Prof. Jean Galot, Roma

La famiglia e il sacramento del matrimonio

1- Il matrimonio, istituzione naturale e sacramento

Quando vengono citati i sette sacramenti, l'ultimo citato, il matrimonio, merita pienamente il nome di sacramento, ma deve essere riconosciuto come unico nel suo genere. E il solo che prima di essere sacramento, è istituzione naturale. Non è, prima di tutto, opera della grazia, ma richiesta della natura umana, che vuole assicurare la propagazione e la moltiplicazione degli uomini. Conviene che questa istituzione naturale abbia la possibilità di svolgere le sue funzioni e di raggiungere il suo scopo.

In molti Stati moderni si è sviluppata una legislazione che determina i diritti e i doveri di coloro che sono impegnati nei legami di un matrimonio. Le regole del funzionamento dell'istituzione naturale devono essere precisate, anche se questa istituzione viene limitata nelle sue esigenze e non può affrontare tutti i problemi che sorgono dalla vita familiare e matrimoniale.

Per la soluzione di questi problemi, è necessario chiarire le intenzioni di Cristo che si sono manifestate quando ha voluto fare del matrimonio un sacramento. I racconti evangelici ci permettono di ritrovare il momento in cui Gesù ha fatto capire il piano divino che avrebbe elevato alla dignità di sacramento l'istituzione naturale che era di essenziale importanza per il futuro dell'umanità.

Questo momento è stato posto in luce nel vangelo di Giovanni. L'evangelista è il solo che ha sottolineato il valore del primo miracolo di Gesù e che ha fatto notare espressamente il ruolo assunto da Maria nel compimento di questo miracolo. Sembra che egli abbia voluto confermare con una informazione cronologica il significato "glorioso" del miracolo: l'avvenimento si produce "il terzo giorno", giorno messo in relazione con l'annuncio del grande miracolo della risurrezione di Cristo (cf. Gv 2,19). Constatiamo il vincolo che esiste fra il primo miracolo della vita pubblica di Gesù e l'ultimo miracolo, che viene operato il terzo giorno dopo la morte.

Se vogliamo entrare nelle intenzioni di Gesù, dobbiamo riconoscere il valore attribuito al matrimonio. Per fare del matrimonio di Cana un sacramento, il Maestro non ha esitato a compiere il primo miracolo. Dopo, nella sua vita pubblica, farà numerosi miracoli; ma il primo miracolo fu destinato a dare un nuovo volto al matrimonio.

2- Il matrimonio in pericolo

Il matrimonio è l'occasione di una festa, e più particolarmente di un banchetto. A Cana, non mancava la gioia della festa, e il banchetto era alimentato da un vino abbondante. A questa festa Maria era presente: "C'era la madre di Gesù" (Gv 2,1). Verosimilmente era stata invitata al banchetto di nozze per aiutare al servizio: così si spiega che si rende conto che la provvisione di vino è terminata e si preoccupa di portarvi rimedio. La famiglia degli sposi era povera; non aveva potuto comprare una quantità sufficiente di vino per la festa di nozze, che durava otto giorni.

"Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli". L'invito era dovuto alla presenza di fise®*. Siccome Gesù passava nei dintorni, conveniva d'invitarlo per farlo raggiungere sua madre; conveniva anche d'invitare i discepoli. Nell'episodio, Maria appare come quella che introduce Gesù nel banchetto di nozze. i

Quando si rivolge a suo figlio per dirgli: "Non hanno più vino", espone una situazione drammatica, che simbolicamente significa un matrimonio in difficoltà. Quando il vino manca, non è più possibile continuare la festa: le nozze rischiavano di terminare in modo vergognoso.

