SOFONIA

 

 

 

All’inizio del VII secolo a. C., il Regno di Giuda, come tutto il Vicino Oriente, è sottomesso al dominio degli Assiri. Costoro, dopo aver annientato il regno di Israele (721 a. C.), hanno sottomesso quello di Giuda (701 a. C.). Sul trono di Gerusalemme, dopo il grande Ezechia, regna Manasse. Proclamato re all’età di dodici anni, il suo regno durerà quarantacinque anni e sarà il più lungo di tutti i regni di Giuda. Questo periodo interminabile sarà però anche il più buio.

Manasse è un uomo senza scrupoli. Pur di piacere agli Assiri, onora gli dei e fa porre le loro statue nella Dimora del Signore. Si dà alla magia e alla divinazione, immola suo figlio a Moloch. I profeti che osarono levarsi contro di lui furono massacrati. Nel 642 a. C., gli succede il figlio Amon, che viene assassinato due anni dopo. Allora sale al trono il piccolo Giosia, di soli otto anni. Sofonia è un principe della casa di Giuda; è dunque in posizione privilegiata per assistere alle lotte tra chi vuole esercitare la propria influenza sul giovane sovrano. In apparenza vince la tendenza filo-assira, intervenendo in ogni ambito. L’inizio della missione di Sofonia dovrebbe essere posto in quest’epoca, verso il 635-630 a. C. La sua influenza fu più importante prima della grande riforma promossa da Giosia che non dopo. È possibile, tuttavia, che egli abbia continuato il suo ministero profetico al di là del regno di Giosia (609 a. C.) e che abbia assistito, alla fine della sua vita, all’assedio di Gerusalemme e alla deportazione dei suoi abitanti. Il messaggio di Sofonia è innanzitutto una denuncia del peccato di Giuda la cui radice più profonda è l’idolatria (Sof 1,1-6). Questo peccato avrà come conseguenza la venuta del "Giorno del Signore", in cui la giustizia sarà infine ristabilita (Sof 1,7-18). Come in Amos, questo giorno non si presenta sotto un aspetto di gioia e di allegria, ma, piuttosto, "di angoscia e di afflizione" (Sof 1,15). La visione di Sofonia è tanto più tragica da coinvolgere tutti i popoli dell’universo nell’oscuro destino del popolo di Dio (Sof 2,1-3). La venuta del "Giorno del Signore" non è però ineluttabile e il profeta invita ad una conversione profonda, in un atteggiamento di grande umiltà. Quelli che sapranno divenire poveri secondo lo Spirito, formeranno un "resto" che sarà salvato. Il Signore riunirà i suoi figli a Gerusalemme, abiterà in mezzo a loro e la città di Sion sarà città di gioia: "Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!" (Sof 3,14). Il libro termina con quest’immagine di una Gerusalemme in festa, felice di celebrare la presenza del suo Dio e la venuta del regno della giustizia. La struttura attuale del libro di Sofonia è troppo classica e tematica per non essere opera di redattori posteriori al profeta. Vi si ritrova lo schema abituale delle opere profetiche: minacce contro Giuda e Gerusalemme, giudizi sui popoli, annuncio del castigo e promesse di salvezza. Se è presente la mano di un compilatore, ciò non toglie che il profeta sia davvero esistito e che i suoi oracoli siano autentici. Le allusioni alla storia del suo tempo sono troppo precise per essere messe in dubbio. Esse suppongono una conoscenza dall’interno del contesto socio-politico, che solo una persona vicina alla corte poteva avere. Pur senza avere l’influenza di Isaia sul re Ezechia, Sofonia ha potuto esercitare una certa pressione su Giosia ed incoraggiarlo sulla via della riforma, di cui lui stesso era convinto fautore. Con Sofonia si constata, ancora una volta, che i profeti "minori" hanno potuto avere "grandi" effetti.