______________________________
Locuzioni delle Scritture che sembrano conformi ai modi particolari di parlare della lingua ebraica o greca, che in greco sono chiamati idiomata [idiomatismi].
1. (1, 14) E dividano in mezzo al giorno e in mezzo alla notte.
2. (1, 20. 26) Uccelli volanti sulla terra davanti al firmamento del cielo. Si pone il quesito in che senso debba intendersi secundum firmamentum.
Così anche: Facciamo l’uomo secondo l’immagine e secondo la somiglianza; molti codici latini hanno: ad immagine e somiglianza.3. (1, 28) Riempite la terra e abbiatene il dominio; in latino si dice: dominamini ei [dominatela].
4. (2, 5) Ma non c’era alcun uomo per lavorare la terra; i manoscritti latini invece hanno: che lavorasse la terra.
5. (2, 8) Dio piantò un giardino in Eden in faccia all’Oriente; i codici latini hanno: ad Orientem [a Oriente].
6. (2, 9) La frase che molti manoscritti latini esprimono così: e l’albero di conoscere il bene e il male, oppure: l’albero della conoscenza del bene e del male, o anche: l’albero per conoscere il bene e il male, e tutte le altre eventuali varianti relative alla traduzione di questa frase, il testo greco la formula così: e l’albero che fa sapere ciò che si può conoscere del bene e del male. Io non so se questo modo di tradurre sia una locuzione o se vuole indicare piuttosto qualche altro senso ben determinato.
7. (2, 16) Quanto alla frase dei manoscritti latini: Di ogni albero che si trova nel paradiso mangerai per cibo, non si deve separare con una virgola edes [mangerai] da paradiso escae, ma unire escae edes [mangerai per cibo] per il motivo che l’espressione latina permette di dire solo escâ edes, poiché in tali espressioni invece del dativo greco si è soliti usare l’ablativo o quello che si chiama il settimo caso.
O più esattamente l’ordine di successione delle parole è: [mangerai] di ogni albero commestibile.8. (3, 1) Il serpente era il più accorto di tutte le bestie
, come hanno molti manoscritti latini. Effettivamente in greco sta scritto, non " il più sapiente ".9. (3, 7) Quanto all’espressione della Scrittura relativa ad Adamo e a Eva, che si aprirono i loro occhi, essendo illogico pensare che prima andassero vagando nel paradiso a tentoni come ciechi o ad occhi chiusi, si tratta di una frase idiomatica con cui la stessa Scrittura si esprime a proposito di Agar dicendo: Aprì gli occhi e vide un pozzo
1 - poiché prima non stava seduta con gli occhi chiusi - e come nell’atto di spezzare il pane si aprirono gli occhi dei due discepoli, i quali dopo la risurrezione riconobbero il Signore 2; poiché durante la strada certamente non camminavano con lui ad occhi chiusi.10. (3, 15) La frase che molti manoscritti hanno e cioè: E porrò inimicizia tra te e la donna, quelli greci hanno: in mezzo di te e in mezzo della donna, che è un modo di dire proprio della lingua greca poiché ha il medesimo significato dell’espressione: tra te e la donna. Lo stesso [idiomatismo ricorre] nella frase che segue: nel mezzo della tua discendenza e nel mezzo della discendenza di lei.
11. (3, 17) Ciò che molti manoscritti latini dicono: Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie, ed hai mangiato dell’albero di cui solo ti avevo proibito di mangiare, nei codici greci è detto: hai mangiato dell’albero del quale ti avevo proibito di mangiare solo da questo; alcuni altri interpreti greci hanno: hai masticato, o: hai mangiato
, di modo che il senso, secondo questi, verrebbe ad essere: " Poiché hai udito la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui solo ti avevo proibito di mangiare, tu ne hai mangiato ".12. (4, 2) [Eva] aggiunse di partorire il fratello di lui, Abele. È un idiomatismo frequente nelle Scritture: aggiunse di dire.
13. (4, 8) E avvenne che, mentre erano in campagna, Caino si avventò su di Abele e lo uccise; è un idiomatismo, poiché anche se mancasse e avvenne il senso della frase potrebbe essere completo: ed essendo essi nella campagna.
14. (6, 6) In alcuni manoscritti latini sta scritto: E Dio si pentì e disse: "
Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato ", mentre nel testo greco si trova che si dice significhi: s’irritò, piuttosto che: si pentì. Questo verbo lo hanno anche alcuni codici latini.15. (6, 14) Moltissimi manoscritti latini recano: Per l’arca costruirai scompartimenti
, sebbene l’espressione latina sia non in arcam [per l’arca], ma in arca [nell’arca]. I manoscritti greci invece non hanno né in arcam [per l’arca] né in arca [nell’arca], ma: costruirai l’arca a scompartimenti, espressione che si prende nel senso che a costituire l’arca fossero gli scompartimenti.16. (6, 16) La maggior parte dei manoscritti hanno: All’arca farai un’apertura nel fianco; alcuni altri invece hanno: di lato, poiché in questo modo vollero tradurre l’espressione greca.
17. (7, 4) La frase della Scrittura che alcuni manoscritti latini esprimono dicendo: Poiché ancora sette giorni [e] io rovescerò un’inondazione di acqua sulla terra, nel testo greco si trova espressa così: rovescerò la pioggia sulla terra. L’espressione greca ha il caso genitivo
non l’accusativo, di modo che se potessimo esprimere questa idea in latino, si dovrebbe dire così: " Poiché a capo di sette giorni rovescerò la pioggia sulla terra ".18. (7, 5) Quanto alla frase: E Noè fece tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore Dio, così lo fece, è una locuzione simile a quella che nella creazione del mondo dopo l’espressione: e così fu fatto, si aggiunge: e lo fece Dio
3.19. (7, 4) Riguardo alla frase: Distruggerò ogni essere che ho fatto vivere
, si deve osservare che non è usato il termine " creazione ", poiché in greco sta scritto. Questo termine è usato di frequente nelle Scritture in lingua greca anche nel significato di " risurrezione ", sebbene potesse dirsi20. (7, 14) Quanto alla frase: E tutte le bestie selvatiche secondo la loro specie e gli animali domestici, e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti gli uccelli secondo la loro specie entrarono accanto a Noè nell’arca a due a due di ogni carne in cui è lo spirito vitale, il relativo in quo [nel quale] non è comprensibile se non si sottintende genus [specie], cioè in quo genere [nella qualespecie] oppure "
specie nella quale ", poiché se si sottintendesse "nella carne " si sarebbe dovuto dire in qua [nella quale], come fece il solo Simmaco nella sua traduzione.21. (7, 23) Quanto alla frase ripetuta: E fu distrutto tutto ciò che [Dio] aveva fatto sorgere, si deve osservare che questa è una locuzione idiomatica, come se dicesse: "
la creazione " o " la creatura di carne ".22. (7, 23) Riguardo al fatto che dopo aver detto: E fu distrutto tutto ciò che [Dio] aveva fatto sorgere e che era sulla faccia della terra, dall’uomo fino al bestiame selvatico, ai rettili e ai volatili del cielo, soggiunge: e [tutte quelle cose] furono cancellate dalla terra, si deve notare che questa è un’espressione idiomatica ripetitiva usata abitualmente dalla Scrittura.
23. (8, 6-7) La frase: [Noè] lasciò andare un corvo per vedere se l’acqua si era ritirata e, una volta uscito, non tornò finché l’acqua non si fu prosciugata sulla terra
è un idiomatismo consueto nelle Scritture, al quale si deve fin da ora porre attenzione; il corvo infatti non tornò subito dopo, poiché si dice che non tornò finché l’acqua non si prosciugò.24. (8, 9. 11) La frase: E stese la propria mano e [la colomba] la prese e la fece entrare vicino a lui nell’arca è un idiomatismo e penso che sia della lingua ebraica, poiché è assai familiare alla lingua punica, in cui troviamo parecchie espressioni corrispondenti a quelle ebraiche. Sarebbe stato infatti senz’altro sufficiente dire: e stese la mano, anche se non fosse stato aggiunto propria. Simile a questa è la frase che viene poco dopo: Ed essa aveva nel suo becco un ramoscello di olivo con le foglie.
25. (8, 12) E non aggiunse più di tornare da lui, è un idiomatismo assai familiare nelle Scritture.
26. (8, 21) La frase: E non aggiungerò ancora a mandare la mia maledizione contro la terra è simile alla precedente: Non aggiunse più a tornare da lui.
27. (8, 21) E non aggiungerò a colpire alcuna carne vivente, è una locuzione uguale alla precedente.
28. (9, 5) Poiché [io reclamerò] il vostro sangue [quello] delle vostre anime, sebbene bastasse dire o: il vostro sangue, o: il sangue delle vostre anime.
29. (9, 12) Questo è il segno dell’alleanza che io stabilisco tra il mio e il vostro, cioè "
tra me e voi ".30. (10, 9) Questi era un gigante cacciatore contro il Signore Dio. Non si capisce bene se contra può essere preso nel senso di "
al cospetto del Signore Dio ", poiché in questo senso vuole essere intesa la preposizione greca.31. (10, 14) Donde uscirono di lì i Filistei
, mentre sarebbe stato sufficiente dire: Donde uscirono i Filistei.32. (11, 1) E tutta la terra era un solo labbro; noi invece diciamo abitualmente: "
una sola lingua ".33. (11, 1) E tutta la terra era un solo labbro, si deve notare che sono chiamati "
tutta la terra " tutti gli uomini viventi allora, sebbene non in tutta la terra.34. (11, 3) E i mattoni divennero per loro in pietre. Il greco ha: E i mattoni si mutarono in pietre per essi. Se questa locuzione fosse tradotta così in latino, non si comprenderebbe.
35. (11, 4) Venite
, fabbrichiamoci una città e una torre la cui cima arriverà fino al cielo. Se questa [ultima] espressione si deve prendere come idiomatica, allora è un’iperbole; se invece si prende in senso proprio, allora dev’essere considerata tra le espressioni oscure discutibili.36. (11, 10) Alcuni manoscritti latini hanno: Sem, figlio di Noè, era di cento anni quando generò Arfaxad, mentre quelli greci hanno: Sem, figlio di cento anni quando generò Arfaxad, dove è un’ellissi poiché manca era. Ma per il fatto che non hanno: figlio di Noè, ma solo: figlio, è una nuova espressione idiomatica.
37. (11, 30) E Sara era sterile e non generava, quando sarebbe bastato dire: E Sara era sterile.
38. (12, 12) Avverrà dunque che, quando ti vedranno, gli Egiziani diranno che questa è sua moglie. È stato aggiunto che richiesto dal particolare idiomatismo [greco e latino], quando poteva bastare dire: questa è sua moglie.
39. (12, 14) Quanto alla frase della Scrittura: Avvenne dunque che appena Abramo entrò in Egitto, sarebbe stato sufficiente dire: Appena dunque Abramo entrò in Egitto.
40. (12, 18) Perché mi hai fatto questo, che non mi hai dichiarato che essa è tua moglie? Quando era sufficiente dire: non mi hai dichiarato. Inoltre lo stesso hai dichiarato è un’espressione abituale delle Scritture, poiché la maggior parte dei manoscritti latini hanno: non hai detto.
41. (13, 1) Salì dunque dall’Egitto Abramo e sua moglie e tutti i suoi beni e Lot con lui verso il deserto; è sottinteso " salirono ". Tuttavia però in senso proprio non si dice che risalirono con lui i suoi averi inanimati, come l’oro, l’argento e tutta la suppellettile; qui perciò si capisce che si tratta di un’espressione detta in greco:.
42. (13, 7) E scoppiò una lite tra mezzo i mandriani del bestiame di Abramo ed i pastori del bestiame di Lot; perciò quasi tutti gli scrittori latini non tradussero questa locuzione, ma si esprimono secondo il nostro consueto modo di parlare; anche noi abbiamo deciso di non metterla più in evidenza in seguito, poiché si trova dappertutto nella Scrittura greca dove viene espresso qualcosa di questo genere.
43. (13, 8) Poiché noi siamo uomini fratelli, disse Abramo a Lot; di qui si vede che è usanza della Scrittura esprimersi in modo che sono chiamati fratelli i consanguinei, anche se sono differenti nel grado di parentela sì da risultare uno di grado superiore e un altro di grado inferiore, come in questo passo, poiché Abramo era suo zio paterno.
44. (14, 1) Avvenne, poi, durante il regno di Amarfal, re di Sennaar; secondo il nostro abituale modo di parlare sarebbe stato sufficiente iniziare così: Durante, poi, il regno di Amarfal. Riguardo dunque all’espressione che usa la Scrittura: factum est autem [avvenne, poi] si è espressa secondo il suo solito.
45. (14, 5) Nell’anno quattordicesimo Chodollogomor e i re i quali con lui, è sottinteso: " erano "; e perciò da alcuni manoscritti latini fu anche aggiunto.
46. (14, 6) E i Correi, i quali sulle montagne di Seir; è sottinteso: " erano ".
47. (14, 13) Ma arrivando uno degli scampati riferì la notizia ad Abramo, il transfluviale, che abitava presso la quercia di Mambre, l’Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aunan, che erano alleati di Abramo; è un iperbato oscuro. L’ordine è infatti il seguente: " Arrivando uno degli scampati, un tale di Amorri, fratello di Escol e fratello di Aunan, che erano alleati, riferì la notizia ad Abramo, abitante di là dal fiume, che infatti abitava presso la quercia ". Questo iperbato risulta ancora più oscuro per l’ellissi, poiché, dopo la frase: un tale di Amorri, fratello di Escol e fratello di Aunan non si dice che cosa egli è in rapporto a quel fratello, ma è sottinteso " figlio " come, quando si dice: " Giacomo di Alfeo ", sebbene non si dica: " figlio " non s’intende in alcun altro senso; numerose poi sono le espressioni delle Scritture in cui non viene espresso il termine " figlio " ma è sottinteso.
48. (14, 22) La frase che hanno alcuni manoscritti latini: E Abramo disse al re di Sodoma: " Alzo la mia mano verso Dio, l’Altissimo, creatore del cielo e della terra, se dallo sparto fino alla correggia di un sandalo ", trasse in inganno il traduttore, poiché il testo greco ha che in latino significa filo, e questa è una frase idiomatica delle Scritture.
49. (14, 22-23) Stendo la mia mano verso Dio, l’Altissimo, creatore del cielo e della terra, se prenderò di tutto ciò che è tuo; se però le parole stendo la mia mano verso Dio, l’Altissimo sono usate come per dire: " giuro ", esse non formano un modo di dire abituale in latino, salvo che si dica: " stendo la mia mano verso Dio, l’Altissimo, che non prenderò nulla di ciò che è tuo ".
50. (15, 13) Col saperlo saprai che la tua discendenza sarà pellegrina in terra; è bensì un’espressione idiomatica assai usata dalle Scritture, ma i manoscritti greci hanno: Sapendo saprai, che è quasi la medesima cosa.
51. (16, 3) E [Sara] la diede in moglie al suo stesso marito Abramo. La frase ha allo stesso come superfluo.
52. (16, 5) Quando però [Agar] vide di essere incinta, sono apparsa spregevole agli occhi di lei. I manoscritti greci hanno in questo passo un participio, cioè, mancante alla lingua latina ma come se dicesse: " Vedendo di essere incinta, sono stata disprezzata agli occhi suoi " suona come una specie di solecismo. Così pure è un solecismo formato dal participio suddetto, al posto del quale noi diciamo: " vedendo ".
53. (17, 6) Ciò che i manoscritti latini esprimono dicendo: Io ti farò crescere grandemente oltre misura, quelli greci lo esprimono con assai, assai.
54. (17, 8) E a te e alla tua discendenza dopo di te darò il paese in cui risiedi, tutto il paese di Canaan, in possesso perenne. Si ha da vedere se c’è una locuzione nel fatto che l’agiografo dice perenne; i manoscritti greci hanno [eterno], mentre il testo dice: e ai tuoi discendenti dopo di te con cui spiega in qual senso ha voluto che s’intendesse la parola a te.
55. (17, 9) Da parte tua osserverai la mia alleanza tu e i tuoi discendenti dopo di te nel seguito delle loro generazioni; osserverai sta per " osserva "; l’agiografo usa qui il futuro invece dell’imperativo.
56. (17, 12) E sarà circonciso ogni vostro bambino di otto giorni di sesso maschile. Si intende: ogni maschio, come se potesse essere circonciso uno che non fosse maschio.
57. (17, 17) E Abramo cadde sulla faccia e disse in cuor suo dicendo: " Se potrà nascermi un figlio a me che ho cent’anni e se potrà Sara partorire avendo novant’anni? ". Non si deve dubitare che questo è un modo di dire di chi esprime il proprio stupore, non di chi dubita.
58. (17, 24) Ora Abramo aveva novantanove anni quando fu circonciso la carne del suo prepuzio; non si dice " con la carne " o "nella carne ".
59. (18, 7) Abramo corse allora nell’armento; invece di dire: verso l’armento.
60. (18, 11) Ora Abramo e Sara erano anziani avanzati negli anni; i manoscritti greci hanno [letteralmente] avanzati dei giorni.
61. (18, 20) Il Signore poi disse: " Il clamore di Sodoma e di Gomorra è giunto al colmo e il loro peccato è molto grave ". La Scrittura suole usare il termine " clamore " nel senso di " impudenza e libertinaggio " così grande da non potersi nascondere né per vergogna né per paura.
62. (18, 28) E disse: " Poiché non la distruggerò, se ne troverò quarantacinque ", il quia [che, poiché] sembra superfluo e perciò non si legge in alcuni manoscritti latini.
63. (18, 30) Forseché, Signore, se parlerò; è sottinteso: " andrai in collera " o qualche altra espressione di tal genere.
64. (19, 29) Il Signore, nel distruggere le città, in cui [Lot] abitava in esse.
65. (20, 13) In ogni luogo ove entreremo là.
66. (21, 19) E Dio aprì i suoi occhi e vide un pozzo d’acqua viva; è un’espressione idiomatica, poiché [Agar] non aveva gli occhi chiusi. Di questa locuzione abbiamo già parlato all’inizio di questo libro, ove sta scritto: E si aprirono i loro occhi.
67. (21, 23) E il paese nel quale hai abitato in esso.
68. (21, 27) E ambedue fecero un’alleanza. La Scrittura è solita denotare il patto con il termine testamentum.
69. (22, 2) Prendi tuo figlio, il tuo beneamato; prendi è un’espressione idiomatica simile a quella rivolta anche ad Agar a proposito di suo figlio.
70. (22, 4) E Abramo guardando con gli occhi, mentre sarebbe stato sufficiente dire: guardando.
71. (22, 16) Ho giurato su me stesso: se non ti benedirò benedicendoti. È come se dicesse: " Ho giurato su me stesso che ti benedirò benedicendoti " oppure, senza aggiungere alcun’altra parola, semplicemente: " L’ho giurato su me stesso, benedicendoti ti benedirò ".
72. (22, 17) E moltiplicando moltiplicherò la tua discendenza. Ma sarebbe potuto bastare: moltiplicherò .
73. (22, 20) E fu comunicata ad Abramo la notizia [da alcuni] che dicevano, benché il modo abituale di esprimersi sia: " Riferirono ad Abramo la notizia alcuni che dicevano ", oppure: " Ad Abramo fu riferita la notizia da alcuni che dicevano ".
74. (23, 3-4) Abramo poi si alzò dalla presenza del suo morto. Il redattore non dice: " dalla presenza della sua morta " e di nuovo, parlando della stessa donna, afferma: e seppellirò il mio morto. Il testo greco della Scrittura fa vedere che mortuum non è usato al neutro come se si trattasse di corpus mortuum [cadavere], ma è usato il genere maschile.
75. (24, 3) E ti farò giurare nel nome del Signore, Dio del cielo e della terra. I manoscritti greci non hanno per [nel nome], ma ti farò giurare per il Signore Dio del cielo.
76. (24, 3) Tra le quali io abito tra esse.
77. (24, 5) E caso mai la donna non vorrà seguirmi. È proprio di quella lingua chiamare " donna " una sposa.
78. (24, 5) Nel paese dal quale tu uscisti di lì.
79. (24, 6) Guàrdati dal ricondurre mio figlio laggiù. Con simili espressioni si è soliti esprimere una minaccia.
80. ( 24, 9. 8) E il servo pose la sua mano sotto la coscia di Abramo e gli prestò giuramento riguardo a quell’affare. Si tratta di un particolare modo di esprimersi con il quale Abramo aveva detto: ti scongiuro, come se gli avesse detto: " giuramelo "; ma questo modo di esprimersi non è a noi familiare. Si deve però esaminare se nelle Scritture ci sono altre locuzioni somiglianti a questa; poiché anche il fatto che Abramo disse: Se la donna non vorrà seguirti, tu sarai libero da questo giuramento, mostra chiaramente che egli aveva detto: ti scongiuro, come se avesse detto: " giuramelo ".
81. (24, 16) A proposito di Rebecca è detto: Era una vergine di aspetto assai bello, era vergine e non l’aveva conosciuta alcun uomo; questa ripetizione vuol far vedere il risalto dato alla verginità. Sarebbe strano però che sia stato aggiunto: e non l’aveva conosciuta alcun uomo, se non si trattasse di una locuzione e il termine " vergine " si potesse intendere nel senso per cui denota l’età e non l’integrità. I manoscritti greci poi non hanno: l’aveva conosciuta, ma la conobbe che pare contrario all’esatto ordine grammaticale.
82. (24, 26) Adorò al Signore, noi invece siamo soliti dire: " adorò il Signore ".
83. (24, 27) Poiché non ha lasciato la sua giustizia e la sua verità lontano dal mio Signore, cioè la giustizia e la verità che viene dal mio Signore; è come se dicesse: " fatta dal mio Signore ".
84. (24, 28) E la ragazza corse a riferire [tutto ciò che aveva udito] alla casa di sua madre, come se la stessa non fosse anche la casa di suo padre.
85. (24, 32) E acqua per lavare i piedi di lui e per i piedi degli uomini che erano con lui.
86. (24, 40) Il Signore, al quale piacqui alla sua presenza, invierà lui stesso il suo angelo con te; come se non fosse stato sufficiente: al quale piacqui. Avrebbe forse potuto piacergli se non alla sua presenza?.
87. (24, 42) Se tu farai riuscire il mio viaggio in cui cammino in esso.
88. (24, 43-44) Quando il servo di Abramo riferì le sue parole dette mentre stava per avvicinarsi alla fonte, egli le espose in questi termini: E avverrà che la ragazza alla quale dirò: " Dammi da bere un po’ d’acqua dalla tua anfora ", e mi risponderà: " Bevi tu, e attingerò anche per i tuoi cammelli ", questa è la donna che il Signore ha destinato al suo servo Isacco. Da queste parole è posto in evidenza che nella lingua ebraica erano chiamate " donne " anche le ragazze.
89. (24, 48) Poi benedissi il Signore, Dio del mio signore Abramo. È un’espressione denotante l’ossequio a una persona e assai frequente nelle Scritture, come " il Dio di Elia ".
90. (24, 49) Fatemelo sapere, affinché io me ne torni verso destra o verso sinistra. Con destra viene indicata la prosperità, con sinistra l’avversità, cioè la destra se assentiranno [alla richiesta], la sinistra se non assentiranno. Poiché sarebbe certamente tornato per la stessa via dalla quale era venuto. Per quanto riguarda questo modo di esprimersi, anche gli altri passi delle Scritture indicheranno che destra è usata per denotare tutte le realtà buone, sinistra invece quelle cattive, sia felicità che infelicità, sia giustizia e ingiustizia, e talvolta destra è usata in rapporto alle realtà eterne, sinistra in rapporto a quelle temporali.
91. (25, 13) Questi sono i nomi dei figli di Ismaele secondo i nomi delle loro generazioni; è come se l’agiografo avesse detto: " Secondo i nomi con i quali sono state chiamate le loro generazioni ".
92. (25, 20) Prese per sé in moglie Rebecca, figlia di Batuel, il siriano, dalla Mesopotamia, sorella di Labano il siriano. Il redattore avrebbe potuto dire semplicemente uxorem [come moglie] oppure sibi uxorem [per sua moglie].
93. (25, 24) Ed essa aveva due gemelli nel ventre di lei, si sarebbe potuta eliminare l’aggiunta dell’espressione di lei.
94. (25, 27) Crebbero poi i giovani. Una simile espressione idiomatica si trova anche negli scrittori profani, come la seguente: E nascondono gli scudi occulti 5, cioè: " nascondendoli li rendono occulti ". Così anche qui: crebbero i giovani, mentre erano fanciulli, sta a dire: " crescendo erano diventati giovani ".
95. (25, 31) Giacobbe a Esaù: Vendimi oggi la tua primogenitura a me. Così hanno i manoscritti greci.
96. (26, 28) Vedendo abbiamo visto che il Signore è con te.
97. (26, 28) E stringeremo un testamento con te. Le Scritture sono solite dire " testamento ", cioè invece di " patto ". I manoscritti latini hanno: E stringeremo con te un testamento affinché tu non faccia del male con noi, come se si dicesse: " Affinché tu t’impegni a non farci del male ".
98. (27, 1) E chiamò il proprio figlio più anziano Esaù e gli disse. In questo passo il termine " più anziano " non denota che era più avanzato in età ma che era il maggiore.
99. (27, 3) Adesso dunque prendi il tuo strumento, la faretra e l’arco; non dice " gli strumenti " ma lo strumento. Il senso che si voleva fare intendere non è però chiaro, salvoché si tratti di un modo di dire per cui si volesse con " lo strumento " fare intendere la faretra e, spiegando che cosa volesse dire la parola strumento, si fosse aggiunto: la faretra e l’arco, come se l’agiografo avesse detto: " Prendi il tuo strumento [da caccia], cioè la faretra " e poi, indicando un altro strumento: " e l’arco " che non ha alcuna relazione con lo strumento che è la farestra. Oppure, se non altro, si volle chiamare " strumento " la faretra e l’arco, usando il singolare per il plurale, come se uno dicesse: " prendi il tuo abito ", termine con cui intenderemmo più abiti, come capiremmo che " soldato " è usato invece di " soldati " e molte altre simili espressioni.
100. (27, 3) Esci nella campagna e caccia della cacciagione per me.