La madre di Gesù desidera salvare il banchetto di nozze e risparmiare alla famiglia povera che aveva organizzato la festa l'umiliazione di dovere interromperla per mancanza di vino. Le parole rivolte a Gesù si limitano a far conoscere questa situazione imbarazzante, ma comportano anche l'intenzione di chiedere al figlio la soluzione di un problema che appariva insolubile. Anche se non ha formulato una richiesta per ottenere espressamente un intervento decisivo e onnipotente, Maria fa sapere questo desiderio. Ciò che chiede la sua implorazione materna è un miracolo. In questa implorazione possiamo discernere una segreta audacia. Gesù non aveva ancora compiuto alcun miracolo. Dopo che egli ne avrà compiuto altri, sarà più facile chiedere un intervento miracoloso. Ma Maria era la prima che sollecitava un favore che implicava l'esercizio dell'onnipotenza divina. Non ha esitato nella sua audacia. Con pochissime parole, ha affidato a suo figlio una situazione che dal punto di vista umano sembrava disperata. Simbolicamente la madre di Gesù appare nell'episodio come la persona che, nelle circostanze più difficili che vengono vissute nel matrimonio, può intervenire presso il Salvatore per giungere alla soluzione dei problemi.

3- Il dono del miracolo

La fiducia che animava l'anima di Maria nella richiesta di un miracolo ha dovuto affrontare una resistenza notevole. Le parole pronunciate a questo momento sembrano abbastanza dure: "Donna, che cosa c'è fra me e te? Non è ancora giunta la mia ora".

Gesù non chiama Maria "madre" ma "donna". Il vocabolo "donna" è pieno di rispetto e di stima, ma pone una certa distanza nelle relazioni fra madre e figlio.

La distanza viene confermata dall'espressione: "Che cosa c'è fra me e te?" Queste parole significano una separazione voluta e alludono alla separazione che si è prodotta quando Gesù ha lasciato sua madre a Nazaret per impegnarsi nella sua missione di predicazione. Dal momento di questa partenza, Gesù è più indipendente verso sua madre, meno legato ai desideri di Maria.

L'ora che non è ancora venuta è stata talvolta identificata all'ora della Passione, ma tutto il contesto favorisce piuttosto la designazione dell'ora del primo miracolo: questa ora è stata determinata in modo speciale dal Padre. Il primo miracolo è particolarmente importante perché comporta la rivelazione dell'onnipotenza divina di Gesù e manifesta la sovranità che egli possiede e esercita nel compimento della sua missione salvatrice.

Le obiezioni chiaramente opposte da Gesù alla richiesta di sua madre avrebbero potuto scoraggiarla. Soprattutto l'ultima sull'ora non ancora venuta sembrava escludere ogni intervento miracoloso. Possiamo capire che le nozze di Cana non offrivano circostanze molto favorevoli a un miracolo. Ecomprensibile che il Padre aveva scelto come primo miracolo un prodigio più importante del vino per un banchetto. Tante miserie aspettavano un gesto miracoloso di misericordia. Una di queste miserie avrebbe potuto fare l'oggetto di un intervento che sarebbe Stato molto apprezzato dai testimoni.

Ma Maria non rinuncia alla sua domanda. Ha capito che le parole di Gesù le permettevano di perseverare nel suo disegno, perché non c'era limite alla sua onnipotenza. Non risponde a suo figlio ma si rivolge ai servitori per confermare che aspetta il miracolo. La sua raccomandazione ai servitori è stata spesso tradotta: "Fate quello che vi dirà"(Gv 2,5). Ma più esattamente si traduce:"Qualsiasi cosa vi dirà, fatelo". Maria aspetta un ordine di Gesù che possa sembrare strano ai servitori, l'ordine del miracolo; teme che i servitori fossero sconcertati e abbiano delle esitazioni. Perciò raccomanda fedeltà e obbedienza. Ottiene ciò che desidera, perché quando Gesù dice:"Riempite d'acqua le anfore", i servitori le riempiscono fino all'orlo. Così l'intervento di Maria ha procurato al banchetto di nozze la quantità massima di vino.

La fedele esecuzione dell'ordine dato da Gesù ha dimostrato la sua efficacia. L'episodio manifesta la "gloria" di Cristo, questa gloria che era stata particolarmente desiderata da Maria. L'evangelista Giovanni sottolinea che questo evento fu l'inizio dei segni o miracoli, e l'inizio di una adesione di fede da parte dei discepoli: Gesù "manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui".

