Capitolo I

SAN FRANCESCO D'ASSISI

I brevi scritti di san Francesco d'Assisi, insieme a quelli ancora più brevi di santa Chiara, sono una miniera inesauribile di vita spirituale e anche di teologia. Questi scritti, che sono il cuore delle Fonti Francescane (FF), fanno risplendere con semplicità e con una limpida coerenza tutti i più grandi misteri della fede e i principali aspetti della vita cristiana, in una prospettiva sempre cristocentrica. Si trattata del cristocentrismo mistico che non è altro che l'Amore di Gesù.

Riguardo al valore propriamente teologico della dottrina di san Francesco, la testimonianza più autorevole è quella di san Bonaventura, Dottore della Chiesa. Infatti, Bonaventura, che era insieme a san Tommaso d'Aquino, uno dei più grandi teologi dell'Università, non esita a parlare della teologia e della scienza di Francesco, considerandola molto superiore a quella dei maestri dell'Università. Se prendiamo sul serio questo giudizio di san Bonaventura, dobbiamo dire che Francesco fu il più grande teologo del suo tempo, teologo nel senso più alto, cioè colui che conosce Dio alla misura del suo amore, secondo le parole di Giovanni: "Colui che ama è nato da Dio e conosce Dio, mentre colui che non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore" (I Gv 4/7-8).

Adesso, cercheremo di raccogliere i suoi principali insegnamenti sul nostro argomento: L'amore di Gesù centro della vita sacerdotale.

Anzitutto dobbiamo ricordare che Francesco non era sacerdote. Per umiltà non aveva accettato di essere ordinato sacerdote, ma era rimasto diacono. Come diacono era ministro ordinato non al sacerdozio, ma al servizio del Vangelo e dell'Eucaristia che sono veramente il cuore della sua vita e spiritualità. Francesco manifesta tutto lo splendore dell'Amore di Gesù vissuto in questa vita in riferimento al Sacramento del suo Corpo e alla sua Parola, inseparabilmente. Infatti, secondo la sua espressione, "è la Parola che santifica il Corpo", cioè le parole della consacrazione pronunciate dal sacerdote: "questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue". L'eucaristia è il punto di massima efficienza del vangelo, della parola di Gesù rivelata nel Vangelo.

Possiamo dire che l'Amore di Francesco per Gesù nell'Eucaristia è il fondamento del suo amore per la Chiesa, per il Sacerdozio e per tutti i sacerdoti, per la Gerarchia, per i teologi... Ne troviamo l'espressione più limpida e sintetica nel suo Testamento, che prenderemo come punto di partenza.

A/ Il Testamento

All'inizio di questo ultimo scritto, il santo ricorda brevemente la sua conversione, avvenuta nell'incontro con i lebbrosi. Attraverso questi fratelli più poveri e sofferenti, Francesco ha per sempre incontrato e abbracciato Cristo Povero. Poi, Francesco racconta il suo incontro con Cristo nelle chiese, che sono il simbolo della Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica". E' lì, nel cuore di una bellissima sintesi, che troviamo il riassunto della sua concezione del sacerdozio. Ecco le sue parole:

"E il Signore mi dette tale fede nelle chiese, che io così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, anche in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà.

E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient'altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue suo, che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri" (FF 111-113).

La coerenza teologica di questo racconto è meravigliosa. Francesco esprime successivamente la sua fede nelle chiese e nei sacerdoti, sempre in relazione con Cristo presente nell'Eucaristia. Le chiese sono il luogo privilegiato dell'incontro con Cristo nella preghiera. Il santo Curato d'Ars darà la stessa testimonianza, con la sua continua preghiera davanti al Tabernacolo. E' notevole la fede di Francesco nei sacerdoti "a motivo del loro ordine", anche se sono miserabili, ignoranti e peccatori. Questo sguardo di fede è anche fonte di rispetto e di amore per tutti i sacerdoti della Chiesa: "questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare". Si vede qui anche tutto il realismo del santo, che conosce bene lo stato spesso deplorevole del clero del suo tempo. "Ricostruire la Chiesa che sta in rovina", secondo la domanda di Gesù stesso a Francesco, sarà sempre in modo speciale rendere ai sacerdoti la loro dignità. Così, nei sacerdoti, Francesco non vuole considerare il peccato, ma la persona di Cristo, e per questo fa precisamente riferimento al Mistero Eucaristico, nel quale il sacerdote opera "in Persona Christi".

E' dunque l'Amore di Gesù nell'Eucaristia che è la fonte di tutto per Francesco, fonte del suo amore per la Chiesa, per i sacerdoti, fonte anche del suo amore per la sacra Scrittura e per i teologi che la studiano e la spiegano:

"E tutti i teologi e coloro che amministrano le santissime parole divine, dobbiamo onorarli e venerarli come coloro che ci amministrano lo spirito e la vita" (FF 115).

Ma Francesco esprime subito il suo rapporto con la Parola di Dio, il suo modo di essere teologo, cioè di spiegare la Parola con la sua vita, vivendo pienamente il Vangelo nella Chiesa, con l'approvazione del Papa:

"E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò" (FF 116).

