OSIAMO DIRE PADRE

Lorenzo Chiarinelli

Vescovo di Viterbo

 

Introduzione

 

Il tuo volto io cerco

 

C'è un'esperienza, semplice e misteriosa nello stesso tempo, che ha accompagnato la storia degli uomini da sempre: la preghiera. Con significati diversi, in forme le più varie, secondo ritualità molteplici la storia testimonia che nello statuto dell'uomo, tra le dimensioni permanenti, c'è la dimensione orante. La fenomenologia delle religioni è lì a documentarlo. Giustamente, perciò, il Concilio Vaticano II ha affermato: " la ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio" (GS 19). E' questa vocazione che motiva il bisogno e la ricerca della mente e sorregge il desiderio e il sospiro del cuore che si traduce in preghiera in tutti i tempi e sotto tutte le latitudini.In particolare è la tradizione ebraico-cristiana della Bibbia che raccoglie ed esprime, non solo nei Salmi ma in tutte le sue preghiere, le mille tonalità della preghiera: canto di lode, invocazione e lamento, esplosione di gioia e grido di dolore, angoscia di silenzio ed estasi di comunione.Tutta la Bibbia, come "parola", è preghiera: parola di Dio, parola su Dio, parola a Dio. Qualche passaggio di questo lungo cammino. "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia,e anela la mia carne, come terra deserta,arida, senz'acqua" (Salmo 62) Così pregava David quando viveva, in situazione drammatica, la dura eppur suggestiva, esperienza del deserto di Giuda. E' ancora possibile oggi che l'uomo, pellegrino nel mondo, si esprima con le stesse parole? - "I discepoli erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera" (At 2,42). Così S. Luca descrive la prima comunità cristiana di Gerusalemme. Potrà essere ancora questo oggi il modo di essere di ogni comunità cristiana? - " In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,19-20). Questo ha insegnato ai suoi discepoli il Signore Gesù. C'è ancora posto oggi per questa esperienza nella famiglia, nelle aggregazioni ecclesiali, nelle Chiese locali? Pregare è vivere. Imparare a pregare è imparare a vivere. La preghiera cristiana è la vita cristiana.Ecco perché c'è bisogno di una "scuola" di preghiera: "Signore, insegnaci a pregare", chiede uno dei discepoli a Gesù dopo averlo visto pregare (cfr. Lc 11,1). Ecco perché la preghiera non è solo ricerca, invocazione, desiderio: essa è incontro, colloquio, comunione.Ecco perché nel pregare e per pregare è necessari stabilire una relazione con Dio da persona a persona. Per i cristiani è la relazione con la Trinità Santa: al Padre per il Figlio nello Spirito Santo. Pregare è allora entrare nel colloquio eterno della Trinità che lega il Padre, il Figlio e lo Spirito nell'infinito amore delle reciproche relazioni. Per questo la preghiera della Chiesa, la Liturgia, si rivolge al Padre, come Principio e Fine, per il nostro Signore Gesù Cristo che vive e regna nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. *** Dentro questo orizzonte si colloca anche il cammino verso il terzo millennio con la celebrazione del grande Giubileo del 2000.Giovanni Paolo II ha voluto, infatti, che la fase preparatoria fosse scandita con ritmo trinitario: Cristo, lo Spirito Santo, il Padre. E scrive:"Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3). Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l'amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per il 'figlio perduto' (cf.Lc 15,11-32). Tale pellegrinaggio coinvolge l'intimo della persona allargandosi poi alla comunità credente per raggiungere l'intera umanità" (Tertio Millennio Adveniente, 49). Perciò, concentrati nel mistero di Cristo, nostro Salvatore, animati e sorretti dalla forza dello Spirito Santo, camminiamo verso il Padre con tutto lo slancio della mente, con la nostalgia trascinante del cuore, con l'amore forte e confidente di figli. Facciamo nostra la richiesta, carica di stupore e di ingenuità, dell'apostolo Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta" (Gv 14,8). E' il volto del Padre che vogliamo scoprire.E al Padre che desideriamo parlare.E' nella casa del Padre che attendiamo di abitare, abbracciati da quelle due mani paterne e materne - come quelle dipinte da Rembrand- e che S. Ireneo diceva di essere il verbo e lo Spirito Santo. Gesù, rispondendo alla domanda del discepolo, insegnò: "Quando pregate, dite: Padre!" (Lc 11,2). E noi, per Lui e con lo Spirito Santo, osiamo dire: Padre! Credo in Dio Padre Chi è Dio? È questa la domanda che attraversa la storia dell'uomo e, prima ancora, è ferita sempre aperta nel cuore di ogni esistenza. Si narra che fosse questo l’interrogativo ingenuo del piccolo Tommaso d'Aquino, oblato nel monastero di Montecassino in età infantile. Il poeta F.Thompson lo traduce cosi: "Dio invisibile, lascia che noi scopriamo... Dio intangibile, fà che noi ti tocchiamo... Risale il pesce per scoprire il mare; l’aquila cala per trovare l'aria; io chiedo alle rotanti stelle: il volto di Dio, voi me lo potete scoprire? il volto di Dio, voi me lo potete mostrare?" Il medesimo sospiro, che è appassionato desiderio di Dio, si sprigiona dai Salmi: "L 'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verr6 e vedrò il volto di Dio? " (Sal 42). "Di te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco (Sal 27). E alla pressante invocazione dell'uomo Dio risponde, si rivela, si dona, fa brillare il suo volto (cfr. Num 6, 25).Ma il volto di Dio lo si può veramente scoprire?Non è egli 1'invisibile, la nube transluminosa, il Deus absconditus? Si, Dio stesso svela il suo volto: "E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse sui nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge nel volto di Cristo" (2 Cor 4,6). Ecco, dunque, la suggestiva richiesta dell'apostolo Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". E c’è la risposta di Gesù. "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?