LA COMPLETA REALIZZAZIONE PSICO-AFFETTIVA DEL PRESBITERO

In un vasto contesto socioculturale e ambienti più diversi di vita, di lavoro, di scuola, di tempo libero e in particolare, attraverso i mezzi della comunicazione sociale, vengono spesso offerte agli uomini e alle donne del nostro tempo in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi sessuali, matrimoniali e familiari della loro vita, "visioni e proposte seducenti che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana"1. Inoltre esistono molti fenomeni problematici che se non tempestivamente avvertiti e seriamente affrontati, possono sconvolgere e di fatto stanno sempre più sconvolgendo l'ordinata convivenza coniugale e familiare. 'Tra gli altri, precisa la CEI, una generalizzata privatizzazione ed enfatizzazione della sessualità, spesso ridotta alla sua dimensione genitale"2. Ora, mutatis mutandis una situazione analoga si sta da tempo verificando per la vita celibe del presbitero e per la vita della persona consacrata. Quanto a queste ultime rilevo che i Padri del Vaticano II consigliano di credere nelle parole del Signore e di fidare nell'aiuto divino e di non presumere delle proprie forze, ma di praticare la mortificazione e la custodia dei sensi, per non lasciarsi influenzare dalle false teorie che sostengono essere la continenza perfetta impossibile o nociva al perfezionamento dell'uomo.3 Quanto ai presbiteri gli stessi Padri ammoniscono che : "quanto più, al mondo d'oggi, la perfetta continenza viene considerata impossibile da tante persone, con tanta maggiore umiltà e perseveranza i sacerdoti debbono implorare assieme alla chiesa la grazia della fedeltà che mai è negata a chi la chiede, ricorrendo allo stesso tempo ai mezzi soprannaturali e naturali di cui tutti dispongono. E soprattutto non trascurino quelle norme ascetiche che sono garantite dalla esperienza della chiesa e che nelle circostanze odierne non sono meno necessarie"4. Qualche anno più tardi Paolo VI scrisse: "nel clima dei nuovi fermenti si è manifestata anche la tendenza, anzi l'espressa volontà di sollecitare la Chiesa a riesaminare questo suo istituto caratteristico, la cui osservanza secondo alcuni sarebbe resa ora problematica e quasi impossibile nel i

 

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1) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Familiaris consortio, n.

2) CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (CEI), Direttorio di pastorale familiare. Roma 1993, p. 27, n. 6; in seguito citerò CEI, p...n...

3) Cfr. Perfectae caritatis, n. 12.

4) Presbiterorum ordinis, n. 16.

 

 

nostro tempo e nel nostro mondo"5. Perciò "i seminari maggiori sono necessari per la formazione sacerdotale. In essi tutta l'educazione degli alunni deve tendere allo scopo di formarne veri pastori d'anime sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo maestro, sacerdote e pastore"6. Questa formazione, ed è quanto anzitutto interessa, se non vuole compromettere la verità dottrinale sul celibato e la completa realizzazione psico-affettiva della persona umana del presbitero, deve tener presente che esiste un nesso intrinseco tra educazione alla sessualità e formazione all'amore. "La vera educazione, in effetti, deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo sia per il bene delle varie società, di cui l'uomo è membro e in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere"7. Si tratta, spiega puntualmente la CEI. di " un cammino che mira a far crescere l'uomo e tutta la sua esistenza secondo la verità impressa nel suo essere dall'atto creatore di Dio"8. Vale a dire, essendo stato creato a immagine e somiglianza di Dio che è amore (1 Gv 4, 8), la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano è l'amore"9. Ecco perché inizio la riflessione sulla completa realizzazione psico-affettiva del presbitero dal rapporto ontologico tra Dio-Amore e la sessualità a immagine di Dio. Questo inizio intende, ed è importantissimo, rilevare che il presbitero, rinunciando alla forma coniugale, non può e non vuole rinunciare al suo essere sessuato voluto dal Creatore. La rinuncia alla forma coniugale, come caratteristica della sua vocazione, non solo non impedisce la completa realizzazione psico-affettiva, ma la potenzia. Il celibato è veramente un dono divino.

