Filosofia
La filosofia tra ellenismo e cristianesimo

Plotino


Il periodo in cui si attua la ricerca filosofica dei neoplatonici vede l'influenza delle tradizioni ebraiche, ellenistiche e cristiane. Al centro della produzione filosofica di Plotino è il problema dell'essere: quale struttura abbia e come si possano riconciliare unità e molteplicità. Mentre Platone aveva introdotto il dualismo tra mondo sensibile e mondo intelligibile introducendo il mondo delle idee per fondare quello reale, i medioplatonici pongono rimedio a questo dualismo identificando le idee come i "pensieri di dio". Egli si può definire come l'ultimo rappresentante della cultura greca classica e porta a compimento la ricerca logico-metafisica di Platone e Aristotele. Combatte quindi aspramente contro il misticismo orientale che racchiude in sé magia, superstizione e fanatismo, aspetti questi privi di razionalità.

L'Uno e la sua natura
Il punto di partenza della filosofia di Plotino è un dato sensibile: l'esistenza del mondo e il suo esistere come molteplicità. Tuttavia la molteplicità di enti che ci circondano è comprensibile solo in rapporto a una unità che la fondi: l'Uno. Dice Plotino: "In virtù dell'Uno tutti gli esseri sono quello che sono: cosa sarebbe un essere se non fosse uno?". Quindi l'Uno è il termine con il quale Plotino designa la realtà suprema, il punto di irradiazione dell'essere. L'Uno si può definire come un Dio senza nome, esso rappresenta una delle immagini più pure della divinità, è un'infinita potenza che si deve espandere e in questo modo crea il mondo, è collocato al di là di qualsiasi possibile definizione e, di conseguenza, di lui si può dire solo cosa non è: non è causa, non è pensiero, non è il bene, non è l'essere, non è Dio e non è nemmeno Uno (lo stesso nome "uno" negherebbe la molteplicità). L'Uno si può quindi definire solo negativamente poiché, essendo la sua natura generatrice del tutto, non può essere nulla di ciò che esso genera. l'Uno, in conclusione, sta al di là del pensiero e perciò non è definibile.

Le tre ipostasi
Col termine ipostasi vengono indicate le tre sostanze o modi dell'essere del mondo intelligibile: Uno, Intelletto, Anima. L'Uno è al centro di un processo di irradiazione grazie al quale egli non esce da sé, ma produce in sé ed emana la molteplicità degli enti, in questa maniera non si depotenzia e "diviene ciò che è". Dall'Uno, che rimane immobile, scaturisce il resto dell'essere e, di conseguenza, anche la seconda ipostasi, l'Intelletto. Esso si configura come intelletto-intelligibile unificando in sé le idee platoniche e l'atto puro aristotelico. La terza ipostasi, l'Anima, pur continuando a partecipare alla vita dell'Intelletto e dell'Uno, diviene materia, mondo e corpo. L'Anima occupa una posizione intermedia tra il mondo intelligibile e il monde sensibile: da un lato si volge all'intelletto e coglie la luce delle idee, dall'altro, come anima del mondo, produce ai suoi estreme la materia dell'universo fisico.

La materia e i corpi
La materia è quindi l'ultimo esito del processo di irradiazione dell'Uno, è quella zona di penombra al limitare della luce, è mancanza e privazione di bene. Tuttavia la materia non si può definire come il male, quest'ultimo sta nella rinuncia dell'anima a percorrere la strada che porta all'Uno. Ma se la materia rappresenta il confine dell'Anima ciò vuol dire che è l'anima a contenere i corpi e non il contrario come pensavano Aristotele e Platone: da qui la netta supremazia dell'anima rispetto al corpo.

La natura del tempo
Poiché la materia e i corpi no hanno realtà sostanziale, nemmeno il tempo ha vera esistenza. Esso ò definito come la dimensione propria dell'Anima del mondo, è la tensione che orienta l'Anima al recupero dell'eternità e quindi alla ricongiunzione con l'Uno. Questo è infatti, per Plotino, il destino dell'Anima: la ricerca e l'unione con l'Uno. Per fare ciò l'uomo non ha tuttavia bisogno di rivelazioni divine, di riti o chiese, è guardando dentro se stessa, è ritornando a se stessa che l'Anima potrà trovare l'Uno.

La strada del ritorno
L'Anima dell'uomo vive quindi nell'incerto confine tra luce ed ombra; vive, ma il vivere in questo stato non è altro che un esilio, solo il fatto di essere distanti dall'Uno significa esistere in uno stato di minorità. E' per questo che l'anima tende all'Uno e cerca una strada per ricongiungersi a Lui. Ma come realizzare questa unione con l'eterno? L'Anima è libera di elevarsi allo stato in cui è possibile l'estasi, ossia il momento in cui gode direttamente dell'Uno e della sua pienezza di vita essendo "uscita da sé", solo dopo una serie di conquiste morali (virtù), estetiche(bellezza) e intellettuali(filosofia) che la portano ad una piena consapevolezza della sua natura. Ad aiutare l'Anima nel suo cammino ci sono gli dei olimpici, considerati da Plotino come figure e simboli dell'universo metafisico che scandiscono le forme dell'essere e alle quali l'anima si volge per incamminarsi verso l'Uno. Gli dei non influiscono e non aiutano l'uomo, ma guidano ugualmente i suoi passi, come cartelloni stradali che indicano la strada per arrivare all'Uno.