101. (27, 9) E recati alle pecore e prendimi di lì due capretti teneri e buoni. Con il termine " pecore " il redattore indicò tutte e due le specie del bestiame minuto che erano insieme nei medesimi pascoli.
102. (28, 4) E ti dia la benedizione di tuo padre Abramo; dice così Isacco a suo figlio [Giacobbe] parlando di suo padre e nonno di lui.
103. (28, 5) E se ne andò nella Mesopotamia della Siria, come se potesse chiamarsi Mesopotamia un’altra che non fosse della Siria, sebbene si dica che i Settanta non abbiano: della Siria, ma [al suo posto] sta segnato un asterisco.
104. (28, 15) Dio a Giacobbe: Non ti abbandonerò finché non avrò compiuto tutto quello che ti ho detto, come se avesse intenzione di abbandonarlo dopo averlo compiuto; no di certo, ma è un’espressione idiomatica.
105. (28, 16) Giacobbe si svegliò dal suo sogno e disse che in questo luogo sta il Signore, ma io non lo sapevo; il senso è completo anche se non ci fosse il che.
106. (28, 16) In questo luogo c’è il Signore. Come se si dicesse: " Qui c’è la manifestazione del Signore ", poiché il Signore non sta in un luogo.
107. (29, 5) Formulando una domanda Giacobbe dice: Conoscete Labano, figlio di Nachor? Dato che [Labano] era figlio di Batuel, si deve intendere che Nachor era più conosciuto, e a causa della sua dignità avvenne che [Giacobbe] facesse la domanda a proposito di lui. Ora è un modo di dire assai usuale chiamare " figlio " del nonno o del bisnonno o di un altro antenato più remoto una persona discendente da quello. Ecco perché Isacco chiamò Abramo " padre " del proprio figlio, come ho ricordato poco prima.
108. (29, 7) È ancora molto giorno, non è ancora tempo di radunare il bestiame.
109. (30, 4) Ed ella gli diede la propria schiava Balla in moglie a lui; il senso sarebbe completo anche se non fosse aggiunto il pronome a lui.
110. (30, 27) Se ho trovato grazia davanti a te, avrei avuto il presagio di una buona sorte, poiché Dio mi ha benedetto per la tua venuta. La connessione logica della frase non è regolare, poiché in questo passo si sarebbe dovuto dire: " Se avessi trovato grazia agli occhi tuoi, avrei presagito una buona sorte ". Ora invece poiché qui si dice: Se ho trovato, la costruzione regolare è: " Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, permetti di prenderlo come auspicio di buona sorte per il futuro ". Così infatti Labano disse: Avrei presagito una buona sorte [per me], come se avesse detto: " Oh, se avessi avuto l’auspicio di una buona sorte! ", cioè ti avrei tenuto nella mia casa per auspicio di buona sorte.
111. (30, 33) La mia giustizia mi ascolterà nel giorno di domani; cioè farà sì che io sia ascoltato.
112. (31, 2) E Giacobbe vide il volto di Labano, ed ecco che verso di lui non era come quello di ieri o dell’altro ieri; è un modo di dire assai familiare nelle Scritture; qui è detto ieri e l’altro ieri per indicare un tempo passato.
113. (31, 10) E nel sonno vidi con i miei occhi, benché nel sonno gli occhi del corpo siano chiusi.
114. (31, 13) Io sono il Dio che ti apparve nella dimora di Dio, è una locuzione. Oppure si deve intendere nel senso di quell’altra: Il Signore fece piovere [zolfo e fuoco] proveniente dal Signore 6, il Figlio [che procede] dal Padre ?
115. (31, 31) Rispondendo poi Giacobbe disse a Labano: " [Ti] dissi infatti: " Ho paura che tu mi porti via le tue figlie e tutti i miei beni " ".
116. (31, 33) Labano allora entrò e ispezionò nella casa di Lia; si deve tener presente come si menziona la casa della moglie quando furono raggiunti da Labano nel viaggio; ma forse è costume delle Scritture chiamare " casa " invece di " camera da letto " o di " tende ", come chiama " case " le tende delle serve.
117. (31, 37) Giacobbe dice a Labano: Perché hai fatto l’ispezione di tutte le suppellettili della mia casa? Ora si parla di una sola casa, i cui locali erano " la casa " delle sue mogli e concubine, per far capire che sono denominate " case " essendo camere o tende, chiamate anche " padiglioni ".
118. (31, 42) Se non fosse stato con me il Dio di mio padre Abramo e il timore di Isacco; chiama " padre " il suo proprio nonno, come gli aveva detto suo padre Isacco.
119. (32, 4-5) Giacobbe poi inviò dinanzi a sé dei messaggeri a suo fratello Esaù nel paese di Seir, la regione di Edom e diè loro quest’ordine dicendo: " Ecco come direte al mio signore Esaù: " Così dice il tuo servo Giacobbe: Ho soggiornato presso Labano e ci sono rimasto finora; posseggo buoi, asini, pecore, servi e serve; ho mandato a darne notizia al mio signore Esaù " ". Non disse: " Ho mandato a darne notizia a te ".
120. (32, 18) Se Esaù ti chiederà: " Di chi sei e dove vai? E di chi sono questi [animali] che vanno dinanzi a te? ", e risponderai: " Del tuo servo Giacobbe "; il senso sarebbe completo e corretto anche se la frase non avesse la e.
121. (32, 19) Li ha inviati come regalo al mio signore Esaù, ed ecco che viene lui stesso dietro a noi. Secondo il nostro abituale modo di esprimerci si doveva però dire: " Li ho inviati come un regalo per te, mio signore " oppure " che egli ha inviato a te, suo signore ".
122. (32, 23) Nella stessa notte si alzò e prese [con sé] le sue due mogli e le sue due serve. Qui sono distinte dalle mogli quelle che prima la Scrittura aveva chiamato " mogli ".
123. (32, 23) E prese le due mogli e le due serve; si deve notare come, secondo l’abitudine delle Scritture si dice " prese " [accepit], poiché non fu allora che le prese [duxit] o ricevette in mogli dal suocero.
124. (33, 13) Ciò che i manoscritti latini esprimono dicendo: E le pecore e le mucche le quali hanno figliato, quelli greci lo esprimono così: hanno figliato sopra di me. Questa espressione è da intendersi nel senso di: " sopra la mia sollecitudine e cura ", come siamo soliti parlare quando diciamo che " ricade sul nostro capo " qualcosa di cui ci prendiamo la più grande cura.
125. (34, 7) I figli di Giacobbe erano tornati dalla campagna e, avendo udito [l’accaduto], quegli uomini ne rimasero profondamente addolorati e molto adirati poiché quell’individuo aveva commesso un’infamia riguardo a Israele per il fatto di aver dormito con la figlia di Giacobbe, e non sarà così. Difficilmente nelle Scritture si trova una tale locuzione con la quale il redattore riferisce le loro parole senza specificare la persona di coloro che le pronunciano, poiché non dice: " e dissero ", ma omettendo quel verbo riferisce le loro parole. Poiché quali altre persone potevano dire: e non sarà così, se non quelle che, oltremodo indignate, macchinavano la vendetta ?
126. (34, 8) È da notare che Emmor, parlando di Dina a Giacobbe e ai suoi figli dice: vostra figlia, non dice: " tua figlia, sorella di costoro ".
127. (34, 15) In questo saremo simili a voi e abiteremo in voi, vale a dire: " tra voi ".
128. (34, 19) Era infatti fortemente attaccato alla figlia di Giacobbe, cioè " l’amava ".
129. (34, 26) E uccisero suo figlio Sichem con la bocca della spada, come se si dicesse: " con la spada ".
130. (34, 28-29) Così vengono enumerate le cose portate via dai figli di Giacobbe dalla città di Sichemiti, Salem, dopo che se ne erano impadroniti: Le loro pecore, le loro vacche, i loro asini, tutto ciò che era nella città e tutto ciò che era nei campi portarono via. E fecero prigionieri tutti i loro corpi e tutta la loro suppellettile e le loro mogli e depredarono tutto ciò che era nella città e tutto ciò che era nelle case. Fra tutte queste cose non si comprende che cosa voglia dire l’espressione: e i loro corpi, poiché non si deve supporre che portassero via i cadaveri di coloro che essi avevano uccisi, ma si deve intendere che sono oggetti che si posseggono per le necessità fisiche, spiegate nella frase che segue: e la suppellettile, come nel diritto si usa l’espressione " consegna delle cose " [traditio corporum]. Sennonché i greci con un’espressione assai familiare chiamano gli schiavi; ma poiché qui non è detto bensì non si deve affermare alla leggera che sono indicati gli schiavi; può darsi tuttavia che sia questo il senso più esatto.
131. (36, 40) La Scrittura, dopo aver ricordato la stirpe di Edom, cioè gli Idumei e coloro che in essa erano stati re, dice: Ecco, i nomi dei principi di Esaù [elencati] secondo i loro territori nelle loro regioni e nei loro popoli, chiamando popoli quelli di una sola stirpe a causa delle molteplici famiglie, sebbene Esaù stesso si chiamasse Edom. Da lui prese il nome anche il popolo al quale aveva dato origine e del quale egli fu per l’appunto padre.
132. (37, 21) Ma Ruben, avendo udito ciò, lo liberò dalle loro mani e disse: " non togliamogli la vita ". Il testo tuttavia non vuol dire che [prima] lo liberò e poi disse così, ma lo liberò col dire così. Prima dunque è detto: lo liberò e poi con una sintetica ricapitolazione indica in qual modo lo liberò.
133. (37, 21) Non colpiamolo nell’anima. In questo passo con il termine " anima " si indica la vita del corpo animato per mezzo della facoltà che è causa dell’effetto prodotto. Secondo questo traslato può vedersi anche come, riguardo a Giobbe, fu detto al diavolo: Non toccare la sua anima 7, cioè: " non ucciderlo ". Poiché secondo il senso proprio del termine con cui si menziona la natura dell’anima viene enunciata dal Signore l’esortazione: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima 8.
134. (37, 27) Ciò che dice Giuda: Ma le nostre mani non siano su di lui corrisponde a ciò che noi siamo abituati a dire: " Non mettiamo le nostre mani addosso a lui ".
135. (37, 27) Poiché egli è nostro fratello e nostra carne; l’agiografo non dice due cose diverse, ma ripete due volte la stessa cosa come se spiegasse che cosa volesse dire nostro fratello, cioè " nostra carne " in quanto erano stati generati dalla medesima carne.
136. (37, 31) Uccisero un capretto delle capre. Così è solita esprimersi la Scrittura, come nel Salmo: Come agnelli delle pecore 9, come se potesse esserci un capretto se non delle capre o agnelli se non delle pecore.
137. (38, 13) E fu riferito a Tamar, sua nuora, alcuni che dicevano; ma si sarebbe dovuto dire: " riferirono alcuni che dicevano ".
138. (38, 14) E dopo essersi tolti i vestiti della propria vedovanza da lei. Che cosa sarebbe mancato al senso se non fosse stato aggiunto da lei?
139. (38, 26) E non continuò più a conoscerla, invece dell’espressione: " avere rapporti sessuali con lei ".
140. (39, 4) E Giuseppe trovò grazia agli occhi del suo padrone. A nessuno è ignoto questo modo di esprimersi della Scrittura.
141. (39, 6) E non ignorava nulla delle cose che stavano intorno a lui. È un’espressione usata comunemente dai Greci, che però non è corretta tra noi, che diciamo: " non sapeva nulla ".
142. (39, 6) Eccetto il pane che egli mangiava. Con il termine pane si vuol fare intendere tutto ciò che concerne il suo vitto. Ecco perché nella preghiera insegnata dal Signore si parla del solo pane invece del vitto quotidiano 10.
143. (39, 7) E la moglie del suo padrone pose i suoi occhi su Giuseppe; anche da noi è usata abitualmente la stessa espressione invece di: " se ne innamorò ".
144. (39, 7) E gli disse: " Dormi con me ". Anche questo è un modo di dire abituale invece di " giaci con me ".
145. (39, 22) E il custode del carcere diede il carcere per la mano di Giuseppe, invece di dire: " nelle mani di Giuseppe ", con cui s’indica " in potere ".
146. (40, 8) E gli dissero: " Abbiamo fatto un sogno e non c’è nessuno capace d’interpretarlo ". Pur avendo fatto ciascuno un suo proprio sogno, non dissero: " Abbiamo fatto dei sogni ", ma: Abbiamo fatto un sogno.
147. (40, 12) I tre tralci sono tre giorni. Non dice: " simboleggiano tre giorni ". Si deve considerare attentamente questo modo di esprimersi in cui alcune cose usate come simbolo vengono chiamate con il nome di quelle che esse rappresentano simbolicamente; ecco perché l’Apostolo dice: ma la pietra era il Cristo 11; non dice: " la pietra simboleggiava il Cristo ".
148. (40, 13) E darai al Farone la coppa nella sua mano, benché il senso sarebbe completo, anche se non fosse aggiunto: nella sua mano.
149. (40, 19) E il Faraone ti staccherà la tua testa da te; il senso sarebbe completo, anche se non fosse aggiunto da te.
150. (40, 19) E gli uccelli del cielo mangeranno le tue carni da te; è un modo di esprimersi simile al precedente.
151. (41, 1) E avvenne dopo due anni di giorni; che cosa mancherebbe, se non ci fosse di giorni?
152.
(41, 7) Allora il Faraone si svegliò, ed era un sogno; le Scritture sono solite parlare così dei sogni, dopo che uno si sia svegliato, come se una volta tornato alla realtà di coloro che sono svegli, allora apparisse evidente essere un sogno ciò che, quando si vedeva [in sogno], appariva come realtà.153. (41, 9-10) Ricordo oggi la mia colpa. Il Faraone s’era sdegnato con i suoi servi e ci fece gettare in carcere; parlava a lui come se parlasse di un altro.
154. (41, 11) E ambedue, io e lui, facemmo un sogno durante la stessa notte, come se non bastasse dire ambedue. Anche qui si dice: facemmo un sogno e non " facemmo dei sogni " come se entrambi avessero fatto lo stesso sogno.
155. (41, 13) Ora avvenne che, come a noi aveva interpretato, così anche si avverò. Ora avvenne che, così è solita dire la Scrittura, ma il senso completo sarebbe: come ci aveva interpretato, così anche si avverò.
156. (41, 19) Quali non le ho viste mai tali più brutte in tutto il paese d’Egitto; ma secondo il nostro consueto modo di parlare si sarebbe potuto dire: " delle quali non ho mai viste più brutte ", o " quali non ho mai viste ", o " non ne ho mai viste di simili ".
157. (41, 21) Alzandomi, mi riaddormentai. È detto alzandomi, invece di " svegliandomi ".
158. (41, 25) Tutto quanto Dio fa, l’ha mostrato al Faraone; pur parlando alla stessa persona parla come se parlasse di un’altra.
159. (41, 30) E la carestia distruggerà il paese, invece di dire: " le persone che sono nel paese ".
160. (41, 33-34) Adesso dunque provvediti di un uomo prudente e intelligente e mettilo a capo del paese d’Egitto; e il Faraone scelga e stabilisca dei capi delle regioni sul paese. Come se una fosse la persona alla quale si dice: provvediti di un uomo prudente, e un’altra quella a cui si dice: Il Faraone stabilisca.
161. (41, 35) E il grano sia ammassato sotto la mano del Faraone, cioè sotto la potestà del Faraone.
162. (41, 40) Tuttavia, per quanto riguarda il trono, io sarò più avanti di te. Così stanno nel testo greco le parole che il Faraone disse a Giuseppe. L’espressione idiomatica sarò più avanti di te è propria dei Greci, da noi invece si dice: " ti precederò "; al contrario " ti precederò il trono " si dice che non è usata neppure tra i Greci, ma " ti precederò nel trono ", cioè nel seggio d’onore, significa: " starò più avanti di te nel regno "; così infatti gli dice anche dopo.
163. (41, 44) Io sono il Faraone, ma senza di te nessuno alzerà la propria mano su tutto il paese d’Egitto. Come se dicesse: " Io sono il re, ma tu sei il principe o il governatore generale dell’Egitto ". Poiché Faraone non è un nome di persona, ma un titolo del potere regale.
164. (42, 1-2) Giacobbe allora, vedendo che nell’Egitto c’era la vendita, disse ai suoi figli: " Perché ve ne state senza far nulla? Ecco, io ho sentito dire che in Egitto c’è vendita ". Si deve osservare che la Scrittura dice ora che Giacobbe aveva sentito dire ciò che prima aveva detto di aver visto.
165. (42, 2) Comprate per noi un po’ di viveri, affinché possiamo vivere e non morire. Sarebbe bastato una sola delle due forme verbali, o affinché viviamo, o affinché non moriamo.
166. (42, 11) Noi siamo persone pacifiche; i tuoi servi non sono delle spie. Come se parlassero di altre persone dicendo: i tuoi servi non sono delle spie, mentre avrebbero potuto dire: " noi non siamo ", ma parlavano così come si usa a causa del rispetto [dovuto all’autorità].
167. (42, 13) Noi, tuoi servi, siamo dodici fratelli nel paese di Canaan, sebbene poi dicano che uno di loro non c’era più pensando naturalmente che proprio Giuseppe non ci fosse più, cioè che fosse morto. A questo modo di dire corrisponde anche l’espressione: Questi sono figli di Giacobbe, che gli nacquero in Mesopotamia 12, sebbene Beniamino non fosse nato lì. Quanto all’affermazione fatta da essi: noi siamo nel paese di Canaan, quantunque essi, al momento in cui parlavano così, fossero in Egitto, è detto: noi siamo invece di "noi abitiamo "; essi in realtà erano venuti da quel paese con l’intenzione di tornarvi subito e di dimorarvi.
168. (42, 14) È proprio ciò che vi ho detto dicendo, che voi siete delle spie; che cosa sarebbe mancato anche se non fosse stato aggiunto: dicendo?
169.
(42, 19) Ma andate voi stessi e conducete la compra del vostro grano. Conducete invece di " portatelo "; poiché, in realtà, si conducono i giumenti con i quali si porta il grano comprato, si dice che si conduce anche ciò che viene portato per mezzo di essi.170. (42, 22) Non ho forse parlato a voi dicendo: "
Non fate del male al ragazzo ", ma non mi avete dato ascolto? Si deve notare che non si chiama " il dare ascolto " solo quello con cui ci ascolta Dio.171. (42, 23) Essi però non sapevano che Giuseppe li udiva. Udiva sta per "
comprendeva ", poiché le parole le sente certamente con l’orecchio anche chi non conosce la lingua. Questa locuzione viene ripetuta quando raccontano al loro padre che cosa era accaduto in Egitto e che cosa avevano detto a Giuseppe.172. (42, 32) Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre; uno non c’è più, il più piccolo invece attualmente con nostro padre nel paese di Canaan. In queste poche parole ci sono molte specie di locuzioni: quella che ho ricordato poco prima: siamo dodici, sebbene uno non c’è più; un’altra è: siamo figli di nostro padre, come se potessero esserci figli di un padre non loro. Il più piccolo invece attualmente con nostro padre nel paese di Canaan, senza dire "
si trova " o qualche altro verbo di tal genere. Bisogna poi osservare - cosa che pare soprattutto necessaria per quanto riguarda i racconti degli Evangelisti - in qual modo le cose che furono dette quando si narra essere state dette, non vengono affatto riferite nel medesimo modo che sono state dette, sebbene tuttavia la frase non perda nulla della verità a causa della diversità delle parole. In realtà ciò che essi riferirono come detto da Giuseppe, cioè: e potrete trafficare nel paese, non si trova che fosse stato detto da lui. Essi però, senza mentire, riferirono ciò che avevano conosciuto dalla sua volontà risultante dalle parole che aveva detto. Le parole infatti sono necessarie solo per manifestare e - per quanto ci è possibile - far giungere a conoscenza di coloro che ci ascoltano la nostra volontà.173. (42, 35) E la borsa di denaro di ciascuno stava nel loro sacco. Non si dice "
nel proprio sacco " o " nei loro sacchi ", ma come se un solo sacco fosse quello di tutti.174. (42, 36) Tutto questo è avvenuto su di me, cioè "
mi colma d’infelicità ".175. (43, 3) Ma Giuda gli disse dicendo; il senso poteva essere completo anche se la frase non avesse dicendo.
176. (43, 7) Quell’uomo ci interrogò interrogandoci. Una siffatta locuzione è frequente nelle Scritture: Quell’uomo c’interrogò interrogando, oppure: "
c’interrogò con l’interrogarci " e altre simili locuzioni.177. (43, 16) Poiché questi uomini mangeranno con me pani a mezzogiorno: forse soltanto pani? Ma la locuzione con il termine denotante l’alimento principale abbraccia anche tutti gli altri: Poiché questi uomini mangeranno con me pani a mezzogiorno; dicendo: a mezzogiorno viene indicato il pane che si fa a metà del giorno, poiché è questo che significa meridies [mezzogiorno].
178. (43, 18) Per prendere come schiavi noi e i nostri asini. Senza dubbio non è sottinteso "
schiavi ", poiché ciò che i manoscritti latini hanno come schiavi, in quelli greci si legge, che non possono essere affatto gli asini. Di conseguenza a i nostri asini è sottinteso " per prendere ".179. (43, 21) Aprimmo i nostri sacchi e il denaro di ciascuno nel proprio sacco; l’agiografo tralasciò "
fu trovato " o " c’era " o qualche altro predicato di tal genere.180. (43, 23) Propizio verso di voi, non abbiate paura. In queste parole con cui è detto: propizio verso di voi ne sono sottintese due, cioè "
sia " e " Dio ", poiché il senso completo è: " vi sia propizio Dio " il che senz’altro è un’espressione idiomatica assai abituale in greco.181. (43, 28) Il tuo ragazzo nostro padre sta bene, è ancora vivo. Qui appare più chiaramente che con il termine puer [ragazzo] si è soliti indicare un servo, poiché, a proposito di quel vecchio
, questo termine non avrebbe potuto denotare l’età.182. (43, 32) Poiché gli Egiziani non potevano mangiare pani con gli Ebrei. Ciò è un abominio per gli Egiziani. È usato spesso questo modo di dire per indicare con il termine "
pani " ogni specie di alimenti.183. (43, 34) La porzione di Beniamino fu fatta cinque volte più abbondante delle porzioni di tutti gli altri rispetto a quelle di essi. Poiché era già stato detto: più delle porzioni di tutti gli altri, si sarebbe potuto omettere: rispetto a quelle di essi.
184. (44, 6-7) [L’intendente] trovandoli parlò loro secondo le seguenti parole. Si sarebbe potuto dire: "
disse loro le seguenti parole ". O non sarebbe forse una specie particolare di locuzione e l’espressione non sarebbe forse in rapporto al senso? Effettivamente una cosa è dire le stesse parole, un’altra è esprimere il senso delle stesse parole in modo che, qualunque altra specie di parole venga usata, si conservi il medesimo senso contenuto in quelle parole; questo è significato dall’espressione: " secondo le stesse parole " anche se non sono proprio le stesse. Ma siccome quelli subito dopo rispondono dicendo: Perché il signore parla secondo queste parole? - essi naturalmente, secondo l’usanza comune, avrebbero dovuto dire: " perché il signore dice queste parole? " - evidentemente si tratta di un genere di locuzione.185. (44, 7) Lungi dai tuoi ragazzi agire secondo questa parola. Avrebbero dovuto dire: "
lungi da noi ". Ma nelle Scritture esprimersi così è un’abituale attestazione di deferenza, come se si parlasse a proposito di terze persone; ragazzi poi è detto invece di " servi ".186. (44, 9) E noi pure saremo servi del nostro signore. Anche qui i manoscritti greci hanno, cioè ragazzi, che la Scrittura usa tanto spesso invece di "
servi " che difficilmente si trova che non denoti i servi con questo nome.187. (44, 34) Ma in qual modo potrei risalire presso mio padre, se il ragazzo non fosse con me? Che io non veda la sciagura che si abbatterebbe su mio padre. Il modo abituale di parlare avrebbe richiesto piuttosto che si dicesse: "
perché io veda la sciagura che potrebbe abbattersi su mio padre ", cioè: " in che modo potrei risalire, per vedere? "; quindi con un modo nuovo di dire, l’espressione " in che modo " da lui usata la disse invece di una negazione, come se avesse detto " non ". La connessione logica abituale della frase è infatti il seguente: " Non risalirò presso mio padre non essendo con noi il ragazzo, per non vedere la sciagura che potrebbe opprimere mio padre ".188. (45, 2-3) Quando Giuseppe pianse mentre veniva riconosciuto dai fratelli la Scrittura dice: E lo udirono tutti gli Egiziani e la cosa fu udita nella casa del Faraone. Segue poi ciò che stava narrando: disse poi Giuseppe ai suoi fratelli. La Scrittura perciò dice prima ciò che avvenne dopo; questo accade a causa della celerità con cui si sparse la notizia poiché la cosa fu risaputa dagli Egiziani; il racconto poi si riallaccia a ciò che veniva narrato con una breve ricapitolazione.
189. (45, 16) E nella casa del Faraone si diffuse la notizia, coloro che dicevano: Sono arrivati i fratelli di Giuseppe. La Scrittura usa dicentes [coloro che dicevano] invece di dicentium [di coloro che dicevano]; in realtà si diffuse la notizia di coloro che dicevano: Sono arrivati i fratelli di Giuseppe.
190. (46, 2) Ma egli rispose: "
Che cos’è: dicendo? ". L’ordine [sintattico della frase] è: " Ma egli rispose dicendo: "Che cos’è?" ".191. (46, 4) Dio dice a Giacobbe: E io discenderò con te in Egitto e ti farò risalire alla fine. Così portano i manoscritti greci, mentre quelli latini hanno: Io ti accompagnerò alla fine.
192. (46, 28) Inviò poi Giuda davanti a sé verso Giuseppe per andargli incontro presso la città degli Eroi. Non so se risulta facile trovare nelle Scritture il nome di Eroi.
