LA PASTORALITA' COME ELEMENTO INTRINSECO DELL'IDENTITA' SACERDOTALE
Juan Esquerda Bifet
Sommario:
I: Identita' sacerdotale: rappresentare il Buon Pastore, partecipare alla sua unzione.
II: Identita' sacerdotale: prolungare la missione del Buon Pastore.
III: Identita' sacerdotale: vivere in sintonia e testimoniare la carita' del Buon Pastore.
IV: Punti per lo studio.
I. IDENTITA' SACERDOTALE: RAPPRESENTARE IL BUON PASTORE, PARTECIPARE ALLA SUA UNZIONE
Gesù è il Buon Pastore: "Io sono il Buon Pastore" (Gv 10,11). Quel "io sono", spesso ripetuto nel vangelo di Giovanni, indica il suo essere più profondo di Figlio di Dio fatto uomo, "unto" (consacrato) e "inviato" dal Padre (Gv 10,36) e dallo Spirito Santo per "evangelizzare i poveri" (Lc 4,18) e cercare la pecorella smarrita (cfr. Lc 15,4-7).
Agisce come Buon Pastore: chiama, guida, conduce ai buoni pascoli, difende (Gv 10,3 ss.), cioè, annuncia la buona novella, si avvicina a ogni essere umano per camminare con lui e per salvarlo totalmente.
Vive profondamente lo stile di vita del Buon Pastore, che "sente compassione" (Mt 9,36), che "conosce amando" e che "dà la vita per le pecore" (Gv 10,11ss.), come dedizione sacrificale, secondo la missione e il mandato ricevuto dal Padre (Gv 10,17-18 e 36).
Cristo, Pastore e custode (1Pe 2,25), Principe dei pastori (1Pe 5,1-4), è la via e diventa protagonista del cammino umano con la sua carità di Buon Pastore: non si appartiene perché la sua vita si realizza in piena libertà, secondo il piano salvifico del Padre (obbedienza); dona tutto se stesso, senza appoggiarsi a nessuna sicurezza umana, anche se usa i doni di Dio per servire (povertà); ama come uno sposo, come consorte della vita di ogni persona, facendo sì che ogni essere umano si possa realizzare, sentendosi amato e reso capace di amare in pienezza (verginità).
La missione di Gesù consistette nell'annunciare il vangelo o la buona novella del regno (Lc 4,43). Gesù si presentò sempre come inviato e apostolo del Padre e dello Spirito Santo (Gv 3,17. 34; 7,16; 10,36; 11,42; 17,19ss.; Lc 4,18). È una missione d'annuncio, di dono di sé (sacrificio) e di vicinanza con ogni uomo, per invitarlo a un cambiamento profondo di mentalità (conversione) che si fa battesimo o vita nuova, nuova nascita ed entrata nel regno di Cristo (Mc 1,15; Gv 3,5; cfr. EN 6-12).
Il sacramento dell'ordine dà la capacità di agire in nome e nella persona di Cristo capo, facendo parte del sacerdozio ministeriale (gerarchico) o ministero apostolico.
Il Sacerdozio ministeriale è segno personale di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, come "strumento vivo" (PO 12), per agire "in suo nome" (PO 2), e servire nella comunità ecclesiale, come principio di unità di tutte le sue vocazioni, mini steri e carismi (PO 6,9).
La consacrazione sacerdotale è partecipazione all'unzione di Cristo (Lc 4,18; Gv 10,36). "Con l'effusione sacramentale dello Spirito Santo che consacra e manda, il presbitero viene configurato a Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa e viene mandato a compiere il ministero pastorale. In tal modo, il sacerdote è segnato per sempre e in modo indelebile nel suo essere come ministro di Gesù e della Chiesa" (PDV 70).
"Ai laici corrisponde, per la loro vocazione, cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (LG 31). Le persone consacrate "con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù - vergine, povero ed obbediente - acquistano una tipica e permanente visibilità in mezzo al mondo" (VC 1). Gli Apostoli, i loro successori e gli immediati collaboratori nel ministero apostolico partecipano in modo speciale di questa responsabilità evangelizzatrice di Gesù che si prolunga nel la Chiesa. Essi furono eletti "per essere inviati a evangelizzare" (Mc 3,14), partecipando della stessa missione di Gesù (Gv 17,18; 20,21) e facendo diventare realtà l'incarico missionario affidato da Gesù a tutta la Chiesa (Mt 28,19-20 Mc 16,15-16; At 1,4-8).
