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti ": RICA);

 insegnamento della religione nelle scuole statali e private, non cattoliche;

 scuole cattoliche;

 celebrazioni domenicali e festive, celebrazioni sacramentali e funebri, eccettuate le celebrazioni che riguardano la pastorale della moltitudine;

 spiritualità comunitaria e della preghiera;

 servizi di carità, con le molteplici suddivisioni corrispondenti alle necessità a cui si deve rispondere (bambini abbandonati, carcerati, malati, anziani, disoccupati, poveri, malati di AIDS; promozione umana e sociale nelle sue varie forme; pastorale assistenziale e sanitaria; immigrati...);

 formazione della coscienza politica della comunità cristiana;

 missioni " ad extra " e collaborazione con altre diocesi;

 turismo, nelle diocesi dove esso è presente.

In ogni diocesi occorre stabilire quali sono le Commissioni da creare, in accordo con le necessità alle quali si deve rispondere. Questo vale specialmente per i servizi di carità.

Nota

Come si vede, la divisione che si offre non è quella comune, cioè Catechesi, Liturgia e Carità. Abbiamo già sottolineato che queste tre categorie teologiche costituiscono tre dimensioni della vita cristiana, e come tali devono essere presenti in ogni azione ecclesiale. Ciò che si organizza non sono le dimensioni che riguardano il senso della vita, ma le azioni. Sono queste che dobbiamo classificare (secondo categorie operative) e articolare organicamente nell'insieme. Utilizziamo perciò le categorie che corrispondono alle azioni che si attuano o che si devono attuare.

2. Funzioni

Promuovere i servizi pastorali in modo che, mentre rispondono a necessità specifiche, servano effettivamente all'edificazione della comunità cristiana e la coinvolgano nel risolvere queste necessità. In concreto, si tratta di:

 coordinare le Commissioni che costituiscono questo Dipartimento e risolverne i conflitti di competenza;

 sintetizzare le valutazioni fatte dalle Commissioni e rendere compatibili le varie bozze di piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano.

3. Composizione

Tutti i membri delle rispettive Commissioni e un responsabile, che può anche essere il responsabile di una Commissione.

4. Nomina

 Il responsabile del Dipartimento è scelto dal Vescovo, sentiti il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e i membri delle Commissioni già esistenti.

 I responsabili delle Commissioni sono scelti dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento, dopo aver ascoltato coloro che operano nei rispettivi campi specifici.

 I membri delle Commissioni sono scelti dal responsabile di ogni Commissione, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per i responsabili del Dipartimento e delle Commissioni, con possibilità di rielezione. Nessun termine per i membri delle Commissioni.

6. Funzionamento

 Il Dipartimento è organizzato dal responsabile, in accordo col suo ruolo.

 Il Dipartimento, inoltre, funziona come:

 " Comitato di Coordinamento ", formato dai responsabili delle Commissioni e dello stesso Dipartimento, col ruolo di informare, coordinare e valutare il lavoro delle diverse Commissioni;

 " Assemblea Ordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes, col ruolo di armonizzare i piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento;

 " Assemblea Straordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai membri delle diverse Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes, con la funzione di considerare, insieme, i problemi e le questioni di particolare importanza e di interesse comune.

7. Relazioni

Il Dipartimento si rapporta con gli altri Dipartimenti della Sezione Pastorale della Curia e col Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento.

Il Dipartimento in quanto tale non ha altra relazione con gli organismi diocesani.

Allegato 26.3.1.

26.3.1. COMMISSIONE

PER LA CATECHESI DEI BAMBINI

E DEGLI ADOLESCENTI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa della catechesi parrocchiale che si impartisce ai bambini e agli adolescenti da 6 a 14-15 anni. Questa catechesi comprende la preparazione alla prima Confessione, alla prima Comunione e alla Confermazione.

Nota

In quanto parrocchiale, questa catechesi non deve essere confusa con le lezioni di religione delle scuole statali e private, cattoliche o no. Distinguiamo l'istruzione religiosa dalla catechesi; questa presuppone una comunità ecclesiale dove si vive l'esperienza dei valori che si annunciano; il che è possibile solo a livello parrocchiale, nella misura in cui la Parrocchia è una vera comunità ecclesiale in cammino permanente di evangelizzazione.

2. Funzioni

 Promuovere e organizzare la catechesi dei bambini e degli adolescenti da 6 a 14-15 anni in modo da raggiungerli tutti.

 Promuovere degli incontri con i genitori dei bambini che partecipano alla catechesi.

 Promuovere l'adattamento permanente dei contenuti, del metodo, della didattica, in accordo con gli orientamenti del Vescovo.

 Promuovere la formazione dei catechisti.

 Assicurare in tutte le parrocchie della Diocesi un sistema comune di catechesi.

 Promuovere e assicurare la composizione e la formazione delle Commissioni parrocchiali.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) che hanno una certa preparazione specifica per operare in questo campo.

4. Nomina

 Il responsabile è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione ha un responsabile che la convoca e coordina.

 Ha un programma di incontri periodici e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Attua gli incontri di formazione dei catechisti, a livello di Diocesi o di Decanato.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Dipartimento e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile; inoltre con i Parroci e le rispettive Commissioni parrocchiali.

Allegato 26.3.2.

26.3.2. COMMISSIONE PER LA CATECHESI

PRESACRAMENTALE DEGLI ADULTI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa della preparazione immediata:

 degli adulti che chiedono il sacramento della confermazione;

 delle coppie che chiedono il sacramento del matrimonio;

 dei genitori che chiedono il battesimo dei loro figli;

 degli adulti che desiderano ricevere il sacramento dell'unzione degli infermi;

 degli adulti che chiedono il battesimo e devono percorrere l'itinerario catecumenale previo (cf. il RICA).

Nota

A seconda della situazione della Diocesi questa Commissione si può suddividere, in modo che comprenda una Commissione specifica per i neofiti adulti, oppure la si sopprime, affidandone gli incarichi alla Commissione di Catechesi infantile.

2. Funzioni

 Promuovere e organizzare la catechesi presacramentale degli adulti a livello parrocchiale.

 Promuovere e curare la formazione delle commissioni parrocchiali.

 Abilitarne i catechisti e i responsabili a livello parrocchiale.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) che abbiano preparazione per operare in questo campo.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri sono scelti dal suo responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione, nelle Diocesi dove sembri opportuno, si suddivide in due Sottocommissioni:

a) per la catechesi presacramentale degli adulti cattolici;

b) per gli adulti che vogliono essere cattolici (cf. il RICA).

 I responsabili delle Sottocommissioni formano il " Comitato di Coordinamento ".

 Le Sottocommissioni si riuniscono tutte insieme almeno una volta l'anno e ogni qualvolta sia necessario.

 La formazione dei catechisti si attua a livello di Diocesi, o di Decanato.

 La Commissione e le Sottocommissioni hanno i loro programmi degli incontri e delle attività, secondo il piano specifico.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile. Si rapporta anche con i Parroci e con le Commissioni (o Comitati) parrocchiali corrispondenti.

Allegato 26.3.3.

26.3.3. COMMISSIONE

PER L'INSEGNAMENTO

DELLA RELIGIONE

NELLE SCUOLE STATALI E PRIVATE

(dove è opportuno)

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dell'insegnamento della religione nelle scuole non cattoliche, statali e private.

2. Funzioni

 Tenere rapporti con gli organismi competenti, per assicurare che l'insegnamento dato corrisponda agli orientamenti della Chiesa locale.

 Attualizzare i contenuti e i metodi di questo insegnamento, e presentare al Vescovo proposte opportune.

 Proporre al Vescovo nominativi di persone che siano idonee a svolgere questo servizio.

 Accompagnare e abilitare maestri e professori di religione.

 Compiere gli atti amministrativi richiesti dal Vescovo in rapporto con l'insegnamento della religione nelle scuole statali e private.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) che abbiano una certa preparazione specifica.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati quelli che operano in questo campo.

 Gli altri membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe, con o senza sottocommissioni.

 Ha un programma di incontri periodici e di attività, secondo il piano specifico di questo livello.

 Riunisce gli insegnanti di religione a livello diocesano eo a livello decanale e (in certi luoghi) anche di parrocchia.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e il Consiglio Diocesano di Pastorale, tramite il responsabile.

 Si rapporta, inoltre, con gli insegnanti (personalmente), con organismi competenti dello Stato e delle Scuole private, con i gruppi, le associazioni, i movimenti e le istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.3.4.

26.3.4. COMMISSIONE

PER LE SCUOLE CATTOLICHE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa di tutte le scuole cattoliche per quanto riguarda l'azione pastorale, ma non per gli aspetti propriamente tecnici, come l'istruzione, la pedagogia, la didattica.

2. Funzioni

 Rinnovare, in modo permanente, le scuole cattoliche in quanto comunità ecclesiali di evangelizzazione e di educazione nella fede, come comunità educative, che esprimono il dover essere della Chiesa, al servizio della Chiesa stessa e della società.

 Promuovere la formazione cristiana degli alunni, degli insegnanti, dei genitori, del corpo direttivo e del personale ausiliario.

 Promuovere l'accompagnamento personale in esperienze religiose significative per tutte le persone coinvolte nelle scuole.

 Promuovere la pastorale scolastica, a servizio della comunità parrocchiale e in ordine all'impegno di coloro che vi operano.

 Costituire delle Commissioni pastorali nelle diverse scuole, e curare la formazione e l'abilitazione dei loro membri.

 Coordinare gruppi, istituzioni e movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 Gli altri membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

 Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione, in armonia con la realtà della Diocesi, può organizzarsi in Sottocommissioni.

 I responsabili delle Sottocommissioni formano l'" Équipe (o Comitato) di coordinamento ".

 Le Sottocommissioni si riuniscono come Commissione alcune volte l'anno e ogni volta che ce ne sia necessità.