193. (46, 31-32) Nelle parole di Giuseppe, con le quali dice ai suoi fratelli: Salendo informerò il Faraone e gli dirò: "
I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Chanaan, sono venuti da me; essi sono pastori - erano infatti allevatori di bestiame minuto - e hanno condotto i loro giumenti e le pecore e tutti i loro averi ". La frase incidentale: erano infatti allevatori di bestiame minuto l’ha inserita l’agiografo di sua iniziativa, e poi torna a riferire le parole di Giuseppe, soggiungendo: e hanno condotto i loro giumenti e tutti i loro averi; perciò l’ordine sintattico delle parole è: " Essi sono pastori e hanno condotto i giumenti, le pecore e tutti i loro averi ".194. (47, 8) Il Faraone poi chiese a Giacobbe: "
Quanti gli anni dei giorni della tua vita? ", è sottinteso " sono ".195. (47, 9) Piccoli e infelici sono stati i giorni degli anni della mia vita. Il testo porta piccoli invece di "
pochi ". In effetti i giorni d’una persona non possono essere più brevi di quelli di tutte le altre persone per quanto riguarda la durata delle ore. Giacobbe però disse così in confronto della vita dei suoi antenati; di certo infatti adesso nessuno vive centotrent’anni, quanti erano quelli che egli già aveva.196. (47, 12) [Assicurò la distribuzione di] grano secondo il corpo, cioè "
secondo il numero dei corpi ". Con il termine " corpo " è indicato il numero dei corpi e con il numero dei corpi il numero delle persone.197. (47, 13) Ora la fame era cresciuta di molto e il paese d’Egitto fu ridotto allo stremo. L’agiografo dice: il paese invece delle persone che erano nel paese.
198. (47, 15) E andarono da Giuseppe tutti gli Egiziani dicendo: "
dacci dei pani ". Con pani viene indicato il grano mediante un idiomatismo con cui si esprime l’effetto per la causa.199. (47, 20) E la terra fu per il Faraone; non si dice " del Faraone ". Così è solita esprimersi la Scrittura come è detto anche nel Salmo: E osserverai la tua legge. Questa è stata fatta per me, poiché ho desiderato le tue prescrizioni 13. Della legge di Dio è detto: Questa è stata fatta per me, cioè per mia utilità.
200. (47, 22) A eccezione solo della terra dei sacerdoti, Giuseppe non possedette. Come se avesse detto: " Giuseppe possedette tutta la terra ad eccezione solo della terra dei sacerdoti ".
201. (47, 26) E Giuseppe impose loro come legge, vigente fino al giorno d’oggi nel paese d’Egitto, di dare la quinta parte al Faraone. Dal fatto che si dice: fino al giorno d’oggi si capisce che quello di Faraone era il titolo del potere regale. Gli Egiziani infatti non avrebbero potuto dare il tributo al Faraone che viveva allora fino al giorno in cui venivano scritti questi fatti, quando quello non era più in vita.
202. (47, 28) E i giorni degli anni della vita di Giacobbe furono. La Scrittura usa spesso la locuzione idiomatica " i giorni degli anni ", sebbene avesse potuto dire solo " anni ".
203. (48, 1) Per quanto riguarda la frase della Scrittura: A Giuseppe fu riferito: " Tuo padre si trova turbato ", alcuni manoscritti portano: si trova scosso violentemente; alcuni altri: ha la febbre, e altri chi un termine chi un altro, così come i Latini furono capaci di tradurre la forma verbale greca . Sembra tuttavia che il verbo più appropriato sia: è turbato perché si dice di coloro che sono tormentati dalla sofferenza fisica nell’avvicinarsi della morte. Ecco perché anche la turba si chiama in greco, poiché la turba è una moltitudine disordinata, non come è il populus [popolo], che in greco si chiama né come plebs [plebe] che in greco si dice, ma come, che in latino si dice turba.
204. (48, 16) Giacobbe, nell’atto di benedire i figli di Giuseppe, suoi nipoti, dice tra l’altro: E sarà invocato su di essi il mio nome e il nome dei miei padri. A proposito di questa frase si deve osservare che talora non solo la exauditio [esaudimento] ma anche la parola invocatio [invocazione] sono termini riferiti non a Dio, ma agli uomini.
205. (48, 18) Ecco, questo il primogenito; nella frase manca " è " secondo i manoscritti greci.
206. (49, 24) Giacobbe, nel benedire Giuseppe, tra l’altro dice: Di lì colui che rese forte Israele. Sarebbe strano se non fosse sottinteso " è " affinché sia completo il senso della frase e cioè: " Di lì viene colui che ha reso forte Israele ".
207. (50, 2-3) Quanto alla frase della Scrittura: Giuseppe ordinò ai suoi servi, incaricati di seppellire i morti, di inumare suo padre, la lingua latina non ha trovato come denominare gli; questi infatti non seppelliscono il corpo dei morti, cioè non li consegnano alla terra, azione che in greco si chiama [seppellire], non. Gli fanno perciò quello che si pratica ai cadaveri da inumare imbalsamandoli con aromi e prosciugandoli o fasciandoli e avvolgendoli con le bende, trattamento in cui sono maestri gli Egiziani. La frase: e lo seppellirono, dobbiamo quindi intenderla nel senso di " lo acconciarono accuratamente " e quanto alla frase: [ci vollero] quaranta giorni per la sepoltura, i " giorni " sono da intendere quelli dell’imbalsamazione, poiché Giacobbe fu sepolto dove aveva ordinato d’essere sepolto.
208. (50, 4) Parlate [di me] alle orecchie del Faraone; è una locuzione usuale nelle Scritture.
209. (50, 6) E il Faraone disse a Giuseppe: Discendi e seppellisci tuo padre. Anche se il Faraone, per mezzo di persone autorevoli, per mezzo delle quali Giuseppe gli aveva fatto sapere [il suo desiderio], disse ciò che avrebbero dovuto dire a Giuseppe, evidentemente non lo disse se non a Giuseppe stesso. Ecco perché nel Vangelo uno degli Evangelisti dice che un centurione andò dal Signore e gli disse: Il mio servo giace in casa paralizzato 14, mentre un altro raccontando tutto il fatto più minuziosamente 15, ricorda che il centurione inviò al Signore alcuni suoi amici perché gli riferissero quella sua preghiera. Ora, per mezzo di quei suoi amici andò lui stesso poiché in essi c’era il suo desiderio. Ecco perché è detto: Chi accoglie voi, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato 16.
210. (50, 10) Lo piansero un pianto grande e forte. Piansero un pianto, non " piansero con un pianto ". È un modo di dire non ignoto nella lingua latina; così si dice: servitutem servivit, militiam militavit [fu schiavo; fece il soldato] e altre simili espressioni.
211. (50, 15) E in pagamento ci ripagherà in contraccambio tutto il male che gli abbiamo dimostrato. Con questa locuzione anche l’Apostolo dice: Alessandro il ramaio, mi ha dimostrato molti mali 17. Le espressioni abbiamo dimostrato e ha dimostrato sono usate invece delle corrispondenti " abbiamo fatto " e " mi ha fatto ".
212. (50, 17) Accetta il peccato dei servi del Dio di tuo padre è un modo di esprimersi strano invece di dire " perdona " o " rimetti " oppure " dimentica " [il peccato]. Io però penso che sia detto accetta come se si dicesse " accetta di buon animo ", cioè " non essere indignato " [del peccato].
213. (50, 18) E andando da lui gli dissero. Non vuol dire che andassero di nuovo, ma è una ripetizione di quanto era stato già detto; così è solita fare la Scrittura.
1.
(1, 12) Crescevano assai assai.2. (1, 21). Che cosa vuol dire la frase relativa alle levatrici: E si fecero delle case poiché avevano temuto Dio? Poiché in precedenza si dice: Dio faceva del bene alle levatrici 1. A ciò sembra riferirsi il fatto che si fecero delle case poiché avevano il timore di Dio come se i benefici di Dio fossero giovati loro per farsi una casa. Si deve forse intendere nel senso che esse prima non possedevano delle case? O forse questa parola è appropriata alla ricchezza o piuttosto ad alcuni mezzi sufficienti del patrimonio [familiare]? A questo pare simile ciò che Giacobbe, dopo aver prestato servizio per quattordici anni al proprio suocero che voleva trattenerlo ancora presso di lui, disse: Ora dunque, quando mi farò anch’io una casa? 2 Aveva detto infatti che era cresciuto il bestiame di Labano grazie a lui, come aveva riconosciuto lo stesso Labano quando disse: Alla tua venuta Dio mi ha benedetto 3. Allorquando dice: Quando mi farò anch’io una casa? è sottinteso " come te ". Questo sembra voglia dire l’espressione anch’io, sicché sembra riferirsi alla casa da fare poiché viene esposto poi il compenso da fissare.
3. (1, 22) Ma tutto il sesso femminile mantenetelo in vita: così hanno i manoscritti greci; i latini invece non hanno illud [quello].
4. (2, 1-2) Ora c’era un uomo della tribù di Levi e prese per sé [una] delle figlie di Levi, s’intende " per moglie ", come alcuni traduttori latini pensarono anche di aggiungere; poiché segue: la possedette ed essa concepì.
5. (2, 3) Che cosa significa tibin è difficile a dirsi, poiché il traduttore greco non tradusse dall’ebraico questo nome né il traduttore latino dal greco, ma lo trascrisse così come lo trovò.
6. (2, 14) Mosè però ebbe paura e disse: Se questa parola s’è divulgata così. In questa locuzione sono da considerare due cose: dapprima che la [seconda] proposizione resta incompiuta ed è stata lasciata in tronco; si deve considerare quindi che " parola " è usata invece di " fatto ".
7. (2, 25) E Dio volse lo sguardo ai figli d’Israele e si rivelò ad essi; si rivelò è usato invece del fatto che tra essi compì azioni con cui comprendessero la sollecitudine di Dio verso di loro.
8. (3, 7) Vedendo ho visto i maltrattamenti inflitti al mio popolo che è in Egitto.
9. (3, 11-12) E Mosè disse a Dio: Chi sono io perché andrò dal Faraone, re dell’Egitto, e condurrò i figli d’Israele dal paese dell’Egitto? Ma egli disse: Io sarò con te, così è nel greco; il latino invece dice: e chi sono io? ma non dice: perché andrò e condurrò fuori, ma: per andare e condurre fuori. Inoltre la frase che si trova nel greco: ma egli disse: Io sarò con te s’intende naturalmente che la disse [Dio] a Mosè; il latino invece aggiunge tutto ciò e dice: ma Dio disse a Mosè.
10. (3, 16) Dio dice ciò che Mosè deve dire ai figli d’Israele: Visitando ho visitato voi e tutto ciò che vi è capitato in Egitto; il greco ha: vi ho visitati con la visita.
11. (3, 18) A proposito dei figli d’Israele dice Dio a Mosè: Ed essi ascolteranno la tua voce, il greco ha: ed esaudiranno la tua voce, poiché anche quello degli uomini si dice " esaudimento ".
12. (3, 22) Ciò che ha il latino: [ogni] donna chiederà alla sua vicina e alla sua coinquilina oggetti d’oro e d’argento e vestiti, il greco ha: alla sua coabitatrice, cioè [compagna di tenda] che alcuni latini hanno tradotto: alla sua coinquilina.
13. (4, 1) Mosè dice: Che fare? Se non mi crederanno e non daranno ascolto alla mia voce, questo verbo il latino l’ha tradotto con ascolteranno.
14. (4, 4) Il greco ha: Stendi la tua mano e afferra la coda, il latino invece ha tradotto: la tua mano e la sua coda.
15. (4, 4) E stendendo la mano afferrò la coda e diventò una verga nella sua mano.
16. (4, 5) E gli disse: Affinché credano che ti è apparso il Signore, Dio dei loro padri. Il greco non ha: E gli disse, ma soggiunge immediatamente: affinché credano a te, cioè le parole di Dio dopo compiuto il miracolo, come se ancora parlasse e ora completasse il senso delle parole. Questo infatti è l’ordine logico delle parole: Stendi la mano e afferra la coda affinché ti credano; ma è interposto il racconto del fatto e di poi è data la spiegazione: affinché ti credano.
17. (4, 6) Rispetto a ciò che ha il latino: E la sua mano divenne lebbrosa come la neve, il greco non ha lebbrosa, ma solo: divenne come neve.
18. (4, 8) Se poi non ascolteranno la voce del primo segno, così ha il greco; il latino invece: la tua voce del primo segno. Così pure segue: ti crederanno alla voce del secondo segno.
19. (4, 9) E l’acqua che prenderai dal fiume sarà sangue sulla [terra] asciutta, o meglio: sull’asciutto, cioè su ciò che è asciutto. Il latino esprime ciò dicendo: sangue sulla terra.
20. (4, 10) Mosè dice: Ti supplico, Signore; io ho difficoltà di parola prima di ieri e dell’altro ieri.
21. (4, 17) E prenderai nella tua mano questa verga con la quale farai segni con essa, pur potendosi dire: " con la quale farai segni " o almeno: " Prenderai questa verga nella tua mano e farai segni con essa ". Ora, al contrario, entrambe le frasi sono espresse con il modo di esprimersi delle Scritture.
22. (4, 18-19) Ma dopo quei molti giorni morì il re d’Egitto. Disse allora il Signore a Mosè in Madian: Va’, avvìati verso l’Egitto; poiché sono morti tutti coloro che cercavano la tua vita. In questa frase devono essere notate molte specie di locuzioni; in primo luogo: Va’, avvìati verso l’Egitto, come se non bastasse solo va’ o solo avvìati; in secondo luogo: poiché sono morti tutti coloro che cercavano la tua vita, sebbene la Scrittura dica ch’era morto solo il re d’Egitto, e di lui solo era stato detto in precedenza che cercava di uccidere Mosè. O forse quegli fu l’ultimo a morire dopo altri nemici? Se la cosa sta così non si tratta di una locuzione ma è il vero pensiero della frase. Ugualmente: coloro che cercavano la tua vita nelle Scritture suol essere detto non solo in senso cattivo ma anche in senso buono; poiché allo stesso modo che qui, è usato in senso cattivo anche nei Salmi: Siano umiliati e coperti d’infamia quelli che cercano [di togliermi] la mia vita, in senso buono nella frase: Non ho via di scampo, e non c’è alcuno che si prenda cura della mia vita 4, salvo che - così si dice - ci sia una differenza tra coloro che " cercano " e coloro che "si prendono cura ", sicché il primo verbo si debba intendere in senso cattivo e il secondo in senso buono.
23. (5, 10) E dicevano al popolo dicendo: Così dice il Faraone, il traduttore latino non osò tradurre questa locuzione.
24. (5, 21) Dio vi veda e giudichi poiché avete reso abominevole il nostro odore davanti al Faraone e ai suoi servi, porgere nelle sue mani la spada, per ucciderci. Così ha il greco; mentre il manoscritto latino che leggevamo come ottimo ha: sì da dare la spada nelle sue mani; questo solecismo è stato fatto senza alcuna necessità della traduzione, poiché nel greco non esiste.
25. (6, 4) Ho stabilito il mio patto con essi, di dar loro la terra di Canaan e la terra che hanno avuto per residenza e in cui essi abitarono. Così ha il greco, cosa che certamente anche in greco pare che suoni senza logica. Ma tuttavia l’autorità dei Settanta traduttori è così grande che non ebbero timore di parlare così. Che dire? È forse anche nascosto qui un senso? Se però qui non c’è alcun senso, è da notarsi la locuzione per evitare che, qualora s’incontri in altri passi, non impedisca o costringa a cercare qualcosa ove non c’è.
26. (6, 5) Ciò che dice il latino: Ho udito il gemito dei figli d’Israele in qual modo gli Egiziani li opprimono il greco ha (che si potrebbe tradurre: li riducono in servitù; poiché non può essere tradotto con una sola parola.
27. (6, 9) E Mosè parlò così ai figli d’Israele, ma non esaudirono Mosè a causa della debolezza d’animo e delle opere gravose; è detto: esaudirono, non " udirono ".
28. (6, 12) Poiché io ho difficoltà di parola; ciò che disse Mosè al Signore, il greco lo esprime con [che non parla] non " inesperto " come se fosse [ignorante] o [non istruito].
29. (6, 26) Questi sono Aronne e Mosè, ai quali Dio disse loro di condurre fuori dal paese d’Egitto i figli di Israele: questa è la lezione del testo greco.
30. (6, 30) Ecco, io sono di voce debole e in qual modo mi esaudirà il Faraone? Da notare che è detto: esaudirà, non: " ascolterà ".
31. (7, 6) Mosè e Aronne fecero come il Signore aveva loro ordinato, così fecero. Che cosa sarebbe mancato, se la Scrittura non avesse detto: così fecero?
32. (7, 9) Se il Faraone vi parlerà dicendo: Dateci un segno o un prodigio, e tu dirai a tuo fratello Aronne: Prendi il bastone. Il nostro consueto modo di esprimerci e una sua proprietà di lingua, non esigeva forse che si dicesse così: " Il Faraone vi parlerà dicendovi: Dateci un segno o un portento, tu dirai a tuo fratello Aronne: Prendi la verga "? Perché dunque vi è stata aggiunta [la congiunzione] " e " se non per una particolare proprietà della lingua ebraica? Poiché si dice che non è neppure una locuzione greca.
33. (7, 11) Non mi pare che i latini abbiano tradotto adeguatamente i del Faraone dicendo sapienti, poiché i sapienti in greco si dicono:. Ma il traduttore latino avrebbe potuto dire " sofisti " poiché non è possibile rendere questo termine in latino. Noi quindi usiamo questa parola [greca] invece d’una parola latina, come diciamo " filosofia " non solo in greco ma anche in latino; i più eloquenti autori della letteratura latina li chiamarono " sofisti ".
34. (7, 12) E il bastone di Aronne inghiottì i bastoni di quelli, come se dicesse: " il serpente di Aronne ".
35. (7, 15) Nella frase che parla del Faraone è detto: Ecco, egli esce [per andare] all’acqua, il greco invece ha: sull’acqua.
36. (7, 16) Lascia partire il mio popolo, affinché mi renda il culto nel deserto; ma, ecco, finora tu non [mi] hai esaudito. Quante volte viene detto " hai esaudito ", pur venendo detto a un uomo.
37. (7, 22) Ma anche gli stregoni degli Egiziani fecero la stessa cosa con i loro incantesimi. Ma il cuore del Faraone si ostinò e non li esaudì come aveva detto il Signore. Poiché esaudì è usato dalla Scrittura anche quando parla di un uomo.
38. (8, 1) Lascia partire il mio popolo, affinché mi rendano il culto, non dice: " affinché mi renda il culto "; questo modo di esprimerci si trova raramente se non dove la cosa [di cui si parla], di numero singolare, risulta formata di più elementi. " Popolo " infatti è un termine di numero singolare, ma è composto di molti individui. Identico è il caso dell’espressione: Tutta la terra ti adori 5, poiché tutta la terra è un’espressione che sta in luogo di " [tutti] gli uomini " che sono sulla terra.
39. (8, 2) Ecco, io colpisco tutto il tuo paese con le rane: così ha il greco con una locuzione assai elegante in modo che le rane sono prese nel senso del colpo con cui viene percosso il paese dell’Egitto.
40. (8, 3-4) E il fiume manderà fuori rane e salendo entreranno nel tuo palazzo e negli appartamenti intimi delle tue camere da letto e fin sopra i tuoi letti e nelle case dei tuoi servitori e del tuo popolo e nelle tue madie e nei tuoi forni e le rane salteranno addosso a te e addosso al tuo popolo e ai tuoi servitori. Deve osservarsi che [l’agiografo] dopo aver detto in domos [nel palazzo] ecc. mantenne il caso accusativo et super lectos e nelle altre espressioni dove usò la proposizione sopra conservò similmente l’accusativo; nelle madie e nei forni passò a [usare] l’ablativo, poiché anche il greco cambiò la preposizione che non è cambiata dal traduttore latino. Il greco infatti ha: in domos, in conspersis invece; a questo proposito è strano che non ci sia anche un senso, non un modo di dire, sicché [l’agiografo] vuole forse farci intendere che le rane non salirono o fecero irruzione dal di fuori, ma che erano nate nelle madie e nei forni, e di lì, poiché la Scrittura preannuncia che le avrebbe fatte uscire il fiume, riempirono ogni luogo.
41. (8, 6) Aronne allora stese la mano sulle acque dell’Egitto e ne fece uscire le rane; la rana fu fatta uscire [dalle acque] e coprì il paese; la ripetizione è stata fatta passare dal numero plurale al singolare, poiché è stato usato appunto il singolare " rana " invece d’una mol-titudine di rane. Non so però come mai, ai sensi degli uomini, permeati del modo di parlare abituale, sembra dire di più ciò che si dice al singolare che non ciò che si dice al plurale: infatti si comprende di più quando per esempio si dice: " C’è lì il soldato " che non: " Ci sono lì dei soldati ", e: " Lì c’è il pesce " che non: " Lì ci sono pesci ".
42. (8, 14) E le raccolsero a mucchi, a mucchi; questa ripetizione significa una gran quantità di mucchi ed è familiare alle Scritture.
43. (8, 16) I manoscritti latini hanno: Stendi il tuo bastone e batti con la terra, e non: " batti la terra "; il greco invece ha: " la polvere della terra " se tuttavia con questa frase è tradotta bene la frase greca.
44. (8, 18) Ma anche i maghi fecero la stessa cosa con i loro incantesimi, per far uscire le zanzare, ma non vi riuscirono. Si deve osservare che fecero è detto in luogo di: " cercarono di fare "; poiché se fecero proprio la stessa cosa, senza dubbio fecero uscire le zanzare; ma poiché segue: [fecero] al fine di far uscire, ma non vi riuscirono, non fecero dunque la stessa cosa, ma cercarono di fare la stessa cosa. Oppure, se forse anch’essi stendevano allo stesso modo il bastone, cosa che la Scrittura non specifica, sebbene agissero con incantesimi, l’espressione: fecero la stessa cosa si deve riferire [solo] a questa azione [di stendere il bastone].
45. (8, 21) E sul suolo sul quale abitarono in esso.
46. (8, 22) E quel giorno renderò gloriosa la terra di Gessen, in cui il mio popolo abita in essa.
47. (8, 29) E Mosè disse: Io me ne andrò da te e pregherò Dio e i mosconi s’allontaneranno dal Faraone e dai suoi ministri; come se me ne andrò da te lo dicesse a un altro e subito dopo parlasse d’un altro Faraone, dal quale si sarebbero allontanati i mosconi.
48. (9, 1) Lascia partire il mio popolo, perché mi rendano il culto.
49. (9, 18. 24) Ecco, io domani a quest’ora farò cadere una grandine assai violenta. La grandine poi era assai assai violenta.
50. (9, 29. 28) E cesseranno le voci e la grandine. È da osservare che la Scrittura è solita chiamare voci i tuoni, che anche il Faraone più sopra aveva chiamato voci di Dio, dicendo: Pregate per me il Signore affinché cessino le voci di Dio, nel qual caso è anch’essa una locuzione poiché è detto: cessino le voci.
51. (10, 2) Affinché voi narriate nelle orecchie ai figli vostri e ai figli dei vostri figli tutto ciò con cui mi presi gioco degli Egiziani. Deve notarsi come sia detto: mi presi gioco se così è detto: Questo è il dragone che tu hai creato per farti beffe di lui 6, e la frase [che si legge] nel libro di Giobbe: Questa è la prima delle opere formate dal Signore ch’egli fece perché fosse beffato dagli angeli suoi 7.
52. (10, 4) Ecco, io domani a quest’ora faccio venire la locusta in abbondanza. Ecco il modo con cui più sopra si parlava di " rana ". A proposito di quel passo abbiamo detto che per lo più si comprende meglio quando qualcosa di simile viene espresso al singolare che non se viene espresso al plurale. È chiaro infatti che è più espressivo: locustam multam [un nuvolo di locuste] che non se si dicesse: locustas multas [molte locuste].
53. (10, 8) Chi [sono] però e quali sono quelli che partiranno? Con il nostro modo di parlare più familiare noi diciamo ogni giorno: " Quanti e quali sono quelli che partiranno? ".
54. (10, 15) Non è rimasto nulla di verde negli alberi. Secondo il nostro modo di esprimerci si sarebbe dovuto dire: " Non è rimasto alcunché di verde negli alberi ".
55. (10, 16-17) Il Faraone dice a Mosè: Ho peccato contro il Signore Dio vostro e nei vostri riguardi; perdona dunque il mio peccato. Questa locuzione la usarono anche i fratelli parlando a Giuseppe, quando dissero: Perdona il peccato dei servi del Dio di tuo padre 8.
56. (10, 23) Ciò che i manoscritti latini esprimono così: E nessuno vide il proprio fratello per lo spazio di tre giorni, il greco lo esprime così: E nessuno vide il proprio fratello; è da notare anche che viene chiamato fratello di un uomo una persona qualunque.
57. (10, 24) Il Faraone dice a Mosè e ad Aronne: Andate e offrite il sacrificio al Signore Dio vostro; lasciate fuorché le pecore e i buoi; così ha il greco. È un modo di dire inusitato, salvo che dopo un’interpunzione si ponga " lasciate " e si sottintenda " queste cose ", in modo che risulti il senso seguente: " Andate voi eccetto le pecore e i buoi e lasciate queste cose "; poiché una simile ellissi si suol fare spesso nelle locuzioni delle Scritture.
58. (10, 26) E non lasceremo un’unghia; come se dopo aver condotto via il bestiame potesse restare un’unghia; che cos’altro è dunque: non lasceremo un’unghia, se non: " non lasceremo neppure un’unghia "?
59. (10, 28) Il Faraone dice a Mosè: Guàrdati bene di aggiungere ancora a vedere la mia faccia, invece di: " Sta’ ben attento a non vedere più la mia faccia ".
60. (11, 2) E ciascuno chieda al proprio prossimo e ciascuna donna alla sua prossima oggetti d’argento e d’oro e vestiario. Deve notarsi che anche gli Egiziani sono chiamati " prossimi " degli Ebrei.
61. (11, 6-7) E si leverà per tutto il paese d’Egitto un tale urlo, quale non ci fu mai e che non si ripeterà più simile [a questo]. Tra i figli d’Israele invece neppure un cane, sia tra le persone sia tra il bestiame, oserà abbaiare. È una locuzione assai elegante; per mezzo del cane infatti si volle far capire l’essere più meschino sia degli uomini che del bestiame, facendo così risaltare quanto grande pace avrebbero avuto gli Ebrei al contrario degli Egiziani urlanti per la straziante perdita dei figli.
