In X Anniversario Editionis Catechismi Ecclesiae Catholicae Conventus Catechisticus Internationalis

Il concetto teologico del Catechismo della Chiesa Cattolica

Cardinale Christoph Schonborn

Roma, 9 ottobre 2002

 

È per me un grande onore e al contempo una gioia profonda poter partecipare a questo Congresso Catechistico Internazionale in occasione del decimo anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica. Mi è stato proposto di parlare del concetto teologico del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il titolo stesso di questa conferenza pone già un interrogativo. Questo Catechismo è un progetto teologico, contiene un concetto teologico che faccia parte dei vari concetti, dei vari progetti teologici ? È il concetto di una certa scuola di teologia ? Di una scuola romana, se esiste in quanto tale? O di una teologia " ratzingeriana "? Dovrebbe essere messo in discussione con altri concetti teologici, per esempio quello " rahneriano " o " balthasariano " ? Questo Catechismo è il prodotto di un concetto europeo di teologia, da distinguere dal concetto asiatico, africano o latinoamericano ? Questa domanda, posta tante volte, ci porta al nocciolo del nostro tema. Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa Cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca ad un livello che precede i concetti teologici e li fonda. Fin dall'inizio della nostra riflessione dobbiamo chiarire questa distinzione fondamentale, tanto spesso trascurata nella teologia contemporanea, tra la dottrina della fede e la sua esplicitazione teologica.

Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (Regula Fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede.

Nel lavoro del Comitato di redazione del Catechismo, tra i vari criteri di redazione, ce n'era uno primordiale: è materia di Catechismo ciò che è insegnamento della Chiesa, dottrina della fede. Tutto ciò che è considerato appartenente ad una scuola di teologia deve essere scartato dal Catechismo. Vi do due esempi.

Nelle numerose reazioni al " Progetto rivisto " che era stato sottoposto alla consultazione dell'Episcopato della Chiesa universale, è stato chiesto più volte di inserire nel Catechismo la cosiddetta " dottrina psicologica " di Sant'Agostino sul mistero della Beata Trinità, ossia l'attribuzione delle facoltà dell'anima alle Tre Persone Divine : la memoria a Dio Padre, la conoscenza al Figlio e la volontà allo Spirito Santo. Nel Catechismo non vi è tuttavia traccia di tale dottrina. Perché? Perché questa omissione, mentre l'intera teologia della Chiesa latina, tramite tutte le sue scuole, ha più o meno ripreso la dottrina agostiniana? La risposta è chiara : perché la Chiesa non ha mai considerato questa dottrina come parte del deposito della fede o della regola della fede, cioè dell'insegnamento ordinario del Magistero della Chiesa. Nessun concilio, nessun insegnamento pontificio ha assunto questa dottrina come parte della dottrina della fede. Resta un'esplicitazione teologica, venerabilissima ma teologica. Tutto l'Oriente cristiano crede nel mistero della Beata Trinità senza tuttavia far riferimento a tale esplicitazione teologica.

Nel primo progetto della prima parte del Catechismo, l'articolo del Credo sulla discesa di Cristo agli inferi è stato fortemente caratterizzato dalla teologia di Hans Urs von Balthasar. La Commissione del Catechismo, da cui dipendeva il Comitato di redazione e che era stata incaricata dal Santo Padre di curare la realizzazione del Catechismo, ha scartato nettamente un tale approccio, considerandolo troppo " teologico ". In effetti, l'insegnamento del famoso teologo e Cardinale è un tipico caso di teoria teologica, di saggio per spiegare cos'è la fede all'interno di una riflessione teologica. Anche se oggigiorno molti teologi hanno adottato questa teoria teologica, non per questo essa fa parte del deposito della fede, né della dottrina della fede. H testo definitivo dell'articolo riguardante il simbolo degli Apostoli non conserva dunque nessuna traccia dell'approccio balthasariano al mistero della discesa agli inferi.

Qua! è dunque il concetto teologico del Catechismo? Il genere letterario del Catechismo presuppone una distinzione chiara tra dottrina della fede e lavoro teologico. E’ urgente ritornare alla distinzione che San Tommaso fa così chiaramente nella famosa questione I della Summa. Per San Tommaso è chiaro che gli articoli di fede, riassunti nel Credo, non costituiscono sentenze teologiche, ma i principi stessi sui quali deve basarsi ogni riflessione teologica. Gli articoli di fede hanno lo stesso ruolo che hanno gli assiomi nelle scienze naturali. Sono i presupposti di ogni riflessione teologica, la quale non li formula, ma ha il compito di esplicitarli, di spiegare la loro portata, i mutui legami, il significato dell'agire umano, eccetera. La teologia non giudica i principi, ma lavora alla luce di tali principi.