 Le Commissioni e le Sottocommissioni hanno un programma di incontri e di attività, secondo il loro piano specifico.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo Rappresentante, coi Direttori delle Scuole e con le loro Commissioni pastorali, con i Parroci per quanto riguarda i servizi che la scuola svolge a favore delle parrocchie e per valutarne i rapporti vicendevoli, con gruppi, associazioni, movimenti e istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.3.5.

26.3.5. COMMISSIONE

PER LE CELEBRAZIONI LITURGICHE

DOMENICALI E FESTIVE,

PER L'ARTE E LA MUSICA SACRE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle celebrazioni domenicali e festive, eccetto quelle che riguardano la pastorale della moltitudine; della celebrazione dei sacramenti e dei funerali; dell'arte e della musica sacre.

2. Funzioni

 La Commissione promuove le celebrazioni, in modo che esse educhino al senso comunitario, in armonia col processo catecumenale di tutto il popolo di Dio e col piano pastorale diocesano.

 Sviluppa la potenzialità pedagogica che hanno le celebrazioni liturgiche per educare la comunità cristiana.

 Prepara i diversi materiali (guida per le celebrazioni, tracce per le omelie, indicazioni sui gesti...) necessari per le celebrazioni liturgiche, in modo che tutte abbiano la stessa direzione e nello stesso tempo lascino spazio all'adattamento ai diversi luoghi e alla creatività di coloro che le realizzeranno.

 Abilita i ministri impegnati: accoliti, lettori, cantori, musici, sacrestani, commentatori, addetti all'accoglienza...

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 Gli altri membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione ha un responsabile che periodicamente la convoca.

 La Commissione si suddivide in tre Sottocommissioni, ciascuna con un responsabile, per i seguenti campi:

 celebrazioni liturgiche;

 musica sacra;

 arte sacra.

 La Commissione e le Sottocommissioni hanno un programma di incontri e di azione, in armonia con il piano specifico.

 I responsabili della Commissione e delle Sottocommissioni formano il " Comitato o Équipe di Coordinamento " che si riunisce periodicamente per assicurare il coordinamento nel lavoro e l'attuazione del piano specifico.

 La Sottocommissione per le celebrazioni liturgiche si suddivide in Équipes di lavoro, secondo i diversi materiali che si devono preparare e i vari sussidi da dare per l'abilitazione.

 Gli incontri di abilitazione si tengono a livello di diocesi, di decanato eo di parrocchia.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile. Si rapporta anche con i Parroci e le rispettive Commissioni (o Comitati) parrocchiali.

Allegato 26.3.6.

26.3.6. COMMISSIONE PER LA SPIRITUALITÀ

COMUNITARIA O DIOCESANA

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle varie forme di pietà popolare nelle espressioni individuali (non moltitudinarie), delle diverse forme di preghiera e della spiritualità che deve animare il popolo di Dio nel suo cammino di crescente comunione.

2. Funzioni

 Promuovere la spiritualità di Chiesa (o spiritualità comunitaria), in modo da raggiungere tutto il popolo cristiano della Diocesi, specialmente coloro che sono impegnati nei vari ministeri a servizio della comunità.

 Favorire la dimensione comunitaria ed ecclesiale di ogni spiritualità cristiana.

 Educare il popolo di Dio alla preghiera personale e comunitaria.

 Coordinare tutti i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Questa Commissione coincide con l'EDAP (v. allegato 19).

4. Nomina

Come per l'EDAP.

5. Durata

Come per l'EDAP.

6. Funzionamento (si completa quanto già esposto per l'EDAP)

 La Commissione prepara i materiali e le guide per i momenti di spiritualità e di preghiera più o meno comuni alla Diocesi (novene, adorazioni eucaristiche, veglie, devozioni più comuni...).

 Prepara le guide per i ritiri spirituali, compresi gli esercizi spirituali annuali, da offrire a tutto il popolo di Dio.

 Ha un programma di incontri e di attività secondo il piano specifico.

7. Relazioni

Come per l'EDAP (v. allegato 19).

Allegato 26.3.7.

26.3.7. COMMISSIONE

PER L'AIUTO FRATERNO (CARITAS)

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dei servizi che la Diocesi deve offrire a tutti i poveri e ai bisognosi di aiuto materiale, morale e spirituale, presenti nel territorio.

Nota

La realtà della Diocesi potrebbe essere tale che la mole delle necessità esistenti e degli impegni cui dare risposta esigano molte Commissioni. I servizi di promozione umana o sociale potrebbero addirittura richiedere un Dipartimento specifico.

2. Funzioni

 Promuovere i servizi materiali e spirituali che la comunità diocesana deve e può offrire alle categorie di bisognosi:

 malati presenti nelle istituzioni assistenziali, pubbliche e private (ospedali, cliniche, centri sanitari...);

 portatori di qualche minorità (ciechi, sordi, muti...);

 dipendenti da alcool o da droghe, vittime dell'AIDS...;

 persone in situazioni di particolari necessità (disoccupati, carcerati, pensionati, anziani, minoranze etniche, prostitute, immigrati, bambini abbandonati, senza-tetto...);

 malati e vecchi abbandonati che si trovano in casa;

 persone bisognose di promozione umana e sociale (agricoltori, analfabeti...);

 necessità varie, secondo la realtà della Diocesi.

 Analizzare periodicamente le nuove forme di povertà e proporre iniziative per rispondervi.

 Promuovere le corrispondenti Commissioni, a livello di decanato e di parrocchia, e abilitarle all'impegno da svolgere.

 Abilitare tutte le persone che collaborano nei vari campi, secondo il loro compito specifico.

 Coordinare l'azione pastorale dei vari gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti apostolici che operano nel settore.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questi servizi.

4. Nomina

 Il responsabile è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, dopo aver consultato tutti coloro che operano in questo campo.

 Gli altri membri sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine fisso per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione si suddivide in tante Sottocommissioni quante sono necessarie, secondo la realtà della Diocesi.

 Ogni Sottocommissione ha un responsabile.

 I responsabili della Commissione e delle Sottocommissioni formano il " Comitato o Équipe di coordinamento ".

 La Commissione e le Sottocommissioni hanno un programma di incontri e di attività, secondo il piano specifico.

 Ogni Sottocommissione può suddividersi in Équipes di lavoro.

 I servizi si prestano a livello parrocchiale, di decanato o di diocesi, rispettando il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta:

 con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile;

 con i Parroci e i Decani, e con le corrispondenti Commissioni e Sottocommissioni, parrocchiali eo decanali;

 con organismi statali e privati che si occupano di problemi sociali affini ai compiti della Commissione;

 con gruppi, associazioni, movimenti e istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.3.8.

26.3.8. COMMISSIONE PER LA FORMAZIONE

DELLA COSCIENZA POLITICA

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa della formazione della coscienza politica dei battezzati.

2. Funzioni

 Promuovere la formazione della coscienza politica del popolo di Dio, alla luce delle esigenze del Vangelo.

 Diffondere il Magistero sociale della Chiesa.

 Aiutare il popolo di Dio ad assolvere alla sua funzione profetica per quanto riguarda le questioni politiche.

 Favorire la costituzione di Commissioni decanali e parrocchiali con lo stesso fine, sebbene con gradi diversificati di profondità.

 Abilitare i membri delle varie Commissioni parrocchiali e decanali.

 Coordinare i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che lavorano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività secondo il suo piano specifico.

 Realizza le sue attività a livello diocesano, decanale e parrocchiale, rispettando il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile.

 Con i Decani e i Parroci, e con le rispettive Commissioni parrocchiali e decanali.

 Con gruppi, associazioni, movimenti e istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.3.9.

26.3.9. COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dei problemi politici e sociali che hanno relazione con la giustizia e la pace, visti alla luce del Vangelo.

2. Funzioni

 Promuovere la coscientizzazione della comunità cristiana in relazione ai diritti umani e in generale alla giustizia e alla pace.

 Difendere questi diritti presso le autorità competenti, direttamente o mobilitando la comunità cristiana, se questi diritti sono vilipesi in diocesi, nel Paese, nel mondo.

 Difendere le persone concrete che soffrono a causa della giustizia e della pace.

 Promuovere le corrispondenti Commissioni a livello di decanato eo di parrocchia.

 Abilitare tutte le persone impegnate in questo campo.

 Coordinare l'azione di gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questa funzione.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati tutti coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabiIe, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Organizza azioni a livello di diocesi, di decanato e di parrocchia, rispettando il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

La commissione si rapporta:

 con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile;

 con i Parroci e i Decani, e con le Commissioni (o Comitati) decanali e parrocchiali, secondo il caso;

 con gruppi, associazioni, movimenti e istituzioni che operano in questo campo.

Allegato 26.3.10.

26.3.10. COMMISSIONE PER IL TURISMO

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle persone che dal luogo abituale di vita e di lavoro si trasferiscono a un altro, scelto occasionalmente o periodicamente, per riposarsi o per passarvi il loro tempo libero.

2. Funzioni

 Promuovere i servizi religiosi che aiutino i turisti battezzati a vivere la loro fede, a crescere nel senso della gratuità, a scoprire Dio come loro " Sabato " e loro riposo.

 Promuovere i servizi culturali che in qualche modo favoriscano la dimensione contemplativa dell'esistenza umana.

 Costituire e abilitare le Commissioni di pastorale per il turismo a livello di vicariato foraneo eo di parrocchia in ambienti turistici.

 Coordinare i gruppi, le associazioni, i movimenti e le istituzioni che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 I membri sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Organizza azioni a livello di diocesi, di decanato eo di parrocchia, rispettando il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile;

 con i Decani e con i Parroci;

 con i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

Allegato 26.3.11.

26.3.11. COMMISSIONE PER LE MISSIONI

"AD EXTRA"

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dell'aiuto che la Diocesi offre ad altre Diocesi, sia del proprio che di altri Paesi.

2. Funzioni

 Promuovere la coscienza missionaria per quanto riguarda il dovere, che ha la comunità cristiana, di aiutare le altre Chiese locali, sia del proprio Paese, sia di altri, a risolvere le loro necessità materiali, spirituali e di persone.