 

1. Rapporto ontologico tra amore di Dio e sessualità umana a immagine di Dio

"Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza: chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio è amore e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore

 

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5) PAOLO VI, Lett. enciclica Celibato sacerdotale, 24 giugno 1967, introduzione.; in seguito citerò, Celibato...

6) Optatam totius, n. 4.

7) Gravissimum educationis, n. 1.

8) CEI, Direttorio..., p. 42, n. 23.

9) Familiaris consortio, n. 11.

 

 

e della comunione"10. Di fronte a visioni e proposte che compromettono in diversa misura la verità sulla persona sessuata e la dignità della persona sessuata, non solo la Chiesa, ma neppure la società può limitarsi a prendere atto delle diverse forme di convivenze sessuali e di vita familiare; l'una e l'altra devono impegnarsi a discernere e interrogarsi sulla loro accettabilità o inacettabilità ossia sulla loro compatibilità o incompatibilità con il progetto divino . Si tratta di gravissime questioni che riguardano il futuro della società, perché riguardano il matrimonio, la famiglia e. quindi, l'educazione delle future generazioni. Sono questioni che .costituiscono anche un caso teologico, perché riguardano l'informazione e la formazione, soprattutto, in materia di sessualità. Una materia chiaramente concepita dal Creatore. La fondamentale e nativa vocazione dell'uomo all'amore si presenta così come il criterio per discernere tanto il significato della persona umana sessuata, maschio e femmina, quanto le sue forme in cui ogni persona è chiamata a vivere la sua sessualità cioè coniugale o verginale, per giungere alla sua completa realizzazione psico-affettiva. Per approfondire il discernimento "religioso" in materia di sessualità ricorro a due fondamentali categorie: di "immagine" la prima, e di "alleanza" la seconda, perché sono le categorie della dimensione religiosa della sessualità nell'insegnamento del magistero.

 

1.1 Sessualità, uomo-donna, alla luce della immagine di Dio-Amore.

La sessualità umana fonda, in tutta la sua profondità antropologica, il rapporto ontologico con Dio-Amore sull'essere maschio e femmina dell'uomo. Ogni persona umana in qualità di essere sessuato "è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico ove recita che "Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l'uomo divenne un essere vivente" (Gn 2, 7). L'uomo tutto intero è quindi voluto da Dio"11. Pertanto la vocazione fondamentale e nativa dell'uomo maschio e femmina all'amore, riguarda tutto l'essere della persona umana: anima e corpo, appunto perché creati a immagine di Dio. In proposito il CCC precisa: "L'uomo e la donna sono creati, cioè voluti da Dio: in una perfetta uguaglianza per un verso, in quanto persone umane, e, per l'altro verso, nel loro rispettivo essere di maschio e di femmina "Essere uomo", "essere donna" è una realtà buona e voluta da Dio: l'uomo e la donna hanno una insopprimibile dignità, che viene loro direttamente da Dio, loro Creatore (cfr. Gn 2. 18). L'uomo e la donna sono, con una identica dignità, "a immagine di Dio". Nel loro "essere-uomo" ed "essere-donna", riflettono la sapienza e la bontà del Creatore"12. E ancora l'uomo e la donna, creati

 

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10) Ibidem.

11) CCC, n. 362.

12) CCC, n. 369

 

 

insieme, sono voluti da Dio l'uno per l'altro; "non già che Dio li abbia creati "a metà" ed "incompleti"; li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere "aiuto" per l'altro, perché sono ad un tempo uguali in quanto persone ("osso dalle mie ossa") e complementari in quanto maschio e femmina"13. Nessuno degli animali può essere un "vis-a-vis" dell'uomo (cfr. Gn 2. 19-20). La donna che Dio "plasma" con la costola tolta all'uomo e che conduce all'uomo, strappa all'uomo un grido d'ammirazione, un'esclamazione d'amore e di comunione. "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa" (Gn 2. 23). L'uomo scopre la donna come un altro " io " della stessa umanità14.