II. IDENTITA' SACERDOTALE: PROLUNGARE LA MISSIONE DEL BUON PASTORE
Come Gesù, il sacerdote ministro, è unto e inviato dallo Spirito Santo "per evangelizzare i poveri" (Lc 4,18). È stato chiamato per: annunciare la lieta notizia (evangelizzare) della salvezza in Cristo (Mt 11,5; Lc 7,22; Ef 3,8; 1Cor 9,16); far giungere come primo annuncio ("kerigma") il messaggio di Cristo a coloro che ancora non l'hanno ascoltato (At 8,5; 9,20; Mc 16,5; Rm 10,14; 1Cor 1,23; 2Cor 1,19; 4,5; Gal 2,2); dare testimonianza (martirio) del fatto salvifico della morte e risurrezione di Cristo (At 1,8; 2,32; Gv 15,26-27; Lc 24,47-48).
Si prolunga la parola di Cristo (annuncio, testimonianza), il suo richiamo alla vocazione e al battesimo (come cambiamento profondo di atteggiamenti), il suo sacrificio redentore, la sua azione salvatrice e pastorale, la sua vicinanza agli uomini per una salvezza globale. La comunità convocata ("ecclesia") dalla parola è invitata ad accogliere i segni di salvezza e a trasformarsi in famiglia ("koinonia") di fratelli (EN 24).
Nel sacerdote ministro, l'annuncio della parola (profetismo), la celebrazione dei misteri di Cristo (liturgia) e la costituzione della comunità nell'amore (direzione e servizio di carità) equivalgono a distribuzione (economia) della salvezza in Cristo attraverso il servizio (diaconia). Siamo "ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio" (1Cor 4,1).
La dottrina del Vaticano II sul ministero sacerdotale lascia intravedere l'equilibrio tra l'azione profetica, cultuale e odegetica o di direzione (PO 4-6), indicando la centralità dell'eucaristia come celebrazione del mistero pasquale "sorgente e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5).
In qualsiasi ministero deve apparire l'annuncio, la partecipazione e la comunicazione della morte e risurrezione di Cristo (mistero pasquale). Così il sacerdote ministro esercita sempre il servizio del corpo mistico di Cristo, visto che è servitore (ministro) di Cristo e della comunità ecclesiale (San Tommaso, Contra Gentes, I,4, c.71-75).
La vocazione sacerdotale è, dunque, una chiamata per compiere la missione di prolungare Cristo senza riduzioni né frontiere. "La vocazione pastorale dei sacerdoti è grande e il Concilio insegna che è universale: è diretta a tutta la Chiesa e, quindi, è anche missionaria" (Giovanni Paolo II, Lettera del giovedì santo, 1979, n.8).
La missione di Gesù e degli Apostoli si compie principalmente per mezzo dell'annuncio (Lc 4,15-19.43; Mt 28,29). L'annuncio conduce alla celebrazione e all'esperienza di vita.
A) Predicazione
Il servizio profetico del sacerdozio ministeriale si realizza come partecipazione, cooperazione e dipendenza dal magistero dell'episcopato e del papa. Il sacerdote prolunga la parola di Cristo in quanto lo rappresenta dinanzi alla comunità e in quanto opera in suo nome (PO 2,6,12). In questo si differenzia dal profetismo del laicato.
La grazia ricevuta nel sacramento dell'ordine trasforma il sacerdote-ministro in strumento di efficacia speciale, in quanto portatore di una grazia specifica dello Spirito Santo. "Coloro che sono segnati con l'ordine sacro sono destinati a pascolare la Chiesa con la parola e la grazia di Dio, a nome di Cristo" (LG 11).