Il Credo, si potrebbe però obiettare, simbolo degli Apostoli, con i suoi dodici articoli e i suoi tre capitoli che riguardano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, è estremamente breve e conciso. Il Catechismo invece, con i suoi 2865 numeri è un libro piuttosto voluminoso. Tutti i numeri devono essere considerati assiomatici, principi primordiali della teologia? È veramente possibile distinguere così nettamente dottrina della fede e insegnamenti teologici? Il Catechismo della Chiesa Cattolica appartiene ad una certa epoca, con le sue domande, i suoi interrogativi, i suoi accenti che dipendono dalle circostanze del tempo. Bisogna tener conto di tutto ciò nell'ambito della fede, della dottrina della fede? Dobbiamo distinguere!

I quattro pilastri del Catechismo costituiscono senza dubbio le fonti della vita, della fede e dell'insegnamento della Chiesa, inclusa la teologia. Questi quattro pilastri hanno veramente il carattere di assiomi, sono i presupposti per qualsiasi lavoro del teologo. In effetti il Credo, i sette Sacramenti, i dieci Comandamenti, le sette domande del Padre Nostro, devono essere strettamente comuni a tutta la Chiesa, a tutti i fedeli. Tale è l'espressione condensata di ciò che la Chiesa crede e ciò di cui Essa vive. Sappiamo dunque che questi quattro pilastri costituiscono l'essenziale della catechesi battesimale della Chiesa antica e dell'Ordine d'iniziazione degli adulti oggi. A che livello si colloca dunque il Catechismo? È qualcosa di più del condensato che rappresentano i quattro pilastri, ma non per questo si colloca sul piano del lavoro teologico vero e proprio. Nelle quattro parti del Catechismo, troviamo delle esplicitazioni su ciò che la Chiesa insegna a proposito dei quattro pilastri. Quasi sempre l'esposizione presenta semplicemente l'insegnamento ordinario della Chiesa e del suo Magistero. Talvolta l'esposizione presenta degli insegnamenti che devono essere considerati straordinari, parte del Magistero solenne della Chiesa. Ma è pur sempre l'insegnamento della Chiesa che il Catechismo vuole presentare.

Ne segue che il teologo nel suo lavoro di esplicitazione, di difesa, di argomentazione razionale della fede dovrebbe far continuamente riferimento a quella fonte che è il Catechismo della Chiesa Cattolica. Un bell'esempio di tale uso è la simbologia di Johann Adam Möhler, capolavoro della teologia del XIX secolo. Möhler fa continuamente riferimento al Catechismo del Concilio di Trento quando vuole esporre l'insegnamento della Chiesa Cattolica, il Catechismo della Chiesa Cattolica è per così dire la materia base per il lavoro del teologo.

Si obietterà forse che è la Bibbia, innanzitutto, la fonte principale della teologia. È vero che il Concilio ci insegna che la Bibbia deve essere l'anima della teologia (Dei Verbum 24). È necessario rammentare, però, ciò che dice il Catechismo al numero 108: " La fede cristiana tuttavia non è una "religione del Libro". Il Cristianesimo è la religione della "Parola" di Dio: di una Parola cioè che non è "una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente". Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture (Luca 24,45) " (CCC 108). Non è il libro in quanto tale ad essere la fonte, ma la Parola vivente di Dio, Parola fatta carne che ha dimorato tra noi. E solo nella fede della Chiesa, che è il suo corpo, le Scritture diventano intelligibili per opera dello Spirito Santo. A tale fonte viva si accede con la trasmissione dei quattro pilastri della fede nella catechesi battesimale. Al di fuori della Chiesa e della sua fede vivente le Scritture non possono essere fonte d'acqua viva.