 Promuovere lo scambio di persone e di esperienze tra la propria Chiesa locale e le altre Chiese.

 Promuovere le corrispondenti Commissioni parrocchiali eo decanali.

 Promuovere le Pontificie Opere Missionarie.

 Tenere contatti con i missionari della Diocesi, presenti in altre Chiese locali.

 Abilitare i membri delle diverse Commissioni parrocchiali eo decanali.

 Coordinare tutti i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 I membri sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento dei Servizi Pastorali.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Organizza azioni a livello di diocesi, di decanato eo di parrocchia, rispettando il principio di sussidiarietà.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento dei Servizi Pastorali e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile.

 Con i Decani e con i Parroci, e con le varie Commissioni parrocchiali eo decanali.

 Con i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

Allegato 26.4.

26.4. DIPARTIMENTO DI PASTORALE

MINISTERIALE

1. Che cosa è

Il Dipartimento che si occupa della formazione degli operatori pastorali, cioè dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose e di tutti i laici impegnati nei servizi richiesti in modo permanente dalla vita e missione della comunità ecclesiale. Si tratta della formazione di tutte le persone che ricoprono qualche responsabilità nella comunità ecclesiale, oppure che svolgono un compito in suo nome; della formazione dei ministri ordinati, istituiti o riconosciuti dall'autorità competente: sia di quella che è comune a tutti, sia di quella che è specifica per ogni singola categoria di persone. Non si occupa quindi dell'abilitazione per un incarico specifico, che è compito delle varie Commissioni, ma di quanto è fondamentale e sostanzialmente comune a tutti, anche se in gradi diversi, secondo le peculiarità di ciascuna categoria.

Nota

In questo Dipartimento la divisione in Commissioni presenta delle difficoltà; alcune per motivo della realtà delle Diocesi e altre intrinseche all'interconnessione tra i vari campi d'azione. Presenteremo perciò una divisione che, tenendo conto delle esperienze, può avere valore più o meno generale.

2. Funzioni

 Promuovere la formazione permanente, dottrinale, spirituale, pastorale e metodologica di tutti gli operatori pastorali.

 Promuovere la formazione iniziale ai diversi ministeri istituiti e riconosciuti, compreso il diaconato permanente.

 Promuovere la formazione pastorale dei seminaristi e il loro inserimento graduale nella pratica pastorale.

 Coordinare gli istituti diocesani di formazione degli operatori pastorali, eccetto il Seminario.

 Convocare, due o tre volte all'anno, e quando sia necessario, i responsabili di queste Commissioni per coordinarle tra loro, risolvere i conflitti di competenza, preparare le valutazioni periodiche e riassumerne i risultati, e armonizzare le proposte di piani specifici di ogni Commissione, per presentarle al Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento.

3. Composizione

Il responsabile del Dipartimento, che può essere anche responsabile di una Commissione. Inoltre tutti i membri delle Commissioni corrispondenti.

4. Nomina

 Il responsabile del Dipartimento è scelto dal Vescovo, ascoltati il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e, se ci sono, le Commissioni diocesane corrispondenti.

 I responsabili delle Commissioni sono scelti dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati tutti coloro che lavorano in questo campo specifico.

 I membri delle Commissioni sono scelti dal responsabile della Commissione, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento.

 Il Vescovo ratifica la scelta ed effettua la nomina corrispondente.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile del Dipartimento e i responsabili delle Commissioni, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 Il Dipartimento è organizzato dal responsabile in accordo con le sue funzioni.

 Il Dipartimento funziona, inoltre, come:

 " Équipe (o Comitato) di Coordinamento ", formata dai responsabili delle varie Commissioni e dal responsabile del Dipartimento; il suo ruolo è di informare, coordinare e valutare il lavoro delle Commissioni;

 " Assemblea Ordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni, delle Sottocommissioni e delle Équipes; ha la funzione di armonizzare le proposte di piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile del Dipartimento;

 " Assemblea Straordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e tutti i membri delle Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes; ha la funzione di considerare alcuni problemi o questioni di particolare importanza e di interesse comune.

7. Relazioni

Il Dipartimento si rapporta con gli altri Dipartimenti della Sezione Pastorale della Curia e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile. Oltre ai rapporti con le Commissioni di sua competenza, il Dipartimento non ha relazioni con altri organismi o commissioni diocesane.

Allegato 26.4.1.

26.4.1. COMMISSIONE PER LA FORMAZIONE

SPIRITUALE E PASTORALE

DEGLI OPERATORI PASTORALI (EDAP)

1. Che cosa è

È la Commissione che si occupa della formazione permanente, spirituale e pastorale, dei diversi operatori pastorali. Non si tratta della formazione dottrinale né dell'abilitazione immediata in vista di un'azione pastorale.

Dato che questa formazione riguarda i fondamenti spirituali e pastorali del piano diocesano, la Commissione che se ne occupa è di solito l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale (EDAP: vedi allegato 19).

2. Funzioni

Questa Commissione (oppure l'EDAP) assume l'impegno di:

 Promuovere la formazione di tutti gli operatori pastorali, sebbene in gradi diversificati, nella spiritualità comunitaria (o di Chiesa locale) che è fondamento e origine del piano diocesano di pastorale, a servizio della crescita di tutto il popolo di Dio nell'unità.

 Servire la conversione richiesta dall'attuazione del piano pastorale e la crescita nell'unità.

 Promuovere la formazione pastorale di tutti gli operatori pastorali, sebbene in gradi diversificati.

 Promuovere la costituzione e l'abilitazione delle Équipes Parrocchiali eo Decanali di Animazione Pastorale.

 Coordinare, se ci sono, i gruppi, le associazioni, le istituzioni e i movimenti apostolici che operano in questo campo.

3-6. Composizione, nomina, durata, funzionamento

Come l'EDAP (v. allegato 19).

7. Relazioni

 In quanto Commissione, si rapporta con il Dipartimento di Pastorale Ministeriale e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile.

 Per il resto si rapporta con le altre realtà della Chiesa come EDAP (v. allegato 19).

Allegato 26.4.2.

26.4.2. COMMISSIONE PER LA FORMAZIONE

DOTTRINALE PERMANENTE DEL CLERO,

DEI DIACONI E DEI LAICI IMPEGNATI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa dell'aggiornamento dottrinale permanente del clero, dei diaconi e dei laici.

Non si tratta della formazione spirituale e pastorale, né si riferisce alla formazione dei religiosi e delle religiose, se non come servizio sussidiario; le sue attività sono tuttavia aperte a tutti.

La formazione dottrinale dei laici, sia di coloro che si preparano ad un ministero loro affidato, sia di chi ha già ricevuto questo riconoscimento, è in relazione con il cammino di evangelizzazione di tutto il popolo di Dio. Per la gran maggioranza di questi laici la formazione dottrinale è limitata all'essenziale e realizzata in piccole dosi.

2. Funzioni

 Promuovere la formazione e l'aggiornamento del clero in teologia dogmatica, biblica, morale... e in diritto canonico; nella dottrina sociale della Chiesa e in altre scienze umane, utili all'esercizio del ministero ed alla vita dei presbiteri.

 Promuovere la formazione dottrinale permanente, qualificata e popolare, dei diaconi e dei laici impegnati nei vari servizi o ministeri.

 Promuovere gli " Incontri Pastorali ", quando hanno un carattere prevalentemente dottrinale.

3. Composizione

La Commissione si compone di un responsabile e di un numero sufficiente di membri (sacerdoti e laici) abilitati per questo compito.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e il responsabile del Dipartimento di Pastorale Ministeriale.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività in accordo col piano specifico.

 Se ha bisogno di aiuto per qualche iniziativa a livello parrocchiale si rivolge all'EPAP, dopo essersi accordata con l'EDAP.

 Per le varie attività a livello di diocesi o di decanato, compone Équipes che ne assumano la responsabilità.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta:

 con il Dipartimento di Pastorale Ministeriale e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile;

 con i Parroci e i Decani, se è il caso;

 con l'EDAP, per la realizzazione di iniziative a livello parrocchiale.

Allegato 26.4.3.

26.4.3. COMMISSIONE PER LA FORMAZIONE

INIZIALE DEI DIACONI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa della formazione iniziale dei diaconi, vale a dire dall'inizio della loro vocazione fino all'ordinazione.

2. Funzioni

 Selezionare i candidati al diaconato.

 Offrire loro la formazione dottrinale, spirituale e pastorale.

 Guidarli nella pratica pastorale, d'accordo con i parroci interessati.

 Valutare, e se è opportuno riformulare, il piano di formazione.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, diaconi e laici), abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal suo responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento di Pastorale Ministeriale.

 Il Vescovo ratifica l'elezione e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Assolve il suo compito a livello diocesano eo decanale.

 Per svolgere il suo incarico, si serve anche dell'aiuto di altre persone, abilitate nei vari aspetti della formazione.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento di Pastorale Ministeriale e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile; con i parroci legati ai candidati, e con i candidati.

 Per le questioni personali si rivolge direttamente al Vescovo.

Allegato 26.4.4.

26.4.4. COMMISSIONE PER GLI ISTITUTI

DIOCESANI DI FORMAZIONE

DEGLI OPERATORI PASTORALI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa degli Istituti di formazione teologica, catechetica, sociale... per gli operatori pastorali. Non consideriamo il Seminario, perché esso ha già di fatto una sua collocazione nella struttura diocesana.

2. Funzioni

 Armonizzare la formazione dei diversi Istituti, rispettando il carattere di ciascuno.

 Assicurare la formazione pastorale, teorica e pratica degli allievi.

 Costituire un'occasione di dialogo con la Diocesi per tutti coloro che sono impegnati in questi Istituti.

 Garantire che ogni Istituto attui i piani di formazione approvati dal Vescovo.

3. Composizione

 Un responsabile e un gruppo sufficiente di persone (presbiteri, religiosi, religiose e laici), abilitati per questo servizio.

