LA CELEBRAZIONE LITURGICA DELLA PAROLA DI DIO
Abbiamo parlato dello stretto rapporto che unisce Bibbia e Liturgia (articolo precedente). Dobbiamo ora chiederci: qual è il significato liturgico della Parola di Dio? Quali le sue funzioni? Quali le sue caratteristiche nell’azione liturgica?
Il significato liturgico della Parola di Dio.
Pur non essendo l’unica o esclusiva forma di incontro con la sacra Scrittura, tuttavia la proclamazione liturgica della Parola di Dio è la forma tipica del dialogo di Dio con il suo Popolo. In effetti la Liturgia non può vivere senza la Parola di Dio e il contesto liturgico costituisce l’ambito più proprio del dialogo di salvezza. Solo nella Liturgia l’annuncio, l’ascolto e la celebrazione costituiscono un unico atto di culto dal momento che «con Lui parliamo quando preghiamo e Lui ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini» (S. Ambrogio citato in DV 25).
Nell’azione liturgica la Chiesa risponde fedelmente quello stesso
"Amen" che Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, pronunziò una
volta per sempre, per tutti i tempi, con l’effusione del suo sangue, per dare
sanzione divina alla nuova alleanza nello Spirito Santo. Quando pertanto Dio
rivolge la sua Parola, sempre aspetta una risposta, la quale è un ascolto e
un’adorazione in "Spirito e verità" (Gv 4,23). È infatti lo Spirito
Santo che rende efficace la risposta, in modo che ciò che si ascolta
nell’azione liturgica si attui poi nei santi misteri e si prolunghi nella vita,
secondo quel detto: "siate di quelli che mettono in pratica la parola, e
non soltanto ascoltatori" (Gc 1,22), oppure «esprimano nella vita quanto
hanno ricevuto nella fede» (SC 10).
Essendo
la Liturgia il terreno fecondo dove la Parola produce l’abbondanza dei suoi
frutti, proviamo ad elencare almeno i principali effetti prodotti da questo
meraviglioso incontro:
Crea un nuovo evento. Dio che per mezzo della sua Parola tutto ha creato (Sal 32,4-9; Is 55,10-11; Gv 1,3), vuole che per mezzo di questa stessa Parola tutto sia ri-creato (Ap 21,5). Essa è una Parola viva ed efficace (Eb 4,12). La Bibbia annuncia ciò che nella celebrazione si compie e la Liturgia realizza ciò che la Bibbia annuncia. Mentre nell’evangelizzazione e nella catechesi l’annuncio ha una funzione prevalentemente didattica, nella Liturgia la proclamazione ha una funzione sacramentale: attua ciò che annuncia. «Dio disse… e così avvenne» (Gen 1,6-7). Già S. Agostino diceva: sopraggiunge la Parola e si fa il sacramento. La celebrazione liturgica, che sulla Parola poggia e da essa prende forza, proprio in forza della potenza creatrice dello Spirito «diventa un nuovo evento» e arricchisce la Parola stessa di una nuova efficace interpretazione (OLM 3).
Dal
momento che nella Parola è presente il Cristo (SC 7. 33), quando questa Parola
viene proclamata nella celebrazione liturgica Egli continua ad attuare il suo
mistero di salvezza, a santificare gli uomini, a rendere al Padre un culto
perfetto. Anzi, l’economia e il dono della salvezza, che la Parola di Dio
continuamente richiama e comunica, proprio nell’azione liturgica raggiunge la
pienezza del suo significato; così la celebrazione liturgica diventa una
continua, piena ed efficace proclamazione della Parola di Dio. Questa Parola,
costantemente annunziata nella Liturgia, è sempre viva ed efficace (Eb 4,12)
per la potenza dello Spirito Santo e manifesta quell’amore operante del Padre
che giammai cessa di agire verso tutti gli uomini
Genera,
edifica, fa crescere la Chiesa. Nell’ascolto della Parola di Dio si edifica e
cresce la Chiesa, e i fatti mirabili che un tempo e in molti modi Dio ha
compiuto nella storia della salvezza, vengono in mistica verità ripresentati
nei segni della celebrazione liturgica. Difatti, in virtù della Parola salvatrice si accende
nel cuore dei non credenti e si nutre nel cuore dei credenti la fede, con la
quale ha inizio e cresce la comunità dei fedeli, secondo la parola
dell’apostolo: «La fede deriva dall’ascolto, e l’ascolto si verifica per la
Parola di Cristo» (Rm 10,17). Ogni volta pertanto che la Chiesa, riunita dallo Spirito Santo nella
celebrazione liturgica, annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il
nuovo popolo, nel quale l’alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa
finalmente piena e completa. Tanto più viva, quindi, sarà la partecipazione dei
fedeli all’azione liturgica, quanto più profondamente, nell’ascolto della
parola di Dio in essa proclamata, i fedeli stessi si sforzeranno di aderire al
"Verbo di Dio" incarnato nel Cristo, impegnandosi ad attuare nella
loro vita ciò che hanno celebrato nella Liturgia e, di rincontro, a trasfondere
nella celebrazione liturgica il loro comportamento quotidiano. Così nella dottrina,
nella vita e nel culto la Chiesa perpetua e trasmette a tutte le
generazioni tutto ciò che essa è e tutto ciò che essa crede, così da tendere
incessantemente, nel volgere dei secoli, con l’assistenza dello Spirito Santo,
alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le
Parole di Dio (DV 8).