A questo punto rilevo che la dimensione "religiosa" dell'essere maschio e femmina conferisce

alla sessualità della persona umana la componente fondamentale della personalità e denota la qualifica specifica dello sviluppo integrale della personalità come frutto del suo processo educativo verso la completa realizzazione psico-affettiva. "Dal sesso, infatti, la persona umana deriva le caratteristiche che, sul piano biologico, psicologico e spirituale, la fanno uomo e donna, condizionando così grandemente l'iter del suo sviluppo verso la maturità e il suo inserimento nella società"15. La sessualità è un modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l'amore umano. Per questo, l'iter verso la maturità e l'inserimento nella società si realizza, appunto, per il rapporto ontologico tra sessualità umana e l'essere della persona umana, maschio e femmina, a immagine di Dio-Amore, solo sul binario dell'amore. "La sessualità, orientata, elevata e integrata dall'amore, acquista vera qualità umana. Nel quadro dello sviluppo biologico e psichico, essa cresce armonicamente e si realizza in senso pieno solo con la conquista della maturità affettiva, che si manifesta nell'amore disinteressato e nella totale donazione di sé"16.

 

1.2 Il corpo: sorgente e testimone dell'amore

In questo iter di maturazione psico-affettiva di un amore disinteressato che si manifesta nella totale donazione di sé, è molto importante considerare il significato del corpo dell'uomo quale essere "a immagine di Dio". "Il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di "immagine di Dio"; è corpo umano

 

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13) CCC, n. 372.

14) CCC, n. 371.

15) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CDF), Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale. Persona humana, 29 dicembre 1975, in AAS, 68, 1976, p. 77, n. 1.

16) CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA, (CEC), Orientamenti educativi sull'amore umano. Lineamenti di educazione sessuale., 1 novembre 1983, n. 6.; in seguito citerò, CEC, Orientamenti...., p... n...

 

 

proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel Corpo di Cristo, il tempio dello Spinto"17. "Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la sua stessa condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, cosi che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore. Allora non è lecito all'uomo disprezzare la vita corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno... Perciò è la dignità stessa dell'uomo che postula che egli glorifichi Dio nel proprio corpo (cfr. 1 Cor. 6, 13-20) e che non permetta che esso si renda schiavo delle perverse inclinazioni del cuore "18. L'uomo sessuato, creato a immagine di Dio, è quindi un essere radicato nel mondo materiale, ma la sua spiritualità trascende la materia. La corporeità denota, infatti, un significato antropologico e un significato teologale. "Nella visione cristiana dell'uomo, si riconosce al corpo una particolare funzione, perché esso contribuisce a rivelare il senso della vita e della vocazione umana. La corporeità è, infatti, il modo specifico di esistere e di operare proprio dello spirito umano19. Questo significato è anzitutto di natura antropologica: "il corpo rivela l'uomo",20 "esprime la persona"21 ed è perciò il primo messaggio di Dio all'uomo stesso, quasi una specie di "primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall'eternità" 22. C'è un secondo significato di natura teologale: il corpo contribuisce a rivelare Dio e il suo amore creatore, in quanto manifesta la creaturalità dell'uomo ossia la sua dipendenza da un dono fondamentale, che è dono d'amore. Dunque, conclude il Papa "questo è il corpo: testimone dell'amore come di un dono fondamentale e quindi testimone dell'amore come sorgente da cui è nato questo stesso donare"23. In quanto sessuato, il corpo esprime la vocazione dell'uomo-persona, maschio e femmina, alla reciprocità, cioè all'amore e al mutuo dono

 

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17) CCC, n. 364.

18) Gaudium et Spes, n. 14, 1.

19) Cfr. CEC, Orientamenti..., p. 9, n. 22.

20) GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 14 novembre 1979, Insegnamenti, II-2, 1979, p. 1156, n. 4.

21) GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 9 gennaio 1980, Insegnamenti, III-1, 1980, p. 90, n. 4.

22) GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 20 febbraio 1980, Insegnamenti, III-1, 1980, p.430, n. 4.

23) GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 9 gennaio 1980, Insegnamenti, III-1, 1980, p. 90, n. 4.

 

 

di sé, e. quindi implica anche un richiama anche alla fecondità.

La dimensione "religiosa" della sessualità umana rivela, e ciò va sottolineato, che l'uomo e la donna costituiscono anche corporalmente due modi di realizzare una determinata partecipazione dell'Essere divino. Essi sono creati ad "immagine e somiglianza di Dio" e attuano compiutamente tale vocazione non solo come persone singole, ma anche come coppia, come comunità di amore. Il corpo, precisa il Papa, ha "un significato perfettamente personale e comunitario insieme"24 . La sessualità umana è un grandioso dono dell'Amore di Dio ad ogni donna ed ogni uomo, che li impegna alla riconoscente accettazione della massima e soprattutto a viverla come compito di amore personale ed interpersonale, con tutto il proprio essere femminile e maschile. A questo punto è determinante che la rivelazione cristiana distingue due modi specifici di realizzare, nella sua interezza, la vocazione della persona umana all'amore: quello matrimoniale e quello verginale. Tutte e due le forme sono, però, una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo quale "essere a immagine di Dio"25, perché manifestano l'alleanza di Dio-Amore con gli uomini.

 

1.3. La sessualità alla luce della gratuita alleanza di amore tra Dio e gli uomini

La novità assoluta della storia umana consiste, secondo la Bibbia, nel fatto "storico-salvifico" che Dio ha voluto che esistesse tra Lui e gli uomini una gratuita alleanza di amore. "Piacque a Dio, scrivono i padri conciliari del Vaticano II, nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef.2, 18; 2 Pt. 1, 4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col. 1,15; 1 Tim. 1,17) nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es. 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar. 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé"26.

 

1.3.1 La vocazione ali 'amore nella forma del matrimonio

Il contenuto centrale della rivelazione divina che è, allo stesso tempo, la fondamentale esperienza "religiosa" d'Israele, si concreta, pertanto, in una alleanza d'amore e di vita tra Dio e gli uomini. Ecco

 

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24) GIOVANNI PAOLO II, Catechesi sulla sessualità, 13 gennaio 1982, in B: HONINGS, La dimensione religiosa della sessualità negli insegnamenti del magistero, Apollinaris, Anno LXX, 1997, Fascicoli 1-2, p. 256.

25) Cfr. Familiaris consortio, n. 11.

26) Dei Verbum, n. 2.

 

 

perché Dio, per rivelare questa sua alleanza con gli uomini, si serve appunto di categorie che sono proprie, specifiche ed esclusive della forma di vita sessuale-coniugale e familiare. In un suo discorso Giovanni Paolo II afferma: "La comunione d'amore tra Dio e gli uomini, contenuto fondamentale della rivelazione e dell'esperienza di fede di Israele, trova una sua significativa espressione nell'alleanza sponsale, che si instaura tra l'uomo e la donna. E' per questo che la parola centrale della rivelazione, "Dio ama il suo popolo", viene pronunciata anche attraverso le parole vive e concrete con cui l'uomo e la donna si dicono il loro amore coniugale. Il loro vincolo di amore diventa l'immagine e il simbolo dell'alleanza che unisce Dio e il suo popolo...: pertanto, l'amore sempre fedele di Dio si pone come esemplare delle relazioni di amore fedele che devono esistere tra gli sposi"27

