Sant'Agostino
Tra i pensatori dell’età tardo-antica, più di tutti ha saputo riflettere con profondità sui problemi teologico-speculativi ed etico-antropologici connessi alla religione cristiana. È uno dei maggiori Padri della Chiesa.
Nacque a Tagaste, in Numidia, nel 354, da padre pagano e madre cristiana (Monica) dalla quale subirà un’influenza decisiva per la sua conversione al cristianesimo. Studiò retorica a Madaura e Cartagine.
Nel 373 lesse l’Ortensio di Cicerone, opera di esortazione alla filosofia.
In questo stesso anno si avvicinò al MANICHEISMO, una corrente teosofica che postulava l’esistenza di due principi contrapposti: bene e male.
A Milano incontrò il vescovo Ambrogio che lo illuminò nell’esegesi biblica. Studiò Plotino, il quale, attraverso la sua concezione del male, gli consentì di superare il dualismo manicheo.
Nel 387 si convertì al cristianesimo.
Nel 391 venne chiamato a Ippona dal vescovo Valerio al quale successe cinque anni dopo sulla cattedra episcopale. In questa veste intervenne con vigore in dibattiti religiosi e culturali di grande attualità (soprattutto contro alcune sette ereticali).
Morì nel 430.
Principali opere
Ricordiamo, nella vastissima produzione agostiniana: "Contro gli Accademici", "L’immortalità dell’anima", "I soliloqui", "La vera religione", "Le Confessioni", il trattato "Sulla Trinità", una serie di brevi scritti sulla predestinazione e sul libero arbitrio ed, infine, "La Città di Dio".
La questione del male
Il Male, per Agostino, non ha una consistenza ontologica autonoma.
A tale proposito distingue il male fisico, conseguenza del peccato originale, dal male morale, definito un "pervertimento della volontà" e un allontanamento da Dio.
Rapporto fede ragione
La fede è complementare alla ragione e la ragione alla fede. Le frasi con cui Agostino riassume questo suo pensiero sono:
CREDE UT INTELLIGAS (Credi per capire)
INTELLIGE UT CREDAS (Capisci per credere)
Teologia, metafisica e scienza dell’uomo sono congiunte in Agostino.
Contro Pelagio
In questo scritto ribadisce la naturale peccaminosità dell’uomo.
Pelagio, sosteneva che l’uomo, nonostante il peccato originale, può compiere il bene, ha la capacità di scegliere il bene.
Agostino sottolinea l’intervento della volontà: è essa che governa la ragione e quando volge al male, solo la fede e l’intervento divino possono redimerla.
In questo contesto occupa un ruolo determinante la Grazia (teoria della Predestinazione) secondo cui Dio predestina l’uomo alla salvezza e alla dannazione secondo il proprio imperscrutabile disegno (Sul libero arbitrio).
L’itinerario agostiniano
Quello di Agostino è un pensiero asistematico che, alla struttura analitica delle argomentazioni, predilige le "intuizioni" immediate. In ciò si avverte l’influsso e la metodica dei suoi grandi maestri, Platone (vir sapientissimus) e Plotino ("reincarnazione" di Platone).
L’itinerario ha come centro focale l’anima o l’attività dello spirito e si compie attraverso una graduale conquista realizzata attraverso 3 fasi:
1° momento teoretico.
Superamento dello scetticismo
Nel dialogo Contra Academicos, Agostino critica lo scetticismo degli Accademici che rappresenta la più grave aporia e il principale ostacolo alla ricerca filosofica in quanto inficia alla radice la tensione teleologica verso la verità.
Agostino si sofferma a demolire il probabilismo di Arcesilao e Carneade i quali, nella loro polemica contro il dogmatismo degli Stoici, negavano la possibilità di raggiungere la certezza e la verità, sostenendo che la ragione umana può al massimo pervenire alla probabilità e alla verosimiglianza (Qui Agostino fa riferimento agli Academica priora di Cicerone).
L’argomento con il quale Agostino confuta il probabilismo degli scettici è il seguente:
se si nega la certezza e la verità non è possibile sostenere la probabilità e la verosimiglianza. Infatti, il certo e il vero sono i criteri con cui valutiamo il probabile e il verosimile. Senza il rapporto con la certezza e la verità, ciascuna cosa detta diventa nomina vacua, priva di ogni significazione reale.