Spinge alla missione. Tutti coloro che hanno ricevuto la grazia di ascoltare questa Parola, devono farsene annunziatori nella Chiesa e nel mondo, mediante l’annuncio esplicito oltre che con la testimonianza della vita. Dio si serve della stessa assemblea dei fedeli, che celebrano la Liturgia, perché la sua Parola si diffonda e sia glorificata e venga esaltato tra i popoli il suo nome. Attraverso la predicazione missionaria questa Parola raggiunge tutte le genti per essere accolta «nell’obbedienza della fede» (Rm 1,16). Essa converte, illumina, libera e santifica quanti, avendola accolta, la conservano nel loro spirito e la mettono in pratica (Lc 11,28; Gv 14,23).
Ricorda,
attua, anticipa. Come il
memoriale eucaristico, anche la proclamazione liturgica della Parola ha una
funzione «memoriale» nel senso che la stessa parola di Dio, proclamata nella
celebrazione dei divini misteri, non si riferisce soltanto alla presente
situazione che stiamo vivendo, ma rievoca il passato e fa intravedere il
futuro, ravvivandone in noi il desiderio e la speranza, perché tra il vario
fluire delle umane vicende, là siano fissi i nostri cuori, dove è la vera
gioia.
Perché
la Parola di Dio operi davvero nei cuori ciò che fa risuonare negli orecchi, si
richiede l’azione dello Spirito Santo; sotto la sua ispirazione e con il suo
aiuto la Parola di Dio diventa fondamento dell’azione liturgica, e norma e
sostegno di tutta la vita. L’azione dello stesso Spirito Santo non solo previene,
accompagna e prosegue tutta l’azione liturgica, ma a ciascuno
suggerisce nel cuore (cf Gv 14, 15-17.25-26) tutto ciò che nella proclamazione
della Parola di Dio viene detto per l’intera assemblea dei fedeli, e mentre
rinsalda l’unità di tutti, favorisce anche la diversità dei carismi e ne
valorizza la molteplice azione. Così Dio, che ha parlato in passato, parla
senza interruzione con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per
mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa e attraverso di
essa nel mondo, introduce i credenti alla verità tutta intera e in essi fa
dimorare abbondantemente la parola di Cristo (cf. Col 3,16; DV 8).
Parola ed Eucaristia
Sull’esempio
del suo Sposo e Signore, la Chiesa non ha mai cessato di celebrare il mistero
pasquale, riunendosi insieme per leggere “in tutte le Scritture ciò che
a lui si riferiva” (Lc 24,27), e attualizzare, con il memoriale del
Signore e i sacramenti, l’opera della salvezza. Infatti “la predicazione della
Parola è resa necessaria dal ministero stesso dei sacramenti, trattandosi di
sacramenti della fede, che dalla Parola nasce e si alimenta" (PO 4). Nutrita
spiritualmente all’una e all’altra mensa, la Chiesa
·
con
la Parola si arricchisce nella dottrina, con l’Eucaristia si rafforza nella
santità;
·
nella
Parola annunzia la divina alleanza, mentre nell’Eucaristia ripropone l’alleanza
stessa, nuova ed eterna;
·
lì
la storia della salvezza viene rievocata nel suono delle parole, qui la stessa
storia viene ripresentata nei segni sacramentali della Liturgia.