E' appunto questa alleanza di amore che Paolo VI ha in mente quando scrive: "L'amore coniugale rivela massimamente la sua vera natura e nobiltà quando è considerato nella sua sorgente suprema. Dio, che è Amore (cfr. 1 Gv 4, 8), "il Padre da cui ogni paternità, in ciclo ed in terra, trae il suo nome" (Ef. 3, 15)28. "Il matrimonio non è quindi effetto del caso o prodotto della evoluzione di inconsce forze naturali: è stato sapientemente e provvidenzialmente istituito da Dio Creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno di amore"29. Con la creazione dell'uomo e della donna a sua immagine e somiglianza, precisa ancora Papa Wojtyla, Dio corona e porta a perfezione l'opera delle sue mani. Egli li chiama ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e Padre, mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana"30 Alla luce del mistero di Cristo, la sessualità appare come una vocazione a realizzare l'amore che lo Spirito Santo infonde nel cuore dei redenti. Gesù infatti ha sublimato tale vocazione col Sacramento del Matrimonio.31. Ecco la risposta divina agli uomini e alle donne in cerca di luce e orientamenti per vivere la loro vita quotidiana di amore come sposi e genitori.

 

1.3.2 La vocazione ali 'amore nella forma del celibato

Come già accennato nella introduzione, il sacerdozio ministeriale è una vocazione all'amore

 

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27) GIOVANNI PAOLO II, Se tu conoscessi il dono di Dio, 23 settembre 1982, in "Matrimonio e famiglia nel magistero della chiesa" a cura di P. BARBERI e D. TETTAMANZI, Massimo-Milano 1986, p. 437, n. 659.

28) Humanae vitae, n. 8.

29) Ibidem.

30) Familiaris consortio, n. 28.

31) Cfr. CEC, Orientamenti..., p. 11, n. 30.

 

 

di una persona, che rinuncia alla forma coniugale dell'amore per vivere la sua sessualità nella forma celibe. Il Sacro Concilio Ecumenico Vaticano Secondo dichiara: " certo la verginità non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta dalla prassi della Chiesa primitiva e dalla tradizione delle Chiese Orientali "32 : tuttavia, lo stesso Sacro Concilio non ha dubitato di confermare solennemente l'antica, sacra, provvidenziale vigente legge del celibato sacerdotale, esponendo anche i motivi che la giustificano per quanti sanno apprezzare in spirito di fede e con intimo e generoso fervore i doni divini"33. In effetti, il celibato ha molteplici rapporti di convenienza con il sacerdozio. Anzitutto, la missione sacerdotale è tutta dedicata al servizio della nuova umanità che Cristo, vincitore della morte, suscita nel mondo con il suo Spirito, e che deriva la propria origine "non dal sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma da Dio" (Gv 1, 13). Ora, con la verginità o il celibato osservato per il regno dei cicli (cfr. Mt 19, 12), i presbiteri si consacrano a Cristo con un nuovo ed eccelso titolo, aderiscono più facilmente a lui con un cuore non diviso (cfr. 1 Cor. 2, 32-34), si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio dì Dio e degli uomini, servono più prontamente il suo regno e la sua opera di rigenerazione divina, e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo"34. Qui interessa sottolineare come il dono divino del celibato denota, prima di tutto, una particolare consacrazione di tutta la persona del presbitero alla Persona di Cristo; preciso che questa consacrazione consiste in una più facile adesione indivisa che capacita il presbitero di dedicarsi con libertà in e per Cristo al servizio del Padre e degli uomini. Essa abilita il presbitero a servire, con un cuore indiviso, più prontamente il regno di Cristo e la sua opera di rigenerazione e lo dispone ad una maggiore paternità in Cristo.. Da notare, ed è quanto Gesù ha indicato con l'esempio e la parola (cfr. Mt 19, 3-12), la verginità o il celibato per il regno dei cicli non è solo una particolare vocazione all'amore, ma anche un dono di Dio per rendere il cuore più libero ad amare Dio e gli uomini. Infatti, libero dai doveri dell'amore coniugale, il cuore vergine può sentirsi più disponibile all'amore gratuito dei fratelli. Il presbitero celibe esprime, in modo eccellente, la donazione del Cristo al Padre per i fratelli e prefigura con maggiore esattezza la realtà della vita eterna, tutta sostanziata di carità"35. Quanto detto evidenzia che solamente nel mistero del Verbo Incarnato il mistero dell'uomo trova vera luce e l'esistenza umana acquista il suo pieno significato nella vocazione alla vita divina, cioè, all'amore.

 

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32) Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 16.