Si potrebbe anche obiettare che il Catechismo della Chiesa Cattolica è troppo voluminoso per essere la semplice guida alla fede di cui hanno bisogno i fedeli. Sono pienamente d'accordo con questa obiezione e ritengo fortemente urgente per noi un catechismo breve, un piccolo catechismo basato sul Catechismo della Chiesa Cattolica; ma avremmo bisogno del genio e della santità di un San Pietro Canisio, di un San Roberto Bellarmino o di un S. Toribio di Mongrovejo. Dopo dieci anni di questa "corsa da gigante" del Catechismo della Chiesa Cattolica, ora è necessario un piccolo catechismo corrispondente. Chiediamo umilmente al Santo Padre la sua realizzazione, se Egli lo ritiene utile e necessario. Nel frattempo constatiamo con gioia che molti fedeli, anche senza grande istruzione, si servono del Catechismo, e da esso traggono conforto e illuminazione per la loro fede e vita cristiana. Vedo un'altra urgenza. Nell'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo Vobis, il Santo Padre, al numero 62, aveva già raccomandato vivamente che il Catechismo servisse come strumento di formazione di base per il primo anno di seminario, per l'anno propedeutico o per il corso introduttivo alla teologia. L'esperienza dimostra che oggi il ricorso al Catechismo è di importanza primordiale

per i giovani studenti e studentesse di teologia. Molti di loro non hanno ricevuto una formazione religiosa sufficiente in famiglia, a scuola, nella catechesi parrocchiale. Hanno un bisogno vitale di avere una visione d'insieme della fede e della vita cristiana, e chi meglio del Catechismo della Chiesa Cattolica può offrirgliela ? Nell'attuale formazione in teologia, nelle nostre facoltà e istituti di teologia, c'è il pericolo di un certo enciclopedismo a cui manca la coesione e il senso per il nexus mysteriorum. Gli studenti in teologia rischiano di essere sommersi da un gran numero di approcci, idee, scuole, ma troppo di rado ricevono una visione complessiva, quella visione della fede che mostra la coesione di ciò che crediamo, di ciò che la Chiesa insegna. Il Catechismo è lo strumento ideale per un primo approccio d'insieme a tutto ciò che, in seguito, sarà esposto nelle diverse materie dell'insegnamento teologico. In effetti, nelle sue quattro parti, così strettamente legate tra loro, sono affrontati rutti gli ambiti della teologia: la Teologia fondamentale e il Dogma nella prima parte, la Liturgia e i Sacramenti nella seconda parte, la Morale fondamentale e la Morale speciale nella terza, la Vita spirituale e la Vita di preghiera nella quarta. Mi sembra dunque di importanza primordiale per l'avvenire della formazione teologica nella Chiesa che la raccomandazione della Pastores dabo Vobis nel numero 62 sia applicata a tutti e in modo obbligatorio. In essa vedo anche un mezzo importante per contrastare la tendenza, che reputo pericolosa, di opporre delle teologie regionali tra loro e al Magistero. Se è legittimo sviluppare una teologia asiatica, indiana o una teologia africana, latinoamericana con accenti propri che corrispondano alle sfide proprie di questi continenti, è tanto più importante che sia mantenuta l'unità della fede attraverso l'unità dell'insegnamento della Dottrina della fede. Il Catechismo non è né europeo, né romano (nel senso di un regionalismo teologico), è universale, cattolico, poiché rappresenta l'insegnamento comune della dottrina della fede della Chiesa. Vedo anche un altro ruolo importante del Catechismo nell'insegnamento della teologia : penso che sarebbe auspicabile e proficuo che, nell'iter finale degli studi di teologia, si ritornasse al Catechismo della Chiesa Cattolica per consentire agli studenti

di fare la sintesi dell'insieme dei loro studi, di avere, ancora una volta, una visione d'insieme arricchita da tutti i contributi delle diverse materie di teologia che hanno nel frattempo studiato. Quello che nei vecchi corsi di teologia era il de universa, per l'esame finale in teologia, oggi potrebbe essere il Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento d'eccezione per conoscere ed amare la sinfonia della verità (S. Ireneo). Constatiamo con grande riconoscenza le numerose iniziative nel mondo intero volte a favorire un'applicazione del Catechismo nell'insegnamento della teologia, nella catechesi, nell'insegnamento scolastico. Non v'è dubbio, tuttavia, che il Catechismo debba ancora trovare il suo spazio tra gli strumenti di base dell'insegnamento teologico.

