Prof. Graham Rose, Johannesburg: l’antropologia cristiana negli insegnamenti di Giovanni Paolo II (29 ottobre 2003)
Introduzione
In sintonia con l’insegnamento del Papa e la sua enfasi sulla persona concreta, dobbiamo, fin dall’inizio, salutare la Persona Karol Wojtyla. Rendo onore alla sua famiglia, alla sua fede e alla sua amata Polonia che lo hanno formato. In occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione al sacerdozio nel 1996, ha ricordato in che modo aveva conosciuto "per così dire, dal di dentro" sia il nazismo sia il comunismo (1), cosa che deve averlo di certo formato. A proposito delle varie influenze intellettuali sul pensiero antropologico del Papa, un commentatore descrive la "sua immersione in Tommaso D’Aquino, il suo uso del metodo fenomenologico per catturare e descrivere la ricchezza delle esperienze spirituali, la sua prospettiva personalista sulla fioritura umana e la sua attenzione teologica prioritaria
all ’incarnazione quale chiave della natura e del desti no dell’uomo". (2) Riconosciamo queste fonti, i pensatori che vi dimorano e che hanno recato frutti abbondanti nella filosofia di Giovanni Paolo II.
I La sua attenzione teologica all’incarnazione
Nella frase di apertura della sua prima Enciclica, Redemptor hominis, il Papa ci guida al centro di tutto il suo pensiero, "Il redentore dell’uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia". Quasi vent’anni dopo, nella Fides et Ratio,, dopo aver descritto il primo capitolo della Gaudium et spes come "un compendio di antropologia biblica, fonte di ispirazione anche per la filosofia"
Afferma: "costituisce uno dei punti di riferimento costante del mio insegnamento" (n. 61). Questo "testo stupendo", così come lo ha definito, afferma in sostanza che " n realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo". E’ Cristo che "rivela l’uomo pienamente a se stesso" (Gaudium et spes, n.22; Redemptor hominis, n. 9).
E’ il fondamento di un’antropologia profondamente cristiana. Il Papa lo dichiara ulteriormente nella Fides et ratio: "La Rivelazione, pertanto, immette nella nostra storia una verità universale e ultima" (n. 14).
II "Uomo" sì, ma ogni uomo, ogni persona
Nella Redemptor hominis il Papa descrive Cristo incarnato che ha penetrato "in modo unico e irripetibile il mistero dell’uomo e il suo cuore " (n. 48). Continua sottolineando che non si riferisce all’uomo in astratto, ma piuttosto all’uomo "reale", "concreto" e "storico". Ci riferiamo a ogni uomo. In questa dichiarazione molto empatica percepiamo il personalismo che informa di sé la filosofia e l’antropologia del Papa.
In passato, il Papa ha fatto riferimento a due pensatori ebrei, Martin Buber ed Emmanuel Levinas, che, attingendo alla tradizione personalista del Vecchio Testamento, hanno influenzato il suo pensiero. (3) La sua filosofia è stata descritta come "situata nell’ampia tradizione del personalismo cristiano che è fiorito nel nostro secolo, promosso soprattutto dal cattolicesimo francese" (4)
Prestando attenzione alla persona umana, il Papa ha accolto il ricorso alla soggettività presente nella filosofia negli ultimi secoli. Egli ritiene che esso abbia permesso a molti pensatori di raggiungere una visione più adeguata dell’uomo in quanto persona.. (5) Tuttavia, nell’ambito del suo concetto di persona umana, traccia una linea molto netta fra soggettività e soggettivismo, rifiutando ovviamente quest’ultimo.
III Il fine trascendente della persona umana
Nella Fides et Ratio afferma che la verità della Rivelazione cristiana ci permette di rompere un’abitudine immanentista della mente". Piuttosto, "uomini e donne sono sempre chiamati a dirigere i loro passi verso una verità che li trascende " (15, 5). La trascendenza della persona umana consiste allora nel fatto che Dio è il nostro fine, di fatto il fine di tutte le creature. (RH 10). In Cristo e attraverso Cristo siamo invitati e abilitati a condividere il mistero divino della vita nella Trinità. La filosofia contemporanea viene criticata perché non riesce a tener conto di questa dimensione trascendente dell’uomo.