33) PAOLO VI, Celibato sacerdotale, introduzione.
34) Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 16.

35) Cfr. 1 Cor. 7, 32-34; 13, 4-8; Familiaris consortio, n. 16.

 

 

Solo seguendo il Cristo, l'uomo risponde a questa vocazione e diventa così pienamente uomo fino a raggiungere "lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef. 4, 13)36. "In sintesi, la sessualità è chiamata ad esprimere valori diversi a cui corrispondono esigenze morali specifiche. Orientata verso il dialogo interpersonale. contribuisce alla maturazione integrale dell'uomo, aprendolo al dono di sé nell'amore. Legata, inoltre, nell'ordine della creazione, alla fecondità e alla trasmissione della vita, è chiamata ad essere fedele anche a questa sua interna finalità.

Amore e fecondità sono comunque significati e valori della sessualità, che si includono e richiamano a vicenda e non possono quindi essere considerati né alternativi né opposti"37.

Ma allora cosa c'è di specifico nella vocazione all'amore celibe del presbitero? Risponde la CEC: il celibato del presbitero implica certamente "la rinuncia alla forma di amore tipica del matrimonio, ma la sua rinuncia è compiuta allo scopo di assumere più in profondità il dinamismo, insito nella sessualità, di apertura oblativa agli altri e di potenziarlo e trasfigurarlo mediante la presenza dello Spirito, il quale insegna ad amare il Padre e i fratelli come il Signore Gesù. Ecco perché la vita psico-affettiva, propria di ciascuna persona sessuata, si esprime in modo caratteristico nei diversi stati di vita: l'unione dei coniugi, il celibato consacrato scelto per il Regno, la condizione del cristiano che non ha raggiunto il momento dell'impegno matrimoniale o perché rimane tuttora celibe, o perché ha scelto di conservarsi tale. In tutti i casi questa vita affettiva deve essere accolta e integrata nella persona umana38. Con questa precisazione sulla accoglienza e la integrazione differenziata della vita psico-affettiva per ogni persona chiamata all'amore, siamo giunti alla vocazione alla castità e, quindi, alla educazione della sessualità, come cammino verso la completa realizzazione psico-affettiva di tutti e specialmente del presbitero.

 

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36) Cfr. Gaudium et spes, n. 22; CEC, Orientamenti..., p. 11, n. 29.

37) CEC, Orientamenti..., p. 12, n. 32.
38) CEC, Orientamenti..., p. 12, n. 33.

 

 

2. La castità: cammino verso la completa realizzazione psico-affettiva.

"La sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell'unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente l'affettività, la capacità di amare e di procreare, e, in modo più generale, l'attitudine ad intrecciare rapporti di comunione con gli altri"39. La sessualità necessita perciò una educazione di cui l'obiettivo fondamentale è una conoscenza adeguata della natura e dell'importanza della sessualità e dello sviluppo armonico ed integrale della persona verso la maturazione psicologica, in vista della piena maturità spirituale, alla quale tutti i credenti sono chiamati. Per quanto riguarda la conoscenza adeguata della natura e dell'importanza della sessualità e dello sviluppo integrale della persona, abbiamo tratto nella riflessione precedente. Adesso c'interessiamo della completa realizzazione psico-affettiva in vista della maturità spirituale del presbitero. Anche qui, come per la adeguata conoscenza della sessualità, la vocazione alla castità deve considerare la totalità della persona ed esigere quindi l'integrazione degli elementi biologici, psico-affettivi, sociali e spirituali. Tuttavia questa integrazione è diventata più difficile, perché anche il credente porta le conseguenze del peccato originale. Ignorare che l'uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo della educazione, della politica, dell'azione sociale e dei costumi. "L'uomo, creato per la libertà porta in sé la ferita del peccato originale, che continuamente lo attira verso il male e lo rende bisognoso di redenzione40. Ciò comporta che, per tendere verso la maturazione della vita psico-affettivo-sessuale, si debba prestare particolare attenzione all'educazione della volontà, dei sentimenti e delle emozioni. Infatti, l'educazione psico-affettiva in vista della maturità spirituale necessita il dominio di sé, che, a sua volta, presuppone il pudore, la temperanza, il rispetto di sé e degli altri nonché l'apertura al prossimo.41

 

2.1 La vocazione alla castità coniugale e sacerdotale

"La castità esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo essere corporeo e spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna. La virtù della castità, quindi, comporta l'integrità della persona e

 

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39) CCC, n. 2332.

40) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Centesimus annus, 25.
41) Cfr. CEC, Orientamenti..., p. 13, n. 35.

 

 

l'integralità del dono"42. E' secondo il CCC. quanto vale per la castità coniugale; ma. ed è importante.

Questa castità vale a fortiori e più radicalmente e totalmente per il sacerdote celibe. Paolo VI si è espresso in merito nella sua enciclica Celibato sacerdotale, trattando prima del matrimonio e poi del celibato. Cito: "Il matrimonio, che per volontà di Dio continua l'opera della prima creazione (Gen. 2. 18) assunto nel disegno totale della salvezza, acquista anch'esso nuovo significato e valore. Gesù infatti, ne ha ristabilito la primigenia dignità (Mt. 19. 3-8), lo ha onorato (cfr. Gv, 2, 1-11) e lo ha elevato alla dignità di sacramento e di misterioso segno della sua unione con la Chiesa (Ef. 5, 32). Cosi i coniugi cristiani, nell'esercizio del mutuo amore, nel compimento dei loro specifici doveri e tendendo a quella santità che è loro propria, camminano insieme verso la patria celeste"43. "Ma Cristo, Mediatore di un più eccellente Testamento (Hebr. 8. 6), ha aperto anche un nuovo cammino, in cui la creatura umana, aderendo totalmente e direttamente al Signore e preoccupata soltanto di Lui e delle sue cose (1 Cor. 7, 33-35), manifesta in maniera più chiara e compiuta la realtà profondamente innovatrice del Nuovo Testamento"44. Gesù ha voluto un sacerdozio ministeriale come reale partecipazione al suo unico sacerdozio, affinché i fedeli fossero uniti in un corpo solo e che nel seno della comunità dei fedeli, questi sacerdoti avessero il sacro potere dell'ordine per offrire il sacrificio e perdonare i peccati, e in suo nome, cioè Persona Christi gerens, e svolgessero così per gli uomini, in forma ufficiale, la funzione sacerdotale.45 Per capire questo fino in fondo dobbiamo tener presente che Cristo, Figlio unico del Padre, in piena armonia con la sua missione di Mediatore tra il ciclo e la terra, rimase per tutta la sua vita nello stato di verginità per significare la sua totale dedizione al servizio del Padre e degli uomini. Il mistero della novità di Cristo-Sacerdote consiste nella libertà da vincoli di carne e sangue per coloro che sono chiamati a partecipare alla sua missione di unico Mediatore e supremo Sacerdote eterno. Da qui risulta evidente e convincente che esiste una profonda connessione tra la verginità e il sacerdozio di Cristo. La vocazione all'amore del presbitero si concreta così nella scelta della verginità, con l'intento di partecipare non soltanto all'ufficio sacerdotale del Signore Gesù, ma anche di dividere con Lui lo stesso stato di vita. La risposta alla divina vocazione è, dunque, una risposta d'amore all'amore che Cristo ci ha dimostrato in maniera sublime. La grazia del sacramento dell'Ordine moltiplica, pertanto, con forza divina le esigenze dell'amore, che, quando è autentico, è totale, esclusivo, stabile e perenne, irresistibile a tutti gli egoismi46. Ora, è proprio la educazione alla castità che abilita il presbitero alla realizzazione la sua vocazione all'amore sacerdotale.

 

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42) CCC, n. 2337.

43) PAOLO VI, Celibato sacerdotale, significato cristologico del celibato.
44) Ibidem.

45) Cfr. Ibidem. Cfr. Prebiterorum ordinis, n.2.

46) Cfr. PAOLO VI, Celibato sacerdotale, significato cristologico del celibato.