Una visione di unità

II Catechismo della Chiesa Cattolica nasce da una convinzione irremovibile della Chiesa : quella dell'unità e dell'unicità della fede. I Padri del Sinodo straordinario del 1985 hanno avanzato questa argomentazione in favore di un catechismo del Concilio Vaticano IL H Cardinal Law di Boston fu, se ben ricordo, il primo a lanciare tale idea. La sua argomentazione era tanto semplice quanto convincente: in un mondo che diventa " villaggio globale ", in cui i giovani vivono in una cultura globalizzata, perché non fidarsi dell'unicità della fede e della possibilità di esprimerla in comune, con una sola voce, con un sol cuore ? In effetti, se c'è una sola fede, questa unicità deve essere rispecchiata nell'espressione della fede. Se c'è una sola fede, questa unità non può essere separata da un linguaggio comune, sostegno e mezzo di una comprensione comune della fede. D Catechismo insiste ripetutamente su questa unità che è espressa e mantenuta attraverso il tempo e lo spazio. Ecco cosa dice il Catechismo: " La Chiesa, che è "colonna e sostegno della verità" (1 Tm 3,15), conserva fedelmente la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. È la Chiesa che custodisce la memoria delle parole di Cristo e trasmette di generazione in generazione la

confessione di fede degli Apostoli. Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre ci insegna linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza della fede e nella vita " (CCC 171).

fl progetto del Catechismo è dunque il frutto di tale convinzione. Ed è espresso facendo riferimento a uno dei grandi testimoni dell'unità della fede, S. Ireneo di Lione. Permettetemi di citare qui i quattro articoli del Catechismo che costituiscono la conclusione della prima sezione.

" Da secoli, attraverso tante lingue, culture, popoli e nazioni, la Chiesa non cessa di confessare la sua fede unica, ricevuta da un solo Signore, trasmessa mediante un solo Battesimo, radicata nella convinzione che tutti gli uomini non hanno che un solo Dio e Padre. Sant'lreneo, testimone di questa fede, dichiara: (CCC 172)

" In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede [...], conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un'unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca" (CCC 173).

Sant'lreneo è dunque convinto che l'unica fede non è solo una questione di cuore e di anima, ma che si esprime anche con una voce unanime, dunque con un linguaggio comune. La diversità delle culture e delle lingue non esclude l'espressione comune della fede. Sant'lreneo insiste con forza :

" Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in

Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo". " n messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza " (CCC 174).

Purtroppo S. Ireneo non ci dice dove si trova il centro del mondo. Era forse la Gallia, dove si era stabilito? O la sua Antiochia natia? O Gerusalemme ? Oppure, per questo cittadino romano, era la città di Roma, il luogo del martirio dei corifei degli Apostoli, la Chiesa di Roma con la quale, secondo le stesse parole di S. Ireneo, tutte le chiese dovevano concordare a causa della sua " Capitalità " (propter principalitatem eius) ? L'importante è che una sola ed unica via di salvezza è apparsa attraverso il mondo intero. Ed è questa via che deve essere annunciata in tutti i luoghi affinchè tutti i luoghi possano condurre alla salvezza.

"Conserviamo con cura questa fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, perché, sotto l'azione dello Spirito di Dio, essa, come un deposito di grande valore, chiuso in un vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che la contiene " (CCC 175).

Che immagine impressionante usa qui S. Ireneo : la fede ricevuta dalla Chiesa non è un deposito sterile e senza vita. Anzi, essa ha la forza di rinnovare, di ringiovanire il vaso che la contiene. La fede, deposito prezioso ricevuto dalla Chiesa, affidata a noi per essere conservata con cura, ha il potere di rendere vivo, di rinnovare incessantemente il suo recipiente, il vaso che la contiene. Penso che questo sia un punto essenziale per una buona comprensione del Catechismo. Penso ugualmente che questa intuizione di S. Ireneo ci permetterà di capire meglio perché l'idea stessa di un Catechismo, di un genere letterario del Catechismo, sia stata rifiutata, respinta durante tutto un periodo recente della vita della Chiesa. Cerco di spiegarmi.