(Gv 14, 8-10).È in questo orizzonte che Giovanni Paolo IL colloca il terzo anno preparatorio verso il terzo millennio dedicandolo al Padre, dopo l'anno di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. "Questa e la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio. e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3). Tutta la vita cristiana è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l’amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per i1 "figlio perduto" (cfr. Lc 15,11-32). Tale pellegrinaggio coinvolge l’intimo della persona allargandosi poi alla comunità credente per raggiungere l’intera umanità" ('MA, 49). Annotazione marginale La "figura" del Padre nella cultura contemporanea Il nostro secolo, detto "secolo breve", è stagione di passaggio epocale: l'uomo acquista una nuova coscienza di sé, della storia, del mondo e le categorie interpretative del secolo, i simboli, le immagini, i punti di riferimento sono cambiati.Anche l'immagine del Padre ha subito questa trasformazione per fattori molteplici: la concezione freudiana dell'uomo e della società, il processo di industrializzazione, il movimento femminista, la forte enfatizzazione della soggettività...Da un lato la figura paterna e stata circondata da risonanze negative di limitazione, di repressione e, insieme, di sensi di colpa ... Dall'altro, in ambiti e livelli diversi, Si e fortemente scolorita l'autorità "paterna" e la immagine del Padre, anche nella fenomenologia religiosa, ha perduto la sua tradizionale rilevanza.Né va dimenticata la stessa filosofia del linguaggio che, svuotando di senso l'accesso alla verità, lega le osservazioni e le immagini al fluire relativistico di creatura e di esperienza variegata. Non è questa però la sede e il momento per un discorso approfondito al riguardo. Noi qui partiamo dal dato biblico e in particolare dalla esperienza di Gesù che ha chiamato Dio "il Padre" per tentare di coglierne il significato e le implicazioni annesse per noi discepoli di Gesù e per la Chiesa, comunità dei credenti. I - Chi è il Padre? È il Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Questo è il cuore della vita e della predicazione di Gesù Cristo. C'è un testo privilegiato che apre il velo di questo ineffabile rapporto. Gesù, in quel tempo, esultò nello Spirito Santo e disse: "Ti ringrazio Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, nessuno conosce il Figlio se non il Padre e colui al quale il Padre lo voglia rivelare" (Mt 11,2 7~). Si tratta di un testo molto importante, perché ci fa vedere che il cuore dell'esperienza di Gesù è il suo rapporto col Padre, un’intimità di autocomunicazione piena e permanente con lui: un tema che farà da filo conduttore di tutto l'approfondimento contenuto nel quarto vangelo. Se ci Si chiedesse - commenta il teologo P.Coda - qual è il motivo per cui Gesù ha iniziato a predicare e qual è la forza interiore del suo messaggio e del suo ministero, bisognerebbe perciò rispondere senza dubbio che è il suo rapporto col Padre. Senza entrare nei dettagli circa l'uso che Gesù fa del termine Padre, è fondamentale sottolineare almeno l'importanza della forma aramaica con cui Gesù chiama Dio come Padre, Abbà, che ricorre nel vangelo di Marco (14,36) e in Paolo (Rm 8,15; Gal 4,6). Abbà significa Padre in un senso di intima e profonda familiarità che non toglie il rispetto a Dio, quasi riducendolo alla propria portata: dice, invece, gratitudine assoluta verso di lui, totale e fiducioso abbandono al suo volere, e, insieme, libertà di un rapporto fatto di intima comunione. In realtà, ci sono alcuni casi attestati dalla tradizione rabbinica dove questo termine veniva già usato in riferimento a Dio, però in modo saltuario, mentre in Gesù diventa centrale e viene caricato della novità della sua stessa esperienza. E sono suggestivi i passi in cui si registra questa esperienza di Gesù (la preghiera, il battesimo, la trasfigurazione...): da essi emerge un rapporto di intimità e confidenza illimitata. Questo rapporto tra Gesù e il Padre è singolare, unico ed escatologicamente definitivo; eppure, attraverso la stessa umanità del Cristo e il suo ministero messianico, vuol essere partecipato a tutti gli uomini. Per il Figlio Gesù, l'Unigenito, l'Amato, il Padre e Colui che da la vita, conosce, ama, è meta, è patria! E per noi che cosa vuol dire "Dio è Padre"? La risposta: "Un uomo aveva due figli... E il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano... Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro di te... Ma li padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo... Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato... " (cfr. Lc 15, 11-32). Ecco l'indimenticabile volto del Padre: una persona che attende, una voce che perdona, una mano che abbraccia, un cuore "ricco di misericordia" (Ef 2, 4), che vuol dire amore gratuito e responsabile, tenero e fedele, geloso e paziente, come l'esperienza di Israele sta a provare in tutta la sua lunga storia (cfr. DiM 4) e come risulta dalla stessa ricchezza semantica dell9espressione (cfr. nota 52 dell9enciclica Dives in misericordia). E, Cristo, rivelazione del Padre, viene come dono della fedeltà di Dio (hesed) e come portatore della bontà misericordiosa di Lui (rahamim) a tutte le generazioni. "Andate e imparate che cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9, 13). E lo stesso Spirito Santo che Cristo, morto e risorto, dona ai discepoli è Spirito della misericordia e del perdono: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi a chi non 1i rimetterete resteranno non rimessi" (Gv 20, 20). II - Chi sono i figli nel Figlio. Gesù è il Figlio del Padre.In lui noi siamo figli:Quando pregate dite: Padre (Lc 11,2)Voi dunque pregate cosi: Padre nostro (Mt 6,9)Siate figli del Padre vostro celeste (Mt 