 I responsabili di ogni Istituto.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltate tutte le persone impegnate in questo servizio.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

 I responsabili degli Istituti sono scelti dal Vescovo, d'accordo con il Consiglio Episcopale.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un proprio programma di incontri e di attività.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento di Pastorale Ministeriale e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile.

 Con i Parroci, per quanto riguarda la pratica pastorale degli allievi degli Istituti educativi.

Allegato 26.4.5.

26.4.5. COMMISSIONE PER LA FORMAZIONE

PASTORALE DEI SEMINARISTI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa della formazione pastorale dei seminaristi del Seminario maggiore.

2. Funzioni

 Garantire che i seminaristi abbiano una formazione pastorale teorica e pratica adeguata alla loro realtà di pastori.

 Organizzare la pratica pastorale, progressiva e graduale, nelle parrocchie, secondo un piano specifico.

 Accompagnare i seminaristi nella loro formazione e abilitazione pastorale.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti e laici), abilitati per questo servizio.

 Il Rettore e il Professore di pastorale del Seminario, membri di diritto.

4. Nomina

Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

I membri sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento.

Il Vescovo ratifica l'elezione e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo il suo piano specifico.

 Ha incontri coi parroci e con le EPAP, per verificare la formazione pastorale dei seminaristi.

 Mantiene rapporti con i seminaristi, con riferimento alla pratica pastorale.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta:

 con il Dipartimento di Pastorale Ministeriale e con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, tramite il responsabile;

 con i Parroci e con le EPAP delle parrocchie coinvolte in questa formazione.

Allegato 26.5.

26.5. DIPARTIMENTO

DELLE STRUTTURE DI APPOGGIO

1. Che cosa è

L'ambito in cui si coordina l'appoggio all'azione pastorale che si attua servendosi di mezzi tecnici.

2. Funzioni

Tramite le Commissioni corrispondenti, questo Dipartimento:

 promuove le comunicazioni personalizzate alla base;

 promuove l'evangelizzazione del popolo mediante i mezzi di comunicazione sociale;

 amministra i beni economici della Sezione Pastorale della Curia;

 assicura i servizi tecnici necessari all'azione pastorale.

3. Composizione

Un responsabile, che può essere anche responsabile di una delle Commissioni, e i membri delle varie Commissioni.

4. Nomina

 Il responsabile del Dipartimento è scelto dal Vescovo, ascoltati il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e, se esistono, le Commissioni diocesane corrispondenti.

 I responsabili delle Commissioni sono scelti dal Vescovo d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati tutti quelli che operano in questo campo.

 I membri delle Commissioni sono scelti dai loro responsabili, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile del Dipartimento e i responsabili delle Commissioni, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 Il Dipartimento è organizzato dal responsabile.

 Esso si articola come:

 Comitato o " Équipe di Coordinamento ", formato dai responsabili delle Commissioni e dal responsabile del Dipartimento, con il ruolo di informare, coordinare e valutare il lavoro delle varie Commissioni;

 " Assemblea Ordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e dai responsabili delle Commissioni, Sottocommissioni ed Équipes di lavoro, con la funzione di armonizzare le proposte di piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano;

 " Assemblea Straordinaria ", formata dal responsabile del Dipartimento e da tutti i membri delle varie Commissioni che la costituiscono; ha la funzione di affrontare problemi o questioni di particolare importanza e di interesse comune.

7. Relazioni

 Il Dipartimento si rapporta con gli altri Dipartimenti della Sezione Pastorale della Curia e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il responsabile.

 Come Dipartimento, non ha rapporti con altri organismi della Diocesi.

Allegato 26.5.1.

26.5.1. COMMISSIONE

PER LE COMUNICAZIONI ALLA BASE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle comunicazioni tra tutti i battezzati della Diocesi.

Nota

Questa Commissione si crea nel caso che la sua funzione non sia svolta dalla Commissione per la pastorale della moltitudine. Idealmente sembra che sia meglio costituire una Commissione specifica. È in gioco la necessità di garantire un tessuto sociale e comunitario alla base della Chiesa, in quanto società e come espressione del mistero di comunione.

2. Funzioni

 Promuovere le comunicazioni personalizzate tra tutte le famiglie e tutte le persone battezzate della Diocesi.

 Creare, animare e mantenere in efficienza la Rete dei Messaggeri, in modo che ogni dieci o dodici famiglie una persona  o una coppia  faccia da ponte tra le famiglie stesse e con la comunità parrocchiale e diocesana.

 Promuovere e abilitare le Équipes parrocchiali dei Messaggeri.

 Promuovere e abilitare le Équipes parrocchiali di redazione della " Lettera ai Cristiani ".

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che operano in questo campo.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento delle Strutture di Appoggio.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'unica Équipe.

 Ha un programma di incontri e di attività in accordo col piano specifico.

 Attua le sue attività a livello di diocesi e di decanato.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta:

 con il Dipartimento corrispondente e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile;

 con i Parroci e le Commissioni parrocchiali.

Allegato 26.5.2.

26.5.2. COMMISSIONE PER I MEZZI

DI COMUNICAZIONE SOCIALE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa delle comunicazioni della Diocesi mediante i mezzi di comunicazione sociale, che possono essere:

 " macromezzi ": TV, Radio e Stampa;

 " micromezzi ": video o radio-cassette, cortometraggi...

Questi mezzi possono essere di proprietà della Diocesi; anche di altri, se la Chiesa vuole esservi in qualche modo presente.

2. Funzioni

 Promuovere la produzione e la diffusione dell'informazione utile per la vita e per la missione della Chiesa.

 Servire l'evangelizzazione dell'insieme dei battezzati e delle persone di buona volontà, secondo il piano pastorale.

 Abilitare i vari organismi diocesani e i gruppi apostolici all'adeguato uso tecnico e pedagogico di questi mezzi.

 Contribuire alla formazione della coscienza critica dei cristiani riguardo al buon uso dei mezzi di comunicazione sociale.

 Coordinare i diversi mezzi di proprietà della Chiesa e dei gruppi, delle associazioni, delle istituzioni e dei movimenti apostolici, sia riguardo alle informazioni ufficiali della Diocesi, sia riguardo all'evangelizzazione e ai suoi programmi.

 Promuovere la presenza della Chiesa nei mezzi di comunicazione sociale privati o statali, per quanto riguarda l'informazione religiosa e l'evangelizzazione del popolo.

 Abilitare quelli che operano con questi mezzi.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici) abilitati per questo servizio pastorale e tecnico.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltati coloro che lavorano in questo campo.

 I membri sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione si suddivide in diverse Sottocommissioni, secondo la realtà della Diocesi; per esempio: televisione, radio, periodici, micromezzi...

 Ogni Sottocommissione ha il suo responsabile. I vari responsabili costituiscono l'" Équipe di coordinamento " e hanno incontri periodici per assicurare il coordinamento tra le Sottocommissioni e l'unità del messaggio da trasmettere.

 La Commissione si incontra, come insieme, almeno una volta al mese per stabilire il programma comune e gli orientamenti dei programmi di ogni Sottocommissione, secondo il piano specifico di questo livello.

 Le attività della Commissione si attuano a livello diocesano e decanale.

7. Relazioni

La Commissione si rapporta con il Dipartimento delle Strutture di Appoggio e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile; inoltre con i Parroci, i Decani e tutti coloro che operano in questo campo.

Allegato 26.5.3.

26.5.3. COMMISSIONE ECONOMICA

PER L'AZIONE PASTORALE

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa solo dell'economia dell'azione pastorale dipendente dal Vicario per l'azione pastorale.

Nota

Non si tratta della Commissione Economica o Economato della Diocesi, che ne amministra i beni: infatti quella Commissione non fa parte della Sezione Pastorale della Curia Diocesana. Ciò non significa che non abbia rapporti con l'azione pastorale e che non debba servirla. Le politiche, o criteri di amministrazione sono stabiliti quindi dal Consiglio Presbiterale, oltre che dal CIC. Per le decisioni più importanti il Vescovo deve chiedere l'approvazione del Collegio dei Consultori. Per la parte tecnica deve consultare il Consiglio per gli Affari Economici.

2. Funzioni

 Raccogliere fondi per coprire le spese della Sezione Pastorale della Curia Diocesana, del Consiglio Pastorale Diocesano e dell'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale.

 Amministrare i fondi destinati dalla Diocesi all'azione pastorale e quelli che la stessa Commissione ottiene, d'accordo con i criteri stabiliti dal Consiglio Pastorale Diocesano e con le decisioni del Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 Fare il bilancio preventivo e il consuntivo annuale, da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di membri (sacerdoti, religiosi, religiose e laici), abilitati per questo servizio.

4. Nomina

 Il responsabile è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale, ascoltato il Consiglio Pastorale Diocesano.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo col Vicario Episcopale per l'azione pastorale e col responsabile del Dipartimento delle Strutture di Appoggio.

 Il Vescovo ratifica la scelta e fa le nomine.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione funziona come un'Équipe.

 Ha il suo programma di incontri e di attività, secondo il piano specifico.

 Periodicamente informa sulla situazione economica il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e, almeno una volta all'anno, il Consiglio Pastorale Diocesano.

7. Relazioni

 Per la presentazione del bilancio consuntivo e del preventivo, la Commissione si rapporta con il Dipartimento delle Strutture di Appoggio e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile.

 Per il resto si rapporta col Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

Allegato 26.5.4.

26.5.4. COMMISSIONE

PER I SERVIZI TECNICI

1. Che cosa è

La Commissione che si occupa di dare appoggio tecnico ad altre Commissioni pastorali e ad organismi diocesani che ne hanno necessità.

Nota

Essa non è necessaria, se tutte le Commissioni hanno persone con capacità tecniche corrispondenti alle loro funzioni. Se non è così, proponiamo questa Commissione, come servizio di supplenza.

2. Funzioni

 Dare appoggio tecnico al lavoro di altre Commissioni e di altri organismi.

 Preparare tecnicamente inchieste, guide di valutazione, ecc.