Si
deve quindi sempre tener presente che la Parola di Dio, dalla Chiesa letta e
annunziata nella Liturgia, porta in qualche modo, come al suo stesso fine, al
sacrificio dell’alleanza e al convito della grazia, cioè all’Eucaristia.
Pertanto la celebrazione della Messa, nella quale si ascolta la Parola e si
offre e si riceve l’Eucaristia, costituisce un unico atto del culto divino, con
il quale si offre a Dio il sacrificio di lode e si comunica all’uomo la
pienezza della redenzione.
Caratteristiche della Parola nell’azione liturgica.
Quella liturgica è la lettura che la Chiesa nella sua storia millenaria non ha mai cessato un solo giorno di fare e che ogni cristiano ha fatto e fa, o dovrebbe fare, con una frequenza almeno settimanale. E’ questa la lettura che con più urgenza è necessario imparare a svolgere correttamente e fruttuosamente.
La prima cosa da ribadire al riguardo è che, quando si legge (meglio: si proclama) la Scrittura nella Liturgia, non si fa di essa una lettura scientifica. Durante la Liturgia non si studia, ma si prega, si nutre la propria fede e la propria vita di discepoli del Signore. E’ celebrazione della Parola di Dio. Lo studio dei testi biblici proclamati nella Liturgia va dunque fatto prima, come preparazione, o dopo, come approfondimento, ed è evidentemente quanto mai utile, perché la preghiera e la celebrazione liturgica siano più consapevoli e più ricche.
Chi partecipa alle liturgie domenicali deve inoltre sapere che la sequenza dei testi biblici nella Liturgia ha come criteri complementari la lettura semicontinua e la lettura tematica. Esiste cioè un ciclo, che è triennale, lungo il quale in qualche modo si leggono i diversi libri, anche se ovviamente non per intero (ecco perché la lettura è semicontinua). Questo vale soprattutto per la seconda e per la terza lettura.
Nel primo anno del ciclo triennale infatti si legge il Vangelo di Matteo,
nel secondo quello di Marco, nel terzo quello di Luca. Quello
di Giovanni si legge in modo più frammentario nei tempi liturgici del
Natale e della Pasqua e per alcune domeniche nel secondo anno. Anche la seconda
lettura propone in modo continuo testi tratti dagli altri libri del Nuovo
Testamento. Più discontinua è invece la prima lettura. Essa, infatti, è scelta
in base all'altro criterio, quello tematico: ogni domenica dalle pagine
dell'Antico Testamento viene proposto un testo che prepara il tema della
lettura evangelica.
La caratteristica più importante della lettura liturgica della Bibbia è
comunque il fatto che essa è una lettura attualizzante. In modo analogo
al Sacramento, che rende presente quello che significa, anche la proclamazione
del Vangelo o di altre pagine bibliche rende presente e contemporaneo il Cristo
e l'evento salvifico di cui egli è protagonista. È per questo che alla proclamazione dei testi biblici fatta da un lettore
e dal diacono o dal sacerdote, rivolgendoci non a loro ma al Cristo, noi
rispondiamo: «Gloria a Te, o Signore!» e «Lode a Te, o Cristo!». Con una
espressione molto efficace, il Concilio Vaticano Il dice: «È lui [Cristo] che parla quando nella Chiesa si
legge la Sacra Scrittura» (Sacrosanctum Concilium, 7).
Così, per la forza attualizzante dei Sacramenti e della Liturgia, il
fedele deve sentirsi protagonista in prima persona dell'evento narrato dalle
letture. Se si fa lettura della liberazione dall'Egitto o della vocazione di
Abramo o della guarigione del cieco di Gerico, tutta la comunità celebrante e
il singolo cristiano devono sentirsi liberati, chiamati, illuminati.
Possiamo concludere auspicando che la Parola di Dio, fedelmente accolta, susciti propositi di conversione, stimoli ad una vita tutta splendente di fede, nutra la vita cristiana, sia fonte di preghiera per tutta la Chiesa.
Per un
approfondimento del tema:
Congregazione
per i Sacramenti e il Culto divino, Ordo Lectionum Missae [II Edizione]-
Roma,21/01/1981 [in Enchiridion Vaticanum EV 7/1001-1125].
Paolo Giglioni
Gennaio 2001
Celebrazione liturgica della Parola di Dio-VCC22