6,45)Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 6,48)Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lc 6,36). Ne consegue: a) il nostro incontro con Dio è incontro con il Padre di Gesù Cristo; b) la nostra preghiera è tutta nel sospiro, nel gemito, nella intimità colloquiale dell' Abba Padre; c) la vita è fare la volontà del Padre, per essere come Gesù e con Gesù nella sua pace. Nel cuore della celebrazione eucaristica riassumiamo i nostri atteggiamenti di cristiani nelle formula: "Obbedienti alla parola del salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo dire: Padre nostro.." C'è in questa espressione tutta la densità di quella richiesta di quell'anonimo discepolo che dice a Gesù: Maestro, insegnaci a pregare.. (Lc 11,1). E c'è - antico e sempre nuovo - l'acuto richiamo che parte dal cuore di Dio e sollecita il cuore dell'uomo e che solo l'incontro Padre-figlio può esaudire. Cosi come lo esprime Tagore in una struggente lirica: "Una nostalgia di cose lontane mi divora i1 cuore. La mia anima desidera toccare il lembo d’una terra ignota. 0 grande Iddio, sento l’acuto richiamo del tuo flauto, ma non ho ali per volare.." Ed ecco, Gesù, ci dà le grandi ali dell'aquila e ci porta nel seno del Padre, in quel regno che "solo amore e luce ha per confine". III - La Chiesa del Padre La Chiesa, lo sappiamo, è "popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4). E’ cioè "Ecclesia de Trinitate": la Chiesa è immagine (icona) della Trinità.- "De unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti plebs adunata" (LG. 4; 5. Cypr., De Dom.or. 23).- "La preposizione latina " de" evoca simultaneamente l'idea di imitazione e di partecipazione" (G. Philips).- "Il supremo modello (exemplar) e principio (principium) di questo mistero è l'unità nella Trinità delle persone di un solo Dio Padre e Figlio e Spirito Santo" (U.R. 2). Ma, al riguardo, è anche possibile articolare "la relazione", in maniera distinta, tra il mistero delle divine Persone, Padre-Figlio-Spirito Santo, e la Chiesa. Sostiamo un momento sulle relazioni tra il Padre e la Chiesa, per cogliere il volto della Chiesa del Padre."Il Padre ha voluto convocare quanti credono in Cristo nella santa Chiesa" (LG 2).La Chiesa deriva la propria origine " dalla sapienza e dalla bontà" del Padre: Egli chiama gli uomini alla partecipazione della sua stessa vita (LG. 2). Il Padre è colui che chiama, "convoca".Quanti sono "chiamati", "eletti" formano la "Ecclesia".Non facciamo qui la storia del termine: dalla parola "qahal" del testo ebraico, alla Ecclesia della traduzione dei LXX, all’uso del termine nel N.T. Ci basti ricordare che la nuova comunità dei discepoli di Gesù, ritrovandosi nel termine Ecclesia, Si riconosce come la comunità convocata e scelta da Dio, il vero popolo della fine dei tempi. La Ecclesia è contemporaneamente:"convocatio Dei" (chiamata di Dio) e"congregatio fidelium" (risposta alla chiamata). Che cosa comporta ciò per la comunità ecclesiale e per noi credenti? Mi limito a qualche rapido cenno. a) Dire "chiesa del Padre" vuol dire che la Chiesa è di Dio (114 volte nel N.T.!): essa non Si appartiene; la Chiesa è per Dio: essa vive, come il Figlio, il relazione (pròs) al Padre; la Chiesa è pluralità, in quanto convocazione e in quanto assemblea: in essa c'è varietà di carismi e di ministeri e ciascuno collabora per il bene comune. b) Ma dire "chiesa del Padre" significa anche individuare un preciso stile di vita. "Assemblea" di Dio, come è chiamata la Chiesa nel Nuovo Testamento, ha qui la sua identificazione: essere luogo della misericordia e casa del perdono. La Chiesa, infatti, nasce dall'amore gratuito e vive di vita autentica quando proclama la misericordia (DiM 13). Per questo il canto che le è proprio è quello stesso di Maria: il Magnificat (DiM 9). Non solo. La Chiesa è chiamata a testimoniare e a ripetere per ogni uomo, di generazione in generazione (cfr. Lc 1,50), questa "accondiscendenza" di Dio e fare cosi della misericordia "tutto uno stile di vita, una caratteristica essenziale e continua" della sua missione (DiM 14). Riemerge qui in tutta vivezza l'immagine della " Chiesa povera " di Giovanni XXIII; della " Chiesa che ama e che serve" di Paolo VI. E Giovanni Paolo II ne precisa ulteriormente i tratti. Una Chiesa del perdono. "Il mondo degli uomini può diventare sempre più umano, solo se introdurremo nel multiforme ambito dei rapporti internai e sociali, insieme alla giustizia, quell'amore misericordioso che costituisce il messaggio messianico del Vangelo" (DiM 14). Una Chiesa della gratuità. "Questo "attingere alle fonti del Salvatore" non può essere realizzato in altro modo, se non nello spirito di quella povertà, a cui ci ha chiamato il Signore con le parole e con l’esempio: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Cosi, in tutte le vie della vita e del ministero della Chiesa - attraverso la povertà evangelica dei ministri e dispensatori e dell'intero popolo che rende testimonianza "alle grandi opere" del Signore - si è manifestato ancor meglio il Dio "ricco di misericordia" "(DiM 14). Una Chiesa della solidarietà. " La coscienza di essere debitori gli uni degli altri va di pari passo con la chiamata alla solidarietà fraterna, che san Paolo ha espresso nel conciso invito a sopportarsi "a vicenda con amore"... Se disattendessimo questa lezione, che cosa rimarrebbe di qualsiasi programma "umanistico" della vita e dell'educazione?" (DiM 14). E', dunque, dinanzi allo splendente volto del Padre che la Chiesa ritrova la sua immagine originale: e in lui, ricco di misericordia, diventa sempre più "santa e immacolata" e "sacramento" nella storia dell'amore di Colui che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". In questo orizzonte, ciascuno e la chiesa tutta intera, può dire con Elisabetta della Trinità: "E tu, 0 Padre, chinati sulla tua povera