MISTAGOGIA
mediante riti e preghiere
Dovendo
spiegare le norme generali ed i criteri particolari della riforma della sacra
liturgia, Sacrosanctum concilium 33-36 offre le “Norme derivanti dalla
natura didattica e pastorale della liturgia”. Si dice che la sacra Liturgia,
benché sia principalmente culto della maestà divina, è anche una ricca fonte di
istruzione per il popolo fedele. Nella liturgia, infatti, Dio parla al suo
popolo e Cristo annunzia ancora il Vangelo. Il popolo a sua volta risponde a
Dio con i canti e con la preghiera. Anzi, le preghiere rivolte a Dio dal
sacerdote, che presiede l'assemblea nella persona di Cristo, vengono dette a
nome di tutto il popolo santo e di tutti gli astanti.
I
segni visibili, poi, di cui la sacra liturgia si serve per significare le
realtà divine invisibili, sono stati scelti accuratamente da Cristo o dalla
Chiesa. Perciò non solo quando si legge «ciò che è stato scritto a nostra
istruzione» (Rm 15,4), ma anche quando la Chiesa o prega o canta o agisce, la
fede dei partecipanti è alimentata, le menti sono elevate verso Dio per
rendergli un culto spirituale e ricevere con più abbondanza la sua grazia (SC
33)
Esiste
pertanto una pedagogia liturgica che prevede la crescita nella fede e nella
grazia non solo attraverso l’ascolto della Parola di Dio e la ricezione dei
Sacramenti, ma anche mediante la preghiera, il canto, l’uso dei «santi segni».
Scopo dei segni visibili è quello di permettere il passaggio «agli invisibili
misteri».
Per
questo la Costituzione liturgica incoraggia «una catechesi più direttamente
liturgica, e negli stessi riti si prevedano delle brevi monizioni, che il
sacerdote o il ministro competente leggerà, solo nei momenti più opportuni, su
formule stabilite o simili» (SC 35).
Questa
funzione «didattica» della liturgia tende ad una partecipazione attiva dei
fedeli in modo che essi non assistano come estranei o muti spettatori alla
celebrazione dei santi misteri, ma che, con una comprensione piena dei riti e
delle preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e
attivamente (SC 48).
Fin
dall’antichità è esistita nella Chiesa una speciale metodologia catechistica
che, proprio a partire da una comprensione piena dei riti e delle preghiere,
tende a far partecipare attivamente i fedeli alla celebrazione liturgica.
Questa catechesi prese il nome di catechesi mistagogica.
Che
cosa è la mistagogia.
Il
termine mistagogia affonda le radici nella parola greca mystérion che
a sua volta deriva dal verbo myéô che significa: insegnare una dottrina,
iniziare ai misteri; infatti erano chiamati mystai coloro che venivano
introdotti (= ago) nella comprensione piena dei santi misteri della fede
al termine del catecumenato e dopo aver ricevuto i tre sacramenti di
iniziazione: battesimo, confermazione, eucaristia.
Ecco come ne parla Teodoro di Mopsuestia nelle sue Omelie catechetiche:
«Ogni sacramento è l'indicazione, attraverso segni e simboli, di realtà
invisibili e ineffabili. Una rivelazione e una spiegazione su tali realtà sono
certamente necessarie, se qualcuno vuole conoscere la forza di questi misteri.
Se ciò che accade effettivamente fosse soltanto quello che si vede fare, la
spiegazione sarebbe superflua, perché basterebbe la vista a mostrarci le cose
che si verificano. Ma nel sacramento si trovano i segni di ciò che avverrà (nel
futuro) o di ciò che è già avvenuto (nel passato), e perciò è necessario un
discorso che spieghi il senso dei segni e dei misteri».
E Cirillo di Gerusalemme, rivolgendosi ai suoi neofiti che chiama
«figli genuini e desideratissimi della Chiesa», così spiega il tempo e lo stile
della catechesi mistagogica: «Siccome sapevo che si crede di più a quello che
si vede che a quello che si ode, ho aspettato questo momento...Ormai siete
divenuti capaci dei più divini misteri, perché fatti degni anche del battesimo
vivificatore. Dal momento che ormai bisogna imbandire a voi il banchetto degli
insegnamenti più perfetti, incominciamo dunque a insegnarveli diligentemente,
affinché comprendiate quello che avete veduto compiersi su di voi nella notte
del battesimo».
Le catechesi mistagogiche sono dunque distinte, come tempo e come
metodologia, sia dalla catechesi catecumenale, sia dall'omelia liturgica.
Alla mistagogia, nei riti di iniziazione cristiana, era dedicata tutta
la settimana che segue la Pasqua; il Vescovo sentiva la necessità di imbandire
ai «neofiti» (= nuove piante) «il banchetto degli insegnamenti più perfetti»;
si concludeva con la domenica in albis, con la deposizione delle vesti bianche.