Si tratta di un dovere fondamentale dei sacerdoti, visto che il popolo di Dio si riunisce grazie alla parola del Dio vivo (PO 4). Questo servizio sacerdotale profetico assume diversi aspetti e dimensioni:
- Si annuncia il fatto salvifico della morte e risurrezione di Cristo, chiamando alla conversione e dando testimonianza con la propria vita (dimensione kerigmatica, salvifica, pasquale, martiriale).
- Si invita a celebrare la parola nella liturgia specialmente battesimale ed eucaristica (dimensione liturgica e sacramentale).
- Si presenta la parola come segno portatore di grazia nello Spirito Santo, che invita alla contemplazione e santificazione (dimensione contemplativa e pneumatologica).
- Si parte dalla parola per indicare le linee nel cammino della Chiesa e nella costruzione della comunità (dimensione odegetica, comunitaria, escatologica).
- La parola, cosi com'è e nella sua integrità, deve giungere alle situazioni umane concrete (dimensione antropologica e sociologica).
- La parola costruisce la comunità nell'amore e nella missione locale e universale (dimensione di comunione missionaria).
B) Eucaristia
La vita apostolica e il ministero sacerdotale ruotano attorno al mistero pasquale del Signore. L'apostolo e in modo speciale il sacerdote annuncia, rende presente sotto i segni eucaristici e comunica il Cristo morto e risuscitato. Perciò l'eucaristia è la "sorgente e il culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5) e l'"inizio e culmine di tutte le fatiche apostoliche" (SC 10).
Il sacerdote ministro, dopo l'annuncio della parola di Dio, rende presente Cristo immolato (Sacerdote e Vittima) sotto i segni eucaristici. Di per sé è lo stesso sacerdote colui che, all'agire in nome di Cristo come suo strumento (PO 12; cfr. PO 2,6), si trasforma in segno dello stesso Cristo, come Sacerdote e Buon Pastore. Però nell'eucaristia si fa presente il Signore immolato in sacrificio per comunicarsi con tutti.
Il sacerdote mediante il servizio eucaristico, strettamente legato con gli altri servizi profetici, cultuali e odegetici (o di direzione): è segno di Cristo Sacerdote, operando in suo nome; rende presente Cristo come Vittima; continua la volontà immolativa di Cristo pronunciando le sue parole; fa si che l'eucaristia sia il sacrificio di tutta la Chiesa; collabora per costruire la comunità ecclesiale come comunione e corpo mistico di Cristo.
C) Prolungare l'azione salvifica e pastorale di Cristo
Cristo ha voluto aver bisogno dei suoi ministri per prolungare la sua azione salvifica e pastorale, che si dà principalmente nella celebrazione dei sacramenti. Sacramento equivale a segno portatore ed efficace della presenza e dell'azione di Cristo.
L'umanità di Cristo è il sacramento fontale, dal quale deriva il sacramento della Chiesa nel suo insieme e i sette riti o sacramenti propriamente detti, nei quali si esprime con maggiore intensità la sacramentalità ecclesiale.
Si chiamano sacramenti della fede perché in essi l'efficacia della parola giunge al suo punto massimo (come forma del sacramento), facendo nascere la fede e producendo nei credenti i frutti di salvezza. Questo succede soprattutto nel sacramento e sacrificio dell'eucaristia.
Nei sacramenti si rende presente l'azione salvifica di Cristo. Perciò sono: memoriale di un fatto passato; testimonianza visiva o attualizzazione dell'azione del Signore; annuncio di una pienezza in Cristo risuscitato; celebrazione del mistero pasquale; comunicazione della salvezza in Cristo.
I sacramenti sono parte essenziale dell'evangelizzazione come attualizzazione (testimonianza visiva) di ciò che si annuncia e si vuole comunicare. I ministeri profetici (parola) e odegetici (di organizzazione e direzione) mancherebbero della loro forza principale se non fossero orientati alla degna celebrazione del mistero pasquale presente nei sacramenti (specialmente nell'eucaristia).
L'azione salvifica e pastorale di Cristo non finisce con la celebrazione eucaristica, ma si trasferisce necessariamente ai servizi di carità, di organizzazione e di direzione. Questa è l'azione pastorale diretta, come diaconia per costruire la comunità nell'amore ("koinonia").