creatura, coprila della tua ombra e non vedere in essa che i1 Diletto nel quale hai posto tutta la tua compiacenza". Quando pregate … Ha senso pregare? "Signore, insegnaci a pregare!". Cosi un giorno gli Apostoli interpellarono Gesù. La loro richiesta nasceva dalla lunga tradizione ebraica intessuta di preghiera (basti ricordare i "Salmi") e nasceva dalla viva esperienza di persone, di movimenti, di gruppi che praticavano intensamente una vita di preghiera. E oggi? Che cosa vuol dire pregare? Ha ancora senso la preghiera per l'uomo del nostro tempo? A che serve pregare? Una prima risposta l'affidiamo ad un episodio della biografia di Ampere, il grande fisico, matematico e filosofo francese (177-l836). Racconta Federico Ozanam che un giorno, durante una tempesta di dubbio, entrò in cerca di conforto in una chiesetta gotica di Parigi e vide in ginocchio, nella penombra del luogo sacro, la suggestiva figura di un vegliardo. La esamino' attentamente e la riconobbe: era Ampere. Lo contemplò a lungo, in muto raccoglimento; e quando lo scienziato uscì si mise sui suoi passi e lo seguì fin nel suo studio."In quale questione di fisica posso esservi utile, giovanotto?" domando' Ampere. "Io sono studente di lettere e mi duole - rispose Ozanam - di essere un vero ignorante nelle scienze. Vengo da lei, professore, per una questione di morale!""Non e' il mio forte - rispose umilmente lo scienziato - comunque sarei felice di esservi utile"."Mi dica - prosegui allora Ozanam - mi dica, professore, con la sincerità dello studioso e col cuore di un padre: e' possibile essere cosi grande e pregare ancora?" L'incanto venerabile dell'età e dell'umiltà - narra Ozanam - avvolse come di un'aureola la figura di Ampere, che, con gli occhi lucidi e con un tremito di commozione, rispose: "Figliolo, io sono grande solo quando prego".L'uomo che prega dialoga con Dio: da del Tu all'infinito, anzi lo prega "Padre", come ci ha insegnato Gesù. E solo allora l'uomo scopre La sua dignità, la sua grandezza, il suo valore. Chi ne ha fatto, in qualche modo, l'esperienza, potrà senza dubbio sottoscrivere l'affermazione di Dostojevsky: "La preghiera fa bene, reca gioia al cuore... E' bella la vita, allora, e se è il mistero, tanto meglio: dà al cuore una sensazione di timore e quel timore porta letizia". Perché pregare? Incontrare "Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono". Così esclama Giobbe al termine del suo drammatico percorso (Giob. 42,5). Finalmente vede Dio!La nostra preghiera deve portarci a questo: a incontrare il Signore, a fare esperienza di intimità con Lui. Come Mosè che "parlava con Dio faccia a faccia" (Es 33,11). Come Adamo che sente i passi di Dio nel giardino (cfr. Gen. 3,8). L'incontro con Dio non e' un incontro facile: ma e' Lui che si accosta a noi e semplifica la cosa. Basta aprire la mente, il cuore, la vita: e Lui viene. "Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, cenerò con lui ed egli con me" (Apoc. 3,20). Pregare è incontro, a tu per tu, con Dio. Lodare Nella Bibbia l'atteggiamento fondamentale della persona credente si riassume nella benedizione e nella lode. Lodare e' contemplare la profondità delle cose; soprattutto e' guardare la realtà con occhio "gratuito", per scorgervi La misteriosa Presenza di Dio. "0 Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra" (Sal. 8,2). "Se hai visto ridere un bambino in risposta al sorriso di sua madre, se ti è capitato di fermarti a guardare il cielo, un bosco, un ruscello, che ti hanno colpito per qualcosa che hai chiamato "bellezza", se ti è' venuta voglia di cantare, o di correre tutt'a un tratto per qualcosa che hai chiamato "gioia", se ti sei chiesto stupito come mai qualcuno che ti e' vicino vuole bene proprio a te, puoi capire che cosa significa lodare!" (Card. C.M. Martini). Ringraziare La gratitudine e' sentimento qualificante della persona. Il "dire grazie" è riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia, tutto viene da un grande amore: la vita, la speranza, l'eternità ...Coltivare la gratitudine sembra, pero, ogni giorno più difficile. L'egoismo, il consumismo, la insoddisfazione corrodono alla radice la capacità di riconoscere il dono, soprattutto il dono nel quale abbiamo tutto e che si chiama Gesù. "Ti ringrazio, o mio Signore, per le cose che sono nel mondo, per la vita che tu mi hai donato, per l'amore che tu nutri per me". Come pregare? Stare con se stesso Il Vangelo ricorda spesso che Gesù pregava e sottolinea anche come pregava: in silenzio, nella solitudine, di notte...E suggerisce anche a noi la stessa cornice per una preghiera vera."Quando preghi, entra nella tua stanza C, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto" (Mt 6.6). L'eco di Dio Si percepisce nel silenzio."Non affannatevi dicendo: che cosa mangeremo? che cosa berremo? che cosa indosseremo?... IL Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno... Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,25). IL silenzio del cuore È capacità di controllare anche I desideri, gli affanni smodati, la fame del più avere."Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi per troppe cose! Una sola e' necessaria. Maria ha scelto la parte migliore" (Lc 10,42). E Maria, ai piedi di Gesù', ne ascolta la parola: l'incontro quotidiano con Dio dà significato a tutta la nostra giornata. Insieme agli altri Gesù ci ha insegnato a pregare insieme, con gli altri, al plurale: "Padre nostro... Dacci oggi il nostro pane quotidiano... Rimetti a noi i nostri debiti..." Pregare non è chiudersi nel proprio cerchio, ne' è fuggire dal propri impegni e dalle proprie responsabilità. La preghiera, da quella di Abramo a quella di Geremia, a quella di Paolo, a quella di Gesù è ricerca della volontà di Dio. "Che devo fare, 0 Signore?" (At 22,10). Che cosa vuoi da me? Che cosa dalla nostra famiglia? Dalla nostra parrocchia?Ciascuno di noi ha le sue responsabilità nella vita: non possiamo ignorarle ne' dobbiamo tirarci indietro."Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42). Così prega Gesù nell'Orto degli Ulivi: la preghiera ci rende disponibili ad entrare nel progetto di Dio, vincendo paure, resistenze, pigrizie.Quando preghiamo stiamo sempre con gli altri. Per gli altri Proprio questo stare con gli altri dinanzi a Dio ci abilita a portare gli uni i pesi degli altri e a chiedere per tutti ciò di cui hanno bisogno. E' straordinario sentire un marito che prega per la propria moglie, perché' il Signore lo aiuti ad amarla sempre di più; oppure ascoltare una mamma che prega per i propri figli, perché' possano crescere, come il fanciullo Gesù, non solo davanti agli uomini, ma soprattutto davanti a Dio; o ancora sentire la preghiera di un bambino per il proprio nonno anziano o ammalato. Davvero Dio può abitare nel cuore degli uomini!a preghiera si allarga poi oltre i confini della nostra famiglia per abbracciare il dolore di chi soffre nel corpo o nello spirito; per condividere le speranze di chi invoca la giustizia e la libertà; per sostenere la ricerca di chi si sta avvicinando a Dio e per illuminare il cuore di chi deluso si sta allontanando dalla sua Chiesa.Giovanni nel suo Vangelo ci racconta che Gesù, nella notte del Giovedì Santo, poco prima di lasciare i suoi amici, ha pregato per quelli che Dio gli ave va affidato: erano tuoi, e tu li hai dati a me. O prego per loro, perché ti appartengono (Gv 17).Questo e' l'atteggiamento che dovrebbe caratterizzare anche la preghiera per i nostri cari: essi appartengono a Dio, e' Lui che ce li ha affidati, e che ha posto alcune persone al nostro fianco, perché potessimo insieme con loro raggiungere la gioia della sua casa. Con Maria, Madre di Gesù "I discepoli erano assidui e concordi nella preghiera con Maria, Madre di Gesù" (Atti 1,14).E' questa la descrizione della prima comunità del discepoli di Gesù riunita nel cenacolo, in attesa della manifestazione dello Spirito Santo.Ed è questa l'immagine permanente della Chiesa: comunità orante, insieme alla Madre di Gesù.Maria, infatti, e' figura della Chiesa e ne diventa esempio nella fede, nella carità, nella perfetta unione con Dio (cfr. LG 63). Tutti gli episodi decisivi della sua vita, dall'Annunciazione al Calvario, sono intessuti di un misteriose dialogo che e' ascolto, lode, invocazione, obbedienza: un dialogo che e' preghiera.Maria prega oggi con noi. Non solo: Maria prega per noi: come a Cana di Galilea persuase Gesù a compiere il primo "segno", cosi ancora per noi chiede quello che manca e ci accompagna nel cammino come Madre.E noi preghiamo con Maria. "Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo in comunione con la Beata Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. All 'annunzio dell'angelo, accolse nel cuore immacolato il tuo Verbo e meritò di concepirlo nel grembo verginale; divenendo madre del suo Creatore, segnò gli inizi della Chiesa. Ai piedi della croce, per il testamento d'amore del tuo Figlio, estese la sua maternità a tutti gli uomini, generati dalla morte di Cristo per una vita che non avrà mai fine.Immagine e modello della Chiesa orante, si unì alla preghiera degli apostoli nell'attesa dello Spirito santo. Assunta alla gloria del cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino al giorno glorioso del Signore". Dite: Padre Spunti di riflessione sul "Padre nostro" "Un giorno Gesù Si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno del discepoli gli disse "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". (Lc 11,1-2).Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male".

(Mt. 6,9.13)

Padre nostro "Una nostalgia di cose lontane mi divora IL cuore.La mia anima desidera toccare il lembo d'una terra ignota.0 grande Iddio, sento l'acuto richiamo del tuo flauto, ma non ho all per volare..". Si esprime cosi, con La suggestione magica della sua poesia, il poeta Indiano Tagore.E chi - quando lascia parlare IL "silenzio" che ci abita dentro - non sente un "acuto richiamo" di suono lontano?E chi - quando fa destare il "vagabondo" che dorme nel profondo del nostro lo - non desidera un "lembo d'una terra ignota"?E chi - Soprattutto quando guarda il 'pantano" dove gli uomini sembrano rivoltarsi e che e' l'ingiustizia, la violenza, la sensualità, l'egoismo - non aspira a salire più' in alto, dove l'orizzonte si rischiara e l'aria e' pura?Tutte queste sensazioni dovettero provarle, assai spesso, anche I discepoli di Gesù. IL Maestro, con La sua predicazione, sembrava cantare una "musica" strana, nuova; con La sua vita sembrava svelare una "terra ignota", un regno di Speranza; con il suo fascino sembrava "innalzare" tutti a se'.E allora..."Un giorno Gesù si trovava in un luogo deserto a pregare e quando ebbe finito uno del discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Ed egli disse loro: "Quando pregate dite: PADRE..."(Lc 11,1-2). Ecco la grande rivelazione.Ci viene svelato il volto di Dio: e' Padre.Ci viene dato un programma: chiedere e impegnarsi.Ci viene consegnata La carta di identità: non Si pu6 dire "Padre" senza essere "figlio"."Non ho ah per volare..." esclama tristemente R. Tagore.Queste parole di Gesù sono le nostre ali. Il "Padre" e' la chiamata che Gesù fa al suoi discepoli e a tutta la comunità del credenti perché in un mondo di divisioni e di ingiustizie, di ipocrisie e dl menzogne, di corruzioni e di viltà coloro che credono in Lui siano testimoni di fraternità e di perdono, di libertà e di pace."Padre": e' La preghiera di chi accetta di essere "figlio". E allora?"Siate perfetti, come ~ perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48)."Siate misericordiosi, come e' misericordioso il Padre vostro" (Lc 6,36). (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") "Padre" è