62. (12, 3) Ciascuno prenda un agnello per le case delle [varie] patrie. È difficile capire quali sono le patrie: se sono le città in cui dimoravano o piuttosto le numerose famiglie propagatesi come per discendenza dalla parentela di ciascuno; questo infatti è il senso che si dice venga significato dal greco.
63. (12, 4) Se però quelli della casa sono pochi e per conseguenza non sono sufficienti per una pecora - cioè in modo che il piccolo numero [di persone] non è sufficiente a consumare la pecora - prenderà con sé il prossimo suo vicino, cioè la famiglia prenderà il vicino. [L’agiografo] scrive: uomo vicino, invece di " uomo ", e usa il singolare invece del plurale, non uno ma quanti sono sufficienti. La Scrittura, parlando della pecora da consumarsi, dice: secondo il numero delle anime ciascuno [prenderà] ciò che basti per lui, anime invece di " persone ", la parte per il tutto.
64. (12, 7-8) Prenderanno del sangue e lo metteranno sui due stipiti e sull’architrave delle case in cui le mangeranno in esse. Dopo aver detto: nelle quali l’agiografo dice anche: in esse, secondo il suo modo di esprimersi assai consueto; ma quanto a le mangeranno ci si chiede " quali " e si comprende che sono le carni. Il testo infatti seguita così: E in quella notte mangeranno le carni arrostite al fuoco, come hanno i manoscritti latini: i quali mangeranno la carne, i manoscritti greci invece hanno, cioè " le carni ", ma di genere neutro e perciò nel greco si ha: " nelle case nelle quali le mangeranno in esse ". Anche questa locuzione, dicendo " quelle " prima di dire nel seguito in che senso s’intendesse di quali parlava, è simile alla locuzione che abbiamo esposto a proposito del figlio di Mosè 9 allorché l’angelo voleva ucciderlo, e abbiamo portato come esempio la frase del Salmo: Le sue fondamenta sono sui monti santi: il Signore ama le porte di Sion 10, poiché non intendiamo di che cosa sono le fondamenta se non dalle parole che seguono; così è anche qui: nelle quali le mangeranno in esse, cioè " nelle case in cui le mangeranno " s’intende " le carni " delle quali si parla in seguito.
65. (12, 22) Vi prenderete poi un mazzetto d’issopo e l’intingerete nel sangue ch’è presso la porta e spalmerete sopra l’architrave e su entrambi gli stipiti col sangue. Anche qui un mazzetto d’issopo significa di certo più mazzetti, come " rana " più rane e " locusta " più locuste; questo traslato però, quando si fa a proposito di oggetti, produce oscurità.
66. (12, 26-27) Verrà un tempo in cui i vostri figli vi chiederanno: Che cosa significa questo rito religioso? E voi risponderete loro: Questo è il sacrificio della Pasqua in onore del Signore; anche se non ci fosse " e ", il senso sarebbe completo: risponderete loro.
67. (12, 28) E i figli d’Israele partendo fecero come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, così fecero; non sarebbe stato aggiunto: così fecero, se non fosse usanza delle Scritture.
68. (12, 51) E avvenne che in quel giorno il Signore condusse fuori dal paese d’Egitto i figli d’Israele.
69. (13, 1) Il Signore poi disse a Mosè dicendo.
70. (13, 12) Ogni essere che apre l’utero materno [tutti] i maschi. L’agiografo ha unito un [nome di] numero plurale [come attributo] con un [nome di] numero singolare, poiché l’espressione: ogni essere che apre s’intende non riferito a uno solo ma a molti. Simile è la locuzione: Ascoltate, popolo mio 11; dello stesso genere è la frase che segue: Ogni essere che apre l’utero materno, tra i greggi e il bestiame, tutti gli esseri che ti nasceranno. Ogni essere, tutti quelli che ti nasceranno è proprio una sorta di locuzione.
71. (13, 13) Ogni essere che apre l’utero dell’asina. Il greco ha: dell’asino a motivo della locuzione - come abbiamo già notato nella Genesi - ove a proposito della morte di Sara è usato il maschile invece del femminile, poiché la Scrittura dice: Alzatosi poi Abramo dalla presenza del morto, e: Seppellirò il mio morto 12 e spesso si usano simili espressioni a proposito di una morta.
72. (13, 15) Per questo motivo io sacrifico al Signore ogni essere che apre l’utero materno, i maschi: è locuzione simile alla precedente.
73. (13, 16) Sarà come segno nella tua mano, cioè nelle tue opere; ma forse qui c’è più un senso che una locuzione.
74. (14, 27) E il Signore precipitò gli Egiziani in mezzo al mare; il greco invece ha: E il Signore gettò giù gli Egiziani mezzo del mare.
75. (14, 31) Israele inoltre vide la mano grande, i fatti compiuti dal Signore contro gli Egiziani.
76. (15, 1) Mosè allora cantò e i figli d’Israele il seguente canto al Signore, e dissero col dire: così in realtà ha il greco.
77. (15, 22) E non trovavano acqua per bere; avrebbe potuto non avere: per bere.
78. (15, 24) E il popolo mormorò contro Mosè dicendo: non " dicendo egli ", ma: dicendo essi, poiché il popolo risulta di più persone.
79. (16, 1) E tutta la comunità dei figli d’Israele giunsero nel deserto; non è detto " giunse " poiché una comunità risulta di più persone.
80. (16, 2) E tutta la comunità dei figli d’Israele mormoravano contro Mosè e Aronne: anche questa locuzione è uguale [alla precedente].
81. (16, 4) Il Signore inoltre disse a Mosè: Ecco, io vi farò piovere pani dal cielo; deciso a far piovere la manna [Dio] promise i pani. Questa è una locuzione, con la quale è usato pane per " alimento " [in genere]. La Scrittura suole dire pani al plurale piuttosto che al singolare.
82. (16, 7) Al mattino - è detto - vedrete la gloria [del Signore], poiché esaudirà la vostra mormorazione riguardo a Dio: quest’[ultima] espressione significa solo come se dicesse " contro Dio ". Si deve poi osservare che qui, con un’insolita maniera di parlare, è chiamato " esaudimento " non di persone che pregano ma che mormorano, sebbene la Scrittura biasimi la mormorazione. Come se [la Scrittura] avesse detto che Dio conobbe la loro mormorazione e perciò chiama " esaudimento " la conoscenza che ne aveva Dio.
83. (16, 9. 12) Presentatevi al cospetto di Dio; poiché ha esaudito le vostre mormorazioni; di nuovo [la Scrittura] indica l’esaudimento non di preghiere e di suppliche ma anche delle mormorazioni dei cattivi; così anche Dio dice: Ho esaudito le mormorazioni dei figli d’Israele.
84. (16, 14) Ed ecco sulla faccia del deserto qualcosa di sottile, come [il seme del] coriandolo. Poiché sebbene Dio dica tante volte " faccia della terra ", come qui dice: faccia del deserto, è strano come la gente sentendo [il termine] faccia, cada nell’errore di pensare a qualcosa simile alla faccia d’una persona o d’un essere vivente.
85. (16, 16) Secondo il numero delle vostre anime; prendetene ciascuno [di voi] con coloro che abitano con voi. Quanto spesso la Scrittura chiama anime le persone - la parte per il tutto - difficilmente però dice " carni " invece di " persone ", ma " carne ", come è: Non temerò che cosa mi può fare la carne, la qual cosa è espressa più chiaramente nello stesso Salmo: Che cosa potrà farmi un uomo? 13 Tuttavia non direbbe: " secondo il numero delle vostre carni " allo stesso modo che dice: secondo il numero delle vostre anime.
86. (16, 21) E la raccoglievano al mattino, al mattino, allo stesso modo che diciamo: " a pezzi, a pezzi ", " a mucchi, a mucchi ", così è detto: al mattino, al mattino.
87. (16, 29) Ciascuno di voi non esca nessuno dal proprio posto il settimo giorno; [il pronome] ciascuno che è stato posto in mezzo alla frase poteva anche essere omesso.
88. (17, 1) Per il popolo non c’era acqua a bere, cioè " per bere ".
89. (17, 2) E il popolo parlava male contro Mosè, cioè tormentava Mosè con insulti, vale a dire lo ingiuriava; infatti egli stesso dice nella frase che segue: Perché mi insultate?
90. (17, 3) E il popolo mormorava contro Mosè dicendo essi.
91. (17, 5) E il bastone, nel quale tu percotesti il fiume, prendilo nella tua mano. La Scrittura dice: nel quale percotesti, invece di dire, come diciamo noi: " con il quale percotesti ", ed è una locuzione assai frequente nelle Scritture.
92. (18, 12) Ora Iotor, suocero di Mosè, prese olocausti e sacrifici a Dio; " prese " è usato invece di " offrì ". Ma forse qui non si tratta di un modo di dire ma d’un [particolare] significato, cosicché si debba intendere nel senso che [Iotor] prese le vittime che poi Mosè avrebbe offerto in sacrificio, sebbene più sopra non si legga che Mosè o Aronne o alcun altro degli Ebrei condotti fuori dal paese d’Egitto abbia offerto un sacrificio, ma precedentemente sta scritto solo che Mosè eresse un altare e lo chiamò: Il Signore è il mio rifugio. Noi però [nella Scrittura] leggiamo che questo Iotor era sacerdote di Madian, cioè del popolo di Madian. Ora sarebbe strano che all’arrivo di lui prendesse a sacrificare Mosè e non piuttosto lo stesso Iotor ch’era già sacerdote.
93. (18, 18) Gravosa per te questa parola. È sottinteso: " è ".
94. (18, 20) Indicherai loro le vie nelle quali cammineranno in esse.
95. (18, 26) Ma deferivano su Mosè una parola gravosa; così ha il greco ma i latini hanno tradotto: a Mosè. Con quella locuzione viene indicata certamente anche l’incombenza a motivo della quale è detto: su Mosè, come se venisse indicato il peso impostogli. È detto quindi: una parola gravosa invece di " questione gravosa ". Ecco perché [l’agiografo] dice di seguito: Ma ogni questione facile la giudicavano essi stessi.
96. (20, 24) L’idea che esprime il greco con, si esprime più esattamente con invocherò o con ricorderò [il nome]; alcuni l’hanno tradotto con il verbo più usuale: chiamerò. Ma chiamerò non ha un significato strettamente determinato, tuttavia [al verbo greco] si avvicina più chiamerò che " nominerò ". Infatti alcuni traduttori hanno usato anche questo verbo.
97. (20, 24) Io verrò da te e ti benedirò. Sebbene più sopra [l’agiografo] dicesse al plurale: farete e sacrificherete, ora dice: Io verrò da te, come se lo dicesse a Israele in persona, cioè al popolo.
98. (21, 1-2) Queste sono le leggi che tu esporrai a essi. Se comprerai uno schiavo ebreo ecc. Deve osservarsi la locuzione secondo la quale, dopo ch’è stato detto a Mosè: Queste sono le leggi che esporrai ad essi, il resto è detto sia al popolo che allo stesso Mosè: Se comprerai uno schiavo ebreo. In realtà ciò non fu detto a Mosè, ma egli diceva al popolo soltanto ciò che doveva dire al popolo.
99. (21, 6) Il padrone gli forerà l’orecchio con una piccola lesina e [quello] sarà suo schiavo per sempre. Il testo greco reca: . Ecco in che modo la Scrittura s’esprime in molti passi con questa parola sempiterno o eterno, ove non s’intende l’eternità con-forme alla quale ci è promessa [la vita] eterna o conforme alla quale al contrario i malvagi saranno tormentati dal fuoco eterno. Poiché questo schiavo che non sarebbe potuto vivere in eterno, non sarebbe potuto essere schiavo in eterno; ma s’intende detto eterno ciò che non ha un termine nel tempo, o almeno con questo precetto viene simbolizzata qualche realtà eterna.
100. (21, 13) Io ti darò un luogo nel quale possa fuggire in esso colui che avrà ucciso.
101. (21, 20) Se uno percoterà il proprio schiavo o la propria schiava nel bastone, cioè " col bastone ".
102. (21, 28) Il toro sarà lapidato con le pietre, come se potesse essere lapidato se non a colpi di pietre.Questa locuzione è un po’ differente da quella con cui secondo l’usanza delle Scritture, si potrebbe dire: " Sarà lapidato con la lapidazione ", ma tuttavia è somigliante.
103. (21, 29) Ma se il toro era avezzo a dar cornate ieri e l’altro ieri; invece di dire " nel passato " è usata, secondo l’usanza delle Scritture, la parte per il tutto quale che fosse l’estensione [del tempo passato].
104. (21, 33-34) Se uno poi lascerà aperta una cisterna oppure scaverà una cisterna e non la coprirà e vi cadrà un vitello o un asino, il padrone della cisterna dovrà risarcire. Anche questa locuzione dev’essere intesa come denotante la parte per il tutto; poiché se [nella cisterna] cadrà un cavallo o una pecora, non per questo il padrone non dovrà risarcire per il fatto che ciò non sta scritto.
105. (21, 34) La bestia che sarà morta sarà a lui, invece di " sarà di lui ".
106. (22, 5) Se poi uno farà pascolare nel [proprio] campo o vigna [il proprio bestiame] e lo lascerà pascolare in un altro campo, cioè " altrui ".
107. (22, 26) Se prenderai in pegno il mantello del tuo prossimo glielo restituirai prima del tramonto del sole. È usato il genere per la specie; poiché è detto così come se fosse stata data per pegno ogni specie di vestito dal momento che la Scrittura, nelle espressioni che seguono, mostra di parlare di colui che ha solo la veste con cui coprirsi la notte.
108. (23, 20-21) Ecco, io mando il mio angelo davanti a te affinché ti protegga durante il cammino e ti conduca nel luogo che ti ho preparato. Bada a te stesso e ascolta la sua voce. Iddio comanda che dal popolo venga ascoltato il suo angelo che sicuramente non rivolge una preghiera ma impartisce ordini.
109. (23, 28) E manderò innanzi a te i calabroni e scaccerà gli Amorrei: dal plurale si volge al numero singolare. Il senso è questo: scaccerà gli Amorrei il calabrone, come la rana, la locusta, non perché sia una sola, ma perché mediante il singolare s’intende il numero plurale.
110. (23, 30) Li caccerò da te partitamente.
111. (23, 32-33) Non stringerai alleanza né con essi né con i loro dèi; essi non abiteranno nel tuo paese, perché non ti facciano peccare verso di me; non è detto in me, tuttavia ha lo stesso significato.
112. (24, 3) Tutto in popolo rispose con una sola voce dicendo essi.
113. (24, 10) E videro il luogo dove stava lì il Dio d’Israele. Sarebbe potuto bastare ove stava, ma queste locuzioni si chiamano ebraismi.
114. (25, 13) E le indorerai d’oro. Simile [a questa] è la locuzione: " sarà lapidato con le pietre ".
115. (25, 20) Tazze con cui faranno libagioni con esse.
116. (26, 10) [Farai] due basi a una colonna per ambedue le sue parti, e due basi all’altra colonna per ambedue le sue parti. [L’agiografo] per non parlare di tutte, parla solo di due ripetendo secondo il suo solito, come " tutti i pozzi ", " tutti i mucchi ", " tutte le generazioni " e simili espressioni.
117. (26, 29) Inoltre indorerai con l’oro le colonne e indorerai con l’oro le traverse.
118. (27, 6) E le rivestirai di bronzo: tale locuzione è come " indorerai d’oro ".
119. (27, 21) Fuori della cortina che sta sopra la testimonianza. [L’agiografo] parlando della lampada da accendersi dice così, cioè che doveva essere accesa fuori dove si trova il " Santo " non nell’interno della cortina, che sta sopra la testimonianza, cioè il " Santo dei santi ". Si dice dunque " sopra " non come se fosse un tetto o una [costruzione a] cupola o il firmamento del cielo o il coperchio dell’Arca, ma è detto sopra anche ciò che era posto " davanti" come una parete; così come diciamo che uno, il quale è superiore, sta adagiato a tavola [nel divano del triclinio] o sta in piedi, ma non di certo che uno è portato da un altro.
120. (27, 21) Prescrizione perpetua per le vostre generazioni: perpetua nel senso in cui abbiamo parlato molto in precedenza.
121. (28, 29) Aronne porterà i nomi [delle tribù] dei figli d’Israele sul razionale del giudizio sul petto entrando nel santo. La costruzione regolare era che dicesse: entrando nel santo, cioè: " Aronne porterà entrando " come hanno tradotto alcuni interpreti evitando il solecismo. Ma poiché il greco ha: entrando [in dativo] e sono d’accordo anche alcuni latini, ho creduto di notare piuttosto che correggere la locuzione.
122. (28, 24) Inoltre sul razionale del giudizio porrai catenelle intrecciate [come] cordoni. Anche qui alcuni traduttori latini, evitando il solecismo, hanno tradotto: catenelle intrecciate a cordoni; il greco invece ha: (" le frange o lavori fatti a maglia "). Questa locuzione siamo soliti chiamarla " assoluta ", quando a un [nome di] genere maschile o femminile si unisce un neutro, come se dicessimo: " le giustizie terrene non sono cose stabili ".
123. (28, 35) Quando Aronne si appresterà a compiere il suo ufficio di sacerdote, si udrà la sua voce quando entrerà nel Santo davanti al Signore e quando ne uscirà. [L’agiografo] chiama voce di lui [il suono prodotto] dai sonagli, suono ch’è piuttosto il suono prodotto da lui. Invece del genitivo: " di lui entrante e uscente " [l’agiografo] usò il dativo: a lui entrante e uscente.
124. (29, 13) I due reni e il grasso che su di essi; è sottinteso " è " che fu aggiunto da alcuni traduttori.
125. (29, 26) E lo separerai con la separazione.
126. (30, 8) Quando Aronne accenderà le lampade, le accenderà tardi su di esso. [L’agiografo] dice tardi invece di " la sera " e perciò è una locuzione da notare, poiché il greco ha . Ora " tardi " in senso proprio non suole dirsi se non quando sia passato il tempo in cui si sarebbe dovuto fare ciò che è detto essere stato fatto tardi.
127. (30, 12-13) Quando prenderai [a fare] il computo dei figli d’Israele per la loro rassegna e darà ciascuno al Signore il riscatto della propria persona e non capiterà su di loro alcun flagello nell’atto della loro rassegna e questo è quanto ti daranno. Questa è una locuzione sospesa, poiché è messa [tra le proposizioni] la congiunzione copulativa; se questa non fosse messa, non sarebbe sospesa. La congiunzione è posta in tre punti ma se si toglie da uno qualsivoglia di essi, dà per risultato un senso completo. Il contrario è ove è detto: Se prenderai a fare il computo dei figli d’Israele per la loro rassegna e ciascuno di essi darà al Signore il riscatto della propria persona; se infatti non fosse detto: e darà ciascuno, ma fosse detto soltanto: darà ciascuno, il senso sarebbe completo e non sarebbe sospeso, poiché si direbbe così: Se prenderai a fare il computo dei figli d’Israele per la loro rassegna, darà ciascuno al Signore il riscatto per la propria persona. Se invece la congiunzione fosse messa qui, dovrebbe essere tolta nella frase successiva in modo che si dicesse: Se prenderai a fare il computo dei figli d’Israele per la loro rassegna e ciascuno di essi darà al Signore per il riscatto della propria persona e non capiterà su di essi alcun flagello per la loro rassegna, questo è quanto darà ciascuno di essi. O per lo meno se verrà tolta la congiunzione nel mezzo [del periodo] ove si dice: e non capiterà su di essi alcun flagello, il senso non rimarrà sospeso poiché il senso sarà: se prenderai a fare il computo dei figli d’Israele per la loro rassegna e ciascuno di essi darà il riscatto della propria persona al Signore, non capiterà su di essi alcun flagello. Ma poiché la medesima congiunzione è messa dappertutto rende sospesa la locuzione, per questo abbiamo pensato di doverla notare.
128. (32, 1) Il popolo insorse insieme contro Aronne e gli dissero. [L’uso del plurale] è una locuzione usuale, poiché il popolo risulta di molte persone. Si deve notare poi che è usato il tutto per una parte. Poiché l’Apostolo afferma, com’era in realtà, che [solo] alcuni di essi fecero ciò e non tutto il popolo, nel passo ove dice: E non dobbiamo servire gli idoli come fecero alcuni di loro 14.
129. (32, 1) Alzati e facci degli dèi che ci precedano. Parlavano forse a lui ch’era seduto o piuttosto è da notare una locuzione per il fatto che spesso è detto: Sorgi, Signore 15, oppure: Sorgi, Dio, giudica la terra 16?
130. (32, 10) E ora lasciami stare e incollerito di collera; allo stesso modo di " morire di morte ": la Scrittura è solita parlare così.
131. (32, 24) Se uno ha oggetti d’oro, toglieteveli; non è detto quali siano gli oggetti d’oro. Per questo i traduttori latini dissero: Chi ha dell’oro, se lo tolga.
132. (32, 26) Chi [sta] per il Signore? Venga da me.
133. (32, 31) Si sono fatti degli dèi d’oro: pur trattandosi d’un solo vitello. [L’agiografo] dunque usò il plurale per il singolare. Da ciò deriva pure la frase: Questi sono, o Israele, gli dèi che ti fecero uscire dal paese d’Egitto. Tali locuzioni in cui è usato il plurale per il singolare non si trovano certamente se non quando si tratta di quella specie di cose che possono anche risultare o si può capire essere formate da una molteplicità.Per il fatto che quel vitello era uno solo non ne consegue che non potessero esserne fatti anche molti altri o non fosse simile a molti altri idoli.Conforme a questa locuzione è detto che i ladroni oltraggiavano il Signore 17, benché la Scrittura attesti che lo insultava uno solo 18, ma quel ladrone non era l’unico. E questa locuzione, persino quando viene formata usando nomi propri - della quale non abbiamo trovato ancora un esempio nelle Scritture - in tal caso s’intende che indica più persone, come alcuni scrittori parlarono di Fedre e di Medee, benché una sola fosse la Fedra e una sola la Medea [della tragedia greca], ma chiamarono Fedre e Medee tutte le donne simili a Fedra e Medea.Così, non senza motivo né come che sia e senza regola - come fanno erroneamente alcuni scrittori privi di talento - ma in un determinato modo e con regole determinate queste locuzioni si usano all’occorrenza.
134. (33, 1) Va’, sali da questo luogo tu e il tuo popolo, i quali hai fatto uscire dal paese d’Egitto, non " il quale " hai fatto uscire; questa costruzione sintattica è talmente usuale, che raramente è espressa diversamente.
135. (33, 5) E il Signore disse: Deponete gli abiti dei vostri onori e gli ornamenti e io mostrerò che cosa ho in animo di fare per te. La locuzione dal plurale va a finire nel singolare, poiché erano molti ma era un popolo, allo stesso modo che aveva loro detto: Voi popolo di dura cervice; non disse: " tu popolo ", ma: Voi popolo, sebbene voi sia plurale, " popolo " invece è di numero singolare.
136. (34, 9) Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, il mio Signore cammini insieme con noi: come se parlasse di un altro. Queste locuzioni sono continue, ma quando si parla a Dio, si pensa che si parli al Padre a proposito del Figlio. Ma quando tali cose si dicevano al Faraone e a Giuseppe e ad altri in molti passi, si capiva che era un tipo di locuzione.
137. (34, 15) Non devi stringere mai un patto con coloro che siedono nel paese: come se si dicesse: " che hanno la loro sede ", cioè " abitano ".
138. (34, 17) Non dovrai farti dèi di metallo fuso. È una locuzione che indica la parte per il tutto; poiché non è detto che per il fatto che si fa menzione solo di dèi di metallo fuso, sia permesso di fare dèi intagliati o scolpiti, forgiati e d’argilla oppure alcun altro genere di simulacri o di qualunque divinità fatta di sana pianta.
139. (34, 19) Ogni animale che apre il grembo materno, i maschi. Cioè: " Sarà mio ogni animale che apre il grembo materno tra quelli che sono maschi ".
140. (34, 20) Il primo nato d’una bestia da soma, lo riscatterai con un agnello. Anche questa è una locuzione che significa la parte per il tutto: poiché se non fosse bestia da soma un giumento qualsiasi, la carne del quale viene rifiutata come immonda, non per questo non si deve riscattare o non deve riscattarsi con un altro animale diverso dall’agnello.
141. (34, 25) Non ucciderai il sangue delle mie vittime sacrificali sopra il pane fermentato; ucciderai il sangue, invece di ciò che è: " uccidendo non verserai " è di certo una locuzione.
142. (34, 25) E non dormirà fino al mattino la vittima immolata della solennità di Pasqua. È detto dormirà per " resterà ", poiché in qual modo dormirà la carne di un animale ucciso e cotto? Quanto dunque all’espressione: Perché dormi, Signore 19, con questo genere di locuzione si esprime e s’intende nel senso di: " perché rimani inerte ", cioè non [ci] vendichi?
143. (34, 28) Del digiuno di quaranta giorni di Mosè la Scrittura parla così: Non mangiò pane e non bevve acqua, [esprimendo] la parte per il tutto, indicando cioè con pane ogni specie di cibo e con acqua ogni specie di bevanda.
144. (34, 1) Tàgliati due tavole di pietra come le prime: è sottinteso " erano " e perciò i nostri traduttori pensarono anche di aggiungere questo verbo [fuerunt], poiché nella lingua latina una tale ellissi è inusitata.
145. (35, 4) E Mosè disse a tutta la comunità dei figli d’Israele dicendo: il senso sarebbe completo anche se non avesse: dicendo.
146. (35, 21) E portarono ciascuno ciò che portava il loro cuore. Si poteva dire in modo più usuale: " E ciascuno portò l’offerta che portava il suo cuore ".
147. (35, 21) E coloro ai quali parve opportuno allo spirito loro portarono la loro offerta al Signore; non è detto [come si dovrebbe]: " come parve opportuno al loro spirito ".
148. (35, 23) E ognuno a cui si trovò presso di lui pelli di montone tinte in rosso: ciò si sarebbe potuto esprimere secondo l’uso corrente così: " E tutti coloro presso i quali furono trovate pelli di montone tinte di rosso ".
149. (35, 24) Ciascuno che offriva un contributo in argento e in bronzo offrirono un contributo al Signore. Nella maniera più consueta si sarebbe potuto dire: " ciascuno offrì " anziché: " ciascuno offrirono ".