Il sacerdote ministro ha come missione la direzione della comunità, alla luce della parola di Dio e in comunione ecclesiale con i successori degli Apostoli. Questa direzione o presenza è principio d'unità, a nome di Cristo, capo e Buon Pastore (cfr. PO 6,9; LG 23; Ef 2,20). I sacerdoti hanno come ministero specifico quello di "condurre tutti all'unità nella carità" (PO 9). L'azione sacerdotale, che è profetica e cultuale, "tende pure, giustamente, a formare una genuina comunità cristiana con profonde radici nella Chiesa locale e universale" (PO 6).
In questo senso Gesù si presenta come unto e inviato dallo Spirito "per evangelizzare i poveri" (Lc 4,18). Gesù è protagonista, fratello, consorte, responsabile di ogni essere umano: "Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione si è unito, in certo modo, con ogni uomo" (GS 22). Il sacerdote ministro, per partecipare dell'unzione e missione di Cristo, partecipa anche della sua solidarietà con l'uomo e della sua vicinanza all'uomo nella sua situazione concreta.
III. IDENTITA' SACERDOTALE: VIVERE IN SINTONIA E TESTIMONIARE LA CARITA' DEL BUON PASTORE
La carità del Buon Pastore è il punto di riferimento di tutta la spiritualità sacerdotale (cfr. LG 41). "Il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero in quanto configurato a Cristo Capo e Pastore è la carità pastorale, partecipazione della stessa carità pastorale di Gesù Cristo: dono gratuito dello Spirito Santo, e nella stesso tempo compito e appello alla risposta libera e responsabile del presbitero" (PDV 23). La vita sacerdotale e consacrata è "comunione sempre più profonda con la carità pastorale di Gesù" (PDV 57).
Prolungare la parola, il sacrificio e l'azione salvifica e pastorale di Cristo, comporta anche prolungare il suo atteggiamento relazionale o di dialogo con il Padre nell'amore dello Spirito Santo. Cristo vuole essere prolungato anche nelle sue esperienze vitali e atteggiamenti profondi di Sacerdote e Vittima, manifestate già nel seno di Maria il giorno della sua incarnazione: "Eccomi qui, vengo a fare la tua volontà"(Eb 10,7).
La testimonianza di carità pastorale, che è parte integrante dell'evangelizzazione, richiede un rapporto personale con Cristo, sequela e imitazione dei suoi atteggiamenti di Buon Pastore. "In forza della loro consacrazione, i presbiteri sono configurati a Gesù Buon Pastore e sono chiamati a imitare e a rivivere la sua stessa carità pastorale" (PDV 21). Ogni apostolo di vita consacrata e ogni sacerdote "è chiamato a farsi epifania e trasparenza del buon Pastore che dà la vita" (PDV 49).
Il sacerdote ministro, in quanto servitore qualificato dell'azione evangelizzatrice di Cristo e della Chiesa, si muove in una molteplice prospettiva o dimensione:
- trinitaria: missione del Padre, attraverso il Figlio nello Spirito Santo
- cristologica: mandato di Cristo (operare nel suo nome)
- pneumatologica: sotto l'azione dello Spirito Santo (unzione e missione)
- ecclesiologica: nella comunione e missione della Chiesa
- antropologica e sociologica: di vicinanza all'uomo nella sua realtà concreta e storica
- escatologica: un cammino di speranza (fiducia e tensione) verso il regno definitivo e la restaurazione finale in Cristo.
La spiritualità sacerdotale rimane, quindi, segnata dalla missione di evangelizzare. Ogni inviato vive in funzione della missione: "otterranno in modo proprio la santità compiendo sinceramente e indefessamente i loro ministeri nello Spirito di Cristo" (PO 13).
Tutto ciò comporta un'armonia di linea pastorale e di vita spirituale: ascolto, contemplazione, profetismo, vicinanza, dialogo, trascendenza, esperienza di vita, testimonianza (autenticità)... E' la carità pastorale a imitazione della carità del Buon Pastore-
Da questa carità emana la missione totalizzante e universale come partecipazione e prolungamento della stessa missione di Cristo (Gv 17,18; 20,21), che si dirige verso tutti i popoli perché non ha frontiere storiche, geografiche, culturali e settoriali (cfr. At 1,8; Mt 28,18-20; Mc 16,15-16).