il nuovo nome di Dio; è la rivelazione propria, portata da Gesù. "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27). Dio è Padre perché ha un Figlio unigenito; diventa Padre degli uomini perché li ama fino a dare il suo Figlio e li fa partecipare alla vita di lui. La sua tenerezza si manifesta soprattutto verso i figli perduti. Al Padre ci si rivolge con il cuore pieno di commozione, stupore, gratitudine, umile e incrollabile confidenza, perseverando nella preghiera anche quando egli sembra assente, desiderando di imitare la sua misericordia nei rapporti con gli altri. "Padre nostro" è Dio, perché lo Spirito santo coinvolge nel rapporto filiale ognuno di noi personalmente, ma in unità con Cristo e con gli altri. Ognuno si sente amato in Cristo e riceve gli altri come fratelli nella grande famiglia che è la Chiesa. La preghiera rivolta al Padre comune non può non essere solidale con tutti e per tutte le necessità. Sia santificato il tuo nome "Dio invisibile, lascia che noi ti scopriamo... Dio intangibile, fa che noi ti tocchiamo... Risale il pesce per scoprire il mare; 1'aqulla cala per trovare l'aria; 10 chiedo alle rotanti stelle:il volto di Dio, voi me lo potete scoprire?il volto di Dio, voi me lo potete mostrare?"(F.Thompson) La risposta 'piena a questo interrogativo di sempre non viene dalle "rotanti stelle": ci viene da Dio stesso che si avvicina all'uomo, cammina con lui e dice IL suo nome e cosi svela il suo volto.Si, perché nella cultura semitica IL nome non e una designazione puramente convenzionale: esso esprime il modo di essere, rivela La identità reale della persona.Per questo l'Infinito, Dio, ha molti nomi in tutte le religioni. Nella Bibbia ricordiamo: Elohim, Jaweh, El-Sadday, Adonai...Per questo il nome di Dio e' misteriose ed ineffabile: come inaccessibile e trascendente e' Dio.Per questo, quando Gesù ha voluto mostrarci il "nuovo volto" di Dio, ci ha insegnato un nuovo nome di Dio: Padre!Questo e il suo Nome, questa la sua identità.E chi e' il Padre? Risponde Gesù: "Un uomo aveva due figli... E il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano... Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro di te... Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo... Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato..." (Lc 15,11-32).Ecco l'indimenticabile volto del Padre: una persona che attende, una voce che perdona, una mano che abbraccia, Un cuore "ricco di misericordia" (Ef 2,4), che vuol dire amore gratuito e responsabile, tenero e fedele, geloso e paziente.Così Gesù ci dipinge il Padre e ci presenta un modello sconvolgente, aggiungendo: "Siate figli del vostro Padre celeste" (Mt 5,45). (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Fa che il tuo Nome si riconosciuto nella sua santità e sia glorificato. Fatti riconoscere come Dio mediante il tuo popolo, purificato dal peccato e raccolto nell'unità. Abita tra noi in maniera più trasparente: La nostra vita ti manifesti tra i pagani. Aiutaci a costruire un mondo più umano, perché il tuo nome sia benedetto da tutti. Venga il tuo Regno "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?": così i discepoli interpellano G~ su' dopo la risurrezione."Dunque tu sei re?": fu questa la domanda di Pilato a Gesù durante il processo.E Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo". E, in un'altra occasione, quando le folle volevano proclamarlo re, Gesù fugge.Eppure... sulla sua Croce fu posta l'iscrizione:Gesù Nazareno Re dei Giudei!Eppure... le parabole più' suggestive e più numerose del Vangelo sono le parabole del regno!Eppure... proprio Gesù ci ha insegnato a dire:Venga il tuo Regno!Che cosa è questo regno? E' la presenza di Dio riconosciuta e accolta nella storia dell'uomo. Quando Dio entra - riconosciuto e accolto - nella vita del le persone e nei dinamismi della vicenda umana allora Si ha il regno di Dio! Regno di verità che sostituisce l'errore; regno di giustizia che elimina l'ingiustizia; regno di amore che annulla l'odio; regno di pace che fa svanire le guerre; regno di vita che vince la morte.Per questo il regno di Dio è già venuto e deve ancora venire: verità, giustizia, amore, pace, vita sono doni di Dio già seminati nel mondo; ma la loro fioritura è sempre un'attesa e una speranza.Tu senti di poter invocare la venuta di questo regno? Non ridurre l'invocazione ad un pio desiderio, ad una vaga aspirazione, ad una nobile intenzione.Se chiedi che venga il regno di Dio ti impegni a farne parte, ad essere tu stesso regno di Dio.Come?Cercando la verità, promuovendo la giustizia, costruendo la pace, testimoniando l'amore, difendendo La vita...Il regno di Dio nasce dall'alto, ma è nel tuo cuore che esso viene, è nelle tue azioni che esso si realizza.Allora, pregalo! Ma pregalo con la vita! (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Il regno di Dio, già presente mediante Gesù, giunga presto a compimento, perché è "giustizia, pace e gioia nello Spirito santo (Rm 14,17). Cristo è venuto per il bene degli uomini perché "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10). Tutte le creature saranno pienamente se stesse, quando egli le ricondurrà definitivamente al Padre. Che la storia si affretti a camminare verso l'ultimo traguardo! Sia fatta la tua volontà "Dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: 'Tutto è compiuto!' e, chinato il capo, spirò" (Gv 19,30).Così, semplicemente, l'evangelista Giovanni narra la conclusione della vicenda terrena di Gesù. Le ultime parole del Signore furono, dunque: "Tutto è compiuto".Un'espressione semplice: eppure riassumeva una vita!Proprio lì, sulla croce, quando Cristo sembrava definitivamente sconfitto, Egli grida la sua vittoria: finalmente il compito assolto, il disegno è realizzato, la meta è raggiunta!Quel momento era stato sospirato fin dall'inizio (cfr. Lc 2,49) e aveva guidato