– L’argomento dell’inganno dei sensi
Agostino conosce tutti i topoi della casistica scettica contro la veridicità delle percezioni sensoriali (ramo spezzato nell’acqua, collo iridescente della colomba, torri della costa, l’eco, ecc.). Egli afferma che i sensi non ci ingannano, ma si limitano a recepire passivamente delle realtà o delle apparenze. Il principio è "sentire non est corporis, sed animae per corpus". La verità è tutta interiore, risiede nello spirito che assumendo i dati offerti dai sensi, li elabora e li trasforma in valori noetici.
Agostino intende la filosofia come "amor studiumque sapientiae" e a tal uopo distingue la scienza, che è conoscenza razionale-discorsiva delle realtà empirico-temporali, dalla sapientia, che è conoscenza noetico-intuitiva delle realtà metatemporali.
– Il dubbio. Teoresi del superamento del dubbio
Il dubbio si supera, sostiene Agostino (anticipando le argomentazioni di Cartesio a proposito del cogito), con la coscienza critica del dubbio stesso. Infatti chi dubita, nell’atto stesso del dubitare, ha coscienza di sé come dubitante; ha la certezza del suo pensiero che dubita (Cfr. "De vera religione").
Vi è, dunque, una realtà certa, indubitabile: la presa di coscienza del dubbio. Di questa realtà non si può dubitare.
Ma se ci sbagliassimo?, potrebbero obiettare gli Accademici.
Agostino risponde: "Si fallor, sum". Se m’inganno, ho la certezza del mio essere. Questa certezza dell’ego cogitans è una certezza interiore che non soggiace agli inganni della realtà esterna.
Possono essere falsi o illusori gli oggetti di cui si dubita, ma l’atto del soggetto dubitante, in quanto pensiero consapevole e atto critico della coscienza, contiene in sé tutta una serie di certezze. Il soggetto o io dubitante:
Altre certezze sono il principio di non-contraddizione e i principi della matematica (validi a priori).
Ma come possiamo attingere la veritas?
2° Momento teoretico
METAFISICA DELLA "VERITAS INTERIORE"
L’anima o la mente, nel momento in cui supera la scepsi, afferma con certezza la propria realtà ontologico-esistenziale, prende coscienza del suo io interiore che non è un aliud distinto dall’anima ma è l’anima stessa che si autoconosce. L’anima dunque si pone come autocoscienza, cioè come soggetto ed insieme oggetto della propria conoscenza.
Tale autocoscienza non va confusa con l’introspezione (che coglie i dati psichici). Essa si attua a livello noetico della mens ed è quindi conoscenza diretta, immediata, non analitica, ma noetico-intuitiva (Autonoesi) (cfr. l’argomento nelle Enneadi di Plotino).
La verità, continua Agostino, non è fuori di noi, ma dentro di noi, inerisce all’interiorità della nostra anima: "Noli foras ire; in te ipsum redi: in interiore homine habitat veritas".
Questo principio, che rivaluta l’imperativo socratico del "Conosci te stesso", fonda la metafisica della verità interiore che è il centro della filosofia agostiniana.
Nella sua interiorità, l’anima scopre il mondo delle idee che non sono innate secondo la dottrina platonica. La presenza delle idee si spiega col principio della partecipazione (metexi) che in Agostino assume un significato diverso e viene integrato dalla dottrina dell’illuminazione.
La dottrina della verità è in noi non come lumen innatum ma come lumen participatum. l’anima riceve per partecipazione alcune idee o principi assoluti che debbono guidare l’attività razionale come criteri assoluti di giudizio. Tali idee sono:
Queste idee, come tutte le infinite rationes rerum, sono contenute nella mente di Dio o nel Logos divino (Agostino trasferisce le idee dall’Iperuranio platonico alla mente di Dio).
Queste idee sono vere perché eterne e immutabili. Tutto ciò che esiste, esiste come partecipazione ad esse. Esse sono il fondamento di ogni conoscenza intellegibile.