 Preparare tecnicamente guide di consultazione e sistemi di informazione.

 Elaborare disegni e grafici che hanno relazione con il piano: corsogramma, organigramma, flussogramma, cronogramma, ecc.

 Fornire tecniche di dinamica di gruppo e metodi di lavoro.

 Fornire tecniche pedagogiche e didattiche, per la trasmissione dei messaggi.

 Prestare altri servizi tecnici, secondo le necessità.

3. Composizione

Un responsabile e un numero sufficiente di persone che abbiano la preparazione tecnica che la funzione richiede.

4. Nomina

 Il responsabile della Commissione è scelto dal Vescovo, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale.

 I membri della Commissione sono scelti dal responsabile, d'accordo con il Vicario Episcopale per l'azione pastorale e con il responsabile del Dipartimento delle Strutture di Appoggio.

 Il Vescovo ratifica l'elezione e fa la nomina.

5. Durata

Cinque anni per il responsabile della Commissione, con possibilità di rielezione. Nessun termine per gli altri membri.

6. Funzionamento

 La Commissione lavora in Équipes, secondo la preparazione tecnica di ognuno.

 Ha un programma di incontri e di attività, secondo le richieste delle altre Commissioni.

 Le richieste devono essere presentate per tempo al responsabile della Commissione.

7. Relazioni

 La Commissione si rapporta con il Dipartimento delle Strutture di Appoggio e con il Consiglio Pastorale Diocesano, tramite il suo responsabile.

 Di per sé, non ha relazioni con altri organismi diocesani, se non a motivo delle richieste che riceve e che deve soddisfare.

Allegato 27

27. CONSIGLIO

PER GLI AFFARI ECONOMICI

1. Che cosa è

L'organismo tecnico che consiglia il Vescovo sugli affari economici (cfr. il CIC, canoni 492-493 e 537). Ogni Diocesi deve costituirlo, secondo le norme stabilite dal CIC e dal Vescovo. Come tale, non fa parte della Sezione Pastorale della Curia. Non lo si deve confondere però con l'Economato della Diocesi, che fa parte della Sezione Amministrativa della Curia Diocesana (cf. la nota all'allegato 26.5.3).

2. Funzioni

 Offrire al Vescovo, e a chi egli stabilisca, il consiglio tecnico su tutti i problemi economici della Diocesi.

 Preparare all'inizio di ogni anno il preventivo economico della Diocesi e a fine d'anno approvare il bilancio consuntivo.

 Promuovere la costituzione dei Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici e abilitarne i membri.

 Assicurare la corresponsabilità, l'aiuto reciproco e l'informazione su tutte le questioni economiche, a livello di diocesi e di parrocchia.

 Curare la comunicazione mutua tra l'amministrazione centrale e le parrocchie su tutte le questioni economiche, e armonizzare il sistema amministrativo.

Nota

È un Consiglio esclusivamente tecnico; non ha quindi il compito di stabilire politiche (o criteri pastorali) per l'amministrazione economica.

3. Composizione

 Presieduto dal Vescovo o da un suo delegato, è formato da almeno tre persone, esperte in campo economico e in diritto civile, e di provata integrità.

 Ad essi si aggiungono altri esperti e membri qualificati, in numero sufficiente per assolvere il servizio richiesto.

Nota

L'Economo della Diocesi non è membro di questo Consiglio.

4. Nomina

Tutti i membri sono scelti dal Vescovo.

5. Durata

Cinque anni per tutti i membri, che sono rieleggibili.

6. Funzionamento

 Il Consiglio si organizza in Équipes di lavoro.

 Ha un suo programma di incontri e di attività.

7. Relazioni

 Il Consiglio ha un rappresentante permanente nel Consiglio Pastorale Diocesano.

 Assiste occasionalmente, e su sua richiesta, il Consiglio Presbiterale.

 Assiste occasionalmente, e su sua richiesta, il Consiglio Episcopale.

 Ha relazioni permanenti con i Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici e con i Parroci.

Allegato C

ORGANISMI INTERMEDI

Allegato 28

28. VICARIATI EPISCOPALI

(CIC 476-481)

1. Che cosa sono

Sono strutture organizzative della Diocesi. Nel diritto canonico sono presentati come una possibilità; non sono imposti, né raccomandati, ma lasciati alla discrezione del Vescovo. Ce ne sono di tre tipi, corrispondenti ai tipi di Vicari Episcopali:

 quelli geografici, che comprendono vari Vicariati Foranei (o Decanati o Arcipretati);

 quelli personali, che si riferiscono a uno stesso gruppo di persone (per es. per i cattolici di un determinato rito);

 quelli funzionali, che corrispondono a una funzione (per es. il Vicario Episcopale per l'azione pastorale).

Qui parliamo dei Vicariati Episcopali di tipo geografico, che corrispondono a una porzione di territorio della Diocesi, che è affidata alla cura pastorale di un Vicario Episcopale.

2. Funzioni

Dipendono dalla delega affidata dal Vescovo al Vicario Episcopale; delega che si può descrivere così, in scala ascendente:

 esercitare la funzione disciplinare propria del Vescovo, in relazione al clero e all'amministrazione dei sacramenti e, in generale, all'amministrazione delle parrocchie;

 essere l'ambito per la formazione dottrinale, spirituale e pastorale del clero;

 essere l'ambito di coordinamento dell'azione pastorale della Diocesi nel territorio;

 promuovere e coordinare la vita e l'azione della Diocesi nel territorio.

3. Composizione

Il Vicariato Episcopale ha un Vicario Episcopale; secondo la delega che ha ricevuto dal Vescovo, egli lo organizza in forma analoga a quella della Diocesi, evitando tanto la sovrapposizione di organismi e la loro indiscriminata moltiplicazione, quanto l'assenza di organismi di partecipazione; la situazione che ha giustificato la divisione geografica offre elementi per la sua strutturazione.

4. Nomina

 Il Vescovo, dopo aver effettuato uno studio sulla convenienza di creare il Vicariato Episcopale e aver consultato il Consiglio Presbiterale sulla questione e sui possibili candidati, nomina il Vicario Episcopale per quella regione pastorale.

 Per le altre nomine si procede come per la Diocesi.

5. Durata

Cinque anni per il Vicario Episcopale, che può essere rieletto. Per gli altri incarichi si procede come per la Diocesi.

6. Funzionamento

Tutto dipende dalle funzioni che ha il Vicariato. Si procede in modo analogo a quello visto per la Diocesi.

7. Relazioni

 Il Vicario Episcopale è membro del Consiglio Episcopale, del Consiglio Pastorale Diocesano e del Consiglio Presbiterale.

 Per il resto, secondo le funzioni che ha, si rapporta con tutti i presbiteri, con tutti gli organismi parrocchiali e decanali e con tutti i gruppi, associazioni, istituzioni e movimenti apostolici.

Allegato 29

29. VICARIATI FORANEI

(O ARCIPRETATI, O DECANATI)

(CIC 553-555)

1. Che cosa sono

Circoscrizioni (o distretti territoriali) comprendenti più parrocchie della Diocesi, con a capo un presbitero chiamato Vicario Foraneo (o Arciprete o Decano). Sono l'unica struttura intermedia imposta dal CIC. Tuttavia, dove esistono i Vicariati Episcopali geografici, alcune competenze dei Vicariati Foranei potrebbero essere assunte dai Vicariati Episcopali.

2. Funzioni

Del Vicario Foraneo:

 promuovere e coordinare l'attività pastorale comune;

 curare il benessere spirituale e materiale del clero, e favorirne la formazione dottrinale;

 far osservare la disciplina ecclesiastica, quanto a liturgia, agli oggetti di culto e all'amministrazione delle parrocchie;

 assicurare gli aiuti spirituali e materiali ai preti malati e, in caso di morte di un presbitero, provvedere a tutto;

 visitare le parrocchie del distretto.

Del Vicariato Foraneo:

 essere l'ambito di dialogo di tutti i presbiteri del distretto, come presbiterio locale;

 essere l'ambito intermedio, permanente o occasionale, di incontro degli operatori pastorali rappresentanti delle parrocchie, per sintetizzarne gli apporti agli organismi diocesani;

 essere l'ambito intermedio per coordinare l'azione pastorale di aspetti che superano le possibilità delle parrocchie, tramite Commissioni pastorali corrispondenti a quelle diocesane;

 essere l'ambito della formazione degli operatori pastorali, in particolare per i responsabili e i membri delle équipes e dei comitati parrocchiali.

3. Composizione

Il Vicariato Foraneo, come struttura intermedia, è formato dal Vicario Foraneo e, secondo la realtà della Diocesi e il criterio del Vescovo, da altri organismi analoghi a quelli diocesani (Consiglio Pastorale, Presbiterio, Commissioni Pastorali).

4. Nomina

Il Vicario Foraneo è scelto dal Vescovo. Per gli altri uffici si procede in forma analoga a quella della Diocesi.

5. Durata

Cinque anni per il Vicario Foraneo, che è rieleggibile. Per gli altri incarichi si fa come per gli organismi diocesani.

6. Funzionamento

È più o meno articolato in relazione agli organismi che si devono armonizzare. L'autorità del Vicario Foraneo è quella di coordinare le varie realtà pastorali secondo il piano pastorale diocesano.

Allegato 30

30. PRESBITERIO FORANIALE

(O ARCIPRETALE, O DECANALE)

1. Che cosa è

L'insieme dei presbiteri di un Vicariato Foraneo che esprimono in un luogo l'unità sacramentale e ministeriale, propria del presbiterio diocesano.

È una struttura della quale non si parla nel Diritto Canonico, sebbene si attui in quasi tutte le Diocesi.

Il numero esiguo dei presbiteri e la loro vicinanza geografica può suggerire di non creare questa struttura, la cui funzione può essere svolta negli incontri di tutti i presbiteri.

2. Funzioni

 Essere un'espressione della fraternità sacramentale tra i presbiteri (PO 8).

 Esercitare la corresponsabilità di un unico ministero sacerdotale, soprattutto in relazione al Consiglio Presbiterale.