L'ascetica del predicatore del vangelo esige un trattamento di rispetto alla parola di Dio, così com'è e tutta intera, con la sua dimensione salvifica universale.
La spiritualità sacerdotale nella sua dimensione eucaristica sottolinea alcuni punti fondamentali: spiritualità di rapporto personale con Cristo presente: "stare con Lui" (Mc 3,13); "dialogo quotidiano" (PO 18); spiritualità d'immolazione, secondo lo stile della carità del Buon Pastore (Gv 10 e 15); spiritualità di comunione e vicinanza o sintonia con i fratelli, condividendo con loro il proprio esistere (Mt 15,32); spiritualità di speranza che suppone fiducia in Cristo e tensione verso la restaurazione di tutte le cose in lui (Ef 1,10; 2Tm 4,6); spiritualità di servizio incondizionato e missione senza frontiere (Mt 28,19-20).
L'azione salvifica e pastorale (non soltanto strettamente sacramentale) ha le sue caratteristiche che derivano dal fatto di essere prolungamento di Cristo capo e Buon Pastore: Discernere e stimolare tutti gli altri carismi e vocazioni nell'armonia della comunione ecclesiale; discernere i segni dei tempi per scoprire la volontà salvifica di Dio nel cammino storico della comunità; avvicinarsi preferentemente ai più poveri e deboli, lontani ed emarginati; essere principio di unità nella diversità di carismi e vocazioni; rendere realtà, già su questa terra, l'inizio del regno definitivo.
La carità pastorale e l'unità di vita "non si può ottenere se gli stessi sacerdoti non s'addentrano attraverso l'orazione, ogni volta più intimamente, nel mistero di Cristo" (PO 14).
L'orazione è anche ministero per il sacerdote. È il ministero di prolungare l'orazione sacerdotale di Cristo, così come si prolunga la sua parola, sacrificio e azione salvifica. Ed è, al tempo stesso, ministero di guida delle persone e delle comunità attraverso il cammino del dialogo con Dio e dell'incontro vitale con Cristo. Il comandamento dell'amore diventa realtà a partire da questo atteggiamento d'orazione.
La carità del Buon Pastore (quella di Cristo e la nostra) si esprime in un dialogo impegnato con il Padre sul suo piano salvifico a favore di tutti gli uomini. Le caratteristiche e linee spirituali di questo inserimento o vicinanza sono: Assumere la situazione umana nella sua oggettività e integrità; indicare le direttive chiare rispetto ai valori e diritti fondamentali dell'uomo; rispettare le diverse scelte e opinioni tecniche senza esclusivismi né esclusioni; cercare la luce definitiva e piena nel messaggio evangelico; armonizzare la vicinanza e immanenza con la trascendenza e i valori dell'al di là; denunciare l'errore e il male (peccato) rispettando le persone, vincendo il male con il bene (cfr. Rm 8,21); esercitare le virtù del dialogo evangelizzatore: ascolto, stima, purificazione, portare alla pienezza di Cristo; per avvicinarsi ai poveri bisogna avere un cuore povero (attraverso la contemplazione della parola) e vivere una vita povera.
Il sacerdote deve rendersi disponibile a guidare ogni persona e ogni comunità ecclesiale verso un processo di perfezione, che corrisponde a pensare come Cristo (fede), apprezzando le cose come Lui (speranza) e amando come Lui (carità).
La spiritualità del sacerdote, come evangelizzatore, è, quindi, spiritualità d'incarnazione; inserirsi nella storia umana per condividere la vita dei fratelli, in un cammino verso il Padre, secondo il comandamento dell'amore. Una pastorale liberatrice e missionaria ha queste caratteristiche di vicinanza e di trascendenza (cfr. Gv 1,14; 13,1).