150. (35, 24) E coloro presso i quali si trovarono presso di essi specie di legno non soggetto a marcire; secondo l’usanza delle Scritture fu aggiunto: presso di essi, poiché senza questa aggiunta il senso sarebbe completo.
151. (35, 25) E ogni donna assennata e sapiente nel filare con le sue mani, come se avesse potuto filare senza mani; inoltre sapiente nel filare è un modo di dire elegante e inusitato. Di poi: ogni donna portarono secondo l’abitudine delle [frasi] precedenti il singolare si accorda con il plurale, poiché si direbbe in modo più comune: " ogni donna portò ".
152. (35, 26) E tutte le donne alle quali parve bene per il loro sentimento filarono con sapienza i peli di capra. Da notare che la Scrittura, parlando di queste arti, le chiama spesso sapienza, cioè .
153. (35, 28) E le composizioni e l’olio per l’unzione e la mescolanza dell’incenso: non dobbiamo intendere alcune misture di specie diversa, ma, poiché è detto: e misture [l’agiografo] mediante la congiunzione copulativa non aggiunse nient’altro ma volle spiegare ciò che aveva detto affinché conoscessimo quali fossero quelle misture, e l’olio - disse - dell’unzione e la mescolanza dell’incenso. Le chiama inoltre " misture " poiché tali aromi sono confezionati con molti elementi.
154. (35, 29) E ogni uomo e ogni donna dei quali il loro cuore offriva perché fossero spinti a fare ogni opera di qualsiasi genere che il Signore aveva ordinato, per mezzo di Mosè, esso fosse fatto, portarono al Signore il contributo i figli d’Israele. Dunque per ogni uomo e donna s’intendono i figli d’Israele. Tutte le altre locuzioni sono simili alle precedenti.
155. (35, 32-33) Fare l’oro e l’argento e il bronzo: invece dell’espressione che vuol dire: fare [oggetti] con l’oro, l’argento e il bronzo; poiché non facevano l’oro ma [oggetti] d’oro. Dello stesso genere è l’espressione che segue poco dopo: e operare i legni, cioè "con i legni ".
156. (35, 35) Fare tutte le opere del santo, attinenti alla tessitura e tessere merletti di colore scarlatto e di bisso, fare opera architettonica di ricamo. Ecco, anche a proposito delle opere di tessitura [l’agiografo] le chiama: opera architettonica; cosa strana se non per il fatto che si eseguivano per il tabernacolo, ch’era simile a un edificio e veniva edificato come una casa. Non appare però evidente che cosa dica l’espressione: opere del santo, se cioè del sacerdote santo poiché queste cose sono dette anche a proposito della veste o delle vesti di lui o di Dio santo, per il culto del quale si facevano queste cose, oppure opere del santo, come si diceva " il santo " e il " Santo dei santi ".
157. (36, 8) I cordoncini attaccati ad ambedue le parti di esso; l’agiografo non dice: " ad ambedue le parti di essi ", benché avesse detto " i cordoncini " e non " il cordoncino" nel senso in cui si è soliti dire " un cordoncino ", poiché lo chiama al plurale dicendo umeralia [" i cordoncini "], come " una veste " e anche " le vesti ".
158. (36, 37) Ed Eliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan, che architettò le opere di tessitura, di sartoria e di tessere merletti di stoffe chermisine e di lino. Con un insolito modo [di parlare] si dice che vengono architettate le opere di tessitura. Si deve intendere come parte per il tutto la frase: tessere stoffe chermisine e di lino, poiché per mezzo di esse noi comprendiamo le altre stoffe, cioè di porpora e di seta color giacinto.
159. (39, 31) E i figli d’Israele fecero come il Signore aveva ordinato a Mosè, così fecero; il senso sarebbe stato completo anche se non fosse stato aggiunto così fecero.
160. (40, 14) E Mosè fece tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore, così fece; è un’espressione simile a quella [usata] anche per i figli d’Israele.
1.
(1, 2) Se uno di voi vorrà offrire un’offerta al Signore, [prendendola] dal bestiame minuto, dai buoi e dalle pecore la offrirete, cioè se la offrirete dal bestiame minuto, la offrirete dai buoi e dalle pecore. L’agiografo usando il termine " pecore " incluse anche il genere delle capre, come suol fare anche in altri passi.2. (2, 6) E spezzerai quelle cose in frammenti, cioè: "
le farai a pezzi spezzandole ".3. (4, 23) E conoscerà il peccato ch’egli peccò mediante esso. Qui sono da notare due specie di locuzioni: e peccò un peccato e l’aggiunta: mediante esso. Mediante che cosa se non mediante lo stesso, cioè col peccato?
4. (5, 1) Se poi una persona peccherà e udrà la voce del giuramento e sarà testimone o vedrà o ne sarà a conoscenza e non lo denuncerà e sconterà il peccato. Sembra che l’e sia superfluo poiché, qualora sia tolto, [il senso] segue correttamente: sconterà il peccato.
5. (5, 1) Se poi una persona peccherà e udrà la voce del giuramento ed essa sarà testimone o vedrà o ne verrà a conoscenza, se non lo denuncerà: " e " è usato invece di "
cioè "; poiché secondo l’abitudine del nostro modo di parlare si sarebbe potuto dire così: " Se poi una persona peccherà, cioè udrà la voce del giuramento, ecc. ".6. (5, 3) Se toccherà una persona colpita da impurità, di qualunque genere essa sia, che si trasmette per contatto, e non se ne è accorto, ma in seguito lo verrà a sapere e sarà in colpa; sebbene secondo la corretta disposizione delle parole si sarebbe dovuto dire: e sarà in colpa, ma ne verrà a conoscenza in seguito.
7. (5, 15-16) Una persona se gli sfuggirà per inavvertenza e peccherà involontariamente. L’agiografo non dice: " se le sfuggirà
", poiché usa " anima " per " uomo ", come fa in altre frasi, ove prima dice " anima " che è di genere femminile, poi introduce il [pronome di] genere maschile riferendolo a " uomo ". Ma qui la locuzione è molto più vistosa perché espressa da parole vicine tra loro, poiché ambedue i generi sono usati l’uno subito dopo l’altro in modo da dire: Una persona se gli sfuggirà per inavvertenza. Questa locuzione spaventò i traduttori latini e non vollero tradurla, ma la espressero così: Se un’anima rimarrà nascosta e peccherà non volendo, sebbene una cosa sia, naturalmente, che un’anima rimanga nascosta, un’altra che qualcosa rimanga nascosta all’anima; ma la Scrittura dice così: se rimane nascosta ad essa e non se essa rimane nascosta. In un altro traduttore greco invece troviamo: Un’anima se rimarrà nascosta essa a causa della dimenticanza, ma anch’egli nel seguito della frase introdusse il maschile dicendo: il sacerdote pregherà per lui e gli sarà perdonato, poiché lì ha8. (6, 9) Questo olocausto sopra la sua combustione sopra l’altare per tutta la notte fino alla mattina, e il fuoco dell’altare arderà su di esso
; la frase avrebbe potuto eliminare [la congiunzione] " e " e si sarebbe potuto dire così: il fuoco dell’altare arderà per tutta la notte fino alla mattina. Ma l’aggiunta della congiunzione ingenera oscurità in coloro che non sono abituati a siffatte locuzioni delle Scritture.9. (6, 14) Questa è la legge del sacrificio, che i figli del sacerdote Aronne lo offriranno al cospetto del Signore; non mancherebbe nulla se mancasse: lo.
10. (6, 17) È il Santo dei santi. Così ha pure il greco
; ma è una locuzione greca che alcuni dei nostri, non volendo tradurla, dissero: " Sono cose santissime ".11. (6, 32) Uccideranno l’ariete che per il peccato al cospetto del Signore. I traduttori latini aggiunsero "
è " che non ha il greco, e dissero: che è per il peccato.12. (7, 16) E se la sua offerta sarà un sacrificio votivo o spontaneo, in qualsiasi giorno offrirà il sacrificio, sarà mangiato il domani, invece di: "il giorno seguente
"; per questo altri tradussero: il secondo giorno.13. (8, 31) Cocete le carni nell’atrio della tenda della testimonianza nel luogo santo e lì mangerete quelle e i pani che sono nel canestro della consacrazione
come è stato ordinato a me dicendo: Aronne e i suoi figli la mangeranno. Alcuni, non volendo tradurre questa locuzione dissero: come ordinò a me dicendo, poiché questa frase pare costruita correttamente mentre quell’altra, in rapporto al nostro modo di parlare usuale, è un solecismo.14. (8, 35) E starete seduti per sette giorni davanti all’ingresso della tenda della testimonianza giorno e notte; " starete seduti " invece di quel che vuol dire, cioè: " rimarrete ".
15. (9, 7) E Mosè disse ad Aronne: Accòstati all’altare e fa’ il sacrificio per il tuo peccato e l’olocausto e fa’ il sacrificio espiatorio per te e la tua famiglia e [poi] fa’ il sacrificio del popolo e il sacrificio espiatorio per essi, secondo l’ordine dato a Mosè dal Signore. Non è detto: " secondo l’ordine che il Signore mi ha dato ", ma [l’agiografo] parla così, come se uno fosse il Mosè, al quale il Signore aveva dato ordine, e un altro questi che parlava in questo modo ad Aronne.
16. (10, 8-9) Il Signore parlò poi ad Aronne dicendo: Non berrete né vino né sicera, ecc. Questa frase del Signore si conclude con queste parole: tutti i precetti che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè. Sebbene fosse il Signore che parlava, non disse: " che ha dato loro per mezzo di Mosè ", ma usò la locuzione usata dallo stesso Mosè poco prima.
17. (10, 9) Dovere perpetuo per i vostri discendenti è quello di distinguere tra il mezzo delle cose pure e di quelle impure, ecc. Da notare come venga detto perpetuo ciò che non sarà senza fine.
18. (10, 14) Mosè, parlando ad Aronne e ai suoi figli Eleazaro e Itamar, tra l’altro, dice anche ciò: [la parte prelevata] dai sacrifici di salvezza dei figli d’Israele. La spalla del tributo e il petto messo da parte per l’offerta nei sacrifici delle carni grasse li offriranno come offerta da offrire al cospetto di Dio. E sarà la parte prescritta per te, per i tuoi figli e le tue figlie con te come legge perpetua, sebbene tutto ciò fosse destinato ad avere una fine.
19. (11, 9) Quando [il Signore] dava ordini riguardanti gli esseri viventi che sono nelle acque indicando quali di essi fossero mondi o immondi, nelle acque, è detto, e nel mare e nei torrenti. I manoscritti latini hanno dunque nel mare poiché sarebbe stato troppo insolito tradurre dal greco al plurale e non dire " nel mare ", ma nei mari, soprattutto a causa dell’ambiguità per evitare che s’intendessero non i mari ma i maschi. Infatti non meno insolito è il fatto che tuttavia si traducesse " dei sangui " poiché la lingua latina non ammette il plurale neppure nel nominativo. Poiché anche se nessuno, declinando il nome mare, dice: maribus, tuttavia si dice maria sebbene non si dica sanguines e tuttavia sta scritto: Liberami dai sangui 1, e: Non radunerò i loro conciliaboli con i sangui 2. Si potrebbe dunque dire così anche maribus salvo che si potesse evitare, come ho detto, l’ambiguità. La Scrittura, al contrario, usa in questo passo torrenti per " fiumi " poiché si chiamano propriamente " torrenti " i fiumi invernali che d’estate si seccano e perciò non possono avere pesci. Per questo motivo alcuni traduttori nostri preferirono tradurre non " torrenti ", ma " fiumi ". Inoltre che nelle Scritture si usi " torrenti " invece di " fiumi " lo mostra bene il passo del Salmo ove si legge: Li disseterai al torrente delle tue delizie. Il Salmista infatti con il termine " torrente " non volle far intendere qualcosa di simile che scorresse temporaneamente e poi si seccasse, poiché proseguì dicendo: poiché in te è la sorgente della vita 3, la quale è di certo eterna e non viene mai meno.
20. (11, 21) Ma degli insetti alati mangerete quelli che camminano su quattro zampe; che hanno le zampe [posteriori] più alte delle zampe [anteriori]; l’agiografo non dice " delle loro zampe ".
21. (11, 44) E voi sarete santi, perché Io santo. È sottinteso " sono ". Ecco perché molti nostri autori hanno tradotto: poiché Io sono santo.
22. (12, 1) Il Signore poi parlò a Mosè dicendo. Questa è una locuzione assai usuale e assai frequente nella Scrittura: parlò dicendo. Ma quella che segue si trova raramente e restringe la povertà della lingua latina. Il greco infatti ha: , che in latino potrebbe tradursi: " e dirai loro dicendo "; ma ci urterebbe di meno se si dicesse: " e ordinerai loro dicendo " ed è più simile al greco poiché non dice:
, ma:
.
23. (12, 2) Qualunque donna avrà ricevuto il seme [maschile] e avrà partorito un maschio e sarà impura sette giorni. Un gran numero dei nostri non vollero tradurre così ma si espressero così: Qualunque donna avrà ricevuto il seme e avrà partorito un maschio sarà impura per sette giorni. Questa locuzione dunque, poiché è inusitata anche in greco non avrebbe potuto essere tradotta neppure in greco, ma poiché ai greci non dispiacque di tradurla, non so perché dispiacque ai latini.
24. (12, 4) Sederà per trentatré giorni nel suo sangue puro. Similmente, a proposito della puerpera che ha partorito una femmina è detto: Sederà nel suo sangue puro, ma per il doppio dei medesimi giorni, cioè per sessantasei giorni. Sederà è detto dunque per " rimarrà ", poiché non le era vietato alzarsi dalla sedia per tanti giorni.
25. (13, 2) Se a un uomo si sarà prodotta sulla pelle del suo corpo una cicatrice di color bianco lucido. Da notare che la Scrittura chiama cicatrice non solo quella di una ferita, ma anche la macchia di un solo colore.
26. (13, 2) E ci sarà sulla pelle di quel colore un attacco della lebbra. È chiamata " attacco " la macchia, per il fatto che l’uomo è stato colpito dalla lebbra.
27. (13, 3) E lo esaminerà il sacerdote e lo contaminerà; invece di: " lo dichiarerà contaminato ".
28. (13, 3) E il pelo che si trova nella piaga si cambi bianco, cioè: " si cambi in bianco ".
29. (13, 6) E il sacerdote lo purificherà: è infatti un segno. Lo dichiarerà mondato, allo stesso modo che " contaminerà " detto prima [significa] " lo dichiarerà contaminato ".
30. (13, 7-8) E lo osserverà il sacerdote ed ecco che l’eruzione si sarà allargata sulla pelle, e lo contaminerà il sacerdote. Ha una e superflua, poiché togliendo la congiunzione il senso rimane completo in questo modo: Se però l’eruzione nella pelle si sarà mutata dopo che il sacerdote l’ha osservato per purificarlo e sarà stato osservato di nuovo dal sacerdote e il sacerdote l’avrà osservato ed ecco, l’eruzione si sarà mutata nella pelle, il sacerdote lo contaminerà.
31. (13, 9-10) Inoltre, se l’attacco della lebbra sarà in un uomo, andrà dal sacerdote e il sacerdote lo osserverà ed ecco una cicatrice bianca nella pelle e questa ha mutato il pelo bianco e dal sano della carne viva nella cicatrice. Cioè: ha cambiato il pelo in colore bianco nella cicatrice; ha cambiato a partire dal sano della carne viva, cioè, poiché non ha il pelo sano come quello nella carne viva.
32. (13, 45-46) Parlando del lebbroso è detto: E l’impuro sarà chiamato impuro, come se non bastasse dire una sola volta: sarà chiamato impuro. Sebbene alcuni manoscritti abbiano così, in un altro greco troviamo detto una sola volta: sarà chiamato immondo. Parimenti poco dopo è detto: Essendo immondo, sarà immondo; questa frase non si poté tradurre dal greco in latino così come è enunciata. Il greco infatti dice: , come se dicesse: " risultando immondo sarà immondo ". Ma existens non significa ciò che dice il greco
, ma, se potesse dirsi, essens, [essendo] derivato da esse [essere], non da existere [risultare].
33. (13, 47) E nel vestito se ci sarà in esso l’attacco della lebbra. Si sarebbe potuto dire al modo usuale: " E nel vestito se ci sarà l’attacco della lebbra ".
34. (13, 51) O in ogni specie d’oggetto di pelle in qualunque sarà in esso l’attacco. Poteva essere sufficiente dire: in qualunque sarà l’attacco.
35. (13, 55) Ed ecco che l’attacco non cambiò il suo aspetto, cioè il colore in cui è visto. Infatti [l’agiografo] non dice la " vista " con cui quello guarda, ma chiama attacco la stessa macchia.
36. (14, 15) E il sacerdote prendendo dall’emina dell’olio lo verserà nella mano sinistra del sacerdote. Non si dice: " nella propria mano sinistra ", sebbene versi nella propria mano.
37. (15, 2) Se un uomo, un uomo qualunque avrà la gonorrea.
38. (15, 16) E un uomo al quale uscirà da lui l’emissione seminale.
39. (15, 21) E ogni oggetto sopra qualunque dorme su di esso.
40. (15, 21) E ogni oggetto, sul quale si metterà a sedere su di esso, sarà immondo.
41. (16, 21) E lo lascerà andare per mano di un uomo predisposto verso il deserto, cioè: " lo lascerà andare verso il deserto per mano di un uomo a ciò predisposto "; quando diceva ciò [l’agiografo] parlava del capro emissario. Da notare poi in qual senso dica: per mano.
42. (17, 3) Un uomo, un uomo dei figli d’Israele, cioè tra i figli d’Israele. Questa ripetizione però sembra indicare un uomo qualunque, cioè questo o quello.
43. (18, 7) Non scoprirai la turpitudine di tuo padre né quella di tua madre. Con questa locuzione è vietato l’accoppiamento con queste persone.
44. (18, 14) Non scoprirai la turpitudine del fratello di tuo padre e non ti accosterai a sua moglie, poiché è tua parente. È usato e per " cioè "; è detta infatti " turpitudine " del fratello di suo padre, cioè la " turpitudine " dello zio paterno, le pudende della moglie dello zio paterno.
45. (18, 25) E la terra si è irritata contro coloro che risiedono su di essa, cioè: " hanno le loro sedi ", che equivale ad: " abitano ".
46. (19, 9) Nel mietere la messe della vostra terra non dovrete mietere completamente la vostra messe del tuo campo. Un gran numero di traduttori latini non vollero tradurre questa locuzione che comincia con il plurale e termina con il singolare, ma dissero: del vostro campo dove è detto: del tuo campo, come se il greco non potesse esprimersi così; quindi più che essere corretta, la locuzione doveva essere solo notata.
47. (20, 17) Chiunque prenderà [in moglie] una sua sorella per parte di suo padre o per parte di sua madre e vedrà la sua turpitudine ed essa vedrà la turpitudine di lui; egli ha scoperto la turpitudine di sua sorella, riceveranno il loro peccato. È usato peccato invece di "pena del peccato ".
48. (20, 25) E separerete voi stessi tra il mezzo degli animali mondi e il mezzo degli animali immondi e tra mezzo degli uccelli mondi ed immondi. Separerete, è detto, voi stessi tra mezzo degli [animali] mondi e immondi, poiché vengono separate le cose monde dalle immonde o dalle cose monde quelle immonde; è una locuzione del tutto strana. Una cosa infatti è: " separerai tra mezzo degli animali mondi e tra mezzo degli animali immondi ", come spesso è solito parlare [l’agiografo] e un’altra ciò che ha detto ora: separerete voi stessi, come se separando gli animali gli uni dagli altri separassero se stessi dagli uni e dagli altri come giudicando tra gli uni e gli altri.
49. (21, 1) Di’ ai sacerdoti figli di Aronne e dirai loro: Non si contamineranno per le anime della loro gente, salvo che si tratti dei congiunti più stretti. Ciò è detto riguardo al lutto che si deve alle anime dei defunti, poiché si piange per il fatto che uscirono di vita.
50. (21, 5) Non vi raserete il capo per il morto e sulle loro carni non faranno incisioni. Il modo usuale di esprimerci sarebbe: " non incideranno le loro carni con incisioni ".
51. (21, 7-8) Non prenderanno [in moglie] una prostituta né una corrotta né una donna ripudiata da suo marito, poiché egli [il sacerdote] è santo per il Signore suo Dio. Non è detto: " perché sono santi", ma come se parlasse d’uno solo pur avendo cominciato con il plurale. Di poi seguita al singolare: Lo santificherò; sarà lui a offrire i doni del vostro Dio; egli è santo perché sono santo Io, il Signore, che li santifico; di nuovo alla fine usa il plurale.
52. (22, 11) Se poi un sacerdote possederà una persona acquistata con denaro, questo mangerà dei pani di lui. Non è detto: " questo mangerà ", sebbene avesse parlato di " persona " che è di genere femminile; ma [l’agiografo] ebbe riguardo a ciò che voleva fare intendere con " persona ", cioè un uomo.
53. (22, 12) E la figlia d’un sacerdote se avrà un estraneo, cioè: " se avrà sposato un estraneo ".
54. (22, 26-27) E il Signore parlò a Mosè dicendo: Un vitello o un agnello o un capretto, dopo la nascita, e resterà per sette giorni con la madre. Sembra che [questo periodo] contenga la e superflua secondo le familiarissime locuzioni nelle Scritture che i latini in gran parte non vollero tradurre.
55. (22, 32) Io sarò santificato tra i figli d’Israele, che vuol dire: " sarò ritenuto santo ". Il Signore infatti non può non essere santo anche al di fuori dei figli d’Israele. In tal senso anche nella preghiera insegnata dal Signore è detto: Sia santificato il tuo nome 4, cioè: " sia ritenuto santo dagli uomini ".
56. (23, 2) Parla ai figli d’Israele e dirai loro: Le solennità del Signore che chiamerete convocazioni sante, sono le mie solennità. Lavorerai per sei giorni. Pur avendo detto che Mosè doveva parlare a più persone, in seguito parla come a una sola persona.
57. (23, 15-16) E conterete per voi a partire dal giorno successivo al sabato, in cui avrà portato il covone dell’offerta supplementare, sette settimane complete conterai. Non si dice: " conterete ", sebbene poco prima si parlasse a più persone.
58. (24, 11) E il figlio d’una donna israelita, avendo pronunciato il nome, maledisse il nome. Sebbene qui non sia stato aggiunto: " di Dio ", è tuttavia chiaro che si deve intendere il nome di Dio ch’egli maledisse.
59. (24, 15) Un uomo, un uomo se maledirà Dio si addosserà il proprio peccato. Ecco un passo ove è chiaro che si tratta d’una locuzione, quando si dice: un uomo, un uomo, come se uno dicesse: "questo o quell’uomo ", cioè qualunque uomo, non, come hanno pensato alcuni, è detto: un uomo, un uomo come se denotasse l’"uomo " meritevole [di tal nome], cioè come se si dicesse: " un uomo, ma uomo ", cioè non uno qualunque come uno simile a un animale, ma uno che sia davvero un uomo. Che questo senso non sia quello vero ma una frase idiomatica delle Scritture è chiaramente mostrato in questo passo, poiché si parla di chi è biasimato come colpevole, non chi viene lodato.
60. (25, 46) Nel trattare degli schiavi che agli Israeliti era lecito possedere: E saranno, è detto, vostro possesso per l’eternità, sebbene a causa della morte non potessero essere eterni né i padroni né gli schiavi. È detto dunque: l’eternità ove non c’è un limite di tempo prefissato fino a quando dovranno essere schiavi, come è stabilito per coloro ai quali [Dio] comanda che nel[l’anno] sabatico del condono siano lasciati andare in libertà.
61. (26, 3) Se camminerete seguendo i miei precetti e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica, e io vi darò la pioggia al tempo opportuno. Per il nostro consueto modo di parlare è superflua la e, ma è stata aggiunta secondo il costume delle Scritture; poiché veniva di seguito: vi darò.
62. (26, 18) E se ancora non mi ubbidirete e continuerò a castigarvi sette volte per i vostri peccati. Anche qui è superflua la e, poiché veniva di seguito: continuerò a castigarvi; inoltre l’espressione sette volte deve intendersi per ogni numero.
1.
(1, 4) E saranno con voi ciascuno secondo il capo di ciascuno dei principi.2. (1, 22. 20) Per i figli di Simeone secondo le loro parentele, secondo i loro paesi, secondo le casate delle loro famiglie, secondo il numero dei loro nomi, secondo il capo di essi, tutti i maschi dai vent’anni in su, ciascuno ch’era abile alla guerra il loro censimento. Questa locuzione, che non dice: " i figli di Simeone ", o: " tra i figli di Simeone ", ma: per i figli di Simeone in caso dativo e così continua [con questo caso] elencando le altre tribù, non è stata tradotta dagli altri traduttori che ho potuto vedere. Ma questa locuzione non si trova a proposito della tribù di Ruben, poiché non è detto: " per i figli di Ruben le loro parentele " ecc., ma è detto: i figli di Ruben, primogenito d’Israele, secondo le loro parentele furono, e così similmente come a proposito di tutte le altre tribù.
3. (1, 22. 54) E i figli d’Israele fecero secondo tutti gli ordini che il Signore aveva dato a Mosè e ad Aronne, così fecero.
4. (3, 3) I sacerdoti che furono unti, dei quali avevano perfezionato le mani loro per esercitare il sacerdozio.
5. (4, 14) E porranno su di esso tutti gli arredi con i quali fanno il servizio [religioso] con essi.
6. (5, 7) E lo restituirà a colui contro il quale ha peccato contro di lui. Alcuni, non volendo tradurre questa locuzione, tradussero le parole della frase correggendone l’ordine, dicendo: E restituirà a colui verso il quale ha peccato.
7. (5, 6) L’uomo o la donna, chiunque commetterà dei peccati umani. Non è detto: " qualunque donna commetterà ", ma è una locuzione, ove il sesso maschile s’è attribuito il pronome sebbene il sesso femminile sia posto dopo, ma questa non è una locuzione usuale.
8. (5, 12) Se di un uomo, di un uomo la moglie di lui avrà traviato; questa locuzione è notevole non solo perché è stato ripetuto il nome dicendo: d’un uomo, d’un uomo ma anche perché è stato aggiunto: di lui.