B/ Le Lettere e Ammonizioni

Tutto ciò che Francesco riassume così alla fine della sua vita nel suo Testamento, lo aveva già espresso tante volte parlando a tutti, specialmente nelle sue lettere indirizzate a tutti i fedeli, a tutti i chierici, a tutto il suo Ordine. Colpisce sempre negli scritti del santo questo senso della totalità, questo suo profondo desiderio di raggiungere tutti gli uomini per i quali Cristo è morto, e non solo quelli del suo tempo, ma anche tutti quelli che furono e saranno. Così anche benedice tutti i frati del suo Ordine, non solo del suo tempo, ma tutti "quelli che vi entreranno fino alla fine del mondo". In questa luce, il suo messaggio sull'Eucaristia e sul sacerdozio rimangono sempre attuali e validi nella Chiesa del nostro tempo e di tutti i tempi. Potremo vedere specialmente come i suoi insegnamenti ai sacerdoti e ai fedeli sono in profondissima armonia con il Concilio Vaticano II. Il Mistero Eucaristico è infatti il centro della vita della Chiesa, il punto dove si manifesta pienamente la realtà del sacerdozio battesimale di tutti i fedeli e del sacerdozio ministeriale dei sacerdoti.

La Lettera a tutti i Chierici sulla riverenza del Corpo del Signore

Bisogna citare le prime righe della sua lettera a tutti i chierici sulla riverenza al Corpo del Signore, che non fanno altro che spiegare questo titolo. Ritroviamo le stesse espressioni del Testamento a proposito del Corpo e della Parola di Gesù:

"Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all'ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore Nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo. Sappiamo infatti che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola. Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole, mediante i quali siamo stati creati e redenti da morte a vita" (FF 207).

L'espressione "noi tutti chierici" ci ricorda che Francesco era diacono, cioè più vicino al Corpo e alla Parola di Cristo, di tutti i chierici che non sono sacerdoti. Ma questa lettera ci mostra come, per lui, tutto il clero è al servizio di Gesù nel suo Corpo e nella sua Parola, inseparabilmente.

La Lettera a tutto l'Ordine

La stessa realtà del Corpo di Gesù si trova al centro della sua Lettera a tutto l'Ordine. In un primo momento, Francesco esorta tutti i suoi fratelli all'Amore verso Gesù nell'Eucaristia:

"Scongiuro tutti voi, fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l'amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete, tutta la riverenza e tutto l'onore al santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo, nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente" (FF 217).

Poi, si rivolge a tutti i sacerdoti del suo Ordine in una lunga esortazione, che insiste sulla loro speciale vocazione alla santità:

"Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell'Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa, puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda" (FF 218).

Nella stessa esortazione, Francesco spiega come il sacerdote deve essere specialmente santo, a causa della sua intimità con il Corpo di Gesù. E' proprio lì il vertice del suo insegnamento ai sacerdoti, facendo anzitutto riferimento a Maria, nella sua assoluta intimità con il Corpo di Gesù nell'Incarnazione. Bisogna leggere interamente questo splendido testo:

"Ascoltate, fratelli miei. Se la Beata Vergine Maria è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il beato Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che stringe nelle sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma eternamente vincitore e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo!

Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l'affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo.

Grande miseria sarebbe, e miseranda meschinità se, avendo lui così presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista in tutto il mondo.

Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda!

O umiltà sublime! o sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto l'umile forma del pane! Guardate fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla dunque di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre" (FF 220-221).

Questo testo è indubbiamente un capolavoro di spiritualità sacerdotale, mettendo l'accento sull'essenziale del sacerdozio, nel suo rapporto con l'Eucaristia. Colpisce specialmente il paragone tra Maria che ha portato il Figlio di Dio nel suo seno, e il sacerdote che "lo stringe nelle sue mani, lo riceve nel cuore e lo offre agli altri". Ritroveremo lo stesso paragone, ancora più sviluppato, in santa Teresa di Lisieux.

Francesco ricorda ai sacerdoti la loro sublime dignità, proprio per chiamarli all'umiltà. "Il Signore Iddio li ha onorati sopra tutti gli uomini", proprio per questo devono più specialmente amarLo e onorarLo, imitando la sua umiltà. E si riconosce qui l'accento tipico di Francesco, in questa contemplazione dell'umiltà di Dio nell'Eucaristia, sotto l'umile apparenza del Pane. Lo stesso accento si ritroverà anche in santa Teresina. L'Eucaristia è dunque il sacramento dell'umiltà di Dio, di questa santa Povertà che caratterizza il Mistero del Verbo Incarnato in tutta la sua vita terrestre, dalla povertà dell'Incarnazione, fino all'estrema povertà della Croce. Santa Chiara ne ha dato la più splendida espressione, parlando dell'"Amore di questo Dio, che povero fu deposto nel presepio, povero visse in questo mondo, e nudo rimase sulla Croce". E' la stessa povertà o umiltà di Dio che si manifesta nell'Eucaristia. E' una grande lezione d'umiltà che i sacerdoti devono essere i primi ad accogliere. L'insistenza di Francesco sulla sublime dignità del sacerdozio non può dunque in nessun modo giustificare il clericalismo orgoglioso!