La mistagogia aveva dunque la funzione di condurre, attraverso i segni, oltre
la soglia del mistero cristiano dove è possibile incontrare il Signore risorto
che misticamente, e realmente, si fa presente alla sua Chiesa.
Il nuovo Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti (= RICA,
1972), consapevole dell'importanza che hanno i santi segni per entrare più
profondamente nel mistero cristiano, ha voluto recuperare questa antica
tradizione e ne parla in questi termini: «Dopo quest'ultimo grado (il
conferimento dei 3 sacramenti di iniziazione: battesimo, confermazione,
eucaristia), la comunità insieme con i neofiti prosegue il suo cammino nella
meditazione del Vangelo, nella partecipazione all'Eucaristia e nell'esercizio
della carità, cogliendo sempre meglio la profondità del mistero pasquale e
traducendolo sempre più nella pratica della vita. Questo è l'ultimo tempo
dell'iniziazione cioè il tempo della "mistagogia" dei neofiti» (RICA
37).
«In realtà una più piena e più fruttuosa intelligenza dei misteri si
acquisisce con la novità della catechesi e specialmente con l'esperienza dei
sacramenti ricevuti. I neofiti infatti sono stati rinnovati interiormente, più
intimamente hanno gustato la buona parola di Dio, sono entrati in comunione con
lo Spirito Santo e hanno scoperto quanto è buono il Signore. Da questa
esperienza, propria del cristiano e consolidata dalla pratica della vita, essi
traggono un nuovo senso della fede, della Chiesa e del mondo» (RICA 38).
Nelle «Premesse» all'edizione italiana del RICA i nostri Vescovi nel
1978 così hanno scritto: «questo itinerario, graduale e progressivo di
iniziazione e di evangelizzazione... è presentato con valore di forma tipica
per la formazione cristiana»; ed invitavano a «costituire una catechesi di tipo
mistagogico dei sacramenti già ricevuti, in vista di una esperienza più piena
della loro divina efficacia».
Più recentemente, nella «Relazione finale» dell'Assemblea generale
straordinaria del Sinodo dei Vescovi (1985), si legge: «Le catechesi, come già
accadeva all'inizio della Chiesa, devono tornare ad essere un cammino che
introduca alla vita liturgica (catechesi mistagogica). I futuri sacerdoti
imparino la vita liturgica in modo pratico e conoscano bene la teologia
liturgica».
Dall'esperienza dei Padri e dalla tradizione liturgica emerge dunque
che «mistagogia» è:
* una conoscenza-esperienza sempre più profonda, piena, fruttuosa del
mistero pasquale e la sua traduzione nella pratica della vita;
* un attingere un nuovo senso della fede, della Chiesa, del mondo;
* ciò è possibile per la confluenza di almeno due vie: la novità di una
catechesi che permette di chiarire l'intelligenza delle Scritture mediante la
meditazione della buona parola di Dio e mediante una più profonda comprensione
dei riti e delle preghiere; la comunione con lo Spirito Santo prodotta
dai sacramenti ricevuti accresce l'esperienza della vita sacramentale e
comunitaria e permette di scoprire quanto è buono il Signore.
Concludendo possiamo
dire che ancora oggi la validità e la necessità di una catechesi mistagogica è
dovuta almeno a questi motivi:
1.
nel contesto di
nuova evangelizzazione aiuta coloro che hanno ricevuto i sacramenti con scarsa
fede (o senza una profonda coscienza di fede), al recupero di un profondo e
personale senso del credere; qualcuno ha fatto osservare che se un tempo si
battezzavano i convertiti, oggi bisogna convertire i battezzati;
2.
superare una
certa catechesi molto malata di razionalismo e di nozionismo, molto simile alle
lezioni scolastiche; qualcuno parla di "riedizione delle gnosi del II
secolo"; riportare quindi la catechesi nel suo ambito vitale che è quello
della comunità che celebra e fa esperienza viva dei santi misteri;partire dalla
mistagogia liturgica per far entrare nel cuore del mistero cristiano; rifondare
quindi la catechesi su Bibbia e Liturgia (per
ritus et preces: SC 48) in maniera sistematica e non come semplici
corollari o pezze d'appoggio;
3.
insieme alla
mistagogia va recuperata anche una vera e propria prassi catecumenale sul come
«cristiani si diventa»;
4. gli incontri dei genitori che si preparano al Battesimo dei figli, o gli incontri di praparazione al matrimonio, sono momenti privilegiati di mistagogia per adulti alla riscoperta della loro fede (sulla base della grazia del sacramento già ricevuto). In questo caso, piuttosto che avere degli adulti che devono essere «iniziati ai sacramenti», si avranno adulti «iniziati attraverso i sacramenti».
La nostra riflessione proseguirà nello spiegare in che cosa consista il metodo mistagogico.
Paolo Giglioni
Dicembre 2000 (VCC 19)