9. (5, 14) Se gli entrerà lo spirito di gelosia, ma ella non sarà contaminata, e l’uomo condurrà sua moglie dal sacerdote: lì e è superfluo, ma è una locuzione abituale nelle Scritture.
10. (5, 18) Sarà l’acqua del biasimo la quale reca la maledizione questa. Questa locuzione è stata prodotta dall’insolita disposizione delle parole, poiché secondo il nostro consueto modo di esprimerci si sarebbe potuto dire così: " Sarà l’acqua del biasimo questa che arreca la maledizione ", oppure: " Sarà questa l’acqua del biasimo che arreca la maledizione ", oppure con un’altra frase costruita disponendo le parole nel modo abituale.
11. (5, 19) Immune resta dall’acqua del biasimo che reca maledizione questa. In questa locuzione non solo suona in modo insolito la costruzione delle parole, ma è cambiato anche il caso: la frase integra ed espressa in modo abituale sarebbe: " Resta immune dall’acqua del biasimo, che arreca la maledizione ", oppure: " da quest’acqua del biasimo, che arreca la maledizione ".
12. (5, 27) E sarà gonfiata nel ventre, invece di: " si gonfierà nel ventre ". Questa locuzione si trova usata spesso anche negli scrittori latini; ma i nostri traduttori che non vollero trasportarla in latino dissero: e si gonfierà il suo ventre.
13. (6, 2) Un uomo o una donna, chiunque esso sia, farà straordinariamente un voto, non è detto " chiunque essa sia ".
14. (6, 9) E si raderà la sua testa: questa locuzione è come la precedente: e si gonfierà il suo ventre.
15. (7, 3) Sei carri coperti e dodici buoi, un carro [offerto] da due capi tribù e un vitello da ciascuno di essi. A proposito di questa locuzione ho creduto fosse da notare che sono chiamati vitelli quelli stessi che erano stati chiamati " buoi "; ma si dice che anche questo è un idiotismo greco.
16. (7, 11) Un capotribù ogni giorno, un altro capotribù ogni altro giorno offriranno le proprie offerte, invece di dire: " ciascun capotribù in ciascun giorno ".
17. (7, 15) Un vitello tra i buoi e un montone tra le capre.
18. (8, 19) E tra i figli d’Israele non ci sarà chi osi accostarsi al santuario. Sembra che sarebbe stato sufficiente [dire]: " E non ci sarà tra i figli d’Israele chi si avvicini al santuario ", o almeno: " Non ci sarà nessuno dei figli d’Israele che si accosterà al santuario ".
19. (8, 20) E così fece Mosè e Aronne e tutta la comunità dei figli d’Israele per i Leviti; conforme a quanto aveva ordinato il Signore a Mosè a proposito dei Leviti, così fecero a essi i figli d’Israele.
20. (9, 13) E un uomo, un uomo qualunque sarà mondo e non si trova in un lungo viaggio e mancherà di fare la pasqua; quella persona sarà recisa dal suo popolo. Dunque un uomo, un uomo è una locuzione come se dicesse: " un uomo qualsiasi ", " questo o quello ".
21. (9, 17) Ogniqualvolta la nuvola s’alzava al di sopra della tenda, e poi i figli d’Israele si mettevano in marcia. Il senso completo sarebbe potuto essere: " E ogniqualvolta la nuvola si alzava al di sopra della tenda, i figli d’Israele si mettevano in marcia ".
22. (10, 14) L’ordine di marcia dell’accampamento lo effettuarono per primi quelli dei figli di Giuda.
23. (10, 17) Si metteranno in marcia i figli di Gerson e i figli di Merari; è usato il verbo del tempo futuro sebbene sia narrato un fatto compiuto nel passato, come nelle frasi precedenti quando si parlava della nuvola 1, all’alzarsi o allo star ferma della quale [sulla Tenda] l’accampamento si metteva in marcia o rimaneva fermo, e in questo modo è usato questo verbo in seguito, a proposito delle marce successive di molte persone.
24. (10, 29) E Mosè disse a Obet, figlio di Raguel madianita, genero di Mosè; non è detto: " suo genero ".
25. (10, 30) E gli rispose: Io non verrò, ma alla mia terra e alla mia parentela; è sottinteso: " andrò ".
26. (11, 4) E la turba mista che si trovava in mezzo a loro bramarono. Dicendo: promiscuus e non: promiscui; [l’agiografo] usò il singolare invece del plurale e tuttavia lo rese plurale dicendo: bramarono.
27. (11, 6) Ma ora inaridita la nostra anima, in nient’altro fuorché nella manna i nostri occhi. Mancano le parole " è " e " sono " poiché la frase completa sarebbe: " la nostra anima è inaridita, in null’altro sono i nostri occhi, fuorché nella manna ". Infatti molti traduttori tradussero così e aggiunsero le parole mancanti nel greco.
28. (11, 8) E la macinavano nella macina da mulino.
29. (11, 21) Seicentomila fanti tra i quali mi trovo in mezzo ad essi.
30. (11, 25) E tolse dello spirito che su di lui. È sottinteso: " era ", oppure: " è ". Ma questa locuzione detta ellissi, assai familiare alla lingua greca e - a quanto credo - anche all’ebraica, i traduttori latini non osarono tradurla, sebbene sia frequente anche nella lingua latina quantunque meno che nella greca.
31. (11, 33) E il Signore colpì il popolo un flagello molto grande; era da notare la locuzione: colpì un flagello, non: " colpì con un flagello ", come si è soliti dire.
32. (12, 3) E Mosè uomo molto mansueto; è sottinteso: " era ".
33. (12, 9) E l’ira della collera del Signore su di loro; è sottinteso: " si accese ".
34. (12, 10) Ed ecco Maria lebbrosa come la neve; anche qui è sottinteso: " divenne ".
35. (13, 20) E quale terra in cui quelli risiedono su di essa; e quali le città in cui quelli abitano in esse.
36. (13, 25) Il luogo che chiamarono Valle del Grappolo, sebbene più sopra [l’agiografo] avesse detto: Giunsero alla Valle del Grappolo. È stato detto dunque per anticipazione, non perché fosse già chiamato così quando vi giunsero, ma si chiamava già così quando veniva scritto questo libro.
37. (13, 32) Poiché più di noi è più forte; sarebbe un modo di dire consueto, se non contenesse [un superfluo]: più.
38. (13, 33) E gettarono il terrore della terra ch’essi l’avevano esplorata.
39. (13, 33) La terra che abbiamo percorsa per esplorarla è una terra che divora gli abitanti su di essa. Si sarebbe dovuto dire secondo l’uso: " La terra che abbiamo percorsa per esplorare ".
40. (14, 7) La terra che l’abbiamo percorsa è buona assai assai.
41. (14, 10) E tutta l’assemblea disse di lapidarli con le pietre. Non è detto: lapidibus, sebbene sarebbe potuto bastare lapidare di per se stesso secondo il consueto modo di dire.
42. (14, 11) E fino a quando non mi credono con tutti i segni con i quali io feci in mezzo ad essi?. Non è detto: " che io feci in mezzo ad essi ".
43. (14, 24) Ma il mio servo Caleb, poiché uno spirito diverso [era] in lui e mi ha seguito, e lo farò entrare nella terra. Sarebbe un’espressione consueta se non avesse: e.
44. (14, 24) E lo farò entrare nella terra in cui è entrato là. Sarebbe stato sufficiente dire, come diciamo abitualmente: " in cui è entrato ".
45. (14, 26) E il Signore parlò a Mosè e ad Aronne, dicendo. Questa frase fu aggiunta, sebbene il Signore parlasse già poco prima. La Scrittura fa spesso così: quando vuol dire qualche altra cosa, fa parlare di nuovo la persona che già parlava.
46. (14, 29) Tutti coloro che hanno mormorato sopra di me. Non è detto: " riguardo a me ", o: " contro di me ".
47. (14, 31) E possederanno in eredità la terra che voi vi siete allontanati da essa. Sarebbe stato consueto dire: " dalla quale vi siete allontanati "; ora al contrario è detto in un modo strano: la quale voi vi siete allontanati, ed è stato aggiunto: da essa, come di solito par-lano le Scritture. Così è l’espressione: Siete giunti presso gli scogli riecheggianti i boati delle caverne 2, cioè: " vi siete avvicinati gli scogli ", non è detto: " agli scogli "; così pure: giunsero luoghi 3, non è detto: " [giunsero] ai luoghi ". Così è: vi siete allontanati, non è detto: " dai quali vi siete allontanati ".
48. (14, 35) Io, il Signore, ho parlato: se non farò così a questa moltitudine malvagia. Ci si deve porre certamente il quesito che cosa vuol dire usato in greco, poiché i nostri traduttori l’hanno tradotta quasi sempre con: nisi, cioè: se non.
49. (15, 18) Nel paese in cui io v’introduco là.
50. (15, 27-28) Se invece sarà stata una singola persona a peccare involontariamente, offrirà [come sacrificio] un capretto d’un anno per [espiare] il peccato. Allora il sacerdote supplicherà per la persona involontaria, e che avrà peccato senza volerlo, davanti al Signore [per] supplicarlo per esso e gli sarà rimesso. A proposito di questo strano modo di esprimersi era da mettere in rilievo anche la locuzione poiché è detto: il sacerdote supplicherà, e poi è detto: supplicare - le due espressioni si sarebbero potute formulare riunendole insieme in questo modo: supplicherà [per] supplicare - e l’altra locuzione poiché comincia con il genere femminile e va a finire al maschile. [L’agiografo] infatti, dopo aver detto: se a peccare sarà stata una persona singola, termina dicendo: supplicare per lui, ove s’intende " per quell’uomo ". Poiché anche l’aggiunta: sarà rimesso a lui, in latino veramente non è chiaro per il fatto che questo pronome è di qualsiasi genere, ma in greco risulta chiaramente maschile, poiché lì ha: [" a lui "], corrispondente al [latino]: ei. Per di più l’espressione: per la persona involontaria, s’intende: " che avrà peccato involontariamente ", non: " la quale non voglia che sia offerto per lei ". Questo significato è spiegato anche in seguito quando è detto: e che avrà peccato involontariamente. Ed è stato usato l’aggettivo invita [" involontaria "] poiché non poteva esprimersi in latino la parola usata in greco
, non potendosi dire nolentata o qualcos’altro di simile per ciò che fece involontariamente.
51. (15, 30) Inoltre qualunque persona avrà fatto con mano di superbia, è sottinteso " il peccato ". È da mettere in risalto anche l’espressione: con mano di superbia, in cui mano è usata invece di " opera " o di " potere ".
52. (15, 35) L’uomo morrà di morte; con pietre lapidatelo tutta la comunità. Sia: di morte morrà, che: lapidatelo con pietre, e: lapidatelo, la comunità sono locuzioni per noi insolite.
53. (16, 17) E prendete ciascuno il proprio incensiere.
54. (16, 33) E discesero essi e tutto ciò che appartiene ad essi. È usato il presente invece del passato, sono invece di " erano " o " erano state ".
55. (16, 34) E tutto Israele il quale lì intorno fuggirono alle loro grida. È sottinteso " era ", cioè: tutto Israele che si trovava lì attorno.
56. (16, 37) Poiché hanno santificato gli incensieri di questi peccatori nelle loro anime. Si sarebbe dovuto dire: " Poiché questi peccatori hanno santificato gli incensieri nelle loro anime "; ma come se fosse stato chiesto: " gli incensieri di chi? ", invece di dire " i loro" [l’agiografo] disse: di questi peccatori. Ma lasciò sottinteso chi erano stati coloro che li avevano santificati, cioè essi stessi.
57. (17, 8) Ed ecco che nella casa di Levi il bastone aveva messo le gemme; il modo consueto di parlare latino esigerebbe si dicesse in domo Levi.
58. (18, 6) Ed io ho preso i Leviti vostri fratelli di mezzo ai figli d’Israele come dati in dono al Signore. Questa locuzione è stata tradotta necessariamente così in latino, poiché il greco ha . Se lo si volesse tradurre in latino, si dovrebbe dire " dono donato ", poiché anche
è il dono - conforme a quanto afferma l’Apostolo: Non che io cerchi il [vostro] dono, ma ricerco il frutto 4, che in greco sta scritto
e nella Genesi è detto: Abramo diede doni ai suoi figli 5, il greco ha:
, e nel Vangelo: Sapete dare doni buoni ai vostri figli 6, e in greco:
- e
non è un sostantivo ma un participio. Si potrebbe quindi dire: datum datum quasi " una cosa data che si dà ", se non si dovesse evitare l’ambiguità. Alcuni nostri traduttori, cercando di evitare questa ambiguità dissero: " un dono dato ", ma " dono " in greco si dice:
, non:
. Per conseguenza in questo passo non sarebbe l’espressione corretta, poiché Dio non dice che ciò fosse stato regalato dai figli d’Israele, ma reso a lui in cambio dei primogeniti a lui dovuti; perciò può dirsi " dato " sia ciò che si rende per debito sia ciò che si dona. Per questo motivo qualsiasi dono è anche dato, ma non qualsiasi cosa data è anche un dono, poiché non è senz’altro anche donata qualunque cosa si dà.
59. (18, 12) Ogni primizia dell’olio e ogni primizia del vino e del grano, tutte le cose di quelle che daranno al Signore le ho date a te. Non è detto: Ogni primitivo l’ho dato a te, ma dopo aver detto ogni primizia ed enumerato di quali cose si trattasse, [l’agiografo] aggiunse: a te ho dato quelle cose. Non disse neppure: l’ho data a te, oppure le ho date a te, cioè le primizie, ma aggiunse il genere neutro, come in verità suole avvenire anche nella lingua, ma in una locuzione sciolta da legami grammaticali. Neppure sembra latino il nome primitia, poiché il nome primitiae [" le primizie "] ha solo il plurale. Ma se i nostri traduttori poterono volgere al plurale come li trovarono in greco: Io non radunerò le loro adunanze con i sangui 7, e in un altro passo: Il Signore aborrirà l’uomo dei sangui e fraudolento 8, pur essendo il nome sanguis [" il sangue "] solo singolare in latino, perché sarebbe dovuto loro dispiacere di tradurre anche qui al singolare primitia come ha il greco? Alcuni traduttori tuttavia tradussero primitias [" le primizie "] con l’accusativo, dicendo: " ti darò tutte le primizie ". In tal modo non vollero tradurre ambedue le locuzioni insolite per noi, che si trovano solo in greco.
60. (19, 2) Parla ai figli d’Israele e prendano verso di te una giovenca rossa. Il senso dell’espressione è come se dicesse: " ti conducano ", o esprimendo almeno ambedue le azioni: prendano e conducano a te una giovenca rossa.
61. (19, 7) E laverà il proprio corpo con l’acqua. Ciò si comprenderebbe anche se [la frase] non avesse: aqua.
62. (19, 9) E depositerà [le ceneri] fuori dall’accampamento, in un luogo mondo. Non è detto: in loco mundo secondo l’espressione propria del latino.
63. (19, 15) Ogni recipiente aperto, tutte le cose che non hanno un legaccio legato su di esse.
64. (20, 9) E Mosè prese il bastone che davanti al Signore; è sottinteso " era ".
65. (20, 12) Poiché non avete avuto fiducia [in me] per santificare me agli occhi dei figli d’Israele, cioè: per manifestare la mia santità. Conforme a questa locuzione è detto: e per essi io santifico me stesso9. Così pure nella preghiera insegnataci dal Signore: sia santificato il tuo nome 10.
66. (20, 15) E siamo stati abitanti in Egitto parecchi giorni, invece di " parecchi anni ".
67. (20, 18) Ed Edom gli disse, cioè il popolo - in realtà Edom, che era Esaù, non viveva più - come coloro che avevano inviato messaggeri si chiamavano " Israele ", che prima era il nome di una sola persona.
68. (20, 19) E i figli d’Israele gli dicono: noi passeremo lungo il monte; ma se berremo dell’acqua tua io e il mio bestiame, te ne pagherò il prezzo. [L’agiografo] passa assai elegantemente dal plurale al singolare, come se parlasse Israele dopo aver detto i figli d’Israele, e aver iniziato con parole di numero plurale, cioè: passeremo e berremo.
69. (20, 30) E la comunità [degli Israeliti] vide che Aronne se n’era andato. A stento nelle Scritture si trova questo termine essersene andato invece di " morto ". Esso si trova anche nel Vangelo nel passo ove Simeone dice: Ora lascerai andare il tuo servo in pace 11. Nel greco tuttavia si ha che suona detto piuttosto della dissoluzione [fisica] anziché dell’atto di lasciare andare, poiché non è detto
, che senza dubbio vuol dire " lascerai andare ".
70. (20, 30) E ogni casa d’Israele piansero Aronne per trenta giorni. Si sarebbe dovuto dire " pianse " e " tutta ", oppure " tutta quanta ", ma è detto: ogni, come se fossero parecchie; così come è " ogni uomo " detto di tutti, dal significato di gran lunga diverso da " tutto l’uomo " che si dice di un sol uomo. Ma la Scrittura usa continuamente " ogni " invece di " tutto ".
71. (21, 5) E il popolo sparlava contro Dio e contro Mosè. Non è detto: de Deo [di Dio], ma: ad Deum [verso Dio]. Ciononostante alcuni, pur non volendo trasportare [alla lettera in latino] questa locuzione, la tradussero così: detrahebant de Deo [denigravano Dio].
72. (21, 7) Innalza dunque la tua preghiera al Signore che allontani da noi il serpente. Come anche nell’Esodo è detto " la rana " 12 al singolare per il plurale.
73. (21, 9) E avvenne [che] quando una persona era stata morsa da un serpente e volgeva lo sguardo al serpente di bronzo e viveva. Questa locuzione non ha solo la particolarità che cambia il modo del verbo e dalla forma del perfetto, cioè del passato remoto, finisce con l’imperfetto, ma anche che ha un e superfluo.
74. (21, 11) E levando il campo da Obot lo posero in Acalgai, al di là del deserto, cioè nel deserto ulteriore.
75. (22, 23) E percosse l’asina nel bastone. Non è detto " con il bastone ", ma nel bastone.
76. (23, 11) Io ti ho chiamato per la maledizione dei miei nemici ed ecco che tu hai benedetto la benedizione; non è detto " con la benedizione " ma come se fosse detto: ecco tu hai detto la benedizione.
77. (23, 12) Quali che siano le cose che Dio mi porrà nella mia bocca, ciò starò attento a dire. Non è detto: " queste cose starò attento [a dire] ".
78. (23, 13) Vieni con me ancora in un altro posto dal quale non lo vedrai di lì.
79. (25, 4) E il Signore disse a Mosè: Prendi i capi del popolo e presentali al Signore, al sole, e si allontanerà da Israele l’ira della collera del Signore. Sebbene fosse il Signore a parlare, [l’agiografo] non disse: e presentali " a me " e si allontanerà l’ira " mia " da Israele.
80. (25, 15) È del casato di una famiglia dei Madianiti. Ciò è detto della donna che fu uccisa con l’israelita adultero. Con queste parole [l’agiografo] volle far intendere - a parer mio - che era nobile, dicendola del casato d’una famiglia. Così ormai comunemente si dice "padre di famiglia " e " madre di famiglia " in segno di agiatezza.
81. (26, 1) E il Signore parlò a Mosè e al sacerdote Eleazaro dicendo: Prendi il principio di tutta la comunità dei figli di Israele da vent’anni in su. È da notare che cosa è chiamato " principio ", cioè il nerbo dell’età nel popolo.
82. (27, 20-21) E gli prestino ubbidienza i figli d’Israele, e: nella sua bocca usciranno, e: nella sua bocca rientreranno, cioè " quando lo ordinerà ".
83. (27, 22) E Mosè fece come gli aveva ordinato il Signore; e prendendo Giosuè lo pose davanti al sacerdote Eleazaro, ecc., ove si è dovuto notare che, pur essendo già stato detto e Mosè fece tutto ciò che gli aveva ordinato il Signore, viene ripetuta la stessa cosa.
84. (27, 23) E lo raccomandò come il Signore aveva ordinato a Mosè. Non si dice: come " gli " aveva ordinato il Signore.
85. (28, 13) E un decimo un decimo di fior di farina intrisa d’olio per un agnello; cioè un decimo per ogni agnello. Poiché con l’espressione: un decimo un decimo viene indicato che si deve ripetere un decimo per ogni agnello.
86. (28, 16-17) Nel primo mese, il quattordici di questo mese è giorno di festa, per sette giorni mangerete gli azzimi. Si deve osservare che la festa si celebra per più giorni e tuttavia è detta " giorno di festa ", e la celebrazione della festività non è denotata come " giorni festivi ", cioè tutti i giorni in cui essa continuerà.
87. (29, 1) E nel settimo mese, l’uno del mese. Conforme a questa locuzione è detto nella Genesi: E fu sera e fu mattino: il giorno uno 13; poiché anche lì come qui il greco ha: . Alcuni quindi traducendo il primo giorno del mese tralasciarono la locuzione fissata [nel greco] pur non allontanandosi dal senso delle parole.
88. (29, 2) [Offrite in sacrificio] un vitello tra i buoi e un montone. Non è detto: [un montone] tra le pecore, come [l’inciso] tra i buoi, perché anche quello, se mancasse, non lascerebbe incompleto il senso.
89. (29, 2) Sette agnelli di un anno senza difetto. Ciò che [l’agiografo] scrisse a proposito degli agnelli senza difetto, è sottinteso rispetto a tutti [gli animali], sia per il vitello che per il montone.
90. (29, 4) Un decimo, sì un decimo per un agnello, per sette agnelli: cioè un decimo per ciascun agnello.
91. (29, 39) Eccetto i vostri voti e le vostre [offerte] volontarie e i vostri olocausti e i vostri sacrifici e le vostre libazioni e i vostri [sacrifici] salutari. Questa locuzione, se fosse solo greca, non l’avrei notata. In realtà non è detto: Eccetto i vostri voti e le [vostre] offerte volontarie, ecc. [in ablativo] come aveva iniziato, ma neppure: Eccetto i vostri voti [in accusativo] cominciando per così dire con il solecismo; ma [l’agiografo], avendo prima detto, con una locuzione usuale: eccetto i vostri voti [in ablativo], in seguito aggiunse quelle altre cose in un altro caso, ove non si potrebbe sottintendere exceptis [fatta eccezione di], ma excepta [in accusativo], che non è ammesso da nessuna locuzione né greca né latina.
92. (30, 3) Un uomo, un uomo qualunque avrà fatto un voto al Signore, invece di " ogni uomo ".
93. (30, 4) Quando però una donna avrà fatto un voto al Signore oppure avrà fissato una privazione in casa di suo padre nella propria giovinezza. Qui [l’agiografo] secondo l’usanza della Scrittura chiama " donna " una femmina, anche se [come qui] essa è una vergine; per questo è relativo a Cristo ciò che dice l’Apostolo: nato da una donna 14.
94. (30, 5) E suo padre verrà a conoscere i voti di lei e le limitazioni di lei ch’essa limitò. " Limitò le limitazioni " è una locuzione.
95. (30, 5) [Che] fissò contro la propria anima, cioè contro i godimenti della propria anima.
96. (30, 5) E suo padre tacerà, e resteranno in vigore tutti i voti di lei. Qui c’è un e in più, poiché il senso intero è: se suo padre sarà venuto a saperlo e tacerà, resteranno in vigore tutti i suoi voti.
97. (30, 7) Se invece sarà diventata per il marito. S’intende " si sarà sposata "; così parla la Scrittura.
98. (30, 7) E i suoi voti sopra di lei, è sottinteso " sono ", che fu aggiunto anche da alcuni traduttori.
99. (30, 13) Tutte le cose che saranno uscite dalle sue labbra conformi ai suoi voti e secondo le limitazioni le quali contro la sua anima, non resta valido per lei, sebbene si aspettasse il plurale in modo che si dicesse: non restano valide per lei; in realtà alcuni hanno tradotto così evitando quello che prendevano per un solecismo.
100. (31, 4) [ Mandate in guerra ] mille da una tribù e mille da una tribù da tutte le tribù d’Israele. È forse detto dodici volte mille? E tuttavia questa ripetizione significa mille per ciascuna tribù.
101. (31, 8) Uccisero nella spada. Ciò si sarebbe potuto dire nel modo a noi abituale: " uccisero con la spada ".
102. (31, 10) E tutte le loro città le quali nei loro [luoghi] di abitazione. È sottinteso: " erano ".
103. (31, 10) E incendiarono nel fuoco le loro città. Ciò nel modo a noi abituale si direbbe: incendiarono " con il fuoco ".
104. (31, 18) Ma tutta la moltitudine di donne, che non ha conosciuto contatto d’uomo, conservatele in vita. In nessun passo [della Bibbia] appare più sicuramente che nella locuzione ebraica anche le vergini sono chiamate di solito " donne ".
105. (31, 28-29) Lo prenderete dalla metà di essi e lo darai al sacerdote Eleazaro come primizie del Signore. Non è detto: " darete ".
106. (31, 35) E le anime di sesso femminile, cioè le donne che non avevano conosciuto il contatto dell’uomo, tutte le persone trentaduemila. Anche qui è confermata la locuzione precedente, cioè che sono chiamate " donne " anche quelle che non avevano conosciuto l’accoppiamento con l’uomo, cioè le vergini.
107. (31, 54) Mosè e il sacerdote Eleazaro prese l’oro dai capi di migliaia e dai capi di centinaia e portò quelle cose nella tenda del convegno. Sembra che si sarebbe dovuto dire: e lo portò nella tenda del convegno, poiché prima aveva detto " l’oro " che era stato preso. Parecchi manoscritti latini hanno così, ma sembra che l’aggiunta fatta [dall’agiografo] dicendo: portò quegli oggetti si spiega con il fatto che in precedenza erano stati ricordati molti vasi in cui era quest’oro.
108. (32, 1) E bestiame avevano un gran numero i figli di Ruben e i figli di Gad, una moltitudine molto grande; non è detto: " avevano un gran numero di bestiame ".
109. (32, 1) E videro la regione di Iazer e la regione di Galaad ed era un luogo, un luogo per il bestiame. Quando si legge non si devono unire [le parole] locus ripetute due volte, ma si devono separare con una virgola: et erat locus [" ed era un luogo "], e quindi dire: locus pecoribus [un luogo adatto al bestiame]. Infatti, come se si aspettasse [di sapere] quale specie di luogo, così è stata introdotta la ripetizione.