L'Ammonizione I: Il Corpo del Signore

Il nostro Santo dice le stesse cose con gli stessi accenti nella sua Ammonizione sul Corpo del Signore, che è la prima di tutte le sue ammonizioni, contemplando l'umiliazione del Figlio di Dio nell'Incarnazione e nell'Eucaristia, la sua discesa nel seno di Maria e nelle mani del sacerdote:

"Ecco, ogni giorno Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel seno della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote" (FF 144).

Infatti, è la stessa umiliazione del Verbo Incarnato, nel seno di Maria e nelle mani del sacerdote, poiché si tratta dello stesso corpo "verum corpus natum de Maria Virgine". Ma adesso, in questa ammonizione, Francesco non parla tanto al sacerdote che porta nelle sue mani il Corpo di Gesù, ma piuttosto ai fedeli che lo vedono con gli occhi dello spirito, nella fede, mentre gli occhi del corpo vedono solo le apparenze del pane. E la situazione del fedele è paragonata a quella degli apostoli:

"E come agli Apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e crediamo fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: "Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo"(FF 144-145).

Questo testo di Francesco è uno dei più fondamentali per l'adorazione eucaristica, cioè del vedere con gli occhi della fede il vero Corpo di Gesù, vedendo le specie eucaristiche con gli occhi del corpo. Siamo vicini alla oculata fides di cui parla san Tommaso. Lo Spirito Santo illumina lo sguardo del credente: santa Caterina da Siena parlerà della "pupilla della santa fede" che rende il fedele capace di vedere il Corpo di Gesù, e anche della "mano dell'Amore" che lo rende capace di toccarlo e di prenderlo. E' infatti lo Spirito Santo che spinge il fedele, non solo a contemplare il Corpo di Gesù, ma a riceverlo nella santa comunione. Francesco lo dice con una espressione meravigliosa:

"Lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è Lui stesso che riceve il santissimo Corpo e il Sangue del Signore" (FF 143).

Troviamo qui una delle espressioni più belle e più forti della pneumatologia di Francesco, intimamente legata alla sua cristologia. Lo Spirito Santo che ha operato l'Incarnazione nel seno di Maria, è stato dato da Cristo alla Chiesa. E' Lui che opera per consacrare il Corpo e il Sangue di Gesù, mediante il sacerdozio ministeriale. E' lo stesso Spirito che opera nei cuori dei fedeli per ricevere degnamente, cioè con fede e amore, lo stesso Corpo e Sangue di Gesù, e questo mediante il sacerdozio battesimale.

La Lettera a tutti i fedeli (prima recensione)

Se l'espressione "sacerdozio battesimale" non è usata da Francesco, la sua realtà è profondamente presente nei suoi insegnamenti. La troviamo nel modo più splendido nella lettera a tutti i fedeli (prima recensione), con lo stesso fondamentale riferimento all'Eucaristia:

"Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi.... e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza. Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore, e farà presso di loro la sua abitazione e dimora;e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l'anima fedele si congiunge al Nostro Signore Gesù Cristo.Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli.Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo diamo alla luce per mezzo della santa operazione che deve risplendere agli altri in esempio. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in Cielo un Padre! Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo" (FF 178/1-3).

Francesco, che aveva tanto insistito sulla dignità di tutti i sacerdoti, insiste adesso sulla dignità di tutti i fedeli, una dignità che non è inferiore. Tutto ciò che scrive qui riguarda anche i sacerdoti, che sono anche dei fedeli, membri dello stesso Popolo di Dio. Si vede la stessa insistenza sulla carità e sulla comunione eucaristica: ogni persona che vive nella carità e riceve il Corpo e il Sangue di Gesù è veramente figlia del Padre, sposa, sorella e madre di Gesù, e tutto questo per opera dello Spirito Santo. Gesù diventa veramente tutto per lei: suo sposo, suo fratello e anche suo figlio. Francesco prende pienamente sul serio la parola di Gesù chiamando "mia madre" chiunque fa la volontà del Padre (cf Mt12/50). Mediante la comunione eucaristica, ogni fedele che vive nella carità, cioè che cammina verso la santità condivide dunque l'ineffabile amore di Maria Madre di Gesù per suo Figlio, della Chiesa Sposa di Gesù per il suo Sposo. Il sacerdote vive tutto questo, ma la donna consacrata vive in un modo del tutto speciale questo amore di sposa e di madre, manifestando "il privilegio della femminilità nell'Amore di Gesù". Questo privilegio, che appare meravigliosamente negli scritti di santa Chiara, darà una forza speciale alla parola delle sante riguardo al sacerdozio: lo vedremo con santa Caterina da Siena, santa Teresa di Lisieux e la Beata Dina Bélanger.