 Essere l'ambito abituale di formazione, di spiritualità e di reciproco aiuto tra i presbiteri, soprattutto per l'esercizio della carità pastorale.

3. Composizione

Tutti i presbiteri diocesani e religiosi, e almeno alcuni diaconi.

Nota

La rappresentanza dei diaconi dipende dalla funzione che esercitano o che si attribuisce loro. Se si ritiene che essi abbiano la funzione di presiedere, in nome del Vescovo (e del Parroco), una porzione del popolo di Dio, pare ragionevole che a motivo del sacramento e del ministero si integrino nel Presbiterio.

4. Nomina

I presbiteri appartengono al Presbiterio del Vicariato Foraneo finché vi risiedono.

5. Durata

Cinque anni per i diaconi eletti, con possibilità di rielezione. Se sono considerati membri permanenti del Presbiterio del Vicariato Foraneo, lo sono finché vi esercitano il ministero.

6. Funzionamento

 Il Vicario Foraneo convoca periodicamente il Presbiterio e lo presiede; un membro assume le funzioni di segretario.

 L'ordine del giorno, per le questioni che interessano il Consiglio Presbiterale, è preparato e comunicato per tempo dal segretario del Consiglio; per le altre questioni l'ordine del giorno è preparato dal Vicario Foraneo, insieme con gli altri eventualmente interessati, ed è comunicato per tempo dal Vicario Foraneo a tutti i componenti del Presbiterio. In ogni caso si devono affrontare i temi e le proposte suggeriti dai presbiteri.

 Gli incontri del Presbiterio sono organizzati dal Vicario Foraneo. Normalmente hanno un momento di preghiera e di spiritualità, e un altro di riflessione e di organizzazione dell'attività pastorale, oltre ai problemi vari.

 Nelle questioni che interessano il Consiglio Presbiterale, si devono tenere in considerazione le opinioni di ognuno dei presbiteri: se dopo il dialogo non si ottiene un orientamento comune, si devono far risultare i diversi orientamenti e il numero di quanti li sostengono.

7. Relazioni

Il Presbiterio del Vicariato Foraneo si rapporta normalmente con il Consiglio Presbiterale, occasionalmente con il Consiglio Episcopale. Le relazioni del Presbiterio con il Vescovo sono frequenti e periodiche, specialmente nelle diocesi in cui è più difficile stabilire relazioni personali abituali. La presenza del Vescovo, inoltre, può costituire un forte impulso spirituale e pastorale per i presbiteri.

Allegato 31

31. ALTRI ORGANISMI

DEL VICARIATO FORANEO:

CONSIGLIO PASTORALE, ASSEMBLEA

E COMMISSIONI PASTORALI

1. Che cosa sono

Le strutture intermedie di partecipazione e di azione organica che sono necessarie per l'ampiezza numerica (eo geografica) della Diocesi e, in talune circostanze, per motivazioni etniche e culturali, oltre che amministrative.

Queste strutture dipendono da un giudizio prudenziale sulla funzionalità delle relazioni strutturali tra le rispettive organizzazioni parrocchiali e diocesane.

Tenendo conto della diversità delle Diocesi nelle quali potrebbe essere conveniente creare queste strutture, non se ne può parlare in termini generali. Ad ogni modo, la loro funzione, la loro costituzione e il loro funzionamento sono analoghi a quelli degli organismi diocesani corrispondenti.

CONSIGLIO PASTORALE DEL VICARIATO FORANEO

Il carattere specifico di questo organismo è quello di essere l'ambito intermedio di sintesi di quanto è maturato a livello di parrocchia, sempre nel campo di quello che compete al Consiglio Pastorale Diocesano.

Questo organismo normalmente è formato dai parroci e da alcuni rappresentanti delle parrocchie, eletti dal Consiglio Pastorale Parrocchiale. Si deve in qualche modo garantire la presenza di rappresentanti dei diaconi, dei religiosi e delle religiose.

Si riunisce di norma per le questioni che, promosse dal Consiglio Pastorale Diocesano, richiedono un lavoro di sintesi, quando si debba proporre e organizzare un'attività comune, come Vicariato Foraneo.

Vari motivi, specialmente quello della sussidiarietà, possono consigliare la creazione della " Équipe Vicariale di Animazione Pastorale " (EVAP), analoga all'EDAP.

ASSEMBLEA DI VICARIATO FORANEO

Il carattere specifico di questo organismo è quello di essere l'ambito di sintesi degli orientamenti presi a livello di assemblee parrocchiali, per esprimerle nell'assemblea diocesana.

Questo organismo è costituito dai presbiteri e diaconi e da alcuni rappresentanti delle assemblee parrocchiali. Bisogna assicurare in qualche modo la rappresentanza di alcuni religiosi e religiose che risiedono e operano nel Vicariato Foraneo.

Normalmente si riunisce quando c'è l'assemblea diocesana e, straordinariamente, se lo richiede qualche questione del Vicariato Foraneo.

COMMISSIONI PASTORALI DEI VICARIATI FORANEI

Il numero e le attribuzioni di queste Commissioni dipendono dalla realtà della Diocesi, dalla sua ampiezza numerica e geografica, dall'efficacia del servizio che si vuol prestare e dall'osservanza del principio di sussidiarietà (fare a livello intermedio ciò che le parrocchie da sole non possono fare).

A titolo di esempio indichiamo alcuni possibili ambiti nei quali costituire Commissioni Pastorali di Vicariato Foraneo:

 Per la pastorale familiare, quando le parrocchie sono piccole e difficilmente possono avere un sufficiente numero di coppie per formare le Équipes che questa pastorale richiede, oppure quando le parrocchie sono talmente numerose e così vicine che è opportuno promuovere tra di loro un aiuto vicendevole, non moltiplicando le strutture. Ci devono essere tuttavia in ogni parrocchia alcune coppie che operino in questo settore.

 Per la pastorale giovanile, sia per le attività comuni, sia per assicurarne l'organizzazione in ogni parrocchia.

 Per le varie forme di pastorale riguardante l'educazione, dato che generalmente gli istituti educativi hanno alunni di diverse parrocchie; il che vale soprattutto nelle zone urbane.

 Per la pastorale dei campi che normalmente non si organizzano a livello parrocchiale, come ad esempio le pastorali a favore di operai, di professionisti, di imprenditori.

 Per la promozione sociale e per l'aiuto fraterno.

 Per altri campi secondo necessità e convenienze pastorali.

Queste Commissioni dipendono dalle Commissioni diocesane corrispondenti e sono a servizio di tutte le parrocchie del Vicariato, nella forma che è loro propria e in accordo con il piano diocesano di pastorale. In definitiva, è il piano pastorale e la sua attuazione che richiedono un'organizzazione allo stesso tempo partecipativa ed efficace.

Allegato D

RUOLO DI ALCUNE PERSONE

Allegato 32

32. IL VESCOVO

E IL VICARIO GENERALE

Presupposto quanto il Magistero della Chiesa precisa sul ministero e la vita del Vescovo (Lumen Gentium, Christus Dominus, Presbyterorum Ordinis, Ecclesiae Imago, CIC...), possiamo descrivere il suo ruolo e la sua fisionomia in una comunità diocesana idealmente matura, in questo modo:

 Avendo ricevuto il ministero della comunità con i suoi presbiteri e diaconi (LG 20), il Vescovo è e si presenta come " il principio e fondamento visibile dell'unità nella sua Chiesa particolare, formata a immagine della Chiesa universale ", che egli " rappresenta nel vincolo della pace, dell'amore e dell'unità " (LG 23).

 Tenendo conto che l'identità del ministero e della vita sacerdotale " è riferita all'Eucaristia, radice e cardine di ogni comunità " e che " dove è il Vescovo lì c'è la Chiesa ", possiamo dire che " dove c'è il Vescovo c'è la Chiesa " (Puebla 662). Per questo, l'esercizio del suo ministero e del suo stile di vita è determinato dallo spirito e dal dinamismo propri della liturgia Eucaristica, nella quale egli celebra ciò che la comunità diocesana  ed egli stesso  vive e fa, e si impegna a vivere e a fare nella carità di Cristo.

 Questo spirito e questo dinamismo, propri della carità e della celebrazione dell'Eucaristia, sono espressi dal Vescovo in alcuni tratti che ne caratterizzano la fisionomia nell'esercizio del suo ministero:

a) con le parole e con i gesti facilita e promuove l'integrazione, la convergenza, la cooperazione e l'armonia di tutti i battezzati, quale che sia la condizione di ciascuno, così che la comunità diocesana si senta da lui radunata nello Spirito Santo. Il Vescovo convoca (chiama insieme) sempre tutti " in Unum ";

b) promuove ed esercita il " ministero della riconciliazione " creando le condizioni e le opportunità perché la comunità come tale  e ciascuna sua parte  eserciti il perdono vicendevole e ricomponga le relazioni di fraternità; di modo che tutti si incontrino nella celebrazione liturgica avendo celebrato precedentemente la riconciliazione cui Gesù invita, quando dice: " Se mentre ti avvicini all'altare, ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia l'offerta, va' e riconciliati prima con il tuo fratello, poi torna e fai la tua offerta ";

c) sotto la guida dello Spirito che, come anima della Chiesa, la conduce alla pienezza del Vangelo, il Vescovo discerne sia lo spirito della comunità, delle persone, dei gruppi e degli organismi, sia i carismi, doni e ministeri di ciascuno di essi;

d) uomo della Parola, egli conferma nella fede la comunità ecclesiale, le sue persone e i suoi ministri che questa Parola ascoltano e vogliono mettere in pratica; e chiama a conversione chi non è coerente con questa fede, in vista della più piena realizzazione della vocazione personale e comunitaria alla santità del popolo di Dio;

e) anima e sostiene con gesti e parole la crescita della comunità ecclesiale, partendo dalla sua debolezza e precarietà, in ordine al sacrificio spirituale che essa è chiamata a realizzare per conformarsi a Cristo;

f) sull'esempio di Cristo che nella sua morte e risurrezione è costituito Capo del suo Corpo che è la Chiesa, il Vescovo, con pazienza e umiltà, con l'esercizio del dialogo e delle sue esigenze, con l'amore alla verità e la subordinazione al bene comune, mentre si va identificando sempre di più a Cristo che ha dato la vita per il gregge affidatogli, va riconciliando e edificando nell'amore la comunità ecclesiale, come Sposa fedele al suo Signore;

g) celebra nella liturgia il sacrificio spirituale della comunità diocesana per il bene dell'unità universale cui essa è convocata dallo Spirito; e, celebrando, la raduna nello stesso Spirito che, dall'interiorità, chiama Dio " Padre ";

h) serve e promuove ogni persona e la stessa comunità, perché tutti attingano la libertà dei figli di Dio e godano della pace di Cristo nella comunione dell'unico Spirito; libertà e pace che si esprimono e si accrescono mediante la comunicazione dei beni spirituali, culturali e materiali, mentre tutti si edificano insieme nella comunione;

i) anima, sostiene e benedice la comunità nel suo impegno di testimoniare la sua fede al mondo, e soprattutto a coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia, e la invita a rinnovare questo impegno perché il mondo si trasformi in forza dello spirito delle beatitudini.