ogni passo di Gesù: "E' giunta l'ora... per questo sono venuto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome" (Gv 12,23,27). Verso quella croce Gesù si è proteso per tutta la vita: "Mio cibo è fare la volontà del Padre che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4,34).E in quel venerdì, confitto sul legno, Gesù compiva La sua opera, tutta La sua opera. Solo allora si abbandona nelle mani del Padre e muore.Fare la volontà di Dio è entrare in questa logica; è percorrere la stessa strada. E La volontà di Dio è volontà di giustizia, di verità, di pace. La sua logica è logica di amore, di fraternità, di libertà. La strada di Cristo è strada di coraggio, di impegno, di fedeltà.Per questo Cristo è morto su una croce: per essere fedele!Fare, dunque, la volontà' di Dio non è rinuncia, è lotta; non è disimpegno, è responsabilità'; non è qualunquismo, è coerenza. (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Dio attui presto il "mistero della sua volontà…il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ef 1,2-10). La sua volontà è "che tutti gli uomini siano salvati" (1 Tm 2,4). Il suo progetto, che è già realtà in cielo per Cristo risorto, i santi e gli angeli, si realizzi anche per coloro che ancora camminano faticosamente sulla terra. Convinti che esso supera i nostri angusti pensieri e desideri, come Gesù chiediamo che si compia la volontà del Padre e non la nostra. Confidiamo nell'efficacia della sua grazia, ma siamo pronti a cooperare ed obbedire. Dacci oggi il nostro pane "Sia fatta la tua volontà' come in cielo così in terra".Signore, donaci la vita e la gioia; venga la giustizia e la pace; regni la libertà' e l'amore. Nonostante tutto. Nonostante gli ostacoli delle situazioni e i limiti delle persone. Nonostante i nostri egoismi e il peccato del mondo. Nonostante tutto: perché tu, sulla croce, hai compiuto tutto."E in la sua volontade è nostra pace".Quando Gesù fu interrogato su quale fosse il comandamento più grande rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... e il prossimo tuo come te stesso" (cfr. Mt 22,3540; Lc 10,25-28). Dio e l'uomo, il cielo e La terra, l'eternita' e il tempo non possono essere separati.La medesima indicazione ritorna nella preghiera che Gesù ci ha insegnato. Dopo La concentrazione sul "Padre che è nei cieli", ecco l'attenzione per "l'uomo che vive sulla terra".E per questo uomo Gesù ci fa chiedere il pane, poi il perdono, infine la liberazione dal male."Dacci oggi il nostro pane quotidiano"!Il pane!"Alzati gli occhi, Gesù vide una grande folla che veniva da lui e disse a Filippo: 'Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?'E Gesù, allora, moltiplico' i cinque pani d'orzo e due pesci di un fanciullo Il presente (cfr. Gv 5,5 ss)."Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: 'Prendete e mangiate: questo è il mio corpo' ".E fu l'istituzione dell'Eucaristia (cfr. Mt 22,26 ss)."Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti, infatti, partecipiamo dell'unico pane" (1 Cor 10,17). Tutte queste realta' racchiude l'invocazione semplice, feriale, trasparente: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano"'E' il pane per nutrire la vita: il pane che costituisce l'indispensabile sostegno per sopravvivere; il pane che a molti, a troppi è ancora oggi inconsciamente e ingiustamente negato; è il pane della terra, diritto per tutti.E' il pane per fare memoria della morte e della resurrezione del Signore: il pane per alimentare La fede, la speranza, la carita'; il pane che sostiene l'uomo pellegrino nel tempo verso cieli nuovi e terra nuova.E' il pane per vivere la comunione che lega l'uomo all'uomo e trasforma in famiglia l'umanita' intera; il pane della fraternita' e dell'amore; il pane del perdono e della pace; il solo pane capace di far germinare la speranza e nutrire la carità. "Signore, dacci sempre questo pane". (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Concedici fin d'ora di gustare i beni spirituali del tuo convito regale e di avere in sovrappiù il necessario per vivere giorno per giorno. Abbiamo fiducia in te e vogliamo lavorare senza affanno, ma con senso di responsabilità. Vogliamo condividere con gli altri il pane che ci dai, perché sia veramente "nostro" e non egoisticamente posseduto. Rimetti a noi i nostri debiti "Quando giunsero al luogo detto Cranio, la' crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,33-34).Così si concluse la vicenda di Gesù: un atto di perdono nell'istante supremo della donazione. Furono queste le ultime parole di Colui che sempre aveva predicato la misericordia e il perdono c che agli sconfitti e ai peccatori aveva saputo ridonare speranza.Aveva infatti insegnato:"Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (Lc 6,36)."Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi" (Mc 4,24)."Se il tuo fratello pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: mi pento, tu gli perdonerai" (Lc 17,3-4). Queste parole possono sembrare lontane dall'oggi, estranee al nostro mondo, incomprensibili dentro la conflittualita' della vita contemporanea. Alla mentalità dell'uomo d'oggi sembra rispondere molto di più' il truculento canto di Lamech:"Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un livido. Sette volte sara' vendicato Caino, ma Lamech settantasette" (Gen 4,23-24).Gesù invece ci insegnera' a dire:"Padre nostro... rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt9,12).Il canto di Lamech e il Vangelo di Gesù: ecco due logiche contrapposte odio, offesa, vendetta da un lato; amore, rispetto, perdono dall'altro.A chi dare adesione? Il cuore dell'uomo porta il segno ereditano della divisione. Ma Dio sa fare nuovo il cuore dell'uomo:lo rinnova, lo cambia e, allora, l'uomo è capace di amore misericordioso e gratuito.Senza Dio nel cuore, l'uomo non sa perdonare. Senza lo Spirito di