L’immoralità della clonazione umana
Prof. Michael Hull, New York
Papa Paolo VI, nella sua lettera enciclica Humanae vitae (25 luglio 1968), ammoniva contro il pericolo della separazione tra l’aspetto unitivo e l’aspetto procreativo dell’atto coniugale, il quale, unendo intimamente marito e moglie, li rende capaci di generare nuove vite (n. 12), dal momento che il controllo artificiale delle nascite costituirebbe l’inizio della caduta in un dirupio scivoloso di denigrazione morale e disprezzo della vita (n. 17). La previsione di Paolo VI era acuta. Nella misura in cui la società nel mondo intero separava l’amore (unità) dalla vita (procreazione), crescevano il divorzio e la fornicazione a danno di innumerevoli famiglie. Nella misura in cui la società nel mondo intero separava la vita dall’amore, crescevano l’aborto e l’infanticidio (eufemizzato come "aborto della nascita parziale") a detrimento dell’intera famiglia umana. L’ultimo gesto di disprezzo dell’amore e della vita è la clonazione umana.
Tenendo presenti i tentativi contemporanei di clonare gli esseri umani, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato un’Istruzione intitolata Donum vitae (22 febbraio 1987). Donum vitae osserva che i tentativi e le ipotesi di ottenere un essere umano senza alcuna connessione con la sessualità attraverso la "fissione gemellare", la clonazione o la partenogenesi, devono essere considerati contrari alla legge morale, poiché sono in opposizione alla dignità sia della procreazione umana che dell’unione coniugale (n. 16). La clonazione umana è doppiamente immorale. È la separazione definitiva tra amore e vita fino al punto non soltanto di pervertire l’atto coniugale nel confronto con l’assenza di unità nell’amore della fecondazione in vitro, ma anche al punto di annullare la fusione naturale dei gameti maschili e femminili (sperma e ovulo) nella procreazione della vita umana.
Coloro che propongono la clonazione umana spesso operano una distinzione tra clonazione riproduttiva (clonazione con l’intento di produrre embrioni da far crescere come bambini) e clonazione terapeutica (clonazione con l’intento di produrre embrioni per la ricerca biomedica). Questa è una distinzione senza una differenza: i metodi e i risultati di tale produzione sono gli stessi, in particolare, le vite umane vengono lavorate. Questa distinzione, che differenzia soltanto i fini ultimi laici, disprezza i diritti degli esseri umani a venire modellati. In prima istanza, tale clonazione produrrebbe esseri umani che sono doppioni genetici di persone ancora vive o decedute. Nate senza madre né padre, al di fuori del corso della procreazione naturale, tali persone sarebbero private di identità, nel caso venisse permesso loro di raggiungere la maturità. Nei momenti più bui, inoltre, sono esseri umani che sono destinati a non essere nulla di più di un conglomerato di parti di ricambio destinati ad essere raccolti da coloro che gli hanno dato origine. In seconda istanza, tale clonazione produrrebbe esseri umani che sono le cavie della scienza, che corrono freneticamente ma a vuoto. Nati senza madre né padre, al di fuori del corso della procreazione naturale, tali esseri sarebbero rinchiusi in recinti come ratti di laboratorio o mucche da latte, nel caso venisse permesso loro di vivere per un tempo superiore ad alcuni giorni. Nei momenti più bui, sono esseri umani che sono destinati a essere torturati, mutilati, smembrati o uccisi in esperimenti completamente privi di controllo. La clonazione umana destinata alla riproduzione o alla terapia è ripugnante per la dignità umana e per la volontà di Dio nei confronti di coloro che Egli ha creato a sua propria immagine e somiglianza (Gn 1, 26-27).
Benché alcune nazioni abbiano promulgato una legislazione per bandire o almeno limitare la clonazione umana, ciononostante tecnici incoscienti e irresponsabili praticano la clonazione umana. L’umanità si è troppo inoltrata giù per il dirupio scivoloso, verso una barbarie finora sconosciuta nella storia umana. La clonazione umana deve essere fermata, a dispetto di qualunque progresso scientifico a cui potrebbe portare, poiché il destino umano non si può realizzare definitivamente in questa vita. "Sia chiaro a tutti che la vita dell’uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati a questo tempo, e non si possono commisurare e capire in questo mondo soltanto, ma riguardano il destino eterno degli uomini" (Gaudium et spes, 51).