 Così il Vescovo  ministro della comunità radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo  esercita e vive il suo ministero in modo da rivelare la Paternità di Dio, la Fraternità in Cristo e l'Amore dello Spirito Santo. Da parte sua la comunità diocesana quando sente, parla e agisce secondo lo Spirito, riconosce in lui  e lo aiuta ad esserlo  il proprio padre, il fratello e il servo nel medesimo e unico Spirito.

Nota

Il Vicario Generale, per il fatto di essere l'" alter ego " del Vescovo e di sostituirlo in tutto  eccetto in quello che è di esclusiva competenza del Vescovo in forza del sacramento episcopale  si configura totalmente con la sua stessa fisionomia e il suo ruolo.

Allegato 33

33. IL VICARIO EPISCOPALE

PER L'AZIONE PASTORALE

In coerenza col Diritto Canonico (canoni 475-481) e in conformità con l'organizzazione della Diocesi che proponiamo, il Vicario Episcopale per l'Azione Pastorale ha le seguenti responsabilità:

A. In generale

1. Aiutare la Diocesi ad avere una linea comune di azione pastorale, in modo che si raggiungano gli obiettivi del piano pastorale diocesano.

2. Facilitare, aiutare e promuovere la cooperazione tra i vari organismi pastorali.

3. Aiutare i vari organismi ad attuare il loro piano specifico.

4. Promuovere la subordinazione di tutti e di tutto al bene comune della Diocesi, in modo che si formi una coscienza collettiva e una sensibilità comunitaria, a servizio del Regno di Dio; promuovendo così una " mentalità o coscienza diocesana ".

B. In particolare

1. Coordinare il Consiglio Pastorale Diocesano.

2. Coordinare e guidare la Sezione Pastorale della Curia diocesana.

3. Coordinare e dirigere l'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale e l'insieme delle Équipes Parrocchiali eo Vicariali di Animazione Pastorale.

4. Consigliare il Vescovo nel Consiglio Episcopale.

5. Visitare le parrocchie prima delle visite pastorali del Vescovo per preparare l'informazione sulla situazione pastorale delle parrocchie che saranno visitate.

6. Dare il suo aiuto nella formazione spirituale e pastorale degli operatori pastorali, insieme all'Équipe Diocesana di Animazione Pastorale e alle Équipes parrocchiali eo Vicariali.

Allegato 34

34. IL VICARIO EPISCOPALE

PER GLI AFFARI AMMINISTRATIVI

Tenendo conto che il Vicario Generale è l'" alter ego " del Vescovo e che ha il compito di coordinare il ritmo generale della Curia diocesana, proponiamo un Vicario Episcopale per la Sezione Amministrativa della Curia stessa.

In coerenza col Diritto Canonico (canoni 475-481) e in accordo con l'organizzazione della Diocesi, il Vicario Episcopale per gli Affari Amministrativi ha le seguenti responsabilità:

A. In generale

1. Servire la Diocesi per assicurarle un'amministrazione efficace a servizio della fraternità ecclesiale e della missione che è chiamata a realizzare.

2. Aiutare, facilitare e promuovere la cooperazione tra i vari organismi della Sezione Amministrativa della Curia diocesana.

3. Aiutare ogni organismo nell'organizzazione dei suoi compiti.

4. Fare in modo che tutte le attività che si attuano siano intraprese con spirito di servizio, di reciproca fraternità, semplificando il più possibile le esigenze burocratiche.

B. In particolare

1. Coordinare la Sezione Amministrativa della Curia diocesana.

2. Definire, con la cooperazione di tutti, le norme che regolano il buon funzionamento dei vari uffici e assicurarne l'osservanza.

3. Assicurare che tutti gli uffici rispettino il Codice di Diritto Canonico e le leggi della Diocesi.

4. Visitare le parrocchie prima della visita pastorale del Vescovo e preparare l'informazione sulla situazione amministrativa.

5. Consigliare il Vescovo nel Consiglio Episcopale.

6. Fare in modo che le parrocchie abbiano un'organizzazione amministrativa coerente con quella della Diocesi.

Nota

Per i Vicari Episcopali di una regione geografica, v. allegato 28. Per i Vicari Foranei v. allegato 29.

Allegato 35

35. I PARROCI

E I VICARI PARROCCHIALI

In coerenza con quanto dispone il Codice di Diritto Canonico (519, 528-530, 536-537, 543, 545, 548, 550) sui parroci e sui vicari parrocchiali, il ruolo del Parroco è condiviso da questi ultimi, anche se in forma subordinata, così che " il Parroco e il Vicario  o i vicari  possano provvedere in unità di intenti alla cura pastorale della parrocchia, della quale essi sono congiuntamente responsabili " (CIC 548 § 3).

In accordo con l'organizzazione della Diocesi, compete al Parroco, con l'aiuto dei vicari:

A. In generale

1. Presiedere la comunità parrocchiale in nome del Vescovo.

2. Essere il principio di unità della comunità parrocchiale.

3. Presiedere l'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana della comunità parrocchiale.

4. Discernere nello Spirito i doni e i carismi delle persone e dei vari gruppi apostolici, dar loro posto nell'organizzazione parrocchiale e aiutarli ad esercitarli con spirito ecclesiale.

5. Promuovere i vari ministeri e animare chi li esercita, con speciale attenzione ai religiosi, alle religiose e ai diaconi.

6. Promuovere la comunicazione di beni nella comunità parrocchiale a favore dei poveri, dei malati e dei bisognosi.

7. Assicurare l'applicazione a livello parrocchiale del piano pastorale diocesano a servizio della realizzazione della vocazione del popolo di Dio alla santità.

B. In particolare

1. Convocare e presiedere il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

2. Convocare e presiedere l'Assemblea Parrocchiale.

3. Coordinare e animare il presbiterio locale (presbiteri e diaconi); decidere insieme il piano pastorale parrocchiale, mediante il quale si coordinano tutte le attività, tutte le persone, tutti i gruppi apostolici, tutti gli organismi e tutte le Équipes (o Commissioni) parrocchiali.

4. Presiedere l'Équipe Parrocchiale di Animazione Pastorale.

5. Dirigere l'Équipe (o Comitato) di Coordinamento Parrocchiale.

6. Istituire e animare le varie Équipes (o Commissioni o Comitati) parrocchiali.

Allegato 36

36. I PRESBITERI CHE PRESIEDONO

ALTRE COMUNITÀ ECCLESIALI

(NON PARROCCHIE)

Nelle Diocesi esistono normalmente altri incarichi, svolti da presbiteri in nome del Vescovo. Possono esserci:

 cappellani di scuole;

 cappellani di ospedali;

 cappellani di carceri;

 direttori o assistenti di movimenti studenteschi, universitari e di altre categorie di persone;

 responsabili di istituti cattolici di educazione;

 ecc.

Tenendo conto di ciò che dispone il Codice di Diritto Canonico (canoni 564-572) e in accordo con l'organizzazione della Diocesi e le esigenze del piano pastorale diocesano, compete loro:

A. In generale

(tenendo conto della diversità di campi)

1. Presiedere in nome del Vescovo la comunità cristiana loro affidata.

2. Promuovere, d'accordo con il piano pastorale diocesano, la comunità in quanto tale, e in modo che coinvolga tutti i battezzati e tutta la gente di buona volontà, vale a dire:

 tutti i destinatari diretti e immediati del servizio che si presta;

 tutti quelli che svolgono il servizio e vi collaborano;

 tutte le famiglie che hanno, direttamente o indirettamente, relazione col servizio che si presta.

3. Attuare le attività che il piano diocesano stabilisce per quel campo pastorale specifico e collaborare con le Commissioni diocesana e decanale competente.

4. Promuovere le attività che aiutino la comunità a maturare nel suo servizio a tutte le persone coinvolte.

5. Favorire l'integrazione delle persone  e della stessa comunità  nelle comunità parrocchiali, e promuovere l'evangelizzazione dell'ambiente.

B. In particolare

(tenendo conto della varietà dei campi)

1. Servire la crescita personale delle persone, specialmente dei responsabili e dei collaboratori.

2. Animare e coordinare i diversi gruppi apostolici impegnati nell'evangelizzazione del settore corrispondente.

3. Guidare le azioni che hanno una relazione diretta con la formazione della comunità: ritiri, giornate ...

4. Convocare tutti coloro che collaborano nell'apostolato specifico per valutare l'azione pastorale già svolta, per proporre il nuovo piano e programmare l'azione che si deve realizzare.

5. Promuovere varie attività su problemi umani che interessano tutte le persone che hanno rapporti con la comunità, e non solo i cattolici.

6. Assolvere i doveri specifici del presbitero, per quanto riguarda la liturgia, la catechesi e la carità, secondo il settore specifico nel quale si opera.