E’ proprio questa natura trascendente dell’ultima destinazione del nostro cammino umano a rendere tutto il resto relativo: la vita terrena è descritta come "penultima" nella Evangelium vitae. (EV, n. 2) La trascendenza della persona umana così definita ci invita a considerare la natura di questa dignità, della quale andiamo ora a trattare.
IV La dignità della persona umana
Nella Redemptor hominis, il Papa afferma che "proprio per il fatto che la natura umana è stata assunta, non assorbita in (Cristo)" è stata elevata a una "dignità senza eguali" (Cf. RH, n.5). Si basa sulla Gaudium et spes in cui aveva già parlato della "" (GS, n.91) Nella Evangelium vitae si riferisce a "la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale….è comunque realtà sacra " (EV, n. 2)
Da questa grande verità derivano i diritti umani. Per il Papa ciò è stato fin dall’inizio un passo immediato e ovvio. Non dimentichiamo la sua esperienza della soppressione dei diritti umani sotto i regimi totalitari e la sua risposta ad essa. Ne è un esempio la sua difesa del diritto di associazione dei lavoratori durante la crisi di Solidarnosc all’inizio degli anni ’80 in Polonia. La dignità dell’uomo e la difesa dei diritti umani divengono il criterio centrale dell’autenticità dello sviluppo umano come si afferma nella Sollicitudo rei socialis. (SRS, n. 33). Diversi sistemi politici vengono giudicati in base alla loro capacità di ridurre lo sfruttamento dell’uomo (6)
Una delle verità più importanti che derivano dalla dignità dell’uomo e che la confermano ulteriormente è la sua capacità di ragionare. Questo è uno dei principi fondamentali della Fides et ratio. Il Papa lamenta la sfiducia diffusa nella capacità dell’essere umano di conoscere (FR, n.5) Questa capacità è offerta dalla Rivelazione (FR, n. 20) e il peccato è sconfitto nell’Incarnazione. Esiste una conoscenza tipica della fede. Sebbene la filosofia e la teologia abbiano origini e scopi distinti la loro unità fondamentale va ripristinata (FR, nn. 45-48).
Riassumendo, il Papa auspica una filosofia che possa "appurare la capacità dell'uomo di giungere alla conoscenza della verità; una conoscenza, peraltro, che attinga alla verità oggettiva " (FR, n. 82). La sua antropologia cristiana è un esempio importante proprio di questa filosofia.
V Il processo di divenire ancora più umani: libertà, verità e amore
Nel suo libro sottotitolato "Il Personalismo esistenziale di Karol Wojtyla" (7), l’autore esamina il contributo del Papa allo sviluppo del tomismo. Il Papa, afferma,"accetta la metafisica completa della persona come è elaborata da Aquino…(ma) conferisce più enfasi all’esperienza che alla condizione dell’essere in sé". La sua prospettiva è più dinamica, più attiva, "il soggetto dell’uomo stesso è visto come persona-azione" (8). Di conseguenza, la persona non è considerata come una "entità già pronta (ma come) una creatura che deve realizzarsi" (9).
In questo processo, lungo questo cammino, la via è chiara ed è cristocentrica. In parole semplici dobbiamo "avvicinarci a Cristo" (RH 10). Secondo me, ciò è Paolino, un movimento in e verso, sempre più in Cristo (10)
Ai fini limitati di questo mio intervento affronterò soltanto le riflessioni del Papa nella Veritatis splendor (11).Egli considera fondamentale la questione del rapporto fra libertà e verità (VS, n. 84). Sottolinea continuamente la necessità della libertà al fine di servire il bene autentico della persona. La libertà definitiva della coscienza stessa è "mai libertà "dalla" verità, ma sempre e solo "nella" verità " (VS, n. 64) Si duole del fatto che "la cultura attuale abbia molto perso di vista il vincolo essenziale fra verità, bene e libertà " (Cf. SV, n. 84).