110. (32, 2) E avvicinandosi i figli di Ruben e i figli di Gad dissero a Mosè e al sacerdote Eleazaro e ai capi della comunità, dicendo. Questa locuzione dicendo dissero non è né greca né latina, ma sembra ebraica.
111. (32, 5) Questa terra sia data in possesso ai tuoi servi; come se parlassero di altre persone mentre chiedevano per loro stessi.
112. (32, 12) Poiché non mi hanno seguito a eccezione di Caleb figlio di Iefone. Pare che si sarebbe dovuto dire: praeter Chaleb filium Iephone ma fu aggiunta [l’apposizione] " figlio " in nominativo poiché prima era stato detto: hanno seguito. Questa locuzione è anche latina, ma rara.
113. (32, 13). Finché non scomparisse tutta la generazione coloro che facevano il male al cospetto del Signore. Non è detto: che faceva il male, né: di coloro che facevano il male.
114. (32, 16) E gli si avvicinarono e dicevano. Non è detto com’è abituale: accesserunt ad eum [si avvicinarono a lui].
115. (32, 24) E costruirete per voi stessi città per i vostri bagagli. Come se fosse detto: costruirete per voi stessi delle città a causa dei vostri bagagli.
116. (32, 26-27) I nostri bagagli e le nostre mogli e tutto il nostro bestiame saranno nelle città di Galaad; i tuoi servi invece marceranno tutti armati. Non dissero: noi invece marceremo tutti armati, ma come se parlassero di altri.
117. (32, 28) E Mosè raccomandò loro il sacerdote Eleazaro e Gesù figlio di Nave e i capi delle casate delle tribù d’Israele. Il testo non dice: Mosè li raccomandò al sacerdote Eleazaro, come certamente esigeva la disposizione del consueto nostro modo di esprimerci; infatti fu per opera di questi che furono introdotti nel paese verso il quale erano diretti; sembra quindi che ad essere raccomandati siano più quelli che questi dai quali essi venivano introdotti nella terra desiderata anziché questi che introducevano più che quelli che da essi venivano introdotti.
118. (32, 30) Se invece non marceranno armati con voi in guerra al cospetto del Signore, e trasferite i loro bagagli [la congiunzione] " e" è superflua.
119. (32, 33) E Mosè diede ad essi ai figli di Gad e ai figli di Ruben. C’è un a essi in più.
120. (33, 14) E non v’era per il popolo acqua [per] bere. Invece di ad bibendum [da bere].
121. (33, 51) Parla ai figli d’Israele e di’ loro. Sembra che sia sufficiente: parla ai figli d’Israele.
122. (33, 52) Tutti gli idoli di metallo fuso li distruggerete. C’è un ea [li] di più.
123. (34, 6) E ciò sarà per voi i confini del mare; non disse: " questi saranno per voi ".
124. (34, 7) E questo sarà per voi i confini verso settentrione. È la ripetizione della medesima [precedente] locuzione.
125. (35, 3) Essi avranno città ad abitare, invece dell’espressione abituale ad habitandum [per abitarvi].
126. (35, 11) [Città] saranno per voi asili fuggire là l’omicida; ciò in modo abituale si potrebbe esprimere [dicendo]: ove si possa rifugiare l’omicida.
127. (35, 15) E all’abitante che tra voi queste città in rifugio. Incolae [" all’abitante "] è usato al singolare, cioè: " all’abitante il quale tra voi ", poiché manca " è ". Infatti non è detto: " che si trova in mezzo a voi ", con una locuzione assai nota ma più rara in latino che in greco.
1.
(1, 7) Fino al grande fiume, il fiume Eufrate. Non è detto: " fino al grande fiume Eufrate ".2. (1, 17) E una causa, che sarà difficile da voi, la deferirete a me. Non è detto: che sarà difficile per voi, ma " da voi ", cioè tanto difficile che non può essere giudicata da voi.
3. (1, 35) Se qualcuno di questi uomini vedrà questa terra ottima che io giurai ai loro padri eccetto Caleb, figlio di Iefone; questi la vedrà. Anche nel libro dei Numeri abbiamo notato questa locuzione 1 poiché ivi non è detto: tranne Caleb " figlio " filium [accus. sing.] di Iefone, ma filius [nomin. sing.].
4. (2, 7) Poiché il Signore vostro Dio ti ha benedetto in ogni opera delle tue mani. Non è detto: vi ha benedetti in ogni opera delle vostre mani, pur essendo stato detto prima " vostro " non " tuo ".
5. (2, 24) Or dunque levatevi, e levate l’accampamento e attraversate la valle di Arnon; ecco, ho dato nelle tue mani Seon, re di Esebon. Non è detto " nelle vostre mani ", ma dal plurale si è passati al singolare.
6. (4, 7) Poiché quale gran popolo è ch’egli ha un Dio [così] vicino a essi? Qui debbono farsi due osservazioni: non solo che è detto: il quale egli ha, ma anche che non è detto " vicino a lui ", ma: vicino ad essi.
7. (4, 12) Voi non vedeste [alcuna] figura ma la voce, sebbene la voce non possa vedersi; ma [la Scrittura] usa questo verbo in senso generico come se il vedere si riferisse a qualunque senso fisico.
8. (4, 5. 14) [Nel paese] in cui voi entrate là per prenderne possesso; il senso sarebbe completo anche se non fosse stato aggiunto illo [là].
9. (4, 20) E vi ha fatti uscire dalla fornace ferrea dall’Egitto; con l’espressione fornace di ferro [l’agiografo] ha voluto farci intendere la dura tribolazione. Conforme a questa espressione nei Salmi anche di Giuseppe è detto: Il ferro trapassò l’anima sua 2.
10. (4, 22) Ma io non passerò questo Giordano, come se vi fosse anche un altro Giordano. Penso che secondo questa locuzione si dice spesso anche " questo mondo " come se ce ne fosse un altro.
11. (4, 25) Se poi avrai generato figlioli e figlioli dei tuoi figlioli; è da notare la locuzione ove è detto " generare " anche i propri nipoti.
12. (4, 29) Ma lì cercherete il Signore vostro Dio e lo troverete quando lo cercherete con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua nella tua tribolazione; [l’agiografo] non dice: " con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra nella vostra tribolazione ".
13. (4, 32) Interrogate i giorni antichi, che furono prima di te; si deve intendere non " gli uomini ", ma " i giorni ". Si deve parimenti notare che, anche prima, avendo detto: interrogate al plurale, [l’agiografo] soggiunse al singolare: quelli prima di te, non: " quelli prima di voi ".
14. (4, 34) Se Dio ha mai tentato, venendo a prendersi una nazione di mezzo a una nazione. Ha tentato è stata messo al posto di "ha voluto ". O forse qualcos’altro? L’espressione: de media gente ["di mezzo a una nazione "] si deve intendere per: de mediis gentibus [" di mezzo ad altre nazioni "] essendo usato il singolare per il plurale; così come leggiamo scritto " serpente, rana e cavalletta " per " serpenti, rane e cavallette ".
15. (4, 34) Secondo tutto ciò che ha fatto il vostro Dio in Egitto davanti a te riguardante; non mancherebbe nulla anche se non si aggiungesse riguardante.
16. (5, 5) Io stavo tra il Signore e voi in quel tempo per riferirvi le parole del Signore, poiché voi avevate paura di fronte al fuoco e non saliste sul monte, dicendo: Io sono il Signore tuo Dio ecc.; dicendo è usato invece di " mentre [Dio] diceva ".
17. (5, 14) Né il forestiero che abita in te; si deve intendere come detto al popolo e non come a un individuo, poiché un forestiero abita in mezzo a un popolo.
18. (5, 15) Ecco perché il Signore tuo Dio ti ha ordinato che tu osservi il giorno del sabato e santificarlo.Se non avesse la " e ", non sarebbe un modo inconsueto di dire: " che tu osservi il giorno del sabato per santificarlo " o almeno fosse espresso così: " Ecco perché il Signore tuo Dio ti ha ordinato di osservare il giorno del sabato e di santificarlo ". Ora invero [l’espressione] " che tu osservi il giorno del sabato e santificarlo " è un modo di dire inconsueto e da annotarsi.
19. (6, 13) Bada bene che il tuo cuore non si dilati e tu ti dimentichi del Signore Dio tuo; si deve osservare che la dilatazione del cuore può dirsi anche in senso cattivo; con " dilatazione " infatti s’intende l’esultanza alla quale è contraria l’angustia, cioè la tristezza. Ambedue queste condizioni dell’animo possono intendersi sia in senso buono che in quello cattivo.
20. (6, 20) E avverrà quando tuo figlio domani ti domanderà dicendo; domani è usato invece di qualunque tempo nel futuro.
21. (7, 1) Sette popolazioni grandi e molte; in qual modo [son dette] molte, se sono sette? Ma [l’agiografo] dice molte in quanto aventi un gran numero d’abitanti.
22. (7, 2) Non disporrai ad essi un testamento, parlando dei pagani; testamento è usato quindi invece di " alleanza ".
23. (7, 3-4) E non prendere la figlia di lui per tuo figlio; poiché farà allontanare tuo figlio da me e servirà altri dèi e il Signore s’adirerà di sdegno contro voi; non è detto: " mi sdegnerò ", ma come se si parlasse di un altro.
24. (9, 1) [Abitano] città grandi cinte di mura alte fino al cielo; è un’espressione iperbolica.
25. (9, 4) Non dire nel tuo cuore, quando il Signore tuo Dio avrà distrutto questi popoli davanti a te, dicendo: Per le mie giustizie il Signore mi ha condotto a prendere in eredità questo paese eccellente. L’ordine logico delle parole è: non dire nel tuo cuore dicendo.
26. (9, 28) Affinché gli abitanti del paese dal quale ci hai fatti uscire di lì non dicano; secondo l’usanza della Scrittura è stato aggiunto inde [" di lì "].
27. (11, 3) Ciò che [Dio] fece la potenza degli Egiziani. Alcuni traduttori latini, poiché non capivano, non vollero dire potenza, ma " alla potenza; all’esercito " poiché alcuni intesero nel senso di " esercito " il termine greco : è invece una locuzione elegante. Ciò che [Dio] fece la loro potenza deve intendersi nel senso di: " che cosa ne fece " poiché la ridusse a nulla. Ma poiché [l’oggetto] è espresso al plurale, il senso non è molto chiaro.
28. (11, 6) I quali la terra, spalancando la sua bocca, inghiottì essi e le loro case e le loro tende. Qui si devono notare due locuzioni: che è stato aggiunto essi, anche se fosse potuto bastare: i quali, come è detto anche precedentemente, e dopo aver detto: le loro case, si aggiunse: e le loro tende, come se nel deserto avessero altre case se non le tende. Ma [l’agiografo] naturalmente con case volle fare intendere le persone appartenenti ad esse. Così al popolo è detto: E ora tu, casa di Giacobbe 3. Questa locuzione però non è estranea alla lingua latina, poiché anche i Romani sono chiamati casa di Assaraco 4, poiché traggono origine dal troiano Assaraco.
29. (11, 7) Poiché i vostri occhi han veduto tutte le grandi opere che il Signore ha compiute oggi tra voi. Sebbene si parli delle opere compiute attraverso il deserto nel tempo in cui [gli Israeliti] venivano condotti da un luogo in un altro durante quarant’anni, tuttavia [l’agiografo] dice oggi, volendo far intendere quale che fosse il numero degli anni che quello stesso tempo poté avere allora.
30. (11, 9) La terra che il Signore giurò ai vostri padri di dare ad essi e ai loro discendenti dopo di essi. Come se fosse detto: " cioè ai loro discendenti dopo di essi ". Poiché [il Signore] non la diede anche ad essi, ma la diede loro quando la diede ai loro discendenti.
31. (11, 13) Se dunque ascolterete con l’ascolto tutti i precetti che oggi io t’ingiungo. Con l’ascolto pare superfluo, ma è una locuzione assai familiare alla Sacra Scrittura.
32. (11, 14) E darà al tuo paese a suo tempo la pioggia mattutina e la serotina. Poiché il mattino si chiama giorno, non si volle forse fare intendere qui la prima stagione dell’anno? Serotino al contrario è meno latino. Ma non si poté esprimere con maggiore proprietà quello che i greci dicono [" tardivo "]; tuttavia anche nella lingua latina comunemente suol chiamarsi serotino ciò che è avvenuto più tardi di quanto sarebbe doveroso. Qui, al contrario, [l’agiografo] ha voluto che s’intendesse piuttosto una stagione.
33. (11, 15-16) Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, bada a te stesso, perché il tuo cuore non si allarghi, sì che prevarichiate e serviate gli dèi stranieri. Già più sopra abbiamo notato siffatte locuzioni sia quella in cui si passa dal singolare al plurale, sia quella in cui [l’agiografo] vuol fare intendere si allarghi in senso cattivo, quando indica una dannosa prosperità.
34. (11, 24) E il grande fiume, il fiume Eufrate. Ripetizioni come questa sono usate spesso nelle Scritture e mettono in rilievo una cosa in modo appropriato.
35. (11, 25) Il Signore vostro Dio diffonderà sulla superficie di tutta la terra la paura e il terrore di voi; non la paura e il terrore con cui hanno paura e terrore essi, ma per cui essi vengono temuti e incutono terrore ad altri.
36. (12, 17) Non potrai mangiare nelle tue città la decima del tuo frumento. [Viene usato] non potrai invece di: " non dovrai ".
37. (13, 16) E brucerai la città nel fuoco, noi più comunemente diremmo " con il fuoco ".
38. (14, 24) Se però il cammino sarà lungamente per te; come se dicesse: " il cammino sarà lungo "; è usato l’avverbio al posto dell’aggettivo.
39. (15, 6) E farai prestiti a molte nazioni. La Scrittura chiama " prestare ad alto interesse " il denaro dato in prestito anche qualora non se ne prendano gli interessi; per questo c’è anche la massima del Salmo: Beato l’uomo che ha pietà e dà in prestito 5. Infatti così preferirono tradurre i nostri scrittori, che ritennero di dover seguire il senso piuttosto che le parole [della frase]; poiché in greco si ha , che significa " presta ad interesse ".
40. (15, 6) Dominerai [su] di molte nazioni, ma esse non domineranno [su] di te. Come se fosse detto: a te non imporranno il loro dominio, cioè le nazioni, poiché la parola tui [di te] è il genitivo singolare del pronome [di seconda persona], il cui dativo è tibi [a te], non il nominativo plurale [dell’aggettivo] il cui genitivo è: tuorum [dei tuoi].
41. (15, 7) Se sarà in mezzo a te un bisognoso tra i tuoi fratelli. Non è rivolta la parola a una sola persona ma al popolo e perciò [è detto] in mezzo a te.
42. (15, 7-8) Se poi vi sarà in mezzo a te un bisognoso fra i tuoi fratelli in una delle tue città, nel paese che il Signore tuo Dio ti dà, non volterai il tuo cuore né chiuderai la tua mano di fronte al fratello tuo bisognoso; ma aprendo gli aprirai le tue mani, gli presterai in prestito tutto ciò che implora e tutto ciò di cui ha bisogno. Qui certamente, poiché si comandano le opere di misericordia, non si deve naturalmente ammettere che si parli della crudeltà dell’usura; è quindi evidente che si volle fare intendere che l’espressione: gli darai in prestito ad interesse significa doversi dare in prestito [senza interessi] ciò che [il bisognoso] richiedesse. Quanto poi alla frase: Aprendo gli aprirai le mani, come la successiva: presterai in prestito, è locuzione abituale nelle sacre Scritture.
43. (15, 17) [L’agiografo], dopo aver esposto il precetto di bucare l’orecchio del servo, farai ugualmente - dice - anche la tua serva. Non dice: " farai [lo stesso] alla tua serva ", come richiedeva il nostro modo abituale di esprimerci.
44. (15, 21) Ma se avrà un difetto, zoppo o cieco, o qualsivoglia difetto. Non è detto: lo zoppicare o la cecità - questi in realtà sono difetti - ma: zoppo o cieco, poiché non sono difetti, ma animali che hanno dei difetti. Si deve altresì notare che si dice difetto cattivo come se potesse esserci un difetto buono.
45. (16, 4) Delle carni che avrete immolato la sera il primo giorno non dormirà [nulla] fino al mattino. Non dormirà è detto invece di: " non rimarrà " nella notte.
46. (17, 1) Non offrirai al Signore, Dio tuo, un vitello o una pecora in cui è in esso un difetto. Il modo abituale di esprimersi sarebbe: in cui è un difetto, ma questa è una locuzione abituale nelle Scritture.
47. (17, 5) E li lapiderai nelle pietre e moriranno; ciò secondo la nostra abitudine si esprimerebbe " con le pietre ", non nelle pietre.
48. (17, 16) Non moltiplicherà per sé il cavallo. È usato il cavallo per " i cavalli " o per " la cavalleria ". Alcuni perciò hanno tradotto: " la cavalleria ".
49. (17, 15) Non potrai costituire sopra di te uno straniero, poiché non è tuo fratello. Non potrai è detto per: " non dovrai ".
50. (18, 16) Secondo tutto ciò che chiedesti al Signore tuo Dio nell’Horeb nel giorno dell’adunanza dicendo voi. Pur avendo detto prima chiedesti [l’agiografo] soggiunse: dicendo voi, non " dicendo tu ".
51. (20, 4) Poiché il Signore vostro Dio che precede con voi, non è detto " voi ".
52. (22, 6) Se cammin facendo incontrerai un nido d’uccello davanti a te. Si deve notare che è detto: incontrerai anche uno che non cammina.
53. (22, 8) Se poi costruirai una casa nuova, farai un parapetto al tuo terrazzo e [così] non commetterai un omicidio in casa tua, qualora cadesse chi cade da esso, cioè cadesse dal terrazzo colui che cade. È una locuzione molto insolita.
54. (24, 2-3) E [la moglie] andando via sarà [sposa] a un altro e l’ultimo marito la odierà. È da notare che dei due [mariti] quello successivo è detto l’ultimo. Siffatta locuzione si trova anche nel Vangelo, allorché viene posto il quesito di chi tra due fratelli fece la volontà del padre e viene data la risposta: l’ultimo, sebbene fossero due [soli] 6.
55. (24, 6) Non prenderai in pegno né la macina né la pietra superiore della macina poiché costui prende in prestito la vita, invece di dire: " poiché, se lo farai, prendi in prestito la vita ". Si deve poi notare che viene chiamata anima invece della vita che l’anima possiede nel corpo; con questa locuzione viene espressa la massima che si trova nel Vangelo: Non è forse vero che la vita è più importante del cibo? 7
56.
(24, 7) Se viene scoperto uno che rapisce un’anima dei suoi fratelli, figli d’Israele; è usata anima per una " persona ". Segue poi: e che opprimendolo lo abbia venduto, che è una locuzione non meno notevole; infatti [l’agiografo] non volle dire " essa ", come sarebbe stato più giusto, poiché aveva detto anima; al contrario [dice] lui, cioè l’uomo, nel senso in cui aveva detto: anima.57. (24, 10) Se vi sarà un debito nel tuo prossimo, un debito qualunque; la ripetizione del vocabolo [" debito "] costituisce una locuzione notevole.
58. (25, 7) Ma se [quel]l’uomo non vorrà prendere la moglie di suo fratello, e la donna salirà dagli anziani nella porta e dirà: Il fratello di mio marito non vuole riprodurre il nome di suo fratello in Israele, il fratello di mio marito non l’ha voluto. Sebbene la Scrittura ripeta volentieri [certe] espressioni, questa è tuttavia una ripetizione piuttosto inusitata, ma fa vedere con eleganza il sentimento della donna che si lamentava.
59. (27, 21) Maledetto chiunque dormirà con ogni bestia. Dormirà è usato invece di " giacere insieme ". Subito dopo con ogni bestia è detto invece di " con qualunque [specie] di bestia ".
60. (28, 48) E servirai i tuoi nemici, che il Signore tuo Dio manderà contro di te. Il greco ha: , che il latino ha tradotto: servirai. Ma la Scrittura suole usare questo verbo riguardo al servizio dovuto a Dio; per questo sono chiamati idolatri coloro che servono gli idoli con quel servizio; qui dunque questo verbo è usato in maniera insolita. Senonché potrebbe avere anche questo senso, poiché prima sono espresse delle minacce tanto terribili, che [gli Israeliti] sono costretti a servire come dèi i loro nemici oltremisura tracotanti.
61. (28, 49). [Il Signore farà venire] un popolo di cui non udrai la voce di lui. È da notare ch’è detto non solo di cui, sia di lui, come sono solite dire le Scritture, ma anche ch’è detto: di cui non udrai la voce, che significa " di cui non comprenderai la lingua ".
62. (28, 54-55) L’uomo assai sensuale e voluttuoso, che è presso di te, guarderà con occhio geloso il proprio fratello e la propria moglie che riposa sul suo seno e i figli che gli restano, ciascuno di quelli che gli sono stati lasciati, per non dare ad alcuno di essi la carne dei suoi figli, dei quali si ciberà, poiché non gli resta null’altro da mangiare nelle strettezze e nelle tribolazioni con cui ti opprimeranno i tuoi nemici in tutte le tue città.È da notare come qui sia detto fascinabit eum [lo affascinerà] invece di invidebit ei [lo guarderà di malocchio] in quanto, ridotto al punto che sia necessario dargli le carni dei figli, delle quali la necessità costringe i genitori a cibarsi.Infatti anche la massima dei Proverbi che i manoscritti latini riportano: Non pranzare con l’uomo invidioso 8, il greco la esprime così: [con un uomo affascinatore];
poi significa " affascinatore " [cioè chi guarda di malocchio, invidioso].
63. (28, 63) E sarà come il Signore s’è rallegrato per voi nel farvi del bene. Il greco ha: far bene voi, ma neppure sembra essere una locuzione greca. Si capisce tuttavia ch’è usato l’accusativo invece del dativo; ecco perché i traduttori latini preferirono dire a voi, anziché " voi ".
64. (29, 2) Voi avete visto tutto ciò che il Signore vostro Dio ha fatto sotto i vostri occhi nel paese dell’Egitto al Faraone e a tutti i suoi servi e a tutta la sua terra, le prove terribili che hanno visto i tuoi occhi; da notare che quei castighi sono chiamati anche prove.
65. (30, 4) Quand’anche la tua dispersione giungesse da un’estremità all’altra del cielo, di lì ti radunerà il Signore Dio tuo. Senza dubbio l’espressione: da un’estremità all’altra del cielo significa ciò che si è soliti anche dire: " da un’estremità all’altra della terra " forse perché, in quanto anche la nostra atmosfera viene chiamata cielo, questo è unito alla terra.
66. (30, 12-13) Non si trova in cielo, dicendo: Chi salirà in cielo e lo prenderà per noi, e sentendolo lo adempiremo? Esso non si trova neppure di là dal mare, dicendo: Chi per noi passerà al di là dal mare e lo prenderà per noi e sentendolo lo metteremo in pratica? Dicendo è usato invece di: " perché tu possa dire "; è una nuova locuzione.
67. (31, 8) E il Signore, che ti accompagna, [sarà] con te.
68. (31, 16). E il Signore disse a Mosè: Ecco, tu dormirai con i tuoi padri; con questo verbo è indicata la sua morte.
69. (31, 27) Eravate quelli che rendevano amare le cose riguardanti Iddio; cioè rendevate amare le cose che sono di Dio.
70. (31, 29) Io so infatti che dopo la mia morte farete l’iniquità con l’iniquità; in greco invece farete l’iniquità è espresso con un solo verbo, cioè: .
71. (31, 29) Vi incoglieranno sventure l’ultimo dei giorni; in realtà così ha il greco invece di " negli ultimi giorni ", oppure " nell’ultimo dei giorni ".
72. (32, 6) Non è forse Egli tuo padre che ti ha posseduto e ti fece e ti creò? Si deve osservare l’ordine [delle parole]; sembra infatti che prima si sarebbe dovuto dire: ti creò e ti fece, e poi: ti possedette. Poiché in qual senso s’intende che possa essere posseduto chi non esiste?
73. (32, 14) Con il grasso dei reni del frumento. Questa metafora è inusitata. Essa con " reni del frumento " ha voluto far intendere la polpa del frumento, da cui si estrae la farina, poiché [l’agiografo] la chiama anche grasso. Infatti con questo nome i Greci sono soliti chiamare la farina; così la chiama il greco nell’Esodo, dove sta scritto: Caricando sulle loro spalle la farina 9. Il traduttore greco infatti usò , che significa " la parte grassa ".
74. (32, 20) Figli in cui non c’è fedeltà in essi; è un modo di dire familiare alle Scritture.
75. (32, 36) Poiché il Signore giudicherà il suo popolo e si consolerà nei suoi servi, invece di " consolerà i suoi servi "; salvoché forse, in un senso traslato sia detto che Egli sia consolato come libero dallo sdegno e dall’offesa con cui lo offendono i malvagi. Così deve intendersi la sua consolazione, non secondo la maniera degli uomini; come neppure l’ira e la gelosia e passioni di tal genere.
76. (32, 37) Dove sono i loro dèi in cui avevano fiducia in essi; il senso sarebbe completo anche senza in essi.
77. (32, 40) E giurerò la mia destra; cioè " con la mia destra ".
78. (32, 42) Rallegratevi, cieli, insieme con lui e lo adorino tutti gli angeli di Dio. Altri manoscritti hanno: e lo adorino tutti i figli di Dio, ma difficilmente nelle Sacre Scritture si trova che sono chiamati figli di Dio gli angeli che sono nel cielo.
1.
(1, 14) Ma voi armati per la battaglia passerete davanti ai vostri fratelli, ciascuno ch’è forte, cioè ciascuno, chiunque tra voi sia forte.2. (3, 4) In modo che possiate conoscere la strada per la quale dovrete andare per essa; il senso sarebbe completo anche se non ci fosse per essa.
3. (5, 13) E avvenne che, essendo Giosuè in Gerico. È da notare la locuzione, poiché ancora non erano nella medesima città, poiché le sue porte erano state chiuse e perciò avvenne che non avrebbero potuto entrarvi se le sue mura non fossero cadute dopo essere stata portata attorno [alla città] l’arca. È detto dunque: in Gerico, cioè nella terra appartenente a Gerico.