3° MOMENTO TEORETICO
IL TRASCENDERSI DELL’IO AUTOCOSCIENZIALE
I caratteri essenziali delle idee sono 6:
Le verità sono intuite dalla mente ma non possono essere originate dalla mente stessa perché assolute, immutabili, quindi superiori alla mente che, per sua natura, è soggetta all’errore.
Per attingere il fondamento della verità, l’anima pervenuta all’autocoscienza, deve superarsi e trascendersi.
Il fondamento della verità è, dunque, Dio.
IL PROBLEMA DEL TEMPO
Il rapporto tra Dio e il mondo, tra creazione e storia, costituisce anche per Agostino il motivo di una originale riflessione sul problema del tempo. Anche qui, il motivo occasionale è costituito da un'obiezione molto diffusa contro il pensiero cristiano: se il mondo è stato creato nel tempo, cosa faceva Dio prima della creazione? La soluzione che Agostino dà al problema è originale non solo per l'impostazione metodologica, ma anche per le sottili analisi psicologiche che vi fanno da contorno.
"Che cos’è dunque il tempo? Quando nessuno me lo chiede, lo so; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so. Tuttavia affermo con sicurezza di sapere che, se nulla passasse, non vi sarebbe un tempo passato; se nulla si approssimasse non vi sarebbe un tempo futuro se non vi fosse nulla, non vi sarebbe il tempo presente. Ma di quei due tempi, passato e futuro, che senso ha dire che esistono, se il passato non è piú e il futuro non è ancora? E in quanto al presente, se fosse sempre presente e non si trasformasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità... Questo però è chiaro ed evidente: tre sono i tempi, il passato, il presente, il futuro; ma forse si potrebbe propriamente dire: tre sono i tempi, il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro. Infatti questi tre tempi sono in qualche modo nell'animo, né vedo che abbiano altrove realtà: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione diretta, il presente del futuro l'attesa... Il tempo non mi pare dunque altro che una estensione (distensio), e sarebbe strano che non fosse estensione dell'animo stesso. (Confesioni XI, 14, 17: 20, 26; 26, 33).
Ridotto dunque il tempo ad una "distensione dell'animo" cioè in fondo ad un'attività della coscienza, ne risulta che il problema prima posto è privo di senso: Dio non ha creato il mondo nel tempo ma col tempo: l'eternità è al di fuori del tempo e l'azione divina si svolge appunto nell'eternità. Con il che risulta ribadita quella sostanziale estraneità dell'uomo alla storia ed al tempo delle cose terrene, perché la vera realtà dell'uomo è appunto in un "presente eterno" la cui misura è la sua stessa anima: e se la verità di questo essere dell'anima è la ricerca o meglio il ri-trovamento di Dio, ciò è vero nella vita interna dell'uomo di cui sono parti tutte le sue azioni, ed è vero in tutta la storia dei figli dell'uomo, di cui sono parte tutte le vite umane. (Conf. XI, 28, 38)
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE (Traduzioni italiane)
EUSEBIO, Storia Ecclesiastica, a cura di G. Del Ton, Desclée, Roma 1964.
LATTANZIO, Le divine istituzioni, a cura di C. Mazzoni, Siena 1937.
Opere di sant'Agostino, ed. Latino-italiana, diretta da A. Tropé, a cura di AA.VV., Città Nuova, Roma 1965 (l'opera è ancora in corso di pubblicazione e, completa, sarà composta da 32 volumi).
AGOSTINO, Confessioni, a cura di M. Pellegrino e C. Carena, Einaudi, Torino 1966.
AGOSTINO, Confessioni, a cura di A. Marzullo, Zanichelli, Bologna 1968.
AGOSTINO, Opere politiche, in Il pensiero politico cristiano, vol. II, a cura di G. Barbero, Utet, Torino 1965.
AGOSTINO, De magistro, a cura di M. Casotti, La Scuola, Brescia 1968.
AGOSTINO, La città di Dio, a cura di C. Borgogno, Ed. Paoline, Roma 1979.
Saggi critici
A. PINCHERLE, Sant'Agostino, Laterza, Bari 1939.
H. MARROU, Sant'Agostino, Mondadori, Milano 1960.
C. BOYER, Sant'Agostino filosofo, Patron, Bologna 1965.
P. BROWN, Agostino, Einaudi, Torino 1971.