La quantità di vino dato da Cristo fa meglio capire l'ampiezza del miracolo: le sei anfore piene fino all'orlo significano l'intenzione divina di rispondere alla richiesta di Maria con una generosità che raggiungeva la più estrema abbondanza. Inoltre, la quantità non nuoceva alla qualità: questa qualità viene notata dal maestro di tavola, che dice allo sposo:"Tu hai tenuto da parte il vino buono fino ad ora"(2,10).

4 - Fede audace

L'avvenimento di Cana è stato reso possibile con la fede audace di Maria. La madre di Gesù ha reagito a una situazione che sembrava disastrosa, una mancanza di vino , mancanza irremediabile che doveva mettere fine a un banchetto di nozze.Dinanzi a questa situazione, avrebbe potuto cercare una soluzione chiedendo dappertutto nel villaggio e nei dintorni un aiuto con qualche quantità di vino. Un tale tentativo di soluzione rimaneva ipotetico e non fu nemmeno adoperato da Maria. Secondo il racconto evangelico, una sola via di salvezza s'impose immediatamente a Maria: affidare tutto a Gesù, dicendogli: "Non hanno più vino".

Così appare la verità essenziale: solo Cristo può procurare una soluzione adeguata nelle situazioni più difficili. La verità è di applicazione universale, ma più specialmente s'impone nei casi in cui è impegnato un matrimonio che prova delle difficoltà a sopravvivere. Si tratta di affidare a Cristo, sempre presente e sempre disponibile, la situazione che ha bisogno di soccorso.

La fede di Maria è il modello che si propone e che incoraggia tutti i credenti. La fede suscitata fra i discepoli a seguito del miracolo di Cana è caratteristica: è il primo movimento di fede che si produce, all'inizio della missione di predicazione del Vangelo. Questo primo movimento doveva aprire la via ad altri.

La conclusione del racconto del miracolo compiuto nelle nozze conserva sempre il suo valore: "i suoi discepoli credettero in lui". I testimoni del miracolo non sono rimasti a distanza. Hanno aderito alla persona di Gesù e l'hanno accompagnato sulle vie della sua predicazione. La loro presenza al momento del primo miracolo ha avuto molte conseguenze importanti nella loro vita, e è stata destinata a sviluppare il loro attaccamento a un Maestro che li trascinava in una nuova esistenza.

L'evento di Cana è stato soltanto un inizio; inizio con l'iniziativa di Maria che ha ottenuto la prima rivelazione di suo figlio come Salvatore dell'umanità: inizio con il gruppo dei discepoli che hanno cominciato a vivere con Cristo e a propagare la fede della Chiesa.

5 - Presenza di Cristo

In questo inizio che costituisce il fatto meraviglioso di Cana, ci viene data una luce per capire l'intenzione di Gesù di fare del matrimonio un sacramento. Il punto di partenza è la situazione di molti matrimoni nel mondo. Vengono minacciati; come lo dice Maria, "non hanno più vino". Talvolta la minaccia appare già nel giorno delle nozze. L'urgenza di un soccorso dall'alto è manifestò.

Questo soccorso è possibile, perché c'è un fatto ancora più importante della situazione disastrosa del matrimonio: la presenza di Cristo. Non avrebbe dovuto essere presente poiché era già impegnato con i suoi discepoli in una missione di predicazione che l'avrebbe portato in diversi luoghi. Ma il suo programma era stato sconvolto dalla presenza di sua madre, che, invitata al banchetto di nozze, aveva provocato l'estensione dell'invito a suo figlio. Significativo è l'incontro della madre e del figlio; dovrebbero essere separati, dal momento che Gesù ha lasciato sua madre per dedicarsi alla grande opera della fondazione del regno di Dio. In virtù pure di un disegno superiore divino, Gesù è presente alla festa di nozze con i suoi discepoli.

Questa presenza apre la via a molte soluzioni possibili del problema causato dalla mancanza di vino. Tutte queste soluzioni diventano accessibili con la presenza personale di Cristo, presenza che dispone dell'onnipotenza divina e può usarne come vuole. Basta sapere che egli si trova fra gli invitati alle nozze per essere sicuri che interverrà l'ottima soluzione.