4. (6, 1) Di Gerico, poiché erano state sbarrate le porte, è detto: e da essa non usciva alcuno né entrava; è sottinteso naturalmente " in essa ", non " da essa "; questo in greco si chiama " zeugma per mancanza ".
5. (6, 2) Il Signore dice a Giosuè: Ecco, io do nelle tue mani Gerico e il suo re che si trova in essa, i potenti per valore. È sorprendente che qui non è usata la congiunzione copulativa in modo da dire: " e i potenti in valore ", congiunzione tanto spesso usata dalla Scrittura da trovarsi anche ove potrebbe intralciare il senso d’un modo di dire familiare. Ma forse sono chiamati potenti in valore sia Gerico che il suo re?
6. (6, 25; 4, 9) E Giosuè lasciò in vita Raab, la meretrice e il casato paterno e dimorò in mezzo a Israele fino a oggi. Si deve notare come la Scrittura dica: fino ad oggi, come dice frequentemente. Infatti anche delle dodici pietre, ch’erano state collocate ove il Giordano era scorso giù nella parte inferiore e s’era fermato nella parte superiore mentre passava l’arca e il popolo, è detto ch’erano lì fino ad oggi. Ciò sembra voler dire che la redazione dei fatti narrati dalla Scrittura è molto posteriore a quegli avvenimenti e che questi libri non sono stati scritti in un tempo assai vicino a quei fatti.Ma chi la pensa così, che cosa potrà dire di quella prostituta, la cui vita non durò, comunque, più di quella d’una singola persona e tuttavia [il redattore] dice: fino a oggi?Questo modo di dire si usa pertanto a proposito di cose che non sono stabilite in modo che in seguito possano esser cambiate da coloro che le hanno stabilite, come [per esempio] si dice che uno è stato mandato in esilio perpetuo nel senso che il castigo con cui viene punito non era limitato a un tempo determinato, non nel senso che uno possa vivere eternamente in esilio, poiché nessuno può vivere in eterno.Così dunque anche a quella prostituta non fu fissato un periodo di tempo per dimorare in mezzo [al popolo] d’Israele; ecco perché è detto: fino ad oggi.
7. (7, 11) Il Signore dice a Giosuè: Il popolo ha peccato e ha trasgredito la mia alleanza, che avevo stretto con loro. Da notare come è chiamato alleanza l’ordine che aveva dato, che cioè Gerico fosse oggetto di maledizione e nessuno prendesse alcunché per sé.
8. (8, 1-2) Il Signore parlando a Giosuè disse tra l’altro: Ecco, ho dato in tuo potere il re di Gai e la sua terra. E farai a Gai come hai fatto a Gerico e al suo re, ma la preda la deprederai per te. È una locuzione da notare più delle altre non solo perché è detto: la deprederai per te, come se la preda fosse destinata ad essere d’una sola persona, sebbene fosse destinata a essere proprietà di tutti; poiché tali locuzioni sono assai consuete, quando Dio, come se parlasse a un’unica persona, dice cose che rivolge al popolo; ma qui c’è la novità che la Scrittura prima aveva detto: E il Signore disse a Giosuè, ch’era sicuramente un uomo singolo. Ciononostante la frase la deprederai per te non fu detta nel senso che Dio ordinasse che quella preda fosse proprietà d’una singola persona, ma di tutto quanto il popolo.
9. (8, 12) E l’agguato per la città era dal[la parte del] mare. Chi non la conosce, crede che questa fosse una città situata presso il mare. Ma la Scrittura è solita chiamare la parte occidentale " dal mare " o " presso il mare ", poiché il territorio, dove si svolgevano questi fatti, ha il mare più vicino da quella parte che dalle altre parti.
10. (8, 18) Stendi la tua mano contro la città con il giavellotto che è nella tua mano. Questa locuzione non dovrebbe essere notata se non a causa del nome, che è oscuro per coloro ai quali non è familiare. Poiché non si capisce facilmente cosa significa " gaeson ". Si afferma che il traduttore Simmaco lo chiamasse " scudo "; io invece vorrei sapere se i Settanta traduttori, che noi seguiamo in questa nostra analisi, che usarono il termine " gaeson ", vollero che anche nella lingua greca s’intendesse un’asta o una lancia; poiché si chiamano " gaesi " quelle armi ricordate da Virgilio che, dei Galli effigiati nello scudo di Enea, dice: Ciascuno scaglia con la mano due giavellotti alpini 1.
11. (8, 22) E si trovarono in mezzo all’accampamento, gli uni di qua, gli altri di là. In questa locuzione sono da fare due osservazioni: la prima che pur essendo nel mezzo i nemici venivano sconfitti, come se si trattasse di essi è detto che gli uni erano di qua e gli altri di là, mentre erano così piuttosto gli Israeliti che li avevano costretti in quella posizione per colpirli; la seconda osservazione è che la Scrittura dice ch’essi erano stati ridotti in mezzo all’accampamento chiamando accampamento anche le schiere condotte all’attacco ordinate a battaglia, mentre per accampamento di solito s’intende il luogo ove l’esercito si ferma per rimanere; salvo che sia chiamato accampamento poiché i soldati marciavano con tutto il loro equipaggiamento.
12. (8, 27) Eccettuato il bestiame e il bottino ch’era nella città i figli d’Israele saccheggiarono secondo l’ordine del Signore, come il Signore aveva comandato a Giosuè. È detto: essi saccheggiarono eccettuato il bestiame e il bottino come se non avessero saccheggiato proprio quelle cose, sebbene proprio quelle essi avessero saccheggiato, e perciò siano dette eccettuate poiché in quella battaglia non furono distrutte solo le suddette cose.
13. (9, 7) Gli Israeliti rispondendo ai Gabaoniti dissero: Vedi se mai tu abiti in mezzo a me, e [allora] come disporrò a te il testamento? Locuzioni di tal genere le abbiamo notate anche più sopra. Così è infatti: Vedi se mai tu abiti in mezzo a me, che vuol dire: " presso di me ", cioè nel paese che loro aveva promesso Dio. Qui inoltre pare che gli Israeliti avessero parlato come a una sola persona pur non essendo andato da loro un solo ambasciatore, ma secondo la loro abitudine parlano al singolare rispondendo alla loro nazione e al loro popolo, come il più delle volte anche Dio o il loro condottiero. Da notare inoltre che secondo il suo solito la Scrittura chiama testamento l’alleanza di pace; spesso infatti parla così.
14. (10, 17) E fu annunciato a Giosuè dicendo: Si sono trovati i cinque re nascosti nella caverna; invece di: " annunciarono dicendo ".
15. (10, 25) Così farà il Signore a tutti i vostri nemici che voi sconfiggerete loro; a questa frase non mancherebbe nulla anche se non avesse: loro.
16. (11, 19-20) E [Giosuè] prese tutte [le città] con le armi, poiché per mezzo del Signore avvenne che il loro cuore si rafforzasse per muovere guerra a Israele in modo da essere sterminati; da notare che " rafforzarsi il cuore " non sempre dev’essere inteso in senso buono.
17. (14, 6) Tu conosci la parola che ha detto il Signore a Mosè, uomo di Dio, a mio e tuo riguardo; non è detto " uomo suo ".
18. (17, 16) E i figli di Giuseppe dissero: Non ci basta la montagna e il cavallo scelto e il [carro] di ferro del Cananeo che abita in Betsan. È detto cavallo scelto per " cavalli scelti ", espressione non consueta nella nostra lingua; alcuni traduttori latini quindi non vollero tradurre cavallo ma " cavalleria ". Ma qui è detto cavallo scelto invece di " cavalli " come nel nostro abituale modo di parlare si dice "soldato " invece di " soldati ".
19. (19, 33-34) E le loro frontiere sono diventate il Giordano. E i confini torneranno verso il mare. Non è detto " sono tornati " o almeno " ritornano " come si suol dire dei confini, ma torneranno, come se ancora fosse una cosa avvenire, sebbene questo sia un racconto di fatti passati. La Scrittura inoltre parla riguardo a quasi tutte le stesse ripartizioni delle terre per ciascuna delle tribù [d’Israele] in modo da usare espressioni del tempo futuro.
20. (20, 9) Per rifugiarsi colà chi avesse ferito a morte un’anima contro la propria volontà. Qui per anima dobbiamo intendere una persona o la vita fisica che vive per mezzo dell’anima; conforme a questa locuzione fu anche detto dai fratelli di Giuseppe: Non feriamo a morte la sua anima 2, cioè: " non uccidiamolo ". Se l’anima infatti potesse essere ferita a morte dagli uccisori, il Signore non avrebbe detto: Non dovete aver paura di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima 3.
21. (21, 2) Il Signore per mano di Mosè ha comandato. È una locuzione assai familiare alla Scrittura; così infatti si dice: parola fatta per mano di tale o tal’altro profeta, al quale fu dato il potere di dirla.
22. (21, 40) E Giosuè prese i coltelli di pietra nei quali aveva circonciso i figli d’Israele. Non è detto: " con i quali aveva circonciso ", ma: nei quali.
23. (22, 7) Inoltre, quando Giosuè li rimandò alle loro case, e li benedisse dicendo. Qui pare che la congiunzione copulativa, vale a dire e, sia superflua, poiché si sarebbe potuto dire così: " Inoltre quando Giosuè li rimandò alle loro case, li benedisse dicendo ".
24. (22, 8) Deve notarsi ugualmente un’altra locuzione, poiché la Scrittura, dopo aver detto: Giosuè inoltre li benedisse dicendo, e dopo aver suscitato l’attenzione [dei lettori] ad ascoltare che cosa disse Giosuè nel benedirli, soggiunse solo: Se ne andarono nelle proprie case; e bestiame assai numeroso e argento e oro e grande abbondanza di vesti divisero come bottino dei loro nemici con i loro fratelli; ma queste espressioni sembrano essere quelle di uno che racconta piuttosto che di uno che benedice.
25. (22, 10) Costruirono lì un altare sulla riva del Giordano, un altare grandioso a vedere; questo modo di dire è noto anche nella lingua latina.
26. (22, 11) E i figli d’Israele sentirono dei dicenti. [L’agiografo] non dice: " mentre quelli dicevano ", oppure: " coloro che dicevano ".
27. (22, 27) Servire il servizio del Signore. A proposito di questa locuzione si devono notare due cose: non solo servire il servizio è una locuzione che si riscontra anche in latino, ma anche il servizio del Signore, cioè che è dovuto o si presta al Signore.
28. (22, 30) E il sacerdote Finees e tutti i capi dell’assemblea, ch’erano con lui ascoltando le parole dette dai figli di Ruben e dai figli di Gad e dalla metà della tribù di Manasse e piacquero loro. Ascoltando è usato invece di " udirono ", oppure qui è superfluo l’e, poiché il senso completo è: udendo queste parole, piacquero loro. Ma non senza mancanza della consecutio temporum, poiché si sarebbe dovuto dire: " avendo udito ".
29. (23, 1) E Giosuè, anziano e avanzato nei giorni. Abbiamo notato, in relazione a questa frase detta a proposito di Abramo che nelle Scritture è chiamato senior non solo uno al di sotto dell’età di un vecchio, ma anche uno molto vecchio. Per conseguenza non ogni anziano può dirsi " vecchio " 4, ma ogni vecchio può dirsi anziano.
30. (24, 7) E rovesciò su di loro il mare e ricoprì su di essi; non è detto: " li ricoprì ", sebbene alcuni traduttori abbiano preferito dire così.
31. (24, 17) In tutti i popoli che attraversammo attraverso essi. Locuzioni di tal genere sono consuete nelle Scritture e non si devono notare così spesso come ricorrono.
1.
(1, 1) E avvenne, dopo la morte di Giosuè, i figli d’Israele domandavano nel Signore; non è detto: " il Signore " come esigeva l’uso ordinario della nostra lingua.2. (1, 3) E combattiamo nel Cananeo. Non è detto: "
affrontando il Cananeo ", oppure: " contro il Cananeo ", o almeno: " verso il Cananeo ".3. (2, 8) E morì Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, figlio di centodieci anni. Questa ripetizione in quanto, avendo [l’agiografo] detto: figlio di Nun ha ripetuto figlio aggiungendo poi: di centodieci anni è inusitata poiché dice: figlio di centodieci anni anziché "
uomo di centodieci anni "; pur tuttavia si trova anche in altri passi.4. (2, 10) E tutta [quella] generazione si riunirono ai loro padri. È da notare la locuzione poiché non è detto: "
si riunì ", perché erano molti.5. (2, 14) Li diede in mano di predoni; non è detto: in manum
come il modo di esprimersi del latino sembra esigere.6. (2, 18) E quando il Signore suscitò per loro dei giudici, ed il Signore era con il giudice; con la solita locuzione qui è superfluo e, poiché il senso completo sarebbe: "
E quando il Signore suscitò loro dei giudici, il Signore era con il giudice ". È anche da notare che passando dal plurale al singolare non è detto: " con i giudici ", ma con il giudice, cioè con ciascun giudice.7. (2, 19) E avvenne che, quando moriva il giudice, e tornavano e di nuovo si corrompevano al di sopra dei loro padri. Il corretto modo di esprimersi conforme alla consuetudine della nostra lingua poteva essere così: "
e avveniva che, quando moriva il giudice, e tornavano e di nuovo si corrompevano al di sopra dei loro padri ". Se non ci fosse: e il senso sarebbe completo: " Quando moriva il giudice tornavano e di nuovo si corrompevano al di sopra dei loro padri ", cioè "più dei loro padri ".8. (2, 20) Poiché [in] tante cose questa gente ha abbandonato il mio patto. L’agiografo dice: tante cose invece di " tanto ", cioè tam multum [" tanto "], usando il nome invece dell’avverbio, cosa che si trova anche in locuzioni latine, soprattutto in quelle poetiche.
9. (2, 20) E non diedero ascolto della mia voce; è una locuzione piuttosto greca.
10. (3, 10) Si fece su di lui lo Spirito del Signore. Poiché lo Spirito del Signore certamente non fu fatto, ma si fece su di lui, la Scrittura dice così, come se si dicesse: "
avvenne che fosse su di lui ". Conforme e tale locuzione anche nel Vangelo si legge: Fu fatto prima di me 1, cioè avvenne che fosse prima di me; ciò si potrebbe esprimere in quest’altro modo: " è superiore a me ".11. (3, 21) Aod prese allora il pugnale dal disopra della sua coscia destra. Così poté tradursi ciò che ha il greco:
12. (3, 17) Eglon poi era molto magro. Che ciò sia detto per antifrasi, cioè con una locuzione di senso contrario
, lo indica il seguito [del racconto]; quando infatti egli fu ferito è detto che il grasso [del ventre] richiuse la ferita, poiché non si poté estrarre dal suo ventre il pugnale.13. (3, 31) E batté i non Ebrei in seicento uomini; non è detto "
seicento uomini di non Ebrei
", o almeno: " non Ebrei in numero di seicento ".14. (4, 6) Non ti ha forse ordinato il Signore: E marcerai in direzione del monte Tabor? Non è detto: "
che tu marci ", come sembra essere costruito regolarmente, ma con una locuzione inconsueta: non ti ha forse ordinato; e marcerai in modo che sottintendiamo la parola usata in principio della frase e si abbia: " non marcerai for-se?". Oppure per la solita locuzione c’è un e superfluo, poiché togliendo questa congiunzione il senso corre: Non ti ordinò forse il Signore, Dio di Israele: Marcerai in direzione del monte Tabor, e prenderai con te diecimila uomini? ecc..
15. (4, 8) Poiché non so il giorno in cui il Signore rende propizio l’angelo con me; cioè se rende propizie le azioni del suo angelo che è con me, oppure fa cose favorevoli a me per mezzo dell’angelo suo ?
16. (4, 13) [Radunò] tutti i suoi carri, novecento carri di ferro. Dovunque si metta l’interpunzione è una ripetizione elegante: o che si dica: " tutti i suoi carri " e poi segua: " novecento carri di ferro ", oppure: tutti i suoi novecento carri e poi si faccia seguire: carri di ferro
.
17. (4, 15) Il Signore spaventò Sisara e tutti i suoi carri da guerra e tutto il suo accampamento a fil di spada al cospetto di Barac. In che modo spaventò i carri [da guerra] se non s’intende [che spaventò] coloro ch’erano nei carri?.
18. (4, 15) E il Signore spaventò Sisara e tutti i suoi carri da guerra e tutto il suo accampamento a fil di spada al cospetto di Barac. Spaventò a fil di spada come se si dicesse: "
uccise a fil di spada "; spaventò dunque poiché venivano uccisi con la spada.19. (4, 16) Sisara discese da sopra il proprio carro; in questo modo poté essere espresso in latino ciò che in greco è: .
20. (4, 18) E lo coprì nella sua pelle; non è detto pelle o de pelle [con la pelle], poiché così ha il greco: .
21. (4, 20) E se per caso verrà qualcuno da te e dirà: È qui un uomo? E dirai: Non c’è. Se si toglie la congiunzione, la frase ha un senso connesso logicamente.
22. (4, 24) E la mano dei figli d’Israele proseguiva proseguendo; è la solita locuzione spesso ripetuta.
23. (4, 24) E s’induriva contro Iabin re di Canaan; il verbo s’induriva è usato in un nuovo significato invece di "
diventava forte e molto potente ".24. (4, 26) Gli passò da parte a parte il cranio e lo colpì; cioè: "
colpì il suo cranio e lo passò da parte a parte
".25. (4, 31) Così periscano tutti i tuoi nemici, o Signore, ma siano come il sorgere del sole nella sua potenza coloro che lo amano; [l’agiografo] non dice: "
coloro che ti amano ", pur volendo fare intendere che si tratta del Signore.26. (6, 3) E avveniva [che] quando l’uomo d’Israele aveva seminato; non indica un unico individuo, ma il popolo.
27. (6, 3) Saliva Madian e Amalech e i figli di Oriente e salivano contro di esso; non pare che questa ripetizione della parola abbia la solita eleganza o sentimento di simpatia.
28. (6, 9) E vi liberai dalla mano dell’Egitto; mediante la mano è indicato il potere, mediante l’Egitto sono indicati gli Egiziani.
29. (6, 13) Gedeone gli disse: "
Verso di me, o mio Signore "; è sottinteso " rivolgi la tua attenzione ", cioè: " rivolgi la tua attenzione verso di me ". Anche questa è una locuzione assai familiare alle Scritture.30. (6, 13) E se il Signore è con noi, e perché si sono abbattute su di noi tutte queste sventure? Si ha qui la e superflua, come è solita esprimersi la Scrittura; se quella e si togliesse, il senso resterebbe completo: e se il Signore è con noi, perché mai si sono abbattute su di noi tutte queste sventure? D’altra parte si potrebbe togliere anche la congiunzione e precedente; in tal modo, dopo la frase: in me, o mio Signore, seguirebbe: se il Signore è con noi, perché si abbatterono su di noi tutte queste sventure? Così esige piuttosto l’uso del nostro modo di esprimerci.
31. (6, 25) E un vitello di sette anni. Qui è chiaro in qual senso la Scrittura chiami i vitelli, perché un bue di sette anni, secondo il nostro modo di parlare, non è certo un vitello. Secondo questa locuzione quindi, a proposito di Samegar, è detto che uccise seicento uomini oltre a vitelli di buoi
2, cioè oltre ai buoi.32. (6, 34) E suonò nella cornea; si sottintende "
tromba ", poiché il greco non ha " la tromba ", ma solo la cornea.33. (7, 12) I cammelli erano innumerevoli ed erano come la sabbia che è sul labbro del mare. L’espressione è iperbolica riguardo alla moltitudine. Invece la metafora, in cui è usato labbro del mare per "lido
", è frequente nelle Scritture ma è rara nei manoscritti latini, poiché la maggior parte [dei traduttori] hanno tradotto con " lido ", volendo esprimere che cosa significava labbro piuttosto che ricalcare labbro. Se infatti i Settanta traduttori avessero voluto dire "lido ", non sarebbe mancata alla lingua greca la parola con cui esprimerlo.34. (7, 16) E divise i trecento uomini in tre princìpi. Princìpi è usato invece di "
parti ".35. (8, 1) E l’uomo di Efraim dissero a Gedeone, cioè "
gli uomini della tribù " di Efraim.36. (8, 1) Perché ci hai fatto questa parola, di non chiamarci quando sei andato a combattere contro Madian? È usata parola per "
azione ".37. (9, 4) E diedero settanta d’argento; è sottinteso "
libbre " o qualcosa del genere; la traduzione dall’ebraico ha: settanta libbre.38. (9, 4) E Abimelech condusse in essi degli uomini; è detto: in essi per: "
mediante essi ", cioè con settanta pezzi d’argento assoldò uomini.39. (9, 4) Uomini vani e sbandati; è usato vani per "
frivoli ", ai quali sono contrari gli uomini seri; ecco perché è detto: Ti loderò in mezzo a un popolo serio 3.40. (9, 5) Ed entrò nella casa di suo padre in Efrata e uccise sopra la stessa pietra settanta uomini, suoi fratelli, figli di Ierobaal, poiché prima si parla di settanta figli di Ierobaal, cioè di Gedeone, ma ora si dice che furono uccisi quei settanta sebbene non ne fossero stati uccisi due, cioè quello che uccise e Ioatam, il più giovane che stava nascosto, del quale subito dopo si dice: rimase il figlio più giovane di Ierobaal, poiché s’era nascosto; e perciò è indicato il numero intero per l’intero approssimativo.
41. (9, 23) E gli uomini dei Sichemiti disprezzarono nella casa di Abimelech. Non è detto: "
disprezzarono la casa di Abimelech ".42. (9, 34) Si misero in agguato presso Sichem in quattro princìpi; cioè in quattro gruppi. Abbiamo già notato questo modo di dire anche più sopra
4.43. (9, 43) E prese il popolo e lo divise in tre princìpi; prese è detto del popolo ch’era con lui; inoltre qui tre princìpi è usato invece di "
tre gruppi
".44. (9, 55) E se ne andarono un uomo alle proprie case, cioè: "
ciascuno
".45. (11, 8) E sarai a noi in capo per tutti gli abitanti di Galaad; non è detto: "
sarai per noi capo "; così infatti è solita parlare la Scrittura. Per questo si ha: Sii per me in Dio protettore e casa di rifugio 5 e molte altre frasi di tal genere.46. (11, 34) Questa [era ] l’unica per lui; e non ha, ad eccezione di lei, né figlio né figlia; cioè quella che è detta: unica per lui; ma a causa dell’affezione l’espressione è ripetuta.
47. (13, 2) E all’infuori di essa egli non ha figlio o figlia; non ha è detto invece di: "
non aveva " poiché vengono narrati fatti passati.48. (13, 2) E sua moglie era sterile e non partoriva; benché sarebbe potuto bastare l’affermazione: sterile.
49. (13, 8) Manue pregò il Signore e disse: Verso di me, o Signore, l’uomo di Dio che tu hai mandato, torni ora da noi; è detto in me essendo sottinteso: "
rivolgi la tua attenzione ".50. (15, 8) E li colpì gamba su coscia. Questa locuzione è inusitata, eppure è una locuzione, non una parte ferita del corpo, come ho spiegato nelle Questioni
6; vuol dire: " li colpì destando meraviglia e sbigottimento ".51. (15, 10) L’uomo di Giuda chiesero: Perché siete venuti contro di noi? È usato il singolare invece del plurale; furono infatti gli uomini di Giuda che chiesero, non un solo uomo.
52. (15, 12) [Giuratemi] che non verrete contro di me voi [stessi], invece di: "
mi ucciderete ". Anche questa locuzione è stata spiegata nelle Questioni 7.53. (15, 13-14) E lo ricondussero dalla caverna e giunse fino a Mascella; la località fu chiamata così a motivo dell’impresa compiuta lì dallo stesso Sansone, quando combattendo [armato] con una mascella d’asino abbatté mille [Filistei]. Ciò dunque è detto per prolessi poiché questo racconto fu scritto dopo tutte quelle gesta.
54. (15, 14) Come la stoppa quando fiuta il fuoco; è una metafora che passa da esseri animati a esseri inanimati, poiché la stoppa non ha il senso dell’odorato, ma è detto come se si dicesse: "
quando ha sentore del fuoco ". D’altronde anche la mia espressione: " ha sentore " rientra nel campo della metafora, ma l’espressione ha sentore mira a far capire la rapidità [del propagarsi del fuoco].55. (15, 15) Stese la sua mano e la prese; anche se non avesse detto: stese la sua mano, avremmo capito certamente che era stata presa con la mano.
56. (16, 2) E fu riferito agli abitanti di Gaza che dicevano; non è detto: "
riferirono coloro che dicevano ", oppure " fu riferito da coloro che dicevano ".57. (16, 7) Se mi legheranno in sette corde di nervo fresche ancora non essiccate, e io diverrò debole; non è detto: "
con sette nervi ", ma: in sette nervi.58. (16, 17) Se mi legheranno in sette corde di nervo fresche ancora non essiccate, e io diverrò debole; il senso sarebbe completo anche se non ci fosse: e.
59. (16, 9) E insidie per lui sedevano nella camera; alcuni hanno tradotto il verbo così: assediavano, ma il greco ha: , cioè sedeva, poiché le insidie sono dette in greco con una parola di numero singolare ma in latino non può dirsi: insidia. La locuzione perciò era da notarsi perché è detto: insidie sedevano invece degli individui ch’erano in agguato; erano essi coloro che sedevano.
60. (16, 10) Ora dunque indicami in che cosa sarai legato; non è detto: quo [con che cosa] verrai legato, oppure: unde [con che cosa] sarai legato.
61. (16, 11) Se mi legheranno nelle funi nuove; non è detto: con funi.
62. (16, 11) Ugualmente: Se mi legheranno con funi nuove con cui non è stata fatta alcuna opera
, e diverrò debole; il senso sarebbe completo anche se non fosse premesso: e.63. (16, 15) Questo [è] il terzo [che] mi hai ingannata; è usato: terzo invece di: " la terza volta ", oppure " tre volte"; è usato cioè il nome invece dell’avverbio, come suole farsi elegantemente anche nelle espressioni latine.
64. (16, 26) Lasciami, e toccherò le colonne sulle quali la casa poggia su di esse.