La fede - via dell'esperienza nuova

Nonostante questa visione ireneana, forte ed entusiasmante, dell'unità della fede, tanto spesso accertata dall'esperienza cristiana, il rifiuto dell'idea stessa di un catechismo resta purtroppo molto frequente, per lo meno nei paesi germanofoni, e soprattutto nell'ambiente ufficiale della catechesi. I Vescovi austriaci sono attualmente impegnati in un difficile processo di revisione dei corsi di religione nell'insegnamento secondario, n principale punto della controversia è appunto il senso dell'unità, dell'organicità, della sinfonia della fede. Da anni lottiamo con progetti di insegnamento religioso scolastico fatti di pezzi e frammenti, che rifiutano apparentemente o esplicitamente l'idea stessa di coerenza, di organicità. Siamo nell'epoca dei " flash-lights ", dei tocchi, delle impressioni e dei tentativi. La Bibbia è frazionata. Non è presentata come una storia di Dio con gli uomini, come un disegno di Dio con il mondo e l'umanità. Sono pezzi e frammenti presi qua e là che danno la triste impressione di scelte arbitrarie. Succede lo stesso con i temi della fede. Impossibile che gli allievi percepiscano la fede come un tutto organico, che esige una vita di fede coerente in tutti gli aspetti della vita. Questo concetto dell'insegnamento religioso e della catechesi ha congedato l'idea stessa dell'unità della fede. Non c'è da sorprendersi allora che il Catechismo non sia accolto negli ambienti della catechesi ufficiale. È l'idea stessa del Catechismo ad essere respinta. Se si vuole screditare un approccio catechistico nei nostri paesi di lingua tedesca, è sufficiente definirlo come

" un ritomo al Catechismo " per stroncarlo definitivamente.

Per rimediare a questa situazione così dannosa sarebbe necessario studiare in profondità le ragioni del cambiamento radicale nell'approccio catechistico avvenuto negli anni '60. Perché, da un certo momento in poi, il genere letterario del Catechismo è stato respinto in quanto tale ? Il Cardinale Ratzinger ha analizzato le ragioni di tale

reazione in una famosa conferenza di Parigi e di Lione nel 1983, conferenza di cui si è parlato molto nel mondo intero e che ha contribuito fortemente a riabilitare l'idea del Catechismo e ad aprire la strada alla proposta di un catechismo universale durante il Sinodo del 1985. D Cardinale Ratzinger vede nel predominio dell'esperienza sulla trasmissione della fede una delle ragioni del rifiuto del genere letterario del Catechismo e del crollo della catechesi classica. Permettetemi di soffermarmi su questo punto.

Da noi la catechesi è attualmente dominata dal metodo cosiddetto "di correlazione", che cerca di effettuare un andirivieni tra fede e vita, tra esperienza di vita e contributi della fede. Contro questo metodo non ci sono obiezioni di principio. È ovvio che la fede e la vita si illuminano reciprocamente, ma di fatto si riscontra una preponderanza fortemente unilaterale del " vissuto " dei giovani d'oggi. L'illuminazione che porta la fede a tali esperienze spesso rimane nel vago e soprattutto non consente un'esposizione organica della fede. Si rimane nei " flash-light ", poiché le esperienze dalle quali si parte sono lungi dall'essere coerenti tra loro e soprattutto con la fede. È ovvio che la catechesi deve far riferimento al vissuto degli ascoltatori, ma il suo scopo primordiale è di superare tale vissuto per andare verso ciò che, di per sé, non ricade nell'esperienza quotidiana. La fede conduce altrove, apre orizzonti nuovi, sconosciuti, e in tal modo apre spazi ad esperienze che l'esperienza quotidiana ignora. In termini teologici : la fede è la risposta ad una rivelazione inaudita. Partendo dall'esperienza vissuta oggi dai nostri giovani, è quasi automatico che non si arrivi alla fede rivelata. Ammettiamolo : l'esperienza dei giovani nella nostra società contemporanea è spesso così lontana dai presupposti e dai valori del Vangelo che è difficile partire dalla loro esperienza per giungere al messaggio evangelico. Ho l'impressione che il Vangelo appaia, ancor più che all'epoca del primo annuncio, come in contrasto, talvolta addirittura in contraddizione con il " vissuto " odierno. Però, sebbene agisca, diciamo, contropelo, apre orizzonti nuovi, introduce in un mondo nuovo, dunque anche ad

esperienze nuove, frutto delle nuove realtà portate dalla fede. La fede trasmessa dalla Chiesa non è, innanzitutto, un insieme di dottrine fisse da trasmettere una dopo l'altra, ma è l'avvento di una realtà nuova, inaudita, creatrice, rigeneratrice. Penso che per molti giovani di oggi e per le nostre società occidentali la scoperta della fede è anche la scoperta di un mondo nuovo che genera percezioni e esperienze nuove. È vero che la catechesi deve sempre impegnarsi a fare il collegamento tra fede e esperienza, ma la fede mostra che bisogna prima entrare in una realtà nuova per poter accedere a certe esperienze. Ed è grazie alla fede che le esperienze si illuminano, si correggono e si arricchiscono tra loro.