Maria stessa non conosceva in anticipo la soluzione che sarebbe stata data al problema. L'affermazione che l'ora del primo miracolo non era ancora venuta rendeva più oscura, più misteriosa la via scelta da Gesù. Significava che secondo il piano antecedente del Padre le nozze di Cana non sarebbero state il luogo del primo miracolo. Ma Maria credeva anche nell'onnipotenza di suo figlio che poteva ottenere ogni favore dalla parte del Padre, incluso un cambiamento delle circostanze previste per il miracolo. La raccomandazione rivolta ai servitori mostrava che Maria sperava un cambiamento eventuale di questo genere se era necessario per ottenere il vino.

Nell'episodio constatiamo dunque che la fede della madre di Gesù ha svolto un ruolo determinante. Da questa fede veniva l'iniziativa di chiedere l'intervento del figlio, e più particolarmente l'audacia di voler ottenere un miracolo a un momento in cui Gesù non aveva ancora fatto nessun altro miracolo. Maria non si è lasciata allontanare dal suo scopo quando ha sentito le gravi obiezioni formulate da Gesù stesso, soprattutto quando le è stato detto che l'ora del miracolo non era venuta, una ora che rimaneva la prerogativa assoluta del Padre. Maria ha perseverato nella sua domanda, pur essendo consapevole di crescere in audacia. Riconosceva pienamente l'autorità sovrana del Padre e non commetteva la più minima disubbidienza, perché in realtà chiedeva al Padre di prendere sovranamente una decisione che sarebbe stata conforme al suo desiderio.

Se la decisione fosse presa in senso contrario, Maria l'avrebbe accolta senza recriminazione, anzi senza movimento di cattivo umore, perché voleva rimanere aperta e docile ad ogni volontà divina. Ma precisamente la decisione non era stata ancora presa quando la madre dialogava con il figlio e ascoltava le obiezioni. Maria poteva dunque perseverare nel suo disegno e chiedere con più insistenza il miracolo che sperava. Conosceva suo figlio e le sembrava che rimaneva la possibilità di ottenere soddisfazione.

Non solo Gesù non aveva opposto alla richiesta di sua madre una volontà del Padre in senso contrario, ma c'era un motivo importante per sperare che la preghiera venga esaudita. Si trattava di una richiesta in favore di povera gente. Significativo è il fatto che Maria era venuta a/P queste nozze verosimilmente perché erano dei poveri che avevano bisogno di aiuto. Gli sposi non avevano nemmeno potuto comprare una quantità sufficiente di vino per il banchetto. Un banchetto di nozze che doveva durare parecchi giorni aveva bisogno di una notevole quantità di vino. Dobbiamo supporre che la povertà aveva impedito gli sposi di provvedere a questa quantità.

La situazione disastrosa di Cana è un dramma della povertà. Maria era particolarmente sensibile a una povertà che non permetteva agli sposi e ai loro invitati di festeggiare degnamente il matrimonio. Siccome Gesù si è sempre mostrato commosso dalla miseria dei poveri, possiamo capire che egli era specialmente pronto ad accogliere la richiesta di sua madre a Cana.

6- La trasformazione

Con la presenza di Cristo, la trasformazione totale della situazione è possibile.

Questa trasformazione deve essere capita nella prospettiva della vita sacramentale e del sacramento del matrimonio.

Un primo segno di questa trasformazione ci viene dato nell'episodio evangelico, con la presenza di anfore che assumono un nuovo significato.

"Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna circa cento litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore", e le riempirono fino all'orlo"(2,6-7).

Le anfore ricevono una nuova destinazione: erano destinate a riti di purificazione; sono ormai destinate a essere riempite di vino eucaristico. Si tratta di una trasformazione profonda, che non pone più l'accento sulla purità rituale ma sulla comunicazione della vita divina, che si compie con l'eucaristia.

7 - Qualità del vino

Gesù fa portare le anfore al maestro di tavola. "E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un pò brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono" (2,9-10).

Le parole del maestro di tavola sono la testimonianza della qualità del vino procurato da Cristo. Per rimediare alla mancanza di vino, Gesù da il proprio vino, e in abbondanza più che sufficiente. Ma nello stesso tempo da un vino di qualità superiore.