Allegato 37

37. I RESPONSABILI DEI DIPARTIMENTI

DELLA SEZIONE PASTORALE

DELLA CURIA DIOCESANA

Funzioni

1. Coordinare le varie Commissioni che integrano il Dipartimento.

2. Assicurare che ogni Commissione abbia il suo responsabile e un numero sufficiente di membri.

3. Vigilare perché ogni Commissione svolga il suo ruolo e realizzi il suo piano specifico.

4. Aiutare, in forma sussidiaria, le Commissioni nello svolgimento dei loro compiti.

5. Risolvere, in collaborazione con i responsabili delle Commissioni, i conflitti di competenza che possono sorgere tra loro.

6. Convocare, almeno due volte all'anno, i responsabili delle Commissioni per l'informazione, il coordinamento e la valutazione della loro azione pastorale, in accordo con il piano diocesano e con i loro piani specifici; e anche per l'aiuto vicendevole tra le Commissioni.

7. Preparare la sintesi della valutazione del piano pastorale nei loro campi specifici e armonizzare la proposta di piani specifici da presentare al Consiglio Pastorale Diocesano.

Allegato 38

38. I RESPONSABILI

DELLE COMMISSIONI DIOCESANE

Funzioni

1. Coordinare la propria Commissione con le sue Sottocommissioni (se ci sono) e con le sue Équipes di lavoro.

2. Assicurare che le Sottocommissioni e le Équipes di lavoro funzionino e che tutte abbiano un responsabile.

3. Assicurare che ogni Sottocommissione e ogni Équipe realizzi il piano e i programmi stabiliti, e procurare loro gli aiuti dei quali hanno bisogno per farlo.

4. Organizzare con i responsabili rispettivi il lavoro delle Sottocommissioni e delle Équipes, e risolvere con esse i conflitti di competenza.

5. Riunire, almeno ogni due mesi, i responsabili delle Sottocommissioni e delle Équipes di lavoro per l'informazione vicendevole, per il coordinamento e per la valutazione dell'azione pastorale che si sta realizzando.

6. Preparare la sintesi della valutazione e la proposta del piano specifico da condividere con il responsabile del Dipartimento.

7. Partecipare alle riunioni del Consiglio Pastorale Diocesano di cui sono membri.

8. Mantenere relazioni periodiche con le Commissioni parrocchiali eo decanali, e con i Parroci e i Decani.

Allegato E

ORGANIGRAMMI

 

Allegato E

ORGANIGRAMMI

 

 

INDICE GENERALE

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Capitolo 1

Il significato e la portata delle strutture . . . . . . . . 11

Capitolo 2

Il primato della carità sulle strutture . . . . . . . . . 15

Capitolo 3

Principi di strutturazione della Chiesa locale . . . . . . 19

Capitolo 4

L'organizzazione e l'organigramma della Diocesi . . . . . 21

Capitolo 5

Le strutture a livello parrocchiale . . . . . . . . . . 27

Capitolo 6

Le strutture a livello diocesano . . . . . . . . . . . 31

Capitolo 7

Le strutture diocesane a livello intermedio . . . . . . . 34

Capitolo 8

Alcuni ruoli specifici . . . . . . . . . . . . . . . 35

Capitolo 9

La relazione dinamica tra i diversi organismi . . . . . . 37

Capitolo 10

La creazione progressiva delle strutture diocesane . . . . 40

Capitolo 11

La spiritualità del dinamismo diocesano . . . . . . . . 45

Allegati

Organismi parrocchiali . . . . . . . . . . . . . .

53

Organismi diocesani . . . . . . . . . . . . . . .

89

Organismi intermedi . . . . . . . . . . . . . . .

201

Ruolo di alcune persone . . . . . . . . . . . . .

213

Organigrammi . . . . . . . . . . . . . . . . .

229

Indice degli allegati . . . . . . . . . . . . . . . . .

235

 

INDICE DEGLI ALLEGATI

A. ORGANISMI PARROCCHIALI

1. Rete dei Messaggeri . . . . . . . . . . . . . . 55

2. Lettera ai Cristiani ed Equipe di Redazione . . . . . 58

3. Comunità Ecclesiali di Base (CEB) . . . . . . . . 62

4. Zone Pastorali Parrocchiali . . . . . . . . . . . 64

5. Assemblea Zonale . . . . . . . . . . . . . . . 66

6. Equipe di Coordinamento Zonale (ECZ) . . . . . . 68

7. Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP) . . . . . . . 70

8. Equipe Parrocchiale di Animazione Pastorale (EPAP) . 73

9. Presbiterio Parrocchiale (presbiteri e diaconi) . . . . 76

10. Assemblea Parrocchiale . . . . . . . . . . . . . 78

11. Equipe o Comitato di Coordinamento Parrocchiale (ECP o CCP) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80

12. Equipes o Commissioni Parrocchiali . . . . . . . . 82

13. Comunità Ministeriale . . . . . . . . . . . . . 86

B. ORGANISMI DIOCESANI

14. Consulta dei Laici . . . . . . . . . . . . . . 91

15. Confederazione Diocesana dei Religiosi (CDR) . . . . 93

16. Assemblea del Clero . . . . . . . . . . . . . 95

17. Incontro Pastorale . . . . . . . . . . . . . . . 97

18. Consiglio Pastorale Diocesano (CPD) . . . . . . . 99

19. Equipe Diocesana di Animazione Pastorale (EDAP) . . 102

20. Consiglio Presbiterale (CPr) . . . . . . . . . . . 105

21. Collegio dei Consultori (CC) . . . . . . . . . . . 107

22. Assemblea Diocesana (AD) . . . . . . . . . . . 109

23. Sinodo Diocesano . . . . . . . . . . . . . . . 111

24. Consiglio Episcopale . . . . . . . . . . . . . . 113

25. Curia Diocesana . . . . . . . . . . . . . . . 115

26. Sezione Pastorale della Curia Diocesana . . . . . . 117

26.1. Dipartimento di Pastorale Comunitaria . . . . . 120

26.1.1. Commissione per la Pastorale della Moltitudine, 123; 26.1.2. Commissione per la Pastorale delle Piccole Comunità, 126; 26.1.3. Commissione per la Pastorale Familiare, 128.

26.2. Dipartimento di Pastorale Settoriale . . . . . . 131

26.2.1. Commissione per la Pastorale Infantile, 134; 26.2.2. Commissione per la Pastorale Giovanile, 136; 26.2.3. Altre Commissioni Settoriali, 139; 26.2.4. Commissione per l'Ecumenismo, 142.

26.3. Dipartimento dei Servizi Pastorali . . . . . . . 146

26.3.1. Commissione per la Catechesi dei bambini e degli adolescenti, 149; 26.3.2. Commissione per la Catechesi presacramentale degli adulti, 151; 26.3.3. Commissione per l'Insegnamento della Religione nelle scuole statali o private, 154; 26.3.4. Commissione per le Scuole Cattoliche, 156; 26.3.5. Commissione per le Celebrazioni Liturgiche, domenicali e festive, e per l'arte e la musica sacre, 158; 26.3.6. Commissione per la Spiritualità diocesana o comunitaria, 161; 26.3.7. Commissione per l'Aiuto fraterno (Caritas), 163; 26.3.8. Commissione per la Formazione della Coscienza politica, 166; 26.3.9. Commissione Giustizia e Pace, 168; 26.3.10. Commissione per il Turismo, 170; 26.3.11. Commissione per le Missioni " ad extra ", 172.

26.4. Dipartimento di Pastorale Ministeriale . . . . . 174

26.4.1. Commissione per la Formazione Spirituale e Pastorale degli Operatori Pastorali (EDAP), 177; 26.4.2. Commissione per la Formazione Dottrinale Permanente del Clero, dei Diaconi e dei Laici impegnati, 179; 26.4.3. Commissione per la Formazione Iniziale dei Diaconi, 181; 26.4.4. Commissione per gli Istituti di Formazione degli Operatori Pastorali, 183; 26.4.5. Commissione per la Formazione Pastorale dei Seminaristi, 185.

26.5. Dipartimento delle Strutture di Appoggio . . . . 187

26.5.1. Commissione per le Comunicazioni alla base, 189; 26.5.2. Commissione per i Mezzi di Comunicazione Sociale, 191; 26.5.3. Commissione Economica per l'Azione Pastorale, 194; 26.5.4. Commissione per i Servizi Tecnici, 196.

27. Consiglio per gli Affari Economici . . . . . . . . . 198

C. ORGANISMI INTERMEDI

28. Vicariati Episcopali . . . . . . . . . . . . . . 203

29. Vicariati Foranei (o Arcipretati o Decanati) . . . . . 205

30. Presbiterio Foraniale (o Arcipretale o Decanale) . . . . . 207

31. Altri organismi del Vicariato Foraneo: . . . . . . . 210

 Consiglio Pastorale

 Assemblea

 Commissioni Pastorali

D. RUOLO DI ALCUNE PERSONE

32. Il Vescovo e il Vicario Generale . . . . . . . . . 215

33. Il Vicario Episcopale per l'Azione Pastorale . . . . . 218

34. Il Vicario Episcopale per gli Affari Amministrativi . . 220

35. I Parroci e i Vicari Parrocchiali . . . . . . . . . . 222

36. I Presbiteri che presiedono altre comunità ecclesiali . . 224

37. I responsabili dei Dipartimenti della Sezione Pastorale della Curia Diocesana . . . . . . . . . . . . . . . . 226

38. I responsabili delle Commissioni Diocesane . . . . 227

E. ORGANIGRAMMI

39. Organigramma della Parrocchia . . . . . . . . . . 231

40. Organigramma della Diocesi . . . . . . . . . . . 232

41. Flussogramma della Diocesi . . . . . . . . . . . . 233

 

  1. Le Diocesi che stanno attuando progetti di evangelizzazione con il sussidio del " Servizio di animazione comunitaria " del Movimento per un Mondo Migliore sono oggi oltre 80 nel mondo, di cui 3 in Italia.