Il segno del Buon Pastore, come trasparenza della sua carità, non ammette riduzioni nella santificazione e nella missione. I dodici Apostoli furono chiamati ad abbandonare tutto per condividere la vita con Cristo e per evangelizzare senza frontiere. I successori degli Apostoli, cioè, i vescovi, con i loro immediati collaboratori (i presbiteri) hanno ricevuto la stessa chiamata. In ogni Chiesa particolare i sacerdoti ministri devono rappresentare il modello di ogni vita apostolica di sequela radicale di Cristo Buon Pastore.
Il Buon Pastore è vissuto senza appartenersi (fu obbediente), dando se stesso (fu povero) e condividendo l'esistenza di ogni essere umano come proprio consorte (fu casto e vergine). Il Buon Pastore chiamò i suoi perché fossero segno e trasparenza di come Lui ama. La santità sacerdotale si esprime in questa trasparenza, attraverso una vita di carità resa concreta nella povertà (Lc 9,57-62), obbedienza (Mt 12,50) e castità (Mt 19,12).
"Pertanto i presbiteri sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, unico e sommo pastore, attualizzando il suo stile di vita e facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge loro affidato... sono nella Chiesa e per la Chiesa una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore" (PDV 15).
IV. PUNTI PER LO STUDIO
A) Sulla base di questa realtà di segno del Buon Pastore, si potrebbe riassumere il decreto conciliare Presbyterorum Ordinis dicendo che il sacerdote ministro è:
- Segno di Cristo Sacerdote, capo e Buon Pastore, in quanto partecipa della sua stessa consacrazione e missione per agire in suo nome (PO 1-3).
- Segno della sua parola, sacrificio, azione salvifica e pastorale in un equilibrio di funzioni (PO 4-6).
- Segno di comunione ecclesiale con il vescovo (PO 7), con gli altri sacerdoti (PO 8), con tutto il popolo di Dio (PO 9).
- Segno di carità universale e massima testimonianza dell'amore (PO 10-11).
- Segno vivente di sintonia con i sentimenti e gli atteggiamenti del Buon Pastore, come suo strumento vivo (PO 12-14).
- Segno delle sue virtù (obbedienza, castità, povertà) come concretizzazione della carità pastorale (PO 15-17).
- Segno costantemente rafforzato dai mezzi comuni e specifici di santificazione e di azione pastorale (PO 18-21).
B) Alcuni aspetti concreti da studiare:
- Rapporto i ministeri profetici, cultuali e di direzione o servizio (PO 4-6).
- Linee pastorali della vita sacerdotale secondo Presbiterorum Ordinis. Rapportare PO 4-6 (ministero) con PO 12-14 (santità).
- Carità pastorale e unità di vita (PO 14; PDV 21-24; Direttorio 43-44).
- Armonia tra la vita spirituale e l'azione apostolica: il ministero come fonte di santificazione (PO 12-14; PDV 24-26; Direttorio 43-44).
- Contenuti della predicazione e specialmente dell'omelia (PO 4; SC 35,52; EN 43).
- Delineare l'ascetica o spiritualità del predicatore del vangelo (LG 41; PO 4,13; PDV 26,72; Direttorio 45-47)
- Dimensione eucaristica della spiritualità sacerdotale (PO 5, 18; SC 47; PDV 23,26; Direttorio 48-50).
- I sacramenti nella pedagogia della fede e dell'impegno cristiano (SC 59;PO 5; PDV 26).
- Il ministero che prolunga l'orazione di Cristo e guida le persone e la comunità nell'orazione (SC 83,86,90; Direttorio 38-42).
- Pastoralità e comunione nella Chiesa particolare e universale (LG 28; PO 6-10; PDV 65,74; Direttorio 20-33)
Bibliografia:
M. CAPRIOLI, Il sacerdozio. Teologia e spiritualità (Roma, Teresianum, 1992); J. ESQUERDA BIFET, Spiritualità sacerdotale per una Chiesa Missionaria, Urbaniana University Press 1998 (inglese: Priestly spirituality and mission, Roma, Urbaniana 1995; spagnolo: Los signos del Buen Pastor, Bogotà, CELAM 1991; anche in giapponese); Idem, Teología de la espiritualidad sacerdotal, Madrid, BAC 1991; A. FAVALE, I Presbiteri, identità, missione, spiritualità e formazione permamente (Torino-Leumann, ELLEDICI, 1999).