Anche Cristo afferma il vincolo essenziale fra libertà e verità, come in Giovanni 8, 32 "La verità vi farà liberi ", e quindi ci guida verso una trinità che richiede amore.. Cristo rivela che "la libertà si acquisisce mediante l’amore, ossia con il dono di sé " (VS, n. 82). Si rileva qui una similitudine con il pensiero di Edith Stein: ricordo il suo senso di empatia maturato nella preghiera in cui ha offerto la sua vita come olocausto per il suo popolo. Quella che nel suo studio Scientia Crucis era una questione di parole, con la sua morte è divenuta una questione di fatti. Ottenere la libertà nell’amore autosacrificale significò condividere la verità di Cristo.
Questo è il processo: in che modo diveniamo sempre più umani, in che modo cresciamo in Cristo, il Bene Assoluto (VS, n. 6). Questa crescita non è di certo solo quella dell’individuo, si estende agli altri e attraverso di loro e si esprime anche nello sviluppo della società umana. Per questo dobbiamo parlare di solidarietà.
VI Solidarietà
Il soggetto personale nel processo di maturazione diviene nelle parole del Papa "più responsabile, più aperto agli altri" (RH 15); La sua umana "perfezione consiste anche in un rapporto vivo di donazione e di fedeltà verso l'altro" (FR, n. 32). Lo sviluppo umano, dunque, riconosce il "valore positivo e morale, la crescente consapevolezza dell'interdipendenza tra gli uomini e le Nazioni." (SRS, n. 38).
Contro l’individualismo rampante di oggi, il Papa esorta a un impegno di solidarietà e di carità a cominciare dalla famiglia. (CA, n. 49). Il rapporto autentico e responsabile fra i sessi, in particolare nella famiglia, è un ambito speciale ed espressione di solidarietà (12) Sommamente significativa è l’importanza che il Papa attribuisce al ruolo della famiglia, intesa come "comunione di persone", in innumerevoli discorsi e in particolare nella Framiliaris consortio. . E’ stata descritta come una delle convinzioni antropologiche più importanti e profonde del Papa.(13) Un altro ambito speciale è l’opera per l’amore e per la giustizia sociale, l’inclusione dei poveri, dei più bisognosi e dei più deboli. (RH, n. 15) Qui abbiamo il corpus della dottrina sociale della Chiesa alla quale il Papa ha contribuito tanto estesamente e riccamente. Per citarne un esempio, possiamo ricordare la priorità assegnata alla persona nella sua Enciclica sul lavoro, Laborem exercens. Un altro riferimento alla solidarietà si ritrova nell’insegnamento papale sullo Stato e sulla cultura nel capitolo cinque della Centesimus annus, in cui egli denuncia il totalitarismo che affonda le proprie radici nella negazione della trascendenza della persona umana (CA, n. 44). D’altro canto, una democrazia autentica e quindi una cultura autentica, cercherà di promuovere un autentico progresso sia dell’individuo sia della "soggettività" della società. (CA, 45, 50-1).
Nella Sollicitudo rei socialis il Papa definisce la virtù della solidarietà come "la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune " (SRS, n. 38). Nell’esercizio di questa virtù giungiamo " a vedere l' "altro"- persona, popolo o Nazione- non come uno strumento qualsiasi, ma come un nostro "simile", un "aiuto" " (SRS, n. 39). Infine, questa virtù opera a favore della comunione che il Corpo di Cristo- vita nel Dio Uno e Trino.
VII Dal fenomeno alla fondazione – la riscoperta della metafisica
L’antropologia del Papa è stata definita come "spiegata metafisicamente e descritta fenomenologicamente" (14). Si dice che abbia criticato la fenomenologia di Max Scheler, precisamente a motivo della sua mancanza di metafisica. Di fatto, il fenomeno deve essere fondato.
E questo è il messaggio della Fides et Ratio: è stata abbandonata l’indagine dell’essere (FR, n. 5); la ragione non ha più fiducia nel sondare le questioni umane fondamentali; sembriamo incapaci di andare "al di là del particolare e del concreto" , incapaci di "dimostrare l’universalità del contenuto di fede" (FR, n. 69).
