ZACCARIA
Uno studio approfondito del libro di Zaccaria porta a
distinguere due parti diverse.
I capitoli 1-8 costituiscono la prima parte. Sono opera
del profeta Zaccaria stesso. Contemporaneo di Aggeo, Zaccaria comincia a
profetizzare un mese prima dell’ultimo intervento del suo predecessore, fra
l’ottobre e il novembre del 520 a. C. I lavori del Tempio sono ricominciati e
le fondamenta stanno per essere ultimate.
Zaccaria sostiene Aggeo, ma non si limita a fare eco
alle parole del profeta della ricostruzione: egli amplifica il messaggio e
segna un passo ulteriore nelle esigenze spirituali richieste per essere fedeli
a Dio.
"Convertitevi a me... e io mi rivolgerò a
voi" (Zc 1,3).
Costruire il Tempio non comporterà automaticamente il
ritorno della Presenza divina fra il popolo. Israele è chiamato a convertirsi e
a camminare sulla via verso la santità perché il Tempio sia santo e ospiti la
gloria del Dio tre volte Santo. La gioia della ricostruzione non fa dimenticare
le difficoltà dovute in gran parte all’esiguo numero di quelli che sono tornati
dall’esilio. Il dubbio penetra di nuovo tra le fila: il Signore non riunirà il
suo popolo? Ha abbandonato Gerusalemme? La prima delle otto visioni concesse al
profeta porta una parola di conforto: "Io di nuovo mi volgo con
compassione a Gerusalemme" (Zc 1,16).
Le altre visioni testimoniano il posto eminente di
Giosuè e di Zorobabele nel compimento del piano di Dio, annunciano il ritorno
in massa degli esiliati e lasciano intravedere la venuta di un tempo messianico
di cui il compimento del Tempio sarà un segno.
Gli avvenimenti non tardarono a confermare la parola di
Zaccaria. Molte carovane arrivano ben presto da Babilonia, portando un ardore
nuovo.
Poi, una lettera del nuovo re Dario conferma in ogni
punto il decreto di Ciro, che autorizzava la ricostruzione del Tempio, e ne
assicura il finanziamento con il tesoro del re. La costruzione del santuario è
finita nel 516 a. C.
Il contenuto della seconda parte (Zc 9-14) consiste in
una descrizione della venuta messianica.
Il Signore distruggerà i nemici di Israele e riunirà il
suo popolo, poi i pagani saranno integrati alla comunità degli eletti, a
condizione che si sottomettano alla Torah.
Il Messia è visto nel triplice volto di re, di buon
pastore e di vittima del supplizio. Il suo sacrificio è fonte di salvezza per
tutti quelli che alzano gli occhi a lui.
L’intensità di questi passi spiega l’utilizzazione che
ne faranno gli evangelisti per far comprendere il senso della passione di Gesù.
Le due parti del libro di Zaccaria (Zc 1-8,9-14) non
potrebbero essere attribuite ad un solo profeta. Questa è la tesi esegetica
oggi largamente condivisa, che ci porta a ipotizzare un primo e un secondo
Zaccaria.
La prima parte è attribuita al profeta Zaccaria che
esercitò il suo ministero fra il novembre 520 e il novembre 518. Nipote di Ido,
sembra ancora essere il capo di questa famiglia sacerdotale verso il 500 (Ne
12,16). Sacerdote e profeta, fu ascoltato e, anzi, venerato. La sua sapienza,
la sua saggezza e i suoi doni profetici fecero di lui il maestro spirituale di
una generazione vissuta in un’epoca delicata ed esaltante.
Alcune aggiunte posteriori (Zc 8,20-23) non hanno
alterato l’unità del messaggio.
La seconda parte del libro rivela un contesto storico
ben diverso: il Tempio è ricostruito, la comunità restaurata, Giosuè e
Zorobabele sono scomparsi. Il profeta Zaccaria stesso è assente dalla
narrazione.
Alcuni critici vedono nei capitoli 9-14 un mosaico di
testi isolati, raggruppati attorno al tema messianico; altri vi scorgono un
elaborato lavoro di compilazione.
La data di composizione dell’opera resta soggetta a
molte controversie, anche se si accetta sempre di più l’inizio del periodo
greco (verso il 300 a. C.).