Penso che ci troviamo qui davanti ad una questione simile a quella delFinculturazione. Nell'Enciclica Fides et Ratio il Santo Padre ha illuminato meravigliosamente bene questa questione (soprattutto nei numero 70 e seguenti). Quando la fede entra nella cultura, avviene innanzitutto una trasformazione della cultura, che è come colta dalla nuova dinamica della rivelazione e della vita cristiana. La fede apre la cultura e la aiuta a superare se stessa, la fa entrare in prospettive e percezioni nuove che la trasformano dall'interno. Infatti la fede non è solo accolta nelle culture, è anche e soprattutto essa stessa creatrice e generatrice di nuove culture. Come fa? Penso soprattutto seguendo due direzioni : apre il particolarismo delle culture, che comporta sempre un certo rischio di chiusura, verso l'universale della verità. In tal senso, la fede è garante dell'universalità della ragione. Essendo la fede luce divina per illuminare il cammino dell'uomo, essa mette in luce l'universalità della verità che il particolarismo culturale rischia di oscurare. In tal senso la fede è garante di una comunione universale nella ricerca e nell'attaccamento alla verità.

Secondo, la fede ha una forza trasformatrice della vita umana. Essa porta ed esige un comportamento nuovo, attraverso la grazia divina da la forza per un'azione nuova, per un modo di essere diverso dall'uomo chiuso nei particolarismi di un mondo frammentato. La fede non cambia solo la vita individuale, richiede anche di incarnarsi nelle strutture nuove, vuole agire da fermento in tutti gli ambiti della società. In tal

modo la fede genera una cultura nuova, cristiana, diversa dal mondo pagano. Forse siamo troppo abituati, nelle terre di antica Cristianità, agli effetti di una lunga e lenta inculturazione della fede cristiana nei nostri paesi. Non ci rendiamo sufficientemente conto fino a che punto la nostra società è impregnata di cultura cristiana, quanto i comportamenti sociali e comunitari che consideriamo come valori scontati, siano dovuti a questa trasformazione paziente dei costumi e delle scale di valore prodotta da secoli di fede cristiana. Nella misura in cui l'influenza della fede cristiana si indebolisce, in cui perde il suo sapore e la sua forza, diventa ancor più necessario proporre la fede in modo nuovo, al contempo come conoscenza e vita nuove. Quali sono le conseguenze di tutto ciò per il Catechismo ? Dov'è il ruolo provvidenziale del Catechismo della Chiesa Cattolica nella congiuntura attuale ? Permettetemi di concludere le mie riflessioni con tre piste che indicano l'importanza del Catechismo oggigiorno.

In un'epoca di frazionamento, di frammentazione del sapere e delle esperienze, tanto nella società quanto nella Chiesa, è di importanza primordiale tornare alla narrazione del disegno di Dio. D grande modello è l'anamnesi liturgica, che colloca la nostra vita e il nostro tempo nel grande arco del disegno benevolo di Dio. Dobbiamo osare raccontare il grande disegno di Dio in modo coerente, altrimenti cediamo il posto a nuovi miti che pretendono raccontare le origini e l'inizio della storia. H dovere della catechesi, dunque del Catechismo, è la narrazione del disegno di Dio che rivela la fede, fl Credo, simbolo degli Apostoli, base della prima parte del Catechismo, ne è un buon esempio. Non è invano che i catecumeni ricevono innanzitutto il simbolo della fede in cui è riassunto l'insieme del disegno di Dio. Nell'accogliere il simbolo della fede riceviamo anche il nostro posto nella storia, in questo grande dramma del disegno di Dio, troviamo il nostro ruolo nella storia della salvezza. Ci accorgiamo che è una storia nuova, diversa da quella che ci racconta il mondo, da quella che credevamo essere la nostra storia.

La seconda parte del Catechismo sulla liturgia e i Sacramenti ci consente di entrare nel disegno di Dio tramite quella che il Catechismo definisce " l'economia sacramentale ". Infatti la storia della salvezza, il disegno di Dio si attuali/za, è reso presente nella vita della liturgia e dei Sacramenti. Con il Battesimo diventiamo partecipi della storia di Dio con l'umanità, entriamo nel disegno di Dio su di noi.