Da ciò deriva il pressante appello del Papa a una filosofia "di portata autenticamente metafisica " (FR, n. 83). E ancora una volta siamo tornati all’importanza centrale della persona cristiana nell’antropologia del Papa. (15). E’ infatti la persona a costituire un "un ambito privilegiato per l'incontro con l'essere e, dunque, con la riflessione metafisica" (FR, n. 83)
VIII La Chiesa
In tutte le fasi di questa breve analisi dell’antropologia cristiana di Giovanni Paolo II, si fa un riferimento forte alla responsabilità della Chiesa, che al di là di qualsiasi definizione, consiste nell’affermare precisamente quella verità sull’uomo che porta la luce solo nel mistero del Verbo Incarnato (GS, n. 22). Nella Centesimus annus il Papa intitola il capitolo conclusivo "L’uomo è la via della Chiesa". Così facendo torna al punto di partenza. Sottolineando che "la Chiesa non può abbandonare l’uomo" continua citando dalla Redemptor hominis: "questo uomo è la prima via che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione ..., la via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'incarnazione e della redenzione" (CA, n. 53 che cita RH, n. 14).
Avendo descritto così la via della Chiesa, dobbiamo affermare che è la via di Giovanni Paolo II. La via del Buon Pastore è la via autentica del Gregge. La sua antropologia è totalmente cristiana, al contempo mistica e sommamente pratica. E’ interamente al servizio della verità della persona umana (totus tuus!) e della sua società. Che possiamo essere compiuti e liberi in Cristo, vivi nel Dio Uno e Trino!
Come ha affermato il Papa stesso, e concediamogli l’ultima parola, " l'antropologia cristiana è in realtà un capitolo della teologia" (CA, n. 55)
Note
1. Giovanni Paolo II Dono e Mistero: in occasione del cinquantesimo anniversario della mia ordinazione sacerdotale, Londra , 1996, pp. 66-7.
2. Thomas McGovern, The Christian Anthropology of John-Paul II - da Internet. Qui cita Juan Louis Lorda, Antropologia del Concilio Vaticano II a Juan Pablo II, Madrid, 1996, p. 112
3. Citato da McGovern op.cit. John Paul II, Crossing the Threshold of Hope, London, 1994, pp 35, 36, & 210.
4. Kenneth Schmitz, At the Center of the Human Drama: the Philosophical Anthropology of Karol Wojtyla/ Pope John-Paul II, Catholic University Press, pp35-36 citato da Mark & Louise Zwick nel loro articolo su internet , Witness to Hope: The Biography of John-Paul II di George Weigel falls short.
5. Nel suo saggio "Subjectivity & the Irreducible in Man" citato in John F. Crosby, The Selfhood of the Human Person, Catholic University of America Press, Washington DC, 1996, p. 82.
6. Papa Giovanni Paolo II – 1980 Discorso alle Nazioni Unite citato da Donal Door, Option for the Poor, p. 275.
7. Andrew N Woznicki, A Christian Humanism, Karol Wojtyla’s Existential Personalism, Mariel Publications, New Britain, Ct 06053, 1980.
8. Ibid., p17
9. Ibid., p30.
10. Radicato anche nella visione di san Paolo, noi certamente riscontriamo similitudini con il pensiero di Teilhard de Chardin?!
11. Per un’analisi più esaustiva si faccia riferimento a "Amore e Responsabilità" del Papa .
12. Qui ravvedo la necessità di un’analisi delle dichiarazioni del Papa a proposito delle donne inclusa la I Mulieris Dignitatis e le sue lettere e i suoi discorsi rivolti alle donne.
13. McGovern, op.cit.
14. Woznicki, op.cit., p. 59; vd. anche p. 28.
15. Crosby, op.cit., p. 82. L’autore si riferisce al pericolo in Aristotele che l’ultima enfasi sulla cosmologia possa ridurre l’uomo al mondo .. e così non riuscire a fare giustizia all’uomo.