Gesù, La vita è guerra di tutti contro tutti e l'uomo Si fa lupo per l'uomo.E dall'esempio di Gesù che ci viene La gioiosa forza del perdono: lo ha sperimentato S. Stefano il primo martire; ce lo ha ricordato Giovanni Bachelet; in mezzo a noi lo ha testimoniato Romolo Rampini. E noi?Mettiamoci in cammino verso il Convegno ecclesiale dell'aprile 1985 sul tema "Riconciliazione cristiana e comunita' degli uomini".E diciamo con S. Francesco:"Signore, fa' di noi strumenti della tua pace. (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Riconosciamo di essere peccatori, "poiché tutti quanti manchiamo in molte cose" (Gc 3,2). Invochiamo la misericordia di Dio e ci disponiamo a riceverla, perdonando da parte nostra chi ci ha fatto dei torti. Ci mettiamo in sintonia con Dio. Così una sola corrente di amore misericordiosa passa da Dio a noi, e da noi agli altri. Una forza di riconciliazione entra nella storia e fa crescere la pace tra le persone e tra gli stessi popoli. Non ci indurre in tentazione Il discepolo del Signore non è un presuntuoso. Tra te cose che teme e dalle quali chiede di essere salvato c'è la "tentazione". Al Padre che è nei cieli domanda con fede: "non ci indurre in tentazione".La parola "tentazione", nel linguaggio biblico, evoca realta' molteplici e spesso distanti. L'espressione evangelica racchiude l'invocazione di "non essere esposti alla prova".Certo La vita non puo' essere esente dalla prova:c'è la sofferenza che attanaglia l'esistenza della persona (la vicenda di Giobbe); c'è l'orgoglio che offre all'uomo il miraggio di diventare dio (la tentazione di Adamo); c'è La "grande tribolazione" (cfr. Mt 24,14) che prelude alla conclusione della storia nella pienezza del Regno.La tentazione è così una prova, un esame, un giudizio. Serve a saggiare il nostro cuore, la nostra robustezza, la nostra decisione. Soprattutto serve a misurare la nostra fede.In effetti la tentazione nella Bibbia non è generalmente morale: La prova vera, quella che segna La persona e determina il senso della vita, è La prova della fede. Quella di Abramo, quella di Giobbe, quella del popolo errante nel deserto, quella di Gesù Cristo. L'ora della tentazione è ogni ora: è l'ora del confronto. Si tratta di scegliere. Con Dio o contro Dio; fiduciosi nella Parola o chiusi in se stessi; aperti all'amore o asfissiati dall'egoismo. In questa "prova" si gioca la vita. Ed è per questo che il cristiano dice a Dio di non essere esposto alla tentazione. "Padre, non esporci al rischio di negarti, di separarci da te, di perderti. Facci entrare nella prova come IL Signore Gesù c rendici tuoi figli sinceri e fedeli".E la risposta del Padre non si fara' attendere."'Dio è fedele e non permettera' che siate tentati oltre le vostre forze, ma con La tentazione vi dara' anche la via d'uscita e la forza di superarla" (1 Cor 10,13). (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Sappiamo che Dio "non tenta nessuno al male" (Gc 1,13). Chiediamo che dio non ci lasci soccombere nella tentazione, che ci conceda la grazia della perseveranza finale. Da parte nostra saremo vigilanti per non imboccare la via del peccato. "Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male e compia azioni inique con i peccatori" (Sal 141,4). Liberaci dal male Dopo tante cose che abbiamo chiesto al Signore, c'è ancora un'invocazione che quasi raccoglie tutte le altre: liberaci dal male! Scrive S. Cipriano, Vescovo di Cartagine, nel suo commento alla "Preghiera del Signore": "Quando diciamo liberaci dal male, una volta che abbiamo invocato la protezione di Dio contro il male, non ci rimane niente altro da chiedere". Seguendo l'insegnamento di Gesù, abbiamo colloquiato con il Padre e a Lui abbiamo confidato e affidato il nostro cammino verso il Regno. Abbiamo detto tutto? Ancora no! Questo cammino è continuamente insidiato; La nostra fiducia può entrare in crisi; la speranza è sempre messa alla prova.Tutte queste insidie sono "il male".E questa un'espressione dai mule volti: può indicare la personificazione stessa di tutto ciò che si oppone al bene; può significare la radice perversa del cattivi comportamenti; può riferirsi alla infinita negatività della persona e della società'. Ogni uomo, nascendo, viene gettato nella storia del mondo e viene a trovarsi in una quotidiana minaccia del maligno, del male e dei mali. Forse ci siamo troppo abituati al male, alla violenza, all'ingiustizia e l'invocazione del Signore può sembrare un'espressione astratta, lontana, vuota.Ma non è così. La preghiera ci costringe, innanzitutto, a guardare in faccia la realtà': questa realtà violenta, malvagia, ingiusta. E, nello stesso tempo, ci sollecita a scoprire in essa l'azione di salvezza che il Padre sta quotidianamente realizzando.Liberazione dal male è partecipazione a questo itinerario verso l'affrancamento totale e definitivo da ogni limite, nel regno dove "Dio sarà tutto in tutti". Liberazione dal male è passaggio del Mar Rosso, con La potenza del Signore. Afferma in un sermone M.L. King: "IL male L" recalcitrante e ostinato c mai rinuncia spontaneamente alla sua presa senza una tenace e quasi fanatica resistenza. Ma vi è nell'universo un puntolimite; il male non può organizzarsi in maniera permanente. Così, dopo una lunga e difficile lotta, gli Israeliti, con l'aiuto della Provvidenza di Dio, attraversarono il Mar Rosso:'."Liberaci dal male": lascia che la speranza già in azione nel mondo ci coinvolga, ci sostenga e ci porti, liberi e sani, verso di Te!". (Dal Catechismo degli adulti. CEI. "La verità vi farà liberi") Domandiamo di essere liberati dal "potere del maligno" (1 Gv 5,19), che ostacola il regno di Dio, e dai mali spirituali e fisici, di cui è artefice. "Liberaci!": con questo grido appassionato la preghiera raccoglie il gemito del tempo presente, l'anelito alla liberazione integrale, al compimento ultimo.