La catechesi non deve rinunciare a questa visione d'insieme senza la quale i nostri giovani e i nostri fedeli adulti rischiano di non conoscere il posto che Dio ha destinato loro nel Suo disegno.

La terza e la quarta parte del Catechismo getta le basi di una cultura e di un'esperienza cristiana. In effetti, tutta la parte morale, intitolata " La Vita in Cristo " parla di una vita nuova alla quale l'economia divina ci fa nascere attraverso i Sacramenti. L'agire morale del cristiano è subito visto nella prospettiva di una vita nuova, di una cultura nuova costruita sulle nuove basi di ciò che Dio offre con la rivelazione e la grazia del Redentore. Se è vero che questa cultura cristiana rischia di essere per molti una terra sconosciuta, un mondo ignoto, è tanto più importante fare riferimento all'esperienza cristiana. Ed è soprattutto la quarta parte sulla preghiera cristiana ad essere ricca dell'esperienza nuova che rappresenta la vita cristiana.

n Papa Paolo VI ha insistito sull'importanza della testimonianza che, oggigiorao, è più eloquente per l'uomo di quanto non lo sia l'insegnamento della dottrina cristiana. È vero che i giovani in particolare hanno bisogno dell'esperienza, del vissuto per poter ricevere il Vangelo. È per questo che la catechesi ha un bisogno così vitale di esempi di vita cristiana, del riferimento all'esperienza cristiana vissuta. La catechesi dovrà avere come punto di partenza questa esperienza in particolare, la testimonianza della vita nuova, della felicità che essa porta, delle trasformazioni visibili, manifeste che essa produce, n Catechismo della Chiesa Cattolica vuole incoraggiare i catecheti a fare riferimento all'esperienza cristiana offrendo spesso citazioni di Santi e Sante della Chiesa. Nelle loro esperienze s'incarna l'insegnamento cristiano diventando realtà tangibile e visibile. Penso che per il Santo Padre le numerose beatificazioni e

canonizzazioni sono strettamente legate al suo appello urgente ed incessante alla Nuova Evangelizzazione. La catechesi potrà attingere ampiamente a questi esempi di vita cristiana per rispondere al bisogno di " vissuto " dei nostri giovani. La forza ineguagliabile di Papa Giovanni Paolo II nel suo rapporto con i giovani consiste certamente nell'essere un esempio vivente, una catechesi in carne e ossa, più eloquente di qualsiasi parola che voglia insegnare cos'è l'esperienza e la fede cristiana. Viviamo in un'epoca di grande globalizzazione. Tutti ne parlano. Tutti la sperimentano. Ma in quale direzione va questa globalizzazione? Le preoccupazioni in tal proposito sorgono a volte in maniera violenta durante i grandi vertici economici. Noi non reagiamo nello stesso modo di fronte alla sfida della globalizzazione. Fin dagli inizi il Vangelo di Gesù Cristo è stato destinato a tutti i popoli, affinchè tutti diventino suoi discepoli. D giorno della Pentecoste, tutti i popoli sono simbolicamente presenti durante la nascita della Chiesa. Con il suo sguardo sul disegno di Dio, la fede cristiana, seguendo in questo la fede di Israele, ha sempre creduto e professato che il genere umano è uno solo, con un'origine comune, con una natura umana comune, e con il privilegio di una dignità inalienabile uguale per tutti i membri di questa umanità, destinata ad essere un'unica famiglia umana, a diventare la famiglia di Dio, di cui la Chiesa è il germe e il principio. In seguito al Concilio Vaticano n in cui la Chiesa ha preso coscienza, come mai prima di allora, della sua universalità, del suo destino ad essere Sacramento della salvezza universale, la Chiesa ha voluto dire la sua fede in un " Catechismo Universale ", in un Catechismo che vuole essere risolutamente cattolico per tutta la Chiesa, espressione della sua cattolicità, della sua fede unica destinata a tutta l'umanità, strumento dell'annuncio della Buona Novella a tutte le genti, per farne i discepoli di Gesù e per insegnare loro tutto ciò che Lui stesso ha insegnato. Non è un progetto da poco, ma il Vangelo non ci consente di ignorare tale esigenza. È con gioia e azione di grazia che possiamo dire, dieci anni dopo la sua promulgazione da parte del Santo Padre, che il Catechismo della Chiesa Cattolica si è rivelato un magnifico strumento per il grande progetto della Nuova Evangelizzazione.