Egli annunzia così il vino eucaristico che sarà dato per la comunione al sangue di Cristo e riceverà da Cristo stesso la sua eccellenza.

In un'altra prospettiva, Gesù annunzia, con l'immagine del vino nuovo, l'amore nuovo, di qualità superiore, che egli vuole dare al matrimonio per istituirlo come sacramento.

Qui si concretizza la profonda trasformazione che viene adoperata da Cristo per costituire la realtà del sacramento. Già l'amore coniugale comporta delle esigenze per essere ordinato alla procreazione e all'educazione della prole. Ma soprattutto una grazia speciale viene concessa agli sposi per una vita conforme a tutti i valori e scopi del matrimonio.

Come lo dice il Concilio in Gaudium et Spes(49), "II Signore si è degnato di sanare, perfezionare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e carità. Un tale amore, unendo insieme valori umani e divini, conduce gli sposi al libero e mutuo dono di se stessi, provato da sentimenti e gesti di tenerezza, e pervade tutta quanta la vita dei coniugi, anzi diventa perfetto e cresce proprio mediante il generoso suo esercizio. E ben superiore, perciò, alla pura attrattiva erotica che, egoisticamente coltivata, presto e miseramente svanisce". In questo campo di riflessione, la distanza fra amore e erotismo deve essere sempre sottolineata. L'erotismo fa ricercare il proprio vantaggio o il proprio piacere, mentre l'amore si preoccupa del bene altrui. Il Concilio osserva che "anche molti uomini della nostra epoca danno grande valore al vero amore tra marito e moglie, che si manifesta in espressioni diverse secondo oneste usanze di popoli e tempi. Proprie perché atto eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, quell'amore abbraccia il bene di tutta la persona, e perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità i sentimenti dell'animo e le loro manifestazioni fisiche e di nobilitarli come elementi e segni speciali dell'amicizia coniugale"(49). In questo mutuo amore il sacramento del matrimonio richiede due proprietà fondamentali, affermate da Cristo, l'unità e l'indissolubilità. Nell'antica alleanza, il marito poteva ripudiare la moglie; Gesù, dando la sua grazia al matrimonio come sacramento, l'ha voluto indissolubile. Su questa grazia contano i coniugi cristiani per avere una vita degna del sacramento. "Per tener fede costantemente agli impegni di questa vocazione cristiana, si richiede una virtù fuori del comune, ed è per questo che i coniugi, resi forti dalla grazia per una vita santa coltiveranno assiduamente la fermezza dell'amore, la grandezza d'animo, lo spirito di sacrificio, e l'impetreranno con la preghiera" (GS 49). Con l'istituzione del sacramento del matrimonio, Cristo ha procurato alla vita matrimoniale il massimo aiuto divino. Ne ha fatto un punto solido di appoggio della vita cristiana e dello sviluppo della Chiesa.

Per la rivelazione di questa santificazione del matrimonio, abbiamo considerato come punto di partenza l'episodio evangelico delle nozze di Cana. E’ un episodio che ci immerge nell'attualità; molti matrimoni devono affrontare delle difficoltà che sembrano spesso insuperabili. Per portarvi rimedio sarebbe necessario trovare una fonte di vino nuovo, cioè di amore nuovo. Questa fonte esiste: è Cristo.Colui che aveva fatto capire che dal suo seno sorgerebbero dei "fiumi di acqua viva" fa scaturire questi fiumi per sviluppare la vita sacramentale nella Chiesa, e in un modo più singolare la vita matrimoniale.

Con il sacramento del matrimonio, Cristo da in abbondanza il vino nuovo per far crescere l'amore che unisce i coniugi e per moltiplicare la loro forza spirituale: cosi egli li rende capaci di compiere integralmente la loro missione nella famiglia e nella Chiesa.

Il sacramento svolge un ruolo dinamico, Non opera semplicemente come un rito, ma come una vita che si sviluppa. Possiamo aggiungere un complemento che viene da Paolo: non solo Cristo opera, ma anche con lui la Chiesa."Questo mistero è grande, ma io lo dico in rapporto a Cristo e alla Chiesa"(Ef 5,32).